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ESTROGENI, PROGESTINICI E ANDROGENI - Università di … · Il morbo di Basedow-Graves è caratterizzato dall'aumento di volume della ... immunosoppressiva, che risulta utile nella

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E’ necessario distinguere tra ipertiroidismo e tireotossicosi.

IPERTIROIDISMO: aumento attività secretoria della tiroide

TIREOTOSSICOSI: condizione causata da un’aumentata

concentrazione di ormoni tiroidei liberi (non necessariamente deriva da

un aumento della produzione degli ormoni tiroidei).

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Il morbo di Basedow-Graves è caratterizzato dall'aumento di volume della

ghiandola per iperstimolazione dovuta ad autoanticorpi che stimolano la sintesi

di ormoni.

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Nella malattia di Graves, l’aumentata produzione di ormoni tiroidei è dovuta

alla produzione di anticorpi stimolanti il recettore del TSH.

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La terapia dell’ipertiroidismo può essere farmacologica o non farmacologica.

La terapia farmacologica prevede l’utilizzo di tionamidi come metimazolo e

propiltiouracile e di b-bloccanti per controllare tachicardia e aritmie.

La terapia non farmacologica prevede l’utilizzo di Iodio131 per distruggere la

tiroide attraverso le radiazioni o la tiroidectomia totale.

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I tionamidi sono amidi della tiourea. Il più utilizzato in Italia è il metimazolo.

Il carbimazolo è un profarmaco e una volta metabolizzato viene trasformato in

metimazolo.

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PTU, metimazolo e carbimazolo inibiscono la sintesi delle iodiotironine. Il PTU

inibisce anche la deiodazione periferica da T4 a T3 e ha funzione

immunosoppressiva, che risulta utile nella terapia del morbo di Basedow.

Infatti, durante il trattamento con farmaci antitiroidei, la concentrazione di

anticorpi tireostimolanti in circolo spesso diminuisce.

Sono farmaci di prima scelta per il trattamento dell'ipertiroidismo, soprattutto

per un tempo breve, in attesa dell'intervento chirurgico o con iodio radioattivo,

che danneggia la ghiandola con le sue radiazioni ionizzanti.

I b-bloccanti (propanololo, metoprololo, atenololo) contrastano l’ipertono

adrenergico indotto dall'ipertiroidismo. Non hanno effetti specifici sulla sintesi

di ormoni tiroidei, ma sono utili per il controllo delle manifestazioni periferiche

indotte dalla tireotossicosi. Infatti, gli ormoni tiroidei aumentano la sintesi di

recettori per la NA anche a livello cardiaco, sensibilizzando gli organi bersaglio

all'azione della NA e quindi l'utilizzo di b-bloccanti ha la logica di ridurre i

sintomi ad essa legati.

Prima si usava come terapia anche un eccesso di iodio. Lo iodio, a elevate

concentrazioni, è in grado di indurre un blocco dei meccanismi di sintesi degli

ormoni tiroidei e il loro rilascio da parte della ghiandola.

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Il metimazolo inibisce

1) la formazione degli ormoni tiroidei, interferendo con l’incorporazione dello

iodio nei residui tirosilici della tireoglobulina

2) l’accoppiamento dei residui iodotirosilici per formare le iodotironine

Si suppone che il metimazolo inibisca l’enzima tireoperossidasi, impedendo

l’ossidazione dello iodio o dei gruppi iodotirosilici. Le concentrazioni degli

ormoni tiroidei circolanti iniziano a diminuire quando le riserve di ormone

preformato si esauriscono.

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Nel trattamento sintomatico della tireotossicosi si utilizzano diversi

farmaci adiuvanti.

I beta-bloccanti antagonizzano gli effetti adrenergici come la

tachicardia e il tremore e alleviano l’ansia e le palpitazioni.

Generalmente viene somministrato propanololo (da 20 a 40 mg quattro

volte al giorno) o atenololo (50 – 100 mg al giorno).

Per controllare la tachicardia, e ridurre l’incidenza di tachiaritmie

sopraventricolari, possono essere utili i calcio antagonisti come

diltiazem (60 – 120 mg quattro volte al giorno). Questi farmaci

dovrebbero essere usati come terapia adiuvante in aggiunta a farmaci

antitiroidei e non come unico trattamento dell’ipertiroidismo.

Una volta che il paziente diventa eutiroideo, i beta-bloccanti o i calcio

antagonisti vengono sospesi.

Nel trattamento d’urgenza della tireotossicosi possono inoltre essere

utili farmaci che inibiscono la conversione periferica da T4 a T3, come il

desametazone (0.5 – 1 mg da due a quattro volte al giorno).

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L’incidenza di reazioni indesiderate da farmaci antitiroidei è piuttosto

bassa. La reazione avversa più grave è l’agranulocitosi, che può

manifestarsi nelle prime settimane di terapia ma anche in seguito. Lo

sviluppo rapido rende poco utili i controlli periodi della conta

leucocitaria. Nel caso di comparsa di faringite o febbre, il paziente deve

sospendere la terapia ed eseguire una conta dei granulociti.

L’agranulocitosi è reversibile con la sospensione della terapia.

Raramente, il propiltiouracile può determinare un deficit di funzionalità

epatica, in particolare in bambini e donne gravide. Nei bambini, il

propiltiouracile non va utilizzato, se non in caso di allergia al

metimazolo. Il metimazolo è stato associato allo sviluppo di disfunzioni

colestatiche.

Le reazioni avverse più comuni sono rappresentate da eruzioni

papulari orticarioidi, che spesso regrediscono spontaneamente, ma che

possono richiedere la somministrazione di un antistaminico o di un

corticosteroide.

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I farmaci antitiroidei sono utilizzati

-Come trattamento definitivo nella terapia del morbo di Graves in attesa di una

remissione spontanea

-In associazione allo iodio radioattivo come terapia adiuvante

-Per il controllo della malattia in attesa dell’intervento chirurgico

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In gravidanza lo iodio radioattivo è controindicato e il trattamento di scelta della

tireotossicosi è la terapia con farmaci antitiroidei.

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Storicamente, il PTU è stato preferito al metimazolo in gravidanza perché si

pensava che attraversasse la barriera placentare in misura minore. In realtà

entrambi i farmaci la attraversano allo stesso modo.

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