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CRITERI GENERALI DI FITOTERAPIA

CRITERI GENERALI DI FITOTERAPIA.

IL CONCETTO DI FITOCOMPLESSO.

Questo senza dubbio il concetto pi importante che chi si avvicina alla fitoterapia deve conoscere. Ogni pianta medicinale ha una sua propria composizione chimica, definita con precisione in questi ultimi anni grazie ad apparecchiature sofisticate. Essa comprende un numero pi o meno grande di sostanze chimiche, la maggior parte delle quali dotate di una loro propria attivit medicamentosa, mentre alcune sono considerate inerti, ad esempio cellulosa e lignine. Esse prese tutte assieme formano appunto quello che si definisce fitocomplesso.

Il fitocomplesso nella sua globalit il responsabile delle propriet salutari di una pianta medicinale, che possono essere diverse da quelle di uno o pi dei suoi componenti presi isolatamente. Proprio questo concetto ci spiega perch ogni pianta possieda un'azione medicamentosa considerata predominante e delle altre azioni dette secondarie, talvolta anche assai diverse da quella principale. Il fitocomplesso inoltre il principale responsabile della tollerabilit di questi rimedi, che in genere ottima.

Questo concetto assai diverso da quello che regola il settore dei farmaci tradizionali, nel quale si mette l'accento sul principio attivo singolo e sulle sue potenzialit terapeutiche, cosicch il farmaco di sintesi deve in genere la sua azione ad una sola molecola, essendo gli altri suoi componenti rappresentati da eccipienti inerti.

ATTUALITA' E IMPORTANZA DEL CONTROLLO DI QUALITA' DELLE PIANTE MEDICINALI IN FITOTERAPIA.

La rivalutazione che recentemente sta interessando la fitoterapia da attribuirsi alle reali attivit medicamentose degli estratti ottenuti dalle piante medicinali e al continuo espandersi delle conoscenze scientifiche sui loro effetti sugli organismi umani ed animali. Purtroppo per troviamo molto spesso, tra i prodotti fitoterapici, preparazioni suscettibili di critiche, immesse sul mercato sotto la spinta di esigenze di carattere unicamente commerciale e non medico-scientifico.

L'Organizzazione Mondiale della Sanit definisce pianta medicinale ogni vegetale contenente, in uno o pi dei suoi organi, sostanze che possono essere utilizzate per fini terapeutici, e droga vegetale la parte della pianta medicinale utilizzata ai fini di cui sopra. La fitoterapia pu trovare una giusta collocazione scientifica solo se pu disporre di estratti vegetali tecnicamente validi e il pi possibile standardizzati.

La Farmacopea Ufficiale Italiana (allegato 2) prevede, per le droghe vegetali, tutta una serie di criteri di qualit, che vanno rispettati in toto perch il prodotto finale possa essere considerato di buona qualit.

Gi l'esame macro e microscopico consente al tecnico di laboratorio di identificare la specie e di scoprire eventuali sofisticazioni e inquinamento di insetti, muffe e corpi estranei. L'identificazione della specie molto importante, poich possono esserci diverse forme botaniche della stessa specie, ma in genere una sola viene considerata dalle Farmacopee come la pi dotata di attivit medicamentosa, grazie alla sua composizione chimica. Ad esempio vi sono svariate forme botaniche della Liquirizia (Glycyrrhiza), ma solo la Glycrrhiza glabra riconosciuta dalle Farmacopee come officinale. Per effettuare un'approfondita analisi delle caratteristiche chimiche della pianta in esame la metodica pi moderna e pi usata oggi l'HPLC (High power liquid chromatography), che consente

analisi quali-quantitative accurate, riproducibili e automatizzabili, con l'unico difetto del costo elevato.

L'allegato 3 della Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana prescrive che:

Le droghe vegetali devono essere fornite alla farmacia in confezione integra, recante in etichetta le seguenti indicazioni:

1)nome e indirizzo del produttore o del responsabile della commercializzazione.

2)denominazione della droga e nome botanico della pianta secondo il nome scientifico della pianta ufficialmente riconosciuto ed accettato dalle Farmacopee o da documenti scientifici particolarmente qualificati, con eventuale indicazione, in parentesi, dei sinonimi pi utilizzati.

3)luogo di origine della droga.

4)se ottenuta da pianta spontanea o coltivata.

5)data di raccolta, data di confezionamento e data limite di utilizzazione.

6)numero del lotto di lavorazione.

7)forma di presentazione della droga.

Devono anche essere fornite le informazioni relative a:

a)il titolo, che deve essere riferito al o ai principi attivi o costituenti caratteristici riportati nelle singole monografie delle Farmacopee, in modo che si conosca l'esatta quantit di principio attivo contenuto in quel tipo di estratto.

In pratica la titolazione consente di valutare con precisione non solo la presenza ma anche la quantit di uno o pi componenti del fitocomplesso ritenuti pi importanti ai fini terapeutici. Tale quantit non deve essere inferiore al livello minimo fissato dalla Farmacopea, altrimenti l'estratto non pu avere un'adeguata attivit terapeutica. Grazie alla titolazione possibile standardizzare il prodotto, in modo che esso sia sempre uguale a se stesso, con ovvi vantaggi per la costanza e la riproducibilit dell'effetto medicamentoso.

b)la perdita all'essicamento.

c)i trattamenti fisici o chimico-fisici utilizzati per la conservazione, anche durante la fase del trasporto e della distribuzione.

L'Allegato 5 della Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana pone dei limiti precisi alla presenza nelle piante medicinali delle seguenti sostanze contaminanti:

1)carica batterica, per la quale si richiede l'assenza di alcuni germi particolarmente pericolosi dal prodotto e si ammette la presenza di altri considerati meno pericolosi, ma comunque in quantit non eccedenti il limite stabilito.

2)aflatossine, che sono sostanze tossiche prodotte da particolari microfunghi, la cui quantit non deve superare i limiti stabiliti.

3)metalli pesanti, in particolare piombo, cadmio e mercurio, per i quali dovranno esigersi i limiti di accettabilit stabiliti.

4)radioattivit, particolarmente importante per prodotti provenienti da zone potenzialmente a rischio, per la quale dovranno esigersi i limiti di accettabilit indicati.

5)pesticidi usati in agricoltura durante la coltivazione delle piante, per i quali dovr esigersi il rispetto delle quantit massime di residui tollerate nei prodotti destinati all'alimentazione.

L'Organizzazione Mondiale della Sanit d la definizione di fitomedicine. "Sono da considerarsi fitomedicine i prodotti medicinali finiti, provvisti di etichetta, che contengono come principi attivi esclusivamente delle piante o delle associazioni di piante allo stato

grezzo sotto forma di preparati. Comprendono anche succhi, gomme, frazioni lipidiche, oli essenziali e tutte le altre sostanze di questo genere. Le fitomedicine possono contenere oltre ai principi attivi anche degli eccipienti." Quindi secondo questa descrizione non sono da considerarsi fitomedicine i prodotti che contengono uno o pi principi attivi purificati, anche se isolati dalle piante, poich in questo caso non pi rispettato il concetto di fitocomplesso.

Pertanto le fitomedicine devono rispondere a precisi requisiti di efficacia, sicurezza e qualit. La qualit delle piante medicinali pu dipendere da molti fattori: la raccolta nel tempo balsamico non corretto, l'inquinamento con specie botaniche affini e/o con altre sostanze chimiche nocive o radioattive, la lavorazione industriale non corretta e l'inadeguata stabilit nel tempo di alcuni principi attivi. Deve essere garantita la titolazione e la costanza nel tempo del contenuto quantitativo dei principi attivi. Pertanto ogni prodotto a base di piante medicinali dovrebbe fornire, per poter essere considerato realmente medicamentoso, le seguenti informazioni:

-Nome botanico in latino della o delle piante utilizzate, seguito dal nome volgare nella lingua in uso in quel paese.

-Nome del o dei principali principi attivi.

-Titolazione dello o degli stessi.

-Posologia, modo e durata della somministrazione.

-Scadenza del prodotto.

LE FORME FARMACEUTICHE DISPONIBILI IN FITOTERAPIA.

I preparati disponibili possono essere schematicamente suddivisi in due grandi categorie e cio:

1)preparazioni ottenute partendo da pianta essicata: -tisane, infusi e decotti.

-polveri micronizzate e non.

-estratti fluidi.

-estratti secchi.

2)preparazioni ottenute partendo da pianta fresca: -tinture madri.

-macerati glicerinati.

-alcuni estratti secchi.

-sospensioni integrali di

pianta fresca.

-succhi di pianta fresca.

3)preparazioni per distillazione o spremitura: -oli essenziali.

PREPARAZIONI OTTENUTE PARTENDO DA PIANTA ESSICATA.

INFUSO.

Si prepara a partire da piante essicate ridotte a pezzi pi o meno piccoli mediante

lavorazioni meccaniche. E' possibile usare una sola pianta o pi piante mescolate tra loro. Si mette il materiale in un contenitore adatto, vi si versa sopra acqua bollente e si lascia raffreddare per alcuni minuti. A questo punto si filtra tramite garza senza comprimere e si beve il liquido risultante. Generalmente si adoperano da due a dieci parti di pianta essicata per preparare cento parti di infuso.

DECOTTO.

Si prepara a partire da piante essicate ridotte a pezzi pi o meno piccoli tramite lavorazioni meccaniche. E' possibile usare una sola pianta o pi piante mescolate tra loro. Tale materiale si mette in acqua e si porta fino ad ebollizione, poi si lascia raffreddare, si filtra tramite garza senza comprimere e si beve il liquido risultante. Generalmente si adoperano da due a cinque parti di pianta essicata per preparare cento parti di decotto. Tale metodica di preparazione non deve mai essere applicata a piante contenenti principi attivi volatili.

TISANA.

Si prepara a partire da piante essicate ridotte a pezzi pi o meno piccoli tramite lavorazioni meccaniche. Una tisana composta da una miscela di piante medicinali, tra le quali distinguiamo il rimedio base, composto da una o pi piante medicinali la cui azione medicamentosa quella pi importante, l'adiuvante, rappresentato da una pianta che ha lo scopo di rinforzare l'effetto del rimedio base, il correttivo, composto da una o pi piante che hanno la funzione di migliorare le caratteristiche organolettiche della tisana. Generalmente per preparare un litro di tisana si usano da dieci a venti grammi di piante essicate, ragion per cui essa rappresenta un medicamento che contiene piccole quantit di fitocomplesso e pu quindi essere assunto, anche abitualmente, senza timore di effetti collaterali. La tisana pu essere preparata per infusione, per decozione, per macerazione o anche, in certi casi, per semplice soluzione. E' consigliabile conservare le piante in scatole di legno o di cartone, attraverso le quali non passi la luce.

In genere infusi, decotti e tisane vanno assunti al momento della preparazione o entro poche ore da essa, poich sono forme farmaceutiche facilmente deperibili. Infatti esse fermentano facilmente, soprattutto in estate o se si trovano vicine a fonti di calore, e ci pu compromettere la struttura del fitocomplesso e quindi le caratteristiche curative del prodotto stesso.

E' importante sottolineare che queste forme farmaceutiche sono ottenuti con un'estrazione acquosa del fitocomplesso, per cui sono utilizzabili solo se i costituenti del fitocomplesso o almeno la maggior parte di essi sono solubili in acqua. Inoltre il calore dell'acqua bollente pu alterare i principi attivi presenti nella pianta, riducendo in tal modo la sua efficacia. In genere le tisane hanno un'azione curativa blanda.

POLVERE.

E' una forma farmaceutica ottenuta a partire da pianta essicata, che viene ridotta in polvere tramite opportune lavorazioni meccaniche. Le polveri possono essere semplici, se contengono un solo componente, o composte se ne contengono pi di uno. Le polveri micronizzate si ottengono macinando opportunamente la pianta essicata e sottoponendo poi il prodotto ottenuto a setacciatura, raggiungendo in tal modo una granulometria molto fine ed uniforme. Il loro componente predominante dal punto di vista quantitativo costituito dai materiali di struttura del vegetale, in particolare cellulosa e lignine, mentre i principi attivi sono presenti in quantit piuttosto limitata, non oltre il 10% del peso del prodotto finito. Ci vero anche per le cosiddette polveri criofrantumate, ottenute sempre per lavorazione della pianta in toto ma a temperature molto basse, in genere a -60C. Il vantaggio di questa tecnica e quello di non causare alterazioni nel fitocomplesso ad opera del calore, che si sviluppa invece durante la lavorazione tradizionale, e questo particolarmente vero per piante che hanno dimostrato di temere le alte temperature, in particolare quelle ricche di oli essenziali. Le polveri hanno un 'azione curativa che pu considerarsi discreta.

ESTRATTO FLUIDO.

Si prepara a partire da pianta essicata, mettendola a macerare in un solvente apposito, generalmente alcool etilico, per determinati periodi di tempo. Nell'estratto fluido si procede in modo che una parte in peso del prodotto finito corrisponda a una parte in peso della pianta essicata di partenza, e quindi esso ha un rapporto estratto/droga di 1 : 1. E' un prodotto altamente medicamentoso, poich l'alcool in grado di estrarre la quasi totalit del fitocomplesso presente nella pianta di partenza, anche se i processi di essicazione possono comportare la riduzione e pi raramente la perdita di uno o pi dei principi attivi tipici di quella pianta, specialmente se rappresentati da sostanze fortemente volatili. Pertanto esso non molto indicato per piante che siano sensibili all'essicazione. Durante la conservazione esso pu lasciare un leggero deposito sul fondo del contenitore. Esso dotato di un grado alcoolico che nella maggior parte dei casi oscilla tra i 20 e i 30C, ma che alcune volte pu raggiungere anche i 60C. Come tutte le forme liquide, va assunto diluendolo in poca acqua non gasata a temperatura ambiente e tenuta in bocca per almeno un minuto, allo scopo di favorire l'assorbimento attraverso la mucosa della bocca. L'estratto fluido ha un'azione curativa che pu considerarsi discreta.

ESTRATTO SECCO.

Si prepara in genere partendo dall'estratto fluido, che poi viene fatto evaporare con metodiche sofisticate quali la nebulizzazione, fino ad ottenere una polvere finissima ed impalpabile, che rappresentata in pratica solo dal fitocomplesso tipico di quella pianta. Esso assai pi concentrato rispetto all'estratto fluido, e il rapporto estratto/droga varia in genere da 1 : 3 fino a 1 : 8. Ci significa che per ottenere 1 kg. di prodotto finito sono necessari da 3 kg. fino a 8 kg. della pianta essicata di partenza. Grazie a questa sua concentrazione e purezza, possibile procedere alla titolazione, che consiste nel valutare, con tecniche particolarmente sofisticate, non solo la presenza del o dei principi attivi ricercati, ma anche di determinarne esattamente la quantit. In questo modo si ottiene un prodotto di tipo farmaceutico, poich possibile determinare le sostanze in esso presenti e di misurarne con precisione la quantit, ottenendo cos un rimedio standardizzato e quindi sempre uguale in ogni lotto utilizzato. Per le piante che temono l'essicazione opportuno procedere alla preparazione dell'estratto secco partendo non da pianta essicata bens da pianta fresca, utilizzando una particolare tecnologia. La dimensione molto piccola dei suoi granuli lo rende molto biodisponibile, perch ne facilita sia l'assorbimento sia l'utilizzazione da parte dell'organismo. L'estratto secco dotato di un'azione curativa ottimale.

ESTRATTO TOTALE.

E costituito da una miscela di polveri micronizzate e di estratti secchi, il cui principale vantaggio consiste nel non dover aggiungere eccipienti inerti per evitare il compattamento degli estratti secchi conseguente all'umidit. Lo svantaggio principale rappresentato dalla diminuzione di efficacia del prodotto se confrontato con gli estratti secchi puri a parit di peso, a causa dell'aggiunta delle polveri micronizzate che sono ricche soprattutto di lignine e cellulosa. Per questo motivo molto pi difficile ottenere un titolo adeguato e/o rispettare quello prescritto dalla Farmacopea, per la minor ricchezza in principi attivi causata dall'aggiunta delle polveri. L'estratto totale dotato di un'azione curativa discreta.

PREPARAZIONI OTTENUTE PARTENDO DA PIANTA FRESCA.

TINTURA MADRE.

Si prepara mettendo la pianta allo stato fresco, quindi entro poche ore dalla sua raccolta, a macerare in un solvente apposito, generalmente alcool etilico, per un determinato periodo di tempo. Il liquido viene poi diluito alla prima decimale hahnemanniana (1 DH) e viene utilizzato anche in omeopatia. Per la preparazione delle tinture madri si fa riferimento a quanto indicato nella Farmacopea Francese o in quella Tedesca, poich la Farmacopea Italiana non le prende ancora in considerazione. Va tenuto presente che il metodo di preparazione di questo prodotto previsto dalla Farmacopea francese molto diverso da quello contemplato dalla Farmacopea tedesca. E' dotata di un grado alcoolico che in genere compreso tra i 50 e i 70C. Durante la conservazione essa pu lasciare un leggero deposito sul fondo del contenitore. Come tutte le forme liquide, va assunta diluendola in poca acqua non gasata a temperatura ambiente e tenuta in bocca per almeno un minuto, allo scopo di favorire l'assorbimento attraverso la mucosa della bocca. Le tinture madri hanno un'azione curativa piuttosto blanda.

MACERATO GLICERINATO O GEMMODERIVATO.

Si prepara mettendo a macerare in una miscela di acqua (20%) alcool (30%) e glicerina (50%) le parti pi giovani della pianta: le gemme, i giovani getti non pi lunghi di 5 cm. e talvolta le giovani radici, per determinati periodi di tempo. La diluizione richiesta la prima decimale hahnemanniana (1 DH): ci significa che una parte del preparato di base viene diluita con 9 parti di una miscela contenente il 50% di glicerina, il 30% di alcool e il 20% di acqua. Per la preparazione dei macerati glicerinati si fa riferimento a quanto indicato nella Farmacopea Francese, poich la Farmacopea Italiana non li prende ancora in considerazione. E' dotato di un grado alcoolico di 30C. Durante la conservazione esso pu lasciare un leggero deposito sul fondo del contenitore. Come tutte le forme liquide, va assunto diluendolo in poca acqua non gasata a temperatura ambiente e tenuta in bocca per almeno un minuto, allo scopo di favorire l'assorbimento attraverso la mucosa della bocca. I macerati glicerinati hanno un'azione curativa discreta.

SOSPENSIONE INTEGRALE DI PIANTA FRESCA.

E' una preparazione entrata solo recentemente nell'elenco dei prodotti fitoterapici. Essa si prepara raccogliendo la pianta e sottoponendola nel pi breve tempo possibile a criofrantumazione alla temperatura di -70C, ottenuta iniettando nel frantumatore azoto liquido alla temperatura di -196C. Successivamente si sottopone il materiale a pressioni elevate per estrarne i liquidi in esso contenuti e quindi anche il fitocomplesso, operando sempre a temperature estremamente basse affinche la pressione non generi calore, che potrebbe alterare alcune parti del fitocomplesso. Il prodotto ottenuto viene infine diluito in alcool a 36 gradi per stabilizzare gli enzimi gi bloccati dalle bassissime temperature, perch altrimenti essi riprenderebbero a funzionare riportando il prodotto finito a temperatura ambiente. Poich tutto il contenuto della pianta passa nella sospensione, si ottiene un estratto completo e rappresentativo del fitocomplesso. Questo prodotto per facilmente deperibile, per cui viene commercializzato sotto vuoto e, una volta aperto, deve essere consumato nel pi breve tempo possibile e conservato al freddo. Le SIPF hanno una buona azione curativa, ma sono pressoch introvabili in Italia.

SUCCO DI PIANTA FRESCA.

Sono preparati ottenuti meccanicamente per pressione della pianta fresca, preventivamente frantumata, e sono costituiti dai liquidi presenti nei tessuti vegetali. Essi sono commercializzati sotto vuoto senza l'aggiunta di coloranti o conservanti, e sono una forma molto semplice di somministrazione delle piante medicinali, che pu essere paragonata alle polveri. Su queste hanno per il vantaggio di non aver subito l'essicamento, capace di provocare alterazioni enzimatiche di alcuni componenti. Questo prodotto per facilmente deperibile, per cui viene commercializzato sotto vuoto e, una volta aperto, deve essere consumato nel pi breve tempo possibile e conservato al freddo. I succhi hanno un'azione curativa discreta.

OLI ESSENZIALI O ESSENZE.

Sono forme farmaceutiche ottenute per distillazione in corrente di vapore o per spremitura di una pianta fresca oppure essicata. Recentemente stata messa a punto una tecnica di estrazione basata sui gas supercritici. L'olio essenziale ottenuto una miscela di sostanze organiche, per lo pi volatili, con odore aromatico caratteristico e in genere piuttosto penetrante. Gli oli essenziali sono poco stabili: all'aria, alla luce e al calore si ossidano diventando scuri, pi densi e di odore meno gradevole. Gli oli essenziali sono lipofili, cio capaci di penetrare anche in tessuti contenenti elevate quantit di sostanze grasse, generalmente liquidi, assai poco solubili in acqua ma solubili nei solventi dei grassi come alcool, etere, cloroformio e nei grassi stessi come olio di mandorle, oli di oliva e/o di semi ecc. La loro lipofilia ne consente la penetrazione nel sangue in quantit significative anche se usati per via esterna. E' necessario accertarsi che gli oli essenziali usati siano purissimi e prodotti quindi da officine farmaceutiche, poich quelli sofisticati e quelli sintetici possono essere molto pi tossici. Recentemente sono stati messi a punto, per alcune essenze, i cosiddetti oli essenziali microincapsulati, che si presentano come una polvere a granulometria media, nella quale gli oli essenziali vengono fatti assorbire a particelle di materiali inerti. Gli oli essenziali hanno un'azione curativa ottimale, ma possono essere facilmente tossici se usati in modo non corretto.

LE DROGHE VEGETALI.

AESCULUS HIPPOCASTANUM (Ippocastano).

FAMIGLIA: Ippocastanaceae.

HABITAT: originario dell'Asia occidentale, si trova in tutta l'Europa, nel Medio Oriente e in Iran.

PARTE USATA: i semi.

PREPARAZIONI FARMACEUTICHE CONSIGLIATE: La forma farmaceutica pi indicata l'estratto secco nebulizzato e titolato in escina anidra min.3% (Farmacopea Italiana X), il cui dosaggio giornaliero va da 10 a 13 mg/kg., suddiviso in due o tre somministrazioni possibilmente lontano dai pasti. Quantit gionaliera ottimale di escina 1,2-1,5 mg/kg.COMPOSIZIONE CHIMICA: i cotiledoni del seme sono molto ricchi di amidi (40-50%) e di altri zuccheri e contengono anche sostanze lipidiche (6-8%), rappresentate soprattutto da steroli. Contengono anche buone quantit di flavonoidi, ma le sostanze tipiche di questa pianta sono i saponosidi, che rappresentano circa il 10% della massa della droga essiccata. L'escina rappresenta una miscela di saponosidi eterosidici. I tegumenti del seme contengono proantocianidoli oligomeri dell'epicatecolo, e cio il proantocianidolo B2 che maggioritario, e poi esculitannini, cinnamtannini (B1 e B2) e altri composti dimeri e trimeri. Si ritrova anche un 2-3% di cumarine.

PROPRIETA' TERAPEUTICHE: Azione fleboprotettiva: le azioni antiedematosa e antiessudativa sono legate ad un aumento del tono capillare, dovuto ad un incremento della contrazione della muscolatura liscia della tunica vascolare, e anche ad un aumento della resistenza e dell'elasticit dei capillari, con diminuzione della loro permeabilit. Si ha anche diminuzione dell'iperpermeabilit capillare indotta da serotonina, istamina e cloroformio alla dose di 100 mg/kg/die per os nel ratto. E' stata anche suggerita un'azione inibitoria dell'escina sul catabolismo dell'acido ascorbico, che indispensabile per il trofismo capillare, e sul passaggio di istamina in senso extravasale. Recentemente stato osservato un aumento di PGF2alfa ad azione vasocostrittrice in preparati di vena pretrattati con escina e una capacit di questa sostanza di svolgere attivit antagonizzante i radicali liberi di tipo radical scavenger. Inoltre i saponosidi sarebbero in grado di stimolare i recettori alfa adrenergici postsinaptici delle cellule liscie della parete vascolare, favorendo cos i fenomeni di vasocostrizione e migliorando quindi il tono venoso. Sono stati fatti alcuni studi clinici controllati sull'uso dell'Ippocastano nell'insufficienza venosa. Si tratta di 12 studi, che hanno coinvolto circa 6000 pazienti. Essi hanno confermato l'efficacia e la tollerabilit dell'estratto secco titolato di questa droga nell'insufficienza venosa degli arti inferiori e nelle emorroidi.

E' stata fatta una metanalisi dei lavori clinici controllati relativi all'azione fleboprotettiva dell'ippocastano. Tutti i lavori indicano un significativo miglioramento nella sintomatologia dei pazienti. Sei studi indicano un significativo calo del dolore e delle parestesie, cinque studi suggeriscono un certo calo nella circonferenza delle caviglie, uno studio ha paragonato l'effetto dell'estratto secco di ippocastano con quello delle calze contenitive, riscontrando un effetto simile a quello di quest ultime dopo 6 mesi. In tutti questi studi gli effetti collaterali sono stati rari e di lieve entit. Azione antiflogistica: dotato di propriet anti-infiammatorie, antiedematose e antiessudative legate soprattutto all'escina. L'attivit antiflogistica particolarmente valida nella fase iniziale del processo infiammatorio e sembra dovuta sia ad un'interferenza dell'escina con gli enzimi lisosomiali sia ad un aumento di ACTH e glicocorticoidi indotto da questa sostanza. In particolare sembra in grado di proteggere l'integrit anatomica dei lisosomi.

E' stato fatto uno studio su 18 volontari sani per valutare la biodisponibilit dell'ippocastano, che ricevevano 50 mg. di estratto secco di questa droga o di escina per 48 ore. Si visto che circa l'80% della beta escina pura somministrata era assorbita nel tratto gastroenterico, mentre la biodisponibilit dell'estratto secco di ippocastano era assai pi bassa, aggirandosi intorno al 30%.

Azione principale: fleboprotettiva.Indicazioni principali: insufficienza venosa e parzialmente linfatica, trattamento delle crisi emorroidarie.EFFETTI COLLATERALI E CONTROINDICAZIONI: In alcuni casi stato osservato, nell'animale da esperimento, un certo aumento della secrezione acida gastrica. A contatto diretto con molti tessuti e a concentrazioni elevate pu causare fenomeni irritativi e flogistici, non rilevabili per alle comuni dosi terapeutiche. Pu potenziare l'azione degli anticoagulanti orali. Pu in alcuni casi stimolare il plesso mioenterico e provocare effetti di tipo parasimpaticomimetico, ma solo a dosi elevate e per somministrazioni prolungate. E' stato dimostrato un effetto allergizzante del polline dell'ippocastano in bambini che vivono in aree urbane.Va usato con molta cautela in gravidanza, soprattutto nel primo trimestre, perch pu stimolare il plesso mioenterico con effetti imprevedibili.

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FAMIGLIA: Liliaceae.HABITAT: diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo, attualmente coltivato anche in Cina.PARTE USATA: il bulbo.PREPARAZIONI FARMACEUTICHE CONSIGLIATE: estratto secco nebulizzato e titolato in alliina min.1% (Farmacopea Francese X). Esso va preparato partendo da droga fresca e non essicata, poich l'essicazione comporta delle alterazioni nel fitocomplesso. La sua posologia giornaliera va da 7 a 10 mg./kg, suddivisi in due somministrazioni preferibilmente dopo i pasti, per eliminare il possibile verificarsi del retrogusto tipico di questa droga.

COMPOSIZIONE CHIMICA: il costituente principale dell'aglio fresco non contuso l'alliina. Quando il tessuto vegetale viene contuso o sottoposto ad essicazione essa si trasforma in allicina, per azione di un enzima detto alliinasi. L'allicina un composto instabile e si trasforma per ossidazione all'aria in disolfuro di allile, che il costituente maggioritario dell'essenza di aglio e il principale responsabile dell'odore e del sapore caratteristici della droga. Inoltre una parte dell'allicina viene trasformata, per reazioni di condensazione, in 6Z-ajoeni e in 6E-ajoeni, essendo questi ultimi nettamente maggioritari, e per reazioni di condensazione in vinilditiine e in tiosulfinati. Contiene anche una piccola quantit di olio essenziale. Vi sono anche composti solforati solubili in acqua, che sono derivati dalla cisteina, e sono la S-allilcisteina (SAC), la S-allil-mercaptocisteina (SAMC), la S-metilcisteina e le gamma glutamilcisteine.

PROPRIETA' TERAPEUTICHE: una droga dotata di numerose attivit medicamentose, la pi interessante delle quali senza dubbio quella antiaggregante piastrinica.

Azione antiaggregante piastrinica: l'allicina si dimostrata capace di ridurre fortemente l'aggregazione piastrinica, come pure gli ajoeni e la vinilditiine. E' stato dimostrato che gli ajoeni inibiscono la 5-lipo-ossigenasi in modo notevole, in modo simile a quello di potenti inibitori dell'enzima quali l'indometacina. Questo enzima viene inibito anche dal disolfuro di allile, con un'inibizione pari a circa l'80 %, e dalle vinilditiine, con un'inibizione pari a circa il 20%.

L'adenosina una sostanza presente fisiologicamente in molti tessuti, in particolare nell'endotelio vasale, e ha azioni vasodilatatoria e antiaggregante piastrinica. Infatti in grado di inibire l'aggregazione indotta da collagene gi a concentrazioni molto basse (CI 50=0,4 micromoli/l.). Questa sostanza per inattiva quando saggiata nel sangue intero, forse perch viene rapidamente metabolizzata dall'enzima cellulare adenosina deaminasi. Pare che gli estratti di aglio siano in grado di inibire l'attivit di questo enzima il che, se confermato, contribuirebbe a spiegare meglio l'azione antiaggregante di questa droga e anche la sua attivit ipotensiva.

L'attivit antiaggregante piastrinica dell'Aglio assai valida in vitro, ma potrebbe non esserlo altrettanto in vivo, poich le sostanze attive sono rapidamente metabolizzate dai tessuti, e inoltre una di esse, l'ajoene, presente nell'Aglio in quantit molto basse. L'estratto secco di aglio titolato in alliina all'1% altrettanto attivo dell'omogenato di aglio fresco, mentre gli oli distillati in corrente di vapore hanno un'attivit pari a circa il 35% e i macerati oleosi pari a circa il 12% di quella dei composti suddetti.E' stato anche dimostrato che il consumo di aglio fresco alla dose di 3g./die per un periodo di 6 settimane ha ridotto la produzione di trombossano da parte delle piastrine di circa l'80% in un gruppo di volontari sani.

Azione ipocolesterolemizzante: questa droga ha la capacit di ridurre il colesterolo. Se la colesterolemia non supera i 200 mg./dl. non si nota alcun effetto, mentre se i livelli ematici di colesterolo eccedono i 250 mg./dl. si notano riduzioni significative. Essa potrebbe essere dovuta ad un blocco dell'enzima acetyl-CoA sintetasi, enzima essenziale nella biosintesi delle molecole lipidiche, e inoltre alla moderata azione coleretica esercitata da questa droga, che porterebbe ad una maggior perdita di colesterolo con le feci. L'azione dell'aglio sull'acetyl-CoA-sintetasi si esercita soprattutto a livello epatico, come dimostrato in esperimenti su volatili, nel cui fegato la droga inibisce la sintesi di colesterolo e di acidi grassi. L'inibizione dell'enzima reversibile ed legata alla presenza di un gruppo tiosulfinico.

Inoltre l'allicina riduce l'incorporazione di acetato nei lipidi neutri insaponificabili, mentre il diallil disulfide e il diallil mercaptano sono circa 10 volte meno attivi. Se come precursore l'acetato viene sostituito dal mevalonato questo effetto scompare, suggerendo cos che esso sia dovuto anche a interferenza con l'HMGCoA reduttasi. Uno studio in vitro ha dimostrato che gli aminoaidi solforati dell'aglio, in particolare i derivati cisteinici, riducono la sintesi del colesterolo da acetato ma non da mevalonato. L'attivit dell'enzima HMG-CoA reduttasi era del 30-40% pi bassa nelle cellule esposte alla cisteina solforata. Si anche notato che l'azione sull'enzima sembra essere dovuta a un'aumentata fosforilazione dell'enzima stesso, ma non a riduzione dell'espressione dello specifico RNA. La sostanza pi attiva tra quelle testate stata la S-allyl-cisteina (SAC).

E' stato fatto uno studio su cellule muscolari lisce umane dell'intima dell'aorta per valutare il loro contenuto in lipidi e l'effetto su di esso dell'estratto secco di aglio. L'aggiunta di tale estratto al mezzo di coltura riduce nettamente l'accumulo di colesterolo libero, di trigliceridi e di esteri colesterinici nelle cellule dell'intima normale. Utilizzando invece cellule tratte da placche aterosclerotiche l'estratto secco di aglio riduce significativamente il loro contenuto di lipidi e rallenta la sintesi lipidica, grazie a inibizione dell'enzima acyl-CoA-colesterolo aciltransferasi, che partecipa alla formazione degli esteri colesterinici. Sono stati fatti 16 studi clinici controllati per valutare l'effetto dell'Aglio sulla lipemia. Si notato che l'estratto secco titolato era quello maggiormente attivo, mentre la polvere di aglio e il macerato oleoso di aglio erano poco attivi. Alcuni studi hanno valutato anche l'effetto del cosiddetto Aged garlic (AGE) sul colesterolo, trovandolo pressoch identico a quello dell'estratto secco classico.E' stata fatta una meta-analisi su 16 lavori clinici controllati con un totale di 952 pazienti relativamente all'azione ipolipemizzante dell'Aglio. Il calo medio del colesterolo totale era del 12%, evidente dopo 30 giorni e persistente per 6 mesi, con dose media compresa tra i 600 e i 900 mg./die di estratto secco titolato. Il calo medio dei trigliceridi era del 10%, mentre il colesterolo HDL non stato significativamente modificato. Gli effetti collaterali, a parte odore dell'alito e retrogusto, sono stati virtualmente inesistenti. Azione ipotensiva: uno degli effetti per cui l'aglio pi conosciuto quello ipotensivo. Quest'azione pare legata alla capacit dell'aglio di indurre vasodilatazione, in particolare nelle arteriole del distretto cutaneo, anche se una certa importanza avrebbero anche le attivit profibrinolitica e di miglioramento della fluidit ematica. Nei 4 studi sinora effettuati si notato un calo della pressione arteriosa sistolica da 176 mm/Hg (valore medio globale) a 154 mm/Hg (valore medio globale) dopo una terapia di 3 mesi con 600 mg. al giorno di estratto secco di aglio, e della pressione arteriosa diastolica da 99 mm/Hg (valore medio globale) a 85 mm/hg (valore medio globale) nelle stesse condizioni sperimentali. Azione cardioprotettiva: stato anche osservato che l'Aglio riduce in modo statisticamente significativo l'incidenza delle aritmie ventricolari in cuori isolati di ratto esposti al fenomeno di ischemia-riperfusione. Questo effetto pare essenzialmente dovuto all'azione antiradicalica di questa droga, che evidente solo per l'estratto secco con integrit del sistema alliina-alliinasi. E' interessante notare che l'azione bradicardizzante dell'aglio potrebbe essere dovuta ad un effetto di tipo calcio-antagonista, con riduzione della penetrazione del calcio nelle cellule miocardiche, effettivamente osservato in vitro. Questo effetto dell'aglio viene potenziato dal verapamil e dal diltiazem ma non dalla nifedipina e viene ridotto, ma non abolito, da alte concentrazioni di calcio nel mezzo extracellulare.

Uno studio recente fatto su pazienti anziani ha dimostrato che l'ingestione di estratto secco di aglio titolato in allicina alla dose di 300 mg/die per os per un periodo di 2 anni ha avuto effetti benefici sull'elasticit dell'aorta. Infatti stato notato che questa droga stata in grado di incrementare in modo significativo le propriet elastiche dell'aorta, riducendo la velocit di pulse-wave e la resistenza vascolare elastica standardizzata.

A partire dal 1978 sono stati pubblicati 45 studi clinici randomizzati in doppio cieco della durata di almeno 4 settimane, che hanno dimostrato che l'aglio porta ad una moderata riduzione del colesterolo totale entro 30 giorni, che persiste al terzo mese, con calo del colesterolo LDL e della ratio LDL/HDL, ma senza modificazioni del colesterolo HDL e con riduzione dell'aggregazione piastrinica. Scarsi invece gli effetti sulla pressione arteriosa. Gli effetti collaterali registrati erano i seguenti: alitosi, nausea, epigastralgie, flatulenza, reazioni allergiche cutanee e possibili fenomeni emorragici.Farmacocinetica: stato dimostrato che l'allicina ha un rapido assorbimento, raggiungendo valori dosabili gi dopo 10 minuti dalla somministrazione per os, con picco dopo circa 60 minuti e con eliminazione dal plasma in circa 6 ore. Le vinilditiine raggiungono il picco ematico dopo circa 120 minuti, ma persistono nel plasma fino a circa 72 ore, e sono presenti in piccole quantit anche nell'albero respiratorio. L'allicina, che il precursore delle vinilditiine, viene metabolizzata nel fegato pi rapidamente rispetto ad esse. L'allicina in grado di attraversare facilmente le membrane ricche di fosfolipidi e di interagire coi gruppi tiolici intracellulari, con notevole permeazione della membrana degli eritrociti. L'allicina non danneggia in alcun modo le membrane con cui viene a contatto.

Azione principale: prevenzione della malattia aterosclerotica.Indicazioni principali: dislipidemie lievi o moderate, preventivo della malattia aterosclerotica, ipertensione arteriosa lieve o moderata.EFFETTI COLLATERALI E CONTROINDICAZIONI: una droga priva di evidente tossicit, dal momento che, nel ratto, anche dosi molto elevate e pari a 2g/kg di peso per os per un periodo di 6 mesi, non hanno prodotto segni di tossicit generale e organica, ad eccezione di una riduzione del numero degli eritrociti e della concentrazione di emoglobina.

Dosi elevate di aglio possono portare a nausea e talora a vomito a diarrea. Sono anche state osservate reazioni allergiche in forma di dermatiti da contatto e, in seguito a inalazione di polvere di aglio, in forma di rinite allergica o anche di crisi asmatiche in rari casi piuttosto gravi. Altre reazioni cutanee all'aglio, pi rare rispetto alla dermatite da contatto, comprendono il pemfigo, l'orticaria e la rara dermatite zosteriforme. Non stata mai rilevata attivit teratogena, anche per dosi elevate, nel ratto. E' pertanto sconsigliato nei pazienti anemici, in quelli affetti da ulcera peptica e/o gastrite acuta, in quelli che soffrono di allergie di quasiasi origine e in quelli affetti da ipotiroidismo. Pu potenziare l'azione degli antiaggreganti piastrinici, degli anticoagulanti e dei farmaci ipotensivi, in particolare di quelli ad azione vasodilatatoria. E' stato descritto un caso di ematoma spinale epidurale associato a disfunzione epatica in un paziente che assumeva dosi molto elevate di aglio fresco.Non consigliabile in gravidanza e durante l'allattamento.

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ALOE VERA (Aloe).

FAMIGLIA: Liliaceae.HABITAT: bacino del Mediterraneo, India orientale, Antille, costa orientale dell'Africa, Medio oriente.PARTE USATA: il succo condensato.PREPARAZIONI FARMACEUTICHE CONSIGLIATE: estratto secco nebulizzato e titolato in derivati antracenici espressi come barbaloina anidra min.19% e max. 21% (Farmacopea Italiana X), il cui dosaggio giornaliero va da 2 a 3 mg./kg/die, preferibilmente in un'unica somministrazione serale. COMPOSIZIONE CHIMICA: contiene dal 15 al 40% di glucosidi idrossiantracenici, in particolare aloina, idrossi aloine e aloinoside. Contiene inoltre aminoacidi, lipidi, fitosteroli e polisaccaridi. PROPRIETA' TERAPEUTICHE: Azione lassativa: nota per la sua azione lassativa.di tipo stimolante la peristalsi intestinale. Gli eterosidi antrachinonici e i diantroni sono poco assorbiti e idrolizzati a livello dell'intestino tenue, anche se la loro relativa lipofilia ne permette un riassorbimento parziale, che pu spiegarne gli effetti sistemici indesiderati.

A livello del colon gli eterosidi antrachinonici sono idrolizzati dalle beta glucosidasi e dalle reduttasi della flora batterica intestinale, e si formano cos gli antrachinoni liberi responsabili dell'azione terapeutica. Ci spiega il periodo di latenza che intercorre tra l'assunzione della droga e il manifestarsi dell'azione lassativa, che pu essere anche di 12 ore. Gli eterosidi antracenici possono pertanto essere considerati come dei profarmaci, nei quali la componente glucidica serve per il loro trasporto e per ridurne l'assorbimento.

L'azione di queste sostanze massima a livello del colon sinistro e del sigma. Molto importante per l'azione lassativa l'inibizione dei canali del cloro, che viene ulteriormente esaltata in presenza di glucosio, con importanti modificazioni dei potenziali di membrana degli enterociti.

Paiono inoltre capaci di ridurre la sintesi delle prostaglandine, in particolare quelle della classe E, che sono implicate nel trasporto dell'acqua e degli elettroliti.

Forse potrebbero interferire col trasporto del calcio dall'esterno all'interno delle cellule della mucosa del colon, che influenza notevolmente la contrattilit della muscolatura liscia di questo organo.

Le sostanze antrachinoniche parrebbero anche in grado di sensibilizzare le fibrocellule muscolari liscie dell'intestino crasso all'azione procinetica della serotonina e dell'istamina, mentre sono capaci di aumentare l'effetto dell'acetilcolina sull'intestino a dosi medio-basse e di ridurlo a dosaggi elevati. Tale azione potrebbe essere legata agli ioni calcio.

E' anche in gioco uno stimolo diretto dei plessi mioenterico e sottomucoso, con conseguente aumento della peristalsi. Azione sulla cute: oltre alle suddette propriet lassative l'Aloe possiede propriet curative interessanti a livello cutaneo, soprattutto sotto forma di gel. Infatti si dimostrato utile nelle bruciature, negli eritemi solari, nella rimarginazione delle ferite, nell'acne, nella porpora di Bateman e nelle lesioni da punture da insetti. Questa attivit dermoprotettiva potrebbe essere dovuta alla notevole ricchezza in acqua del gel di Aloe, che esercita quindi azione idratante, isolante ed emolliente, ma potrebbe essere legata anche alla stimolazione del complemento provocata dai polisaccaridi di cui questa droga assai ricca.

Altre ricerche indicano che l'Aloe contiene fattori immunoprotettivi multipli e che gli oligosaccaridi del gel di aloe possono prevenire la soppressione dell'ipersensibilit ritardata indotta dai raggi ultravioletti grazie alla riduzione delle citochine immunosoppressive derivate dai cheratinociti.

Un altro studio ha dimostrato che l'estratto secco di aloe vera per os o del gel di aloe vera per uso topico aumenta il contenuto di glicosaminoglicani e di proteoglicani nel tessuto di granulazione conseguente a ferite cutanee.

Positiva pare anche l'azione sulla psoriasi: infatti in uno studio sono stati trattati 60 pazienti con crema allo 0,5%, messa tre volte al giorno per trenta giorni senza medicazione occlusiva. L'83% dei pazienti trattati mostrava significativi miglioramenti rispetto a quelli curati col placebo, senza comparsa di evidenti effetti collaterali.

Uno studio effettuato su 194 donne operate per neoplasie mammarie e sottoposte a radioterapia ha dimostrato che la dermatite da raggi migliora in modo statisticamente significativo dopo applicazione topica di gel di Aloe.Azione principale: lassativa. Indicazioni principali: trattamento della stipsi funzionale nell'adulto come estratto secco. Utile anche nelle dermopatie a impronta degenerativo-flogistica come gel.EFFETTI COLLATERALI E CONTROINDICAZIONI: pu provocare diarrea con dolori addominali, e ci pu a sua volta causare ipopotassiemia. L'abuso di questa e di altre droghe ricche di antrachinoni pu causare assuefazione con conseguente minore efficacia farmacologica. Pu provocare dermatite acuta in soggetti ipersensibili, reversibile con la sospensione del trattamento, quando usato per via topica.E' controindicata in gravidanza, nel bambino al disotto dei 12 anni di et, nell'allattamento, nella diverticolosi intestinale, nel mega-dolico colon, in pazienti con occlusione o subocclusione intestinale in pazienti affetti da emorroidi e/o da fistole perianali e nelle pazienti portatrici di patologie infiammatorie a carico degli organi del piccolo bacino. Pu avere interazioni medicamentose con gli antiaritmici di tipo chinidinico, coi digitalici, coi diuretici che provocano perdita di potassio, con la vincamina e il fenoxedil.

La sua azione immunomodulante viene inibita dal pretrattamento del paziente con steroidi, per cui essi vanno sospesi almeno 7-10 giorni prima della somministrazione della droga. Queste droghe non dovrebbero essere somministrate continuativamente per un periodo superiore a otto-dieci giorni.

E' descritto che gli antrachinoni facilitano l'insorgenza della melanosi del colon, che si manifesta dopo 4-12 mesi dall'inizio del trattamento e scompare dopo 4-12 mesi dalla sospensione dello stesso.

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AMORPHOPHALLUS KONJAC (Glucomannano)

FAMIGLIA: appartiene alla famiglia delle Araceae. HABITAT: E' originario dell'Asia orientale ed fortemente coltivato in Giappone. PARTE USATA: il tubero.PREPARAZIONI FARMACEUTICHE CONSIGLIATE: polvere micronizzata, con indice di gonfiamento di min. 80 (Farmacopea Italiana X). A scopo iporessizzante il suo dosaggio giornaliero va da 30 a 60 mg/kg/die, suddivisi in due somministrazioni da prendere circa 60 minuti prima dei due pasti principali con abbondanti liquidi. A scopo lassativo il dosaggio giornaliero lo stesso, ma va somministrato in un'unica dose serale oppure in due dosi, una al al mattino e una in tarda serata .COMPOSIZIONE CHIMICA: contiene un polisaccaride eterogeneo detto glucomannano, costituito da molecole di D-glucosio e di D-mannosio. E' presente anche un glucoside della 3,4-diidrossibenzaldeide. Il suo potere calorico di circa 1/4 di caloria per grammo.Azione lassativa: dotato di una notevolissima idrofilia, grazie alla quale in grado di rigonfiare in mezzo liquido. Tale rigonfiamento massimale a pH acido e avviene quindi prevalentemente nello stomaco. La massa mucillaginosa formata dal glucomannano arriva infine al grosso intestino, dove subisce in parte una degradazione da parte delle glicosidasi della flora batterica con sviluppo di biogas.

A livello intestinale esercita azione lassativa di tipo meccanico-osmotico, massaggiando le pareti dell'intestino crasso e stimolando in tal modo la peristalsi. Ci aiuta a prevenire la diverticolosi del colon e sembra anche in grado di ridurre la frequenza di neoplasie del grosso intestino, sia per riduzione dell'assorbimento di sostanze mutagene, sia per diminuzione del loro tempo di contatto con la mucosa e sia per modifiche nel metabolismo e nalla composizione della flora batterica intestinale.

Sono stati fatti sinora tre studi clinici controllati per valutare l'effetto del glucomannano in pazienti affetti da stipsi cronica. Essi hanno coinvolto 212 pazienti, tra cui 20 bambini. Si osservato che il glucomannano aumentava in modo significativo la frequenza delle evacuazioni e riduceva l'uso di altri prodotti lassativi, favorendo inoltre l'espulsione di feci pi idratate e morbide ma senza modificare il tempo di transito intestinale del bolo fecale.

Azione iporessizzante: dotato di una notevolissima idrofilia, grazie alla quale in grado di rigonfiare in mezzo liquido, aumentando cos il proprio volume a secco fino a circa 90 volte. Questo rigonfiamento massimale in ambiente acido, e pertanto assai utile per la sua azione saziante di tipo meccanico a livello gastrico. Questo aumento di volume inizia circa 15 minuti dopo l'ingestione delle capsule, e raggiunge il massimo valore dopo circa 60 minuti. Questa droga permane nello stomaco per circa due ore, dopodich passa nell'intestino tenue, dove non viene assorbito e non causa quindi nessun effetto sistemico. Azione ipocolesterolemizzante: questa droga anche in grado di ridurre l'assorbimento intestinale dei lipidi, in particolare del colesterolo, sia ostacolandone la penetrazione nei villi intestinali per inibizione della sua solubilizzazione sia sequestrandolo direttamente con modalit simili a quelle delle resine di sintesi sia diminuendo l'attivit della lipasi pancreatica. Infatti causa un aumento dell'escrezione fecale di colesterolo che si aggira fra il 5 e il 7%, e induce anche un aumento del colesterolo HDL circolante. Sono stati fatti 3 studi clinici controllati per valutare l'effetto del glucomannano sulla colesterolemia. La dose ingerita era di 4-7 g/die negli adulti e di 2 g./die nei bambini. Al termine degli studi stato osservato un calo medio del colesterolo totale del 10% (p