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Eventi Lunedì 3 giugno 2013 Ricerca, Innovazione e Tecnologia 17 Dieci anni, al ForCardiolab ha preso il via un programma di chirurgia riparativa aortica secondo una precisa progressione I n dieci anni è diventata la realtà che detiene la più ampia casistica di ripara- zione valvolare italiana, con risultati ottimali, e la terza in Europa, contando comples- sivamente 220 riparazioni aortiche con un’assenza di reinterventi per problemi valvolari del 97,2%. Si caratterizza così l’Unità operativa di Cardiochirur- gia dell’Azienda ospedalie- ra - Polo universitario Luigi Sacco diretta dal professor Carlo Antona, che nel 2006 ha dato origine anche alla Fondazione per la Ricerca in Cardiochirurgia onlus per sviluppare e supportare la ri- cerca attorno a questa tipo- logia di intervento, creando così una forte connessione tra ricerca e attività clinica. “La riparazione valvolare”, spiega il professor Antona, “consente di non dover pro- cedere con l’installazione di una valvola protesica, che se è di tipo meccanico richiede in vita una terapia anticoa- gulante e se è biologica do- Un mix davvero unico di innovazione e ricerca Dall’extension delle cuspidi con il pericardio per ripristinare la continenza valvolare all’impianto di stent valvolati per via percutanea È notevole la mole di pubblicazioni scienti- fiche e di partecipazione a congressi inter- nazionali dei medici, bioingegneri e ricercatori che interagisco tra Cardiochirurgia dell’Azien- da ospedaliera - Polo universitario Luigi Sacco, Politecnico di Milano e il laboratorio di ricerca ForCardiolab, poiché innumerevoli sono le in- novazioni tecniche e tecnologiche sviluppate e intensa è l’attività di ricerca. Appartengono alle prime il banco prova per cuore intero, il set-up per emodinamica e il protocollo di valutazione eco. Le principa- li attività di ricerca riguardano le neocorde aortiche, le tecniche di plastica dell’anulus aortico, l’extension delle cuspidi, cioè la tecni- ca dell’estensione del tessuto delle cuspidi per mezzo di pericardio (autologo o bovino), che permette di ripristinare la continenza valvo- lare e, infine, l’impianto di stent valvolati per via percutanea. Nei prossimi anni le attività al laboratorio svilupperanno il know-how e le disponibilità tecnologiche già presenti e si studieranno tecniche chirurgiche e dispositivi terapeutici innovativi. Si prevede di sviluppare ulteriormente i banchi prova già a disposizione. Inoltre, si affineran- no i modelli di valvola aortica patologica in vitro attualmente a disposizione, sviluppando un prototipo di banco prova semplificato e de- dicato ad attività di training, anche di chirur- gia mini-invasiva e approcci transcatetere. Si è iniziato un percorso che porterà, già nei pros- simi mesi, a sviluppare il know-how necessario per progettare e realizzare modelli fisici 3D di strutture anatomiche fisiologiche e patologiche (quali radici aortiche e archi aortici dilatati) con la tecnica della stampa 3D a partire da imaging clinico. Per le terapie innovative alle patologie cardiocircolatorie ci si concentrerà su nuovi ed emergenti approcci chirurgici (tec- niche mini-invasive) e di cardiologia interven- tistica (impianti protesici transcatetere), con lo sviluppo di banchi prova che permettano di simulare la manovra e studiarne l’effetto. I pazienti sottoposti a interventi per patologie di pertinenza del chirurgo cardiovascolare - a causa dell’aumento dell’età media, - sono più anziani e hanno patologie associate che ne aumentano il rischio operatorio. L’introduzione e lo sviluppo di nuove tecnologie permette di trat- tare questi pazienti con tecniche meno invasive. L’avvento delle endoprotesi (protesi vascolari con anima in nitinolo) ha permes- so di curare le persone affette da aneurismi dell’aorta toracica o addominale che non possono essere sottoposti a intervento chirurgico tradizionale. Presso la Cardiochirurgia del “Sacco”, in collaborazione con il Politecnico di Milano, sono stati imple- mentati alcuni soſtware al fine di poter ricostruire tridimensio- nalmente l’anatomia del paziente affetto da aneurisma e indivi- duare la protesi più adatta all’anatomia del paziente. Vi sono poi patologie in cui il solo trattamento endovascola- re non è possibile a causa di una anatomia non favorevole. La Divisione ha sviluppato tecniche chirurgiche innovative “ibride” (cioè di chirurgia tradizionale più endovascolare) che associano un trattamento chirurgico minimamente invasivo, necessario a modificare l’anatomia del paziente per effettuare poi con succes- so la procedura endovascolare. In particolare la Divisione è una delle pioniere nel trattamento ibrido della patologia aneurisma- tica dell’arco aortico e aorta toracica prossimale, ambito in cui il professor Carlo Antona ha introdotto, per primo, un importante aspetto tecnico. Un altro settore in cui le tecniche endovascolari stanno cambian- do la realtà è quella del trattamento delle malattie della stenosi aortica dell’anziano. Grazie al supporto della Fondazione per la ricerca in cardiochi- rurgia, al ForCardiolab e alla collaborazione con i bioingeneri del Politecnico di Milano è stato possibile ottenere un cuore di maiale pulsante con parametri fluido dinamici comparabili al sistema cardiovascolare umano. ■■ FONDAZIONE RICERCA CARDIOCHIRURGIA / È una onlus che collega ricerca e attività clinica Primi in Italia e terzi in Europa nella riparazione della valvola aortica A ottenere questi successi è l’Unità operativa di Cardiochirurgia dell’ospedale Luigi Sacco Laboratorio creato grazie all’intervento anche della Fondazione per la ricerca in cardiochirurgia La visibilità ottenuta grazie alla casistica e alle invited lectures nei principali congressi europei ha permesso alla Cardiochirurgia del Sacco di ottenere una posizione leader grazie alla quale attraverso l’organizzazione di corsi specifici su cuori di maiale isolati definti wet- labs riescono a trasferire quanto appreso da chirurghi provenienti da tutto il mondo Tecniche chirurgiche “ibride”per risolvere gravi patologie cardiache Associano un intervento tradizionale poco invasivo a una procedura endovascolare vrà essere sostituita nel tem- po. I benefici per il paziente, dunque, sono evidenti - pro- segue il professore -. La val- vola riparata può durare tut- ta la vita e, in quanto valvola nativa, resiste e reagisce alle infezioni che risultano così meno pericolose. È evidente anche che riparare una val- vola costa meno che adope- rare una valvola protesica”. A fronte di questi molte- plici benefici per i malati e per il sistema sanitario, la chirurgia che presiede alla riparazione valvolare rima- ne ancora una prerogativa di Centri pilota con notevole esperienza, a causa della dif- ficoltà di standardizzazione di queste tecniche. Obiettivo che invece si è posto Antona e la sua struttura i quali - grazie alla Fondazione per la Ricerca in Cardiochirurgia e in collaborazione con il Di- partimento di Bioingegneria del Politecnico di Milano - hanno creato anche For- Cardiolab, un laboratorio in grado di aiutare i clinici a comprendere meglio le di- namiche valvolari indotte sia dalla patologia che dalle tec- niche riparative che stavano impiegando. “Per standar- dizzare la riparazione valvo- lare aortica abbiamo cercato un approccio innovativo”, sintetizza Antona. “E inno- vare significa anche avere la capacità di rispondere a do- mande complesse mediante la messa in comune di co- noscenze derivanti da ambiti professionali differenti asso- ciate alla proprie”. Questo tipo di approccio considerato traslazionale per l’utilizzo di metodiche di indagine e ricerca inge- gneristica in campo cardio- chirurgico, “ci ha permesso di affinare e ottimizzare le tecniche riparative”, illustra il professore, “senza dover utilizzare il modello animale e l’organizzazione di com- plessi studi sull’uomo”. La visibilità ottenuta grazie alla casistica e agli inviti nei principali congressi europei ha permesso alla Cardiochi- rurgia del “Luigi Sacco” di ottenere una posizione lea- der, dalla quale trasferisce da qualche anno, attraverso corsi specifici su cuori di maiali isolati (wet-labs), le conoscenze acquisite da altri chirurghi provenienti da tut- to il mondo. Altri centri di ricerca euro- pei si sono rivolti a ForCar- diolab per svolgere ricerche congiunte utilizzando le metodiche sviluppate al suo interno e nella continua in- terazione con l’operatività della Cardiochirurgia. Le conoscenze e l’operati- vità che contraddistinguo- no la Cardiochirurgia del Sacco sono dunque frutto di un’organizzazione messa in atto circa dieci anni fa e che non si trova altrove. Nel 2002 un medico dell’Unità operativa fu inviato per sei mesi al Saint-Luc Hospital di Brussels in Belgio (allora il centro con la maggior ca- sistica di chirurgia riparativa aortica) per apprendere e mettere in pratica le tecniche per la riparazione valvolare. Al rientro la sua esperienza fu analizzata e trasmessa ai colleghi secondo procedure rigorose, mentre si creava ForCardiolab. “In quel fran- gente”, concludeAntona, “si è formalmente iniziato un programma di chirurgia ri- parativa aortica seguendo una precisa progressione nella difficoltà delle proce- dure e continuando a moni- torare i risultati”. Un esempio di ricostruzione 3D della valvola aortica

FONDAZIONE RICERCA CARDIOCHIRURGIA Primi in Italia e …...tica dell’arco aortico e aorta toracica prossimale, ambito in cui il professor Carlo Antona ha introdotto, per primo, un

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Page 1: FONDAZIONE RICERCA CARDIOCHIRURGIA Primi in Italia e …...tica dell’arco aortico e aorta toracica prossimale, ambito in cui il professor Carlo Antona ha introdotto, per primo, un

EventiLunedì 3 giugno 2013 Ricerca, Innovazione e Tecnologia 17

Dieci anni, al ForCardiolab ha preso

il via un programma di chirurgia riparativa aortica secondo una precisa progressione

In dieci anni è diventata la realtà che detiene la più

ampia casistica di ripara-zione valvolare italiana, con risultati ottimali, e la terza in Europa, contando comples-sivamente 220 riparazioni aortiche con un’assenza di reinterventi per problemi valvolari del 97,2%. Si caratterizza così l’Unità operativa di Cardiochirur-gia dell’Azienda ospedalie-ra - Polo universitario Luigi Sacco diretta dal professor Carlo Antona, che nel 2006 ha dato origine anche alla Fondazione per la Ricerca in Cardiochirurgia onlus per sviluppare e supportare la ri-cerca attorno a questa tipo-logia di intervento, creando così una forte connessione tra ricerca e attività clinica. “La riparazione valvolare”, spiega il professor Antona, “consente di non dover pro-cedere con l’installazione di una valvola protesica, che se è di tipo meccanico richiede in vita una terapia anticoa-gulante e se è biologica do-

Un mix davvero unico di innovazione e ricercaDall’extension delle cuspidi con il pericardio per ripristinare la continenza valvolare all’impianto di stent valvolati per via percutanea

È notevole la mole di pubblicazioni scienti-fiche e di partecipazione a congressi inter-

nazionali dei medici, bioingegneri e ricercatori che interagisco tra Cardiochirurgia dell’Azien-da ospedaliera - Polo universitario Luigi Sacco, Politecnico di Milano e il laboratorio di ricerca ForCardiolab, poiché innumerevoli sono le in-novazioni tecniche e tecnologiche sviluppate e intensa è l’attività di ricerca. Appartengono alle prime il banco prova per cuore intero, il set-up per emodinamica e il protocollo di valutazione eco. Le principa-li attività di ricerca riguardano le neocorde aortiche, le tecniche di plastica dell’anulus aortico, l’extension delle cuspidi, cioè la tecni-ca dell’estensione del tessuto delle cuspidi per mezzo di pericardio (autologo o bovino), che permette di ripristinare la continenza valvo-lare e, infine, l’impianto di stent valvolati per via percutanea. Nei prossimi anni le attività al laboratorio svilupperanno il know-how e le disponibilità tecnologiche già presenti e si

studieranno tecniche chirurgiche e dispositivi terapeutici innovativi.Si prevede di sviluppare ulteriormente i banchi prova già a disposizione. Inoltre, si affineran-no i modelli di valvola aortica patologica in vitro attualmente a disposizione, sviluppando un prototipo di banco prova semplificato e de-dicato ad attività di training, anche di chirur-gia mini-invasiva e approcci transcatetere. Si è iniziato un percorso che porterà, già nei pros-simi mesi, a sviluppare il know-how necessario per progettare e realizzare modelli fisici 3D di strutture anatomiche fisiologiche e patologiche (quali radici aortiche e archi aortici dilatati) con la tecnica della stampa 3D a partire da imaging clinico. Per le terapie innovative alle patologie cardiocircolatorie ci si concentrerà su nuovi ed emergenti approcci chirurgici (tec-niche mini-invasive) e di cardiologia interven-tistica (impianti protesici transcatetere), con lo sviluppo di banchi prova che permettano di simulare la manovra e studiarne l’effetto.

I pazienti sottoposti a interventi per patologie di pertinenza del chirurgo cardiovascolare - a causa dell’aumento dell’età media,

- sono più anziani e hanno patologie associate che ne aumentano il rischio operatorio. L’introduzione e lo sviluppo di nuove tecnologie permette di trat-tare questi pazienti con tecniche meno invasive. L’avvento delle endoprotesi (protesi vascolari con anima in nitinolo) ha permes-so di curare le persone affette da aneurismi dell’aorta toracica o addominale che non possono essere sottoposti a intervento chirurgico tradizionale. Presso la Cardiochirurgia del “Sacco”, in collaborazione con il Politecnico di Milano, sono stati imple-mentati alcuni software al fine di poter ricostruire tridimensio-nalmente l’anatomia del paziente affetto da aneurisma e indivi-duare la protesi più adatta all’anatomia del paziente. Vi sono poi patologie in cui il solo trattamento endovascola-re non è possibile a causa di una anatomia non favorevole. La Divisione ha sviluppato tecniche chirurgiche innovative “ibride” (cioè di chirurgia tradizionale più endovascolare) che associano un trattamento chirurgico minimamente invasivo, necessario a modificare l’anatomia del paziente per effettuare poi con succes-so la procedura endovascolare. In particolare la Divisione è una delle pioniere nel trattamento ibrido della patologia aneurisma-tica dell’arco aortico e aorta toracica prossimale, ambito in cui il professor Carlo Antona ha introdotto, per primo, un importante aspetto tecnico.Un altro settore in cui le tecniche endovascolari stanno cambian-do la realtà è quella del trattamento delle malattie della stenosi aortica dell’anziano. Grazie al supporto della Fondazione per la ricerca in cardiochi-rurgia, al ForCardiolab e alla collaborazione con i bioingeneri del Politecnico di Milano è stato possibile ottenere un cuore di maiale pulsante con parametri fluido dinamici comparabili al sistema cardiovascolare umano.

■■■ FONDAZIONE RICERCA CARDIOCHIRURGIA / È una onlus che collega ricerca e attività clinica

Primi in Italia e terzi in Europa nella riparazione della valvola aorticaA ottenere questi successi è l’Unità operativa di Cardiochirurgia dell’ospedale Luigi Sacco

Laboratorio creato grazie all’intervento

anche della Fondazione

per la ricerca in cardiochirurgia

La visibilità ottenuta grazie alla casistica

e alle invited lectures nei principali

congressi europei ha permesso alla

Cardiochirurgia del Sacco di ottenere

una posizione leader grazie alla quale attraverso l’organizzazione di corsi specifici

su cuori di maiale isolati definti wet-

labs riescono a trasferire quanto

appreso da chirurghi provenienti da tutto

il mondo

Tecniche chirurgiche “ibride”per risolvere gravi patologie cardiacheAssociano un intervento tradizionale poco invasivo a una procedura endovascolare

vrà essere sostituita nel tem-po. I benefici per il paziente, dunque, sono evidenti - pro-segue il professore -. La val-vola riparata può durare tut-ta la vita e, in quanto valvola nativa, resiste e reagisce alle infezioni che risultano così

meno pericolose. È evidente anche che riparare una val-vola costa meno che adope-rare una valvola protesica”. A fronte di questi molte-plici benefici per i malati e per il sistema sanitario, la chirurgia che presiede alla riparazione valvolare rima-ne ancora una prerogativa di Centri pilota con notevole esperienza, a causa della dif-ficoltà di standardizzazione di queste tecniche. Obiettivo che invece si è posto Antona e la sua struttura i quali - grazie alla Fondazione per la Ricerca in Cardiochirurgia e in collaborazione con il Di-partimento di Bioingegneria del Politecnico di Milano - hanno creato anche For-Cardiolab, un laboratorio in grado di aiutare i clinici

a comprendere meglio le di-namiche valvolari indotte sia dalla patologia che dalle tec-niche riparative che stavano impiegando. “Per standar-dizzare la riparazione valvo-lare aortica abbiamo cercato un approccio innovativo”, sintetizza Antona. “E inno-vare significa anche avere la capacità di rispondere a do-mande complesse mediante la messa in comune di co-noscenze derivanti da ambiti professionali differenti asso-ciate alla proprie”. Questo tipo di approccio considerato traslazionale per l’utilizzo di metodiche di indagine e ricerca inge-gneristica in campo cardio-chirurgico, “ci ha permesso di affinare e ottimizzare le tecniche riparative”, illustra il professore, “senza dover utilizzare il modello animale e l’organizzazione di com-plessi studi sull’uomo”. La visibilità ottenuta grazie alla casistica e agli inviti nei principali congressi europei ha permesso alla Cardiochi-rurgia del “Luigi Sacco” di ottenere una posizione lea-der, dalla quale trasferisce da qualche anno, attraverso

corsi specifici su cuori di maiali isolati (wet-labs), le conoscenze acquisite da altri chirurghi provenienti da tut-to il mondo.Altri centri di ricerca euro-pei si sono rivolti a ForCar-diolab per svolgere ricerche congiunte utilizzando le metodiche sviluppate al suo interno e nella continua in-terazione con l’operatività della Cardiochirurgia. Le conoscenze e l’operati-vità che contraddistinguo-no la Cardiochirurgia del Sacco sono dunque frutto di un’organizzazione messa in atto circa dieci anni fa e che non si trova altrove. Nel 2002 un medico dell’Unità operativa fu inviato per sei mesi al Saint-Luc Hospital di Brussels in Belgio (allora il centro con la maggior ca-sistica di chirurgia riparativa aortica) per apprendere e mettere in pratica le tecniche

per la riparazione valvolare. Al rientro la sua esperienza fu analizzata e trasmessa ai colleghi secondo procedure rigorose, mentre si creava ForCardiolab. “In quel fran-gente”, concludeAntona, “si è formalmente iniziato un programma di chirurgia ri-parativa aortica seguendo una precisa progressione nella difficoltà delle proce-dure e continuando a moni-torare i risultati”.

Un esempio di ricostruzione 3D della valvola aortica