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PARTE 4 LO SCONTRO FR A PAPATO, IMPERO E COMUNI 302
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TI
Francesco d’AsisiFrancesco d’Asisi la rivoluzione della þovertàla rivoluzione della þovertà
Una giovinezza agiata
Francesco, nato nel 1182 ad Assisi dal ricco
mercante Bernardone e madonna Pica, donna forse
francese di nobili origini, trascorse una giovinezza
allegra e dissoluta, come gli altri giovani benestanti
della sua città. Intorno ai vent’anni, durante l’anno
di prigionia seguito al conflitto tra Assisi e Perugia
(1202-1203), attraversò una profonda crisi religiosa,
che lo indusse a scegliere drasticamente il Vangelo
e a praticare la povertà assoluta come stile di vita.
La pubblica rinuncia alla ricchezza
In modo improvviso e incomprensibile per i suoi
contemporanei Francesco rinunciò pubblicamente
alle ricchezze del padre, abbandonò tutto e
si diede alla vita eremitica ai piedi del monte
Subasio, dove per due anni visse tra i lebbrosi,
mantenendosi grazie alle elemosine.
Francesco trovò subito seguaci tra i poveri delle
città umbre: nessuno era sacerdote, e tra loro si
chiamavano frati, fratelli; si impegnavano a vivere
in completa povertà, senza alcuna proprietà
individuale o comune; si mantenevano con il
loro lavoro o chiedendo l’elemosina, mentre si
spostavano da un luogo all’altro per annunciare
il Vangelo agli emarginati, ai violenti, agli infedeli.
Gradualmente si unirono al gruppo anche alcuni
compagni di gioventù di Francesco, affascinati
dalla radicalità della sua scelta di vita.
Il rifiuto di ogni eresia e violenza
I frati dovevano essere “sottomessi a tutti”, non
dovevano predicare contro la volontà dei vescovi
e dei parroci, che, anzi, dovevano amare e onorare
come loro “signori”. Era dunque un rifiuto chiarissimo
di tutte le tendenze ereticali che mettevano
in dubbio l’autorità dei vescovi. Insieme con la
ricchezza, Francesco rifiutava anche la violenza.
Contrario ai metodi delle Crociate, riuscì nel 1219 a
recarsi pacificamente in Terra Santa per predicare
il Vangelo. Quando giunse in Egitto si presentò,
disarmato, al Sultano, che lo ascoltò con sorpresa
e attenzione, anche se non giunse a convertirsi.
La nascita di un nuovo Ordine
La Chiesa, dopo qualche esitazione iniziale, accettò
la novità del movimento francescano, cercando di
regolarne l’attività e la crescita. Nel 1221 Francesco
dovette accettare che i suoi seguaci diventassero
un ordine religioso, l’Ordine dei frati minori
(in seguito detti Francescani), di cui però rifiutò
di essere rettore. Si ritirò così con pochi fedeli
a vivere in solitudine, in “santa povertà” e in
preghiera presso l’eremo della Verna, nel Casentino.
Si narra che il 14 settembre 1224 ricevette, dopo
un’intensa notte di preghiera, le stigmate (le
trafitture dei chiodi a mani e piedi e la ferita al
costato ricevute da Cristo durante la crocifissione);
è questa la prima volta che nella comunità cristiana
viene raccontato questo tipo di evento considerato
miracoloso. Infine, molto malato, si ritirò alla
Porziuncola, oggi annessa alla chiesa di Santa
Chiara, dove morì il 4 ottobre 1226. Qui venne
deposto e la salma vi rimase fino al 1230, quando
venne inumato nella cripta della basilica costruita in
suo onore ad Assisi. Nel frattempo, nel 1228, papa
Gregorio IX lo aveva canonizzato, cioè proclamato
santo, ed è ancora oggi patrono d’Italia.
324
Il Trecento: crisi economica e peste
U N I T À
1
LA PAROLA CHIAVE
La peste è una malattia infettiva che può risultare mor-
tale, uno dei fl agelli più temuti e catastrofi ci che per mil-
lenni hanno colpito l’umanità: si parla di peste già in te-
sti egizi, mesopotamici, ittiti e nella stessa Bibbia; colpì
le popolazioni dell’antica Grecia e dell’antica Roma; nel
Trecento si diffuse per tutta l’Europa con una violenza
tale da decimare la popolazione. Le cure erano inesi-
stenti. Solamente nel XIX secolo si riuscirà a debellarla.
Peste
Roma
GenovaArles
Firenze
Venezia
Vienna
Ragusa
Milano
Bruges
Londra
Canterbury
Bridgewater
Dublino
CambridgeSt. Edmunds
Beverly
Scarborough
Gand
Ypres
Liegi
La Puy
Barcellona
MarsigliaBeziers
ParigiRouen
Danzica
Napoli
Messina
Costantinopoli
Caffa
1350
1349
BB
1348
1347 1346
1351
Boemia
Béarn
Polonia
Slesia
Mar Nero
Mar Mediterraneo
Oceano
Atlantico
A
La PuLa
BeziersersB
PaRouRoRoRoRoRoRooRoo enRo
BéaBéBéBBBéBBé réarBé nnrr
n
Oceanano
AtlAtlantnticico
1300 1400
1347
Scoppia la prima grande epidemia di peste
1378
Rivolta dei Ciompi a Firenze
1381
Sommosse popolari in Inghilterra
1358
Rivolta della jacquerie in Francia
Zone risparmiate dall’epidemia
Percorso dell’epidemia
Rivolte contadine
Rivolte urbane
La diffusione
della peste a metà
del Trecento
e le rivolte contadine
e urbane del secolo.
3 Il percorso della peste incrocia spesso le località dove si verifi cano rivolte, urbane o contadine. Infatti, dove la carestia e una insuffi ciente alimentazione provocano le rivolte, ci sono anche persone debilitate dalla fame e condizioni igieniche e sanitarie pessime, che favoriscono la diffusione delle malattie.
1 La peste giunge da Oriente. Il primo riferimento a una data (1346) la vede presente nell’Impero Ottomano.
4 Il cammino dell’epidemia è piuttosto lento, se confrontato con i tempi cui siamo oggi abituati: in Scandinavia giunge dopo 5 anni (1351).
2 Il percorso della malattia compie quasi un cerchio attorno a una zona suddivisa fra Boemia, Slesia e Polonia, che ne viene risparmiata.
PARTE 5 L’AUTUNNO DEL MEDIOEVO
Aumento della
popolazione
Diminuzione dei pascoli
per gli animali
Maggiore sfruttamento
dei terreni per
produrre più cibo
Diminuzione del concime
A t d ll
C A U S A E F F E T T O
Diminuzione della
produzione agricola
Carestia
Sepoltura di vittime della peste
del 1349 a Tournai, nelle Fiandre (Belgio).
111 Carestia e peste devastano l’Europa
La crescita della popolazione mette in crisi la produzione agricola
All’inizio del Trecento cominciarono a manifestarsi i primi segnali di una cri-
si nell’agricoltura: il dissodamento di terreni e la fondazione di nuovi villaggi
divennero sempre più rari e, talora, cessarono del tutto. Che cosa stava acca-
dendo? Abbiamo visto che nel corso del Duecento la popolazione era molto
cresciuta, con un conseguente aumento della richiesta di derrate alimentari.
Pertanto, oltre a utilizzare le nuove tecniche agricole, si coltivò la terra fin
dov’era possibile, e poi si passò a dissodare quella meno fertile e a sottrarre
aree ai pascoli; si ruppe però l’equilibrio tra allevamento e colture: mag-
giore era l’area destinata alla semina, minore diventava quella disponibile
per il pascolo; senza pascolo del bestiame però diminuiva anche il concime
(derivante dallo sterco degli animali da allevamento) e, pertanto, la produtti-
vità dei campi.
Per queste ragioni la produzione agricola iniziò a diminuire e, a compli-
care la situazione, intervenne anche un peggioramento del clima: la super-
ficie del Mar Baltico, per esempio, ghiacciò più volte, la temperatura dimi-
nuì un po’ ovunque e aumentò la piovosità, tanto da provocare gravi danni
all’agricoltura.
A causa della minore produttività dei campi,
si diffondono carestia e crisi economica
Seguirono pertanto anni di carestia. Durissimi furono per esempio quel-
li tra il 1315 e il 1317, quando il prezzo del grano, diventato una merce rara e
quindi preziosa, aumentò fino a quattro volte tanto. Gli abitanti dell’Europa
erano affamati e senza forza, soprattutto gli appartenenti ai ceti più poveri.
Nelle campagne moltissimi si ridussero a mangiare bacche, radici, erbe e
talora anche carogne di animali; chi non moriva di fame era denutrito e il
suo organismo era quindi più facilmente esposto a malattie d’ogni gene-
re. Come sempre succede durante le crisi economiche, anche la richiesta
di manufatti artigianali diminuì:
chi ha meno denaro spende di me-
no e quindi la domanda di prodot-
ti si contrae; di conseguenza, an-
che artigiani, mercanti e banchieri
avvertirono la crisi.
325
La peste è un batterio
che i topi si
trasmettono fra
di loro attraverso
il morso delle pulci
Gli esseri umani si
trasmettono la malattia
attraverso colpi
di tosse e starnuti
Le pulci mordono anche
gli esseri umani
trasmettendo la malattia
C A U S A E F F E T T O
Arrivo della peste
in Italia: 1347.
F I S S A L A D A T A
La peste bubbonica
La peste, come le carestie, le devastazioni provocate dalle guerre e la mancanza di
medicine effi caci (a volte per malattie che oggi si guariscono facilmente), accompa-
gnava la vita delle popolazioni medievali e alimentava il senso di paura, di precarietà e
di insicurezza, se non di vero e proprio terrore,
nei confronti del futuro.
Una donna e un
uomo ammalati
di “peste nera”
o ”bubbonica”
sul letto di
morte.
La denutrizione facilita la diffusione della peste
In questa situazione di crisi, carestie e sottoalimentazione,
esplose il flagello della peste, facilitato dalle condizioni igienico-
sanitarie, ancora molto arretrate. Basti pensare che spesso tutta
una famiglia dormiva in un unico letto, costituito da pagliericci di fieno e pa-
glia, e che, in mancanza di servizi igienici e di fogne, i liquami venivano rac-
colti in appositi vasi e poi gettati direttamente in strada.
Qui si trovavano sparsi rifiuti di ogni genere, mentre maiali, galline e altri
animali razzolavano nel fango. Molte case, inoltre, erano infestate dalle pul-
ci, che si tentava di sterminare con rimedi originali ma inadeguati. Già in al-
tre occasioni l’Europa Occidentale aveva conosciuto malattie gravi, quali la
lebbra, il vaiolo, il tifo, che avevano provocato ricorrenti crisi di mortalità:
nessuna, però, aveva mai avuto la furia devastatrice della peste.
La peste giunge in Europa a bordo delle navi provenienti da Oriente
La peste è una malattia infettiva dei topi, causata da un bacillo che vie-
ne trasmesso da un animale all’altro o da questi all’uomo attraverso il mor-
so delle pulci, che vivono sui topi o negli ambienti umani in cattive condizio-
ni igieniche. Quando la peste ha colpito l’uomo il contagio può anche essere
diretto da una persona all’altra, attraverso la saliva (colpi di tosse, starnuti).
In Europa la peste arrivò dalla regione centro-asiatica del lago Balhas at-
traverso la Crimea, in cui aveva sede una colonia genovese.
Portata da una nave, approdata nel porto di Messina e carica di topi appe-
stati, la terribile malattia sbarcò in Italia alla fine del 1347; in Francia giun-
se l’anno dopo dal porto di Marsiglia; seguendo le rotte commerciali, arrivò
poi in Spagna e in Inghilterra, mentre in Germania giunse propagandosi
lungo il Reno.
La peste bubbonica
La peste, come le carestie, le devastazioni provocate dalle guerre e
medicine effi caci (a volte per malattie che oggi si guariscono facilm
gnava la vita delle popolazioni medievali e alimentava il senso di paur
di insicurezza, se non di vero e proprio terrore,
nei confronti del futuro.
326
Epidemia di peste
in Europa
Grande diminuzione
della popolazione
C A U S A E F F E T T O
Raccontare storieper sfuggire alla paura
Lo spunto iniziale di uno dei capolavori
della letteratura italiana, il Decameron
dello scrittore trecentesco Giovanni
Boccaccio, è proprio l’abbandono della
città per sfuggire alla peste.
I protagonisti dell’opera, infatti, sono
dieci giovani fi orentini che nel 1348 fug-
gono dalla città per evitare il contagio e
trascorrono alcuni giorni in campagna.
Per passare allegramente il tempo si
raccontano una novella a testa al giorno
per dieci giorni, come indica appunto il
titolo (Decameron = dieci giorni).
La diffusione della peste causa un forte calo della popolazione
Le conseguenze della peste furono devastanti: la mortalità raggiunse picchi
anche del 50-60% della popolazione e trovò il suo culmine soprattutto nel-
le città, dove erano presenti le maggiori concentrazioni umane e le peggiori
condizioni igieniche.
La peste del 1347-1350 fu solo la prima di una lunga serie; altri periodi ne fu-
rono funestati: nel 1360-1390 e nel 1397-1402. Andò poi via via diminuen-
do nel corso dei due secoli successivi, anche se non passava un anno sen-
za che ricomparisse da qualche parte.
La pestilenza, dunque, causò una forte
diminuzione della popolazione: nel
1300 tre città, Milano, Firenze e Pari-
gi, avevano circa 100.000 abitanti e al-
tre otto ne avevano da 50 a 80.000.
Alle soglie del Quattrocento, solo
quattro o cinque città (Firenze, Mila-
no, Parigi, Venezia, probabilmente Na-
poli) erano tra i 40 e gli 80.000 abitanti.
In Europa i morti erano stati venticin-
que milioni, circa un terzo dell’intera
popolazione.
La peste a Firenze,
da un manoscritto del Decamerone.
La popolazione europea dall’anno Mille
al 1400.
10
20
30
40
50
60
70
80
1000 1100 1200 1300 1400
42milioni
48milioni
61milioni
73milioni
45milioni
Milio
ni d
i unità
Anni
327