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f P. CISO GUERINI PARROCCHIA DI PONTE ZANANO (BS) 26 MARZO 1995

f P.C SI OG UERNI I...sono venuti spontaneamente on ho avuto la grazia di conoscere personalmente Padre Ciso, nè di incontrarlo ovivergli accanto. Eme ne rammarico. Ma ringrazio il

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    P. CISO GUERINI

    PARROCCHIA DI PONTE ZANANO (BS)26 MARZO 1995

  • P. NARCISO GUERINI

    Data di nascita

    1dicembre 1931Luogo di nascitaPonte Zanano, Val Trompia (Brescia)Pr ima Comunione

    24 maggio 1939, ZananoPreparazione apostolicaDal 27 settembre 1942, Istituto Saveriano diCromo S. Marino in Val SerianaN o v i z i a t o

    Dal 2settembre 1949 al 12 settembre 1950,M i s s i o n a r i S a v e r i a n i d i S . P i e t r o i n V i n c o l i

    (Ravenna)Prima professione religiosa12 settembre 1950Studi l iceal iDal 1950 al giugno 1953, Istituto Saverianodi Desio (Milano)Ti r o c i n i o1953-1954, Scuola apostolica di VicenzaCorso di teologia1954-1958, Istituto Saveriano S. Chiara,PiacenzaO r d i n a z i o n e d i a c o n a l e

    22 marzo 1958Ordinaz ione sacerdota le31 maggio 1958, parrocchia di PonteZananoP r i m a M e s s a

    1giugno 1958, Ponte ZananoP r i m a d e s t i n a z i o n e

    Macomer (Nuoro), 1958-1964Attesa prima della partenza per la missione1964-1965, Istituto Saveriano di Piacenza

    Partenza per la missione23 agosto 1965Studio lingua Kiswahili ecostumi bantùBujumbura, BurundiM i s s i o n e

    Kamituga, Diocesi di Uvira, ZaireAgosto-dicembre 1967Operazione al ginocchio, alla clinica «Cittàdi Brescia»1 0 d i c e m b r e 1 9 6 7

    Ritorno aKamituga ^D e c e s s o

    10 febbraio 1970, incidente aereo sui montidel Kivu (Zaire)

    P.CISO GUERINI s. X.M I S S f O N C A T H O U Q U E

    a P 1 8 . ● U V I R A, P i o C O N G O - l 4 o

  • ICORDANDOOSO GUERINIPADRE

    r i c o n o s c e n z a . D o b b i a m o

    conoscere di più, approfondirel a v i t a e l a t e s t i m o n i a n z a d iPadre Ciso. lo come sacerdoteemissionario qui in questaterra; la gente di Ponte comediscepoli di Cristo in cammino.Abbiamo più che mai bisognooggi, in un mondo che tendealla rassegnazione eall'esaltazione di ciò che vamale, soprattutto per inostrigiovani, di modelli concreti ed i t e s t i m o n i .Èun invito ad amare Cristo elaChiesa con tutto il cuore, contutte le forze, fino al dono disè, anche della vita.Èun invito afare della vita undono, un servizio; la carità cirende vangeli viventi, forsel'unico vangelo che tanti fratellipossono evogliono ancoraleggere oggi.Èun invito ad amare ifratelli,tutti, specialmente ipiù poveriebisognosi, vicini elontani;amarli soprattutto condividendocon loro il bene più prezioso:la grazia di Dio, la BuonaNotizia del Vangelo, lasalvezza dataci da Gesù elagioia di vivere.Èun invito aritrovare comeparrocchia quella «radicalità»nell'impegno pastorale emissionar io,nell'Evangelizzazione oggi; ariscoprire in pienezza ecercaredi realizzare con entusiasmo e

    generosità la propria vocazione.Concludo con due r i fer imentiBiblici, che, non so come, misono venuti spontaneamente

    on ho avuto la grazia diconoscere personalmentePadre Ciso, nè diincontrarlo ovivergli

    accanto. Eme ne rammarico.Ma ringrazio il Signore per ildono concessomi ora.

    alla mente in questa Memoria.«La te r ra ha da to i l suo f ru t to . . .

    Ti lodino ipopoli tutti»: nelsalmo 66 c'è questoa c c o s t a m e n t o . I l f r u t t o d e l l a

    nostra generosa terra di PonteZanano èstato gustato dapopoli lontani eli ha portati alodare il Signore.« C o m e s o n o b e l l i s u i m o n t i i

    piedi del Messaggero di lietiannunzi ...»: dice il profetaIsaia. Immagino i«grossi piedi»di Padre Ciso calpestare pesantila polverosa terra del Congo,per lasciarvi un'improntad ' a m o r e .

    Ebbene vorrei che proprioqueste due immagini fossero unauspicio per la nostraparrocchia oggi: la terra che hadato questo frutto possagoderne ibenefici, per la leggedi uno spirituale ritorno allaterra delle origini. Padre Cisoc o n t i n u i a c a m m i n a r e s u i n o s t r i

    monti, invisibile esilenzioso,per portare anoi con l'esempioela preghiera liete parole dipace edi bene.

    ugualmente prezioso eproduttivo, di aver accostato escoperto questa grande figuranell'occasione della Memoria dilui per il XXV° della tragicamorte in terra d'Africa.Forse èun bene maggiore, vistoche la morte purifica dalle

    rende le figure deis c o r i e eSanti, dei sacerdoti, dei profetiedei martiri più limpide ededificanti. Ringrazio altresì ilSignore per avermi fattotrovare, senza merito alcuno,questi tesori di testimonianzafra le ricchezze nascoste dellamia nuova comuni tàparrocchiale.Èun vanto essere parroco diuna comunità che ha dato inatali aquesto Missionario,c o m e d i s s i e s c r i s s i

    recentemente anche neiriguardi di don LorenzoPintozzi. Ponte Zanano, tu nonsei certamente la più piccolafra le cittadine del mondo, seda te sono uscite figure simili,segno di un amore privilegiatod e l l a D i v i n a P r o v v i d e n z a ! I l

    Signore ha progetti particolariverso di te; si èservito di teper costruire erealizzare il suoRegno nel mondo.Questo vanto diventa unos t i m o l o v e r s o u n d o v e r o s o

    impegno, anche perDon Giuseppe BelussiP c i r r o i o d i P o n t e Z a n . i n n

  • RLNIDODELLE RONDINI

    La Leggenda di Nicodemo

    ice una leggenda cheNicodemo quando sirecava di notte, un po'per timidezza eun po'

    per paura, adiscutere con Gesùrimanesse talmente rapito dallecose che gli diceva, che volle,atutti icosti, conservarne ilricordo con degli appunti.Gesù gli parlava di vita, dirinascere nuovo, come se ognicosa, anche la più piccola dellavita di ogni giorno, contenessegià un seme d'eternità, d'unavita infinita esenza fine.

    Non avendo altro aportata dimano prese delle spine daalcuni rovi esi mise ascriveresul dorso di alcune foglie.Gesù se ne accorse eloammonì amabilmente: «Vedi,Nicodemo, quello che ti diconon èroba da scrivere. Sonodesideri, progetti, parole per ilfuturo... la voglia di renderlevive econcrete le farannonascere. Allora diventerannovita della vita di chi le fa sue.Scriverle su delle foglie, non lerende più vere! Molte fogliecadono in terra, molte cadononell'acqua amarcire. Soloalcune, quando il vento soffiapiù forte, vanno acaderelontano. Può capitare allora chequalcuno le trovi evi legga ciòche vi èscritto sopra. Puòintravedere il senso delle coseche ti sto dicendo. Certo nontutto quello per cui ora tie n t u s i a s m i . U n a c o s a è c e r t a :

    dalla gioia di aver letto ituoiappunti correrà aripeterli ad

    altri ela gioia diventeràdesiderio, voglia di realizzarle.Le parole diventeranno vita».Nicodemo scosse la testa erestòarimirare le foglie scritte,mentre il vento se le portava via.

    la laboriosità, che èsenso dellavoro, èla tenacia del trarredalla terra tutto quello che puòdare, pezzo per pezzo. Conquesto duro eincessante lavoros i è v i s s u t o e s i n a s c e a P o n t e

    Zanano, plasmando la terra elasciandosi plasmare da essa.Questa caratteristica delladedizione al lavoro non cambiacon il cambiare della società el'ingresso, anche in ValTrompia, dell'industria tessile,ed armiera. La «Codurì»,industria tessile che unmilanese ha impiantato aPonteZanano, nel 1911 annota neisuoi registri 298 dipendenti dicui 228 erano donne, 25ragazze, 35 uomini. Ciòsottolinea quanto il lavoroprendesse tutta la vita di unpopolo esegnasse il caratteredella gente, uomini edonne,che conoscono quanto costi ilpane guadagnato «col sudoredella propria fronte».Le numerose famiglie Gueriniche si insediano in paeseall'inizio del secolo,provenienti dalla montanaVisala in Comune di Brione,sono di questo stampo: genteattaccata alla terra, al lavoro,forgiata al sacrificio.Èapartire dal cascinale edallaterra da lavorare, che essicostruiscono i l loro domani elaloro posizione sociale in paese.Una conquista che non liestraniò mai dagli altri, maappunto perchè vissuta inumiltà, li integrò con loro, creòlegami di popolo.

    DMarchio d i fabbr ica:l a l a b o r i o s i t à

    Capitò ame, qualche giorno fa,di raccogliere alcune foglie,con il dorso tutto scritto, un po'secche ed ingiallite, dentro unlibro della biblioteca su la ValTrompia.Non erano quelle scritte daNicodemo, ma portavanougualmente sul dorso qualcosa:la storia di desideri, di persone,di un'utopia, che si fanno vita; ipensieri, gli entusiasmi di cosesentite evissute, la storia dellaquotidianità intessuta di fatica edi sofferenza, la riflessioneprofonda sulle piccole egrandicose della vita di ognuno, chehanno sempre un senso diinfini to edi eterni tà. Non sonomai insignificanti ed inutili.H o c e r c a t o d i m e t t e r e i n o r d i n e

    queste foglie edi leggerlea t t e n t a m e n t e , m e n t r e

    raccoglievo notizie sulla storiad i P o n t e Z a n a n o .

    Questo paese con isuoi 3.000abitanti, posto al centro dellaBassa Val Trompia, poco più dicent'anni fa, non contava che270 abitanti, poveri mal a b o r i o s i .C ' è u n a c a r a t t e r i s t i c a c h e

    accomuna ogni abitante diP o n t e Z a n a n o a i s u o i a n t e n a t i :

  • I di tanti cognomi uguali: iGuer in i , iPedre t t i , iBe l le r i ,ecc. ... vere tribù, un insiemedi famiglie legate tra di loro davincoli di parentela eda unas t o r i a c o m u n e . N o n c i s o n o

    e r o i o c o n d o t t i e r i t r a l o r o c h e

    emergono adare lustro alpaese oalle loro famiglie mar i m b a l z a e v i d e n t e i lc o n s o l i d a r s i e i l c r e s c e r e i n

    esse, di alcune virtù, che lecontraddistinguono. Èla soliditàpatriarcale della famigliacontadina, èla grandezza delladonna, madre di una nidiata difigli, èl'esaltazione del suoruolo decisivo ecreat ivo cheplasma la personalità dei figli.Questa ricchezza di umanità,realizzata nella fatica, si fondasu grandi valori vissuti, portatiavanti, per generazioni, fino adiventare patrimonio, ereditàpreziosa da tramandare.Insieme al senso della famiglia,ci sono ivalor i del la coesionedei membri ela fede comune,l'onestà, la tensione all'andareoltre itraguardi raggiunti. Èquesta eredità, che permette aP. Ciso di sentirsi asuo agiocon icongolesi. Sono la suanuova «tribù», c'è unasomiglianza di strutture, diaspirazioni, di valori che loinnamorano enel lo stessotempo rendono lui amabile ail o r o o c c h i .

    Essi non sono un popoloseduto ela strutturatradizionale dei loro clan edelle loro tribù non sono

    ▶4. . .

    La ch iesa d i «Cr i s to Re» aPon te Zanano .

    giorno della tragedia, c'eranotanti biglietti opromemoria perle piccole cose che dovevaprocurare alla sua gente, lagente che lavorava con lui:«portare un sacco di cemento aGabriel che deve intonacare lacasa di fango; l'olio per lamacchina da cucire per lamoglie di Bikano; l'orologio peril figlio di Josefu che devefrequentare l'università aB u k a v u » .Non era che uno dei tantibiglietti di un servizioquotidiano di fraternità edicondivisione; fatto spesso senzasperanze di rimborso.

    Questa eredità diventa inP. Ciso virtù, naturalezza dellostare con la sua gentecongolese egioia di lavorarecon loro, condividendo lafatica, le aspirazioni, lasperanza di costruire la vita apartire dalla terra edal lavoro.Ieri come oggi la gente delloZaire rimane gente attaccata eplasmata dalla poca terra checol t iva. La di fferenza ènel lasofferenza che si mescola allavoro, perchè la terra èavaradi frutt i ei l lavoro fat icoso ès e n z a s p e r a n z e .P. Ciso queste cose le capiva,le viveva dentro. Quello cheaveva ereditato dalla sua genteedai suoi genitori, lo rendevacapace di sudare efaticare conloro, di stare insieme aloro, dicondividere iloro desideri perun futuro più umano.Nelle tasche di P. Ciso, il

    u n a

    realtà statica che li impoverisce.P. Ciso ne aveva colto il sensoprofondo. Erano, come lui,ancorati alle radici ma inc o n t i n u a t e n s i o n e v e r s o i lf u t u r o i n u n i n c e s s a n t e

    superamento di se stessi edelleproprie condizioni: eranoValtrompini d'Africa.

    La Religiositàc h e n a s c e d a l l a f e d e

    Mi ha molto impressionato,scorrendo le pagine della storiapontezananese, la tenacia conla quale la gente, sin dal 1742,aveva desiderato di avere la

    Senso della grande famigliaSe uno scorre l'elencotelefonico di Ponte Zanano oaltra fonte demografica delpaese, èsorpreso dal ripetersi

    I

  • P. Ciso tra la sua gente.

    «sua Chiesa» ecome poi l'abbiacostrui ta, ecostrui ta unaseconda volta. Un secolo fa, aP o n t e Z a n a n o n o n c ' e r a a l c u n a

    Chiesa ela gente malsopportava di doversi recare aZanano operfino aSarezzo persentire la Messa eparteciparealle Cerimonie religiose. Già il24 febbraio 1742 nel ConsiglioG e n e r a l e d e l C o m u n e d iS a r e z z o s i d i s c u t e d i e d i fi c a r eu n a c h i e s e t t a a P o n t e Z a n a n o .

    C'era i terreno, c 'erano iRampinelli di Gardonedisponibili acontribuire allespese, c'era la gente che lavoleva. La proposta venneapprovata, ma rimase solo sullacarta per quasi due secoli. Maciò non intaccò per niente lacarica religiosa della gente diP o n t e .

    Sul finire degli anni '20 siprogetta di nuovo di costruirela Chiesa. Tra quelli che fecerosi che iprogetti diventasserom u r a m a s s i c c e d e l l a C h i e s a

    parrocchiale (ora Santuario) distile ispirato al romanico, cisono, insieme agli altri, moltiGuerini: dal Guerini Luigi chedona parte del suo terreno, atutti gli altri che fan parte del

    « C o m i t a t o » o c o l l a b o r a n o ar e a l i z z a r l a . L ' e n t u s i a s m o e l a

    tenacia moltiplicano leiniziative, superano gli ostacoliche Questore ePodestà nonmancano di far nascere, dannocorpo alla profonda fede ereligiosità della gente.S i s c r i v e a n c h e a l D u c e e

    persino al Papa, percoinvolgerli esollecitare iloroc o n t r i b u t i . L ' u n i c o r a m m a r i c o

    che resta alla fine, èquello dinon aver fatto una Chiesa piùgrande di quella che si erar e a l i z z a t a .I l 3 1 o t t o b r e d e l 1 9 8 2 P o n t e

    Z a n a n o h a u n ' a l t r a n u o v a

    Chiesa parrocchiale: giusto 50anni dopo la prima, dedicata aCristo Re, questa volta grandecome si conviene. La vecchiaparrocchiale diventa Santuariodedicato a«Maria Madre delR e d e n t o r e » .

    Èfuori dubbio che la piùimportante opera realizzata daP. Ciso aKamituga, nei suoipochi anni di presenza, èstatala costruzione della Chiesa.L'ha voluta ampia e«il piùgrande possibile». Una Chiesa«che abbracciasse tutti edovetutti si sentissero fratelli

    A n d a v a s e n z ' a l t r o i n c o n t r o a d

    un desiderio della sua gente,ma soprattutto esprimeva inquesta realizzazione che gli ècostata non poca fatica epreoccupazioni, ein un certosenso la vita, tutta quellaprofonda fede ereligiosità chefin da bambino aveva respiratoal suo paese natio. Penso chein questo volerla «il più grandepossibile» ci fosse anche unac e r t a r i v a l s a s u l r a m m a r i c o c h e

    la sua gente si portava dentroquando sentiva la vecchiaChiesa parrocchiale un po'a n g u s t a .

    * * *

    T r e c a r a t t e r i s t i c h e c h e

    accomunano gente lontanamigliaia di chilometri attraversouna persona: P. Ciso, ilm i s s i o n a r i o .Ogni missionario ècome larondine, che vola equando lavedi cominci asperare perchèla primavera èvicina. Larondine viene da lidi lontani equasi ci unisce aloro.«E questo tuo paese —comemamma Lavinia scrive in unapoesia poco prima di morire —ècome un nido da cui partonotante rondini, lontano».» .

  • EVIEDEL SIGNORE:

    TRA STORIA EMISTERO

    O c c o r r o n o m o l t i m i s s i o n a r i !Èuna Chiesa cheevangelizzando si fa carico ditutto. Lo fa, forse, con troppaa b b o n d a n z a d i m e z z i e defficienza d'azione. Sono itempi del trionfo dei Vangeloin Africa equindi dellagenerosa risposta dei missionariall'appello del Papa perl ' A f r i c a .

    Ben presto aquesta chiesa deltrionfo subentra una chiesa delmartirio. Popolo ecristianitàsono messe alla prova dai primiassestamenti politici, dalledifficoltà interne edai primimoti di ribellione. La rivoltam u l e l i s t a è c o n d o t t a

    principalmente nell'Est delPaese (Katanga, Kivu eKasai) apartire da Kwilu. Pescando neltorbido, la ribellione imperversaesemina strage ovunque. Unacerta avversione atutto ciò chericorda un passato, troppogestito edominato dai bianchi,ne caratterizza l 'odio dichiaratoalla Chiesa ealla religionec r i s t i a n a .

    La Chiesa si fa segno disalvezza edi speranza per ilpopolo pagando questa suatestimonianza con centinaia divitt ime umane. Missionari,Suore, Preti congolesi,catechist i ecr ist iani furonoseviziati ed uccisi. Tra di essit r o v a m o r t e e r o i c a u n a s u o r azairese: Suor Anwarita uccisadai ribell i i l 26 novembre1964, nella strage diStanleyville. Anwarita èora laprima Beata Zairese.

    elebrando il XXV dellamorte di P. Ciso non sipuò fare ameno diricollegare la sua morte e

    Anche la Diocesi di Uvira, acui appartiene P. Ciso, ècoinvolta in questo dolorosodramma, subendo notevolidanni materiali emorali.Vengono imprigionati Vescovo,Missionari eSuore efattioggetto di vessazioni eviolenze. Tre MissionariSaveriani ed un prete congolesevengono uccis i .Ritorna la calma. Il Col.Mobutu, salito al potere,di riportare serenitàma le ferite rimangono.In questo quadro di un popolo,politicamente ed umanamente 'provato, si innesta la storiamissionaria di P. Ciso.Il Vangelo si annuncia in tantimodi. Giunto nel Congosospirato, P. Ciso scelse ilmodo che più gli era consono:quello delle mani callose,dell'amare, dandosi da fare sinoadonare tutto di se stesso. Nonera che l'esplodere in tutta lasua pienezza della suapersonalità semplice, dura ecoraggiosa, il manifestarsi dellasua identità valtrompina.

    cla sua esperienza missionaria

    la storia dello Zaire edellac o nmissione in Zaire (Congo exbelga, ai tempi di P. Ciso).La storia di una vita missionaria;i mescola sempre con la storiadi un popolo enello stesso

    diventa la descrizione

    S I

    t e m p odel manifestarsi di un misterod'amore edi salvezza.

    c e r c a

    e s i c u r e z z a .

    La terra dei sogniNel 1960, con laproclamazione dellaindipendenza, nasce una nuovanazione: il Congo. Nel 1971prenderà il nome di Zaire.Un popolo, dopo quasisecolo di colonialismo, muove isuoi primi passi. Non mancanoiproblemi ele difficoltà maemergono energie nuove epotenzialità inaspettate. Sino adallora l'evangelizzazione erastata operata in profondità e

    metodo, malgrado le

    s u a

    u n

    c o n

    remore poste dalla strutturacoloniale. La Chiesa congolese. Le origini

    Ciso apre gli occhi alla vita neldicembre del 1931 aPonteZanano, dove l'azzurro delcielo riempie di luce imontiche lo circondano ele case ches'adagiano lungo il Mella.Il padre Gaetano faceva iltrasportatore ela mammaLavinia accudiva ad una casa

    Iarricchita dalle gaie risate, oltre

    ai tempi dell'indipendenza, èuna Chiesa abbastanza solidama con tante cose da fare:dall'annuncio del Vangelo intanti strati della popolazione,favorevolmente aperta, allafo rmaz ione de l l e comun i tàecclesia l i , dal la formazione deil a i c i ede l c le ro a l l ' immensasfera di supplenza nel camposanitario epedagogico.

  • aquella del Ciso, di ben 5figli: Albino, Maria, Lucia, LuigieAngiol ino.F i n d a l l ' i n f a n z i a C i s o f u a t t i r a t o

    dall'ideale missionario. Il colpodecis ivo che concret izzò isuoisogni, che nutriva in cuor suosin dai giorni della sua PrimaComunione, (24/5/39), lo ebbedurante una GiornataM i s s i o n a r i a t e n u t a a P o n t eZ a n a n o d a P. P a c i fi c o F e l l i n i .

    Altro Saveriano peritotragicamente in Zaire in questiu l t i m i a n n i .

    Non ci furono indugi, entròsubito nel 1943 nel piccolocenacolo dei ragazzi che sipreparavano alla missione, conaltri due compagni del suopaese. Da Cromo S. Marino(Bg) passò aGrumone (Cr) perle classi medie ed il ginnasio eaDesio (Mi) per gli studil i c e a l i .« C i s o — s c r i v e u n s u o

    compagno —non solo eraresistente come la pietra, maera anche un granatiere alto eslanciato dagli occhi chiari edolcissimi. Lui non amavaatteggiarsi avichingo ma, conl'espressione stessa della suafaccia, sembrava volesse dire:Sono forte come il cementoarmato, ma ho tanto bisognodi te».

    Insomma, la sua animasembrava contrastare in pienocon le sue apparenze fisiche.Era di pochissime parole edincapace di qualsiasi complessodi superiorità. Si faceva amaresoprattutto per le sue dotieccezionali di pazienza(maturate nelle attese venatorienei capanni sul Maniva), dimodestia edi mansuetudine.Quando un lavoro non riuscivaad andare avanti lo si attendevacome l'arcangelo che con undito sposta le montagne. Luiveniva, eseguiva etaceva e,prevenendo ogni lode,abbozzava un sorriso ese nea n d a v a .

    da allora negli anni degli studiteologici aPiacenza vennea f fi n a n d o s i i n l u i u n a

    personalità missionaria ricca estraordinaria in cui sifondevano labor ios i tà efinezzad'animo, creatività esemplicità,il coraggio ela mitezza.Con P. Martini, tra un corso el'altro di teologia, realizzò unapiccola fabbrica di salvadanai afavore delle missioni. Partendoda pochi mezzi ottennero unsalvadanaio speciale chemostrava la data introducendou n a m o n e t i n a . L ' i n i z i a t i v a e b b e

    notevole successo eapportòf o n d i a l l e m i s s i o n i .

    all'altare prima di lui.La sua attesa però non durò alungo. Ordinato dal Vescovoausiliare di Brescia, al primogiugno del 1958 potevace leb ra re anche lu i l a sua P r ima

    messa, tra isuoi, aPonteZanano. In quel giorno c'era uncuore colmo di gioia come ilsuo, che aveva vibratoall'unisono, nella sofferenza enella prova. Era quello dimamma Lavinia che in queimomenti gli aveva scritto, unpo' scarabocchiando su unfoglio «Va avanti! Noi siamo diquelli che non si arrendono maienon si accontentano mai, mamirano sempre più in alto». Neesce una figura di missionariosecondo il modello di tutti imissionari: Gesù, l'inviato delPadre per farci conoscere il suoVo l t o e i l s u o a m o r e .

    I l s a c e r d o z i o

    C i s o v e n n e o r d i n a t o s a c e r d o t e

    il 31 maggio 1958 aPonteZanano. Èquesta una meta cheper Ciso ha segnato il momentoc u l m i n a n t e d i u n c a m m i n o d i

    crescita umana espirituale. Dauna lettera al SuperioreGenerale del 30/9/57 cogliamotutta la portata di un travagliospirituale ela bellezza del suoa n i m o .« . . . a l te rmine d i 30 so f fe r t i

    giorni di Esercizi spirituali, conlunghe meditazioni, penitenzee r i fl e s s i o n i a l l a l u c e d e l l e

    parole di Dio edietro consigliodel mio direttore spirituale... hoc o n s i d e r a t o t u t t a l a m i a r e a l e

    impreparazione enonchéindignità asalire l'altare del S.Sacrificio al quale tuttavia èstato sempre ed èmio desiderioemia volontà ferma edecisa diarrivare... avrei pensato dichiederle di poter tramandarel a d a t a d e l l a m i a O r d i n a z i o n e a

    quando avrò una preparazionepiù adeguata... questa decisionemi ècostata non solo lacrimema... sangue. Transeat amecalix iste, sed tua non meavoluntas». Non c'era né crisi,né inadeguatezza dipreparazione. Era nellanormalità. Ciò che di grande emeraviglioso c'era in questarichiesta era la sua delicatezzad'animo. La sua richiesta fuaccolta ed egli vide tutti isuoicompagni di classe salire

    I l M i s s i o n a r i o

    La sua prima missione fu laSardegna. Le sue prime gestamissionarie non furono igestiapostolici di centinaia dibattesimi, ma quelli duri efaticosi della costruzione delleCase saveriane in Sardegna aMacomer per gli allievimissionari delle Scuole medieed aCagliari, ad imisfundamentis, per gli allievi deiGinnasio. Faceva l'operaio, ilcapomastro, il geometra el'economo. Achi, sul lavoro,gli chiedeva se c'era ilsuperiore oil P. Economorispondeva subito che andava achiamarlo. Saliva quindi incamera nelle vesti discinte delmuratore epoi scendeva con lat o n a c a e d i c e v a : « E c c o i l P.

    Economo!» facendo sgranaret a n t o d ' o c c h i a l l ' i n t e r l o c u t o r e .

    La partenza

    Anche per P. Ciso arrivò ilgiorno di partire per laMissione, non senza lasofferenza dell'attesa per imomenti difficili che stavavivendo il Congo. Era l'agostodel 1965. Dopo un periodo distudio della lingua, insieme al

    La formazione missionaria

    Ciso divenne Saveriano con laprofessione religiosa nel 1950 e

    8

  • suo grande amico P. CitoBerton, fu inviato sull'altopianodell'Urega nella missione diKamituga.Bisognava costruire la Chiesa,quella esistente era inadatta ac o n t e n e r e t u t t i e a c o n t e n e r l i i n

    modo cristiano. Alcuni, glieuropei che lavoravano comet e c n i c i a l l a m i n i e r a d e l l ' o r o

    potevano pregare Dio in un'alapavimentata, gli altri, gliafricani, sull'altra ala in terrabattuta.P. C i s o d i e d e s u b i t o c o r s o a ilavori di costruzione dellaChiesa, instancabile, dirigendogli operai eincaricandosipersonalmente di provvedere atutto. Lo seppe fare con lasemplicità di chi aiuta gli altrisenza farlo pesare troppo, dichi aiuta la gente stando con laloro.Il lavoro andava avanti anche adispetto dei frequentissimitemporali pomeridiani, delledifficoltà di trasporto edi quelginocchio che gli dava semprefast id io.La nuova Chiesa costruita dalP. Ciso ad abbattere barriere egrande in modo tale daabbracciare tutti, venneconsacrata solennemente il 25maggio del 1969 dal VicarioGenerale della Diocesi diU v i r a .

    Era la casa, come nel suopaesello, dove tutti cercano Dioper vivere in fraternità efarnascere giustizia.

    P. Guerini aKamituga.

    gioiosa. Anche perchè cosìf a c e n d o a n d a v a n o d i m i n u e n d o

    icasi di broncopolmonite tra iragazzi costretti asubirsi leintemperie per andare ascuola.Fra le opere realizzate nellaMissione di Kamituga esiste unCentro di accoglienza perbambini poliomelitici che oggiconta più di 50 presenze.La poliomelite èuna malattiaendemica nella zona, il peggioera, purtroppo, che le famiglieche subivano questa disgraziaa b b a n d o n a v a n o i b a m b i n i

    colpiti dal male, di due otreanni, ase stessi onella foresta.Quando P. Ciso arrivò aKamituga trovò un'occasioneulteriore per far valere la suagenerosità ele sue doti dicostrut tore contr ibuendo afarn a s c e r e i l C e n t r o e a c o s t r u i r n e

    idiversi reparti.Molto importante per tutta lagente fu pure la costruzionedell'acquedotto, intrapreso daP. C i s o i n s i e m e a l l a c o s t r u z i o n ed e l l a n u o v a C h i e s a .

    Vedeva che la gente dovevaogni giorno far chilometri echilometri per andare adattingere acqua, oltretutto nonpotabile efonte inesauribile diogni malattia perchèbatteriologicamente impura, enon poteva sopportare una cosa

    simile. Cercò, trovò unasorgente, la incanalò ela fecesgorgare limpida nellaMissione, adisposizione dit u t t i .

    Ma come ha fatto in appena 5anni afare tutto questo ecomefaceva atrovare il tempo anchedi aggiustare orologi con quellapazienza infinita con la qualedalle sue parti si cesellano ic a l c i d e i f u c i l i c o n

    ineguagliabile arte, atempoperso?

    L ' u l t i m o v o l o

    Gli anni '70 sono gli anni dellaricostruzione del Paese, uscitom a l c o n c i o d a l l a r i b e l l i o n e

    mulelista. Uno spirito nuovoimpegnava tutti nello sforzo did a r e o r d i n e e c o n s i s t e n z a a l l e

    strutture, incrementoall'agricoltura per unaalimentazione adeguata,sviluppo all'istruzione enuovob e n e s s e r e a t u t t i .

    L a C h i e s a z a i r e s e s i n d a l l ' i n i z i on o n f u s e c o n d a a n e s s u n o i n

    questo impegno, soprattuttonello sviluppo in qualità equantità dell'istruzione edellescuole di ogni grado elivelloed in un capillare impegnosociale, specie nel campos a n i t a r i o d i b a s e .

    Le opere socialiIn quegli anni il Congo,divenuto paese libero, contavasolo 14 laureati. C'era quindiurgente bisogno di scuole. LoStato aveva mille problemi darisolvere etoccava al le missionifarsi carico della costruzione diaule. Senza scuole non si creasviluppo. Ibambini di Kamitugaerano costretti apercorrere varichilometri apiedi, spesso sottouna fitta pioggia. Bisognavacostruire in ogni villaggio aulein grado di ospitare 30-40ragazzi ciascuna. Questa perP. C i s o f u u n a f a t i c a n o r m a l e e

  • P. C i s o e r a l ' u o m o a d a t t o a

    realizzare questo programma,specialmente in una zonapovera elogisticamente difficilecome era quella deH'Urega.Il Vescovo, Mons. DaniloCatarzi, Saveriano, lo chiamò aUvira per incaricarlo di tutti ilavor i d i costruz ione edisviluppo di quell'altipiano.A v e v a a c c e t t a t o v o l e n t i e r i l a

    nuova obbedienza eproprioper far contento il Vescovoquel giorno del febbraio 1970era aBukavu per fare gliacquisti necessari per lecostruzioni più urgenti.Lo sviluppo ed il benesere dellagente non potevano aspettare.Purtroppo quel mattino del 10febbraio in cui s'apprestava atornare alla sua gente c'eraQualcun Altro che l'attendevaper proporgli progetti eterni,per introdurlo nel mistero dellavita, il solo che da significatoad ogni giorno eatutto quelloc h e f a c c i a m o .

    Dal Congo allo Zaire

    Il Congo pochi mesi dopo preseil nome di Zaire. Continuò ilsuo cammino, ma con tremissionari in meno, senza poterpiù contare su P. Ciso.Ben presto la Chiesa dellosviluppo lasciò il passo allaC h i e s a d e l l e c a t a c o m b e

    quando verso il 1975, unafilosofia messa in atto perritrovare la propria dignitàu m a n a e z a i r e s e a n d ò v i a v i a

    degradandosi in una prassi dipotere. Prassi che cozzò prestocontro l'azione della Chiesache difese strenuamente idiritt idella persona edella Ibertà eche di conseguenza si vide

    Chiesa povera, umile edaffinata alla percezionedell'azione dello Spirito, dallaprova, edalla sofferenza.Il mistero della redenzione diun popolo continua. P. Ciso, losegue dal cielo, èpiù presenteche mai in questa storia nel cuimistero fu rapito.

    Il gigante malatoAll'inizio del 1980 lo Zaire dàl'impressione di un giganteammalato, sul l 'or lo delc o l l a s s o . L e a u t o r i t à n o n

    sembrano in grado di daresoluzione ai probleni del Paese,le rivalità tribali, sopite ma

    Il giorno fatale

    Con P. Simoncelli Luigi eFr.Pirani, P. Ciso era partito daB u k a v u d i b u o n m a t t i n o c o n

    l'aereo della Diocesi, dono diu n s e t t i m a n a l e i t a l i a n o .A v e v a n o c o n c e l e b r a t o i n s i e m e

    aP. Cito Berton. Egli ricordac h e v o l l e r o t e r m i n a r e l a S .

    Messa con un canto pocousuale dal titolo «Più presso ate. Signor, verrò...».C'era una certa intensità nelleloro voci, sembrava un cantopremon i to re .Due ore dopo l'aereo guidatoda Fr. Pirani si imbattè in unbanco di nebbia che,probabilmente, produsse unospostamento di rotta, sufficienteafar schiantare l'aereo pochim e t r i s o t t o l a v e t t a d e l M o n t eMurambi (a 30 Km da Bukavu).Morirono tutti etre sul colpo.Le loro salme furono sepolten e l c i m i t e r o c a t t o l i c o d i U v i r a e

    aPonte Zanano famigliati eparrocchiani eressero aP. Cisoun busto di bronzo aperenner i co rdo de l suo sac r i fic i o .

    Il fratello Angiolino sul luogo del disastro.

    osteggiata, quando non limitataepersegui ta ta.La Chiesa za i rese ne uscì

    purificata dallo Spirito che larese meno trionfalista, piùumile epiù vicina alla gente,decisamente impegnata in unaformazione in profondità con lac r e a z i o n e d e l l e C o m u n i t à

    Cristiane Viventi, modellate innuclei amisura umana, nutr i t idalla Parola di Dio, animatidalla carità, inseriti pienamentenel popolo nel quale vivono.L a fi l o s o fi a d e l « r i t o r n o

    all'autenticità» diveniva, ancorprima che il modo di essere diun popolo, una conquista dellapropria identità da parte di una

    sempre vive, sembranovanificare ogni slancio, elegenerazioni emergenti, lasciatease stesse, sembranonaufragare nel degradogeneralizzato.« N o i Ve s c o v i d e l l o Z a i r e —

    proclamano iVescovi in unl o r o D o c u m e n t o — a s s i s t i a m o

    impotenti ad un continuopeggioramento della situazionedel Paese. Notiamo, tra l'altro:irresponsabilità ed incoscienza,corruzione ed ingiustizie diogni tipo, scarsità di generialimentari edi prodottifarmaceutici, delinquenzagiovanile, recrudescenza dellaviolenza. Le tristezze del nostro

    1 0

  • parte di noi stessi masoprattutto perchè ci vienespontaneo di chiederci «Maperchè? Ma perchè, oSignoreun tale sacrificio mentre piùurgente si fa il bisogno dimissionari santi ecoraggiosi?».Noi non lo comprenderemom a i . L a m i s s i o n e c o n t i n u a .

    Forse continua ancora, appuntoperchè si èrinnovato, come perCristo, questo mistero di morteedi vita. Nella sua semplicità,n e l l a s u a f e d e e c o n s o n a n z a d i

    sentimenti con il figlio, forsem a m m a L a v i n i a a v e v a i n t u i t o l a

    risposta, quando alla lettera diP. D'Erchie,superiore deiS a v e r i a n i i n Z a i r e ,

    che gli annunciavala morte del figlio,i l 2 0 f e b b r a i o d e l

    '70 rispondevacosì : « . . . ho

    r i c e v u t o l a s u a

    lettera. Non sapreicome esprimere ilm i o d o l o r e . M i

    domando sempre"O Signore,perchè l'haif a t t o ? " . S e n o n

    a v e s s i f e d e n o n

    saprei come darmiragione ec o n s o l a r m i .

    Spero che tutto diP. C i s o c o n t i n u i av i v e r e . C h e i s u o io c c h i d i v e n t i n o

    vista per iciechiper rivedere le montagne chevedeva lui; che la sua forza siasorgente d'energia per chi devec o n t i n u a r e i l a v o r i c h e h a

    iniziato; che il sudore delle suef a t i c h e s i t r a s f o r m i i n o l i o c h e

    arde giorno enotte senzaspegnersi mai sulla sua tomba edavanti al Signore in cielo.Piangetelo con me, suam a m m a .

    Mi fermo qui, non posso piùcontinuare. Vi ringrazio pertutto quello che avete fatto perP. C i s o .

    Un saluto da Mamma Lavinia epapà Gaetano».

    popolo, le sue angoscie, le suesofferenze, trovano un'eco neln o s t r o c u o r e » .

    Quella che emerge èunaChiesa evangelizzatrice, cheannuncia il Vangelo conrinnovato vigore, nella fedeltàal l 'uomo enel la d i fesa del lagiustizia. All'irresponsabilitàdilagante contrappone lacorresponsabilizzazione chetrova le sue espressioni più altenella guida, da parte di Vescovizairesi, di tutte le Diocesi delP a e s e : a n c h e l a D i o c e s i d i

    Uvira ha come Vescovo, aguidarla, un figlio della sua

    crollo di tutto. Da più parti sipensa esi auspica di salvare laNazione rifondandola apartiredalla corresponsabilità comune.Formare un popolo doveognuno si sentad e m o c r a t i c a m e n t e

    corresponsabile di tutti editutto. Con tutto il popolo ed inquesta situazione una Chiesadella libertà, dal 1990 si facarico di un cammino didemocrazia, che apra asperanze per un domani piùsereno epiù felice.Due realtà emergono comegaranzia di questo cammino: la

    Sepoltura ad Uvira di P. Ciso edei due confratelli.

    terra; nel fiorire di vocazioni diogni tipo enell'affermarsi diuna certa presa di coscienza eresponsabilità da parte dei laici.Nell'impotenza aporre rimedioai guai nazionali, il popoloviene tradito da chi, in ognisettore della vita pubblica,dovrebbe guidarlo verso undomani sereno ed umanamentedegno d'essere vissuto.

    promozione eformazione di unl a i c a t o s o c i a l m e n t e e

    politicamente impegnato elapromozione della donnazairese, per occupare quelruolo di generatrice del nuovoche da sempre le spetta ed ès t a t o d e t e r m i n a n t e n e l l a v i t ad e l P a e s e .

    P e r c h é ?

    Viene spontaneo pensare comesarebbe stata preziosa lapresenza di P. Ciso.In questo mistero ein questas t o r i a c i s e n t i a m o c o i n v o l t ianche noi. Perchè P. Ciso fa

    U n a n a z i o n et u t t a d a r i c o s t r u i r e

    In Zaire ognuno pensa ases t e s s o e l a f r a n t u m a z i o n e d i

    interessi ètale da portare ad un

    1 1

  • ENTICINQUEANNI DOPO

    ono passati ormai 25 annid a l l a m o r t e d i P. C i s o e d i l

    suo ricordo èpiù vivo chem a i .

    APonte Zanano, isuoi parenti,enon solo loro, ne parlanocome si fa di una persona viva.I l 12 febbraio iMissionariSaveriani di Brescia, suoiconfratelli, etutta lapopolazione si sono trovatinella Chiesa Parrocchiale di«Cristo Re» per unac o n c e l e b r a z i o n e i n s u am e m o r i a .

    In una Chiesa colma di gente,attenta epartecipe. Dove pure ibambini partecipavano coninteresse ed emozione, donGiuseppe Belussi così har i c o r d a t o P. C i s o :

    «Ricordiamo in questaEucarestia, memoria viva dellaPasqua di Gesù, la PasquaTerrena del nostro compaesanoPadre Ciso Guerini, nel XXVdella tragica morte in terrad ' A f r i c a .I l 1 0 f e b b r a i o 1 9 7 0 s u i m o n t i

    del Kivu in Zaire un piccoloaereo si schiantava in seguitoalle pessime condizionimeteorologiche.Asoli 39 anni (era nato il 1°d i c e m b r e 1 9 3 1 a P o n t e

    Zanano) Padre Ciso Guerinicon un confratello ed il pilota,rendeva aDio quella vita, chegià egli aveva donato econsacrato per il servizio delVangelo ai più poveri ed ailontani. Era il sacrificiosupremo di chi era partito"pprchè spinto dall'Amore di

    sCristo" econ gioia, per ungrande ideale. La sua era statauna sce l t a r ad i ca l e d i da re

    tutto, anche la vita, aCristo eda i f ra te l l i .

    Dopo XXV anni la nostracomunità, la sua terra, ifamigliar!, insieme loaccogliamo spiritualmente tranoi, per un misterioso ritorno.Enel Cristo Risorto sentiamoPadre Ciso vivo tra noi, con lasua testimonianza, con la suagenerosità, con le sue opere; ciparla di Gesù, ci spinge allaFede, alla scelta di Cristo edeipoveri.Ci stimola per un risvegliospirituale, parrocchiale,crist iano. Missionario.Ci chiede ancora, come allorascrisse sulla immagine ricordoalla prima partenza, disostenere l'ApostolatoMissionario con la Preghiera, ilsacrificio, l'Aiuto.R i c o r d a n d o P a d r e C i s o e

    pregando per Lui, invochiamola sua in te rcess ione da l

    Paradiso: per la sua preghieraDio ci benedica evegli sullanostra Parrocchia, sui famigliar!,s u t u t t i » .

    Kamituga negli ultimi tempi equella di P. Cito Berton, amicodi Ciso, che con lui avevacondiviso le gioie eleemozioni della prima partenza.Insieme al r icordo commoventedel tragico distacco in questet e s t i m o n i a n z e c ' è i l c a l o r e e l acarica di un amore cheaffratella nella sequela di CristoSalvatore lungo la strada degliu o m i n i .

    P. C i t o c i s c r i v e

    «Non èfacile parlare di Ciso,delle sue qualità di bontà egenerosità.L'ho avuto come amico ecompagno di scuola nellostudio del Kiswahi l i edelfrancese aBujumbura. Poi cisiamo divisi, ognuno nella suamissione. Ciso era un tipo cheera solito fare il bene, senzafarne pubblicità.Era buono estimato da tutti.Era meraviglioso stare insiemec o n l u i .

    Non posso non ricordare leconversazioni avute con lui.Luigi Simoncell i eFr. Pirani lavigilia dell'incidente.Ci trovavamo nella casa diChangugu esi parlava del più edel meno. Pirani, leggendo unarivista, ha segnalato anoi tuttiun incidente aereo curiosoavvenuto in Ispagna, ecioè diuna pattuglia di caccia che siera sfracellata contro le rocce,per un errore di calcolo dinavigazione. Al momentoquesto notizia aveva fatto

    L o Z a i r e n e f a m e m o r i a

    A b b i a m o c h i e s t o a d a l c u n e

    persone che hanno conosciutoP. C i s o e v i s s u t o c o n l u i d i

    dirci qualcosa.Dallo^Zaire abbiamo ricevuto,tra le altre, due testimonianze:quella di P. Veniero che èstatocompagno di P. Ciso a

    1 2

  • La chiesa di Kamituga costruita da P. Ciso.

    colpo: io per tagliare l'aria —visto che aveva impressionatoun po' sia Luigi che Ciso —dissi: "Questa èuna cosa chenon capiterà mai anoi".La seconda nota èquellav e r i fi c a t a s i i l m a t t i n o s t e s s o

    dell'incidente quando prima dipartire celebrammo la Messacon loro. Alla fine della messaP. Luigi Simoncelli chiese diconcludere con il canto diaddio: "Più presso ate,Signore, verrò...".L'abbiamo cantato con tutto iln o s t r o a r d o r e . E r a u n c a n t o

    ispiratp, perchè quel saluto eraveramente un saluto d'addio,ma definitivo da questa terraverso i l c ielo. Un'ora emezzadopo questo saluto inostri treconfratelli erano già in cielo».

    aveva quasi terminato la grandeChiesa, che per la gente delposto era una piccolameraviglia, soprattutto perchèe r a n o a b i t u a t i a d a m m a s s a r s i

    nell'altra molto più piccola.Lo ricordano per la sua grandecapacità di lavoro, per la suaforza, per la maniera di guidareilavori di costruzione, per lasua capacità di organizzatore.I n f a t t i l ' i n c i d e n t e e r a a v v e n u t on e l m o m e n t o i n c u i l u i e r as t a t o c h i a m a t o d a l Ve s c o v o d i

    Uvira, perchè si pensava diorganizzare un Economato pertutta la zona dell'Urega, viste led i f fi c o l t à d i c o m u n i c a z i o n i .

    Elui tornava da questoincontro: gli si voleva affidarel'organizzazione deir i f o r n i m e n t i d e l l e P a r r o c c h i e d i

    tutta la Zona dell'Urega.C'erano cinque Parrocchie inquella zona. Non èricordatosolo per questo, ma ancheperchè era molto sensibile aiproblemi della gente. Infatti aKamituga aveva riunito ungruppo di una trentina divedove in una specie diassociazione. Eper dare lorol a v o r o a v e v a f a t t o c o m i n c i a r e ac o l t i v a r e u n a c o l l i n a c h e

    apparteneva alla Missione: riso,manioca, fagioli. La sua mortea v e v a c r e a t o n e l l a P a r r o c c h i a

    un grande sgomento. La notiziaa r r i v ò m e n t r e s t a v a m oc e l e b r a n d o l a M e s s a d e lM e r c o l e d ì d e l l e C e n e r i .C ' e r a u n o c h e s t a v a a s c o l t a n d ol e n o t i z i e d i R a d i o B u k a v u

    delle 6,30 ed èvenuto di corsas u l l ' a l t a r e a d a v v e r t i r m i d i

    questo incidente. Alloraabbiamo annunciato questad o l o r o s a n o t i z i a . C i f u i n c h i e s a

    un grande grido di dolore,s e c o n d o i l c o s t u m e a f r i c a n o .M a n i f e s t a z i o n i d i d o l o r e m i s t e

    ai canti eapreghiera.Sono contento, che dopo tantia n n i c i s i r i c o r d i a n c o r a d i l u i e

    che isuoi compaesani lovogliono ricordare.Ne vale la pena: èstato unb r a v o m i s s i o n a r i o » .

    Èopinione comune dei fratelliedelle sorelle di P. Ciso chesolo mamma Lavinia sapesseleggere ecapire le lettere «delC i s o » e c h e l e i s o l a a v e s s e

    parole esentimenti adatti pert e n e r e u n a c o s t a n t e e d

    edificante corrispondenzac o n l u i .

    Si intendevano reciprocamente.Mi sembra bello riportare quinel riquadro alcune poesie dimamma Lavinia che hannocontinuato, in un (.erto senso, ilsuo colloquio con P. Ciso al dil à d e l l a m o r t e .

    D a P. V e n i e r o

    P. Ve n i e r o c i h a f a t t o a v e r e

    queste sue impressioni:«Ho conosciuto bene P. Ciso.A l m o m e n t o d e l l ' i n c i d e n t e e r o

    con lui aKamituga da alcunimesi. Gli zairesi di Kamituga diu n a c e r t a e t à l o r i c o r d a n o

    ancora perchè èstata unapresenza molto significativa.Il r innovamento delle strutturedella Parrocchia si deve alui.A l momento de l l ' i nc idente

    1 3

  • ACISOLE RONDINI

    Questo scritto risale probabilmente aqualche mese prima della sua morte.Ripetendo le parole di un canto coltosulle labbra del figlio ecaro amoltisaveriani, Mamma Lavinia ci mettequalcosa di suo, molto significativo.Qualcuno parla di rondini sul davanzaledella finestra mentre mamma Lavinia sipreparava ad incontrare il figlio persempre. Evolate via dopo il suo funerale.

    Poesia scritta da mamma Lavinia pochianni dopo la morte di P. Ciso, fotografiadi una persona viva, con pennellatedi poesia.

    Sei lì inquieto nella vecchia casa,amisurar passi oamezza via,sulla strada che porta al cimitero.I n t o r n o c ' è s o l o s o l i t u d i n e !

    «Volano, volano, cala la sera...... scendete orondini alla scogliera,che solitaria sui flutti appar...».

    S e i l ì v i v o n e l m i o r i c o r d o :

    con la barba ispida epentita,il sorriso radioso in volto,l a v o c e f o r t e e s i c u r a .

    Vengono dall'Africa, le rondinieci parlano dei nostri cariche noi abbiamo laggiù.

    Sei lì piegato in duecon mani rudi sulla zappao c o l f u c i l e s t r e t t o

    c o m e u n o c h e v i n c e e s o r r i d e .Vanno portate dal ventosalendo verso le nostre montagnead annunciar primavera. Sei l ì ne l la tua veste nera

    con occhi pieni di sinceritàgli stivali neri infilatipronto ad uscir verso qualcuno.

    Fan nidi sul campanile,equesto paese diventacome un nido da cui partono

    «Ma dove vai?» —gli dicevo —Mi rispondeva con un sorriso:«Vado apregare —diceva —In questo ti assomiglio!

    tante rondini per andare... lontano!

    » .

    Era forte, era giovane, era bello,mi assomigliava tanto,m a o r a l u i è m o r t o . . .

    enon ride più!

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  • LA DIOCESI DI BRESCIALO COMMEMORA

    I26 marzo 1995 si celebra in tutte le Diocesi la Giornata dei missionari martiri promossa dallePontificie Opere Missionarie.Il Centro Missionario di Brescia celebrerà questa «Giornata» in tutta la Diocesi ricordando,insieme agli altri missionari emissionarie bresciane che hanno donato la loro vita alla

    Missione, particolarmente P. Ciso Guerini.APonte Zanano invece ha promosso, per tutta la Zona Pastorale XXI della Bassa Val Trompia, un momentodi animazione missionaria con il seguente programma:

    SEHIMANA DIOCESANA DELLA RADICALITÀ MISSIONARIA

    m a r t e d ì 2 1 M A R Z O 1 9 9 5 A S A R E Z Z O

    o r e 2 0 . 3 0 : I N C O N T R O G R U P P I M I S S I O N A R I D E L L A Z O N A

    giovedì 23 MARZO 1995 APONTE ZANANO (presso l'Oratorio)o r e 1 6 . 0 0 : A N I M A Z I O N E M I S S I O N A R I A R A G A Z Z I

    venerdì 24 MARZO 1995 APONTE ZANANO (presso l'Oratorio)ore 15.00: ANIMAZIONE MISSIONARIA FAMIGLIE (mamme)o re 20 .30 : ANIMAZIONE MISSIONARIA G IOVANI

    L'animazione missionaria comprende l'intervento di un P. Missionario ela visione della videocassetta«Ultimo volo» riguardante P. (liso Guerini.

    S A B ATO 2 5 M A R Z O 1 9 9 5 A P O N T E Z A N A N O

    ore 20.30: VEGLIA MISSIONARIA

    D O M E N I C A 2 6 M A R Z O 1 9 9 5 A P O N T E Z A N A N O

    GIORNATA DIOCESANA MISSIONARIA MARTIRIore 11.00: Solenne concelebrazione per iMissionari Martiri ein Memoria di P. Ciso Guerini.

    P E R L ' O C C A S I O N E

    —la Parrocchia di Ponte Zanano propone di sostenere materialmente il Centro perpoliomelitici di Kamituga, in onore di P. Ciso.

    —verrà allestita una mostra sullo Zaire, una mostra del libro eoggetti missionari.

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  • Veduta di Ponte Zanano (Brescia)

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