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FASHION & LIFESTYLE MAGAZINE NO. 2 | SETTEMBRE 17 | OBERRAUCH-ZITT.COM

FASHION & LIFESTYLE MAGAZINE NO. 2 | … che non si racconti attraverso le patinate foto di instagram, non c’è redazione che non si chieda se stampare – pratica costosa e “lenta”

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FASHION & LIFESTYLE MAGAZINE

NO. 2 | SETTEMBRE 17 | OBERRAUCH-ZITT.COM

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INDEX

OBERRAUCH-ZITT.COM

editorial

designed in south tyrol

place to be

food

paper vs digital

new season, new look

fashion story

una nuova architettura per P8

agenda icon

il senso dell‘alto adige per la moda

private life

Dove e quando vuoi, sempre con te

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EDITORIAL

Herzlichst, Amalia

PAPER VS DIGITAL

DALLA CARTA AL WEB, E RITORNO

Impressum: OZ Magazine 5. Uscita, settembre 2017; Editore: Oberrauch-Zitt AG, Barbara Prieth; Creative Direction: Anna Quinz; Design, Layout, Fo-to-Konzept: The Lodge Media; Fotografie fashion story: Roberto Covi, assistente Gabriele Fiolo; Styling & fashion story direction: Nadia Tschenett; Hair & Make-Up: Ingrid Blasbichler; Models: Michela @Eskimo Models, Patrick @Crew Models; Crediti immagini: Jürgen Eheim (pag. 30-33); Andrea Chemelli (pag. 36 food); Alfred Tschager (pag. 36 fashion, 38); pag. 37: ©Damien Hirst and Science Ltd. All rights reserved, DACS/SIAE 2017; Photographed by Prudence Cuming Associates/Photographed by Christoph Gerigk; Elise Daniels with street performers, suit by Balenciaga, Le Marais, Paris, 1948. Photograph by Richard Avedon ©The Richard Avedon Foundation; Portrait of a wardrobe, Alessandro Ciampi; Veduta dell‘allestimento, Mart, Jacopo Salvi, Coordinamento e grafica: Mirjam Schenk, Ylenia Steiner; Testi: Julia Lindner, Anna Quinz; Moda: Christine Gitto, Christina Plattner, Dieter Unteregger; Stampa: Athesia Druck GmbH

In quanti luoghi, forme, sfumature o linguaggi si esprime la moda?

Fotografie visionarie e parole appassionate. Raffinate pagine di riviste – come questa – e veloci social network. Innovative piattaforme online e “tradizionali” fashion week che proprio in questo momento dell’anno stan-no per infiammare le grandi capitali del fashion system come Parigi, Milano o New York. Ma anche laboratori studi e atelier, sparsi nel cuore dell’Alto Adige, che sem-pre di più e sempre meglio si fa terreno fertile per la creatività nella moda. E poi, naturalmente, le vetrine pie-ne di desideri che aspettano solo di essere soddisfatti.

Di tutto questo, e di molto altro, racconta questo nume-ro settembrino di OZ magazine. Di tendenze e novità, di tradizioni squisitamente altoate-sine che conquistano un nuovo spazio nella contempo-raneità, di luoghi che si vestono di architetture sensibili e soprattutto, di coraggio e talento. Perché è soprattutto quell’energia pura che si sprigiona nel momento della creazione e del passaggio quasi magico da un’idea a una realtà, il nutrimento principale della moda. E di tutto ciò che le gira intorno.

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Quando negli anni ’90 “www” smise di essere una sem-plice sequenza di lettere, il mondo improvvisamente si accorse che una vera e propria rivoluzione digitale – che avrebbe cambiato per sempre le nostre vite – era inesorabilmente in atto. Eppure, nonostante l’evidenza, per anni ancora, l’universo dell’editoria ha faticato ad accettare questo cambiamento epocale, ritenendolo puro appannaggio delle nuove generazioni: “una cosa da ragazzini”, dicevano editori, direttori e giornalisti. E così, inizialmente le redazioni si limitarono a “regalare” alla rete, semplici copie dei contenuti già pubblicati sui ben più sicuri, eterni e immutabili giornali di carta. Da allora a oggi, però le cose sono molto cambiate e la rivoluzione si è ormai trasformata nella normalità in cui tutti siamo immersi. Il world wide web ha conquistato il suo – enorme e definitivo – spazio e la sua supremazia è ormai un fatto, innegabile e immutabile. Le notizie circolano più veloci del pensiero stesso e la rete – accessibile agilmente da qualunque compu-ter, tablet e cellulare – ha definitivamente modificato i tempi, gli spazi e soprattutto le modalità di produzione e fruizione di contenuti editoriali e giornalistici, ridefi-

nendo, tra le altre cose, il lavoro creativo che sta dietro a una rivista, un settimanale, un quotidiano. Non c’è testata che non abbia la sua vetrina online, il suo profilo su twitter o su facebook, non c’è mar-chio che non si racconti attraverso le patinate foto di instagram, non c’è redazione che non si chieda se stampare – pratica costosa e “lenta” se confrontata con l’immediatezza e l’apparente economia del web – abbia ancora senso. Certamente, i numeri tenderebbero a dare una risposta netta a questa domanda, se si pensa che nel 2000 in Italia si vendevano 6 milioni di giornali al giorno, mentre oggi siamo scesi a 2 milioni. Proce-dendo con questo ritmo, si potrebbe pensare che in pochi decenni, la carta sia inesorabilmente destinata all’estinzione. O forse no. Certo, è innegabile e ormai inevitabile che il giornalismo d’informazione si sposti sempre più nella rete, capace di garantire diffusione massima e velocità della notizia. Ma non esistono solo le news, nel vasto mondo dell’editoria contemporanea.

In alcuni settori infatti – principalmente in quelli più creativi come il design, l’architettura, l’arte e natural-

mente la moda – si sta verificando un evidente e mas-siccio ritorno alla produzione di riviste stampate. Per dimostrare e confermare questa inattesa inversione di rotta, basta contare i moltissimi nuovi magazine nati negli ultimi anni, oppure i felici restyling di stori-che testate di settore che si sono inventati una nuova pelle, più visionaria, innovativa e contemporanea. 

Ma come spiegare, nell’era di internet, questo fe-nomeno, che è in parte un passo avanti e in par-te un apparente passo indietro rispetto alle più contemporanee possibilità editoriali offerte dalle nuo-ve tecnologie? Probabilmente, una parte della rispos-ta la si può trovare nel fascino arcaico della stampa e del profumo della carta appena stampata che ancora oggi inebria molti amanti di questa materia antica. Ma anche nella forza tattile dell’oggetto rivista, inimita-bile e irriproducibile dai gesti veloci delle dita sulla tastiera o sui touch screen dei nostri smartphone. Un’altra parte della risposta, invece, si può far risa-lire al bisogno – opposto ma non incompatibile con la “dipendenza” dal web che ormai raggiunge chiun-

que e ovunque – di concedersi il lusso di rallentare i tempi di produzione e di fruizione, di fare ricerca, di sperimentare e tentare vie espressive ancora inesplo-rate, di approfondire quanto più possibile i contenuti sia dal punto di vista dell’autore che del lettore e di puntare alla massima qualità ed eccellenza, testuale e visiva. Ed è proprio in questa direzione che si muove con sempre maggiore determinazione e creatività, un nutrito gruppo di editori sparsi in tutto il mondo, af-fiancati in questa contro-rivoluzione, da un esercito di eclettici fotografi, editor, giornalisti, art director, stylist, reporter... Le edicole sono così tornate a popolarsi di copertine ben più accattivanti rispetto a quelle dei rotocalchi scandalistici che hanno dominato la scena per decen-ni, dando vita a una “nouvelle vague” editoriale fatta di immagini sempre più belle, di contenuti sempre più densi e complessi, di concetti grafici sempre più all’avanguardia. Anche se, in questo specifico contesto editoriale, fermarsi alle edicole – luoghi ormai carichi di uno

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charme nostalgico che riporta il pensiero alle do-meniche di una volta, quando tra la messa e il cap-puccino, non si poteva non fare tappa a comprare il giornale – non è propriamente azzeccato. Così come è cambiato il modo di fare le riviste, infatti, è cam-biato anche il modo di distribuirle. I nuovi prodotti editoriali di alto livello, siano essi prodotti da gran-di gruppi o da editor indipendenti, oggi si trovano principalmente nelle boutique, nei concept store e in librerie specializzate, eleganti e patinate tanto quanto le pagine che espongono e vendono. Ed è giusto così, se si pensa che queste riviste di nuova generazione, ricercate, sperimentali e bellissime, sono veri e propri gioielli da collezione (anche per i prezzi di copertina, decisamente non “popolari”), da sfogliare e leggere con cura e attenzione pro-fonda, quasi oggetti di design e arredo, perfetti per fare bella mostra di sé su raffinati coffee table e in libreria, accanto a volumi d’arte e altre preziose pubblicazioni.

E se la nuova industria della carta stampata “di nic-chia” si fa portavoce di nuove estetiche e della spas-modica ricerca della bellezza assoluta, non si può non notare che è proprio l’editoria di moda quella che forse più profondamente ed efficacemente ha saputo intercettare ed assecondare le trasformazi-oni rivoluzionarie del nostro tempo, dalla carta alla rete, e ritorno. Nessun campo creativo e produttivo è infatti stato sconvolto, travolto e trasformato (non sempre in meglio, non sempre in peggio) fin nelle fondamen-ta dall’avvento del web, dei social network e delle possibilità nuove che questi mezzi hanno offerto al mercato e alla comunicazione, soprattutto di marca. Perché se si parla di moda, non si può non ricordare che, come diceva qualcuno “we’re in this business to sell clothes, after all”. Non c’è infatti pubblicazione di moda, su carta o su web, che non abbia come obiettivo finale quello di vendere abiti, passando – sempre più spesso – per la necessita di vendere

prima di tutto, immaginari e stili di vita. Ed ecco al-lora facilmente spiegato perché il più nuovo brand storytelling, abbia trovato in instagram – luogo per eccellenza della messinscena della realtà – la sua pi-attaforma narrativa ideale. Questo ha inevitabilmente fatto sì che anche gli investimenti si siano spostati, dalla comunicazione commerciale sulle pagine delle riviste agli “sponsored post” del social più fashion che c’è. Questo però non ha impedito alla moda di trova-re, ancora una volta, ampi spazi di sperimentazione anche sulla “cara vecchia e mai dimenticata” carta stampata. L’unica differenza rispetto al passato, la necessità di trovare con cura e attenzione il conte-nuto, la piattaforma e la modalità ideale per raccon-tare sé stessi, la propria identità, la propria visione e il proprio universo creativo. Perché la stampa per definizione, a differenza del digitale, non è volatile né temporanea, ma piuttosto fissa e imprime segni defi-nitivi che per questo richiedono maggiore pensiero, riflessione, studio, qualità.

E così, sempre più evidenti le trasformazioni messe in atto da storiche redazioni e dai moltissimi fashi-on magazine di nuova generazione, che dalle pagine dei magazine immettono nell’immaginario collettivo (ma pur sempre di nicchia) contenuti alternativi al mainstream, immagini dirompenti e un alto tasso di ricerca e innovazione, pur mantenendo un appeal capace di raggiungere un pubblico molto vasto (e sempre più esigente). “Paperi s dead, long life to paper”, sembra gridare la moda oggi. Nel pieno svolgersi di una contro-rivoluzi-one che dal punto di vista della qualità pare premiare la carta come spazio pensato, oggi più che mai, non tanto per il “carpe diem” di filosofica memoria - ben più adatto ai tempi e modi del web - ma piuttosto per lo “scripta manent”, capace sulla durata di interpreta-re, immaginare e raccontare il nostro tempo, fissato e impresso con caratteri tipografici, nel per sempre.

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INDIVIDUALITYFOTO: ROBERTO COVISTYLING: NADIA TSCHENETT

Pagina sinistra: Cappa in Loden: Tabarrificio A.S.V. Veneto Dolcevita: HeritagePagina destra: Pullover lavorato a maglia in lana bouclé: MissoniSciarpa: MissoniPantaloni ampi in velluto: MissoniStivaletti in velluto: Schutz

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Pagina sinistra, Lui: Cappotto bianco in Loden: LodenTalCompleto monopetto antracite: Z ZegnaPullover girocollo: HeritageChelsea Boots neri: Doucal’sLei: Gilet lungo Boxy Cut con applicazioni di piume: Dorothee SchumacherBlazer blu/nero: AntonelliPantaloni taglio dritto 7/8: AntonelliDolcevita nero in cachemire: Fabiana FilippiBorsa in cuoio trapuntato e tracolla a catena: Rebecca MinkoffStivaletti neri con dettagli in raso: Oscar TiyeQuesta pagina:Cappotto blu scuro con collo in pelliccia: LodenTalDolcevita in lana merino: HeritagePantaloni blu scuri: IncotexChelsea Boots neri: Doucal’s

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Lui: Dolcevita in lana merino: HeritagePantaloni blu scuri: IncotexLei: Abito floreale in georgette stile impero con collo profondo a V, polsini e colletto in velluto: Philosophy di Lorenzo SerafiniDolcevita rosso: Red ValentinoBorsa in pelle trapuntata e tracolla a catena: Rebecca Minkoff

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Questa pagina:Miniabito color crema in tulle con rouges: Red ValentinoGiubbotto biker nero: Red ValentinoSandali “Minnie”: Oscar TiyePagina destra, Lui:Cappotto bianco/nero: Hevo Completo grigio scuro: CornelianiDolcevita antracite: Allude Chelsea Boots neri: Doucal’sLei:Cappotto voluminoso con effetto “trompe l’oeuil”: Dorothee SchumacherAbito asimmetrico: Dorothee SchumacherStivaletti in pizzo: Oscar Tiye

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Marco (links)Anzug Manuel RitzHemd XacusEinstecktuch Manifatture RosiSchuhe Officine Creative

Max (rechts)Anzug Manuel RitzHemd MazzarelliSchuhe Officine CreativeEinstecktuch Manifatture RosiKrawatte Ermenegildo Zegna Amelie Kleid Philosophy di Lorenzo SerafiniSchuhe Alberta Ferretti

Das OZ-Team bedankt sich beim Hotel „Miramonti Boutique Hotel“ in Hafling, hotel-miramonti.com

Lui:

Cardigan beige in cachemire con colletto: Doriani Cashmere

Pullover girocollo in lana merino: Heritage

Pantaloni in lana color crema: Santaniello

Lei:Maxiabito con stampa a fiori:

DimitriSandali “Minnie”: Oscar Tiye

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IL SENSO DELL’ALTO ADIGE

PER LA MODATALENTI ALTOATESINI D’ESPORTAZIONE

Gli antichi saperi artigianali tramandati nel tempo, di generazione in generazione, dalla falegnameria al rica-mo, dalla filatura della lana alla forgiatura dei metalli; l’uso sapiente del legno, materia viva dei nostri boschi altoatesini; il marmo bianco di Lasa che dalla Val Veno-sta arriva fino ai palazzi prestigiosi newyorkesi; la pietra di montagna… Da sempre l’Alto Adige ha nel suo DNA più profondo il lavoro manuale e la competenza artigianale. Che negli ultimi decenni si è trasformata in eccellenza, ricono-sciuta in tutto il mondo, nei settori del design, dell’inge-gneria e dell’architettura. Da Martino Gamper, stella in-discussa del design contemporaneo alla Plank, azienda leader nella produzione di sedie finite perfino al Moma di New York, passando per gli infiniti premi e menzioni nell’architettura contemporanea fino alle commesse internazionali di aziende locali di legnami e altre mate-rie prime tipicamente altoatesine, non c’è settore della progettazione che la nostra terra non abbia saputo toc-care e trasformare in qualità d’esportazione.

Tra questi successi altoatesini, però, raramente vengo-no citati quelli nell’ambito della moda. Eppure, produr-re, disegnare, descrivere e raccontare, immaginare e fotografare la moda, sono cose che gli altoatesini sanno fare. E anche piuttosto bene. Sarà forse per l’influenza della storica tradizione artigianale e tessile, sarà per la ricchezza estetica offerta dal paesaggio mescolata a un certo rigore radicato nella solida formazione di monta-gna, sarà per il desiderio spesso innato di chi nasce in luoghi “chiusi” tra le vette, di aprirsi al mondo per sco-prirne i segreti, le potenzialità e le bellezze. Sta di fatto che i talenti nel settore della moda, originari dell’Alto Adige, non mancano. Ne sono testimonianza – dal pun-to di vista della creatività e dell’expertise produttivo – i sette designer e brand che abbiamo intervistato nelle prossime pagine. Sette stili diversi, sette visioni, sette modalità differenti di raccontare sé stessi e il proprio immaginario attraverso abiti e accessori perfettamente in linea con il mercato contemporaneo. Ma non di solo design si nutre la moda. Le professiona-

lità che formano questa filiera complessa e articolata, sono tante e diversificate. Modelle e fotografi, giornali-sti, produttori tessili, stylist, manager… anche in questi comparti l’Alto Adige ha qualcosa da dire. Sfogliando, per esempio, le patinatissime pagine delle più prestigiose riviste del mondo – da Wallpaper* a Dior magazine, da CR Fashion Book di Carine Roitfield a Harper’s Bazar – si possono spesso incontrare le imma-ginifiche, minuziose ed emozionanti fotografie di Brigit-te Niedermair, fotografa meranese classe 1971 che da sempre professa l’ormai raro credo dell’analogico “contro” assoluta egemonia del digi-tale. In costante equilibrio tra il mondo della moda e dell’arte, Brigitte Niedermair si muove con agio – e con successo – in entrambe gli universi creativi, annoveran-do nella sua ricca biografia la recente pubblicazione per il Metropolitan Museum di New York di una sua in-terpretazione del lavoro della stilista giapponese Rei Kawakubo, ma anche ha mo-stre personali in importanti gallerie e musei come il Mu-seion di Bolzano e il Mambo di Bologna. Sperimentare linguaggi diversi, proporre estetiche inedite e cercare orizzonti inesplorati è dun-que la cifra stilistica di Brigitte Niedermair.

Mentre esplorare nuovi territori è esattamente il cam-po d’azione di un altro meranese ormai londinese d’a-dozione, Stefan Siegel, fondatore nel 2008 di Not Just a Label, piattaforma internazionale di “fashion talent scouting”. Nel caso di Siegel, la rete è il palcoscenico e i nuovi designer – i più innovativi, creativi e visionari, provenienti da 40 paesi in tutto il mondo – i protago-nisti di un laboratorio espositivo rivoluzionario e pio-nieristico. Dalle pagine virtuali di NJAL i giovani talenti possono infatti mostrare le proprie collezioni e soprat-

tutto entrare in relazione diretta con buyer, fornitori specializzati e altri professionisti dell’industria della moda, creando così un network unico ed efficace, fo-riero di proficue collaborazioni creative, ma anche e soprattutto produttive e commerciali. Perché la moda – ricorda Siegel – non si nutre solo di immaginazione, fantasia e creatività: “fashion is a perfect combination between creativity and the most competitive business environment you can find. Our most successful desi-gners are the ones who know how social media wor-

ks, how pricing works and some even code their own websites”. (Stefan Siegel, woolmarkprize.com)

Conoscere i codici, le forme e soprattutto i linguaggi del-la moda, è infine il segreto del successo di un altro me-ranese, che, ormai da anni, si muove agilmente nel complesso e articolato uni-verso della moda milanese. Tra i crediti di immaginifici e raffinati servizi fotografici de L‘Uomo Vogue, ma anche di Vogue Italia, PurpleFashion e T Magazine, infatti, si può leggere il nome di Robert Rabensteiner, stylist e fa-shion editor, considerato una delle figure più influenti del settore del menswear e uno dei 50 uomini più “stili-sh” al mondo. Il suo stile - rigoroso ma

eclettico, visionario e coraggioso – ha riportato in auge il fascino discreto del gentleman d’altri tempi, restituendo al guardaroba maschile l’eleganza e la raffinatezza, senza dimenticare però la sperimenta-zione e la ricerca nelle forme della contemporaneità. E proprio per questa sua capacità di leggere il nostro tempo e trasformarlo in moda, Rabensteiner è ormai da tempo non più solo editor, ma anche consulente di stile di marchi come Roberto Cavalli, Trussardi e Moncler.

„I believe that the crucial point in everyone’s lives is to follow the horizon. It is about being aware of your

story, your culture, your memory and having the courage to explore new

territories, discover a side of you and of others, which

was hidden the whole time.“

(Brigitte Niedermair, www.notjustalabel.com)

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1. Da quando sei designer? Le esperienze infantili ti hanno influenzato? Cosa ti ispira oggi?

2. Da dove proviene l’amore per il design?

3. Con quale designer vorresti pas-sare una giornata? Chi ammiri e perché?

4. Moda e design sono fenomeni culturali: la tua creatività è influen-zata dalla cultura altoatesina? E viceversa?

5. Cosa fai quando ti mancano le idee?

6. Come descriveresti il tuo brand in 5 parole?

7. Quale oggetto d‘uso ha per te forme perfette e quale invece dovrebbe trovare urgentemente un designer?

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1. Fin da bambino ho disegnato, colorato, giocato con il Lego. Crescendo si impara che nella vita bisogna fare quello che pia-ce. Il mio percorso per fortuna mi concede il piacere di “gioca-re” con forme, colori e materiali. E l’ispirazione alle volte viene proprio da uno di questi elementi.

2. Da piccolo ho passato i pomeriggi con la nonna sarta e ho affinato il mio piacere per la materia con il nonno fabbro. Un ottimo inizio...

3. Sono quasi sicuro di voler restare me stesso. In generale am-miro chi riesce ad essere un bravo direttore d’orchestra nella fase di creazione. Il design è un lavoro di squadra e il compito del designer è quello di guidare tutti e tutto verso una visione.

4. La moda, il design, l’arte, il cinema... i mondi creativi che crea-no oggetti, desideri e messaggi, che riempiono la vita di piacere e senso estetico. Non posso dimenticare di essere cresciuto circondato dalle montagne, forse da lì deriva inconsciamente la mia passione per la spigolosa forma del triangolo.

5. Cerco di assorbire continuamente stimoli e di essere curio-so, per evitare di restare senza idee. Se capita, mi prendo una pausa: una passeggiata, un libro, una chiacchierata. 

6. Iconico, geometrico, lineare, funzionale, materico.

7. Ci sono oggetti che hanno in sé un’anima universale e altri semplicemente studiati bene per la funzione che devono svol-gere, tanto che non facciamo neanche caso a quanto siano ben progettati. Ma ci sono anche oggetti che avrebbero bisogno di un bravo designer e di utilizzatori più sensibili, per far si che questo “non design” possa non esistere.

SIMONE RAINER

SIMONE RAINER, VipitenoDal 2004 a Milano, Simone Rainer disegna borse ispirate alle forme geometriche e a teoremi matematici.

DesignerDomande

DESIGNED IN SOUTHTYROL

71. Se prima di ZILLA ero più architetto o designer, non so dav-vero. È stato un percorso molto naturale. Durante i miei studi in architettura, i miei professori mi hanno insegnato a pensare in modo diverso e mi hanno permesso di progettare borse invece che case. Infatti il mio slogan è ”my bag is my castle“.

2. Mio nonno era fabbro e creava oggetti meravigliosi. Mia nonna ha cucito e lavorato a maglia quasi tutti gli abiti della sua famiglia. Da bambina, mi piaceva guardare l’oscillazione del pedale in ghisa della sua grande macchina da cucire e come l‘ago sbatteva sul tessuto.

3. Forse con Karl Lagerfeld, perché sono impressionata dal suo stile di vita eccentrico e sarei molto interessata agli archivi di Chanel. La mia ammirazione va a molti: sono innamorata di ogni progetto di Rei Kawakubo e Yunya Watanabe e attualmente sto osservando con attenzione Demna Gvasalia, la nuova direttrice creativa di ”Balenciaga“ e fondatrice del brand ”Vêtements“.

4. In Alto Adige, si è iniziato solo recentemente a parlare di moda e design, ma abbiamo sempre vissuto con influenze este-tiche fortemente radicate nella nostra cultura. Basta pensare ai molti e vari costumi tradizionali e alla ricca gamma di mestieri artigianali. Veri tesori che con un piccolo adattamento sono alla moda e più attuali di prima. Spero sinceramente che le nuove generazioni non lascino morire questi antichi saperi.

5. Devo spostarmi, prendere la distanza dal mio ambiente abi-tuale, fare ricerca in città e paesi stranieri.

6. Minimale, onesto, non convenzionale, atipico, individuale.

7. Perfetto ai miei occhi: il cucchiaio.

SILVIA PICHLER, BolzanoLaureata in architettura, nel 2005 lancia il brand Zilla che produce borse con materiali inediti.

ZILLA

1. Nel cuore, da sempre. Fin da bambino amavo fare bozzetti, colorare, ricamare e lavorare a maglia. Da adolescente, mi ha affascinato l‘era delle Supermodels. Oggi, più di tutto mi ispira-no: la mia seconda casa, la Grecia, il Marocco, l‘Africa, il Suda-merica e l‘Oriente.

2. Da bambino, ho imparato da mia nonna e dalla mia tata di-verse tecniche manuali. Da allora, mi piace sperimentare con i materiali e perdermi nei libri di storia antica. La mitologia greca ispira immensamente i miei disegni. Ma anche tecniche come l’annodatura, la tessitura e la tintura, sottolineano il mio amore per l’artigianalità. Le mie collezioni sono molto attente ai detta-gli, fatti a mano e vicini all’idea di Couture.

3. Purtroppo, non è più in vita! Alexander McQueen era un genio assoluto ai miei occhi. Mi sarebbe piaciuto confrontarmi con lui. Non c‘erano limiti alla sua creatività. Ricordo ogni sua collezione.

4. Non credo che la mia moda influenzi la cultura dell’Alto Adige. Le mie collezioni non sono destinate a una particolare cultura. Come giovane designer, devi guardare al di là dei confini per essere in grado di sopravvivere nel settore della moda, che è altamente competitivo.

5. Non mi succede mai! Piuttosto, ho il problema della mancan-za di tempo per realizzare tutto “on time”.

6. Collezione donna: femminile, glamour, sexy, trendy, ricca di dettagliCollezione uomo: dandy, portabile, giocoso, classica nei tagli, di alta qualità

7. Per me assolutamente perfetto: il busto da sartoria!

DIMTIRIOS PANAGIOTOPOULOS, MeranoDopo aver lavorato per Jil Sander, Hugo Boss e Vivienne Westwood, nel 2007 torna a Merano e crea il brand che porta il suo nome.

DIMITRI

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1. L’idea di rendere la moda sostenibile arriva dal desiderio di creare un mondo migliore. Crediamo che anche la moda possa essere realizzata in modo eticamente corretto e con materiali sostenibili.

2. Ogni due mesi visitiamo i nostri produttori e siamo sempre entusiasti di vedere quanto amore mettono in ogni singolo pro-dotto. Sono rivoluzionari quanto noi, credono nella sostenibilità e si oppongono ai ritmi e ai volumi impazziti dell‘industria della moda. Recentemente abbiamo lanciato ”Your Product Story“ sul nostro sito per far capire ai nostri clienti l‘intera storia pro-duttiva di un capo, dal materiale alla logistica.

3. Ammirano il lavoro che Elon Musk ha fatto alla Tesla, una vera rivoluzione in un settore incredibilmente difficile.

4. L‘Alto Adige è per noi “Heimat” e ispirazione. Il nostro terri-torio è una perla di sostenibilità, ricco di natura e con un pa-esaggio indescrivibile. Vogliamo proteggere questa bellezza. L‘industria della moda, purtroppo, contribuisce enormemente all‘inquinamento ambientale e vediamo un‘urgente necessità di attivarsi in materia di sostenibilità.

5. Correre, riposare e dormire. I problemi così si ridimensiona-no, la testa diventa più libera e le decisioni sono rese più facili.

6. Ribelle, divertente, ironico, lineare e internazionale.

7. L‘intero settore della moda sostenibile deve ancora lavorare sul design. Proprio come facciamo noi. Perfetti, in termini di de-sign, sono per me i prodotti Apple. Semplicemente rivoluzionari!

RE-BELLO

DANIEL TOCCA & DANIEL SPERANDIO, Pineta Fondato nel 2013, Rebello combina l’uso di materiali sostenibili con un concetto contemporaneo di moda “made in italy”.

1. Creare abiti è sempre stato il mio sogno e non ho mai pre-so in considerazione nessun’altra professione. Le mie fonti di ispirazione: impressioni della vita quotidiana, artisti e altri cre-ativi. Per me le combinazioni e le armonie cromatiche sono la priorità: amo i toni pastello, ma anche il corso delle stagioni e la natura mi influenzano costantemente.

2. Il lavoro manuale è la mia passione e anche il motivo per tornare - dopo vari lavori come designer nel mondo della moda - nella mia terra e rendermi indipendente qui. Il solo design non mi dà la stessa soddisfazione del lavoro manuale creativo. In questo consiste il mio lavoro oggi e soprattutto è ciò che più apprezzano i miei clienti.

3. Un designer che mi ha sempre ispirato è Alexander McQue-en. Era capace di trascendere i confini dell’“abito quotidiano“, senza compromettere l‘estetica e il colore. Mi affascina il suo modo di combinare il bene e il male, la luce e le tenebre.

4. La moda dovrebbe essere qualcosa in cui sentirsi a proprio agio. Quindi, per me, non è necessariamente un fenomeno cul-turale. Quando creo, non penso al fatto che la mia collezione possa influenzare la cultura altoatesina. Quello che ho notato ultimamente è comunque che oggi in Alto Adige c’è molto più interesse verso la moda rispetto a dieci anni fa quando me ne sono andata.

5. A questa domanda posso non rispondere, per fortuna infatti non mi è mai successo. 6. Romantico, decorato, giocoso, sfavillante, trendy.

7. Il ditale, oggetto teoricamente molto utile per il mio lavoro, è purtroppo decisamente poco pratico.

SILVIA DELLAGIACOMA, AppianoDopo aver lavorato per REDValentino a Roma e per Twin-Set a Carpi, nel 2015 torna “a casa” e fonda il suo label di pezzi unici ricamati a mano.

INTERNODICIOTTO

1. Ad ispirarci è l’Alto Adige con le sue tradizioni, che ripropo-niamo sotto forma di abiti contemporanei. Questo è il concept su cui si basa il nostro brand. In questa prima collezione per esempio ci siamo ispirati al Blauer Schurz, usandone il tessuto per abiti “urbani”. La prossima collezione, invece, ruoterà intor-no al tema della Stube.

2. Da sempre siamo affascinati dalle forme e dai linguaggi della moda. Non siamo designer, non sappiamo né disegnare né cucire, siamo piuttosto art director di Qollezione: provenendo dal mondo della comunicazione, il nostro lavoro consiste nel fare ricerca, sviluppare i concetti e le idee che stanno dietro a ogni collezione e poi definirne la linea, le forme e soprattutto le modalità narrative per raccontare le nostre storie.

3. Sarebbe molto interessante una cena a 4: noi due, Miuccia Prada e Tom Ford. Quel che ci affascina di questi due stilisti, è la capacità di muoversi trasversalmente tra linguaggi diversi: la moda da un lato, l’arte e il cinema dall‘altro.

4. La nostra moda si nutre per definizione di altoatesinità e in qualche modo, cerca di diffondere l’altoatesinità nel mondo.

5. Avendo iniziato da pochissimo, di idee ne abbiamo moltis-sime! Le tradizioni altoatesine, i saperi artigianali, i materiali, le estetiche, le forme, sono così tante e affascinanti che non resteremo presto senza ispirazione.

6. Contemporaneo, altoatesino, non convenzionale, di qualità, concettuale.

7. Fabio: i tubetti di dentifricio avrebbero seriamente bisogno di un bravo designer.

1. Wanderlust è una produzione collettiva di quattro donne, cresciute nel segno dell’estetica e della moda e che hanno an-che trovato qui la loro realizzazione professionale. Da questa passione, abbiamo sviluppato il nostro nuovo brand nel 2015. E anche perché era davvero tempo per una linea di abiti da montagna adatti alle forme e ai gusti femminili.

2. L‘attenzione ai dettagli, i tessuti naturali e il nostro ambiente ricco di colori, ci ispirano ogni giorno. L‘intero processo, dall‘i-dea iniziale alla collezione finita, è incredibilmente emozionante. Alla fine, siamo riuscite a coniugare materiali autentici e di alta qualità con un design alla moda: tessuti che cadono splendida-mente, tagli che vestono bene, su abiti ideali per il “wanderlust”. 3. Con Giorgio Armani. Per me, creatore di un senso della bel-lezza perfettamente coerente. È stato il primo a portare la pro-pria estetica fuori dalla moda e portarla in molti altri ambiti: i cosmetici, l’arredo, persino la pasticceria, dai cioccolatini alla marmellata, costruiscono significativamente il suo universo.

4. Wanderlust incarna una parte della nostra cultura, ma al tem-po stesso vuole in qualche modo arricchirla: dal punto di vista della moda, della qualità e della consapevolezza nei confronti delle risorse naturali.

5. L‘ispirazione è ovunque! Quando si cammina con gli occhi e la mente ben aperti, si scopre che l’ispirazione si annida davvero in molti luoghi.

6. Femminile, “heimatlich”, nostalgica ma senza tempo, essen-ziale ma ricca di dettagli.

7. Non esistono bei sandali da uomo!

QOLLEZIONE WANDERLUST

ANNA QUINZ & FABIO DALVIT, BolzanoNato nel 2017, Qollezione “colleziona” tradizioni altoatesine e le ripropone sotto forma di abiti contemporanei.

BARBARA PRIETH, CHRISTINA MOELGG, SARA SMANIOTTO, CHRISTINE GITTO, Vandoies/Lodenwelt Prima linea di moda femminile da montagna realizzata con materiali naturali e fit da sogno. Charmant, alpina e completa-mente libera dall’high tech.

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MISSONI Da sempre e per sempre, anche in autunno, via libera al colore, alla spensieratezza e al divertimento

RED VALENTINO Fascino retrò, linee fluttuan-ti ma mai leziose, femmi-nilità discreta, poetica e nostalgica

ALBERTA FERRETTI Dettagli seducenti e ricercati, vestono di nuova femminilità anche le linee più pure

ZEGNA L’uomo nuovo è un moderno gentleman che sa dosare sapientemente linearità, rigore e classicità

NEW SEASON, NEW LOOKDIRETTAMENTE DALLE PASSERELLE, TUTTI I NUOVI STILI AUTUNNALI DI OBERRAUCH ZITT

FRAME Accenni vezzosi dall’allure vin-tage e denim nineties, per uno stile casual e new romantic

PHILOSOPHY Texture impalpabili, rifiniture leggiadre e silhouette aggraziate come ali di farfalla

MONCLER Inediti tocchi floreali sboccia-no con ironia sui piumini di nuova generazione

DOROTHEE SCHUMACHER Il nuovo autunno è brillante, lu-minoso, iridescente, energetico: puro argento vivo da indossare

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HAMAKI HO La giacca - vera protagonista di ogni momento della gior-nata - è in lana, informale e urban chic

WOOLRICH Classe ed eleganza, anche in pieno inverno: il piumino si arricchisce di dettagli pregiati e avvolgenti

PAROSH Classici intramontabili cambiano pelle e creano abbinamenti inattesi e pieni di grinta

ASPESI Linee morbide e over-size incontrano il rigore militare, con un touch “avantgarde”

CORNELIANI Il nuovo cappotto dell’in-verno, raffinato e struttu-rato, ha uno charme sartoriale e taylor made

LARDINI Ispirazioni “old Britain”, per uno stile carismatico che attinge al passato per rein-ventare il futuro

FABIANA FILIPPI Colori neutri, forme pulite e minimali, per uno stile sempre impeccabile, 24 ore su 24

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OLTRE IL WHITE CUBEUNA NUOVA ARCHITETTURA

SENSIBILE PER PORTICUS P8

Il Fashion Shop bolzanino è stato completamen-te rinnovato e il progetto dell‘architetto Christian Schwienbacher crea un‘innovativa interazione tra spazio e moda.

„La moda è in costante mutamento. Senza tempo e tut-tavia soggetta a un ciclo ininterrotto.Il progetto architettonico per il re-design di Porticus P8 sotto i portici di Bolzano è il tentativo di reagire in modo neutrale, ma consapevole, a questo ritmico cambiamento. L´architettura può essere una semplice piattaforma espositiva per gli abiti. Ma a differenzadell´arte con i suoi “white cube”, il nuovo P8 tenta di creare un’atmosfera spaziale sensibile, che interagisca e reagisca a situazioni diverse. Così, la luce che arriva dall´alto inonda la stanza e un soffitto molto basso è

specchiato per dare respiro all’ambiente. La volta con le pareti “crude” al piano inferiore è incredibilmente espressiva e assecondata da un’illuminazione ad hoc. Un´altra caratteristica speciale è il pavimento in le-gno, che attraversa l´intero negozio, prosegue verso l’esterno e raggiunge i Portici. La qualità dei materiali architettonici e d’arredo, rispecchia la qualità dei capi e degli accessori esposti: metallo, velluto, tappeti colora-ti, intonaci artigianali e infine la robinia, una particolare tipologia di legno, che domina lo spazio. Moda, archi-tettura, arte: il lucernario in vetro realizzato dall’artista Arnold Mario Dall´O, chiude il cerchio progettuale e completa la trasformazione di Porticus P8 a Bolzano.

Christian SchwienbacherArchitetto e progettista del nuovo Porticus P8

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Calvin Klein Jacob Cohen Hosio Aglini Penn- Rich Ciesse Piumini National Standard Levi´s S cotch & Soda Xacus UGG Diesel Stokton Diadora De Petit Hauts Blauer Peuterey Aeronautica militare Coats milano Museum Re-bello Two woman Fradi Michael Coal p448 Ko Samui Nice Things

RIAPERTURA PORTICUS P8

Festeggiate con noi la riapertura del nostro Fashion Shop il 5 ottobre dalle ore 17.30. Venite a scoprire il nuovo design e i tanti look della collezione autunno-inverno. Porticus P8, Via Portici 8, 39100 Bolzano, porticusp8.com

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PRIVATE LIFE

PLACETO BE

DESIGN LETTERSL’idea è semplicissima: creare tazze e altri accessori per

la casa e l’ufficio, rigorosamente bianchi, arricchiti da una

o più lettere, rigorosamente nere, nell’iconico font creato

nel 1937 dall‘architetto e designer Arne Jacobsen. L’in-

tuizione è dell‘ex giornalista e copywriter danese Mette

Thomsen, da sempre affascinata dalle parole, dalle lettere

e dai caratteri tipografici. È nato così DESIGN LETTERS &

Friends, una linea unica di oggetti dal design essenziale e

minimalista, da collezionare dalla A alla Z.

MAILEG I giocattoli danesi Maileg sono pensati per ispirare e ac-

compagnare le storie fantastiche inventate dai bambini

e per aiutarli a esplorare la meraviglia pura e semplice

dell‘immaginazione. Curati fin nei minimi dettagli, pieni di

accessori e piccoli segreti da scoprire, delicati nella forma

e nella scelta dei colori, sono preziosi amici di pezza, che

i piccoli di oggi potranno conservare gelosamente per i

piccoli di domani, proprio come si faceva una volta con i

giocattoli più amati e preziosi.

FIORIRÀ UN GIARDINOAlta qualità e rispetto per l’ambiente sono il cuore pul-

sante della filosofia di questo marchio di design made in

Italy che produce oggetti per la casa caratterizzati da toni

neutri e delicati e realizzati in materiali naturali come lino,

cotone, vetro borosilicato e gres. Purezza e semplicità,

naturalezza ed eleganza, sono il fil rouge che lega i vasi, le

caraffe, il tessile e tutti gli altri accessori del mondo “Fiorirà

un giardino”, capace come pochi altri di donare un tocco

di poesia alla casa.

Tutti i prodotti sono disponibili da Oberrauch Zitt,

via Portici 67, Bolzano www.oberrauch-zitt.com

METEO Incastonato nella straordinaria Gilfpromenade, METEO è il nuovo “place to be” meranese. Nelle giornate più cal-de, si può mangiare all’aperto con il rumore del fiume ad accompagnare ogni portata, mentre all’interno si può godere di un’impareggiabile atmosfera d’altri tempi, tipica degli storici caffè della città termale. Ma dietro al fascino retrò dell’ambiente, si nasconde un ristorante contem-poraneo che propone un menù di ricerca che spazia dai piatti della cucina italiana a quelli internazionali, lascian-do ampio spazio alla sperimentazione. E a fine pasto, un fornitissimo whisky bar offre un’invidiabile selezione di distillati da ogni angolo del globo. Meteo, Passeggiata d’Inverno 51, MeranoLu, Ma - Do 11.00 – 15.00 e 18.00 -23.00Cucina 12.00 -14.30 e 19.00 -22.00Prenotazioni: +39 0473 055001

RIFUGIO SCHATZERChe sia per un pranzo nel bel mezzo di un’escursione o per una fuga lunga un week end, una volta arrivati quas-sù sarà come essere in un altro mondo. O in paradiso: al cospetto delle vette maestose, offline e non online, nella pace più assoluta. Nel regno di Franz Pernthaler, solo lo straordinario panorama dolomitico non è “fatto in casa”: le lineari baite di design in legno, l’energia generata dalla turbina, la raffinata cucina regionale e, in qualche modo, anche la tranquillità che circonda questo luogo idilliaco, dove è bandito tutto ciò che potrebbe disturbare. Bisogna, semplicemente, esserci. E godere a pieno di quei piccoli momenti di serenità capaci di scatenare grandi emozioni.Rifugio Schatzer, Afers (Plose)www.schatzerhuette.comPrenotazioni (richieste la sera): + 39 0472 521 343

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FOOD AGENDARADICCHIO TREVIGIANO STUFATO CON RICOTTA AL TIMO

Un piatto squisitamente autunnale dal ricettario

“L’emozione formaggio” di Roland Trettl e Capriz,

da gustare come antipasto accompagnato da un

bicchiere di Sylvaner, è l’ispirazione per un look

caldo e avvolgente per primi giorni di freddo.

Ingredienti per 4 persone:4 piccoli cespi di radicchio trevigiano3 cucchiai di olio d’oliva50 ml di vino rosso leggero1 cucchiaio di miele100 ml di acqua30 g di burro400 g di ricotta latte qb Timo essiccato4 nocciole scure conservate1 panino di segale (Vinschgerle) surgelato30 g di uva sultanina chiarafatta rinvenire in succo d’uvaOlio di oliva, sale, pepeFoglie di timo

Mettere da parte 16 piccole punte di radicchio. Tagliare a

metà (in lunghezza) il radicchio e facendo in modo che le fo-

glie restino ancora unite alla parte radicale. Rosolare nell’olio

a fuoco medio. Sfumare con il vino rosso e aggiungere il miele.

Aggiungere acqua e burro, salare e pepare. Far stufare con

coperchio chiuso per circa 5 min. a calore medio e mettere da

parte. Aggiustare la ricotta con timo, sale e pepe, aggiungere

olio d‘oliva e – se necessario - un po‘ di latte fino a renderla

cremosa. Tagliare le nocciole a rondelle di circa 2 mm. Tagliare

il panino surgelato a fette sottili e dorarle in forno a 160° con

calore dall’alto e dal basso, per circa 5 min., fino a renderle

croccanti. Impiattare il radicchio stufato con la ricotta al timo

e le fette di pane croccanti. Guarnire con le punte di radicchio,

le nocciole e le foglie di timo.

DAMIEN HIRST. TREASURES FROM THE WRECK OF THE UNBELIEVABLE La prima grande personale dedicata al genio di Damien Hirst in Italia. Eccezionale nelle dimensioni e nei proposi-ti, la mostra racconta la storia dell’antico naufragio della grande nave ‘Unbelievable’ e ne espone il prezioso carico riscoperto.Fino al 3 dicembre 2017, Palazzo Grassi, Punta della Dogana, Venezia, palazzograssi.it

BALENCIAGA: SHAPING FASHION“Un couturier deve essere un architetto per il design, uno scultore per la forma, un pittore per il colore, un musici-sta per l’armonia e un filosofo per la temperanza”, diceva lo stilista spagnolo Cristóbal Balenciaga a cui è dedicata questa grande imperdibile mostra.Fino al 18 febbraio 2018, Victoria & Albert Museum, Londra, vam.ac.uk

TUTTI GLI ISMI DI ARMANDO TESTATra i più importanti pubblicitari del ‘900, Armando Testa ha conquistato con ironia e forza comunicativa la me-moria collettiva. La mostra esplora la moderna costella-zione di “ismi” - Futurismo, Astrattismo, Surrealismo - di cui Testa è stato traduttore d’eccezione. Fino al 15 ottobre 2017, Mart, Rovereto, mart.tn.it

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THE EPHERMERAL MUSEUM OF FASHIONIn mostra quasi 200 tra abiti e accessori che vanno da metà Ottocento a oggi, creati da storiche e impor-tanti sartorie, come quelle di Madeleine Vionnet e Elsa Schiapparelli, e dagli atelier di moda contemporanea più prestigiosi. Fino al 22 ottobre 2017, Gallerie degli Uffizi, Museo della Moda e del Costume, Palazzo Pitti, Firenze, pittimmagine.com

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Cappotto: Bazar DeluxePullover: Be youPantaloni in pelle: StoulsMocassini: Roberto Festa

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“Vecchio scarpone, quanto tempo è passato…” re-cita la celebre canzone popolare. Ma oggi, quando si parla di scarponi tutto si può dire tranne che sia-no “vecchi”. Queste scarpe inconfondibili – nate per le escursioni in montagna, le gite sulle vette e per il piacere del “wanderlust” in natura – sono infatti più attuali, moderne e trendy che mai. Le passe-relle hanno mostrato varianti infinite, da quelle più stravaganti ai grandi classici retrò ripensati per la contemporaneità. Pratico e comodo, perfetto per i look più sportivi ma anche capace di sdramma-tizzare outfit classici o romantici, lo scarpone è un compagno d’avventura che non può mancare nel guardaroba dei coraggiosi esploratori urbani.

ICONSCARPONI

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Egal wohin, wir begleiten Sie.

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Dove e quando vuoi, sempre con te.

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