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PERIODICO DELLA SEZIONE DI CONEGLIANO Anno XLVIII n. 2-3 dicembre 2009 - Poste Italiane Spa - Spedizione in a. p. D. L. 353/03 (conv. L. 46/04) - art. 1 comma 1 DBC Treviso - Autor. del 9/5/61 Tribunale di Treviso n. 206 - Tassa Pagata/Taxe Perçue Gruppo Conegliano Gruppo Conegliano un secolo con la penna Gruppo Conegliano un secolo con la penna

FIAMME VERDI

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Fiamme Verdi - n. 2 del 2009

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PERIODICO DELLA SEZIONE DI CONEGLIANO

Anno XLVIII n. 2-3 dicembre 2009 - Poste Italiane Spa - Spedizione in a. p. D. L. 353/03 (conv. L. 46/04) - art. 1 comma 1 DBC Treviso - Autor. del 9/5/61 Tribunale di Treviso n. 206 - Tassa Pagata/Taxe Perçue

Gruppo ConeglianoGruppo Coneglianoun secolo con la pennaGruppo Coneglianoun secolo con la penna

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Che il 2010sia un annodi serenitàdi G.Battista Bozzoli

Carissimi alpini, è con animo grato edorgoglioso che mi rivolgo a voi in que-sto momento che ci vede prossimi alle

festività natalizie.L’arco di un anno appare breve, ma capace di

produrre molto, se si è lavorato bene per lanostra grande Associazione.

Lo scorso anno, invitavo tutti a fermarsi ed ariflettere.

L’incalzare degli avvenimenti ci ha portato,invece, a trascorrere l’anno in maniera frenetica,come i precedenti ed il prossimo, con ilConvegno Nazionale della Stampa Alpina inConegliano, non sarà da meno.

Senza dubbio, a tutti noi, i fatti della vitamagari non sono andati come avremmo voluto,non sempre le zone d’ombra sono state dissoltedalla luce.

Malgrado tutto, il Santo Natale consentiràcomunque a tutti noi di essere più sereni, didare maggior ascolto agli impulsi generosi delcuore.

L’anno che sta per concludersi è stato copio-so di avvenimenti.

Il 90° della nostra Associazione, il centenariodel Gruppo Conegliano, la beatificazione di DonGnocchi ed innumerevoli altre cerimonie a cui

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abbiamo partecipato in varieparti d'Italia ed anche all’e-stero.

I Gruppi hanno svolto laloro attività e ricordato leloro date più significative conimportanti manifestazioni.

La nostra Protezione Civilesi è prodigata da subito inmodo encomiabile nelle zoneterremotate d’Abruzzo.

Durante l’anno, abbiamo salutato per sempretanti, …troppi amici.

Il Santo Natale ci porta a riflettere sul verosenso di dare alla vita: la lealtà, l’operosità, lacondivisione che sono alla base del nostro esse-re Alpini.

Buon Natale e buon anno a tutti i Capigruppo,ai componenti il Consiglio Direttivo, ai Vicepre-sidenti con i quali ho condiviso più direttamentel’impegno e l’onore di dirigere la Sezione, aquanti hanno lavorato senza essere visti: segre-teria, redazione del giornale, museo, taverna eda tutti voi cari alpini unitamente ai vostri fami-gliari.

Affidiamo questo nuovo anno al nostro patro-no San Maurizio ed al nuovo Beato CarloGnocchi.

Auguri a quanti leggeranno queste note, chepossiate tutti trascorrere liete feste augurandoviche il nuovo anno sia ricco di soddisfazioni eportatore di tanta salute.

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ProgettoPianeta Difesao naja brevedi Nino Geronazzo

Con l’avvio del progetto pianetadifesa o najabreve, fortemente voluto dal Ministro dellaDifesa e da tempo ipotizzato anche

dall’Associazione Nazionale Alpini, è stata sottoscrit-ta una convenzione tra lo Stato Maggioredell’Esercito e l’ANA per demandare alla stessa atti-vità di individuazione dei partecipanti allo stage diorientamento. Si spera che tale collaborazione possacontinuare nel futuro.

Il progetto ha avuto inizio alla fine di luglio 2009.Ci sembrava molto difficile poter raccogliere le ade-sioni di 150 giovani (ragazzi e ragazze) in età tra i 18e i 25 anni in un periodo di vacanza. Siamo rimastiparticolarmente sorpresi nel constatare la massicciaadesione all’iniziativa. Centinaia di domande sonopervenute alla sede nazionale di Milano, nessuna diqueste è stata cestinata e, se il progetto, come sem-bra, avrà continuità, potranno essere prese in consi-derazione in futuro.

E’ opportuno precisare che questi 15 giorni distage alpino, presso la Caserma di San Candido(Bolzano), una delle sedi del 6° Reggimento Alpini,hanno un carattere prettamente sperimentale, utiliperò per valutare l’interesse tra i giovani e per poterdare avvio al progetto definitivo, ipotizzando unadurata superiore all’attuale. L’obiettivo è quello diavvicinare le nuove generazioni alle Forze Armate eai valori che esprimono. In questi 15 giorni i giovani

partecipanti non acquisterannolo status di militare e di conse-guenza non presteranno giura-mento e non utilizzeranno armi.Il loro sarà comunque un ap-proccio completo alla vita mili-tare, con gli orari tipici dellegiornate in caserma. Sono statiequipaggiati di tutto punto, inquel di Montorio Veronese (VR),compreso il cappello alpino.

Svolgeranno un ciclo addestrativo tipico dei repartialpini, dove non mancheranno le marce in monta-gna, l’addestramento formale, le lezioni teoriche. Cisarà spazio anche per meglio conoscere la storia el’organizzazione delle Forze Armate, la normativache regola la vita militare e i rapporti tra le ForzeArmate e la Protezione Civile nei casi di calamitànaturali.

L’Associazione Nazionale Alpini auspica la com-pleta riuscita dell’importante iniziativa e, attraversole proprie 81 Sezioni sul territorio nazionale, attraver-so gli oltre 4.300 Gruppi Alpini, continuerà l’opera diavvicinamento dei giovani, concorrendo a trasmette-re loro quei valori che hanno fatto grande la nostraItalia. Soddisfatti per quanto sopra, ancor di più losaremo se il periodo previsto nel progetto definitivopotrà essere almeno di 2 mesi, con il giuramento deigiovani. Al termine gli stessi giovani potrebbero, soloin tal caso, iscriversi a pieno titolo all’ANA, nel rispet-to del nostro Statuto. Se poi qualcuno volesseabbracciare la vita militare, ben venga. Altri potreb-bero cominciare ad impegnarsi seriamente nelvolontariato, magari aderendo alla Protezione CivileANA. Le aspettative sono molteplici e, per i giovaniche vorranno vivere questa esperienza, si tratterà diun indubbio arricchimento per la loro vita futura.

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La nostramini najadi Filippo e Mattia Perencin

Stazione di Conegliano. Ore 6.30. Pioggia. Io, Filippo, emio fratello Mattia, un po’ impauriti e preoccupati, ciapprestavamo a salire sul treno per Verona, da dove

ufficialmente è cominciato il Progetto Pianeta Difesa indettodal Ministero della Difesa in collaborazione con l’ANANazionale, progetto meglio conosciuto come “mini naja”.

Arrivati a Verona siamo stati subito portati nella Casermadi Montorio Veronese, dove ha avuto luogo la cosiddetta“vestizione”, ovvero la consegna di tutto il necessario per lavita militare; ultimato questo preparativo inizia il viaggio inautobus militari che ci ha condotto a San Candido nellaCaserma Cantore, dove risiede il 6° Reggimento FucilieriAlpini, nostra casa per due settimane.

Sono stati quindici giorni intensi per noi due, partecipantidella Sezione di Conegliano, in cui abbiamo fatto ogni sorta diattività fisica e teorica.

Arrivati in Val Pusteria, abbiamo atteso sotto la pioggia,fino a notte inoltrata, la consegna dei nostri bagagli, inutile direche gli unici pensieri erano rivolti, per l’uno a benedire, per l’al-tro a maledire, nostro padre che ci aveva spinto in questaesperienza; dopo averci consegnato gli zaini con il materiale,siamo stati divisi per stanze, per plotoni e per squadre; preci-samente quattro plotoni da quattro squadre ciascuno, coman-dati da altrettanti ufficiali.

La giornata cominciava presto, alle 6.30 bisognava esserein piedi con la divisa indosso, puliti e rasati; alle 7 adunati infronte alla mensa per la colazione, alle ore 8 si partecipavaall’alzabandiera, a cui seguivano trenta minuti di addestra-mento formale; dopo di che, cominciava la giornata vera epropria, che si concludeva alle 18.30. Come già scritto abbia-mo fatto molta attività pratica e teorica come ad esempiocenni sulle procedure radio, sulla topografia e su come legge-re le mappe per dare le coordinate, il tutto con istruttori mili-

tari del 187°Re g g i m e n t oFolgore, abbia-mo così impara-to i rudimenti didifesa persona-le e così via.

Nel pro-gramma eranopreviste anchedelle marce inm o n t a g n a ,molto suggesti-va e di particola-

re importanza è stata quella di sabato 19 settembre sulla cimadel Lagazuoi; momento particolarmente emozionante e commo-vente è stato quando, posizionandosi vicino alla croce sul PiccoloLagazuoi, Mattia ha letto la Preghiera dell’Alpino di fronte al 3°e4° plotone, seguito poi da una riflessione del Comandante diReggimento sui caduti per la vetta di questa montagna.

La domenica ci hanno mostrato le armi ed i mezzi in dota-zione all’esercito italiano; spettacolare ed indimenticabile èstato il giro fatto nel mezzo blindato Lince, usato dal nostroesercito nelle missioni all’estero. Altra esperienza positiva èstato il pernottamento in tenda presso l’area addestrativa diVillabassa, dove abbiamo montato da noi le tende, abbiamomangiato tutti assieme usando confezioni monouso e la seracantato canzoni tipiche del corpo degli alpini per scaldare l’at-mosfera. Il giorno seguente, invece, un ex Maresciallo degliIncursori ci ha spiegato le tecniche di sopravvivenza in zoneimpervie e il mimetismo nel bosco, seguito poi da un corso dipronto soccorso militare. Attività più difficile, ma altrettantodivertente ed adrenalinica è stata la scalata presso la Palestra74 e la ferrata presso la località Ponticello, dove abbiamoimparato ad arrampicare e ad affrontare un percorso ferrato.L’ultimo giorno è stato il più emozionante perché finalmente ilnostro obiettivo era stato raggiunto: ricevere il cappello daalpino. Il cappello ci è stato consegnato con tutti gli onori dainostri comandanti alla presenza del Presidente nazionalePerona e del Generale di Divisione e Comandante delle TruppeAlpine Primicerj. E’ stata un’emozione grandissima, una cosaindescrivibile se non la si vive in prima persona. Oltre al pianofisico e teorico, aspetto importante è stato anche l’averesocializzato con persone che non si conoscevano e che veni-vano da tutte le parti d’Italia; dopo i primi giorni di smarrimen-to si impara a convivere, ad aiutarsi a vicenda, ad essere squa-dra per affrontare al meglio le difficoltà.

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Imponente cerimonia organizzata dalla Sezione ANA di Conegliano per il secolo divita del Gruppo a cui la città ha dato il nome. Grande partecipazione di alpini edentusiasmo tra la cittadinanza assiepata per assistere allo sfilamento

Il leggendario Gruppo Co-negliano del 3° Artiglieriada Montagna, in assoluto

fra le entità più gloriose delnostro esercito, ha compiuto,proprio nel luglio scorso, i suoiprimi cent’anni. La Sezione ANAconeglianese, assieme all’Am-ministrazione comunale, con ilbenestare della Brigata AlpinaJulia e del 3° Artiglieria daMontagna, ha voluto celebrarel’importante evento con alcuneiniziative atte a rievocare il lungo

percorso di questo repartoancora oggi impiegato nell’a-dempimento delle operazioni dipace più importanti e rischiose.La manifestazione denominata“2° Raduno del Gruppo Cone-gliano ed incontro di tutti gli arti-glieri alpini” si è svolta nei giorni12-13-14 giugno scorsi nei luo-ghi più belli e importanti dellacittà del Cima. Venerdì 12 alleore 21 presso il Chiostro SanFrancesco il coro ANA diGaiarine, intitolato all’indimenti-

Il Gruppo Coneglianofesteggia 100 anni

Il Gruppo Coneglianofesteggia 100 anni

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cabile Giulio Bedeschi, Ufficialemedico del Gruppo Coneglianodurante la campagna di Russia,

ha proposto ai numerosi conve-nuti, in questo suggestivo ango-lo di Conegliano, la rappresenta-zione “Voci della grande guerra”connubio tra le cante alpine piùpopolari del primo conflittomondiale, collegate tra loro dallamirabile lettura di testi curati daSimonetta Mandis.

Piace a noi tutti cogliere,evento dopo evento, la maturitàcrescente di questa corale chedà lustro alla nostra Sezione.

Nel mattino di sabato 13,presso il Piazzale San Martino, èstata allestita la mostra dei

mezzi e materiali che hannosegnato la storia dell’artiglieriada montagna. I montagnini del

3°Rgt. si sono prodigati con zelonel montaggio dei pezzi e dellevarie attrezzature di supportoall’attività militare specifica,rispondendo con paziente dis-ponibilità ai quesiti dei molti visi-tatori più o meno competenti inquesto ambito.

A fianco della “Cittadelladell’Artiglieria da Montagna” èstato predisposto l’annullopostale con una serie di 12 car-toline per lo più inedite che,epoca dopo epoca, hanno con-traddistinto l’evoluzione del glo-rioso Gruppo Conegliano pre-

sente in tutte le operazioni diguerra e ora di pace più impor-tanti.

Alpini e tricolori in Piazza Cima

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Infine nell’ex casermaMarras, ora nostra sede musea-le, sono stati esposti i documen-ti più rari, le divise originali, glioggetti ed i cimeli più preziosidel reparto, ordinati con cura daLuciano Barzotto e dallo staff dalui diretto. La presenza di alcunemedaglie d’oro originali conces-se a quegli artiglieri che siimmolarono per la Patria indos-sando la divisa di questo onora-to Gruppo, hanno arricchito lamostra e hanno dato ulterioredimostrazione di come il Museodegli alpini di Conegliano sia laperla rilucente della nostraSezione.

Sabato sera al teatroAccademia si è tenuta la seratadell’artiglieria focalizzata attor-no alla presentazione del librodocumento: “Diario della 13^batteria in Africa Orientale 1935-36”, copia anastatica del reso-

conto giornaliero redatto dalcomandante della 13^ Batt. Cap.Edoardo Bozza. Il testo è statoimpreziosito da un notevole cor-redo di foto originali ed inediteche configurano fedelmente ciòche è stata la campagna di guer-ra in Etiopia e quale sia stato ilcontributo degli artiglieri delConegliano in quel momentoprestati al Gruppo Lanzo dellaDivisione Pusteria da poco for-mata. La presentazione è statacurata da chi, sotto l’egida dellaSezione di Conegliano, ha stam-pato l’opera: l’alpino GuidoAviani, indissolubilmente legatoalla storiografia delle pennenere. Nella stessa serata sonostati proiettati gli eccezionali fil-mati del Tenente Uccelli nelsecondo conflitto mondiale diproprietà del collezionistaGiovanni Periz, che egli stessoha commentato.

La Sezione ANA di Coneglia-no e la Brigata Julia hanno avutocome graditissimo ospite il Gen.di Corpo d’Armata RoccoPanunzi, attualmente coman-dante logistico dell’esercito egrande ufficiale d’artiglieria.Con modi semplici ed affabili haspiegato il ruolo avuto da que-st’arma dell’esercito nel corsodegli anni seguendo i progressi-vi cambiamenti succedutisi.

Degno di nota l’interventodel nostro Gen. Div. FrancoChiesa, presidente del comitatodel Gruppo Conegliano. Egli conil trasporto ed il calore umanoche può avere solamente chiquesto Reparto lo ha comanda-to, ha raccontato le vicissitudiniscritte in un fascicolo edito perquesta importante ricorrenza.L’ANA era rappresentata dal vicepres. Vicario Marco Valditara edal cons. Nino Geronazzo. La

Il Presidente Bozzoli nella cittadella dell’artiglieria da montagna Parte la sfilata, in alto i tricolori

Entra in Piazza Cima il Labaro Nazionale dell’ANA La rappresentanza militare con la bandiera di guerra

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Julia, con il comandante Gen.Gianfranco Rossi, era inoltre rap-presentata dal comandante del3° Rgt art. colonnello MicheleSandri, dal comandante delGruppo Conegliano Ten. Col.Antonino Inturri e da altri ufficia-li quali il col. Claudio Linda, il ten.Col. Paolo Fabbri ed il nostroCapitano Andrea Barzotto, giàcomandante della 15^ batt. epoi aiutante maggiore in primadel 3°Rgt.

Ma ciò che ha colpito e com-mosso i presenti all’interno delTeatro Accademia è stato il salu-to del ten. Pietro Marchisio, giàaiutante maggiore del Ten. Col.Rossotto in Russia che, impossi-bilitato a partecipare per proble-mi di salute causati dall’età nonpiù verde, in collegamento tele-fonico ha trasmesso tutta la vici-nanza e tutto il sentimento cheegli prova per il suo Gruppo

Conegliano e per le penne nerein generale.

La serata è stata bella epiena di significato, ha registratoperò una partecipazione inferio-re alle attese, un vero peccatoper l’unicità dell’evento.

Domenica 14 giugno unasplendida giornata di sole comedel resto le due precedenti, hafatto da degna cornice all’epilo-go del centesimo anniversario.Una Conegliano tricolore haaccolto la bandiera di guerra del3° Rgt scortata dal picchettodella 13^ Btr. e dalla presenzadelle altre batterie del reggimen-to. Era presente il Labaro nazio-nale dell’ANA scortato dal vicepres. Vicario Marco Valditara, daicons. nazionali Sebastiano Fa-vero, Nino Geronazzo, OnorioMiotto e dal direttore dell’AlpinoVittorio Brunello. Tanti, veramen-te tanti i radunisti che non

hanno voluto mancare a questoincontro, nonostante le moltepli-ci manifestazioni alpine conco-mitanti. Fra loro, alcuni reducitrasportati su mezzi militarimessi a disposizione dalla briga-ta e diversi comandanti comei gen. Mazzaroli, Collaone,Chiesa. Dopo l’Alzabandiera el’Onore ai Caduti al monumentoin Piazzale 4 Novembre, il corteoè sfilato fino in Piazza Cima. Lafanfara della Julia, assieme aquella di Conegliano, ha scandi-to il passo degli sfilanti. Con ilLabaro nazionale erano presenticentinaia di vessilli, gagliardettie altri tricolori. Ai margini dellastrada una folla numerosa haapplaudito le migliaia di alpini. Inpiazza Cima davanti ai reparti inarmi, sono passati in rassegna,assieme ai comandanti del 3°Rgt e del Gruppo Conegliano, ilcomandante della Julia Gen.

I nostri Reduci orgogliosi di esserci L’onore ai caduti in Piazza IV Novembre

Il Labaro Nazionale apre la sfilata Il Labaro Nazionale e il Vessillo Sezionale

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Brig. Gianfranco Rossi, il vicecomandante delle truppe alpineGen. Div. Claudio Mora ed il Gen.di Corpo d’Armata RoccoPanunzi il quale, in segno dimassimo rispetto, si è inchinatoed ha baciato la Bandiera diguerra del 3°Rgt. Si sono susse-guiti i discorsi delle autorità.

Nelle parole del sindaco diConegliano Alberto Maniero, si èconfermato l’attaccamento del-la Città nei confronti del repartoche qui è nato e che porta cononore in tutto il mondo il nomedi Conegliano. La Sezione ANAdeve un ringraziamento alSindaco e all’Amministrazionecomunale per aver patrocinatoe sostenuto questo importanteevento. Il vice pres. VicarioMarco Valditara ha detto che ”è

nella solidarietà fra alpini ilsenso per andare avanti moltianni ancora, superando gli osta-coli come sappiamo superare leasperità della montagna”.Hanno inoltre parlato il Gen.Franco Chiesa, il Gen. ClaudioMora ed il nostro PresidenteSezionale G. Battista Bozzoli.

Più tardi presso il camposportivo di San Martino alpini inarmi ed alpini in congedo hannofraternizzato davanti ad un ran-cio degno dell’avvenimento. Ungrazie va ai Gruppi che hannocollaborato per far sì che la gior-nata potesse finire in gloria.Coordinatore di tutto ciò, il vicepresidente Sezionale vicarioGiuseppe Benedetti che non halesinato alcuno sforzo per lariuscita del pranzo con ben 1300

commensali. Un plauso sincerova ancora una volta al tesoriereClaudio Lorenzet, infaticabile edinsostituibile nel dedicarsi permesi, oltre alle già gravose attivi-tà di routine, anche alla stesuradi opuscoli, manifesti, lettere perla festa del 3°.

Un ultimo ringraziamento vala Gruppo Conegliano, al 3°Art.Montagna e alla Brigata Julia chehanno creduto nella capacità enell’affetto che la Sezione ha perloro, facendo in modo cheConegliano avesse l’onore diaprire i festeggiamenti per il 60°anniversario della rinascita diquesta entità alpina, unica e persempre ineguagliabile.

Renzo Sossai

Armamento moderno in mostra a Piazzale S. Martino In raccoglimento prima della sfilata

Sfilano le batterie Nel museo, il pensiero, la storia Gli omaggi agli ospiti

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Fin dai primi, concitati mo-menti che hanno seguito latragedia dell’Abruzzo, in tut-

to il Paese è partita una mobilitazionespontanea che ha interessato tutti,dalle Istituzioni ai provati cittadini, alleaziende. La Sezione ANA di Coneglia-no era presente nelle fasi di poco suc-cessive al sisma con la sua Protezio-ne Civile, forte di numerosi volontari.

Anche il gruppo Electrolux haimmediatamente deciso di offrire unaiuto concreto alla ricostruzioneinviando subito numerose apparec-chiature, dai frigoriferi per la conser-vazione di medicinali, alle lavabian-cheria e alle cucine per le tendopoli.

Contemporaneamente è partitauna raccolta volontaria di fondi tra idipendenti, che in poco tempo ha

totalizzato 25.000 euro, cifra raddop-piata grazie al contributo messo a dis-posizione dall’azienda.

Definito l’ammontare dei mezzieconomici, per garantire il migliore epiù efficace utilizzo delle risorse dis-ponibili, è apparsa evidente la neces-sità di un interlocutore unico tra i varienti e organismi impegnati nel soc-corso e nella ricostruzione.

Questo interlocutore è stato facil-mente individuato nella ProtezioneCivile ANA e il passo successivo èstato l’acquisto, con una parte delcontributo, di uno speciale container,destinato ad ospitare una cucinamobile progettata e donata daElectrolux Professional.

La cucina mobile è in grado diservire fino a 600 pasti al giorno ed è

fornita delle soluzioni più adatte peroperare in situazioni critiche, con lamassima garanzia di sicurezza. Al ter-mine dell’emergenza abruzzese, lacucina entrerà a far parte delle attrez-zature in dotazione alla ProtezioneCivile ANA.

Per comprendere quali siano lenecessità attuali nei campi di acco-glienza e le motivazioni che hannospinto Electrolux a questo tipo diintervento, sono state utili le conside-razioni di Andrea Danieli, ex dipen-dente di Electrolux Professional, oggiVice-Presidente ANA della Sezione diConegliano e Coordinatore Sezionaledella Protezione Civile ANA, partitoper l’Abruzzo immediatamente dopol’emergenza con un gruppo di volon-tari con la penna nera.

Andrea Danieli con la PR ElectroluxDaniela Sele

L’interno del container che sforna 600pasti al giorno

Bepo: cuoco, alpino e Casanova,volontario in Abruzzo

Abruzzo: un aiuto daglialpini e dal gruppoElectrolux

Abruzzo: un aiuto daglialpini e dal gruppoElectrolux

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Foto ricordo per il Presidente Bozzoli

A Latinacol cuore a L’AquilaA Latinacol cuore a L’Aquila

Ècosì tanto ambita,l’Adunata nazionaledegli alpini, che ogni

scelta si presta a contestazio-ni anche se la sede designatafa parte delle classiche cittàalpine, figurarsi quando la pre-ferenza cade su una località aldi fuori del consueto circuito,come quest’anno per Latina.

Certo i dubbi su questasede si sono alimentati ancheperché la pesante macchinaorganizzativa è partita in ritar-do rispetto al solito, ma allafine con qualche intoppo, intrecentomila hanno fatto festa

nei giorni 8, 9 e 10 Maggio.E’ stata una festa diversa,

con le amare sfumature deldolore della tragedia del terre-moto in Abruzzo.

Ma anche da questoappuntamento annuale, notoper la convivialità talvoltaeccessiva, è partita la speran-za per la ricostruzione.

Le tute gialle della Prote-zione Civile dell’ANA hannoparzialmente sospeso i lavoriper un giorno, una delegazio-ne di esse ha sfilato al-l’Adunata per poi tornare neigiorni successivi all’instanca-

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bile opera di ripristino e diassistenza, cominciata qual-che ora dopo che il sisma

aveva devastato la terraabruzzese.

E gli alpini abruzzesi pre-senti hanno marciato dignito-samente con il presidenteCorrado Perona che ha volutoessere con loro.

Hanno sfilato in silenzio,lasciando che uno striscioneparlasse per loro: “L’Aquilatorna a volare, grazie Italia”,con gli scrosci di applausi delpubblico oltre le transenne.

Gli alpini sono fatti così:poche parole e tanta solidarie-

tà, per ringraziamento bastauno sguardo.

LATINA E I VENETILatina è la seconda città

del Lazio per popolazione,quasi 120.000 abitanti.

E’ una città moderna nataquasi dal nulla, composta daun agglomerato centrale diforma ottagonale, con i variborghi preesistenti comeappendici.

Al momento dell’inaugura-zione il 18 dicembre 1932,veniva chiamata Littoria, no-me che nel 1946 fu cambiatocon quello attuale, perché

riecheggiante quel ventenniofascista appena trascorso. Maquesta città rappresenta di

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I nostri gagliardetti sfilano a Latina per l’Adunata Nazionale

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quel periodo fra le due guerre,certamente una delle paginemigliori, con l’ impulso datodal governo Mussolini allabonifica dell’ Agro Pontino, dicui Latina è il capoluogo. Allabonifica partecipò moltagente del Nord, la maggiorparte veneta, invitata dalgoverno di allora.

Essa, con strenui sacrifici,seppe rendere fertile quellaterra paludosa che nei decen-ni successivi diede modo diassicurare una esistenza sere-na a tante famiglie.

Oltre al “Monumento aiBonificatori” situato in Piazzadel Quadrato, in una piazzettanon molto distante, c’è unarco di forma semplice, nellecui pareti interne sono postele targhette di tutte le famiglievenete che contribuirono confatica e sudore a creare que-sta città.

A chi ha potuto visitare

attentamente la periferia diLatina, magari recandosi almuseo di “Piana delle Orme” oal parco di Fogliano, è statopossibile conoscere la terza,la seconda o forse anche laprima generazione, di chi partìdai nostri paesi.

Queste persone hannoconservato gelosamente ildialetto, gli usi e costumi, lacucina tradizionale.

Con le lacrime di felicitàagli occhi la gente di Latina haaccolto con generosità e squi-sita ospitalità gli alpini veneti.

Ecco dunque il significatodell’Adunata Nazionale aLatina: portare il senso dell’esistenza della nostra asso-ciazione ovunque ci sia larichiesta, ovunque ci sia quelfermento d’umanità e dirispetto per la memoria alpinacosì necessari per la continui-tà dell’ ANA.

LE CERIMONIEVenerdì 8 Maggio

L’alzabandiera alle ore 8 inPiazza della Libertà, ha apertosolennemente l’Adunata Na-zionale Alpini a Latina. Eranotutti presenti dal SindacoVincenzo Zaccheo, al coman-dante delle Truppe AlpineGenerale di divisione AlbertoPrimicerj, al Presidente Cor-rado Perona ed al CDN con ilLabaro Nazionale. Erano par-tecipi già molti Vessilli sezio-nali come quello di Coneglia-no, e molti gagliardetti, diversidei quali della nostra Sezione.Dopo l’onore ai Caduti, tribu-tato con la deposizione di unaCorona d’alloro al Monu-mento ai caduti, presso iGiardini Comunali, il corteoaccompagnato dalla Fanfaradella Taurinense, scortato dalpicchetto del 2° Reggimento,impreziosito dal Gonfalonedella Città di Latina, medaglia

La folla saluta entusiasta il Consiglio Nazionale ANA La fanfara alpina a Latina: presente!

Il Vessillo sezionale è in buone mani Alpini di Conegliano in libera uscita... De Rosso, Sossai e Masutti col Vessillo

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d’argento al valor civile, si èrecato in Piazza del Quadratoa rendere l’onore al “Monu-mento ai Bonificatori”. Moltidi loro erano ex combattentidella Prima Guerra Mondialeche pur di vincere la miseria ela fame non esitarono alasciare i luoghi natii e adavventurarsi in vicende dall’e-sito non sempre felice, met-tendoci tutta la loro forza e leloro speranze.

Nella stessa mattinata divenerdì 8 maggio, un'altradeposizione di corona inonore dei Caduti avvenivapresso il monumento alle por-tatrici carniche (PlotznerMentil) a Sabaudia.

Nel pomeriggio a Nettunoaltre due corone venivanoposate rispettivamente alCimitero Americano e al

Campo della Memoria. Inserata l’avvenimento clou:l’arrivo della Bandiera diGuerra del 2° Rgt. Alpini, pre-ceduta dai Gonfaloni dellaRegione Lazio, della Provinciadi Latina, del Comune diLatina, di quelli limitrofi e dalLabaro Nazionale dell’ANA.

Da Piazza San Marco, pres-so la casa del combattente, ilcorteo si è diretto sino aPiazza del Popolo, dove èsituato il Municipio. Scandiva ilpasso la fanfara della BrigataTaurinense scortata da duecompagnie di alpini in armi.Presenziavano il PresidenteCorrado Perona con il CDN edil Labaro Nazionale, il Generaledi Divisione Alberto Primicerjcomandante delle TruppeAlpine, il sottosegretario on.Carlo Giovanardi ed il Sindaco

Vincenzo Zaccheo. Dietro aloro una moltitudine di vessillie gagliardetti e tanti alpini sfi-lanti fra due ali di folla.

Sabato 9 maggioSul sagrato della chiesa di

San Marco alle ore 17, l’arcive-scovo ordinario militare mon-signor Vincenzo Pelvi ufficiavala Santa Messa davanti ad unamoltitudine di penne nere edi tricolori. Concelebrava ilvescovo di Latina monsignorGiuseppe Petrocchi assieme amonsignor Bazzari Presidentedella Fondazione Don Gnocchie a molti cappellani militari.Non mancavano le massimeautorità cittadine ed i verticidell’ANA, assieme al GeneralePrimicerj. Monsignor Pelvinella sua omelia non dimenti-cava di soffermarsi sulla figura

I boce col “bocia” Nino Geronazzo Parte la sfilata della nostra Sezione

Sfilano i nostri alpini, belli e ordinati ... quei de Conejan sei vede subito

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di Don Carlo Gnocchi, maestrodi fede ed insegnante deivalori di carità e di solidarietà,lasciati in eredità agli alpini.

Domenica 10 maggioNelle nove ore di sfilata

hanno marciato circa 47.000penne nere. La nostra Sezioneè stata presente con circa 500unità, facendo degnamente lasua parte.

Come nelle giornate pre-cedenti, il sole ed il bel temposono regnati. Nonostante ilunghi e larghi vialoni ci sonostati dei vuoti e dei ritardi fraSezione e Sezione sfilanti.

La città e i suoi abitantihanno risposto positivamentealla rumorosa e pacifica inva-sione degli alpini, sopportan-do volentieri i disagi dei tre-centomila confluiti in loco.

Mettiamo comunque inarchivio un’altra bella AdunataNazionale e prepariamoci a

viverne un'altra a Bergamo nelmaggio 2010.

Renzo Sossai

All’adunata di Latina, visto lo striscione del Gruppo Refrontolo, si è

fermato Giovanni Nicola Heusch, pronipote del Col. Heusch, primo

comandante del 6° Reg. Alpini a Conegliano, il 1° novembre 1882.

Nella foto il capogruppo De Martin e Heusch.

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Narra una leggenda chenel Paradiso dove ripo-sano gli alpini “andati

avanti”, in occasione dell’Adunatac’è grande animazione. All’albadella domenica gli ospiti delCantore prendono posto in unaimmensa tribuna per assisterealla sfilata. L’emozione è forte,anche se contenuta, ma puòaccadere che, all’improvviso, unalpino ceda alla commozione edalle lacrime.

La sfilata rappresenta ilmomento più alto dell’Adunata:sfilando con il suo cappello (quelcappello che è tutto per un alpino,quel cappello che ti hanno messoil primo giorno di naja e poi nonsei più stato capace di liberarte-ne) ogni alpino rinnova il suopatto di appartenenza e raccontala sua storia. Perché ogni Sezione,ogni Gruppo, ogni alpino ha la suastoria da raccontare.

E così scorrono mille storieall’interno di una sfilata. Tra que-ste c’è quella, forse non tanto

nota, degli “infiltrati”. Gli infil-trati sono coloro che sfila-no col cappello pur nonessendo alpini. Ma cisono anche alpiniche sfilano conun cappelloche non è illoro.

È il cappello delpadre, del nonno, di unamico che non c’è più,e quel giorno sarebbestato felice di sfilareancora una volta per direal mondo il suo orgo-glio di essere alpino.Tra le storie che rac-conta una sfilata,questa, quella degliinfiltrati, è forse lapiù alpina, la piùtoccante. Perchénon c’è manie-ra migliore perricordare unalpino anda-to avanti.

Può capi-tare allorache daglispalti di

q u e l l asmisurata

tribuna delParadiso di

Cantore unalpino scorgaall’improvvisoondeggiare il

suo cappellotra le

A Latina per sfilare a fiancodi un amico che non c’è più

Lino Bortoletto ai tempi della naiaFoto in alto, la famiglia Bortoletto (al centro Moreno con il cappello

del padre), alpini del Gruppo Colfosco ed il Vicepresidente dellaProvincia di Treviso Floriano Zambon

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penne nere che passano.Silenziose lacrime solcano allora ilsuo viso. Lacrime di gioia.

* * *

Lino Bortoletto nasce aColfosco. Classe 1932, nel 52 svol-ge servizio militare a Tolmezzo,Brigata Julia.

In occasione di un viaggio aLatina, dove scende per trovaredei parenti, conosce Severina. C’èun pezzo di Veneto in quegli anninel Lazio. Anni prima intere fami-glie di coloni sono giunti da ogniparte d’Italia, a costruire Littoria,la nuova città che poi sarà chia-mata Latina. Ma è soprattutto labonifica dell’Agro Pontino, terra dipaludi e di malaria, trasformata infertile zona di coltivazione agrico-la, ad essere legata alla vita e alsudore delle genti arrivate dallenostre parti.

Dei quasi tremila poderi messia disposizione nell’Agro Pontinoben 1440 sono stati infatti affidatia famiglie di coloni veneti, emigra-ti dalle nostre campagne, peressere bonificati.

Storie di grande fatica, di unlavoro duro e povero, per cambia-re l’aspetto di un territorio e ren-derlo utile per creare nuova occu-pazione.

Così la popolazione della pro-vincia di Latina è per circa la metàdi origine veneta, e la stessa fami-glia di Severina proviene daGiavera del Montello.

Lino e Severina si fidanzano enel novembre del 1960 si sposa-no. Come da tradizione di allora, lacerimonia si celebra nella chiesadella sposa, in Borgo Montello aFerriere, Comune a 30 km daLatina, dove c’è anche BorgoPiave e Borgo Grappa a ricordarel’emigrazione e la presenza dellefamiglie venete. La famiglia si tra-sferisce quindi nella casa paternadi Lino, a Colfosco, ed è prestoallietata dalla nascita di Loriana e

Moreno. Ma intanto la campagnadel padre di Severina si è ingran-dita, e servono forze giovani, cosìLino e la sua famiglia si trasferi-scono definitivamente nell’AgroPontino, quando Loriana ha dueanni e Moreno alcuni mesi.

Poco tempo dopo a causa diuna grave malattia Lino Bortoletto“passa avanti”. Severina reagiscealla tragedia con tenacia, dedi-candosi prima ad allevare i duepiccoli figlioli e sobbarcandosi poil’impegno della costruzione diuna casa spaziosa che servirà dafutura dimora ad entrambi i figli.Oggi Loriana e Moreno si sonofatti una famiglia ed abitano pro-prio in quella casa.

Per una scelta tanto intelligen-te quanto sensibile, l’Adunataalpina 2009 si tiene a Latina, perriannodare dei fili tra la comunitàveneta e quella laziale, per ricor-dare quella grande avventura chelega gli alpini con l’Agro Pontino,per ricordare che nell’immaneopera di bonifica di quelle terrec’erano anche le penne nere, edomaggiarne il sacrificio messo incampo, anche in termini di viteumane.

Per le vie di Latina con gli alpi-ni sfilerà un pezzo importantedella storia, della tradizione, dellacultura di questa città. I giornidell’Adunata nei borghi della cittàriecheggerà il nostro dialetto, esarà quasi come essere in terraveneta.

Ricordo l’amicizia che legavala mia famiglia a quella di LinoBortoletto, eravamo vicini di casaquando dimorava a Colfosco.Ricordo di averne apprezzato labontà e lo spirito di sacrificio chelo aveva portato anche ad emigra-re in Francia.

Arrivati a Latina per l’Adunatail mio primo impegno è raggiun-gere Borgo Montello di Ferriere,dove, in compagnia di SandroSoldan, faccio visita a Severina edalla sua bella famiglia.

L’incontro avviene nel ricordodi chi non c’è più e la commozio-ne, alimentata da mille ricordi, èfortissima. Lei parla ancora ilnostro dialetto, Loriana e Morenosi sono integrati nella parlataromana, ma sembrano divertirsi afarsi scappare qualche parola chesi sente ormai solo sulle duesponde del Piave. Poi Morenosparisce e ritorna con un cappelloalpino.

Non è il suo, lui la naia l’hafatta nella fanteria, è quello delpadre alpino.

Quel cappello è stato gelosa-mente custodito negli anni comeuna reliquia, ha occupato il postopiù importante nello scrigno deiricordi. Perché Lino ne andavafiero.

Moreno ci chiede se dome-nica potrà sfilare con il cappellodel padre. E noi felici di poterglidire di sì…

La commozione si stemperanella gioia di esserci ritrovati.Severina vorrebbe ospitare tutto ilGruppo Colfosco a casa sua masiamo in troppi ed il giorno dopotocca a lei, con tutta la sua fami-glia, esser nostra ospite nellatenda dove siamo accampati aLatina.

Domenica Moreno ha sfilatonelle fila del Gruppo Colfosco conil cappello del padre, mentre ilresto della famiglia aspettava ilsuo passaggio sotto il sole oltre letransenne. Ed ho avuta la sensa-zione che quello che mi sfilavaaccanto fosse Lino.

Come se non fossero passatigli anni, come se facesse sempreparte del Gruppo Colfosco.

Ed è stata una sensazione bel-lissima. E ora nel mio ricordoquella di Latina rimane l’Adunatapiù bella.

Paolo Ceotto

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Grazie giovani!” . Conquesta semplice affer-mazione, giovedì 16

aprile 2009, nella sede del Gruppodi Codognè, abbiamo dato soddi-sfazione ai giovani della Sezioneche si sono ritrovati per una dove-rosa pastasciutta, dopo aver par-tecipato, per il 2°anno consecuti-vo alla raccolta del farmaco. Unicoesempio di collaborazione alpinacon il banco farmaceutico, volutafortemente dai giovani dirigentidella nostra Sezione per cemen-tare l’amicizia e la collaborazionedei giovani iscritti all’ANA.

Visto il successo avuto nelledue edizioni, possiamo dire che èstata una scelta vincente, senzasminuire il successo delle altreiniziative, non ultima la staffettadella fiaccola storica da Caporettoa Trento.

Abbiamo passato un paiod’ore piacevoli, confrontandocianche sui prossimi impegni che ciattendono.

Erano presenti anche il presi-dente sezionale Giovanni BattistaBozzoli, il vice presidente vicarioBepo Benedetti, appena rientratida Cividale, dove, assieme adun'altra sessantina di alpini, ave-

vano rappresentato la Sezione alrientro dei Reparti alpini dal-l’Afghanistan.

Il presidente ha ringraziato igiovani per quello che fanno, chehanno fatto e che nel futuropotranno fare per tenere alti ivalori espressi dagli alpini. Ha poiparlato il capogruppo di CodognèAldo Moras.

Manuele Cadorin, dopo averringraziato per l’ospitalità offerta,e portato i saluti del Consiglierenazionale Nino Geronazzo, ha an-nunciato l’avvicendamento alcoordinamento sezionale giovani:gli succede Alberto Galli.

Il Gruppo sezionale dei giova-ni è nato sotto la guida diManuele Cadorin, che lo ha fattocrescere, sia nei numeri che nellasostanza delle iniziative.

Tocca adesso ad Alberto coin-volgere altri giovani, proporresempre nuove appassionanti ini-ziative, nella certezza che daldirettivo sezionale non mancheràil necessario calore e l’indispen-sabile supporto.

Con l’ultima assemblea, ildirettivo della Sezione si è ulte-riormente ringiovanito e la presi-denza nutre molte speranze nelle

giovani leve, che sono il futurodella nostra associazione.

I giovani sono una bellissimarealtà all’interno della nostraassociazione.

L’energia, la gioia, la spensie-ratezza, l’invenzione, il brio dell’e-tà fanno la differenza, anche tragli alpini.

Le porte non sono aperte,sono spalancate! Vi aspettiamo!

A.G.

Grazie giovani! Un coro di consensialle iniziative dei bociaAl Coordinamento Sezionale dei Giovani dell’ANA, Alberto Galli riceve il testimoneda Manuele Cadorin. “Porte aperte, anzi spalancate” è la parola d’ordine

L’alzabandiera, momento solenne

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La gioia del dovere compiutoè la “paga” più bella

Capita che una frana inquel di Pieve di Soligocombini dei danni, che

poi qualcuno nel momento delbisogno si rivolga ad un alpinoper avere un aiuto e che questiporti il discorso al consigliodella Protezione Civile Alpinadella Sezione di Conegliano.

Da questo punto in avantiperò niente è più casuale e alloscopo viene eseguita unariunione dei CSQ la sera del 16febbraio, poi, visto il da farsi, everificata la situazione , scatta ladecisione di intervento.

Parte la scaletta organizzati-va: convocazione volontari, pre-disposizione attrezzatura emezzi, verifica permessi ecopertura logistica, il tutto in 4(quattro) giorni (tempi impensa-bili in altre realtà)… perchésabato 21 febbraio, ore 7.30 dimattina, una trentina di volonta-

ri erano già radunati, pronti adentrare in azione .

Ci si addentra nel bosco percirca due chilometri e poi lacolonna si ferma sul fronte dellosmottamento perché non c’èpiù la strada.

Vediamo sulla cima dellacollina la casa isolata, mentrenotiamo sul suo fianco un pro-fondo canalone creato dallosfaldamento che si è portato avalle, strada, alberi e terra ingrande quantità.

Siamo preoccupati per lacasa ma ci rassicurano che èstata costruita sulla roccia enon dovrebbe avere problemi.

Il dubbio è obbligatorio,anche perché la frana è ancorain movimento e con un po’ diapprensione si nota qualchegrumo di terra che sgrana avalle.

Ma siamo venuti per lavora-

re e quindi, con rapido sguardoal sottobosco, viene individuatoil percorso più idoneo, per evita-re gli alberi e altre asperità chepossano intralciare la costruzio-

L’Unità di Protezione Civile Alpina della Sezione di Conegliano a Pieve di Soligo percollegare con una gradinata di emergenza una famiglia isolata da una frana

Gli alpini della Protezione Civile al lavoro

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golato si porta in quota la ghiaiada stendere sopra la terra delripiano per agevolare la tenutadell’insieme, affinché il piede“posi sicuro”.

In poco tempo tutta la scar-pata è diventata un formicaio; ivolontari sono sparsi nelle variepostazioni e lavorano di buonalena tanto che il risultato sicomincia a vedere.

Il lungo serpentone di gradi-ni prende forma e questo stimo-la a proseguire con soddisfazio-ne, aiutati a metà mattina dapoderosi panini imbottiti ac-compagnati da un “prosecchi-no” speciale.

Il timore di non farcela è sva-nito e la proposta di continuareil lavoro ad oltranza fino al ter-mine e prima della sosta pranzotrova tutti d’accordo.

Ogni previsione dei tempiviene bruciata ed in praticaverso le ore 13, l’opera è com-piuta.

La ciliegina sulla torta ecco-

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ne della gradinata.Sì, perché siamo venuti pro-

prio per costruire una scalinatadi fortuna su questo ripido edimpervio pendio, questo perpermettere agli abitanti dellacasa di poter salire e scenderedall’abitazione fino alla stradaancora percorribile.

Un’opera utile e necessariain modo speciale per il capofa-miglia non più giovane ecostretto a spostarsi con l’aiutodi stampelle.

Comincia un gruppo a sten-dere il filo-guida tra gli alberi,partendo dalla strada fino allasommità, mentre un secondogruppo comincia a tagliare tron-chi in misura adatta, un altro liprepara spaccati a metà percostruire “l’alzata” del gradino ealtri appuntiti per piantarli poi afermare il traverso e dar mododi riempire con terra la “pedata”del gradino stesso.

Poi, con l’aiuto di un piccolo,ma provvidenziale, Dunper cin-

la: a circa metà salita un grossoceppo a lato della scalinatasembra posizionato da madrenatura apposta per la sosta ed ètroppo invitante per non trasfor-marlo in una panchina naturalecon tanto di spalliera: dettofatto!

Ora si mangia e si beve e siscambiano quattro chiacchierein compagnia, sperando che lanatura non voglia rovinarequanto è stato fatto con tantapassione, poi raccolte le propriecose si comincia il rientro,lasciando alle spalle il freddodel mattino, il sudore del lavoro,la gioia dei beneficiati, maanche, da volontari, il compiaci-mento del “dovere compiuto”.

Felice Dal Bo

Il lungo serpentone di gradini ha preso forma grazie all’opera degli alpini

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Domenica 28 giugno 2009è una giornata alquantofresca, ma tutto sommato

clemente. Alcune gocce di pioggiabagnano il parabrezza della nostraauto, mentre si sale lungo i tredicichilometri di strada che portano dalcentro di Pontebba (UD) (563 metrid'altitudine) ai 1530 metri del PassoPramollo, presso il confine di statocon l’Austria.

Alla fine è solo un brutto presa-gio, il tempo tiene ed ogni tanto fil-

tra pure qualche raggio di sole.Quando finisce la valle del Canal delFerro e sullo sfondo si scorge laCarinzia, il panorama si fa più belloe possiamo ammirare il MonteCavallo, 2239 m, la Creta d’Aip, 2279m, il Garten Kofel, 2195 m e il MonteAuernig, 1863 m, posto sopra il gra-zioso laghetto artificiale. Siamovenuti al Passo Pramollo, chiamatoanche Nassfeld Pass in lingua tede-sca, perché da trentacinque anni si

svolge l’incontro alpino internazio-nale voluto ed organizzato dalGruppo ANA di Pontebba e dall’OKB di Hermagor. Queste due asso-ciazioni d’arma, sin dai primi annisettanta, hanno inteso simboleggia-re con quest’evento l’alto senso difraternità esistente fra le genti dimontagna che prevale di fronte adogni campanilismo.

E’ la fanfara della Brigata Julia ascandire il passo del migliaio dipenne nere convenute. Una decina

di vessilli sezionali e una cinquanti-na di gagliardetti impreziosiscono ilcorteo che oltrepassa il confine distato per incontrarsi con gliAlpenjager e gli Shutzen austriaci.Vengono eseguiti gli inni nazionali diItalia ed Austria mentre parallela-mente si innalzano le due bandiere.Un colonnello austriaco ed ilcomandante delle Truppe AlpineGen. Div. Alberto Primicerj passanoin rassegna i tricolori alpini e le ban-

“Ca’ la man, fradi.Reich mir die hand, bruder”

diere austriache e slovene delleassociazioni presenti. Sono qui fragli altri i colonnelli Claudio Linda,Willy Lenzini e Luigi Ziani, quest’ulti-mo, mio ex comandante alla Fantinadi Pontebba ed ora responsabiledella Protezione Civile della Sezionedi Udine, come il gen. Primicerj, èiscritto al Gruppo di Pontebba.

I discorsi ufficiali avvengononelle due lingue; parla anche MarcoValditara, Vice Presidente Vicariodell’ANA presente all’evento assie-me al Consigliere nazionale FrancoMunarini. Il corteo si dirige verso lachiesetta sul confine ove, sul sagra-to, viene deposta una corona inonore dei Caduti. La Santa Messainvece è celebrata al campo, in unampio spiazzo, da un cappellanomilitare e da un sacerdote luterano.Al termine della funzione religiosa,le parole commosse di ringrazia-mento ai presenti del Capogruppodi Pontebba Gianfranco Sonegochiudono la manifestazione ufficia-le. Più tardi, a circa un chilometrodal passo, direzione Pontebba,presso una vecchia fortificazionechiamata “fortino dell’amicizia”, ungustoso pranzo allieta chi è salitofin lassù a confermare la solidarietàfra chi una volta era avversario inguerra e ora è alleato per la pace.La nostra Sezione, come in passato,è stata ben rappresentata con ilvessillo portato dal Cons. VittorinoZanetti e scortato da chi scrive, conle Fiamme di Santa Lucia di Piave,Città, Barbisano e Bibano Godega econ alcuni alpini del Gruppo Masetche, nella stessa giornata, ha man-dato rappresentanti anche alContrin e a Cima Vallona. (R. S.)

35° incontro alpino internazionale al Passo Pramollocol Gruppo ANA di Pontebba e l’OKB di Hermagor, chedai primi anni settanta simboleggiano con questo even-to l’alto senso di fraternità delle genti di montagna

Le autorità militari rendono omaggio alle insegne alpine

Zanetti e Sossai col Vessillo Sezionale

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Premio Fedeltà col Presidente Perona

Solenne alzabandiera presso il Monumento ai Caduti diChialamberto (TO)

Santuario di Oropa (Biella): Il Presidente nazionale CorradoPerona con gli Alpini di Conegliano

Dopo l’edizione speciale delloscorso anno, dedicata allavalorizzazione della nostra

memoria storica, con il recupero di trin-cee e manufatti militari presenti nelleAlpi, il Premio Fedeltà alla Montagnatorna alle sue caratteristiche originali.

Il Vessillo sezionale, con 28 gagliar-detti di Gruppi della nostra Sezione e50 alpini al seguito, ha onorato con lasua presenza, questo prestigioso pre-mio, assegnato, quest’anno, allaAzienda agricola dei fratelli GenottiAldo e Guido, alpini del gruppo diChialamberto, Sezione di Torino.

Siamo stati accolti con amicizia esimpatia da Giorgio Chiosso, presidentedella Sezione di Torino, dal Gruppo alpi-ni di Caselle Torinese, dal Presidentedella commissione Premio Fedeltà allaMontagna Marco Valditara, dal ca-pogruppo di Chialamberto ErnestoMichiardi con i suoi alpini e tutti i valli-giani.

Il sabato, il Vessillo e i gagliardettidella nostra Sezione hanno presenziatoalla cerimonia svoltasi all’alpeggio diCombette, situato a 1890 metri di altitu-dine, raggiungibile a piedi o con fuori-strada, che dista 12 km daChialamberto. Qui si è potuta visitarel’azienda dei fratelli Genotti, che sioccupa di allevamento di bestiame eproduzione di burro e formaggi, in pre-valenza “Toma di Lanzo”.

Domenica mattina, tutti presentialla cerimonia di Chialamberto, conalzabandiera, sfilata, S. Messa e conse-gna del Premio Fedeltà alla Montagna,con gli interventi del Presidente dellacommissione Marco Valditara, delSindaco, del Capogruppo, delPresidente sezionale e del Presidentenazionale Corrado Perona.

Nella giornata di venerdì 17, cisiamo recati al Santuario della Ma-donna nera di Oropa (Biella), dove adattenderci c’era il Presidente nazionale

Corrado Perona, al quale va il nostroringraziamento per la sua disponibilità,per averci accompagnati alla visita delSantuario ed illustrato con dovizia diparticolari la sua storia.

Non è mancata, con l’occasione, lavisita alla Sezione di Biella. Ci aspettavail suo Presidente, Edoardo Gaia, che conmolta soddisfazione ci ha fatto visitarela nuova sede, inaugurata appena unpaio d’anni fa, sede che ospita anche ilMuseo degli Alpini ed il magazzino delnucleo di Protezione Civile sezionale.

Gli alpini di Biella ci hanno prepara-to e servito il pranzo, che abbiamo con-sumato in compagnia del PresidentePerona, soddisfatti di averlo avuto, tuttoper noi, per un’intera giornata, al nostrofianco anche come guida.

Grazie Presidente Perona da tuttala Sezione di Conegliano.

Bepo Benedetti

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L’importanza del Centro Studi ANA

I monumenti di Vittorio Celotti

Nell’ambito del 13° Conve-gno Itinerante della StampaAlpina che si è svolto a

Verona il 28 e 29 marzo scorso, parti-colare importanza è stata data all’o-pera che sta profondendo il CentroStudi dell’ANA.

Nella presentazione del Consi-gliere nazionale Giuliano Chiofalo,davanti ai rappresentanti di 53Sezioni su 81, presenti sabato 28 alconvegno, è stata data la chiara defi-nizione di ciò che deve essere ilCentro Studi: “un contenitore di ideeche conservi fedelmente la storia edil costume alpino, che sviluppi neinostri associati il senso di apparte-nenza e disciplini l’alpinità in conge-do”. A tal proposito è stata costituitauna piccola commissione compostadal Dott. Andrea Bianchi, dall’alpinoAndrea Andrich della Sezione Cadoree da Mariolina Cattaneo dellaSegreteria Nazionale, per redigere labiografia del fondatore dell’ANA e giàpresidente della stessa, il capitanoArturo Andreoletti. Si vuole così inau-gurare una collana sulla storia e lavita dei personaggi di spicco delcorpo degli alpini.

Gianluca Marchesi, componentedel ristretto comitato del CentroStudi, ha voluto soffermarsi “sullafondamentale ricerca del modo perpoter relazionare con i vari livelli del-l’insegnamento scolastico”.

Sono da segnalare al CentroStudi le figure particolari, iscritteall’ANA (docenti, ricercatori, psicolo-gi, pedagoghi), che possono contri-buire ad attualizzare questo progetto.

Ed anche altri soggetti capaci nelmondo informatico e telecomunicativosono richiesti, perché il Centro Studipossa avere un valore nell’ambito alpi-no con il contributo di tutte le Sezioni.

Si cercano inoltre vecchie cantepopolari alpine con gli anni andate unpo’ nel dimenticatoio.

Il vice presidente vicario dell’ANAMarco Valditara ha voluto ribadirequesti concetti affermando: “E’importante il rapporto con la scuola,non solo per mantenere il mito del-l’alpino, ma soprattutto per l’attuazio-ne del progetto formativo in collabo-razione con le Forze Armate in cui iragazzi potranno partecipare aglistage indetti nel prossimo futuro”.

ATTIVITÀ MUSEO ANA. MauroDe Petroni della Sezione di Trieste, haricordato quanto sia di importantesupporto, in materia giuridica questaSezione del Centro Studi, per i variMusei ANA. Ha citato le esemplifican-ti esperienze di Gorizia e Biella. IlColonnello Stefano Basset, ferito inoperazione di pace, medaglia di bron-zo al valor militare, direttore delMuseo storico nazionale di Trentosituato sul “Doss Trent”, che dominala città e che contiene il mausoleo diCesare Battisti, ha illustrato i risultati.Ha spiegato che, con la catalogazionedei reperti e dei cimeli dei vari MuseiANA, s’impedisce il tentativo possibi-le di requisizione degli stessi e si dà lapossibilità al Centro Studi di poterattingere alle foto di questo censi-mento per impreziosire le futureopere letterarie.

BIBLIOTECA ALPINA. Luca

Geronutti, Sezione di Milano, è inter-venuto sulla catalogazione dei testialpini presenti nelle varie bibliotechedei Gruppi e delle Sezioni, lanciata loscorso anno. A tale richiesta ha rispo-sto solo il 10%. “E’ fondamentale l’a-desione per poter sviluppare inmaniera compiuta la ricerca dei variframmenti di storia e dei vari aneddo-ti di vita alpina. E’ inoltre importantemandare le riviste alpine di Gruppo edi Sezione”.

CALENDARIO ANA. Il consiglie-re nazionale Luigi Bertino è interve-nuto sul calendario edito quest’annodall’ANA. “L’occasione del 90° anni-versario della nostra associazione èsembrata propizia per stamparle ilcalendario e sviluppare ulteriormentela nostra solidarietà interna. Per l’e-sterno è servito a far capire chi siamoeffettivamente”.

LIBRO VERDE. Il consiglierenazionale Giuliano Chiofalo ha esordi-to così: “E’ d’importanza fondamen-tale. Dovrebbe essere presentato aivari ospiti dei Gruppi. Purtroppo nonè stato del tutto recepito il fatto che ilLibro Verde è il nostro biglietto da visi-ta in cui si registra, senza falso pudo-re, ciò che si è fatto d’importante e disolidale durante l’anno”. Il vice presi-dente vicario Marco Valditara haaggiunto: “E’ utilissimo che circoli inogni ambito perché è la prova con-creta del nostro impegno”.

Sono dunque molteplici le sfuma-ture contenute nel progetto delCentro Studi che è stato creato appo-sta per garantire lunga vita all’ANA.

(R.S.)

Èstata inaugurata il 7novembre scorso, pres-so il Museo degli Alpini di

Conegliano, la mostra “1919-2009,90°dei Monumenti ai Caduti delloscultore Vittorio Celotti”.

La mostra raccoglie studi,disegni e bozzetti dello scultorenato a San Fior nel 1866 e morto aConegliano nel gennaio del 1942.Tra le sue opere va ricordato ilportale dell’abbazia di Follina.

Anche il monumento ai Caduti

di Piazza IV Novembre a Cone-gliano è opera di Vittorio Celotti.

La mostra presso il Museodegli Alpini ospita anche il bozzet-to originale in legno di un monu-mento ai caduti alpini di Celotti,donato dell’Associazione Com-battenti e Reduci presieduta daBenito Costarella.

Il monumento ai Caduti di Conegliano è

opera di Vittorio Celotti

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Brigata Cadore al di sopra di tutto

Passa il Labaro Nazionale dell’ANASfila il Vessillo della Sezione ANA di Conegliano

Èla terza volta che il richiamo della nostra Brigata ci“obbliga” a poter dire: “io c’ero!”. Nessun impegno,per quanto importante, potrebbe giustificare una defi-

lata da questo appuntamento quinquennale che ci fa rinverdi-re i diciotto mesi vissuti nella spensierata euforia di scanzona-ti ventenni. La Brigata Cadore molto tempo fa, ci ha adottati,vestiti, addestrati e per 540 giorni fatti vivere sotto il simbolodelle due torri con pino. Naturale che una convivenza cosìlunga lasciasse il segno; quell’emblema è parte integrante delnostro DNA e costituirà per sempre un marchio indelebile.Logico quindi che il 30 agosto, sotto uno Schiara imbronciato,fossimo anche noi di Pieve di Soligo a infoltire la fiumana che,come da programma, ha sfilato in Piazza dei Martiri.

Nella Brigata Cadore, il Gruppo Lanzo annoverava nelleproprie fila tre Batterie: la 44, la 47 e la 16, tre bei numeri, pec-cato che nel gioco del lotto non esista la ruota di Belluno. Edopo questa doverosa divagazione riprendiamo il filo.

Avviandoci all’ammassamento verso il piazzale antistantelo stadio, notiamo che il monte Serva accoglie ancora nei suipendii un grande ripetitore, forse è lo stesso che veniva, nel’61, da noi inquadrato attraverso il congegno di puntamento eaveva la funzione di “falso scopo lontano”. Il clima che stiamovivendo oggi non si discosta dalle altre precedenti opportunitàe ognuno di noi scruta con curiosità le nappine che gli stannoattorno nell’intento di individuare il numerino che corrispondealla propria Batteria. Quando viene riconosciuto un ex commi-litone non servono tante esternazioni; dopo aver condiviso laferma, subìto gli stessi scrosci di pioggia durante i campi epelato la stessa quantità di patate nelle occasioni di consegnain cucina, ti accomuna una sorta di tacita, reciproca simpatiache non richiede l’obbligo di gran discorsi.

Basta un abbraccio e un sorriso rassicurante. Poi però ci silascia andare, le reminiscenze della naia si accavallano pas-sando in rassegna vecchi compagni, graduati, muli, vita spic-ciola di caserma e grandi faticate con carico sulle spalle. Ci ren-diamo anche conto, mentre attraversiamo il ponte sul torrenteArdo, che il nostro marciare al ritmo del “33” ha poco dell’im-peccabile atteggiamento marziale di quando portavamo la divi-sa; quello attuale è uno scandire gravato da troppi zaini ripieni,ognuno di 365 giorni, anche se le persone ai lati della stradacontinuano benevolmente a spellarsi le mani.

Davanti alle tribune, assieme alle note delle fanfare, lavoce amplificata di un fine dicitore pievigino rimbalza dalTeatro Comunale al Caffè Deon, in una specie di ping-pong pro-vocato dall’eco. In questo frastuono sembra quasi di avvertireil disagio dei muli memori dei silenzi d’alta quota che venivanorotti solo dal rumore cadenzato dei loro zoccoli e dallo smoc-colare dei conducenti. Sappiamo benissimo che questo ritro-varci ad ogni lustro non potrà durare in eterno, ci hanno mali-gnamente sottratto la continuità cancellando la nostra Brigatae la leva obbligatoria. Senza i nuovi innesti non si va da nessu-na parte e pertanto corriamo il rischio di dover chiudere botte-ga. Al rientro verso casa, percorrendo la A27 Pian di Vedoia-Vittorio Veneto, è quasi d’obbligo fare una disamina il più pos-sibile realistica sulla situazione dell’ANA, in prospettiva futura.

Dalla conclusione unanime risulta che la realtà attuale nonlascia grande spazio all’ottimismo, a meno che per far cambia-re le cose qualcuno al vertice non si inventi qualcosa di vera-mente geniale (come peraltro abbiamo suggerito al presidentePerona presente domenica a Belluno). Nel frattempo ognuno dinoi dovrà assolutamente, cocciutamente e testardamente nonmollare. (R.G.)

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Al Bosco tra solidarietà e memoria

Èstato il raduno degli anni-versari, per così, il trentot-tesimo al Bosco delle Pen-

ne Mozze (la prima domenica di set-tembre, secondo tradizione) ed èstato anche un raduno all’insegna diquella memoria alpina che trova nelmotto coniato da Leonardo Caprioli“Onoriamo i morti aiutando i vivi” lasua più felice e significativa espres-sione. Con l’“aggiunta” di una buonanuova portata dal consigliere nazio-nale dell’ANA, Sebastiano Favero:“la leva breve”.

La manifestazione si è svolta inuna splendida giornata di sole e diazzurro, presenti autorità civili e mili-tari, tanti sindaci, fra i quali quelli diCison di Valmarino Cristina Pin e diVittorio Veneto Gianantonio Da Re,nonché i presidenti delle quattrosezioni della Marca, G. BattistaBozzoli (Conegliano), Luigi Casa-grande (Treviso), Angelo Biz (VittorioVeneto), Paolo Vanzin (Valdobbia-dene) e il capogruppo di CisonGiancarlo Mazzero.

A fare gli onori di casa, ClaudioTrampetti, presidente del Comitatoper il Bosco delle Penne Mozze, cheha ricordato i due anniversari sopraaccennati: nel 1969 veniva inaugura-to il Cristo crocifisso a memoria ditutte le Penne Mozze, in posizionesuperiore rispetto al Bosco e il ven-tennale della scomparsa di MarioAltarui, ideatore di questo “memo-riale” degli Alpini che, agli inizi limita-to ai trevigiani, è andato allargan-

do… il ricordo, alle Penne Nere ditutta Italia. E nell’occasione, sonostate inaugurate le targhe a ricordodei Caduti delle sezioni ANA diPalmanova (presente il presidenteRonutti) e Piacenza.

Ma, riferita al tema della solida-rietà, c’è stata la presenza del capo-gruppo ANA di Paganica Palmerini edel vice sindaco dell’Aquila DePaolis, i quali hanno espresso rico-noscenza nei confronti degli Alpinidella Marca per l’intervento di soc-corso dopo il terremoto in Abruzzo equindi verso le Penne Nere diVittorio Veneto, che hanno costruitoe donato a Paganica un prefabbrica-to di quattrocento metri quadrati, sudue piani. L’ANA di Paganica, daquattordici anni gemellata colGruppo di Tarzo, ha trovato motivo dirinsaldare questa amicizia proprio invirtù del gesto generoso della sezio-ne vittoriese.

E all’insegna della solidarietà èstato pure l’esordio del discorso uffi-ciale tenuto dal consigliere naziona-le, nonché capogruppo di Possagno,Sebastiano Favero, da poco rientratoda Rossosch, dove, con una ventinadi volontari, aveva proceduto a lavo-ri di manutenzione dell’Asilo Sorriso,quello inaugurato nel settembre del1993, per ricordare i Caduti italiani interra di Russia. Un’opera, vale lapena di sottolineare, che reca laforte impronta dello stesso Favero,del fratello Davide, dello zio BortoloBusnardo, ma anche di alpini cone-

glianesi quali Lino Chies ed il com-pianto Sante Cietto, nonché diCesare Poncato di Ponte nelle Alpi(Belluno) e numerosi altri.

Favero è tornato sul discorsodella solidarietà alpina: innanzituttoun fatto gratuito, che parte dallafede in valori forti e fermi, per avver-tire quindi che l’ANA ha realizzato aFossa ventiquattro alloggi per i ter-remotati ed esiste l’intenzione diaumentarne il numero a trentadue.

Ma un’altra notizia ha riempitodi soddisfazione i duemila alpini pre-senti nel Bosco. La breccia – comel’ha chiamata Favero – aperta sulversante del servizio militare. La bat-taglia per la leva obbligatoria non èstata vinta, però… Però, ha sottoli-neato è stata sottoscritta una con-venzione fra l’ANA e il Ministerodella Difesa per una “leva breve”.Centocinquanta giovani (uomini edonne) tra i diciotto e i venticinqueanni, sono stati indicati dall’associa-zione e partiti per svolgere il serviziomilitare nelle truppe alpine, consede di riferimento, Brunico. Lamanifestazione di Cison di Valma-rino si è conclusa, secondo consue-tudine, con la messa celebrata dadon Lino Gallina. Il rito è statoaccompagnato dai canti del CoroANA “Ardito Desio” di Palmanova egli onori ai caduti sono stati resi conl’accompagnamento della Bandacivica di Cison di Valmarino.

Giovanni Lugaresi

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Di corsa al Campionato Nazionale ANA

Correre per esserci”: que-sto è lo spirito con cui ilgruppo di atleti alpini

della Sezione Conegliano sono par-titi domenica 20 settembre 2009alla volta del 38° Campionatonazionale ANA, presso il Comunedi Forni Avoltri. Maurizio Granzotto,Claudio Peruzza, EmanuelFregolent, Gioacchino Zava,Luigino Tomasin, Flavio Visentin,Antonio Morbin, Silvano Miravalsono partiti, chi in macchina, chiusufruendo del pulmino dellaProtezione Civile di Conegliano,alle cinque del mattino.

Ritirati i pettorali e bevuto un

caffè per rinvigorirsi, gli atleti dellaSezione di Conegliano si sonoaccinti a un buon riscaldamento, inpreparazione della gara. Arriva ilmomento della partenza; l’emo-zione è a mille, mentre gli atletiprendono posto, una schiera difotografi si apposta anche sopra glialberi per riprendere il momentofatidico. Uno sparo e un mare diatleti si riversa per i meandri delbosco verso la Cima Rio “Tuglia”.Per quelli della prima categoria ilpercorso si sviluppava in 12 Km,equivalenti a due giri del percorso,superando numerosi dislivelli,mentre per i secondi a partire il

percorso è di 6 Km. I nostri atletisono caricatissimi e concludonotutti la gara con buoni risultati, siaquelli del primo scaglione di par-tenza sia quelli del secondo. Dopotanta fatica è meritato il buonristoro dell’arrivo, prima del pranzoorganizzato dal Gruppo di volonta-riato ANA di Forni Avoltri presso laCasermetta Romanin. La giornataè stata stancante ma soprattuttosoddisfacente per questo gruppo,che non solo ha partecipato aduna gara podistica, ma ha ancheriscoperto il piacere di vivere unevento sportivo insieme.

Enrica Segat

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Ancora in Bolivia col cappello alpino

Vorrei conoscervi tutti. Viaspetto a Pesariis”. Questo ilmessaggio ricevuto da

mons. Tito Solari, Vescovo aCochabamba in Bolivia.

Con un camper ed alcune vettu-re arriviamo puntuali. Era una giorna-ta uggiosa, tipica del fine ottobre car-nico.

Lo aspettiamo pochi minuti fuoridalla casa paterna. Esce dal bosco colpasso lento del montanaro.

Dal volto sprizza gioia e serenitàal momento delle presentazioni dirito. Lo invitiamo nel camper e, fra un

panino con la mortadella ed un bic-chiere di vino, ci dice: “Bravi alpini. Maandate sempre a lavorare nei villaggidella foresta? Anch'io ho dei proble-mi sull'altopiano a 2.500 metri. Horagazzi malati di AIDS che muoionolungo le strade”.

"Monsignore - fu la nostra rispo-sta - per il 2006 siamo impegnati acostruire un padiglione per gli amma-lati di TBC all'ospedale di Sagra doCorazon”. E lui con voce sommessama piena di certezza replica "c'èanche un 2007, un 2008 e un 2009”.

Comincia così, nel 2007, la rac-colta dei fondiper finanziarel'opera, l'organiz-zazione logistica,fare "musigna"per pagare ilviaggio e il vitto.

E, finalmen-te, il 26 agosto2008 i volontaripartono (ho scrit-to partono e nonpartiamo inquanto il sotto-scritto il 4 agosto

ha "marcato visita"). Quasi 20 ore divolo, quattro scali e, finalmente, aCochabamba.

L'opera é grande: 600 mq su duepiani. Il progetto è dell'Ing. AlbertoBertolini di Pordenone, da anni ope-rante in quella città (è ancheDiacono).

A differenza dei villaggi doveabbiamo sempre operato, qui l'acqua,l'elettricità e le attrezzature non man-cano ed il lavoro procede spedito.fino alla soletta del primo piano per-ché cinque settimane passano veloci.

Il completamento dell’opera,come previsto, viene lasciato ad unaimpresa locale.

Darà ospitalità ad ammalati ter-minali; l'assistenza e la gestione saràaffidata alle Suore di Madre Teresa diCalcutta.

Ecco i numeri ed i conti: dimen-sioni del fabbricato 24 x 12 metri;giornate lavorative dei volontari: 320;fondi raccolti: euro 29.153; acquistomateriali: euro 15.273, paghe operaiboliviani: euro 767; a mons. Tito percompletamento opera: euro 13.113;totale: euro 29.153.

Mario Pollastri

"

La costruzione prende forma

Èstato pubblicato a maggio il romanzo “RossoCollalto” di Antonio Menegon. Nella pubblica-zione viene narrata, in forma romanzata, la

vicenda Collalto, vale a dire i fatti chedeterminarono la restituzione delleterre confiscate dallo Stato italiano allanobile famiglia trevigiana nel secondodecennio del secolo scorso, al terminedella Grande Guerra.

All’epoca, i sogni e le aspettativedei contadini di ritorno dal fronte siinfransero contro il nascente movimen-to fascista e sulle colline tuonarono learmi da fuoco.

Così il dramma del reduce di guerramenomato nel fisico e nell’anima, lerivendicazioni dei coloni, l’amoreimpossibile di due giovani, il carattereforte di una contessa, l’affetto di unmaestro per i suoi alunni e la fede pro-fonda di una donna, vanno a costituirel’impianto di un racconto che ripercorre

le vicende che portarono alla concessione della citta-dinanza italiana alla famiglia Collalto e alla restituzio-ne delle proprietà poste sotto sequestro dallo Stato

durante la Grande Guerra, inquanto di proprietà di “sudditinemici”.

Il libro alterna parti roman-zate a ricostruzioni storichedei fatti che caratterizzarono ilprimo dopoguerra (la rivoltacontadina, il nascente fasci-smo, i fatti di sangue avvenutia Susegana), a quadri di uma-nità (l’alpino Evaristo Tesserche torna dal fronte, la scuola,il matrimonio, la storia d’amo-re tra due giovani). Il romanzoè distribuito nelle principalilibrerie ed edicole della pro-vincia di Treviso ed è disponi-bile anche presso la tavernadella Sede Sezionale.

“Rosso Collalto”, storia dell’alpinoEvaristo Tesser di ritorno dalla Grande Guerra

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Col di Lana nell’arco delle stagioni

Guadagnando quota dal latosud del Col di Lana nonpossiamo non immaginare

come potesse presentarsi la nostramontagna in gennaio-febbraio. Unostrato altissimo di neve, come amemoria d’uomo non si ricordava, aricoprire quelle pendici tanto da con-ferire loro un aspetto inusuale etogliendo alla vista tutte le irregolaritàinferte dal tempo e dagli uomini.Certamente i camminamenti e i quat-tro cippi saranno spariti sotto la coltregelata, stessa sorte per la capannadegli Alpini e la Chiesetta. Forse l’uni-ca struttura visibile, data l’esposizio-ne ai quattro venti, sarà risultata lacroce di vetta. Viene anche sponta-neo supporre che gran parte di quel-la massa candida sia venuta a farcivisita nel Quartier del Piave attraver-so il Cordevole e il fiume sacro allaPatria. Ora il paesaggio uniformemen-te bianco ha lasciato spazio a unavariegata gamma di coloratissimi fioridove i gialli, i rossi e i blu hanno tonidecisamente più accentuati rispettoagli stessi delle quote più basse.Queste piantine hanno il problema didover attivare il proprio ciclo forzan-do i tempi nello spazio ristretto tra losciogliersi della neve e la successivainvernata. Già ad agosto qualche spo-radico nevischio preannuncia l’immi-nenza dei primi freddi e l’inizio dellalunghissima pausa, quasi un letargo,che prelude alla sistematica esplosio-ne primaverile. E ora veniamo a noi.Oggi, domenica 2 agosto, è arrivata latredicesima. In questo caso fare tredi-ci non ha alcun riferimento venale, sitratta solo della somma di ascensioni

al Col di Lana effettuate dai rappre-sentanti dei Gruppi Alpini di Pieve diSoligo e Solighetto. Scontato che ilrecord assoluto di Lino Chies e ToniCais è irraggiungibile però la nostrapiccola performance viene comun-que da noi considerata un buon risul-tato. Di ogni singola salita serbiamoricordi vivissimi, abbiamo messo inmemoria momenti splendidi e dallesensazioni estremamente positive.Quest’anno nell’operazione Col diLana abbiamo coinvolto anche alcuniamici dai quali però si è preteso chein precedenza venisse letto almenouno dei tanti libri scritti sul Col diSangue. E’ stato bello constatare cheda parte loro sia risultato abbastanzafacile riconoscere: la RidottaLamarmora, il villaggio austriaco, ilMontucolo italiano e il vallone dellamorte. La nostra affidabile Panda ciha gentilmente scarrozzato abba-stanza in alto deponendoci vicino alCristo del fontanel facendo cosìrisparmiare alle nostre calzatureun’ulteriore ora di usura. Osservandola straordinaria sequenza di vettedolomitiche, e in particolare le Tofane,il pensiero va immediatamente a LinoLacedelli, mito cortinese dell’alpini-smo, che in questi giorni per un pro-blema fisico ha dovuto subire un rico-vero ospedaliero. Per fortuna tuttosembra essersi risolto nel modomigliore e da queste righe auguriamoal grande Lino di tornare al più prestoa rimettersi gli scarponi. Dal cratere,effetto dell’esplosione di mina, donFabio e don Lorenzo, del 7°Alpini, cirivolgono il sermone di rito, sta a noirecepire e attuare i preziosi suggeri-

menti. I componenti del picchettoforse non si saranno resi conto diessere dei co-protagonisti, assieme aiCappellani militari, di un momentoimportante; probabilmente più avantinel tempo scopriranno l’entità dellaloro lontana esperienza montanara.L’andate in pace degli officianti ciautorizza a metterci in coda per unarazione di pastìn che, data l’altitudine,consideriamo un piatto di alta cucina.E così l’esperienza odierna si avviaall’epilogo; anche se nelle grandilinee può sembrare ripetitiva in effet-ti non lo è, essendo costellata di moltipiccoli-grandi particolari che la ren-dono assolutamente unica. Un Pelmoincappucciato ci consiglia di scende-re di quota, noi, ubbidienti, lo pren-diamo alla lettera.

Renato Gumier

... e profano

Incontro al vertice...

... tra sacroFoto di gruppo impossibile nel 1916

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Luigi Mario Antoniazzinasce il 20 luglio del1915 a San Pietro di

Feletto. E’ l’alpino più anzianodel Gruppo di Refrontolo, comeanche l’uomo più vecchio delComune. In famiglia erano 11figli: cinque sorelle e sei fratelli;lui è il secondo dei maschi. PapàGiacomo, mamma Pierina. Aiutail padre mezzadro fino all’arrivodella cartolina di precetto.

Nel 1936 Luigi MarioAntoniazzi si presenta a Tai diCadore nel Btg Pieve di Cadore,dove, da militare, ha scalato, tragli altri, il Civetta, il Pelmo e le TreCime di Lavaredo. Terminato ilservizio militare col grado dicaporal maggiore, è emigrantenelle miniere della Sardegna, poia Domodossola a vendere gelati.

Allo scoppio della secondoconflitto mondiale, mentre l’Italiasi preparava ad entrare in guerracontro la Francia, viene richia-mato a Tai di Cadore, ove incon-tra il fratello Erminio, classe1920, che partirà per il fronterusso a presidiare un’area sulDon e rimarrà ucciso da una raf-fica di mitragliatrice durante uncontrattacco delle truppe russe.Di Erminio c’è un ricordo nelTempio Ossario di Cargnacco. ALuigi Mario è rimasto un cruccio:non essere riuscito a trattenere ilfratello in partenza per la guerra.

Luigi invece va a Mestre e,da sergente, tiene i corsi per irichiamati, in seguito viene man-dato in Albania. Arrivato a Bari(ricorda), i militari di fanteria glichiedevano: “Alpì, quantepagnotte ti danno?” e lui rispon-deva: “Due”... “Mannaggia! ABari una sola”.

Con la compagnia di appar-tenenza rimane in Albania fino adue mesi prima dell’8 settembrea presidio di Scutari e Durazzo

(come dimostra la scritta che sitrova sul suo cappello daAlpino). I nostri alpini subiscospesso attacchi, si diceva, adopera “dei ribelli locali”, tantoche spesso dovevano rimanerechiusi in caserma per non esse-re colpiti.

Ritornato in Italia, dopo l’8settembre, si dà alla macchiafino al termine del conflitto, pernon essere catturato.

Durante una licenza, nel1942 sposa Giovanna. Alla finedel conflitto, per dare linfa allasua nuova famiglia, deve pren-dere nuovamente in mano lavaligia, come aveva fatto primadella guerra, andando a lavorarein diverse parti d’Italia.

Nel 1950 acquista un piccolopodere a Refrontolo e intrapren-de una nuova vita, assieme all’a-dorata moglie Giovanna, dallaquale ha avuto tre figli:Sergio, anch’egli alpino,Silvano e Anna Maria.

Onesto e labo-rioso, credente neivalori più veri, sifa parte attivanella società,comealpino,masoprat-tuttocomecomponentedel consiglioparrocchiale.

Ora chenon ci

sono più i fratelli e la moglie, lasua vita è rallegrata dall’affettodei figli e dei nipoti.

Sergio Antoniazzi

Storia e vita: Luigi Mario Antoniazzi

Luigi Mario Antoniazzi in Albania

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Sto

rie

di

Naja

Vita di caserma

Questi lunghi pomeriggi diprimavera fanno sembrareil giorno quasi eterno. Sta

giungendo il tramonto e lo sfondocon le montagne, consueto scenarioche gravita attorno alla caserma,s’abbellisce di quel colore rossastrovelatamente suggestivo. La fine dellenostre operazioni è stata già scanditada un breve e ritmato strombettioannunciante l’ammainabandiera.

Dalle camerate cominciano afarsi sentire suoni e rumori di radioli-ne accese, voci e brusii di gente chesi prepara ad uscire in paese, in con-trasto con chi tranquillamente, dopoaver consumato la cena, s’addor-menta in branda oppure rimane ascrivere una lettera alla fidanzata lon-tana o all’amico del cuore, confidan-do a loro storie e pazzie di questanaja.

Dopo cena la sala tv si riempie digente e anche lo spaccio si apre a noiper le necessità più banali e comuni.Interminabili partite a calcetto e aping-pong costituiscono l’essenza deinostri divertimenti conditi dall’incal-zante e nervosa musica dello stereodello spaccio. Ma questa sera è diver-sa dalle altre. E’ lunedì e come ognilunedì sera molti nostri compagniritornano dalla licenza. Uno squillo di

tromba avverte più tardi che la liberauscita è finita: è l’ora della ritirata.

Più tardi ancora un altro segnalescandirà il silenzio ed ufficialmente lafine della nostra giornata. Ma questosolo ufficialmente, perché noi aspet-teremo l’ultimo treno, quello che ciriporta i nostri compagni. La stazionenon è distante dalla caserma, perquesto, quando sentiremo un fischioprolungato dopo un rumoroso rallen-tamento di un treno, sarà facile intui-re che loro sono arrivati. Fra nonmolto sbirciando fuori delle finestredelle camerate, li vedremo arrivare aicancelli della caserma con i bagagli ele borse. Le loro brande sono giàstate riordinate e vicino alle testieresono stati preparati i ceri per poterilluminare gli armadietti ove riporre leloro cose. Noi, sotto le lenzuola, fin-giamo di dormire sino a quando ci“sveglieranno” a turno invitandoci aconsumare quello che tireranno fuoridalle loro borse: vino, panini e dolci,con prodigiosa e spontanea genero-sità. Sarà festa per tutti, veci e bocia,congedanti e reclute che mangiandoe bevendo assieme, passeranno unmomento molto bello sorridendo consincerità. Con una punta di malinco-nia i nostri compagni ci racconteran-no cosa hanno fatto in licenza, men-

tre noi con una punta di felicità pen-seremo a quando toccherà a noiandare a casa. A quel punto sarà giàtardi, ben sapendo che domani, pun-tualmente, alle sei e trenta, dovremoalzarci. Questa sera resterà un ricor-do come la puntata di un piccoloromanzo di storie felici, che dovremoconservare in questo scorcio, talvoltadesolante e assurdo, della nostra vita.

(R. S.)

(Pubblicato nel numero di

giugno/luglio 1984 del “3Acque”,

Periodico santalucese)

Renzo Sossai

Pontebba (UD) maggio 1984 Caserma Egidio Fantina -Battaglione Val Tagliamento - 308^ compagnia

Grazie capitano Breda

Sono stati quattro annip r o f essi o n al m en t eintensi”. Questo è quan-

to ha sottolineato il Capitano deicarabinieri Pierantonio Bredadurante l'incontro con la stampache si è tenuto presso la caser-ma di piazza Carmine adAugusta, prima di lasciare ilcomando al tenente GiuseppeMusto, insediatosi ufficialmentel’8 settembre scorso.

Il capitano Breda (amicodegli alpini, Gruppo Falzé diPiave), ha lasciato dopo 4 anni lacaserma di Augusta per assu-mere il comando della Com-pagnia “San Martino” di Genova.

Il Capitano Breda è stato rin-graziato dalle autorità locali perl’opera svolta ed ha il plausodegli alpini di Falzè di Piave.

Il Capitano Pierantonio Breda

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Che festa, per i 50 annidel Gruppo Mareno

Che festa, per i 50 annidel Gruppo Mareno

Organizzare i festeggia-menti per i cinquan-t’anni di storia del

Gruppo Alpini di Mareno di Piavenon è stata cosa facile.

L’obiettivo primario che cisiamo posti all’inizio dell’organiz-zazione di questo evento eraquello di fare festa, rendendomerito alla storia degli alpini edin particolare di quelli “andatiavanti”, ricordando le loro gestae promuovendo e facendo parte-cipe la popolazione del nostroComune di quella che era ed è lavita degli alpini a Mareno diPiave.

Partendo da questo presup-posto, su indicazione delConsiglio Direttivo, è stato istitui-

to un apposito Comitato per l’or-ganizzazione della festa.

Dopo parecchi incontri e dis-cussioni, le linee guida deciseindicavano che la manifestazio-ne doveva svolgersi in tre giorni,con tre tematiche a noi moltocare: la storia degli alpini aMareno di Piave, i cori alpini, ilfesteggiamento dei 50 anni divita alpina.

Sabato 18 aprile, nella tardamattinata, presso il nuovissimoCentro Sociale messoci a dispo-sizione dall’Amministrazionecomunale, abbiamo organizzatoil primo incontro divulgativo tra lescuole elementari e medie condue storici delle nostre zone,Visentin ed Azzalini, che, con la

grande passione che li contraddi-stingue, hanno saputo racconta-re ed emozionare i ragazzini pre-senti, narrando loro quella cheera la vita quotidiana, gli usi ed icostumi nelle nostre zone altempo della Grande Guerra.

Angelo Moras con un reduce

Gru

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Lo stesso evento l’abbiamoriproposto nel fine settimanadedicato al festeggiamento dei50 anni del Gruppo, sempre pres-

so il Centro Sociale, nella seratadel venerdì 24 aprile.

L’enfasi e l’entusiasmo deidue storici ha saputo far vivere intutti i presenti, i duri momentipassati dalla popolazione duran-te la Prima Guerra Mondiale ehanno saputo affascinare anchechi, per la prima volta, sentivaraccontare la vita a quel tempo.

Evento sempre molto sentitodai residenti di Mareno di Piave,è stata la serata di sabato 25aprile, con l’esibizione di tre cori:“Voci Marenesi”, “Col di Lana” e“Voci della Julia”.

I primi ad esibirsi, “VociMarenesi”, hanno presentato un

repertorio che ha spaziato un po’su tutto il panorama musicale,dalle vecchie canzoni popolari aquelle contemporanee.

Lo spettacolo offerto dai cori“Col di Lana” e “Voci della Julia” èstato quello delle grandi occasio-ni, come anche il pubblico pre-sente nella sala del CentroSociale era quello degli avveni-menti importanti. Un pubbliconumerosissimo (più dei posti asedere) ed attento, che ha sapu-to premiare l’esibizione dei trecori con calorosi applausi.

Il repertorio ha spaziato tra lastoria delle gesta degli alpini ditutte le guerre, senza dimentica-re però qualche nota di goliardiache ha sempre contraddistinto ilcorpo degli alpini, soprattutto neitesti delle canzoni.

Arriviamo infine alla giornatadedicata al festeggiamento dei50 anni trascorsi. Il tutto si è svol-to domenica 26 aprile, sotto un

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Il sindaco Tocchet rende omaggio ai Caduti

Gran finale con i tre cori per i 50 anni del Gruppo Mareno

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cielo nuvoloso, ma che ha sapu-to premiare le nostre fatiche, evi-tando di fare i capricci per tuttala durata della giornata.

La cerimonia si è aperta pres-so il Municipio, dove, accompa-gnati dal suono della FanfaraAlpina di Conegliano, ha sfilato ilGonfalone Comunale con leautorità cittadine davanti ad unfolto schieramento composto daivessilli delle Sezioni ospiti, dagagliardetti, molti dei qualiappartenenti a Gruppi che sonolegati da una alpina amicizia conquello di Mareno. Poi quelliappartenenti alla Sezione diConegliano, i labari e le bandieredelle associazioni d’arma, non-ché amici e simpatizzanti deglialpini.

Si è effettuato l’alzabandieraalla presenza delle autorità citta-dine, del Presidente sezionale G.Battista Bozzoli, del Consiglierenazionale Nino Geronazzo, delVice Presidente della Provincia diTreviso Floriano Zambon.

Sempre accompagnati dalsuono della fanfara e con il sup-porto dei ragazzini del paese chehanno portato lo striscione con ilnome del Gruppo, il corteo si èdiretto verso il “Cippo degliAlpini”, dove è stata deposta unacomposizione floreale in ricordodegli Alpini “andati avanti”.

Infine ci siamo diretti verso lachiesa arcipretale S.S. Pietro ePaolo per assistere alla S. Mes-sa, presieduta dal parroco diMareno, don Mario, e da unnostro socio parroco alpino DonGiuseppe Fagaraz.

Al termine della S. Messa tuttoil corteo si è spostato al Mo-numento dei Caduti di tutte leguerre per la resa degli onori e ladeposizione di una corona d’alloro.

Sulla piazza antistante laChiesa, su di un piccolo palco,appositamente allestito per l’oc-casione, si sono tenuti i consuetidiscorsi delle autorità presenti.

Per primo ha parlato il nostrocapogruppo, Natalino Schinca-

riol, che ha ringraziato i presentie tutti i collaboratori per la bellis-sima cerimonia; poi è stato ilmomento del sindaco, EugenioTocchet, che ha elogiato il lavorofatto dagli alpini, sia per l’orga-nizzazione della festa, che pertutte quelle attività sociali svoltedurante l’anno.

Quindi l’intervento del Pre-sidente sezionale, che tra unaparola e una critica, ha detto unafrase che ci ha fatto capire cheavevamo centrato l’obiettivo pre-fissatoci: nello statuto dell’ANA,si sottolinea l’importanza delladivulgazione e del ricordo dellavita e delle tradizioni degli alpini,per non dimenticare e tramanda-re alle nuove generazioni il sensodi essere alpino, e quello chehanno fatto i nostri “veci” intempo di guerra.

Il Presidente Bozzoli ha poisottolineato, con evidente fervo-re, che il nostro obiettivo è statoraggiunto in pieno.

Al termine dei discorsi vi è

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Ragazzi col Tricolore aprono lo sfilamento L’omaggio ai Caduti

Passano i muli ed è sfilata vera Il corteo ordinato per il 50°di Mareno

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stata la consegna di un ricono-scimento, consistente in un qua-dretto con all’interno una perga-mena, donato dal GruppoMareno ai nostri “veci fondatori”,ovvero: Salvador Francesco,Moras Angelo, Montesel Albino ePeruch Giuseppe.

Inoltre un riconoscimento èstato tributato agli ex capigrup-po, ovvero: Salvador Francesco,Antoniazzi Ferdinando, De NadaiGiuseppe, Marcon Fiorenzo eLovisotto Gianantonio.

Infine, all’insaputa del nostrocapogruppo, ha preso la parola ilnostro segretario, De NadaiGiuseppe, che ha fatto arrivaresul palco un riconoscimento spe-ciale che tutto il consiglio diretti-vo di Mareno si è sentito di attri-buire, per l’impegno e la grandepassione profusa dal capogrup-po Natalino Schincariol, per tuttigli anni del suo mandato e perl’organizzazione dei festeggia-menti per il 50°di fondazione.

Raccolti gli elogi, è l’ora di

quei momenti di goliardia alpinache tanto ci tengono uniti e cicontraddistinguono: è l’ora dimettersi a tavola, è l’ora del ran-cio.

E che rancio: primo, secondocon contorni vari, dolce, caffè epure l’amaro, realizzato per noida una distilleria, appositamenteper il festeggiamento dei 50 anni;il tutto accuratamente preparatodai nostri cuochi e servito intavola da delle splendide came-riere, sotto i tendoni messi a dis-posizione dal gruppo G.A.S. aSoffratta.

Durante tutta la manifesta-zione, in una sala del CentroSociale, è stata aperta al pubblicouna mostra fotografica, che rac-contava la storia degli Alpini diMareno; dalla fondazione delGruppo, alla realizzazione dellanuova sede, il nostro caro“Cippo”, fino ad arrivare ai giorninostri, con la realizzazione di unanuova ala della Nostra Famiglia diMareno, per terminare infine con

le foto delle adunate tenutesi unpo’ in tutta Italia.

Con l’augurio che chi ha par-tecipato alla nostra festa si siadivertito e con la speranza diaver trasmesso il nostro spiritoalpino a chi leggerà questo arti-colo, da Mareno un sentito“bravi” a tutti quelli che hannoreso possibile la nostra festa.

Bravi, iniziando dal Capo-gruppo, che ha corso a destra e asinistra perché il tutto riuscissenel migliore dei modi, ai duebaldi alpini Loris e Giorgio, chehanno allestito una mostra foto-grafica importante, curata fin neiminimi dettagli, a tutti i cuochi ealle ragazze, più o meno giovani,che hanno dato il loro contributoe a tutti quegli alpini che si sonorimboccati le maniche e si sonodati da fare per far riuscire lanostra festa.

Marco MarconLoris Cescon

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L’intervento del Presidente G. Battista Bozzoli Omaggio ai soci fondatori del Gruppo Mareno

Riconosciuto l’impegno del Capogruppo Schincariol La squadra che ha curato la ristorazione

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Lettera aperta a Giovanni Battista Balliana

Ciao Giovanni Battista.A te, che così prestoci hai lasciati e sei

andato avanti, vogliamo rivolge-re il nostro più fraterno saluto,ma soprattutto il nostro più sin-cero grazie.

Con te abbiamo gustato lagioia di stare insieme, condivisoidee, progetti, fin dal tempodella fondazione del Gruppo, delquale sei sempre stato socio,alfiere, membro del consigliodirettivo e per due anni ancheCapogruppo, ruolo che hai svol-to con grande generosità ededizione e specialmente neimomenti di difficoltà la tua pre-senza è sempre stata di riferi-mento.

Perdonaci se qualche voltanon ti abbiamo compreso eabbiamo brontolato, ma ci co-

nosci, siamo alpini.Con noi ti salutano i tuoi

amici commilitoni Migliorini,David, Marcolin, che hai rincon-trato alcuni anni fa e che insie-me a loro hai prestato serviziomilitare con il grado di caporal-maggiore nella 7^ CompagniaReggimentale del 7° Reggi-mento Alpini della Brigata Cado-re a Belluno.

Ripercorrendo la tua vita tiricordiamo emigrante prima inFrancia, poi in Svizzera. Partisticon la valigia piena di sogni,speranze e la tua tenacia, lavolontà e l’onestà ti permiserodi realizzare il tuo percorso.

Da alpino hai affrontato lamalattia e accettato l’ultimaprova, la sofferenza, con grandefermezza e dignità senza farlaquasi notare o pesare e te ne

sei andato in punta di piedi,accompagnato dal tuo cappelloalpino, che per tua espressavolontà hai voluto ti seguisseper sempre nell’ultima dimora.

Vogliamo far nostre le paro-le di don Angelo Dal Bo, tuocoscritto, che disse: “la tua è

stata sicuramente una vita

feconda, ti sei donato alla socie-

tà a noi alpini, alla tua bella

famiglia, alla quale oggi ci unia-

mo per condividere il dolore

della moglie, delle figlie, dei fra-

telli”.

Ti ricorderemo sempre, nellanostra sede alpina e nei nostricuori, con la promessa di colti-vare e mantenere vivi gli idealituoi e nostri, che hai onorato ein cui hai creduto da alpino, masoprattutto perché ci hai donatole tue energie da vero amico.

Da tutti noi alpini di Co-dognè: ciao “TITA”.

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Balliana, David, Migliorini e Marcolin commilitoni e amici

L’alpino Tita Balliana

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Giovedì 30 ottobre 2008nella chiesa di SantaCroce presso l’Univer-

sità di Treviso, si è tenuta la pre-sentazione del libro “La Valangadi Selvapiana” alla presenza del-l’autore Italo Zandonella Cal-legher, alpinista accademico delC.A.I. e scrittore.

La serata è stata organizzatadalla Sezione ANA di Treviso incollaborazione con la Provinciaed il Comune di Treviso e con lapartecipazione del coro ANA diPreganziol, nell’ambito dellemanifestazioni per il 90°anniver-sario della fine della GrandeGuerra.

L’autore, nel suo testo, havoluto ricordare le eroiche gestadegli alpini sulle Dolomiti delComelico, terra di confine, duran-te la guerra 15-18.

Il capitolo più toccante dellibro, da cui prende anche il tito-lo, narra la tragica morte di 11fanti trevigiani travolti da unavalanga in località Selvapiana nelfondovalle del Vallon Popera il 24febbraio 1916, durante la salitaalla cima per rifornire di viveri ipropri compagni d’armi.

Uno di questi 11 fanti “valoro-si poveri Cristi” come li ha defini-ti l’autore, era di Codognè:Giuseppe Tonon classe 1879richiamato all’età di 37 anni edestinato in forza al 101° Btg.Milizia Territoriale, pur se sposatoe già vedovo e con 4 figli in tene-ra età.

Alcuni anni fa, nel corso dellericerche storiche avviate dall’au-tore del libro, i nipoti Bruno,Bruna e Claudio Tonon, con gran-de soddisfazione, hanno final-mente avuto la possibilità divenire a conoscenza delle vicis-

situdini e delle cause della mor-te del loro nonno Giuseppe.Particolari che il loro padreAndrea non conosceva, ma cheaveva sempre sperato tanto diapprendere.

Per onorare la memoria delnostro concittadino, alla seratahanno presenziato il vicesindacoRomolo Romano, una rappresen-tanza del Gruppo Alpini e i nipotidel Caduto, che hanno collabora-to attivamente con l’autore nellericerche storiche.

Al termine della serata i nipo-ti emozionati si sono congratula-ti con l’autore del libro ed il loroentusiasmo è stato la dimostra-zione del legame di valori e diaffetti che ancora li collega con illoro nonno. Finalmente dopo 90anni hanno avuto la possibilità ditrovare il loro nonno e poter por-tare un fiore sulla sua tomba nelpiccolo cimitero di Dosoledodove riposa.

Per noi alpini è stata occasio-ne di condivisione di questi sen-timenti, coinvolti dalle emozioni

di queste storie di vita che sonopatrimonio di tutti gli italiani eper apprezzare una vera paginadi storia, scritta con i sacrifici e lasofferenza dei nostri valorosi sol-dati 90 anni fa, in quella che fu latremenda prima grande guerramondiale.

Una lezione importante cheoggi bisogna ricordare, trasmet-tere e soprattutto non dimen-ticare.

Angelo Tonon

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La Valanga di Selvapiana

Giuseppe Tonon

Una foto al termine della serata di presentazione del libro ”La Valanga di Selvapiana”

Ricordo di Giuseppe Tonon, uno degli undici valorosipoveri Cristi coinvolti nel tragico evento

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la Gli alpini del Gruppo diPonte della Priula ri-corderanno questo

maggio 2009. Sabato 2 di buonmattino ci ritrovavamo circa unadozzina al Tempio Votivo per pro-seguire i lavori nell’area verdepresso la rotatoria con l’interra-mento di tubi elettrici e per l’irri-gazione. Grande la nostra soddi-sfazione a fine giornata perchélavorando a ritmo sostenuto finoalle 18, con l’ausilio di due ruspe,siamo riusciti a scavare, interra-re, ricoprire e livellare il pratolasciando tutto pronto per i lavo-ri di finitura dell’idraulico incari-cato.

Il fine settimana successivoeravamo a Latina per la grandefesta dell’Adunata Nazionale chetra ricordi, allegria e camerati-smo (visita del nostro past-presi-dent Paolo Gai in primis) è sfilatavia senza imprevisti e contrat-tempi.

Sabato 16 eravamo invitati almatrimonio del nostro consiglie-re Roberto Cancian con Anna-maria sua sposa, nel ricordo dipapà Alfonso che fu consiglierenonché socio fondatore del

nostro Gruppo.Martedì 19 abbiamo avuto

nostri ospiti in sede i bimbi dellascuola dell’infanzia “S.Maria dellevittorie” a conclusione del pro-gramma scolastico annualeavente come tema “Il mio pae-se”. L’occasione d’incontro èstata festosa, motivante ed entu-siasmante proiettandoci in unsituazione per noi nuova.

Dopo una breve introduzionedelle maestre ha preso la parolail Capogruppo Ivan Bardini cheha illustrato i valori, le motivazio-ni e gli obbiettivi degli alpini.Partito da un contesto storicogenerale, ha evidenziato puntiquali la bandiera, il saluto milita-re, il cappello, l’aquila, il mulo, ilPiave, entrando poi nello specifi-co dell’odierna realtà alpina disolidarietà e impegno socialeproiettata al futuro.

C’è stato anche uno scambiodi doni fra i rispettivi rappresen-tanti a suggello di una nuovaamicizia basata sul reciprocorispetto e su seri valori morali.Abbiamo intonato canti in alle-gria per poi concludere con ilclassico pranzo alpino nella feli-

cità e l’entusiasmo dei quasicento bambini presenti.

Al momento del congedo, atitolo di ricordo personale, è stataregalata ad ogni bimbo e maestrauna stella alpina intagliata nellegno di squisita fattura.

Domenica 24 è stata dedica-ta alla solidarietà. Abbiamo orga-nizzato un pranzo per raccoglie-re fondi da devolvere ai terremo-tati dell’Abruzzo tramite lagestione dell’ANA.

E’ andato tutto bene anchecon una giornata torrida, il caldoci toglieva le forze ma noi siamoandati avanti indomiti al raggiun-gimento del nostro obiettivo.

L’ultimo pensiero unito ad unmesto saluto va ai due nostrisoci andati avanti che abbiamoaccompagnato all’ultima dimora.

Stefano Dorbolò

Foto di gruppo nel cortile della sede di Ponte della Priula Il matrimonio del socio Roberto Cancian con Annamaria

Un maggio da ricordare

Un omaggio dei bimbi agli alpini di Ponte

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Medaglia d’oro al merito civile alComune di Sernaglia della Battaglia

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aDomenica 24 maggio2009. In questa data alComune di Sernaglia

della Battaglia viene conferita, perdecreto del Presidente della Re-pubblica Giorgio Napolitano, lamedaglia d'oro al merito civile,con la seguente motivazione: "cit-tadina strategicamente importan-te lungo la linea del Piave, duran-te il primo conflitto mondiale, subìl'occupazione militare austro-ungarica e la totale distruzionedell'abitato. La popolazione, dura-mente colpita da lutti e violenze,costretta allo sfollamento e all'ab-bandono di tutti i beni personali,seppe dimostrare una grandeforza d'animo nel soccorrere co-loro che si trovavano in stato dibisogno. I sopravvissuti diederoprova di incrollabile volontà, rea-gendo agli orrori della guerra, conil ritorno nelle proprie terre e conl' inizio della difficile fase dellaricostruzione. Ammirevole esem-pio di spirito di sacrificio ed amorpatrio. 1915 -1918 Sernaglia dellaBattaglia (TV)" .

Io ho partecipato a questa

cerimonia in quanto, oltre adessere cittadino sernagliese, sonoun alpino orgoglioso di vivere inun paese figlio della forza d’animodei nostri avi.

Sono rientrato dall’adunata diLatina, terra bonificata grazie allemani di gente, di uomini, che daqui sono partiti. Oggi vivo in unpaese che aveva perso la propriaidentità a causa di quelle chesono state le vicissitudini dell’e-poca, di cui tra l’altro ne è stataresa testimonianza da parenti dichi realmente le ha vissute e poiraccontate alle generazioni suc-cessive, ed ha ritrovato la forza edil vigore grazie a chi ha permessoche Sernaglia rinascesse dalleproprie ceneri.

È stata una bella domenica, disole, tanto caldo, la piazza era gre-mita e adorna ovunque della ban-diera tricolore. La gente haapplaudito alla consegna dellamedaglia d’oro ed è stata silenzio-sa durante l’atto della deposizionedella corona al monumento deiCaduti, e durante il racconto delletestimonianze tramandate da chi

in prima persona ha vissuto queidrammatici momenti di storia.

Io personalmente, fresco con-sigliere della nostra Sezione, hoavuto ulteriore motivo ed orgogliodi ricordare questa giornata, poi-ché ho potuto portare con tutto ilrispetto dovutogli, il Vessillo dellaSezione ANA di Conegliano.

Concludo augurandomi chetutti, ma soprattutto i giovanicome me, possano avere piùspesso la possibilità di ricordareper non dimenticare e per capirequanta sia stata la sofferenza dichi ci ha preceduto e che comun-que ci ha regalato una terra riccae viva. Prima di compiere unaqualsiasi azione, prendere unaqualsiasi decisione o ancheaffrontare un qualsiasi discorso,credo, io per primo, che non sidebbano dimenticare questi valo-ri perché possiamo tornare tuttiun po’ più umili e ridimensionarele nostre attenzioni per dare valo-re a ciò che valore ha veramente.W l’Italia, W gli Alpini!

Matteo Villanova

Carabinieri in alta uniforme presidianoil Gonfalone Comunale

L’imponente sfilamento apre la cerimonia di assegnazione della medaglia d’oroal merito civile al Comune di Sernaglia della Battaglia

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Domenica 30 agosto, pres-so gli stand della ProLoco di Corbanese, si è

svolto il tradizionale pranzo alpinodel Gruppo, un momento di convi-vialità che è utile per rinnovare ivalori a cui si ispira la nostra asso-ciazione.

Come normalmente accade inqueste occasioni è stata celebratauna S. Messa dal nostro parrocoDon Angelo, animata dal Coro par-rocchiale.

A nome di tutto il Gruppo, dallepagine di Fiamme Verdi, vogliamoringraziare la Pro Loco per l’ospita-lità ricevuta, il parroco ed il coro peraver reso più solenne la S. Messa etutti coloro che ci hanno aiutato. Alpranzo hanno partecipato varie

rappresentanze di Gruppi alpini, inparticolare quello di Brunico, delquale eravamo stati ospiti durane lanostra tradizionale gita in giugno,una rappresentanza della BancaPrealpi, l’Amministrazione comuna-le e la Sezione Alpini di Coneglianocon il vicepresidente Renzo Sossai.

Al pranzo, come sempre, c’èstata una grande partecipazionedella gente del paese. Tutte questepresenze ci hanno reso orgogliosi eci hanno detto, ancora una volta,anche se non serviva, che gli alpinisono sempre amati e ben voluti datutti.

Nell’occasione è stata ricordatacon gioia anche la cerimonia con laquale, il 19 marzo scorso, il Gruppoalpini di Corbanese ha voluto dimo-

strare il proprio riconoscimento e lapropria stima a Don Angelo, parro-co del paese.

“E’ un sacerdote che oramai cisopporta da moltissimi anni – assi-cura il capogruppo – ma, tralascian-do le battute, il nostro è volutoessere un segno di gratitudineverso una persona che si è sempreresa disponibile verso di noi e glialtri, collaborando e cercando ditrovare sempre la soluzione miglio-re possibile. Anche se da regola-mento non potrà indossarlo, abbia-mo voluto regalare lo stesso a DonAngelo un Cappello Alpino, il nostrosimbolo per eccellenza, sicuri chesarà in buone mani e che rafforzeràancora di più l’amicizia che ci lega.Grazie Don Angelo”.

Una grazie agli alpini dalla gente diCorbanese, un grazie a don Angelodai “suoi” alpini

Un cappello alpino per don AngeloIl tradizionale scambio di doni con gli ospiti

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Domenica 28 giugno, aPianzano, nella piazzaNikolajewka, si è riunita

la comunità di Godega.L’Amministrazione comunale,

in collaborazione gli alpini diPianzano, ha inaugurato il nuovoparco adiacente la piazza, intito-lata a “Nikolajewka”, appena loscorso anno proprio dagli Alpinidi Pianzano in occasione del 40°anniversario di fondazione delGruppo.

Alla presenza di circa 500persone e di numerose autoritàcivili e alpine, il sindacoAlessandro Bonet ha inauguratoil parco. Come ha spiegato il sin-daco, il parco, dopo varie vicissi-

tudini, è stato donato dal proprie-tario (un alpino iscritto al nostroGruppo) al comune di Godegache, con la collaborazione dellaGuardia Forestale, ha bonificatol’area e l’ha trasformata in unbellissimo giardino a disposizionedei bambini e della popolazionetutta.

All’unisono si sono mossianche gli alpini di Pianzano, chehanno ricollocato e sostituito,con una più bella, ed in un puntopiù idoneo, la roccia contenentela terra originale di Nikolajewka.Tornando alla cerimonia, ci sonostati gli interventi dell’europarla-mentare Giancarlo Scottà, delparroco Don Livio, che ha bene-

detto l’area, del capogruppoClaudio Botteon, del ConsigliereNazionale ANA Nino Geronazzo edel generale Primo Gadia, nostrocompaesano.

Al termine, le foto degli alpini,con i 10 gagliardetti dei Gruppiinterventi, con le autorità civili edalpine, davanti alla roccia cherimarrà, come scritto nella targa,“a perenne ricordo del sacrificiodegli alpini nella ritirata di Russia”di quel gennaio 1943.

Come da tradizione alpina, lagiornata si è conclusa con il rin-fresco organizzato in collabo-razione con la bocciofila comu-nale.

Claudio Botteon

Una roccia alpinaper il Parco Nikolajewka

Rappresentanze alpine e delle associazioni presenti alla cerimoniaLa roccia, simbolo di pace e monito contro la guerra

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omenica 12 luglio, glialpini del gruppo diPianzano, accompa-

gnati da numerosi amici e colla-boratori, hanno effettuato la gitaannuale, con destinazioneVipiteno-Sterzing in Alto Adige.Partiti di buon’ora, siamo arrivatialle miniere d’argento diRidanna-Monteneve, fuori Vipi-teno, e divisi in gruppi omoge-nei, abbiamo iniziato la visita,guidata accompagnati da guidelocali, che con dovizia di partico-lari, hanno illustrato la storia ed illavoro delle miniere d’argentonelle quali l’attività estrattivadurò per ben 800 anni.

A mezzogiorno, dopo averdeposto, come da dovere alpino,una corona di alloro al monu-mento ai Caduti, siamo statiospitati per il pranzo presso lasede CAI di Vipiteno e, nel pome-riggio, siamo stati in visita allacaserma del 5° ReggimentoAlpini (ex Btg Morbegno).In gita ad Aviano

Giovedì 16 luglio un numero-so gruppo di alpini di Pianzano,accompagnati dai familiari sonostati accolti presso la base USAF

di Aviano per una visita guidata. IlVicecomandante della base ci haillustrato la storia della base, inti-tolata a “Pagliano e Gori”, i duepiloti della Prima Guerra Mon-diale che sono stati abbattuti aSusegana durante un’azione conil loro aereo “Caproni”, doponumerose missioni sui teatri diguerra. Dopo l’illustrazione stori-ca, siamo passati alla visita verae propria dei reparti in armi,cominciando da quelli di pace,cioè i pompieri americani. Da lìsiamo quindi passati negli han-gar-officina dove ci hannomostrato e spiegato un aereo F-16 completamente smontato edin corso di manutenzione pro-grammata.Un canto di solidarietà alpina

Il 25 aprile scorso gli alpini diPianzano hanno organizzato laloro tradizionale rassegna dicanto corale al Palaingresso diGodega.

Si sono esibiti il coro VociAmiche di Treviso diretto dalmaestro Giovanni Doro, il coroalpino Mesulano di Cordignanodiretto dalla maestra SabrinaZanette e il coro Livenza di Sacile

diretto dal maestro Toni Colom-bera.

Presenti tra le numeroseautorità anche Silvano Fiorot,Presidente dell’associazione perla lotta contro i tumori “Renzo ePia Fiorot”, a cui erano destinatele offerte raccolte durante laserata.

Il coro Voci Amiche di Trevisoha eseguito canti alpini e non, fragli applausi della platea.

Il coro alpino Mesulano diCordignano con bellissimi cantiprettamente alpini ed infine ilcoro Livenza di Sacile con canzo-ni corali di vario genere, dal tradi-zionale al moderno, dall’etnico alregionale. I tre cori si sono poiriuniti sul palco per eseguire il“Signore delle cime”, ascoltata inreligioso silenzio da un pubblicocommosso.

Al termine, alcuni alpini delnostro direttivo (Tarcisio Guzzo,Roberto Zago, Luigi Tartaglia eGino Pin) hanno omaggiato i coricon il gagliardetto del Gruppo el’ex capogruppo Luciano Bredaha consegnato un mazzo di fioriall’unica donna-direttore presen-te. (C.B.)

In gita a Vipiteno ed Aviano

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Commozione cerebrale,

occhio sinistro fuoriorbita, braccio sinistro

perso, gamba destra morta, para-lisi facciale flaccida, guancia sini-stra flagellata, frattura della quar-ta vertebra lombare.

Era un referto medico spieta-to, significava morte.

Era il bollettino stilato dai dot-tori dell’Ospedale di VittorioVeneto quel 10 settembre 1934quando Giovani Dal Cin vi erastato portato praticamente morto.

Il primo ottobre 2009 GiovanniDal Cin, Nani, ha festeggiato 100anni.

Quel bollettino ha accompa-gnato la sua esistenza, perGiovanni è come una giaculatoria,è il suo pater ave gloria quotidia-no.

Aveva 6 anni quando scoppiòquella guerra così tremenda daessere chiamata “granda”. E necompiva 8 quando Todeschi eBosgnachi arrivavano a CastelloRoganzuolo inaugurando il terribi-le anno della fame. Ricorda chedentro questa guerra ve n’eraun’altra senza tregua: quella quo-tidiana per riempire lo stomaco.Confessa che se la nostra popola-zione riuscì a sopravvivere duran-te l’anno drammatico dell’occu-pazione, ciò fu dovuto ad un com-plesso di astuzie. Bisognava aguz-zare l’ingegno per nascondere ciòche altrimenti sarebbe statorequisito. Nella casa in fondo a viaLarghe dove i Dal Cin dimoravano,i Tedeschi erano arrivati più volteportandosi via tutto, ma non sierano accorti che in una specie diseparé oltre la cucina, protetto dacane cargane, i Dal Cin eranoriusciti a nascondere una muccaed una brenta di vino.

Arrivò la chiamata sotto naia efu una vera novità per Giovanniche viveva di nulla in un paesedove non succedeva nulla. Alpinodella 70^ Compagnia Cadore, funelle caserme di Tai, Pieve, Feltre

ed Auronzo, ma l’addestramentolo aveva portato su tutti i passidolomitici ai piedi delle nostremontagne, in marce e campi mili-tari estenuanti, con lo zaino di 40chili in spalla. Durante una eserci-tazione nei ghiaioni alle pendicidelle Tre Cime di Lavaredo aveva-no recuperato il corpo di un sol-dato tedesco della grande guerra,restituito dal disgelo primaverile.Era stato deposto nella cassettadelle munizioni e trasportato, adorso di mulo, ad Auronzo, e quelrientro si era trasformato in unlungo e silenzioso corteo funebre.Toccava ad una Compagnia dialpini onorare quel caduto con ungesto di pietà, quella pietà che,causa la guerra, gli era statafinora negata.

Giovanni se li ricordatutti i suoi tenenti, capitani,colonnelli e generali, tutti,nome e cognome, com-preso il sergenteBelfiore che lo avevasorpreso in libera uscitacon il colletto dellacamicia sbot-tonato. Lasbo t t o -natura,con-

sigliata dal tenente medico dellacaserma, era dovuta ad un lividosul collo. Ma il sergente non avevatollerato giustificazioni e lo avevapunito a cento giri di corsa attor-no a piazza d’armi.

“Io li faccio, ma lei crepa”, erastata la reazione di Giovanni cheaveva eseguito la punizione sottogli occhi increduli della gente pre-sente in piazza e quelli divertiti diqualche commilitone, ma il giornodopo aveva chiesto rapporto alcapitano ed il sergente era finitoin gattabuia.

E quella marcia su un costonemolto innevato del monte Antelao

quando il ca-pitano (si

ch iamavaCanin edera di Mi-lano) rac-comandò il

silenzio. Ap-pena l’ultimoalpino fu al si-curo sullaforcella, laCompagnia

fu sorpresa al-le spalle

da un

L’estate e l’inverno della vitaI 100 anni dell’alpino Giovanni Dal Cin

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Il vecio Giovanni Dal Cin con i ”bocia” del suo Gruppo, posa per la tradizionalefoto a ricordo dell’incontro

inquietante fragore e tutti potero-no assistere all’irrompere a valledell’immensa valanga.

Poi un impressionante silen-zio, un meraviglioso senso dipace, e tutti gli alpini che guarda-vano il capitano...

Arta, era questo il nome dellamula condotta da Giovanni, men-tre quella del suo amico Armando,Morolagna, si chiamava Dama.Morolagna era un nome d’artedovuto al fatto che l’amico anda-va a caccia di pelli di rumole.Meno fantastico il soprannomeaffibbiato al compaesano AntonioColombera: era il trombettieredella Compagnia (nessuno comelui sapeva modulare le note delsilenzio fuori ordinanza) e per tuttiera Toni tromba.

Poi c’era il caporal maggioreTullio De Vido di Conegliano,magazziniere, bravo e moltobuono, ed il sergente maggioreGiuseppe Ferri di Bergamo. Figure,voci, suoni che ogni tanto ritorna-no insistenti a ricordargli la suagioventù. Ritornano per poi riper-dersi. “Tutti morti” , ricordaGiovanni…

Il rancio non era male ed eradi gran lunga più abbondante diquello che consumava in borgoGradisca, sotto le rive della chie-sa, dove la sua famiglia si era nelfrattempo trasferita. Ma non eracerto di grande qualità. Ricorda,infatti, che un commilitone, rien-trato da una licenza, si era porta-to una valigia di ogni ben di dio,ma un capitano, entrato chissàcome in camerata, aveva seque-

strato salami e formaggi, dicendoche mangiare in camerata eracontro i regolamenti...

Ricorda poi, con orgoglio, chein 18 mesi di naia, non marcò maivisita una sola volta.

Finito il servizio militare Nanisi diede da fare, ed era impegnatoalla Montecatini di Bolzano quan-do successe il fattaccio.

Ritornava a casa in biciclettadal capoluogo dell’Alto Adigeassieme ai compagni di lavoroquando, sul Fadalto, il gruppo fusuperato da una macchina. Gliamici, conoscendo la sua temera-rietà, lo provocarono: “Nani, vedise riesci a riprenderla”. Giovannisi lanciò all’inseguimento.

Erano rarissime allora le vettu-re che alzavano nugoli di polverenelle nostre strade, dove l’asfaltonon aveva fatto ancora la suacomparsa. Ma quel giorno sfortu-na volle che fossero ben due lemacchine ad incrociarsi sullosterrato del Fadalto, e quella chesaliva centrò in pieno il nostroGiovanni impegnato nel folle sor-passo.

Un frontale terribile, fu lo stes-so investitore, un medico, a cari-carlo sulla sua macchina e portar-lo nell’ospedale di Vittorio Veneto.

Il referto medico non lasciavasperanze…

Ma Giovanni aveva una fortefibra, o era scritto da qualcheparte che doveva festeggiare 100anni. O già il destino cominciava agiocare con la sua esistenza.

Aleggiava nella stanza d’ospe-dale, dove era ricoverato, questo

ritornello: “Non piangere Dal Cin,hai petto di ferro, cuore di bronzoe polmoni di acciaio”.

Così lo incoraggiavano i medi-ci, anche se dicevano che sefosse sopravvissuto sarebberimasto pazzo per le profondelesioni alla testa.

Due anni dopo Giovanni DalCin era a Pontinia, impegnatonella bonifica dell’Agro Laziale.C’era un pezzo di Veneto in queglianni nel Lazio, intere famiglie dicoloni erano giunti da ogni parted’Italia in quella terra di paludi e dimalaria, per trasformarla in fertilezona di coltivazione agricola.

Il fisico era menomato a causadi quel terribile incidente maGiovanni disponeva di grinta ecoraggio da vendere.

Ma non era finita qua, perchéGiovanni si ammalò di tifo nero.Fatto salire su un treno, si ritrovòancora una volta nell’ospedale diVittorio Veneto.

“Non piangere Dal Cin, haipetto di ferro, cuore di bronzo epolmoni di acciaio”. Ancora unavolta il destino fu benevolo, eGiovanni se la cavò, unico tra tuttii suoi compagni di stanza.

Intanto era la guerra. Nel ’42fu richiamato per partecipare alleoperazioni sul fronte russo. Non losapeva, la patria, che Giovanniaveva il braccio sinistro devastatoe grossi problemi di deambulazio-ne. Nani si presentò regolarmentee per giorni fu trattenuto aldistretto militare di Udine, solo almomento della vestizione un

La cassetta della naja gelosamenteconservata per ottant’anni

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tenente medico si accorse chenon era il caso di spedirlo al fron-te e fu rimandato a casa con gran-di scuse. Li conosceva tutti queisuoi compagni, tanti erano amici.Nessuno di questi ritornò dallaRussia.

Il resto della storia è una vitadi duro lavoro, una famiglia, trefiglie. Da 60 anni Nani dimora inquella casa posta tra la chiesa edil cimitero, dove, quasi lambendo-la, è scorsa la vita di questopaese, Castello Roganzuolo, pro-cessioni, matrimoni, funerali… E’cambiato tutto, ma per Giovanniforse non è cambiato niente, lasua vita sembra ancora scanditadai rintocchi che provengono dal-l’orologio del vicino campanile. Lovedi andare dalla casa all’orto e alpiccolo vigneto.

Le potava lui le viti fino a pochianni fa, ora ha rinunciato a salire

sulla scala e deve affidarsi aigeneri, che però devono tagliare itralci quelli che indica lui all’altez-za che dice lui.

Rimpiange di dover muoversicon il bastone, quando un tempoera veloce come una lepre.Ricorda con distacco tutte le vicis-situdini che gli sono capitate equel ritornello che ha accompa-gnato la sua esistenza: “Non pian-gere Dal Cin, hai petto di ferro,cuore di bronzo e polmoni diacciaio”.

Da quell’osservatorio privile-giato vede scorrere, ben più fre-netica di un tempo, la vita diCastello. Lui è sempre lì, mentre legenerazioni che gli passanodavanti si sono rinnovate piùvolte, così come si rinnovano lestagioni, l’estate e l’inverno dellavita.

Giovanni il suo cappello alpino

lo prestò ad un cugino che glieloaveva chiesto per la scuola milita-re, tanti, tantissimi anni fa. Eranogli anni in cui ci si prestava ditutto, dalle scarpe per andare amessa al cappotto per fare la fotodi famiglia, al vestito per il giornodel matrimonio. Quel cappellonon lo rivide più. Senza cappellonon se la sentì di partecipare allemanifestazioni degli alpini, anchese più volte avrebbe voluto ritro-varsi con gli amici della Cadore.Nell’occasione dei festeggiamentiper il secolo di vita, gli alpini delsuo Gruppo hanno pensato chequello del cappello alpino era l’u-nico dono che gli potevano fare.Tra festeggiamenti, discorsi edomaggi di tutti i tipi, è stato que-sto l’unico momento in cui Nani siè commosso.

fd - Gruppo San Fior

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ettoVisita al Bosco delle Penne Mozze

Lo scorso aprile, 45 alunni delle classi 4^ e 5^della scuola primaria di Solighetto, accompa-gnati dalle loro insegnanti e da un gruppo di

alpini, si sono recati in visita al “Bosco delle PenneMozze. Giunti in centro a Cison di Valmarino, guidati dalcapogruppo Corbanese, ci si è inoltrati lungo il suggesti-vo sentiero dei mulini, nel quale la natura, nel corso deimillenni, ha dato vita ad uno dei luoghi più belli ed oggipiù cari agli alpini.

Giunti al Bosco, gli alunni sono stati ricevuti dalPresidente del Comitato, Claudio Trampetti e dopo lenormali strette di mano, hanno partecipato all’alzaban-diera cantando l’Inno di Mameli. Sciolte le righe e gusta-

ti degli ottimi panini farciti con formaggio e salame, iragazzi, le maestre e gli alpini, hanno partecipato, indoveroso silenzio, alla visita guidata al Bosco. ClaudioTrampetti ha presentato e illustrato loro le origini e lastoria del luogo.

Ancora un po’ di spiegazioni ed approfondimenti,poi si è proceduto all’ammainabandiera e al rientro acasa. Non sono mancante le considerazioni su ciò cheavevano visto e che aveva destato profondo interesse inloro: tutte quelle stele a ricordo dei caduti e dispersidella I e II guerra mondiale. A completamento di unagiornata emozionante, tutti i ragazzi hanno allietato ilviaggio con poesie e canti di gruppo.

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Grande gioia in casa del socio e consigliereGraziano Mazzero e consorte Giovannina perla nascita della nipotina Emma. L’artiglieredell’Osoppo, mostra con orgoglio la nuova arri-vata in famiglia. Per Emma e nonni l’affettodegli alpini di Fontigo.

Grande gioia per il socio Pietro Mazzero: il 22settembre 2008 è nata la nipotina Giulia (nellafoto con papà David e con lo zio Alessandro).Felicitazioni da tutto il Gruppo alpini di Fontigo,anche a mamma Jasmina e a nonna Maria.

Una stella alpina è sbocciata nel giardino di EdyMeler e della moglie Doriana. Si chiamaVeronica (nella foto con i genitori, con gli ziiMassimo e Simone e col padrino FiorenzoBottega). Alla piccola Veronica gli auguri di salu-te e felicità dagli alpini di Collalto.

Gruppo Fontigo Gruppo Collalto

ANAGRAFE ALPINA

Con due nonni così il piccolo Filippo può dormire sonni tranquilli. Sono felici e orgogliosi per la nasci-ta del loro nipotino, Giuseppe Collodet capogruppo di Pieve di Soligo e Giacinto Giotto artiglieredel Gruppo Soligo, come lo è la piccola Giorgia, con papà Lino, mamma Linda, le nonne Nella eGiovanna. Alla bella famiglia alpina i più vivi auguri di tanta felicità, serenità e salute da parte dellepenne nere dei Gruppi di Pieve di Soligo e Soligo.

Allegria in famiglia per la nascita di Nicolas DeMartin-Del Zotto. Da sinistra il nonno LucianoGiordan, il papà Andrea, gli zii Luciano e GianniBreda, tutti iscritti al Gruppo di Pianzano. Auguridi tanta felicità allo scarponcino Nicolas.

Gruppo Pieve di Soligo e Soligo Gruppo Pianzano

Ha festeggiato i 50 anni di matrimonio con lasignora Gabriella Camatta il socio StenoBellotto. Agli auguri di amici e parenti per il beltraguardo raggiunto si aggiungono quelli diFiamme Verdi ad un suo storico collaboratore equelli degli alpini del Gruppo Città.

Il socio Carlo Casagrande ha festeggiato il 50°di matrimonio con la moglie Cristina, attorniatodai figli alpini Piero e Giovanni. Il Gruppo diCollalbrigo esprime i più cari auguri di salute,felicità e si complimenta per il bel traguardoraggiunto.

Il 30 maggio hanno festeggiato i 50 anni dimatrimonio Iginio Pizzinato e Fiorina Murer.Fondatore e consigliere del gruppo San Gallo inSvizzera (anni 60), Iginio si è iscritto al GruppoMareno nel 1971 diventando consigliere e con-sigliere sezionale.

Gruppo Città Gruppo CollalbrigoGruppo Mareno di Piave

L’alpino Giuseppe Zago ha festeggiato con lamoglie Irma, il 27 dicembre 2008, il 50°anniver-sario di matrimonio, attorniato dalle figlie, daigeneri, dai nipoti e dai pronipoti. I più sinceriauguri da parte del gruppo S. Maria e S. Micheledi Feletto.

Grande festa a Collalto, in casa dell’alfiereEnrico Padoin che ha accompagnato all’altarela figlia Elisa, andata in sposa a Gilberto Marchi.Le penne nere di Collalto fanno gli auguri aglisposi ed i complimenti al socio.

Ecco le penne nere della Famiglia Casagran-de per il loro ritrovo annuale: da sx VittorioCasagrande (1946), il cugino Mariano Rosolen(1945), Pietro Casagrande (1949), il cugino MarioCasagrande (1944), Stefano Casagrande (1970).

Gr. S.Maria - S.Michele di F. Gr. Pietro di F. e Orsago Gruppo Collalto

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La mattina del 15 maggio èimprovvisamente mancato al-l’affetto dei suoi cari GiuseppeGasparin, classe 1948, artiglie-re alpino nel Gr. Conegliano.Lascia un ricordo profondo aquanti lo hanno conosciutocome uomo e alpino.

Il 30 aprile è mancato il socioAvellino (Nino) Tonellato dianni 80. E’ stato un grande socioper il Gruppo, sostenendolo nelleiniziative e con l’abituale presen-za in sede. Condoglianze allafamiglia e fratello capogruppo diParigi Sez. Francia.

Il primo gennaio 2009 è venuto amancare il socio Reduce Arti-gliere del 3° Julia Ugo Moras,classe 1915, da sempre presentee attivo nel Gruppo di Mareno diPiave. Quanto ha dato Ugo in vitaaiuta a mantenere vivo il suoricordo.

Gruppo Ponte della Priula Gruppo Mareno di Piave

E’ venuto a mancare il 23 luglioil socio Pietro Trubian, classe1926, 8° Gemona, conducentedi muli, già consigliere delGruppo Mareno. I famigliari rin-graziano quanti hanno parteci-pato al loro dolore e presenziatoalle esequie.

E' improvvisamente mancato, a 68anni, l'alpino Adriano Padoan. Fuimprenditore edile a S. Lucia diPiave e sportivo. Aveva svolto il ser-vizio di leva al Q. G. della Julia. Allamoglie Rosetta e ai figli, il Gruppoporge le più sentite condoglianze.

E' stato sconfitto dalla malattia asoli 62 anni l'alpino FrancoCanal, del Btg. Cividale. Artista diinvidiabile capacità, ha messopiù volte questa sua dote a dis-posizione del Gruppo che ha par-tecipato in forze alle esequie.

Il 28 maggio 2009 è andato avan-ti il socio Angelo Dal Mas, clas-se 1920, alpino del Btg Cadore,Reduce del fronte greco-albane-se. Il Gruppo lo ricorda come per-sona umile, che ha dedicato lasua vita al lavoro, alla famiglia eall’associazione.

Ci ha lasciato Erminio Naibo,classe 1926, fondatore e consi-gliere del Gruppo. Un esempio divita dedicata al lavoro, alla fami-glia ed agli alpini. Grande il suoimpegno per la costruzionedella sede e del centro anziani.

E’ andato avanti l’associato alpi-no più anziano del Gruppo diSoligo. Costante De Conto, 96anni. fondatore e tesoriere pertanti anni, attivo partecipe allavita associativa. Gli alpini lo ricor-dano con affetto e si stringonointorno alla famiglia.

Il 17 agosto 2009 è andato avan-ti il socio alpino Luigi Dal Piva,classe 1921. Reduce del secon-do conflitto, prigioniero di guer-ra, ha trascorso il resto della suavita tra lavoro e famiglia. IlGruppo lo ricorda con affetto ericonoscenza.

Ci ha lasciati Anna Dal Col,madrina del Gruppo Parè emoglie del Comm. GiovanniZanella, socio fondatore e primoCapogruppo. La ricordiamo peril suo affetto e per la grande dis-ponibilità in tutte le manifesta-zioni ed attività.

Prematuramente ci ha lasciati ilsocio Virginio Marsura classe1934. Socio fondatore, più volteconsigliere, fu vice-capogruppoe capogruppo dal 1971 al 1973.Alpino del 7°della Julia fu attivoe sempre presente nel corso diquesti 40 anni.

Gruppo Soligo Gruppo Parè

Gruppo M.O. Maset Gruppo Orsago Gruppo Fontigo

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E’ andato avanti il 13 maggio scor-so, il socio Giacinto (Cinto)Soldan, classe 1931, 8°Rgt. Alpini,già capogruppo e primo alfiere.Durante la sua reggenza è statacostruita la nuova sede, rilanciata laplurisecolare Festa del Molinettodella Croda.

Egidio Tomasi (Piero), classe1930, alpino del Btg. Feltre ci halasciati il primo luglio scorso.Sempre presente alle iniziativedel Gruppo, è stato emigrante inSvizzera, referente degli anzianidi Refrontolo e vero alpino.

Il socio Luigi Tardivo, classe1929, artigliere del Gruppo Cone-gliano, è deceduto il 7 luglio 2009.Presente alla costruzione dellanuova sede e alle molte iniziativedel Gruppo, lascia un grandevuoto negli alpini di Refrontolo.

E' andato avanti, all'età di 78anni il socio Cesare De Pel-legrin, Tra i fondatori del Grup-po nel 1962, già segretario econsigliere, è stato attivo parte-cipe alle iniziative del Gruppo.Gli alpini esprimono le più senti-te condoglianze alle famiglia.

L'alpino e consigliere Pietro DeNoni ci ha lasciati all'età di 78anni. Il Gruppo, porgendo allamoglie Luigina ed ai figli le piùsentite condoglianze, vuolericordare Pietro come uomobuono e discreto, sempre dispo-nibile e presente.

Ci ha lasciato per continuare ilsuo cammino d’alpino nelParadiso di Cantore il socioMario Brunetta, classe 1935,6° CMR-Art. Montagna. Anima-tore del Gruppo, Mario lascia unbel ricordo in tutti gli alpini delGruppo Città.

Profondo cordoglio ha suscitatonelle penne nere di Collalto laprematura scomparsa del socioGiuliano Michetti, classe1966, andato avanti il 18 gen-naio 2009. Il Gruppo porge le piùsentite condoglianze alla fami-glia dell’alpino andato avanti.

Il 17 maggio è andato avantiGiuseppe Pansolin, di anni 85,socio fondatore del Gruppo,insieme al fratello Giovanni. Isoci alpini di Solighetto si uni-scono a quelli di Pieve di Soligoper le più sentite condoglianzealla famiglia e a chi lo ha sti-mato.

Gruppo Barbisano Gruppo CollaltoGruppo Città

Gruppo Refrontolo Gruppo Solighetto

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