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Eucaristia: Celebrazione della Fede

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Eucaristia: Celebrazione della Fede

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Contemplare Cristo impli-ca saperlo riconoscere do-vunque Egli si manifesti,

nelle sue molteplici presenze, ma soprattutto nel Sacramento vivo del suo corpo e del suo san-gue. La Chiesa vive del Cristo eucaristico, da Lui è nutrita, da Lui è illuminata. L’Eucaristia è mistero di fede, e insieme «mi-stero di luce». Ogni volta che la Chiesa la celebra, i fedeli pos-sono rivivere in qualche modo l’esperienza dei due discepoli di Emmaus: «Si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero» (Lc 24,31). (Giovanni Paolo II, Eccle-sia de Eucharistia, 6)

La Celebrazione Eucaristica

La celebrazione dell’Eucaristia è costituita da due parti fondamentali: la Liturgia della parola e la Li-turgia eucaristica. Esse sono precedute dai riti di introduzione e seguite dalla benedizione e dal con-gedo fi nali.

Riti di Introduzione

I riti che precedono la Liturgia della parola, cioè l’Introito, il Saluto, l’Atto penitenziale, il Kyrie, il Gloria e l’Orazione, hanno carattere di introduzione e preparazione. Scopo di questi riti è che i fedeli ri-uniti insieme si dispongano ad ascoltare con fede la Parola di Dio e a celebrare degnamente l’Eucaristia. Grande rilievo assumono i dialoghi tra il sacerdote e i fedeli riuniti.

Per ben quattro volte, nel corso della celebrazio-ne, il saluto viene rivolto all’assemblea: «Il Signo-re sia con voi»; con esso si rinnova l’augurio della presenza del Signore e della comunione tra i fedeli, che cresce con questa venuta: all’inizio, alla procla-mazione del vangelo, nel dialogo iniziale della Pre-ghiera eucaristica, al termine della celebrazione.

Quattro saluti augurali per dirci che il Signore è

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con noi in ogni Eucaristia, per esserlo poi in ogni evento della vita. Inizia così la preghiera non più solitaria ma di tutto un popolo, che nell’unica voce credente e orante accoglie, adora, ringrazia, invoca e testimonia. E inizia con un gesto d’amore: il bacio, da parte del sacerdote, all’altare, simbolo della pre-senza di Cristo che si fa dono all’assemblea riunita nel suo nome.

Liturgia della Parola

Le Letture bibliche, l’Omelia, la Professione di fede e la Preghiera dei fedeli compongono tale parte.

Le letture della Parola di Dio sono desunte dalla Bibbia, Antico e Nuovo Testamento, che è appunto la parola che Dio rivolge a noi qui e ora. La lettura del vangelo, vertice della Parola di Dio, è sempre preceduta dal salmo responsoriale e poi dalla gioio-sa acclamazione in canto dell’alleluia che fa scattare in piedi l’assemblea, nell’atteggiamento di chi è at-tento e pronto a tradurre in vita la parola udita.

La Liturgia della Parola evoca la storia sacra con grande realismo, in modo tale che il mistero di cui si fa memoria viene riproposto perché l’assemblea lo

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accolga e lo viva nella fede. Questo atteggiamento di fede prepara la preghiera Eucaristica in cui l’as-semblea riconosce, nel segno della cena del Signore, la presenza del memoriale vivo e operante della pa-squa del Signore.

Il Concilio Vaticano II ha recuperato, anche attra-verso l’uso delle lingue moderne, il ruolo prioritario della Parola di Dio nella vita della Chiesa in gene-re e della Liturgia in particolare, facendo ricorso tra l’altro, al termine “mensa della Parola”, con cui qualifi ca la coscienza sul suo valore di nutrimento.

Con il Credo si afferma esplicitamente e comuni-tariamente l’adesione di fede a Dio, che ha parlato attraverso le letture e l’omelia, e si proclama di cre-dere in Lui e nelle sue opere. L’assemblea che è stata a lungo in ascolto, si rivolge a Dio con preghiere e suppliche animate da fi liale fi ducia. È opportuno ricordare che questa particolare preghiera è detta “dei fedeli”, ma non è nostra, a nostro uso e con-sumo, bensì è “universale”, di tutti e soprattutto è di Colui che è «sempre vivo e intercede in nostro favore» (Eb 7,25).

Liturgia Eucaristica

La Liturgia eucaristica riprende e ripete le paro-le e i gesti compiuti da Gesù durante l’ultima cena: «Prese il pane» (preparazione dei doni), «rese gra-zie» (Preghiera eucaristica) «spezzò il pane lo diede ai suoi discepoli» (frazione del pane e comunione).

Preparazione dei doni: Il signifi cato fondamen-tale di questo momento è quello di una preparazio-ne da parte dei fedeli, a partecipare al sacrifi cio di Cristo; è l’assemblea che si prepara ad essere ma-teria del sacrifi cio: «Attraverso l’offerta del pane e del vino è tutta la creazione che viene riportata al suo Creatore. È l’intero universo che con il trava-glio della terra e l’intelligente fatica umana compie un cammino di ritorno a Colui dal quale proviene. Si riconosce così che la creazione tutta appartiene a Dio e che la nostra stessa vita appartiene a lui e viene restituita in un libero gesto d’amore» (Bene-detto XVI).

La Preghiera eucaristica: è il momento centrale e culminante dell’intera celebrazione. Se la prepara-

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zione dei doni deve alimentare in chi vi partecipa la disponibilità ad unirsi al sacrifi cio di Cristo, in questa parte dell’Eucaristia, l’assemblea dei fedeli è invitata a essere un cuor solo e un anima solo con Cristo offerente.

La Preghiera eucaristica comprende: il prefazio: «È veramente cosa buona e giusta renderti grazie...», rendimento di grazie a Dio per l’opera della salvez-za, che si conclude con la triplice acclamazione del Santo; l’epiclesi, invocazione a Dio perché effonda lo Spirito Santo sul pane e sul vino: «Perché diventi-no per noi il corpo e il sangue di Gesù Cristo nostro Signore»; il racconto dell’istituzione dell’Eucaristia e la consacrazione: «Questo è il mio corpo... questo è il calice del mio sangue...». Qui le parole consacra-torie producono quello che signifi cano, rendono il Cristo presente. Queste parti sono preghiera di tut-ta Chiesa, ma il vero protagonista della preghiera è Cristo, anche se essa è proclamata dalla voce del ministro, che compie e offre il sacrifi cio “in persona di Cristo”, cioè nella sacramentale identifi cazione con Cristo sommo ed eterno sacerdote.

Al racconto dell’istituzione e alla consacrazione, segue l’anamnesi, ossia il momento del ricordo della sua passione, risurrezione e ascesa al cielo. La pasqua di Cristo, nel rito sacramentale, si fa pasqua della Chiesa.

L’offerta: nel corso di questo stesso memoriale la Chiesa offre al Padre nello Spirito santo il «Sacrifi -cio vivo e santo…» e con essa se stessa per divenire il corpo di Cristo, per questo s’invoca di nuovo lo Spirito santo, perché «ci riunisca in un solo corpo». Dopo l’offerta, la Preghiera eucaristica pone le inter-cessioni. Nelle intercessioni, si manifesta che l’Eu-caristia viene celebrata in comunione con la «Chiesa diffusa su tutta la terra», e che l’offerta è fatta per essa e per tutti i suoi membri, vivi e defunti.

Con la dossologia, preghiera di lode e di gloria: «Per Cristo, con Cristo e in Cristo...», a Dio Trinità, e con l’Amen fi nale, si conclude la Preghiera eucari-stica. Proclamando la dossologia il sacerdote eleva il corpo e sangue di Cristo. In questo gesto solenne si comprende la storia del mondo e il suo ultimo destino, secondo il disegno di Cristo.

Scrive Edith Stein nella sua opera La preghiera del-

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la Chiesa: «Per Cristo, perché solo per Lui l’umanità può giugere al Padre...; con Lui, perché ogni pre-ghiera sincera è frutto dell’unione con Cristo...; in Lui perché la Chiesa orante è il Cristo stesso... La preghiera della Chiesa è la preghiera del Cristo sempre vivo che ha il suo modello nella preghiera del Cristo durante la sua vita di uomo».

Riti di comunione: con la preghiera del Padre no-stro ci rivolgiamo al Padre con la gioiosa fi ducia dei fi gli, in essa si chiede il pane quotidiano, nel quale i cristiani scorgono un riferimento al pane eucaristi-co, e si implora la purifi cazione dei peccati.

Dopo il segno della pace, con cui si chiede la pace e il perdono per noi e per il mondo, e dopo la sup-plica a Gesù: «Agnello di Dio che togli i peccati del mondo...», è il momento della comunione. Con le parole: «Beati gli invitati alla cena del Signore...» il celebrante ci ricorda la grazia di ricevere Gesù.

Il sacerdote porgendo l’ostia dice: «Il corpo di Cristo», chi sta per ricevere il pane eucaristico ri-sponde: «Amen», ad indicare un atto di fede nella presenza di Cristo.

Riti di Conclusione

Ultimata la distribuzione della comunione, l’as-semblea prega in silenzio per ringraziare il Signore del dono che le è stato fatto. Segue la preghiera del Presidente per chiedere i frutti del mistero celebrato.

Al saluto augurale del celebrante: «Il Signore sia con voi», e alla benedizione che il celebrante imparte a nome della Trinità, segue il congedo: «La Messa è fi nita...» (in latino missio da cui il termine “messa”); questo saluto esprime sinteticamente la natura mis-sionaria della Chiesa: con queste parole si è inviati a testimoniare nella vita la realtà del mistero celebrato.

Carmelitani Scalzi Siciliawww.carmelodisicilia.it

Copertina e interno: Caravaggio,Cena in Emmaus (part.), 1601-1602,Londra, National Gallery