Upload
others
View
2
Download
0
Embed Size (px)
Citation preview
Anno 5 - Numero 47 - Novembre 2012
FFOO
NNDD
II&&SS
IICCAA
VV--
NNOO
VVEE
MMBB
RREE
2200
1122
-- NN
.. 44
77 --
PPAA
RRLL
AANN
OOII
GGEE
SSTT
OORR
IICC
AAMM
PPIIOO
NNII
DDEE
LLMM
OONN
DDOO
FONDI&SICAVCONOSCERE PER INVESTIRE AL MEGLIO
Parlano i gestori campioni del mondo
Le mosse giuste,per vincere sui mercati
Etf
Dieci annivissuti alla grande
Consensus sull’Europa
Una crisi che morde ancora
Parlano i gestori campioni del mondo
Le mosse giuste,per vincere sui mercati
Etf
Dieci annivissuti alla grande
Consensus sull’Europa
Una crisi che morde ancora
Questa la frase simbolo pronunciata da BarackObama nel discorso della vittoria. Si era appenaconcluso il grande circo mediatico dell’elezione
del presidente degli Stati Uniti d’America dove tra spesemiliardarie (si parla di cifre globali tra i 5 e i 6 miliardidi dollari) e dati macroeconomici contestati da più partiè stato rieletto il presidente uscente.
Dopo poche ore di mercati in leggero rialzo, ecco chesubito all’orizzonte si profila un nuovo problema: Fitch eMoody’s hanno già fatto sapere con un tempismo perfet-to che senza correttivi gli Usa rischiano di essere declas-sati, nemmeno fossero uno di quei paesi (Grecia, Italia eSpagna) che Romney negli ultimi giorni della campagnaelettorale indicava come l’inferno dove rischiare di finirequalora non avesse vinto lui.
A questo punto viene spontaneo chiedersi quale sia il“meglio” che ci dobbiamo aspettare.
È la ripartenza dell’economia mondiale, magari traina-ta come più volte in passato dall’economia a stelle e stri-sce, o invece il meglio è stato involontariamente ironico eci si deve aspettare che quanto visto finora sui mercati
non è stato che l’inizio? Nel frattempo noi risparmiatori/investitori dovremo
comunque fin da subito cercare di fare fruttare (se non so-lo proteggere) uno degli asset più importanti esistenti inItalia: il risparmio delle famiglie.
Quel risparmio che, nella debolezza soprattutto delleeconomie europee, ci sta permettendo di guadagnaretempo rispetto ad altri paesi, quel risparmio che però con-tinua inesorabilmente a erodersi come evidenziato da tut-te le analisi statistiche che vengono pubblicate. Investirecorrettamente quei capitali potrà fare sì che continuino aessere un’ancora di salvezza.
Anche per questo abbiamo dedicato la copertina aimigliori gestori selezionati dopo un’attenta e rigorosaanalisi da Citywire, società indipendente leader nella va-lutazione dei diversi gestori e da anni partner delle nostreiniziative editoriali.
Perché ci auguriamo che anche per i nostri risparmi«il meglio debba ancora venire», ma nell’interpretazionepositiva di quel meglio rappresentata dalla coppa incopertina.
L a discussione sulla legge elettorale, in cui si discet-ta se il premio di maggioranza potrà scattare al40% dei voti ottenuti o al 42,5%, rischia di essere
ricordata più o meno come le dissertazioni teologiche a Bi-sanzio intorno alla metà del ‘400, quando i turchi erano al-le porte e la città stava per essere presa e saccheggiata.Nell’attuale situazione, infatti, nessuna forza politica riu-scirà a sfiorare quel 40% indispensabile a fare scattare unbenevolo premio di maggioranza (e in tutto ciò non si par-la neppure del Senato, che ha un premio di maggioranzaregionale e non ha certo la governabilità assicurata, a me-no che una forza politica non riesca a vincere nella quasitotalità delle regioni) e alle prossime elezioni si rischia se-riamente di trovarsi come la Grecia dopo la prima consul-tazione della primavera passata, cioè un nulla di fatto.
Si obietterà che noi, a differenza della Grecia, abbia-mo un Monti, che molti già vedono come il futuro premierper un quinquennio intero, sostenuto da una maggioran-za atipica composta dalle maggiori forze politiche. È pro-babile che questa sia l’unica soluzione possibile, ma cer-tamente non la più auspicabile. E i motivi sono molti.
L’attuale governo, che ormai c’è da un anno, si regge
sulla base di un presupposto del tutto contingente e dif-ficilmente ripetibile: l’autosospensione delle forze politi-che per l’evidente discredito nazionale e internazionale ela totale incapacità di creare una linea politica accettabi-le. In questo contesto Monti ha potuto fare ciò che vole-va (o quasi), mettendo le forze politiche sotto ricatto. Conuna sorta di sadico sorriso, ogni volta che un gruppo alza-va un po’ la voce, Monti sembrava dire: «Mandatemi via,se avete il coraggio, e presentatevi agli elettori come ilpartito che ha interrotto il risanamento dell’Italia». Suquesta base nessuno ha avuto la forza di andare oltre ilmugugno e tutti hanno ingoiato rospi, con la chiara ideache prima o poi l’avrebbero fatta pagare al professore.
Ma è pensabile che questa autosospensione con rela-tivo ricatto possa andare avanti per un quinquennio? È ra-gionevole credere che delle forze politiche appena elettepossano chinare la testa e rinunciare ai loro pingui inte-ressi per altri cinque anni? A nostro parere no. Un Montibis rischia di essere fragilissimo o di essere impallinato al-la prima decisione impopolare; e a quel punto sarebbe ve-ramente il caos. Insomma, anche da noi il meglio deve an-cora venire. E in questo caso l’ironia è evidente.ALESSANDRO SECCIANI
...anche in Italia
GIUSEPPE RICCARDI
Il meglio deve ancora venire..
FONDI&SICAV/Novembre 2012 3
Editoriale
Sommario Novembre 2012
PROMOTORI&CONSULENTIPROMOTORI&CONSULENTIFONDI&SICAV Novembre 2012
«Una crescita record»Matteo Colafrancesco,amministratore delegato di Banca FideuramMatteo Colafrancesco,amministratore delegato di Banca Fideuram
«Una crescita record»
ProfessioneIn un libro il presentee il futuro dei Pf
AssonovaIn fondo siamosoprattutto bancari
EscalonaMolta pazienzacon i neofiti
La società inglese Citywire hapubblicato una guida sui mag-giori money manager di fondiaperti, operanti in tutte le cate-gorie e in tutte le asset class. Laclassifica dei primi cento vedeuna netta prevalenza dei profes-sionisti che investono nell’obbli-gazionario, mentre gli specialistidell’equity sono in secondo pia-no. Non sembrano avere ottenu-to risultati di rilievo coloro che simuovono sugli emergenti e aWall street. E soprattutto preval-gono gli investitori di nicchia
18
40
44
53
8
I 100 migliori gestori del mondo - Come si muovono, che cosa pensano
I mercati visti dai grandi guru
PROMOTORI&CONSULENTI
4 FONDI&SICAV/Novembre 2012
I portafogli degli operatori
Gli ostacoli di Obama
Parla Matteo Colafrancesco, amministratore delegato di Banca Fideuram
Fideuram alza ancora l’asticella
Professione
Tutti i numeri in un solo libro
Unica sim
Rotta sulle Pmi e sul private banking
Passati gli entusiasmi delle elezioni, rimangono come macigni sulla strada della ripresa globa-le alcuni problemi molto difficili da risolvere, tra i quali il principale appare il fiscal cliff. Su que-sta base i mercati stanno mostrando la massima cautela
Fondi&Sicav n. 47
FONDI&SICAV/Novembre 2012 5
È possibile indagare in dettaglio le formule di calcolo per comprendere meglio quali sono i ri-flessi sul tasso di sostituzione delle pensioni al variare dei parametri della posizione contri-butiva maturata negli anni. E si scopre a sorpresa che incrementi sopra la media dello stipen-dio determinano al momento di lasciare il lavoro un indice di copertura minore, rispetto a chiha avuto una vita lavorativa senza scossoni
72Osservatorio previdenza - Andamenti di carriera e calcolo pensionistico nel lavoro dipendente
Attenti a non crescere troppo
66Consensus degli analisti e dei gestori - L’Europa
La ripresa non è dietro l’angoloIl metallo giallo si è confermato ancora una volta il bene rifugio per eccellenza. Ma dall’ana-lisi puntuale dei dati pubblicati da Thomson Reuters Gold Fields Mineral Services nel suo ul-timo survey sembrano emergere alcune criticità sul fronte della volatilità e della decorrela-zione verso le altri classi d’investimento. Gli esperti prevedono la crescita delle quotazioni ol-tre 2 mila dollari all’oncia. Aumenta anche l’appeal presso il pubblico retail, che però ha ab-bandonato gli strumenti derivati
Le rubriche3 Editoriale 6 Radar finanziario 14 Notizie in breve 74 My life, My style
Mentre negli Usa c'è qualche segnale positivo sull'economia,nel Vecchio continente i dati nonsono incoraggianti neppure per i paesi core, al punto che la cancelliera tedesca Angela Merkelha affermato che ci vorranno cinque anni per uscire dalla crisi.Ciò non toglie,che pur in un qua-dro difficile come l'attuale, diverse imprese abbiano ancora buone potenzialità di crescere
62Fondi obbligazionari - Bond legati all’inflazione
Un’arma per difendere i risparmi
Nell'aprile del 2000 gli Exchange traded fund fecero il loro ingresso in Europa a Francofortee nel settembre del 2002 vennero quotati i primi tre su Borsa Italiana. Da allora questi pro-dotti,grazie alle loro qualità di convenienza, trasparenza e negoziabilità,sono cresciuti di nu-mero,diventando lo strumento finanziario di maggiore successo del decennio. E nel frattem-po si sono anche evoluti: dai primi, semplici tracker a replica fisica si è giunti via via ai prodot-ti swap based, semiattivi, strutturati, short e a leva
54Etf - Dieci anni in Italia
Un compleanno in ottima salute
Radar finanziario
6 FONDI&SICAV/Novembre 2012
IIssoollee ddeellllaa MMaanniiccaa,, aaccccoorrddoo ccoonn ggllii SSttaattii UUnniittii ssuu FFaattccaaI governi delle isole GGuueerrnnsseeyy,, JJeerrsseeyy e MMaann hanno firmato un accordo
intergovernativo con gli Stati Uniti per la normativa FFaattccaa sulla falsariga diquello stipulato tra Usa e Regno Unito. Secondo i vertici finanziari delle isole
coinvolte, ciò porterà benefici all’industria del risparmio gestito perché pone lebasi per un futuro più certo. Gli accordi ora dovranno essere ratificati dai
rispettivi parlamenti e attuati nelle tre diverse giurisdizioni.
SSttaattii UUnniittii,, ccoonnttiinnuuaa llaa gguueerrrraa ddeeii pprreezzzzii ssuuggllii EEttffSul mercato americano BBllaacckkRRoocckk risponde a VVaanngguuaarrdd
per quanto riguarda la lotta dei prezzi sul segmentoEtf. BlackRock ha tagliato le commissioni su sei Etf Us
e ha lanciato una gamma di altri quattro Etf iShareslow cost. Anche CChhaarrlleess SScchhwwaabb, il settimo più grandeEtf provider americano, ha annunciato un taglio delle
commissioni. La guerra dei prezzi ha portato la raccoltadei primi nove mesi dell’anno a +47,9%, rispetto allo
stesso periodo 2011.
CCiillee,, aattttaaccccoo ddaallll’’IIrrllaannddaa ssuullllee rreeggoollee ddeeii ffoonnddii
L’IIrrllaannddaa sta lavorando con le autorità europee per cercare di forzare le
rigide regole del sistema dei fondi comuni d’investimento cileni.
Secondo la normativa vigente, infatti, i fondi cileni non possono
investire in paesi che presentino un rating inferiore ad A. Ciò di fatto
esclude l’Irlanda da ogni tipo di investimento.
EEuurrooppaa,, ppaassssaappoorrttoo ppeerr llee bbaanncchhee ddeeppoossiittaarriieeSecondo l’AAiimmaa (Alternative investment management
association), in risposta all’interrogazione nell’ambito di UcitsV, alle banche depositarie dovrebbe bastare l’approvazione di
uno dei paesi membri dell’Ue per potere offrire lo stessoservizio su tutta l’area europea. Ciò corrisponderebbe a un
passaporto europeo come lo Ucits.
IInnddiiaa,, SScchhrrooddeerrss ssii rraaffffoorrzzaa nneell mmeerrccaattoo
SScchhrrooddeerrss ha acquisito il 25% della società di
gestione indiana AAxxiiss con l’obiettivo di
continuare a espandersi all’interno del mercato
indiano dei fondi comuni d’investimento che
risulta nettamente in crescita.
DDuubbaaii,, rraapppprreesseennttaannzzaa ppeerr JJaannuussJJaannuuss CCaappiittaall IInntteerrnnaattiioonnaall ha appena aperto un ufficio di rappresentanza presso ilDDuubbaaii IInntteerrnnaattiioonnaall FFiinnaannccee CCeennttrree. Questa è la quinta nuova apertura da parte dellasocietà dall’inizio dell’anno dopo l’Aia, Francoforte, Zurigo e Parigi.
MMeeddiioo OOrriieennttee,, ttrrooppppii ccoonnssuulleennttii
Il terzo MMiiddddllee EEaasstt IInnvveessttmmeenntt PPaannoorraammaa rreeppoorrtt
evidenzia che nella regione opera un numero eccessivo di
adviser, molto superiore alle attese: 1.050 consulenti
finanziari indipendenti, 650 private banker e circa 2 mila
consulenti legati alle reti bancarie. Inoltre, il report
evidenzia che la loro propensione al rischio sta
aumentando, creando spazi per una view positiva dei
mercati e delle sfide globali.
RRuussssiiaa,, aaccccoorrddoo ssuuii bboonndd ttrraa EEuurroocclleeaarr ee FFssrrssI primi investitori stranieri, soprattutto hedge fund europei e americani, stanno puntando sulmercato obbligazionario domestico russo in seguito all’accordo tra EEuurroocclleeaarr e FFssrrss (Russia’sfederal service on financial markets). Per effetto di questo trattato non vi è più la necessità diavere un conto locale per le negoziazioni. Come conseguenza, si prevede un aumento dellaliquidità del mercato, che potrebbe scardinare l’attuale usanza del buy&hold. L’ultimaapprovazione da parte della RRuussssiiaa''ss nnaattiioonnaall sseettttlleemmeenntt ddeeppoossiittoorryy è atteso per metà dicembre..
8 FONDI&SICAV/Novembre 2012
I portafogli degli operatori
Passati gli entusiasmi delle elezioni, rimangono come macigni
sulla strada della ripresa globale alcuni problemi molto difficili
da risolvere, tra i quali il principale appare il fiscal cliff. Su
questa base i mercati stanno mostrando la massima cautela
Gli ostacoli di Obama
La visione prudente di Zenit sgr
Un freddo autunno
Flessibile 3%
Obbligazionario
97%
M entre gli Stati Uniti confermano alla
presidenza Barack Obama e si appre-
stano a capire come superare lo sco-
glio del fiscal cliff, ossia la stretta fiscale che si pro-
fila a fine anno per l’effetto congiunto del tetto le-
gislativo al debito pubblico e della scadenza degli
incentivi voluti dall’ex-presidente Bush per contra-
stare la fase più acuta della crisi finanziaria, l’Euro-
pa è alle prese con le conseguenze recessive delle
politiche di austerity intraprese dai paesi periferici
per controllare i i conti degli stati.
Dopo un’estate sotto il segno della ripresa per
i mercati finanziari, l’autunno sembra caratteriz-
zato nuovamente dalle incertezze che segnano lo
stato dell’economia globale, tra le quali, oltre alla
politica di bilancio statunitense e alla crisi del de-
bito sovrano nell’area euro, va annoverata l’evolu-
zione della domanda nelle economie emergenti.
Sono questi i tre fattori da monitorare nel
prossimo futuro per disegnare verosimilmente lo
scenario lungo il quale si muoveranno i mercati fi-
nanziari. Mercati che, peraltro, sono sostenuti nel
loro complesso dalle politiche monetarie ultra
espansive in atto un po’ in tutte le aree mondiali,
per le quali nel breve termine non si intravedono
segnali di cambiamento. Nel caso degli Stati Uniti,
inoltre, la rielezione del presidente Obama assicu-
ra continuità sotto questo profilo, con la riconfer-
ma di Bernanke alla guida della Federal Reserve.
Il portafoglio consigliato di questo mese è
adatto a un investitore con un profilo di rischio
prudente: l’obiettivo è perseguire un rendimento
competitivo rispetto ai titoli di stato con livelli di
rischio contenuti. Si compone di investimenti per-
lopiù sul mercato obbligazionario, con l’aggiunta
di un fondo flessibile nella misura del 3% del to-
tale.
Poco meno della metà del portafoglio è inve-
stito a breve termine, in parte con un Etf sul mer-
cato monetario, in parte con due strumenti orien-
tati al segmento di curva dei rendimenti compre-
so tra uno e tre anni: un Etf sul mercato dei titoli
governativi denominati in euro e un fondo mag-
giormente diversificato tra titoli di stato e obbli-
gazioni societarie.
Un ulteriore 20% circa del portafoglio è inve-
FONDI&SICAV/Novembre 2012 9
stito su titoli governativi globali, suddiviso tra due
Oicr esteri, entrambi con una sistematica copertu-
ra del rischio di cambio.
Circa il 25% del portafoglio, invece, fa riferi-
mento al segmento corporate denominato in
Investimento Tipo Macroarea Area Stile Peso
Agoraflex Acc Eur Flessibile Mondiale Generico Generico 3
Schroder Euro Corporate Bond Eur C Ist Acc. Eur Obbligazionario Corporate Euro Blend 15
Etf ishares I Boxx E Liquid Corporates Eur Obbligazionario Corporate Euro Blend 9
Zenit Mc Obbligazionario Classe I Eur Obbligazionario Diversificati Euro Blend 4
Agora Valore Protetto 95 Acc Eur Obbligazionario Diversificati Euro Blend 3
Etf Lyxor Euro Mts 1-3 Year Index Level Eur Obbligazionario Governativo Euro Breve Termine 15
BlackRock Global Government Bond Fund (Euro Hedged) Acc Ist Eur Obbligazionario Governativo Globale Blend 15
Amundi Index Global Bond Eur Hedged M Acc Ist Eur Obbligazionario Governativo Globale Blend 6
Etf Lyxor Euro Cash Eonia Eur Obbligazionario Monetario Euro Blend 15
Zenit Mc Breve Termine Classe I Eur Obbligazionario Monetario Euro Blend 15
La visione prudente di Pictet funds
Soprattutto high yield
euro: si tratta di un Etf sull’indice IBoxx e di un
Oicr specializzato. Completano il portafoglio due
fondi italiani diversificati che investono prevalen-
temente sul mercato obbligazionario denomina-
to in euro. �
L’esito delle elezioni Usa, ovvero la conferma
di Obama alla Casa bianca con Senato de-
mocratico e Camera repubblicana, era quel-
lo giudicato più probabile dagli osservatori ed è
stato quindi accolto con relativa tranquillità dai
mercati. Se da un lato sono stati scongiurati i rischi
di incertezza prolungata (Bush/Gore 2000) o quel-
li di amministrazione ancora più spaccata, dall’al-
tro è altrettanto chiaro che l’attenzione del merca-
to si sposterà immediatamente sulla tematica del
fiscal cliff (restrizione fiscale in arrivo a inizio
2013). L’esperienza fallimentare dell’agosto 2011,
che culminò nel downgrade dei Treasury da parte
di S&P, desta più di qualche preoccupazione.
Il periodo di calma relativa nelle vicende euro-
pee ha permesso la stabilizzazione dei mercati fi-
nanziari (borse e spread), che stanno consolidando
la nuova fase di normalizzazione. Poco è avvenuto
anche sul mercato valutario, con un euro che nelle
ultime giornate si è confermato forte anche contro
lo yen; dopo le manovre di Fed e Bce, si è aggiunta
a fine ottobre la BoJ, che ha ampliato il program-
ma di Qe, seppure deludendo nella misura. Resta
l’attesa per una possibile manovra di stimolo in Ci-
na; anche in questo caso, la palla è in mano alla po-
litica (rinnovo dei quadri dirigenziali).
Il nostro portafoglio prudente è investito per
un quarto in prodotti azionari e per la restante
10 FONDI&SICAV/Novembre 2012
I portafogli degli operatori
parte in bond obbligazionari e total return: tra le
obbligazioni, privilegiamo le componenti di carry,
mediante investimento in high yield sia americani
sia europei (dove scegliamo il comparto con ridot-
to rischio di duration) e debito emergente in valu-
ta locale.
Recentemente, abbiamo ridotto i premi di ri-
schio sui mercati europei, riducendo l’esposizione
su indici azionari e obbligazioni societarie dove le
valutazioni hanno raggiunto livelli estremamente
cari in termini di rischio/rendimento. In sostituzio-
ne, investiamo sulla linea conservativa del nostro
fondo absolute return, caratterizzato da un beta di
mercato prossimo allo zero. �
Nel loro complesso i mercati equity a fine
ottobre hanno segnato una performance
leggermente negativa, cioè -0,55% (Msci
World in valuta locale). Gli Stati Uniti hanno perso
l’1,98% mentre l’Europa e il Giappone hanno gua-
dagnato rispettivamente l’1,03% e l’1,2%. In Euro-
pa, la Francia e la Germania hanno chiuso il mese
in rialzo dell’1,96% e dello 0,91%. L’Italia e la Spa-
gna hanno guadagnato il 2,53% e l’1,5%%. Leg-
germente negativa la performance mensile dei
mercati emergenti, che al 31 ottobre, registravano
un calo dello 0,39% (Msci Em in valuta locale). Si
segnala in controtendenza l’ottimo andamento dei
mercati cinese (+5,65%) e turco (+10,33%).
In assenza di notizie particolarmente negative
sulla crisi sovrana europea, a condizionare gli in-
La visione prudente di Bnp Paribas Investment Partners sgr
Azioni europee
Allocazione per asset class Esposizione suggerita
Liquidità 0%
Fondi obbligazionari 65%
Fondi azionari 25%
Fondi flessibili 10%
Totale portafoglio 100%
Fondo Pictet raccomandato Codice Isin Valuta Esposizionesuggerita
Pictet-EUR Short Mid-Term Bonds-R LU0167160653 Eur 15%
Pictet-EUR Government Bonds-R LU0241468122 Eur 15%
Pictet-EUR Corporate Bonds-R LU0128473435 Eur 5%
Pictet-EUR Short Term High Yield-R LU0726357873 Eur 10%
Pictet-Emerging Local Currency Debt-R EUR LU0280437830 Eur* 10%
Pictet-US High Yield-R USD LU0448623362 Usd 10%
Pictet-Global Megatrend Selection-HR EUR LU0391944815 Eur* 10%
Pictet-High Dividend Selection-R EUR LU0503634734 Eur* 10%
Pictet-European Equity Selection-R EUR LU0130732109 Eur 5%
Pictet-Absolute Return Global Conservative-R LU0309036102 Eur* 10%
*Nav espresso in euro pur essendo parte del sottostante in valuta diversa
Flessibili
Obbligazionari
Azionari
10%
65%
25%
12 FONDI&SICAV/Novembre 2012
I portafogli degli operatorivestitori sono stati da un lato la deludente stagio-
ne degli utili americani, dall’altro la pubblicazione
di dati macroeconomici perlopiù al di sotto delle
attese in Europa. Più in generale l’incertezza lega-
ta al dopo-elezioni negli Stati Uniti ha pesato sul-
l’andamento degli indici domestici, protagonisti
nei mesi precedenti di significativi rialzi. Il summit
europeo del 18-19 del mese non ha portato gros-
se novità nella zona euro, dove gli investitori han-
no ben accolto il raggiunto accordo tra la Grecia e
la troika in attesa che il primo ministro spagnolo
Rajoy chieda l’attivazione del piano di aiuti intro-
dotto dalla Bce.
In tema di politica monetaria, la Fed nel corso
dell’incontro tenutosi il 23 e il 24 ha mantenuto lo
status quo in materia di tassi federali fino a metà
2015, in risposta alle difficoltà economiche in cui
si trovano gli Stati Uniti, dove la disoccupazione è
scesa leggermente sotto l’8%.
Il 4 ottobre, in occasione del consueto appun-
tamento mensile del Consiglio dei governatori
della Banca Centrale Europea, anche il presidente
Mario Draghi ha lasciato inalterato il tasso refi a
0,75%. Il presidente dell’istituto europeo ha preci-
sato che il taglio dei tassi rimane un’opzione, da-
to il difficile quadro congiunturale domestico. Gli
indicatori prospettici pubblicati nel corso del me-
se hanno confermato una nuova discesa, in parti-
colare per il settore manifatturiero.
I rendimenti dei titoli di stato americani e te-
deschi a 10 anni sono lievemente saliti (sei e due
punti base circa rispettivamente), essendo in ge-
nerale prevalso nel mese l’atteggiamento più co-
struttivo degli investitori nei confronti delle obbli-
gazioni con un profilo rischio/rendimento più in-
teressante. Si segnala in tal senso l’andamento
dello spread italiano e di quello spagnolo scesi da
365 a 349 e da 449 a 415 rispettivamente.
Già a settembre avevamo modificato la nostra
allocazione strategica divenendo neutrali (da
negativi) sulle azioni dei paesi sviluppati; questo
orientamento è stato mantenuto, seppure con un
bias leggermente più positivo, anche in ottobre.
La nostra preferenza relativa è per le azioni euro-
pee (valutazioni e sviluppi in tema di crisi sovra-
na) rispetto a quelle americane, inglesi e giappo-
nesi. Siamo rimasti neutrali sulle azioni emergen-
ti in una prospettiva più di medio-lungo periodo,
in quanto i loro fondamentali rimangono di
buona qualità. La nostra preferenza si è spostata
dalla Cina alla Corea. Siamo rimasti positivi sul
Brasile. Sui governativi siamo ancora neutrali,
nonostante le valutazioni, in assenza di una pre-
ferenza tra i cosiddetti paesi core. Abbiamo man-
tenuto una sovraesposizione al credito sia invest-
ment grade sia high yield. In questa cornice, si
trova a fianco il nostro portafoglio prudente. �
EquityBond
Money market
30%40%
30%
Categoria % portafoglio Fondi Bnp Paribas raccomandati Codice
Equity 2 Bnp Paribas L1 Equity Best Selection Euro Eu LU0158844521
2 Bnp Paribas L1 Equity Best Selection Europe LU0191756005
2 Bnp Paribas L1 Equity Euro Eur LU0158091164
2 Bnp Paribas L1 Equity Europe Emerging Eur LU0158839877
2 Bnp Paribas L1 Equity Europe Energy Eur LU0159053361
2 Bnp Paribas L1 Equity India Usd LU0377089502
2 Bnp Paribas L1 Equity Turkey Eur LU0212964141
4 Bnp Paribas L1 Opps. Usa H Eur Cap Eur LU0377125157
2 Bnp Paribas L1 Real Estate Securities Pacific LU0291292315
2 Parvest Equity Europe Mid Cap LU0102001053
4 Parvest Equity Europe Small Cap LU0212179997
2 Parvest Flexible Equity Europe LU0360646847
2 Parvest Sustainable Equity Europe LU0212188550
4 Bnp Paribas L1 Convertible Bond Best Selectio LU0377065825
4 Bnp Paribas L1 Bond Euro High Yield Eur LU0161744593
4 Bnp Paribas L1 Bond Euro Long Term Eur LU0159065456
4 Bnp Paribas L1 Convertible Bond Euro Zone Eu LU0158090604
Bond 3 Bnp Paribas L1 Bond Europe Emerging Eur LU0159064301
3 Parvest Bond Euro Corporate LU0131211178
3 Parvest Sustainable Bond Euro Corporate LU0265317569
3 Bnp Paribas L1 Bond World High Yield Eur LU0377071476
3 Parvest Bond Euro LU0102017729
3 Parvest Convertible Bond Europe LU0086913125
3 Bnp Paribas L1 Convertible Bond World Eur LU0194605092
3 Bnp Paribas L1 Sustainable Bond Euro Eur LU0269743992
Money Market 5 Bnp Paribas Insticash Eur LU0094219127
15 Parworld Euro Short Term Fixed Income LU0377911648
10 Bnp Paribas Money Prime Euro FR0010092528
News
Sono stati pubblicati numeri nuovamente
poco incoraggianti sulla fiducia e sull’at-
tività economica del Portogallo. Sono ri-
sultati in peggioramento, rispetto a settembre,
sia il dato sulla fiducia dei consumatori, passato
da -51,4 a -55,3, sia l’indicatore del clima econo-
mico complessivo, che è sceso da -4,2 a -4,6. Ad-
dirittura drammatico è stato il dato tendenziale
sulla produzione industriale del mese di settem-
bre che è passato a -9,2% dal -2,1% del mese di
agosto, ed è il peggiore risultato degli ultimi due
anni. In leggero miglioramento, ma pur sempre
negative, sono risultate le vendite al dettaglio su
base annua che hanno subito una leggera fles-
sione a -5,7%, dal -6,1% del mese di agosto.
Questi dati si sommano a un quadro com-
plessivamente fosco, già descritto dai tecnici
del Fondo Monetario Internazionale che lo
scorso 25 ottobre hanno completato la quin-
ta revisione dei conti del Portogallo, in funzio-
ne del rilascio della nuova tranche di aiuti pa-
ri a 1,5 miliardi di euro, nell’ambito del piano
da 78 miliardi concessi nel 2011 dalla troika
(Fmi, Bce e Ue). Se da un lato infatti sono sta-
ti apprezzati gli sforzi delle autorità politiche
per risanare gli squilibri di bilancio, dall’altro
un outlook esterno sempre più debole e un
aumento della disoccupazione rendono og-
gettivamente arduo il raggiungimento degli
obiettivi prefissati.
Sul fronte degli elementi positivi eviden-
ti sono infatti i miglioramenti conseguiti in
termini di costo del debito. La curva dei ren-
dimenti da inizio anno si è notevolmente
abbassata, soprattutto per le scadenze com-
prese tra uno e tre anni, non a caso l’arco tem-
porale che rappresenta il possibile campo d’a-
zione della Banca centrale europea sia attra-
verso i due Ltro sia attraverso l’Omt annun-
ciato a settembre.
D’altro canto, però, gli effetti provocati
dallo sviluppo delle misure di austerità cui è
condizionato il rilascio del prestito da parte
della troika stanno innescando quel circolo
vizioso che allontana continuamente il tra-
guardo della ripresa, con un’economia pre-
vista ancora in recessione anche per il 2013
(-1%), dopo il -3% atteso per l’anno in corso.
14 FONDI&SICAV/Novembre 2012
Portogallo
Ancora dati negativi
Yen
minciano ad affiorare alcuni elementi che stanno eserci-
tando una moderata pressione al ribasso sulla valuta.
In primo luogo, le prospettive di crescita delineate per
i prossimi trimestri. La ripresa negli Stati Uniti potrebbe
migliorare, mentre quella nipponica sta subendo un rapi-
do deterioramento. Se gli Usa confermeranno di essere la
sorpresa positiva dei prossimi trimestri, allora lo yen per-
derà uno dei principali fattori a suo supporto. In secondo
luogo vanno analizzati i flussi commerciali. Le aspettative
per la bilancia commerciale sono per una chiusura in de-
ficit (-1% del Pil), rispetto a un surplus dell’1,7% del Pil ar-
chiviato nel 2010. In terzo luogo c’è il dibattito sulla poli-
tica monetaria adottata dalla Bank of Japan. Anche se il
paese dovrà fare i conti con l’opposizione internazionale
(in particolare dei paesi emergenti dell’area), stanno cre-
scendo le pressioni del governo sulla Banca Centrale per
fare in modo che quest’ultima attacchi con più durezza la
deflazione. Questo implicherebbe il ricorso a una comuni-
cazione più aggressiva della Bank of Japan e, probabil-
mente, più quantitative easing e creazione di moneta (in
puro stile Federal Reserve).
Negli ultimi anni, sulla scia del peggioramento del-
la crisi del debito sovrano nell’Eurozona, lo yen
giapponese si è ritagliato un ruolo da valuta rifu-
gio. Le performance realizzate dai fondi obbligazionari con
focus sulle emissioni denominate in valuta nipponica di-
mostrano che questa opzione si è rivelata premiante. A
fronte della permanenza dei tassi nipponici su livelli pros-
simi allo zero, scelta obbligata per la Bank Of Japan per
combattere l’imperante minaccia deflazionistica, la conti-
nua rivalutazione della divisa asiatica ha consentito ai po-
chi fondi appartenenti a questa categoria di centrare ren-
dimenti triennali che oscillano dal 30% al 50%.
Le ultime indicazioni sembrano tuttavia disegnare un
quadro diverso per i prossimi trimestri, con lo yen che po-
trebbe cominciare ad arretrare. Qualcosa sta cambiando
nel paese del Sol levante. Anche se la moneta nipponica
può giocarsi ottime chance nella guerra delle divise, co-
Prove di discesa
News
16 FONDI&SICAV/Novembre 2012
Warren Buffet
Turchia
tati nei rispettivi mercati di riferimento. Tale modalità di
selezione si adatta perfettamente all’inclusione nel por-
tafoglio del Berkshire dei titoli della coreana Tesco, acqui-
stati alla fine del 2006 per un investimento complessivo di
1.160 milioni di dollari (corrispondenti al 4% della compa-
gnia). Lo stesso anno comprò il 2,9% dell’inglese Tesco. La
multinazionale britannica non sta attraversando uno dei
suoi migliori momenti e ha perso il 14,2% nei primi nove
mesi del 2012. Anche nel lungo termine i risultati sono po-
co soddisfacenti e fanno registrare una perdita del 20,5%.
Nel 2007 Berkshire ha acquistato una partecipazione
nella francese Sanofi. Nei primi nove mesi del 2012 il rialzo
di questo titolo si è attestato al 17,7%. L’ultima azione del
gruppo a entrare a fare parte del portafoglio di Buffet è sta-
ta la tedesca Munich Re nel 2010. Alla fine del 2011 il valore
della partecipazione ha raggiunto 2.500 milioni di dollari,
trasformandosi nella maggiore posizione detenuta da Berk-
shire al di fuori dei confini Usa. Nei primi nove mesi dell’an-
no, i titoli della Munich Re si sono rivalutati del 31%.
Warren Buffet riveste negli Stati Uniti un ruolo che
si spinge ben oltre la figura del guru finanziario e
il presidente della Berkshire Hathaway ha co-
struito un portafoglio soprattutto con titoli di società statuni-
tensi. Tuttavia, durante la crisi economico-finanziaria, l’acu-
tezza del money manager ha determinato una selezione di ti-
toli di società localizzate in altri paesi industrializzati che han-
no saputo resistere alla crisi dell’Eurozona e alla decelerazione
economica globale. Tra le posizioni più rilevanti coperte da so-
cietà non statunitensi si trovavano la coreana Posco, la tede-
sca Munich Re, la britannica Tesco e la francese Sanofi.
Queste società non soddisfano una delle caratteristi-
che base richieste da Buffet ai titoli da lui selezionati: pro-
duttori a basso costo o imprese dotate di un brand molto
affermato. Nonostante ciò, queste società presentano al-
tri vantaggi competitivi che hanno sedotto il gestore. La
nuova strategia di Buffet prevede l’individuazione di so-
cietà che viaggino su binari lontani da quelli della specu-
lazione: pertanto, in molti casi si tratta di titoli sottovalu-
Le grandi scelte fuori dagli Usa
ri margini per ulteriori tagli del costo del denaro.
Su questa base Fitch ha comunicato di avere portato
il rating del paese a livello investment grade. Il grado di af-
fidabilità creditizia turco determinato da Moody’s si posi-
ziona attualmente a un solo scalino dal giudizio invest-
ment grade con Ba1.
Sulla scia della rivalutazione realizzata dall’indice di bor-
sa di Istanbul, alcuni titoli hanno sperimentato rialzi molto
consistenti. La società energetica Ipek Dogal Enerji accumu-
la una performance del 212% da inizio anno, la mining com-
pany Koza Anadolu Metal è cresciuta del 172% e l’importa-
trice e distributrice di automobili Dogus Otomotiv del 124%.
Altri dieci titoli registrano un incremento superiore al 70%.
Tra le poche azioni che accusano perdite durante l’anno in
corso ci sono quelli delle società calcistiche (il Besiktas perde
il 35%, il Galatasaray il 23% e il Fenerbahce cede lo 0,25%.
La borsa di Istanbul è una delle migliori dell’anno in
corso, con una rivalutazione superiore al 40%. I mi-
gliori fondi comuni d’investimento azionari con fo-
cus sul listino turco hanno raggiunto rivalutazioni supe-
riori al 50% nel corso del 2012. I dati macroeconomici del
paese eurasiatico hanno poco a che vedere con quelli dei
membri dell’Unione Europea, alla quale spera di aggregar-
si in tempi stretti. Per il 2012, le attese si concentrano su
una crescita del Pil del 3,2% e per l’anno prossimo le sti-
me si spingono fino al 4%. Il principale catalizzatore della
crescita per il 2013 dovrebbe essere l’accelerazione della
domanda interna, accompagnata da un’inflazione sotto
controllo (probabilmente sarà inferiore al 6,2% pronosti-
cato dalla Banca centrale). Gli scarsi timori per l’evoluzio-
ne dei prezzi al consumo dovrebbero consentire ai respon-
sabili della politica monetaria locale di disporre di maggio-
Per Fitch è investment grade
I 100 migliori gestori del mondo
Come si muovono,
che cosa pensano
18 FONDI&SICAV/Novembre 2012
performance risk adjusted rispetto allo specifico benchmark,
usando come misura della performance l'information ratio»,
spiega George Ball, commercial director di Citywire. Solo 1.116
manager, fra quelli analizzati, hanno avuto un ritorno positi-
vo nel corso dell’ultimo triennio. «Nessuna società e nessun
manager pagano qualcosa per essere preso in considerazione
dalle nostre analisi», ci tengono a precisare a Citywire.
FORTE INTERESSE PER L’ITALIA
Fra i prodotti autorizzati in Italia vengono seguiti 1.994 pro-
fessionisti, che gestiscono 2.499 fondi. «Abbiamo passato la
maggior parte degli ultimi 10 anni a conoscere e a lavora-
re con i maggiori investitori in fondi di questo paese, per-
tanto pensiamo di potere senz'altro affermare di essere in
grado di servire il mercato italiano», aggiunge George Ball.
Proprio nelle ultime settimane Citywire ha dimostrato un
notevole interesse per l’Italia e ha organizzato un evento
per presentarsi agli investitori, istituzionali soprattutto,
del nostro paese.
Citywire, qualcosa di mezzo tra una società di analisi
e un’azienda editoriale, opera dal 1999 con una struttura
totalmente indipendente e la sua sede centrale è a Londra,
È Tom Musmanno, money manager del fondo
obbligazionario Bgf Us Dollar Short Duration
Bond Fund A2 Usd di BlackRock il migliore
gestore del mondo (Stati Uniti esclusi) negli
ultimi tre anni. Ad affermarlo è la classifica di
Citywire, la società inglese che giudica i responsabili della
gestione. Con il manager ratio di 1,858190746083 Mu-
smanno ha nettamente distanziato il secondo classificato:
Chris Bullock, gestore dell’Henderson Hf Euro Corporate
Bond A2 di Henderson Global Investors, che ha ottenuto
comunque l’ottimo punteggio di 1,61913346863941. Al
terzo posto un manager che opera con una strategia total
return e ampia libertà nella scelta degli asset: si tratta di
Sebastian Lyon, che guida due fondi della Troy,
Ma come si svolge la ricerca di Citywire nell’identifi-
cazione dei migliori gestori dell’Europa, dell’Asia e dell’A-
merica Latina? «Analizziamo le performance di 7.517 money
manager in tutto il mondo che guidano 12.241 fondi presen-
ti in 98 asset class e realizziamo un rating basato sulla perfor-
mance del gestore che vengono confrontati con i loro colle-
ghi che operano in tutti i paesi dove i fondi sono autorizzati
alla vendita. Per calcolare il rating confrontiamo 36 mesi di
La società inglese Citywire ha pubblicato una guida sui maggiori money manager di
fondi aperti, operanti in tutte le categorie e in tutte le asset class. La classifica dei
primi cento vede una netta prevalenza dei professionisti che investono
nell’obbligazionario, mentre gli specialisti dell’equity sono in secondo piano. Non
sembrano avere ottenuto risultati di rilievo coloro che si muovono sugli emergenti e
a Wall street. E soprattutto prevalgono gli investitori di nicchia
I mercati vistidai grandi guru
di Boris Secciani
gestore, che segue anche quando questi decide di cambia-
re società e fondo gestito.
A CONFRONTO GESTORI OBBLIGAZIONARI E AZIONARI
Un’altra delle caratteristiche di questo metodo è che ven-
gono messi a confronto sia operatori che lavorano nell’ob-
bligazionario, sia quelli che gestiscono strumenti azionari
e flessibili. Anche all’interno delle principali categorie par-
tecipano professionisti che operano su piazze e sottoset-
tori molto lontani tra loro, come i mercati emergenti, i
mercati sviluppati, i corporate bond e i titoli di stato di
tutte le principali aree del pianeta.
L’analisi è del tutto quantitativa. Il rating di Citywire è
basato sul Manager ratio (Mr), l’equivalente dell’Informa-
tion ratio (Ir). Apriamo una brevissima parentesi sull’Ir, che
FONDI&SICAV/Novembre 2012 19
anche se ormai la sua presenza si è estesa a 35 paesi diver-
si. L’ultima sede aperta è quella di Singapore, da cui viene
seguito l’intero mercato asiatico. Dal 2001 nella struttura
proprietaria è entrata con una quota del 25% Reuters.
In ottobre la società britannica che classifica i money
manager ha pubblicato Citywire 1000, in pratica la più im-
portante guida sui gestori del pianeta, giudicati sulla base
delle performance ottenute nell’ultimo triennio. La vera
differenza, rispetto ad altre iniziative simili, è che a essere
messi sotto la lente sono i professionisti della gestione,
non i prodotti. Di conseguenza, se un money manager nel
triennio passa da una società a un’altra, si porta dietro la
performance ottenuta nel periodo in cui lavorava con il
vecchio strumento. Citywire parte dal presupposto che un
investitore non sceglie una società o un prodotto, ma un
«La società britannica ha pubblicato Citywire 1.000,in pratica la più
importante guida sui gestori del pianeta»
I 100 migliori gestori del mondo
Come si muovono,
che cosa pensano
20 FONDI&SICAV/Novembre 2012
CW 1000 POSITION Manager Name Manager Ratio Group Current Funds
1 Tom Musmanno 1,8581090746083 BlackRock BGF US Dollar Short Duration Bond Fund A2 Usd
2 Chris Bullock 1,61913346863941 Henderson Global Investors Henderson HF Euro Corporate Bond A2
3 Sebastian Lyon 1,5941687456159 Troy Trojan International Gbp O AccTrojan O Inc
4 Richard Hughes 1,57165295421704 M&G M&G Extra Income A Inc
5 Paul McNamara 1,50774878884289 Swiss & Global Asset Management Julius Baer BF Local Emerging-Usd BJulius Baer II BF Local Emerging Bond-Usd B
6 Ewald Dür 1,48491834984117 LGT Capital Management LGT Bond Fund Global (Eur) B
7 Rikke Secher 1,46688788769366 Danske Fund Management Company SA Danske Invest European Bond DDanske Invest Europaeiske Obligationer
8 Bryan Collins 1,43125273983574 Fidelity Fidelity Funds - Global Hi Yld Bond A-ACC-UsdFidelity Global Invt-Mkt Invt-Hong Kong Bond A
9 Stephen Thariyan 1,41829468592035 Henderson Global Investors Henderson HF Euro Corporate Bond A2Henderson Sterling Bond Inc
10 Gustaf Setterblad 1,35288718135491 Didner & Gerge Fonder AB Didner & Gerge Smabolag
11 Adam Nyström 1,35288718135491 Didner & Gerge Fonder AB Didner & Gerge Smabolag
12 Fritz Eggimann 1,33166314140819 AMG AMG Gold Minen & Metalle A
13 Rick Patel 1,32415829928898 Fidelity Fidelity Global Invt-Mkt Invt-Global Bond AFidelity Funds - US Dollar Bond A-Usd
14 Chris Bowie 1,30416228475333 Ignis Ignis Corporate Bond Acc
15 John Hathaway 1,29968615733634 Tocqueville Finance Tocqueville Gold PTAM Investment Fund Gold & Precious Metals A
16 Paul Marriage 1,29563148927775 Cazenove Cazenove UK Smaller Companies B Acc
17 Hilmar Langensand 1,28553259815802 Zcapital zCapital Swiss Small & Mid Cap Fund
18 Mark Heslop 1,28001228533412 Threadneedle Threadneedle (Lux)-Pan Europ Smaller Cos AE
19 Robert Baltzer 1,24376280438695 Baillie Gifford Baillie Gifford High Yield Bond A IncBaillie Gifford Investment Grade Long Bd B Inc
20 Ian Kelson 1,23286757522627 T Rowe Price T Rowe Global Aggregate Bond Z Usd
21 Erich Hackl 1,20991305508801 Pioneer PIA - Euro Plus Bond VIPioneer Funds Austria - Euro Bond A
22 Andy Weir 1,19610092310194 Fidelity Fidelity Funds - International Bond A-UsdFidelity Funds - Inst Global Bond I-ACC-EurFidelity Funds - Global Strategic Bond A-ACC-UsdFidelity Funds - Global Corp Bond Y-ACC-UsdFidelity Inst Sterling Core Plus Bond Acc
23 Bernhard Urech 1,19598812649491 Swiss & Global Asset Management Julius Baer BF Euro-Eur B
24 Stephan Ertz 1,19203591154795 Union Investment UniEuroRenta Corporates A
25 Götz Alles 1,18964992568244 W&W W&W Asset-backed Securities Fund A
26 Francis Guyonnet 1,18851885757973 Agicam Ethis SereniteAG2R La Mondiale Multigerants Taux F
27 Mark Kiesel 1,18719181736817 Pimco PIMCO GIS Global Inv Grd Crdt Inst Usd Inc
28 Nick Train 1,16915700259896 Lindsell Train Ltd Lindsell Train Global Equity ACF Lindsell Train UK Equity Acc
29 Alex Wright 1,16828875641396 Fidelity Fidelity UK Smaller Companies A Acc
30 Peter Fruzzetti 1,16774748365765 MFS International MFS Meridian Funds European Smaller Cos A1 Eur
31 Damien Lanternier 1,13824850844634 Financiere de L'Echiquier AgressorAgressor PEA
32 Fabien Labrousse 1,13373009861576 Schelcher Prince Gestion SP Value Oblig ISchelcher Prince Opportunite Europeene P
33 Uli Krämer 1,13282021882475 Kepler Fonds KEPLER Ethik Rentenfonds A
34 Philip Rodrigs 1,1132840939536 Investec Investec UK Alpha A Acc NetInvestec UK Smaller Companies A Acc Net
La classifica dei primi 100 gestori di Citywire (dalla prima alla 34° posizione)
FONDI&SICAV/Novembre 2012 21
si differenzia dall’indice di Sharpe perché confronta il ren-
dimento del portafoglio con quello del benchmark al nu-
meratore, anziché con la performance dell’investimento
privo di rischio (solitamente il Bot a tre mesi); ciò signifi-
ca che al numeratore guardiamo solo se abbiamo fatto
meglio o peggio del benchmark.
Al denominatore avremo la volatilità del rendimento
del portafoglio rispetto a quella del benchmark, anche
detta tracking error volatility (Tev).
Quindi, sintetizzando, l’Ir può essere espresso come:
Rendimento medio del portafoglio - rendimento
medio del benchmark
––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Tev (volatilità del numeratore)
La Tev deve essere interpretata nel seguente modo: tanto
risulta più piccola, quanto più siamo indicizzati al bench-
mark; tanto più è grande, quanto più il rendimento del
portafoglio presenterà una volatilità diversa da quella del
benchmark. Va sottolineato il fatto che la Tev non è una
misura di rischio, ma una misura di fedeltà al benchmark
e, quindi, una Tev alta non significa necessariamente as-
sunzione di rischi eccessivi, ma solo minore fedeltà all’in-
dice di riferimento. Ovviamente, più sarà alto l’Ir, meglio si
sarà comportato il gestore.
La metodologia di Citywire tiene inoltre in considera-
zione le interruzioni di carriera, per consentire una facile
individuazione della performance di un manager nel caso
cambi società di gestione. L’Mr (e così anche l’Ir) riflette il
livello di valore aggiunto, in termini di sovraperformance,
che il manager realizza per ciascuna unità di rischio assun-
ta, laddove il rischio è definito come la distanza dal rendi-
mento dell’indice.
PREVALGONO GLI OBBLIGAZIONARI
Fatte queste premesse metodologiche, la tabella dei primi
100 gestori di Citywire nell’ultimo triennio dà alcune indi-
cazioni di notevole interesse. Innanzitutto la netta preva-
lenza dei gestori obbligazionari, rispetto a quelli azionari;
non solamente nelle prime due posizioni troviamo due
money manager specializzati nei bond, ma anche dal quin-
to al nono posto in graduatoria ci sono solo gestori di ti-
toli di debito. Inoltre anche all’interno di questa categoria
i classici gestori di titoli di stato di paesi core a medio e
lungo termine non sembrano avere una consistente pre-
CitywireAsset Class Citywire Sector
Bonds US Dollar Short Term
Bonds Euro Corporates
Mixed Assets Absolute ReturnMixed Assets Absolute Return
Mixed Assets Aggressive
Bonds Emerging Markets GlobalBonds Emerging Markets Global
Bonds Global
Bonds EuroBonds Europe
Bonds Global High YieldBonds Hong Kong Dollar
Bonds Euro CorporatesBonds Sterling Corporates
Equities Nordic
Equities Nordic
Equities Gold & Precious Metals
Bonds GlobalBonds US Dollar
Bonds Sterling Corporates
Equities Gold & Precious MetalsEquities Gold & Precious Metals
Equities UK Small & Medium Companies
Equities Switzerland Small & Medium Companies
Equities European Small & Medium Companies
Bonds Europe High YieldBonds Sterling Corporates
Bonds Global
Bonds EuroZoneBonds EuroZone
Bonds GlobalBonds GlobalBonds GlobalBonds Global CorporatesBonds Sterling
Bonds Euro
Bonds Euro Corporates
Bonds Global
Bonds EuroBonds Euro
Bonds Global Corporates
Equities GlobalEquities UK
Equities UK Small & Medium Companies
Equities European Small & Medium Companies
Equities EuropeEquities Europe
Bonds EuroBonds Euro
Bonds Euro
Equities UKEquities UK Small & Medium Companies
I 100 migliori gestori del mondo
Come si muovono,
che cosa pensano
22 FONDI&SICAV/Novembre 2012
CW 1000 POSITION Manager Name Manager Ratio Group Current Funds
35 Alister Hibbert 1,10580038861693 BlackRock BlackRock European Dynamic Acc
36 Karl-Heinz Walz 1,10085382211797 Roecker & Walz Vermoegensverwaltung RW Portfolio Strategie UI
37 Andreas Bockberger 1,097754302213 Raiffeisen Raiffeisen-LaufzeitenStrategie-2015 VARaiffeisen-Oesterreich-Rent A
38 Fabio Di Giansante 1,0974565324252 Pioneer Pioneer Funds Euroland Equity E No Dis Eur
39 Wolfgang Kuhn 1,09238536506709 Aberdeen Aberdeen Global II - Euro Corp Bond Eur Z2 Acc
40 Stuart Spodek 1,08959410078756 BlackRock BGF Fixed Income Gbl Opportunities A2 UsdBGF US Dollar Short Duration Bond Fund A2 Usd
41 David Stanley 1,08872478240635 T Rowe Price T Rowe Euro Corporate Bond Z Eur
42 Ajay Garg 1,08578720712643 Birla Sun Life Birla Sun Life MNC Fund-GrowthBirla Sun Life Dividend Yield Plus-Growth
43 Kristian Brinch Hansen 1,08363432942369 Investering & Tryghed I & T Erhvervsopsparing
44 Ollie Beckett 1,08093832101972 Henderson Global Investors Henderson HF Pan European Smaller Companies A2Henderson Gartmore Pan European Smaller Cos Eur B
45 Pierre Benard 1,07015885588557 Alcis Gestion Alcis Capi
46 Nick Robinson 1,06558850104199 Aberdeen Danske Invest Latinamerika
47 Thomas Vogt 1,05750980302752 DnB NOR Kapitalforvaltning (Norway) DNB SMB
48 Peter Schlagbauer 1,05539385918797 Raiffeisen Raiffeisen 337 - Strat.All. Master I I TRaiffeisen-MultiAsset-Strategies R ARaiff.-GlobalAllocation-StrategiesPlusRT
49 Thorsten Winkelmann 1,05002793788253 Allianz Global Investors KAG Allianz Wachstum Europa - A - EurAllianz Europe Equity Growth - W - EurAllianz Continental European A Acc
50 Stephen Rodger 1,04980494778321 Baillie Gifford Baillie Gifford Corporate Bond A IncBaillie Gifford Investment Grade Bond B Inc
51 Adam Gerge 1,03478845640507 Didner & Gerge Fonder AB Didner & Gerge Aktiefond
52 Henrik Didner 1,03478845640507 Didner & Gerge Fonder AB Didner & Gerge Aktiefond
53 Robrecht Wouters 1,0190497390765 J O Hambro Capital Management JOHCM European Select Values Retail Eur
54 Jonny Sundström 1,01494511597277 Alandsbanken Alandsbanken Euro Bond B
55 Gary C Hatton 1,01217932417684 Vanguard Vanguard US Discoveries Inv Usd
56 Jane M White 1,01217932417684 Vanguard Vanguard US Discoveries Inv Usd
57 John J Granahan 1,01217932417684 Vanguard Vanguard US Discoveries Inv Usd
58 Robert F Granahan 1,01217932417684 Vanguard Vanguard US Discoveries Inv Usd
59 Jan Skrarudsether 1,0071068626267 Pareto Forvaltning Pareto ObligasjonPareto HoyrentePareto Kreditt
60 Kristin Ekvold 1,0071068626267 Pareto Forvaltning Pareto ObligasjonPareto HoyrentePareto Kreditt
61 Gilles Guibout 1,00490138572755 Axa AXA Valeurs Euro CAXA WF Framlington Eurozone IAXA WF Framlington Italy AC
62 Xu-Zheng Fu 1,00219599454058 Fubon Fubon Aggressive Growth FundFubon Taiwan Phoenix Fund
63 Sanger Lung 0,98748220389415 HSBC HSBC Taiwan Phoenix Fund
64 Erik Esselink 0,986696416109179 Invesco Asset Management Invesco Pan European Focus Equity E ACC EurInvesco Continental European Small Cap Eq Usd A
65 Plinio Zanetti 0,978320707799735 Credit Suisse Credit Suisse (CH) Swiss Small Cap Equity Fd A
66 Ibrahim Masood 0,973560977173026 Makaseb Funds Makaseb Arab Tigers MATF
La classifica dei primi 100 gestori di Citywire (dalla 35° alla 66° posizione)
FONDI&SICAV/Novembre 2012 23
senza: strumenti che investono sui corporate bond, sul de-
bito a breve o con mandati molto ampi sembrano avere
avuto i risultati migliori. Inoltre la terza e la quarta posi-
zione sono detenute da money manager che operano con
la massima libertà su tutti gli asset e con un mandato ab-
solute return o aggressivo.
Le difficoltà dei mercati azionari nell’ultimo triennio
e soprattutto le incertezze delle piazze più importanti
sembrano avere messo in notevole difficoltà i gestori
equity: il primo di costoro, in decima posizione, è Gustaf
Setterblad di Didner && Gerge Fonder Ab, che guida due
fondi di nicchia che operano sui mercati dei paesi scan-
dinavi. È da notare anche che sono stati premiati diversi
altri investitori in equity che operano sulle piazze finan-
ziarie del Nord Europa.
Anche gli altri money manager sull’azionario che sono
presenti nel primo quarto della classifica lavorano in set-
tori totalmente di nicchia, come le small e medium cap eu-
ropee, svizzere o britanniche o l’oro e gli altri metalli pre-
ziosi. Per trovare il primo money manager che opera sul
mercato azionario globale occorre scendere al 28° posto
con Nick Train, di Lindsell Train Ltd, che gestisce anche un
fondo azionario Uk. Un altro dei pochi gestori azionari che
hanno saputo entrare in classifica in 31° posizione guidan-
do prodotti non di nicchia è stato Damien Lanternier, di
Financière de l’Echiquier, che opera con due prodotti dal
nome abbastanza programmatico: Agressor.
Colpisce nella classifica di Citywire anche la scarsa pre-
senza di gestori azionari sui mercati emergenti: il primo
classificato con uno strumento che opera sugli emerging
market globali è Leon Eidelman di Jp Morgan, che occu-
pa la 82° posizione. Prima di lui si sono piazzati altri ge-
stori di mercati emergenti (nessuno comunque prima del-
la 42° posizione), ma tutti con prodotti molto specialistici,
come i mercati indiano, dell’America Latina, di Taiwan o del
Medio Oriente e Africa. L’area cinese, a parte un solo pro-
CitywireAsset Class Citywire Sector
Equities Europe Excluding UK
Mixed Assets Flexible
Bonds Euro CorporatesBonds EuroZone
Equities EuroZone
Bonds Euro Corporates
Bonds GlobalBonds US Dollar Short Term
Bonds Euro Corporates
Equities IndiaEquities India
Bonds Euro Corporates
Equities European Small & Medium CompaniesEquities European Small & Medium Companies
Bonds Euro
Equities Latin America
Equities Norway
Mixed Assets BalancedMixed Assets FlexibleMixed Assets Flexible
Equities EuropeEquities EuropeEquities Europe Excluding UK
Bonds SterlingBonds Sterling Corporates
Equities Sweden
Equities Sweden
Equities Europe
Bonds Euro Short Term
Equities North American Smaller Companies
Equities North American Smaller Companies
Equities North American Smaller Companies
Equities North American Smaller Companies
Bonds Norwegian KroneBonds Norwegian KroneBonds Norwegian Krone
Bonds Norwegian KroneBonds Norwegian KroneBonds Norwegian Krone
Equities EuroZoneEquities EuroZoneEquities Italy
Equities TaiwanEquities Taiwan
Equities Taiwan
Equities EuropeEquities European Small & Medium Companies
Equities Switzerland Small & Medium Companies
Equities Middle East & North Africa
I 100 migliori gestori del mondo
Come si muovono,
che cosa pensano
24 FONDI&SICAV/Novembre 2012
La classifica dei primi 100 gestori di Citywire (dalla 67° alla 100° posizione)
CW 1000 POSITION Manager Name Manager Ratio Group Current Funds
67 Christian Leonhard 0,970235909881396 Swedbank Robur Swedbank Robur Corporate Bond
68 Olgerd Eichler 0,967545394979357 MainFirst MainFirst - Top European Ideas AMainFirst - Classic Stock Fund A
69 Torsten Graf 0,967545394979357 MainFirst MainFirst - Top European Ideas AMainFirst - Classic Stock Fund A
70 Ji-Sheng Zhang 0,962707254693292 President Investment Trust UPAMC Great China FundUPAMC Quality Growth Fund
71 Tony Chen 0,952022742677337 Schroders Schroder Taiwan Equity Alpha FundSchroder Lohas Small & Mid Cap Fund
72 David F. Hoffman 0,950735270761276 Legg Mason Legg Mason Brandywine Glo Fxd Inc A Dis S UsdLegg Mason Brandywine Gl Opp Fxd Inc A Dis M Usd
73 Stephen Smith 0,950735270761276 Legg Mason Legg Mason Brandywine Glo Fxd Inc A Dis S UsdLegg Mason Brandywine Gl Opp Fxd Inc A Dis M Usd
74 Norbert Hagen 0,946360057426901 I.C.M Investmentbank Leonardo UI
75 Hilco T Wiersma 0,94340435565935 Keijser Capital Add Value Fund NV
76 Willem F Burgers 0,94340435565935 Keijser Capital Add Value Fund NV
77 Franz Schardax 0,94045918272666 Bankhaus Carl Spaengler Spaengler IQAM SparTrust M A
78 Alo Kullamaa 0,935184195790562 SEB SEB Eastern Europe ex Russia C (Eur)
79 Julie Dean 0,934571162412315 Cazenove Cazenove UK Opportunities B AccCazenove UK Equity B Gbp
80 Doug Lawson 0,932331568162735 Amati Global Investors CF Amati UK Smaller Companies A Acc
81 Paul Jourdan 0,932331568162735 Amati Global Investors CF Amati UK Smaller Companies A Acc
82 Leon Eidelman 0,922345410497839 JP Morgan JPM Emerging Markets Small Cap A Acc UsdJPM Emerging Markets Opportunities A Acc Usd
83 Reinhold Zeitlhofer 0,914347642729602 Kepler Fonds KEPLER Europa Rentenfonds A
84 Derek Hynes 0,911472886847191 ECM Asset Management European Credit Fund Sicav - Danube Eur 1A1 S1
85 Kevin Egan 0,907304475355161 Invesco Asset Management Invesco US Senior Loan Fund A Usd
86 Leonardo Brenna 0,899893365324224 UBS UBS (Lux) Bond Sicav - Short Term Eur Corp P-acc
87 David Dudding 0,895043702076199 Threadneedle Threadneedle European Select Inst Acc EurThreadneedle European Smaller Cos Ret Acc Eur
88 Simon Savill 0,893520634393458 Henderson Global Investors Henderson European Smaller Companies A Net Acc
89 Agnès Rabant 0,892914051432824 HSBC HSBC Small Cap France
90 Stephen Kotsen 0,883155654733318 Nomura Asset Management Nomura Funds Ireland-US High Yield Bond IUS
91 Victor Verberk 0,88268990800165 Robeco Robeco Euro Credit Bonds DH Eur
92 Xian-Yan Li 0,882469802308397 Mega Investment Trust Corporation Mega Fine Taiwan Fund
93 Arun Khurana 0,882273379211204 UTI UTI Banking Sector Fund-Regular Plan-Income
94 Thomas Raffy 0,880259297689839 Meeschaert AM MAM Obli Convertibles C
95 Alexander Darwall 0,876415859421725 Jupiter Jupiter JGF European Growth L EurJupiter EuropeanScot Wid HIFML Euro Focus 1
96 Ole Jorgen Groneng Nilsen 0,87532461541375 Pareto Forvaltning Pareto Aktiv GlobalPareto Aksje Global
97 Andreas Sorbye 0,875324615413749 Pareto Forvaltning Pareto Aktiv GlobalPareto Aksje Global
98 Roger Morley 0,875040765567733 MFS International MFS Meridian Funds European Core Equity A1 EurMFS Meridian Funds Global Equity I1 UsdMFS Meridian Funds Global Concentrated A1 Usd
99 Simon Knott 0,867095772570872 Discretionary Discretionary Unit
100 Scott A. Mather 0,864967260728126 Pimco PIMCO GIS Global Bd Inst Usd AccPIMCO GIS Global Bd Ex-US Inst Usd AccPIMCO Select Global Bond Ret Gbp
FONDI&SICAV/Novembre 2012 25
dotto dedicato alla “Greater China”, è di fatto la grande as-
sente, a testimonianza delle enormi difficoltà che oggi
hanno anche i più esperti professionisti ad approcciare il
gigante asiatico, almeno sul piano azionario. Molto più im-
portante e presente è invece la parte emerging market ob-
bligazionaria, che vede diversi gestori che operano nelle
aree più conosciute del mondo.
Sorprende infine un altro elemento: la quasi totale as-
senza tra i gestori leader dei professionisti che operano su
Wall street. Se si esclude un solo gestore, che peraltro in-
veste su small e med cap, nessuno degli operatori
sull’S&P500 è presente nella classifica dei primi 100.
LE SOCIETÀ CON I MIGLIORI GESTORI
È abbastanza frammentata la presenza dei migliori gestori
nelle diverse società: la struttura di gestione che ha il mag-
giore numero di money manager inseriti nella classifica dei
primi 100 è Fidelity, che vanta ben quattro presenze, pe-
raltro tutte concentrate nelle prime 28 posizioni. Con altri
quattro gestori è presente anche Vanguard, ma si tratta di
professionisti che operano tutti nel medesimo fondo, quin-
di il loro numero è certamente poco significativo.
Con tre presenze ciascuno ci sono anche BlackRock,
che vanta anche il primo classificato, ed Henderson Global
Investors. Infine con due gestori anche Pioneer, Thread-
needle, Pimco, Aberdeen, Hsbc e Swiss && Global Asset
Management. Un caso un po’ a parte è Didner & Gerge Ak-
tiefond, che ha tre gestori in classifica, dei quali due, però,
lavorano al medesimo prodotto. Sono molte le piccole
strutture che operano su mercati di nicchia e con un forte
livello di specializzazione
CitywireAsset Class Citywire Sector
Bonds Euro Corporates
Equities EuropeEquities EuroZone
Equities EuropeEquities EuroZone
Equities Greater ChinaEquities Taiwan
Equities TaiwanEquities Taiwan Small & Medium Companies
Bonds GlobalBonds Global
Bonds GlobalBonds Global
Mixed Assets Flexible
Equities Netherlands
Equities Netherlands
Bonds Euro
Equities Eastern Europe
Equities UKEquities UK
Equities UK Small & Medium Companies
Equities UK Small & Medium Companies
Equities Global Emerging MarketsEquities Global Emerging Markets
Bonds Europe
Bonds Europe
Bonds US Dollar
Bonds Euro Short Term
Equities Europe Excluding UKEquities European Small & Medium Companies
Equities European Small & Medium Companies
Equities France Small & Medium Companies
Bonds US Dollar High Yield
Bonds Euro Corporates
Equities Taiwan
Equities Banks & Financials
Bonds Convertibles Europe
Equities EuropeEquities Europe Excluding UKEquities Europe Excluding UK
Equities GlobalEquities Global
Equities GlobalEquities Global
Equities EuropeEquities GlobalEquities Global
Equities UK Small & Medium Companies
Bonds GlobalBonds GlobalBonds Global
gliere. Anche l’area più difficile, quella dell’Europa periferi-
ca e delle banche, viene ritenuta di notevole interesse da al-
cuni operatori, proprio per le ottime possibilità di recupero
e per i livelli di quotazione, che in taluni casi rappresentano
vere e proprie occasioni. L’eventuale dissolvimento dell’eu-
ro non viene ritenuto una possibilità reale da quasi tutti.
Certamente, però, anche in Europa, come già avvenuto
negli Stati Uniti, l’interesse prevalente dei gestori obbligazio-
nari è concentrato sulle aziende: sempre più i rendimenti
vengono realizzati con corporate bond, specie se emessi da
aziende con business globali ed esposte ai mercati emergen-
ti. Anche nell’azionario c’è l’idea diffusa che un attento stock
LE TENDENZE
A questo punto diventa interessante vedere come si stan-
no muovendo i migliori gestori del mondo sui temi caldi
del momento: la crisi del Sud Europa, le difficoltà dei mer-
cati emergenti, la probabile ripresa negli Usa, le difficoltà
dei mercati obbligazionari, specie quelli dei titoli di stato.
Quanto all’Europa, pochi mettono la mano sul fuoco su
ciò che succederà, ma la tendenza implicita che si può co-
gliere dalle interviste è che la crisi del Vecchio continente
non è certo destinata a essere superata in tempi brevi. Ciò
non toglie che sia il mercato azionario, sia quello obbliga-
zionario possono fornire buone opportunità per chi le sa co-
I 100 migliori gestori del mondo
Come si muovono,
che cosa pensano
26 FONDI&SICAV/Novembre 2012
CW 1000 POSITION Manager Name Manager Ratio Group Current Funds
38 Fabio Di Giansante 1,0974565324252 Pioneer Pioneer Funds Euroland Equity E No Dis Eur
65 Plinio Zanetti 0,978320707799735 Credit Suisse Credit Suisse (CH) Swiss Small Cap Equity Fd A
86 Leonardo Brenna 0,899893365324224 UBS UBS (Lux) Bond Sicav - Short Term Eur Corp P-acc
117 Gregorio Saichin 0,832349831809724 Pioneer Pioneer Obbligazionario Paesi Emergenti a dist A
133 Diego Guida 0,78105830597827 Eurizon Capital Eurizon Obbligazionario Etico
171 Marco Sormani 0,688325956677322 Varenne Capital Partners Varenne Selection
171 Giuseppe Perrone 0,688325956677322 Varenne Capital Partners Varenne Selection
181 Marco D'Orazio 0,670627897438718 Sarasin (Switz) SaraPro Institutional Fd Swiss Equities
320 Corrado Capacci 0,470695699350023 Compass Asset Management SA CompAM Fund - Bond Euro C1 ACompAM Fund - Bond Risk C1 A
474 Riccardo Bindi 0,33884131634892 Morgan Stanley Morgan Stanley European Equity Alpha Fund I EurMorgan Stanley Eurozone Equity Alpha Z Usd
527 Marco Sorgassi 0,305438266662432 Pioneer Pioneer Funds Global Balanced E No Dis Eur
672 Vittorio Treichler 0,201672158267536 BSI BSI-Multibond Global Dynamic ABSI-Multinvest - Global Dynamic Bond Eur ABSI-Multinvest - Short Term Bonds Usd A
730 Gabriele Bruera 0,165854959999475 Compass Asset Management SA CompAM Fund - Emerging Market Corporate C1 ACompAM Fund - Bond Euro C1 ACompAM Fund - Bluesky Global Strategy C1 A
739 Teresa Gioffreda 0,161809301035741 BNP Paribas Investment Partners BNL Obbligazioni Emergenti
743 Marco Mencini 0,160192819223921 Pioneer Pioneer Funds European Research E No Dis Eur
748 Luca De Biasi 0,158564051657971 BSI BSI-Multinvest - Global Themes ABSI-Multinvest - US Stocks ABSI-Multinvest - Strategy Balanced (Eur) ABSI-Multinvest - Strategy Income (Eur) A
782 Cristina Matti 0,140797411870865 Pioneer Pioneer Funds European Potential A No Dis Eur
790 Stefano Pregnolato* 0,136001462384928 Pioneer Pioneer Funds Austria - Russia Stock T
832 Enzo Puntillo 0,108186675772485 Swiss & Global Asset Management Julius Baer BF Emerging-Eur BJulius Baer BF Emerging-Usd BJulius Baer BF Total Return-Eur B
*Manager has recently stopped running the funds mentioned or the funds are now managed through a team approach.
I migliori italiani
FONDI&SICAV/Novembre 2012 27
picking, un’accurata scelta delle imprese con gli utili più so-
lidi e meno esposte ai consumi locali possa fornire anche in
un contesto negativo buone possibilità di guadagno. Nel
complesso, però, non c’è un grande ottimismo sulla visibilità
degli utili nei prossimi esercizi: da una parte si pensa che le
società abbiano già raschiato il fondo del barile nella loro ri-
cerca di efficienza, dall’altra parte si considera che le diffi-
coltà degli stati europei si ripercuoteranno comunque anche
sulle strutture aziendali più solide e affidabili.
E a proposito di emergenti, nonostante siano pochi i
gestori che hanno ottenuto buoni risultati su quei mer-
cati, nessuno ritiene che ci sarà in un prossimo futuro un
calo di attenzione per i Bric e le altre aree di nuova indu-
strializzazione. Anche la grande recente crescita dei mer-
cati obbligazionari emerging, soprattutto in Cina, viene
considerata un’ulteriore prova delle ottime prospettive che
queste zone offrono agli investitori. Si tratta di mercati
ancora molto lontani dall’avere espresso tutto il loro poten-
ziale di crescita e che potranno dare in futuro grandi sod-
disfazioni agli investitori. Nonostante le difficoltà emerse
negli ultimi mesi, nonostante le discussioni su soft o hard
landing, le grandi opportunità sono ancora là.
Ma ecco di seguito una serie di interviste ad alcuni dei
gestori entrati nella classifica dei primi 100 di Citywire. �
CitywireAsset Class Citywire Sector
Equities EuroZone
Equities Switzerland Small & Medium Companies
Bonds Euro Short Term
Bonds Global Emerging Markets Global
Bonds Euro
Equities Europe
Equities Europe
Equities Switzerland
Bonds EuroBonds Euro High Yield
Equities EuropeEquities EuroZone
Mixed Assets Balanced
Bonds GlobalBonds GlobalBonds US Dollar
Bonds Emerging Markets GlobalBonds Euro
Mixed Assets Flexible
Bonds Emerging Markets Global
Equities Europe
Equities GlobalEquities North America
Mixed Assets BalancedMixed Assets Conservative
Equities European Small & Medium Companies
Equities Russia
Bonds Emerging Markets GlobalBonds Emerging Markets GlobalBonds Euro
A differenza che in passato, non sono molti i gestori
italiani che sono riusciti a entrare nelle posizioni di
testa della classifica di Citywire. Se ne trovano
solamente tre nella graduatoriadei primi 100 e due
operano per strutture non italiane. Si tratta di FFaabbiioo DDii
GGiiaannssaannttee, gestore azionario di PPiioonneeeerr (gruppo
UUnniiccrreeddiitt), che cura il PPiioonneeeerr FFuunnddss EEuurroollaanndd EEqquuiittyy EE
NNoo DDiiss EEuurr, che occupa la 38° posizione in graduatoria,
di PPlliinniioo ZZaanneettttii, anch’esso gestore azionario, che guida
il fondo CCrreeddiitt SSuuiissssee ((CChh)) sswwiissss ssmmaallll ccaapp eeqquuiittyy Fd A e
si è classificato al 65° posto, e di LLeeoonnaarrddoo BBrreennnnaa, che
gestisce il fondo obbligazionario UUbbss ((LLuuxx)) BBoonndd SSiiccaavv--
SShhoorrtt tteerrmm EEuurr CCoorrpp PP--AAcccc.. e si colloca in 86° posizione.
Complessivamente, sui 1.000 money manager analizzati
da Citywire, solamente 19 sono italiani, con una
presenza pari all’1,9% del totale, certamente
largamente inferiore rispetto all’importanza del
mercato italiano dei fondi.
Tra le società emerge Pioneer, con ben sei presenze di
gestori. Solo la BBaannccaa ddeellllaa SSvviizzzzeerraa IIttaalliiaannaa, con due
gestori presenti in classifica, può vantare più di un
professionista del nostro paese. Sono molti gli operatori
italiani che lavorano per società estere e non
necessariamente con una competenza sul mercato di
provenienza. Tra le società totalmente e chiaramente
italiane ad avere dei money manager in classifica c’è
solamente EEuurriizzoonn CCaappiittaall..
Scarse anche le donne italiane fra i gestori leader: ci
sono solamente TTeerreessaa GGiiooffffrreda, di BBnnpp PPaarriibbaass,, e
CCrriissttiinnaa MMaattttii, di Pioneer.
lungo periodo di rendimenti contenuti. Considerando que-
sto scenario, l’interesse per le performance aggiuntive of-
ferte dal mercato dei corporate bond rimarrà probabil-
mente alto».
Quali sono le performance dei titoli euro corporate in unmomento di avversione al rischio come quello che stia-mo vivendo?«In periodi caratterizzati da una forte avversione al rischio,
le obbligazioni aziendali europee, in particolare invest-
ment grade, hanno diverse caratteristiche che aiutano a ri-
durre la tendenza a performance negative. Poiché vengo-
no valutate sulla base delle obbligazioni sovrane, mostra-
no un’elevata correlazione con i movimenti del mercato
dei governativi (in questo caso Germania), che in genere
beneficia di uno scenario di rischio contenuto. È un uni-
verso che comprende anche molte large-cap, molte delle
quali sono aziende di livello internazionale che offrono so-
litamente un’elevata diversificazione e hanno un ampio
accesso ai finanziamenti. Per questa ragione, i tassi di de-
fault nel lungo termine sono molto bassi, con una conse-
guente riduzione del rischio di perdite di capitale per gli
investitori. Dobbiamo riconoscere che in uno scenario di-
sastroso come il credit crunch post-Lehman Brothers, l’as-
senza totale di finanziamenti potrebbe fare venire meno
questi benefici. Tuttavia, anche nelle peggiori condizioni
vissute nel 2008, l’Indice Euro Corporate Bond restituiva
un relativamente difensivo -3,3%». �
Tra gli euro corporate bond dove si possono trovare lemigliori opportunità di investimento?«L’ultimo trimestre è stato significativo soprattutto per
quanto riguarda i titoli finanziari e le aziende dei mer-
cati periferici. Alcune aree rimangono ancora interessan-
ti e la nostra previsione è che le emissioni obbligaziona-
rie a breve termine delle maggiori aziende del Sud Euro-
pa proseguiranno a mettere a segno buone performan-
ce, mentre tra i finanziari continueranno a offrire valo-
re soprattutto i sotto-settori bancario e assicurativo. Tut-
tavia, gli investitori dovrebbero valutare con cautela ogni
nuovo acquisto: non basta solo essere ottimisti sul futu-
ro della banca che emette una data obbligazione, ma è
anche necessario considerare lo scenario normativo in
continua evoluzione e la struttura dell’obbligazione stes-
sa».
Ritiene che ci sia spazio per un’ulteriore crescita dei bondinvestment grade?«Da oggi la valutazione non riguarda più l’apprezzamento
degli asset, bensì i flussi di entrate. Gli stessi differenziali
del credito non stanno lievitando oltre misura: stanno più
che compensando gli investitori rispetto alla probabilità di
un default e scambiano a multipli sui rendimenti sovrani
che risultano molto alti su base storica. Tuttavia molto di-
penderà dalle prospettive legate ai tassi di interesse, anche
se in un clima dominato da misure di austerità, bassa cre-
scita e deleveraging del debito tutto porta a prevedere un
Ci può descrivere la sua metodologia di investimento?«Nella gestione del Ff Global Strategic Bond Fund utilizzo
cinque diverse classi di attivi, tutte obbligazionarie, per ot-
tenere rendimenti stabili nel tempo. A questo fine gestisco
in maniera flessibile l’asset allocation attraverso i diversi
scenari di mercato. Un elemento chiave del mio metodo è
inoltre l’adozione di una solida diversificazione, attraver-
so il bilanciamento di emissioni con correlazioni basse o
negative. I rigorosi processi di controllo del rischio infine
mi consentono di ridurre in maniera efficace l’eventualità
che eventi connessi a singoli Paesi, valute o settori possa-
no compromettere i rendimenti. Ciò ha fatto si che il Ff
I 100 migliori gestori del mondo
Come si muovono,
che cosa pensano
28 FONDI&SICAV/Novembre 2012
Chris Bullock, co-manager del fondo Henderson Horizon Euro Corporate Bond
Buone performance nel Sud Europa
Andy Weir, gestore di Ff Global Strategic Bond Fund
Solida diversificazione
2° posizione
Manager ratio:1,619133469
22° posizione
Manager ratio:1,196100923
FONDI&SICAV/Novembre 2012 29
Global Strategic Bond Fund abbia ottenuto nella classe con
copertura del rischio di cambio un rendimento, nell’ultimo
anno, di oltre il 6%, raggiungendo questo risultato con un
andamento particolarmente stabile (fonte Bloomberg al 31
ottobre 2012)».
Dove pensa che ci siano le migliori opportunità?«Ciascuna fase di mercato è caratterizzata da scenari e op-
portunità specifiche e i buoni risultati ottenuti dipendono
in gran parte da una buona diversificazione e dal corretto
bilanciamento dei portafogli. In questa fase specifica ri-
tengo che, nonostante le prospettive di crescita economi-
ca siano ridotte, la massiccia immissione di liquidità da
parte della Federal Reserve favorisca un aumento delle
pressioni inflative a livello globale. Pertanto le obbligazio-
ni indicizzate all’inflazione non riflettono appieno, a mio
avviso, la probabile crescita dell’inflazione e sono dunque
a buon mercato. Per quanto concerne le obbligazioni so-
cietarie, soprattutto ad alto rendimento, il contesto attua-
le le favorisce. Inoltre tatticamente può essere interessan-
te una certa esposizione ai titoli indicizzati all’inflazione
dei mercati emergenti in valuta locale, le cui potenzialità
di rialzo sono supportate dal quantitative easing».
Come vi state muovendo in un contesto in cui i titoli distato non sono più considerati sicuri?«Il debito governativo, che fino a non molto tempo fa era
ritenuto particolarmente stabile, ha registrato, in partico-
lare in alcune aree, livelli di volatilità estremamente eleva-
ti. Il debito dei paesi ritenuti più solidi ha invece tassi di in-
teresse particolarmente compressi a causa della ricerca di
sicurezza da parte degli investitori. Proprio per fare fronte
ai profondi cambiamenti che hanno coinvolto l’universo
del reddito fisso, è stato lanciato quasi due anni fa il Ff
Global Strategic Bond Fund che gestisco. In questo scena-
rio, infatti, per coniugare al meglio stabilità e rendimenti
è necessaria una solida strategia di investimento, che uni-
sca un approccio strategico, grande flessibilità e analisi
fondamentale come risposta a contesti di mercato a ele-
vata volatilità».
Come può operare un gestore obbligazionario in un con-testo semipermanente di tassi reali negativi?«Per ottenere rendimenti reali interessanti è particolar-
mente importante l’identificazione di fonti di rendimento
che offrano il migliore rapporto rischio-rendimento. A
questo scopo è necessario condurre analisi approfondite
che analizzino sia le prospettive di ciascuna emissione, sia
la correlazione fra i titoli in portafoglio. In un contesto di
tassi reali negativi ritengo che la caccia ai rendimenti non
potrà che continuare, contribuendo a mantenere interes-
se sulle emissioni a maggiore spread. In particolare il debi-
to societario europeo, sia di alta qualità sia high yield, of-
fre al momento un differenziale di rendimento decisivo ri-
spetto alla controparte statunitense e rappresenta pertan-
to un buon investimento nel breve termine. Viste le pro-
spettive di aumento delle pressioni inflative, può essere
inoltre particolarmente utile investire in obbligazioni indi-
cizzate all’inflazione, che utilizzano proprio il driver del-
l’aumento delle pressioni sui prezzi». �
Dove vedete le migliori opportunità in Europa?«La ricerca delle società più promettenti da inserire nel
portafoglio di Allianz Europe Equity Growth è influenzata
da fattori che consideriamo fondamentali nella selezione
delle migliori opportunità:
• Comportamento dei consumatori: i consumi interni nei
paesi industrializzati sono cambiati, la classe media è di-
ventata più attenta ai prezzi e alla qualità.
• Globalizzazione: le società europee possono beneficiare
della crescita della classe media a livello internazionale.
• Demografia: l’aspettativa di vita è aumentata e la po-
polazione mondiale è in crescita. Nei prossimi anni il
cambiamento demografico dovrebbe portare a un au-
mento della domanda di beni e servizi legati all’assi-
stenza sanitaria.
Non siamo interessati ai trend di breve termine, ma alle so-
cietà che dimostrano una crescita strutturale di lungo pe-
riodo, un business model solido, vantaggi competitivi nei
costi e una leadership di successo all’interno del mercato
Thorsten Winkelmann, portfolio manager del fondo Allianz Europe Equity Growth
Buone opportunità anche in Europa49° posizione
Manager ratio:1,050027938
dovrebbero probabilmente suggerire maggiore prudenza e
cerchiamo quindi di non inserirli nel nostro portafoglio,
neppure in condizioni di mercato più favorevoli. I consu-
matori europei con ogni probabilità non interromperanno
gli acquisti di beni e servizi essenziali, nonostante lo sce-
nario macro; inoltre simili contesti possono rivelarsi posi-
tivi per società strutturalmente avvantaggiate, poiché i
concorrenti potrebbero uscire dal mercato, allentando la
competizione».
Pensate che possano venire problemi dal rallentamentoasiatico?«Nell’universo di investimento europeo sono molte le im-
prese con una situazione economico-finanziaria stabile e
in crescita. Le valutazioni azionarie sono ragionevoli, i tas-
si di interesse bassi e le aspettative inflazionistiche in au-
mento, tutte condizioni che dovrebbero supportare i mer-
cati finanziari. Le società più promettenti sono quelle con
una crescita strutturale interessante, in grado di vendere i
loro prodotti indipendentemente dallo stato dell’econo-
mia e che vantano una buona posizione competitiva. Ci
focalizziamo nelle società con un business model vincen-
te e sostenibile, con prospettive di crescita indipendente-
mente dalle difficoltà del contesto di mercato. Il gruppo
Inditex anche in questo contesto può essere di spunto per
comprendere la filosofia di gestione di Allianz Europe
Equity Growth».
Gli investitori possono trovare del valore nei listini peri-ferici?«C’è senz’altro valore nei mercati periferici: tuttavia sareb-
be errato ritenere che ogni titolo di questi mercati offra
una valutazione a sconto. In particolare, alcuni dei titoli in
cui investiamo sono significativamente più cari rispetto al
mercato di appartenenza. Sono opportunità di investi-
mento per le quali il mercato riconosce razionalmente che
si tratta di società con risultati solidi e sostenibili, che han-
no sinora risposto adeguatamente al contesto difficile e
che probabilmente continueranno a farlo in futuro. Sareb-
be più accurato valutare quanto questi titoli potrebbero o
dovrebbero rivalutarsi ulteriormente. Abbiamo incremen-
tato alcune di queste posizioni recentemente e alcuni dei
nostri investimenti che registrano le migliori performance,
come Inditex, Campari e Amadeus, hanno origine appun-
to nei mercati periferici. E le prospettive di questi titoli non
ci destano particolare preoccupazione». �
europeo. Il gruppo Inditex, una delle più grandi società al
mondo dedicate alla moda, è considerato un fast-follower
del fashion, con un approccio multi-brand con marchi co-
me Zara, Massimo Dutti e Pull & Bear. Da sempre è vicino
ai gusti e alle esigenze del consumatore, con proposte di
prezzi molto competitivi e vantaggiosi. La società è inte-
grata verticalmente per diversificare il time-to-market e
per ridurre i rischi legati alle singole collezioni. Il 70% del-
la produzione avviene in Europa o nei paesi geografica-
mente vicini e non è influenzato dai prezzi dei mercati
emergenti. La prospettiva di crescita degli utili nel medio
termine è prevista solida e sostenibile».
Quali prospettve ci sono per margini e utili delle aziendeeuropee?«Se persisterà la generale debolezza macroeconomica, bi-
sogna assumere che questo ciclico deterioramento impat-
terà sui mercati maggiormente coinvolti. E in particolare
impatterà sull’asset class azionaria nel suo complesso. Ciò
non significa però che non ci siano società in grado di ga-
rantire una crescita di utili e margini anche in un difficile
contesto macroeconomico. Queste società sono general-
mente i leader di mercato nelle nicchie in cui operano,
hanno una presenza globale e sono attive in settori pro-
tetti da forti e sostenibili barriere all’entrata. Queste sono
le caratteristiche delle imprese che ricerchiamo nella no-
stra strategia di investimento, quindi siamo positivi circa i
nostri investimenti anche in un contesto così complesso.
Tuttavia il mercato azionario include anche un ampio uni-
verso di società con una presenza prevalentemente euro-
pea, in un mercato fortemente competitivo. Questi titoli
I 100 migliori gestori del mondo
Come si muovono,
che cosa pensano
30 FONDI&SICAV/Novembre 2012
FONDI&SICAV/Novembre 2012 31
Dove si trovano le migliori occasioni fra le azioni euro-pee?«Alcuni titoli dell'industria dell'auto stanno crescendo a li-
vello globale. Inoltre ci sono occasioni nel campo degli Oem
(Original equipment manufacturer), in quanto alcuni hanno
sviluppato piattaforme globali che richiedono una filiera di
fornitori in grado di operare con qualità costante su scala
globale. Solo pochi sono in grado di soddisfare questi requi-
siti. Di conseguenza la concentrazione di mercato sta au-
mentando, così come le barriere all'entrata, elemento che
permette ai protagonisti di migliorare la propria posizione
competitiva. Anche il settore del lusso, con un tasso di cre-
scita superiore al 10% annuo, appare interessante. Allo sta-
to attuale gli investitori temono un rallentamento cinese. Il
consumo dei beni di lusso non è però così ciclico da venire
scalfito da uno scenario come quello attuale: questi beni
non sono la prima tipologia di acquisti che viene tagliata in
tempi di crisi. Attualmente le valutazioni in questo compar-
to non riflettono il suo alto tasso di crescita».
Prevedete un significativo deterioramento di profitti emargini operativi?«Ritengo che sul mercato vedremo una sempre maggiore
discrepanza fra le aziende, a seconda della bontà del loro
modello di business. Da una parte, le società maggiormen-
te legate al mercato domestico europeo sono destinate a
vedere i propri margini contrarsi (questo è il caso delle te-
lecom e della grande distribuzione), dall'altra parte però le
aziende globali europee continuano ad andare molto bene.
In media pensiamo che i profitti continueranno a crescere».
Pensate che vi sia il rischio che il rallentamento asiaticometterà un freno alla crescita dei profitti delle miglioriaziende europee?«È importante ricordare che l'Asia sta vivendo un rallentamen-
to, non una recessione. Di conseguenza i profitti che i gruppi
europei ricavano da quest'area continueranno a salire».
Pensate che ci sia del valore nei martoriati mercati azio-nari della periferia europea?«Alcune opportunità ci sono: ad esempio titoli come Piag-
gio e De Longhi in Italia. Queste aziende hanno un marchio
di prestigio e stanno incrementando la loro quota di mer-
cato a livello globale, con una crescente esposizione sugli
emergenti. Inoltre al momento le valutazioni sono molto
contenute, altro elemento che li rende interessanti». �
Damien Lanternier, manager di Agressor di Financière de l’Echiquier
Puntiamo sul lusso e su alcunititoli auto
31° posizione
Manager ratio:1,138248508
Qual è la vostra attuale asset allocation «Oggi grosso modo il 25% del nostro portafoglio è in azio-
ni, il 12% in materie prime, il 40% in titoli di stato, di cui
la metà in obbligazioni inflation linked e il 25% è diviso fra
corporate bond e reddito fisso dei paesi emergenti».
Ci può descrivere brevemente gli obiettivi del fondo? «Il nostro scopo è riuscire a ottenere buoni rendimenti
risk-adjusted su un orizzonte temporale di tre-cinque
anni, con l'obiettivo di lungo periodo di riuscire a conte-
nere la volatilità annua al 10%. Il nostro approccio è
improntato alla gestione del rischio. Utilizziamo infatti
una metodologia incentrata su un'allocazione con un
rischio bilanciato, come punto di partenza per le nostre
decisioni di investimento. Operiamo prevedendo di pren-
dere una decisione sul livello di rischio complessivo che
vogliamo avere come obiettivo, basandoci sui premi al
rischio attesi sul lungo periodo. Inoltre preferiamo favo-
rire quei rischi che riteniamo potranno presentare i miglio-
ri rendimenti e che costituiranno il pilastro dei guadagni
Peter Schlagbauer, multi asset strategies di Raiffeisen Capital Management
Attenti al rischio48° posizione
Manager ratio:1,055393859
no calmato i mercati e hanno abbassato la volatilità. Ad
ogni modo, però, con i principali tassi di interesse prossi-
mi allo zero e con le banche centrali impegnate nel quan-
titative easing, nonché una spesa pubblica vicina ai limiti
della sostenibilità, appare chiaro che gli strumenti a dispo-
sizione per bilanciare gli effetti della prossima crisi appaio-
no limitati. È impossibile predire quando e come la prossi-
ma crisi si svilupperà; è però sicuro che verrà».
Come pensate che il continuo persistere di una politica ditassi di interesse bassissimi influenzerà i mercati in futuro? «Innanzitutto pensiamo che il quantitative easing continuerà
a lungo. Ad ogni modo, però, a mio avviso, l'effetto di queste
misure sull'attività economica risulterà limitato. Inoltre le
banche centrali stanno distorcendo in grande misura i mer-
cati, dal momento che ormai i tassi di interesse reali sono ne-
gativi, con gli investitori che sono quindi spinti a investire in
asset class sempre più rischiose, quali i bond high yield e dei
paesi emergenti. Infine espandendo così tanto la base mone-
taria, basta un piccolo aumento della velocità di circolazione
della liquidità per creare problemi alle banche centrali: sareb-
bero infatti costrette ad alzare i tassi di interesse per fermare
l'aumento dell'inflazione. Ciò, però, porterebbe a una reces-
sione drammatica, dato l'alto livello di indebitamento. Perciò
c'è da dubitare che gli istituti centrali interverrebbero per
tempo con una politica più restrittiva: di conseguenza appa-
re saggio comprare obbligazioni inflation linked, in quanto
costituiscono una protezione del proprio portafoglio a un
prezzo conveniente». �
del fondo. Le nostre decisioni sono dunque in gran parte
guidate da dati sul rischio e dal livello di valutazione sul
lungo periodo, con l'aggiunta dell'utilizzo di modelli di
medio termine. Per quanto riguarda la misura del rischio,
non ci concentriamo solo sulla volatilità, ma anche su altri
indicatori standard e proprietari. Inoltre consideriamo
anche rischi soft, quali la possibilità che gli spread dena-
ro-lettera si amplino molto, in situazione di stress e bassa
volatilità. Cerchiamo inoltre in qualche maniera di otte-
nere un'allocazione equilibrata per quanto riguarda gli
scenari economici. Per esempio, nell'incertezza su uno
scenario di crescita economica, piuttosto che uno di sta-
gnazione, cerchiamo di includere sia titoli di stato sia cor-
porate bond di società non finanziarie, allo scopo di trar-
re benefici da un quadro di bassa crescita. Includiamo però
anche azioni, materie prime, corporate high yield e debi-
to degli emergenti, investimenti che traggono vantaggio
da uno scenario di crescita sostenuta. Per coprirci dal
rischio di inflazione investiamo ad esempio in bond infla-
tion linked e in azioni di aziende con forte capacità di
imporre il proprio prezzo e adottiamo strategie relative
value, oltre a investire in materie prime, valute e metalli
preziosi. Invece per bilanciare possibili sviluppi deflativi
utilizziamo l'oro e obbligazioni di alta qualità».
Pensate che l'attuale quadro di buona propensione al ri-schio, accompagnata da bassa volatilità, continuerà? «Quasi certamente no! È chiaro che gli interventi delle
banche centrali, uniti a deficit fiscali non sostenibili, han-
I 100 migliori gestori del mondo
Come si muovono,
che cosa pensano
32 FONDI&SICAV/Novembre 2012
Ci può descrivere la sua metodologia di investimento?«Adotto un metodo di investimento che mira a offrire ren-
dimenti interessanti, uniti a un solido controllo del rischio
e a una logica difensiva. La vasta struttura di ricerca pro-
prietaria di Fidelity, che mi supporta nella gestione del
fondo, analizza infatti ciascuna società e mi consente di
selezionare solo quelle caratterizzate da elevati standard
di solidità e trasparenza. Pertanto conduco un'analisi ap-
profondita sia a livello qualitativo sia quantitativo su set-
tori, aziende e singole emissioni. Sono inoltre supportato
da team di analisi quantitativa e sui titoli governativi, per
meglio comprendere il quadro macro complessivo. Ciò mi
consente di combinare con successo un approccio bottom
up e uno top down e identificare le emissioni che in un de-
terminato contesto godono di un potenziale migliore ri-
spetto al resto del mercato. Grazie a questo approccio il Ff
Us Dollar Bond Fund che gestisco ha ottenuto un rendi-
mento complessivo per gli investitori in euro di oltre il
13% nell’ultimo anno (Fonte Bloomberg al 31 ottobre
2012). Per gli investitori che abbiano optato per la classe
Rick Patel, gestore di Fidelity Global Investment Market Investment Global Bond A e di Fidelity Funds Us
Dollar Bonds A-Usd
Bottom up e top down13° posizione
Manager ratio:1,324158299
FONDI&SICAV/Novembre 2012 33
a distribuzione mensile dei proventi, il fondo ha inoltre di-
stribuito cedole tutti i mesi: il valore medio annuo è stato
del 3,3%».
Dove vedete le migliori opportunità?«Il livello di liquidità delle società è elevato. A fronte del
rally del debito societario, ritengo che in questa fase l’at-
tenta selezione di ciascuna emissione in portafoglio sia
particolarmente importante per identificare le aziende
maggiormente solide e con le prospettive migliori. Attual-
mente le più interessanti opportunità possono essere iden-
tificate nel debito corporate di elevatissima qualità e nel-
le emissioni più liquide e difensive. È probabile che nei
prossimi mesi vi saranno buone possibilità di aumentare
l’esposizione agli asset più dinamici. Quindi il Ff Us Dollar
Bond Fund che gestisco è posizionato in maniera difensi-
va, con un portafoglio particolarmente liquido e flessibile,
che mi consentirà a tempo debito di modificare con agilità
l’asset allocation».
Prevede che l'attuale politica dei tassi proseguirà ancora?«Ben Bernanke ha annunciato che la politica dei tassi di in-
teresse ai minimi sarà mantenuta quanto meno fino a
metà 2015. A ciò si aggiunge che i bassi tassi di crescita e
di inflazione, insieme all’elevato livello di disoccupazione,
contribuiscono a mantenere giù i tassi di interesse, che
dunque non ritengo si alzeranno nel prossimo futuro».
In una situazione in cui la percezione del rischio è cam-biata, soprattutto sui titoli di stato, come vi muovete suimercati?«A livello globale il debito governativo non riveste più la
funzione di baluardo della stabilità che ricopriva fino a
non molto tempo fa. Per ottenere rendimenti interessanti
e stabili nel tempo è dunque ancora più importante che in
passato che i portafogli di investimento siano ben diversi-
ficati. Inoltre la flessibilità nella gestione e l’efficace con-
trollo del rischio risultano fondamentali per ottenere ren-
dimenti con livelli di volatilità contenuti». �
Negli ultimi anni l'azionario è stato più in secondo piano,rispetto all'obbligazionario?«Prima di tutto, ritengo che le azioni siano tra le possibilità
di investimento più interessanti, dato il prezzo elevato del-
le obbligazioni. In Europa la crescita dovrebbe rimanere più
contenuta e non espansionistica, essendoci come obiettivo
il contenimento del debito: dunque la nostra attenzione va
alle società che sono globali perché più efficienti. Devono
infatti competere a livello planetario con società straniere e
possono beneficiare di un contesto economico più favore-
vole. Però, a seconda degli scenari che si possono verificare
sulla moneta unica, le risposte che possono essere date so-
no divergenti. Se, come noi pensiamo, l’euro non si disgre-
gherà, allora le migliori possibilità di investimento sono nel-
l’Europa del sud, dove le imprese hanno sofferto di più del-
la crisi e del timore degli investitori. Sono quindi aziende che
beneficiano maggiormente del ribasso del premio di rischio
e su questo piano ci sono opportunità all’interno del setto-
re dei finanziari dell’Europa del Sud. Se invece si pensa che
ci sia ancora quel tipo di rischio, allora bisogna concentrar-
si sulle società globali che in qualsiasi scenario sono le più
interessanti per approfittare della crescita mondiale. Per be-
neficiare del premio di rischio ci sono buone opportunità. I
nomi da preferire sono sempre all’interno degli industriali:
Louis Vitton, Unilever, Danone, Heineken. Tra i software so-
no interessanti Sab e Dassault systeme».
Quali sono le vostre aspettative di profitti?«Non sarebbe sorprendente registrare una pressione sui
profitti, anche considerato un leggero effetto di leva ope-
rativa negativo, ma in un contesto dove non c’è tensione
sul mercato del lavoro e dove anche le materie prime ve-
Gilles Guibout, gestore di Axa Veleurs Euro C, di Axa Wf Framlington Eurozone I e di Axa Framlington Italy Ac
Attenzione alle società globali61° posizione
Manager ratio:1,004901386
periore rispetto ai paesi maturi. Quando compriamo una
società guardiamo non solo il business model, ma fissiamo
anche un fair value per essere sicuri di non pagare per que-
sti titoli un prezzo troppo elevato».
Ci sono buone opportunità nei paesi del Sud Europa?«I paesi periferici dell’Europa offrono interessanti opportu-
nità. Con lo stock picking si può ancora creare valore: esisto-
no titoli di nicchia che hanno prodotti globali e consentono
di partecipare alla loro crescita. Ciò è ben espresso nel fondo
italiano Axa Wf Framlington Italy A Eur, che ha messo a se-
gno una performance Ytd al 21 ottobre del 26,40%». �
dono i prezzi in calo, la pressione deriva dal potenziale ri-
basso sui volumi. A seconda delle società, ci possono esse-
re pressioni sui prezzi per detenere le quote di mercato e
per questo puntiamo su imprese forti che non hanno que-
sta esposizione. Ciò che ci dobbiamo aspettare è un ribas-
so del net margin legato a un aumento probabile delle tas-
se per una serie di società».
Quanto inciderà in Europa il rallentamento in Asia?«Il rallentamento in Asia dovrebbe impattare le società eu-
ropee esposte all’Asia, ma comunque i paesi emergenti do-
vrebbero registrare un tasso di crescita positivo e ben su-
I 100 migliori gestori del mondo
Come si muovono,
che cosa pensano
34 FONDI&SICAV/Novembre 2012
Potrebbe descrivere la vostra strategia di investimento?«Siamo stock picker con un approccio bottom up. Detto
ciò, abbiamo anche una visione macro-economica:
senz'altro non possiamo ignorare quanto è successo già in
diversi paesi europei come la Grecia o quanto riteniamo
succederà in nazioni come la Francia. Le previsioni circa
l'andamento economico non ci impediscono però di avere
alcune posizioni su aziende spagnole. Addirittura siamo
overweight sulla Spagna rispetto al nostro benchmark, in
quanto abbiamo trovato su quel mercato titoli di società
di alta qualità, il cui business è legato solo in maniera li-
mitata al mercato domestico. Per quanto riguarda le ca-
ratteristiche che cerchiamo in un investimento, senz'altro
siamo attenti sia alla qualità sia alle valutazioni, oltre ad
avere un'ottica di medio-lungo periodo. Mediamente te-
niamo in portafoglio le azioni in cui investiamo per tre-
quattro anni. Se ad esempio una società presenta buoni ri-
sultati per un trimestre o anche per un anno, non è che in
sé la cosa ci impressioni più di tanto».
Quali valutazioni presentano oggi le small cap europeerispetto al resto dell'equity continentale?«In generale mostrano un leggero premio, intorno al 10%.
Ciò va in controtendenza rispetto al passato, quando in
generale le small cap scambiavano a sconto. Per questa ra-
gione siamo diventati estremamente selettivi e di certo
non investiamo indiscriminatamente sul mercato in gene-
rale. Va comunque ricordato come sia necessario fare
grande attenzione a valutazioni convenienti: i rischi di
“value trap” sono elevati. Basti pensare ad esempio alle
banche di piccole e medie dimensioni italiane o spagnole.
In questo caso è vero che i corsi sono molto contenuti,
però ciò viene compensato dalla mancanza di visibilità de-
gli utili, dai rischi di insolvenza e dall’incertezza sui tassi di
interesse. Siamo underweight anche sul comparto legato
all'edilizia, nonostante i multipli modesti, in quanto abbia-
mo una visione negativa su questo settore per i prossimi
tre-quattro anni. A volte si hanno valutazioni convenien-
ti perché è il mercato a sbagliarsi, altre volte no».
Quali prospettive di profitto è lecito attendersi dallesmall e medium cap europee?«Fino a pochissimo tempo fa la tenuta degli utili è stata ri-
marchevole. I problemi però a partire da ottobre si sono
fatti sentire. Pensiamo che l'intero mercato azionario glo-
bale, e quindi anche le small e medium cap, nei prossimi
Peter Fruzzetti, di Mfs Meridian Fund European Smaller Cos A1 Eur
Molto selettivi sulle small cap30° posizione
Manager ratio:1,167747484
FONDI&SICAV/Novembre 2012 35
anni vedranno una crescita più flebile dei risultati. Ciò è la
conseguenza inevitabile di una minore crescita economica
globale, scenario che rappresenta il nostro caso base».
A quali società siete attualmente interessati?«Per le ragioni esposte in precedenza nel nostro portafoglio
cerchiamo di avere quanti più gruppi possibile in grado di
fare bene sia quando la situazione generale è positiva sia
quando il quadro è difficoltoso. Per questo siamo un-
derweight su molti settori ciclici quali le banche, l'immobi-
liare, gli industriali e l'auto. Siamo invece overweight su al-
cuni titoli del segmento business service e sulla chimica di
alta specializzazione. Quest'ultimo settore presenta ele-
menti di ciclicità, minori comunque rispetto alla chimica di
base, ai materiali di base o a alle materie prime, tutti com-
parti che dipendono in gran parte da grandi volumi». �
Vedete un ritorno di interesse da parte degli investitorisull'azionario emergente?«I mercati azionari dei paesi emergenti hanno sottoperfor-
mato da inizio anno per una serie di fattori legati sia al soft
landing in Cina, generato soprattutto dal contagio dell’Eu-
ropa, sia all'elevata percezione di rischio globale ed europeo
che ha ridotto la propensione a investire in mercati consi-
derati più volatili. Tuttavia nel terzo trimestre le piazze
emergenti hanno sopravanzato i mercati sviluppati per ef-
fetto delle politiche monetarie globali favorevoli, in partico-
lare la terza manovra di allentamento quantitativo negli Sta-
ti Uniti e l'intervento più aggressivo della Banca Centrale Eu-
ropea. Ciò ha ripristinato una fase di maggiore fiducia e sta-
bilizzazione dei mercati. La sovraperformance è in gran par-
te attribuibile al risultato di settembre, quando i listini emer-
genti hanno ripreso quota dopo la fiacchezza dell'estate.
L'indice Msci Emerging Small Cap ha sovraperformato rispet-
to al complesso dei mercati emergenti. Si è quindi comincia-
to a vedere una ripresa di flussi verso le aree emergenti sia
per effetto di segnali di moderata ripresa in alcune aree di
riferimento, sia perchè il rischio globale sembra ridimensio-
nato anche nelle aree sviluppate».
Nell'azionario emergente dove vedete il maggior valore?«Gli emergenti in passato si sono dimostrati più volatili dei
mercati sviluppati e hanno quindi sofferto in periodi di
elevata avversione al rischio. Ciò sta cambiando: le nostre
analisi dicono che la volatilità negli ultimi anni, soprattut-
to dal 2009 in poi, è stata superiore nei mercati sviluppati
rispetto ai mercati emergenti; ciò dovrebbe riportare inte-
resse verso queste aree che restano molto importanti sia
sotto il profilo del differenziale di crescita con le aree svi-
luppate sia sul piano del posizionamento fiscale. Lenostre
analisi confermano che ci sono segnali di moderata ripre-
sa economica, alimentati da una politica monetaria che in
molti paesi è stata molto accomodante (Brasile) e che in al-
tri paesi ha ancora ampio margine per diventare più espan-
siva nei prossimi mesi (Cina). Le valutazioni sono interes-
santi e in molti casi inferiori alla media dei mercati globa-
li e inferiori alle medie storiche».
Pensate che presto la Cina si riprenderà un poco?«Pensiamo che la Cina si stia incamminando gradualmen-
te verso una fase di ripresa più convincente. Gli ultimi da-
ti di settembre ci hanno confortato sul fatto che il peggio
del soft landing potrebbe essere alle spalle. L’attività eco-
nomica e gli indicatori ciclici (produzione, investimenti e
vendite al dettaglio) sono migliorati. Nonostante non ci sia
stato un taglio di Rrr (Required reserve ratio), l’allentamen-
to monetario è proseguito gradualmente, la liquidità è au-
mentata così come l’offerta di moneta. Il paese sta ancora
vivendo una sorta di impasse legata alla fase di transizio-
ne politica che non appare indolore. A novembre si dovreb-
be concludere il processo di rielezione della nuova leader-
ship politica. Ciò potrebbe inaugurare una nuova fase di
gestione più attiva delle variabili monetarie e fiscali. Ci
aspettiamo che la nuova leadership sarà più attenta a te-
mi di supporto alla crescita e al varo di misure di stimolo
fiscale. Anche in termini di allentamento monetario c’è
tanto spazio per intervenire».
Possiamo ragionevolmente aspettarci una politica mone-taria e fiscale più accondiscendente nelle maggiori eco-nomie emergenti?
Leon Eidelman, gestore del Jpm Emerging Markets Opportunities A Acc Usd
Rischio globale ridimensionato81° posizione
Manager ratio:0,92234541
mento quantitativo estremamente aggressiva che ha an-
che contribuito alla svalutazione valutaria e che sta ali-
mentando una moderata ripresa. I mercati stanno già mo-
strando segnali di rimbalzo. C’è ampio spazio di recupero
rispetto a quegli indici delle aree sviluppate che hanno so-
vraperformato nel corso dell’anno». �
«Ci aspettiamo che ci sia ancora ampio spazio di allenta-
mento monetario e di sostegno fiscale in Cina, anche gra-
zie a un’inflazione che resta molto contenuta (circa il 2%).
Ciò potrebbe alimentare un contesto più favorevole nelle
aree emergenti asiatiche. Diversa è la situazione in Ameri-
ca Latina. Il Brasile ha già alle spalle una fase di allenta-
I 100 migliori gestori del mondo
Come si muovono,
che cosa pensano
36 FONDI&SICAV/Novembre 2012
Come descriverebbe la sua metodologia di investimento?«Il fondo Ff China Rmb Bond Fund è gestito secondo l'ap-
proccio e la filosofia di gestione attiva che caratterizza Fi-
delity anche nel segmento del reddito fisso. La strategia
mira a generare interessanti rendimenti ponderati in base
al rischio, attraverso posizioni attentamente selezionate e
ben diversificate fra loro. Il processo d'investimento è in-
centrato sulla ricerca e sulla valutazione e si basa sull'ana-
lisi dei fondamentali creditizi e sull'elaborazione di model-
li quantitativi. La natura stessa dell'investimento in titoli
di credito richiede attenzione alla selezione di tipo bot-
tom-up e un'adeguata diversificazione, fra settori e pro-
venienza delle emissioni. Questa strategia ha portato il Ff
China Rmb Bond Fund ad avere ritorni positivi e partico-
larmente stabili, che convertiti in euro hanno inoltre be-
neficiato dell’apprezzamento della valuta cinese. Dal suo
lancio, avvenuto meno di un anno fa, il fondo ha ottenu-
to un rendimento per gli investitori in euro di oltre il 10%
(Fonte Bloomberg)».
Dove si possono cogliere le opportunità migliori in que-sto momento?«Sin dal 2010, il mercato offshore in Rmb o Dim Sum ha re-
gistrato una crescita significativa in termini sia di profon-
dità sia di diversificazione. Se infatti prima contava quasi
esclusivamente enti sovrani e banche cinesi, oggi annove-
ra importanti blue chip con sede in Cina e diverse multina-
zionali estere. Al contempo, poiché il mercato Dim Sum è
ancora agli albori, le obbligazioni high yield o prive di ra-
ting non sempre dispongono degli stessi livelli di protezio-
ne per gli investitori offerti invece da altri mercati. Ritenia-
mo quindi che sia importante e prudente in questa fase in-
vestire solo in emissioni di qualità elevata. Il Ff China Rmb
Bond Fund che gestisco, diversamente da altri fondi dedi-
cati al mercato obbligazionario in renminbi, ha quindi una
predilezione per i titoli di elevato merito creditizio e ciò
rappresenta un fattore chiave per generare rendimenti su-
periori ponderati per il rischio. In questo modo è possibile
beneficiare dei positivi trend che supportano questo mer-
cato, mantenendo un posizionamento difensivo».
Perché conviene investire nel mercato Dim Sum, rispettoad altri mercati?«Nell'universo del reddito fisso asiatico, il mercato obbli-
gazionario offshore in Rmb è cresciuto in maniera espo-
nenziale e aumentato contestualmente la propria attrat-
tiva. Attualmente le obbligazioni Dim Sum offrono inte-
ressanti opportunità nello spazio del credito anche a pre-
scindere dalla predilezione valutaria. Gli investitori in ob-
bligazioni Dim Sum possono contare su un'importante di-
versificazione delle fonti di rendimento e un flusso di red-
dito stabile proveniente da titoli di qualità elevata e con
duration relativamente breve».
Quali sono i fattori trainanti dell'apprezzamento a lungotermine previsto per il Rmb?«Il renminbi cinese non è solo la valuta della seconda eco-
nomia mondiale, la Cina appunto, ma gode di specifici dri-
ver di apprezzamento nel lungo periodo. Il primo fra essi è
il processo di internazionalizzazione di questa valuta, volu-
to fortemente dal governo. La Cina sta stipulando accordi
commerciali per favorire l’uso del renminbi negli scambi in-
ternazionali di petrolio, materie prime, tecnologie, merci.
La banda di oscillazione rispetto al dollaro è stata inoltre
ampliata. Infine l'esigenza del governo cinese di gestire la
crescita del Pil pro capite e le previsioni di rialzo dell'infla-
zione dovrebbero sul lungo termine favorire ulteriormente
le prospettive di apprezzamento del renminbi cinese». �
Bryan Collins, gestore del fondo Ff China Rmb Bond Fund
Puntare sul renminbi8° posizione
Manager ratio:1,43125274
PROMOTORI&CONSULENTIPROMOTORI&CONSULENTIFONDI&SICAV Novembre 2012
«Una crescita record»Matteo Colafrancesco,amministratore delegato di Banca FideuramMatteo Colafrancesco,amministratore delegato di Banca Fideuram
«Una crescita record»
ProfessioneIn un libro il presentee il futuro dei Pf
AssonovaIn fondo siamosoprattutto bancari
EscalonaMolta pazienzacon i neofiti
Promotori&ConsulentiParla Matteo Colafrancesco, amministratore
delegato di Banca Fideuram
40 Novembre 2012
a cura di Massimiliano D’Amico
B anca Fideuram continua aporsi nuovi obiettivi di cresci-ta.L’amministratore delegato,
Matteo Colafrancesco, spiega checosa è emerso dalla convention del 18ottobre e annuncia le novità in cam-po tecnologico (e non solo) per il 2013.
L’unica certezza sembra l’incertezzadei mercati. Qual è il bilancio di Ban-ca Fideuram in questo scenario noncerto semplice?«Come si dice:“Non esiste vento favo-revole per il marinaio che non sa do-ve andare”. Il nostro modello è co-struito per sfruttare ogni condizionedi vento: anche i periodi di grandi in-certezze e l’andamento dei mercatinon impattano sul suo assetto, nésulle nostre scelte tattiche. Ad ognimodo, nonostante la crisi, il nostro bi-lancio è molto positivo. In questi me-si registriamo masse, raccolta e nu-mero di promotori a livelli record: al30 settembre le masse gestite e am-ministrate erano 77 miliardi di euro,mentre la raccolta cumulata 2012 si èattestata a 1,5 miliardi di euro grazieal lavoro di 5.076 private banker. Inparticolare, nei mesi di agosto e set-tembre abbiamo registrato ottimi li-velli di raccolta, pari rispettivamentea 300 milioni di euro e 465 milioni.
Ma ciò che ci soddisfa particolarmen-te è la qualità della raccolta, per lamaggior parte frutto dall’attivitàsvolta sul gestito. Assolutamente po-sitivi sono inoltre i dati riguardanti ilnostro servizio di consulenza evolutoSei, che è stato sottoscritto da quasi37 mila clienti (+ 22% da inizio anno)e conta più di 14 miliardi di masse ge-stite grazie a oltre 3 mila privatebanker attivi sul servizio».
Qual è stato il messaggio principaleche avete lanciato ai vostri professio-nisti in occasione della convention del18 ottobre?«È quando le cose vanno bene che bi-sogna continuare a investire e a tro-vare strade sempre nuove per supe-rarsi, continuando a spostare in altol’asticella dell’eccellenza. Come sem-pre, è questo il messaggio che tra-smettiamo ai nostri professionisti equesta volta lo facciamo con un pro-getto che abbiamo voluto definire di“crescita sostenibile”. Il focus è sullavalorizzazione delle persone, attra-verso l’analisi delle competenze, del-l’organizzazione, dei ruoli e dei com-piti di ognuno, delle performancequantitative e qualitative, della ca-pacità di sviluppo del business. Il pro-getto investe su tre grandi aree: ilmanagement di rete, i private bankere, naturalmente, i clienti. Le parole
La struttura numero uno in Italianel collocamento di prodottifinanziari, forte di 77 miliardi diAum e 5.076 private banker, puntasulla valorizzazione delle risorseattraverso la formazione e l’analisidelle competenze, dei ruoli e delleperformance quantitative equalitative di ogni membro delteam. Per il 2013 sono previsti,inoltre, forti investimenti peraiutare i professionisti nella lorooperatività quotidiana e sono inrampa di lancio diverse novità sulfronte della consulenza con nuovielementi di personalizzazione econtenuti innovativi. «Non ritengoche ci sia una frenata sulmultibrand, ma un modo diversodi costruire le soluzionid’investimento»
Fideuram alza ancora l’asticella
Novembre 2012 41
d’ordine sono: qualità, formazione e,ovviamente, sostenibilità. Continue-remo poi a lavorare sul servizio diconsulenza, soprattutto sul modellodi consulenza evoluta Sei, garanten-do un servizio ancora più scalabile eintroducendo nuovi elementi di per-sonalizzazione e nuovi contenuti in-novativi».
Nel corso delle loro convention alcunivostri competitor hanno annunciatoil lancio d’importanti novità. Fideu-ram come risponde a questa sfida? «Per noi la rivoluzione del paradigmatecnologico non è uno slogan, mauna realtà concreta e misurabile. Lanostra piattaforma tecnologica Fi-deuram mobile solution è realtà giàdal 2011. Le fasi di impostazione estudio sono alle spalle ormai da tem-po e Fideuram mobile solution im-patta direttamente e sostanzial-mente sull’attività quotidiana deinostri promotori e dei nostri clienti.Stiamo già misurando i risultati intermini di risparmio di carta, ridu-zione degli inserimenti manuali edei conseguenti errori, maggiore ve-locità e semplicità nella finalizzazio-ne delle operazioni, nonché gradi-mento crescente da parte di un nu-mero considerevole di promotori eclienti. L’introduzione di nuove tec-nologie costituisce senza dubbio un
notevole vantaggio nella professio-ne dei banker che, svolgendo la pro-pria attività anche fuori ufficio, han-no la necessità di essere facilmentecollegati alla banca e ai loro clienti.Dall’uscita della prima versione del-l’iPad, Banca Fideuram ha subito in-tuito l’opportunità di sfruttare i ta-blet come strumenti cardine per l’o-peratività in mobilità fornendo aibanker sistemi specifici che dannoaccesso alle applicazioni dispositivee informative, oltre che ai contenutimultimediali della Tv aziendale, laKeyTV».
Quali sono i punti di forza di Fideu-ram Mobile Solution?«Con Fideuram mobile solution, uti-
lizzando il Pc portatile o l’iPad, ibanker possono accedere in qualun-que momento e in mobilità a tutta ladocumentazione commerciale, aven-do la certezza di trovarla sempre ag-giornata e pronta per essere condivi-sa con il cliente. Ovunque essi siano,possono quindi preparare una propo-sta commerciale e verificarne l’ade-guatezza,sia nell’ambito dei servizi diconsulenza base, sia nell’ambito delmodello di consulenza evoluta. Ter-minate le verifiche, il professionistamette a disposizione del cliente lamodulistica precompilata, sempre informato elettronico. Il cliente puòesaminare la documentazione attra-verso la piattaforma di home bankinge autorizzarne l’esecuzione in modo
«È quando le
cose vanno bene
che bisogna
continuare a
investire e trovare
strade sempre
nuove per
superarsi»
Promotori&ConsulentiParla Matteo Colafrancesco, amministratore
delegato di Banca Fideuram
42 Novembre 2012
sicuro.Ciò vuole dire che il cliente puòsottoscrivere le operazioni tramite lafirma elettronica, dovunque si trovi esenza moduli cartacei.Naturalmente,per i clienti che lo desiderano, è sem-pre possibile dare corso all’operazio-ne attraverso la tradizionale moda-lità cartacea. In questo caso le infor-mazioni presenti sui moduli vengo-no precompilate dalla piattaforma,in modo da eliminare ogni erroremanuale. In entrambi i casi, la piat-taforma consente quindi un notevolerisparmio di tempo sia per il bankersia per il cliente. Quest’operativitàsemplificata sta già dando risultatiimportanti: in poco più di un anno,circa 50 mila clienti hanno operatoattraverso gli oltre 3.500 banker giàattivi sulla nuova piattaforma. Ulte-riori benefici dei supporti tecnologicimessi a disposizione dei nostri pro-fessionisti sono legati all’obbligo,previsto per tutti i promotori finan-ziari, di archiviare la documentazio-ne contrattuale dei loro clienti e con-servarla per dieci anni. Banca Fideu-ram ha, infatti, realizzato un archivioelettronico, conforme alla normativavigente, che mette automaticamentea disposizione dei banker tutta la do-cumentazione già archiviata. Accan-to alle funzionalità operative di Fi-deuram Mobile Solution vi sono lesue potenzialità informative. È suquesto fronte che si stanno concen-trando le più recenti evoluzioni».
Quali altre novità avete in cantiereper la prima parte del 2013?«Sul versante tecnologico una novitàdel 2013 sarà l’applicativo Fideuramon-line per iPad/iPhone, che permet-terà ai clienti di accedere in mobilitàa tutte le funzionalità attualmente
disponibili online, da Pc. Inoltre,come ho già anticipato, per Fideuramil 2013 sarà un anno all’insegna dellepersone e della formazione, con illancio di Fideuram Campus, spazifisici e virtuali di incontro, condivi-sione, formazione personalizzata ecrescita personale e professionale. Mifa poi piacere citare una novità diquest’anno: il lancio del primo pro-dotto etico del gruppo Banca Fideu-ram, il comparto Fonditalia Ethical
Investment. Si tratta di un’iniziativache, da un lato, introduce Fideuramnel mondo degli investimenti soste-nibili e, dall’altro, consolida e raffor-za il rapporto di collaborazione conl’Associazione italiana sclerosi multi-pla. Il nostro team è un serbatoio diidee in continuo fermento e le novitànon si fermeranno di certo qua».
La Gran Bretagna si appresta ad av-viare con la Rdr una vera e propria ri-voluzione. Qual è la posizione di Ban-ca Fideuram su quest’argomento? «La situazione italiana risente dell’i-ter di revisione della Mifid avviato insede europea e lo scenario attuale faritenere che si prospettino diversimodelli di servizio di consulenza. Damodelli fee only, con remunerazioneper l’intermediario frutto delle com-missioni di consulenza pagate dalcliente, a modelli che prevedono il ri-conoscimento di provvigioni da par-te della società di gestione e dell’as-sicurazione oppure anche combina-zioni di questi. A ciascun intermedia-rio sarà rimessa la scelta, da comuni-care in modo chiaro al cliente. Rite-niamo che l’introduzione della MifidII porterà qui in Italia un progressivoaumento della trasparenza nei con-fronti della clientela, spingendo
sempre più il settore verso modelli diservizio scalabili e accentrati sullaconsulenza: così come l’introduzionedella prima versione della Mifid, ri-teniamo che possa essere un’oppor-tunità per il mercato italiano e perBanca Fideuram».
Come si delinea, nel dettaglio, il vostroservizio di consulenza?«Il nostro servizio di consulenzabase, offerto a tutti i clienti, prevedela profilatura finanziaria e l’analisipreventiva di adeguatezza di ognisingola operazione rispetto all’inte-ro portafoglio detenuto dal cliente.L’ampiezza dei criteri presi in consi-derazione, che vanno dalla rischio-sità, alla liquidabilità e alla concen-trazione posizionano il nostro servi-zio di consulenza base ai vertici delmercato. Per i clienti con esigenze piùcomplesse, dal 2009 mettiamo inol-tre a disposizione il servizio di con-sulenza evoluto Sei, che permetteun’allocazione delle risorse patrimo-niali nelle sei aree di bisogno (prote-zione, liquidità, riserva, investimen-to, previdenza ed extra-rendimento),il controllo ex ante ed ex post deiprincipali fattori di rischio, sia inrelazione al patrimonio gestito pres-
Novembre 2012 43
so Banca Fideuram, sia per le risorsedetenute presso altri intermediari.Particolare attenzione è riservata aiclienti del segmento private, suppor-tati non solo nella pianificazionefinanziaria, ma anche in ambiti qualil’ottimizzazione fiscale, le tematichesuccessorie legate al passaggio gene-razionale, i servizi fiduciari e di assetprotection, oltre che nella tutela deltenore di vita».
Dall’analisi dei dati pubblicati da As-soreti sembra emergere una frenatadelle reti sul fronte multibrand. Qualè il suo parere a riguardo? «Non ritengo ci sia una frenata sulmultibrand, ma un modo diverso dicostruire le soluzioni d’investimento.Come gruppo Banca Fideuram possia-mo raccontare una storia di successonella costruzione di un’offerta conuna logica di architettura aperta, ba-sata sul ruolo centrale di advisory daparte di Fideuram Investimenti e sutre linee guida: offerta diretta di pro-dotti di terzi,soluzioni d’investimentoproprie costruite con mattoncini dipartner terzi o date in delega gestio-nale, contenitori di servizi propri al-l’interno dei quali sono disponibili e li-beramente selezionabili Oicr della ca-
sa e di terzi.L’offerta multibrand conti-nua ad assumere un ruolo rilevantenelle scelte d’investimento nostre edella nostra clientela, sotto forma dimultibrand guidato. Il contributoprincipale è venuto quest’anno dallepolizze del ramo III di Fideuram Vita,che rappresentano contenitori di ser-vizi modulabili sulle esigenze specifi-che dei clienti e che affiancano al mul-tibrand classico il valore dell’efficienzaoperativa e i vantaggi propri delle po-lizze assicurative».
Quanti professionisti avete inseritonei primi 10 mesi del 2012 e più in ge-nerale quale politica di recruiting sta-te seguendo? «Anche quest’anno, in controtenden-za rispetto all’andamento generaleche vede in forte diminuzione lapresenza di professionisti, abbiamoproseguito il forte trend di crescitaavviato gli scorsi anni. La nostra re-te di vendita sta registrando, infat-ti, un incremento del tasso di cresci-ta analogo al 2011, mantenendo aiminimi storici le uscite verso la con-correnza. A oggi sono stati inseritioltre 415 nuovi colleghi, accurata-mente selezionati dalla nostrastruttura manageriale nell’ottica di
lungo periodo che da sempre ci con-traddistingue».
L’integrazione con i professionisti del-l’ex Banca Sara può definirsi conclusa? «L’acquisizione di Banca Sara ha vistol’ingresso di 300 nuovi promotori, 80colleghi di sede e un portafoglio di 2,1miliardi di euro. Ma, al di là dei nu-meri, l’integrazione si è completataormai da tempo, senza alcuna criti-cità, dando vita a un’unica grandesquadra. Il bilancio dell’operazione èassolutamente in attivo».
Quale target di reclutamento vi sieteposti per la fine dell’anno? «Noi non fissiamo target numerici intermini di reclutamento, ma è la no-stra strategia che si trasforma poi in ri-sultati. La nostra volontà è di diventa-re un polo d’attrazione per i miglioriprofessionisti provenienti sia dai baci-ni bancari, sia da altre reti e da questavolontà strategica deriva l’ampliarsidella nostra squadra di advisor».
Quanti neofiti avete inserito nellastruttura nel 2012? «Banca Fideuram continua a crederenei giovani e nella loro crescita pro-fessionale, sia selezionando giovanicon esperienze in altre reti, sia pun-tando su neolaureati da avviare allaprofessione attraverso l’iniziativa Es-sere Fideuram Essere Consulente. Il no-stro obiettivo è selezionare e formarei professionisti del futuro e garantirenel tempo ai nostri clienti un livello diservizio distintivo e incentrato sui va-lori Fideuram. Nel 2012 abbiamo inse-rito oltre 130 private banker under 35nelle nostre reti. E 96 di questi sonostati inseriti con l’iniziativa Essere Fi-deuram Essere Consulente». �
Promotori&ConsulentiProfessione
44 Novembre 2012
di Massimiliano D’Amico
A vete presente Who’s who, laguida più autorevole e rico-nosciuta, dove sono presenti
tutti i dati aggiornati di una persona,di un gruppo di professionisti o di unsettore? Si tratta di un bigino che ne-gli anni si è distinto come un efficacestrumento di comunicazione per lestrutture e gli uomini in esso presen-ti. Ecco, il libro I promotori finanziariin Italia scritto da Claudio Marassi,membro della segreteria ammini-strativa del sindacato autonomobancari Fabi di Trieste, ha molte affi-nità con la guida che da oltre cin-quant’anni aiuta i professionisti a co-noscere meglio il loro ambito lavora-tivo.
Dal lavoro certosino di Marassi,che da alcuni anni elabora e incrociai dati dell’Organismo per la tenutadell’Albo dei promotori finanziari,della Consob, della Banca d’Italia, delDipartimento del Tesoro e di Assoreti,emerge, infatti, un quadro dettaglia-tissimo sull’industria della promo-zione finanziaria in Italia e sui trenddelineatisi negli ultimi anni.
Nel libro sono presenti, infatti,non solo i numeri con la suddivisionedei promotori secondo la ripartizionegeografica (con lo spaccato regionalee provinciale) e la distribuzione dei
professionisti per fascia di età e peranzianità d’iscrizione all’Albo, maviene fornito anche l’elenco degli in-termediari con il dettaglio sui profes-sionisti dislocati per ogni area terri-toriale, sul grado di fedeltà dei pro-motori per singola rete o banca…etanto altro. Le informazioni contenu-te in questo libro di oltre 220 paginee aggiornato al 31 dicembre scorso so-no, infatti, talmente numerose e spe-cifiche che non è facile sintetizzarlein poche righe.
Dalla moltitudine di tabelle pre-senti, scopriamo, ad esempio, che il64% dei promotori iscritti all’Albosvolge l’attività di offerta fuori sede,mentre il restante 36% è senza man-dato. Apprendiamo che il più vecchiopromotore ancora in attività, Giusep-
pe Collivadino di Azimut, (a pagina51 c’è la sua intervista) è nato nelmaggio del 1923, mentre il più giova-ne professionista operativo è Luca
Francescato (classe ’90) di Valori &
Finanza Investimenti sim.Veniamo aconoscenza che il 62,47% degli attiviha un’età compresa tra i 31 e i 50 an-ni, mentre l’88,68% dei professionistiè nella fascia 31-60 anni.
Gli spunti per realizzare diverseinchieste, com’è evidente, non man-cano, ma tra la mole di numeri, stati-stiche e tabelle spicca, ad esempio, ildato sui promotori iscritti all’Albo
Le cifre e le statistiche che circolano
sull’industria della promozione in
Italia non sono sempre precise e
aggiornate, ma in un testo scritto
da Claudio Marassi ed edito dalla
Fabi, è presente una quantità
notevole d’informazioni su questa
categoria e sui trend delineatisi
negli ultimi anni. Dall’incrocio dei
dati dell’Organismo per la tenuta
dell’Albo dei promotori finanziari,
della Consob, della Banca d’Italia,
del Dipartimento del Tesoro e di
Assoreti emergono molti spunti di
discussione
Tutti i numeri in un solo libro
Novembre 2012 45
senza mandato: sul mercato sonopresenti, infatti, quasi 20 mila profes-sionisti (su un totale di 54.593) nonattivi, in altre parole con un portafo-glio pari a zero. Un esercito di promo-tori che le reti non sembrano per nul-la disposte a riconsiderare. A partequalche eccezione.
«Il concetto stesso della consulen-za in ambito finanziario, così comel’evoluzione che ha interessato la pro-fessione del promotore negli ultimianni, non lasciano nessuno spazio al-l’improvvisazione», sottolinea Anto-
nio Marangi, direttore mercato econsigliere delegato di Banca Ipibi Fi-
nancial Advisory (gruppo Veneto
Banca).Secondo il manager, la gran parte
dei 20 mila promotori non attivi pre-senti sul mercato è costituita a tuttigli effetti da professionisti «ai margi-ni» e dunque difficilmente recupera-bili. «Questi promotori», sottolineaMarangi, «pagano essenzialmentedue handicap. Non solo hanno dimo-
strato di non sapersi costruire unportafoglio consolidato sufficiente acreare valore per sé e la propriaazienda, ma non sono stati nemme-no in grado, e questo è il fattore piùimportante, di rispondere alle nuoveesigenze della clientela, che reclamacon sempre maggiore forza una con-sulenza finanziaria di qualità». Il pro-fessionista, secondo Marangi, negliultimi anni è stato costretto ad ade-guarsi: «O cambia molto rapidamen-te filosofia e modo di operare o ri-schia, appunto, di ritrovarsi ai margi-ni con la prospettiva, non certo allet-tante, di uscire definitivamente dalmercato».
È simile l’atteggiamento di Duc-
cio Marconi, responsabile commer-ciale della promozione finanziaria diCredem. «Sono assolutamente d’ac-cordo con questa tesi. Le masse undermanagement nel mondo della pro-mozione sono cresciute a fronte deldimezzamento del numero dei pro-motori operativi. Questo, proprio
perché i margini derivanti dal busi-ness si sono progressivamente assot-tigliati e per potere giustificare lapermanenza nel settore è necessarioavere un portafoglio medio che ilmercato ormai all’unisono quantifi-ca in 10 milioni di euro». All’internodel Credem, dopo un paio di anni de-dicati alla razionalizzazione della re-te, il portafoglio medio è cresciuto fi-
ANTONIO MARANGI, DIRETTORE MERCATO E CONSIGLIERE DELEGATO DI BANCA
IPIBI FINANCIAL ADVISORY (GRUPPO VENETO BANCA).
«Il
promotore o
cambia molto
rapidamente
filosofia e modo di
operare o rischia
di ritrovarsi ai
margini con la
prospettiva di
uscire
definitivamente
dal mercato»
Promotori&ConsulentiProfessione
46 Novembre 2012
no a toccare quota 7 milioni di euro,una cifra ritenuta sufficiente per so-stenere il business model adottato.«A differenza di molte altre reti»,spiega Marconi, «nel Credem il pro-motore può collocare, e ne è remune-rato, tutti i prodotti bancari comecarte di credito, conti correnti, impie-ghi, e ciò ci consente anche in presen-za di portafogli minori di avere unaremunerazione più che sufficienteper svolgere la professione».
È meno tranchant l’opinione diMassimo Giacomelli sugli oltre 20mila promotori non attivi. Il respon-
sabile del servizio promozione finan-ziaria di Banca Mps preferisce fare,infatti, una netta distinzione tra ipromotori finanziari che hanno in-trapreso la professione e poi, non riu-scendo a costruire un portafoglioadeguato, l’hanno abbandonata perseguire altre attività lavorative purrimanendo inclusi nell’Albo e i banca-ri che, per potere promuovere e collo-care strumenti finanziari fuori sede,hanno l’obbligo di essere iscritti, purlavorando in qualità di dipendenti.
Se i primi vengono consideratiprofessionalità definitivamente per-dute, i secondi rappresentano un’ot-tima opportunità di recruiting so-prattutto se attivi nei segmenti pri-vate o affluent. «Di questi quasi 20mila promotori non attivi, eccetto iconsulenti indipendenti», chiarisce ilmanager, «molti sono privi di por-tafoglio e quindi non hanno appealsul mercato, gli altri sono invece ban-cari che rientrano nelle nostre mire direcruiting».
In relazione al reclutamento, con-siderando stabile il numero dei pro-fessionisti della rete di promozionefinanziaria di Banca Monte dei Paschidi Siena negli ultimi tre anni, la strut-tura ha previsto fra le direttrici di svi-luppo strategico nel business plan2012/2015 il rilancio dell’attività di re-cruiting attraverso il rafforzamentodella value proposition e il manteni-mento degli attuali livelli di competi-tività. «Il nostro obiettivo», spiegaGiacomelli, «è reclutare 320 nuovicolleghi che ci consentiranno di per-seguire la strada della riqualificazio-ne della rete ponendoci come obietti-vo netto finale 920 risorse circa».
«Abbiamo diversi contatti conpromotori finanziari già in attività»,
ribatte Pietro Scala, responsabiledello sviluppo di Copernico sim,«mentre coloro i quali risultano nonattivi, se non sono in qualche mododentro il mondo della consulenza peraltri incarichi, difficilmente sono fi-gure interessanti o interessate a in-traprendere questa professione». Èdunque molto probabile, anche se-condo l’opinione di Scala, che la granparte dei 20 mila promotori non atti-vi siano in realtà professionalità defi-nitivamente perdute a seguito deinuovi standard imposti dal mercato.
FOCUS NON SOLO SULLE METROPOLI
Dai dati contenuti nel libro scritto daClaudio Marassi emerge che il 26,16%dei promotori finanziari risiede in so-le cinque province (Roma, Milano, To-rino, Napoli e Bologna). Mentre alcu-ne strutture punteranno anche nellaprima parte del 2013 sulle metropolidella penisola, altre hanno predispo-sto piani di reclutamento per raffor-zarsi nelle aree geografiche menopresidiate. È questo il caso di BancaIpibi Financial Advisory (gruppo Ve-neto Banca) e Mps. «In linea genera-le», rileva Marangi, «cerchiamo pro-fessionisti che abbiano un progettoserio e siano pronti a sposare la no-stra filosofia, fondata sul presuppo-sto che la consulenza non è un servi-zio collaterale ma sostitutivo. Perquanto riguarda le scelte geograficheoltre a puntare sulle grandi città, cheassorbono un gran numero di profes-sionisti, riteniamo che sia importan-te privilegiare la provincia, speciequella ricca d’imprenditori e di picco-le e medie aziende da valorizzare».Anche le priorità di recruiting di Mpss’indirizzano verso il Triveneto e ver-so le regioni del Nord non ancora suf-
MASSIMO GIACOMELLI, RESPONSABILE DEL SERVIZIO
PROMOZIONE FINANZIARIA DI BANCA MPS
DUCCIO MARCONI, RESPONSABILE COMMERCIALE PRO-
MOZIONE FINANZIARIA CREDEM
Novembre 2012 47
ficientemente presidiate. «Restiamocomunque interessati», sottolineaGiacomelli, «verso tutti quei promo-tori che rientrano nel nostro target,professionisti che, oltre a un portafo-glio consolidato e un basso indice diturnover, mostrano un forte orienta-mento verso un modello di servizio diconsulenza a 360° e spiccate capacitàimprenditoriali».
«Il nostro è un caso particolare»,ribatte Scala, «Copernico sim ha sedea Udine e nella zona del Friuli VeneziaGiulia e del Veneto ci sono le nostreradici, anche se oggi la diffusione èmaggiormente distribuita sul terri-torio nazionale». Di recente la societàguidata da Saverio Scelzo si è, infatti,rivolta ad altre zone considerate inte-ressanti quali la Liguria e la Puglia.«Ciononostante, in considerazionedell'appeal che la figura del consulen-
te finanziario esercita sui giovani lau-reandi e neolaureati, ritengo che sia-no questi gli attori del futuro», chiari-sce Scala. «Penso che in alcune zonedel sud Italia vi siano capacità e risor-se non ancora valorizzate ed è perquesto motivo che ritengo quest'areaquella potenzialmente più fertile intermini di crescita».
Il Credem punta, invece, a valoriz-zare la sua presenza sia nelle grandimetropoli sia nelle zone meno battu-te. «In diverse province, proprio permeglio presidiare i promotori e perattrarne dei nuovi stiamo investendonel potenziamento delle soluzioni lo-gistiche», rileva Marconi, «e cerchia-mo di sfruttare al meglio la sinergiacon le filiali collocando i point dei pro-motori a fianco di una filiale Credemper sfruttare l’opportunità di gestire iclienti a 360 gradi». Contemporanea-
mente il Credem sta organizzando lefigure dei development county ma-nager che hanno proprio l’obiettivo disviluppare alcune piazze tra le qualispiccano certamente le cinque princi-pali città della penisola. «Sono già at-tive», spiega Marconi, «le figure diMarco Dossena, che ha base a Mila-no, e di Giovanni Biondi a Napoli, en-trambi professionisti con una cono-scenza approfondita del business nelterritorio di pertinenza». �
C ome emerge chiaramente dallibro di Marassi, il progressivoinvecchiamento della catego-
ria è certamente uno dei problemiprincipali che attanaglia il mondodella promozione, tenuto conto cheoltre il 33% dei professionisti attivi haun’età compresa tra i 51 e i 70 anni.Secondo alcuni esponenti dell’indu-stria dell’intermediazione finanzia-ria, una buona soluzione per inverti-re questo trend potrebbe essere rap-presentata dalla reintroduzione delpraticantato. «Il numero dei promo-tori finanziari», chiarisce Giacomelli,«diminuisce lentamente ogni anno: igiovani non intraprendono la profes-
sione e, quando lo fanno, spesso inmeno di tre anni abbandonano l'atti-vità. Il risultato è che le prospettive dicrescita del mondo dei promotori fi-nanziari risultano deboli».Contro questo scenario poco entusia-smante, nell’ottica del ricambio ge-nerazionale, una delle carte da gioca-re, secondo il manager di Mps, è ilpraticantato. «Il praticantato», ricor-da Giacomelli, «ha anche un prece-dente storico che risale alla legge01/91 che è stata abolita nel 1998. «Lareintroduzione di questo sistema mi-tigherebbe inoltre lo sforzo sia econo-mico sia temporale insito nell’inve-stimento nelle nuove leve». Firma per
il praticantato anche Marangi. A pat-to, tuttavia, che non sia riproposto loschema già sperimentato dalle retioltre 20 anni fa, «quando l’inseri-mento dei giovani rispondeva preva-lentemente al tentativo, spesso di-satteso, di dotarsi di nuove bocche dafuoco per allargare la base clienti,piuttosto che formare nuove leve».
Secondo il manager, il nuovo pra-ticantato dovrebbe avere, dunque,obiettivi diversi da quelli fissati inpassato. Anche perché negli ultimianni il mercato è profondamentecambiato e acquisire nuova clientelain queste fasi, purtroppo, non è cosìagevole come avveniva invece qual-
Ritorno al praticantato?
Sì, ma con tanti distinguo
CLAUDIO MARASSI, AUTORE DEL LIBRO I PROMOTORI
FINANZIARI IN ITALIA
Regione Pf attivi 2008 Pf attivi 2009 Pf ativi 2010 Pf attivi 2011
Abruzzo 633 613 569 520
Basilicata 185 168 165 142
Calabria 743 683 633 543
Campania 2.408 2.298 2.201 2.102
Emilia-Romagna 3.858 3.788 3.590 3.362
Friuli-Venezia Giulia 1.070 994 958 858
Lazio 4.397 4.077 3.919 3.722
Liguria 1.523 1.469 1.424 1.367
Lombardia 7.978 7.751 7.504 7.309
Marche 1.185 1.115 1.073 986
Molise 165 141 132 123
Piemonte 3.744 3.578 3.539 3.494
Puglia 1.741 1.565 1.497 1.357
Sardegna 461 421 398 369
Sicilia 1.980 1.892 1.812 1.709
Toscana 2.976 2.788 2.704 2.610
Trentino-Alto Adige 487 487 472 423
Umbria 726 679 641 571
Valle d’Aosta 99 97 94 93
Veneto 3.464 3.391 3.346 3.209
Estero 33 34 33 1
Totale 39.856 38.029 36.704 34.870
Promotori&ConsulentiProfessione
48 Novembre 2012
pre con riserva, anche da Copernicosim. La conditio sine qua non per riu-scire a realizzare un progetto vincen-te passa sempre dalla formazione edell’assistenza continua assicuratadalle strutture alle giovani risorse.«Abbiamo investito», spiega Scala,«notevoli risorse nella selezione enella formazione dei neolaureatiinteressati a intraprendere il mestie-re di consulente. Vediamo moltissimigiovani e con alcuni di questi intra-prendiamo un percorso di avviamen-to professionale che parte dalla for-mazione pre-esame per arrivareall'avviamento vero e proprio, per-corso nel quale prevediamo anche unsostegno economico iniziale». Coper-nico crede molto nel lavoro con i gio-vani e i risultati, sia pure con fatica,arrivano, soprattutto nell'ambitodella consulenza a parcella, un servi-zio nuovo che i neoconsulenti ab-bracciano con grande entusiasmo.
È meno ottimistico lo scenariodelineato da Marconi. «La necessitàdel ricambio generazionale è senti-ta da tutti gli operatori del sistema,ma i progetti d’inserimento deineofiti stentano a decollare. Laragione, ritengo, sia dovuta al forteturnover che ostacola gli investi-menti nella formazione, alla retri-buzione e al coaching sui giovani daavviare alla professione». Secondoil manager, invece, la scelta preva-lente di alcuni player oggi è reclu-tare giovani promotori con portafo-gli modesti cui poi assegnare gliasset under management dei pro-fessionisti che andranno in quie-scenza. «Ma, agendo solo con que-sta modalità, il settore non avràparticolari benefici in termini diaddetti», conclude Marconi. �
che anno fa. «Il praticantato», chiari-sce Marangi, «deve invece realmenterappresentare l’integrazione tra l’am-biente formativo e l’esperienza dell’o-peratività quotidiana. Per questomotivo le giovani risorse che intra-prendono con Ipibi il loro percorsonella consulenza finanziaria sonoaffiancate da un tutor che le accompa-gna nei primi passi di una professioneche richiede competenza e specializza-zione». L’assistenza di un professioni-sta senior, tuttavia, non si esauriscesolo nell’ambito formativo,visto che inmolti casi le giovani risorse comincia-no a costruirsi il portafoglio lavorandoproprio sul database dei promotoricon maggiore esperienza.
«Quando i tutor, tutti professio-nisti dal portafoglio consolidato rile-vante, si rendono conto di non riusci-
re a seguire adeguatamente tutti iclienti, sono ben lieti», chiarisce Ma-rangi, «di riassegnarne qualcuno allarisorsa che stanno contribuendo aformare e che già conosce le esigenzedella clientela».
Per aiutare i giovani di talento aintraprendere un percorso che puòrappresentare un vero e proprio saltonel buio, Ipibi agisce, dunque, su dueleve: una di tipo economico e una for-mativa. Da questo punto di vista lastruttura di Marangi, in collaborazio-ne con diverse università, sta orga-nizzando incontri con i laureandi e ineolaureati. «In queste occasioni»,chiarisce Marangi, «non spieghiamotanto il modello utilizzato da Ipibi,quanto le caratteristiche della consu-lenza finanziaria».
Arriva un si al praticantato, sem-
Tutti i promotori regione per regione
Novembre 2012 49
C he cosa vuole essere questa in-dagine della Fabi sui promo-tori finanziari?
«Tra i sindacati che rappresentano ilmondo bancario, la Fabi costituisceun caso unico. L’attenzione nei con-fronti della nostra categoria è dimo-strata dal sostegno che essa le offresia attraverso Assonova, che è un’as-sociazione professionale, sia attra-verso il coordinamento nazionale co-stituito al proprio interno per tutela-re i promotori agenti. È evidente cheguardiamo al futuro e in questa pro-spettiva va collocato il monitoraggiodei dati dell’Albo».
Quali dati emergono da questo moni-toraggio?«La Fabi interpreta la figura del pro-motore finanziario come un fenome-no legato al mondo bancario e il gio-co dei numeri contenuti nelle tabelleche il collega Claudio Marassi elaborada alcuni anni, avvalora questa ipo-tesi. Questo è il dato di partenza: i piùimportanti intermediari rappresen-tati da Assoreti sono banche. E’ costi-tuito da banche l’82,66% dei soggettiabilitati che utilizzano i promotori fi-nanziari agenti. Alcune di queste fan-no parte di grandi gruppi creditiziche utilizzano fuori sede i promotorifinanziari alle loro dipendenze. Lanostra ricerca dice dove questi lavo-rano e quanti sono: molti di più diquanto comunemente si pensava».
Questo fatto che cosa vuol dire?«Che i promotori agenti non solo fan-no parte del mondo bancario, ma, co-
me si può leggere dalle tabelle dellanostra ricerca, esiste un sistema cheper svilupparsi richiede una cultura ecompetenze comuni. Dobbiamo ag-giungere che la crisi attuale ha reso lanostra figura ancora più strategicaper il futuro delle banche e ciò fa pen-sare che nel mondo bancario potran-no affermarsi anche nuovi modelliorganizzativi».
Come si possono interpretare alcunecriticità già emerse a proposito del ca-lo degli iscritti all’Albo? «Le criticità maggiori sono, in sintesi,due e ovviamente colpiscono i pro-motori agenti. La prima è costituitadall’invecchiamento della categoria:criticità collegata alla scarsa attratti-vità che esercita la professione neiconfronti dei giovani. La seconda cri-ticità è rappresentata dal fatto che
l’affermazione professionale sulcampo del genere femminile appareeccessivamente selettiva. A mio avvi-so tutto ciò ha una ragione collegataalla mancanza di progetti innovativie alla delega che le aziende nelle reticonferiscono alle figure di coordina-mento».
Pare che in Italia ci siano oltre 20 mi-la bancari in esubero. E sembra che lereti guardino a questi come una risor-sa. Qual è la sua opinione a riguardo?«Il numero dei collaboratori esternidelle banche, tra promotori e agentiin attività finanziarie, sembra desti-nato a crescere e le banche sarannosempre più interessate a forme con-trattuali flessibili. Oggi, tuttavia,mancano le condizioni perché certiprogetti si realizzino».
Che cosa ci vorrebbe? «Penso a piani di formazione e ag-giornamento tali da arricchire le ri-sorse umane di cui le banche dispon-gono e a incentivi economici e socialiche possano portare a una proficuaintegrazione nelle banche tra il rap-porto di lavoro dipendente e le colla-borazioni esterne. In altre parole, noncredo che ciò possa avvenire senza ilriconoscimento di alcune tutele. Sot-to questo profilo con l’ultima riformadel lavoro ritengo che si sia persaun’importante occasione per rivede-re il lavoro autonomo nel mondobancario. Dovremmo inoltre puntarea un rafforzamento della nostra figu-ra professionale e ciò ritengo spetti alnostro Organismo».
Arrigo Nano, responsabile del coordinamento nazionale Pf della Fabi e presidente di Assonova
La promozione è un fenomeno bancario
ARRIGO NANO, RESPONSABILE DEL COORDINAMENTO
NAZIONALE PF DELLA FABI E PRESIDENTE DI ASSO-
NOVA
Investire in queste fasi tempo e de-naro per formare e avviare nuoverisorse alla professione del pro-
motore finanziario non è certo sem-plice. Tenuto conto, inoltre, che perportare l’investimento a break evenbisogna pazientare un po’, addirittu-ra qualche anno.Tra le reti che in que-sti ultimi anni si sono distinte su que-sto fronte c’è senza dubbio Finanza &
Futuro Banca (gruppo Deutsche
Bank), guidata dall’amministratoredelegato Armando Escalona.
Quanto costa investire (in terminieconomici e di tempo) su una risorsada avviare alla professione di promo-tore finanziario?«In Finanza & Futuro siamo da tempoconsapevoli che l’inserimento dei
neofiti da avviare alla professione dipromotore finanziario non rappre-senta solo un fattore essenziale percontinuare a crescere, ma si tratta diuna strategia più impegnativa e im-portante. L’obiettivo, infatti, è dareuna risposta concreta al problemache sta colpendo l’industria della con-sulenza finanziaria in Italia: lo scarsoturnover generazionale. Così dopoavere focalizzato bene gli obiettivi,abbiamo deciso di perseguirli congrande determinazione e non a casonegli ultimi tre anni, ovvero dall’ini-zio del progetto neofiti, abbiamo in-serito oltre 200 promotori junior. I co-sti da affrontare per raggiungerequest’obiettivo non sono certo statiesigui. Tra le spese sostenute per for-mare le nuove leve da accompagnare
all’esame e i costi associati ai corsipreparatori che i neofiti devono se-guire nei 18 mesi successivi all’iscri-zione all’Albo, l’investimento supera i200 mila euro annui, il 20% circa delbudget totale destinato alla forma-zione dell’intera rete. L’investimento,tuttavia, è ancora più considerevole,se si considerano i costi di formazionesostenuti per preparare adeguata-mente i tutor che seguono i neofiti».
Quanti anni ci vogliono per portarel’investimento su ogni neofita a breakeven?«I risultati raggiunti dai neofiti neiprimi passi dell’attività non sono im-mediatamente visibili, poiché nellamaggiore parte dei casi i promotorijunior distribuiscono alcuni tipi di
Promotori&ConsulentiProfessione
50 Novembre 2012
A che cosa allude? «Dovremmo finalmente confrontarcisu che cosa significa essere banker erivedere la qualifica stessa di promo-tori finanziari. Dal 1991 (l’anno di na-scita del nostro Albo), il contesto in cuisi lavora è completamente cambiato.Occorre perciò superare quelle defini-zioni che sono limitative, se si guardaallo sviluppo dei servizi offerti allaclientela in Italia e in Europa.Il promo-tore finanziario deve essere ricono-sciuto per ciò che effettivamente oggiè in grado di fare con riferimento aogni attività bancaria ammessa fuorisede. In questo senso la riserva di leg-ge inserita nel Tub, che in linea gene-
rale impedisce ai promotori l’eserciziodelle attività creditizie svolte dagliagenti in attività finanziarie, rappre-senta per la nostra categoria un passoindietro».
Da che cosa pensa sarà caratterizzatain futuro la figura del promotore?«Dall’elaborazione dei dati sulla per-manenza nelle diverse reti e sul tur-nover dei promotori all’interno del-l’offerta dei diversi intermediari,emerge che in alcune situazioni si svi-luppa un rapporto più saldo tra pro-fessionista e azienda mandante.Que-sta fidelizzazione è un dato positivoperché è indice di un cambiamento in
atto. La visione del promotore che ve-deva nel proprio rapporto con l’inter-mediario una semplice opportunitàper sviluppare il proprio business haprodotto in passato diversi guasti nelsistema. Credo che questa visione stiatramontando. Il promotore senza cul-tura aziendale rischia di compiereuna scelta perdente, che non ha futu-ro. Al contrario, chi è realmente inte-grato con la propria struttura hamaggiori possibilità di superare ledifficoltà e la sfida dei mercati. I clien-ti sempre più scelgono il proprio con-sulente di fiducia considerandolo untutt’uno con l’azienda che egli rap-presenta». �
Armando Escalona, amministratore delegato di Finanza & Futuro Banca
Pazienza, la virtù dei forti per preparare i neofiti
Novembre 2012 51
Èil promotore finanziario attivocon più esperienza iscritto al-l’Albo. Il prossimo anno Giusep-
pe Collivadino, di Genova, compirà,infatti, 90 anni e questo professioni-sta ne ha di storie e aneddoti da rac-contare, visto che lavora nel campo fi-nanziario da oltre 64 anni.
Da quanti anni lavora nel settore fi-nanziario e opera come promotore? «La mia grande passione è da semprela finanza e in quest’ambito ho ma-turato significative e lunghe espe-rienze sul campo, in particolare, nelsettore bancario, dove ho ricopertoper molti anni l’incarico di operatoretitoli. Ho lavorato, infatti, 40 anni nelBanco di Chiavari per poi passare alBanco di San Giorgio dove sono ri-
strumenti, come i Pac ad esempio,che non portano immediatamenteuna remunerazione considerevole. Èchiaro, dunque, che per portare l’in-vestimento a break even ci vuolemolto tempo. In linea generale, dal-l’analisi dell’esperienza delle risorseche abbiamo inserito, si può dire cheil punto di pareggio può arrivare do-po circa tre anni, ma evidentementequesto lasso di tempo varia da neofi-ta a neofita».
Come sostenete una risorsa nei primipassi e nella costruzione del suo por-tafoglio?«A fronte di una selezione molto ri-gorosa e di un processo che si basasulla formazione, che inizia prima
dell’esame per l’iscrizione all'Albo, ilneofita può contare nei primi tre-sei
mesi su un compenso fisso e sul sup-porto di un tutor dalla grande exper-tise e preparazione. Coerentementecon una professione che non si basacerto sul concetto dello stipendio fis-so, abbiamo fissato alcuni target alraggiungimento dei quali il promo-tore junior viene premiato con unaremunerazione più alta sui prodottidistribuiti. Inoltre, nella fase di co-struzione del portafoglio i neofitipossono iniziare a lavorare su un cer-to numero di clienti del proprio tutor.Si tratta, in genere, della parte piùmarginale del portafoglio del promo-tore senior, che ovviamente continuaa mantenerne la titolarità, ma chepoco alla volta può passare le fee ge-nerate al collega più giovane». �
masto sei anni. Nel ’94 ho deciso diintraprendere la professione di pro-motore finanziario e ho iniziato que-sta bella avventura, che continuatuttora, con Azimut. E quasi senzache me ne accorgessi sono già passa-ti altri 18 anni».
Lavora, dunque, nel settore finanzia-rio e degli investimenti da circa 64 an-ni. Immagino che non sia stato sem-pre facile...«In tutti questi anni il mondo è certocambiato. Ma ho sempre vissuto e la-vorato con grande passione, con unaforza e un entusiasmo che mi hannopermesso di affrontare ogni situazio-ne. E lavorare con passione per me si-gnifica avere clienti soddisfatti e perun professionista questo è senza
dubbio il valore più importante, per-ché il cliente rappresenta il patrimo-nio più importante e riuscire a con-quistarne la fiducia con la professio-nalità e i risultati è la gratifica miglio-re. Ormai con la mia clientela ho crea-
Parla Giuseppe Collivadino, il promotore più anziano d'italia
Saggio e felice!
ARMANDO ESCALONA, AMMINISTRATORE DELEGATO DI
FINANZA & FUTURO BANCA
Promotori&ConsulentiProfessione
52 Novembre 2012
to un rapporto che va al di là dellasemplice relazione promotore-investi-tore e nella gran parte dei casi si è tra-sformata in vera e propria amicizia.Pensi che sono arrivato a seguire laterza generazione di risparmiatori dimolte famiglie. Inoltre, non sono maistato a casa un giorno,perché il mio la-voro mi piace molto e non mi pesa as-solutamente continuare ad assistere imiei clienti. E giusto per essere ancorapiù chiari: non ho mai pensato di riti-rarmi per fare il pensionato».
Lei prima ha fatto riferimento alla fi-ducia dei suoi clienti. Com’è riuscito aconquistarla?«Grazie al lavoro quotidiano e alla re-lazione costante. Diversamente dallebanche che hanno avuto sempre ter-reno fertile nel proporre e collocareprodotti inutilmente costosi, io hosempre cercato di soddisfare real-mente le esigenze dei miei clienti se-lezionando i prodotti più adatti al lo-
ro profilo di rischio. Anzi, quando glistrumenti da offrire non erano suffi-cienti o mal si sposavano con le loroesigenze, mi sono dato da fare perscovare sul mercato le soluzioni d’in-vestimento che potevano migliorareil loro portafoglio. Il mio è stato senzadubbio un approccio premiante per-ché se la fiducia dei miei clienti èsempre cresciuta, parallelamente, ilcredito degli istituti bancari si è pres-soché esaurito».
Prima ha detto di avere scovato sulmercato nuove soluzioni d’investi-mento. A cosa si riferiva?«In occasione della crisi petroliferadel ’74 molti investitori che avevanoin portafoglio i titoli di alcuni istitutifondiari si videro in pratica dimezza-re il capitale. Per cercare di ricrearecon i clienti delusi dalle banche unclima di fiducia pensai, forse per pri-mo, che le gestioni patrimoniali po-tessero rappresentare una buona so-luzione per aiutarli a ricostituire il lo-ro capitale. Ma non solo. Intuendo legrandi possibilità delle obbligazioniindicizzate, uno strumento all’epocaquasi sconosciuto, decidemmo insie-me alla mia banca di investire oltre 25milioni di lire su uno dei primi perso-nal computer che grazie a un softwa-re specifico stilava un gran numero dipossibili scenari di mercato. Ebbene,il ritorno fu incredibile e diventai, inpratica, il market maker del settore,visto che l’80% degli operatori si ri-volgeva a me per acquistare e vende-re questi strumenti. Pensi che ci misiappena tre giorni a ripagare l’investi-mento nel Pc».
Consiglierebbe a un giovane di intra-prendere l’attività di promotore?
«Glielo consiglierei a patto che abbiauna buona propensione a stabilirecontatti umani duraturi. Certo, l’at-tuale scenario non sembra il più fer-tile per costruirsi un portafoglio. Mapiù che da questo fattore sono preoc-cupato da un altro fenomeno: mi ècapitato diverse volte di sentire daigiovani una domanda che mi fa riflet-tere. Piuttosto che chiedere come sipuò svolgere al meglio questa profes-sione, molti si preoccupano solo diappurare quanto guadagneranno».
Alcuni osservatori sostengono che ilmondo della promozione è cambiatomolto in questi anni. È d’accordo?«In realtà il lavoro è sempre,più o me-no, lo stesso.È aumentata molto, inve-ce, la burocrazia. La quantità di carteda scarabocchiare sta rendendo anco-ra più difficoltoso il nostro lavoro».
Il multibrand non ha quindi rivolu-zionato il settore secondo lei?«Direi che in realtà non ha cambiatonulla. La filosofia dovrebbe esseresempre la stessa, ovvero studiare be-ne cosa vuole il cliente ed evitare diproporgli prodotti troppo sofisticati eche non capisce. Sono convinto, alcontrario, che al momento ci sia uneccesso d’offerta e non è sempre faci-le scovare i prodotti di qualità. Forse,questo è uno dei casi dove meno èmeglio».
La consulenza fee only rappresenta ilfuturo?«Non direi. Questo servizio, secondome, è riservato solo a un ristrettissi-mo numero di clienti di elevato stan-ding e può essere offerto solo da unmodesto gruppo di consulenti dallagrande professionalità». �
Novembre 2011 53
Promotori&Consulenti
C resce la gamma dei servizi of-ferti da Unica sim. In ag-giunta alle attività “all’in-
grosso”, ai servizi “per conto terzi”, siaistituzionali sia retail attraverso il tra-ding online e alle attività svolte daipromotori finanziari (collocamento econsulenza), Unica sim allarga la pro-pria operatività alle Pmi e al privatebanking. L’amministratore delegato,Leonardo Frigiolini, spiega le strate-gie di crescita della sim genovese.
Quali novità avete annunciato nel-l’annuale convention di Villasimius?«Unica sim ha deciso di allargare ilproprio ambito di operatività al mer-cato delle piccole e medie imprese,creando la divisione Imprese e capitalmarket, (affidata al socio storico Fa-
brizio Baroni), per sviluppare gli im-mensi ambiti di applicazione genera-ti dai recenti Dl Sviluppo e Dl Sviluppo2.0, che riguardano sia le Pmi sia lestart up. L’obiettivo di Unica è di svi-luppare, a vantaggio dei propri pro-motori, un campo di gioco a 360° checomprenda anche il vasto mondo del-le imprese bisognose di consulenzaquanto se non più dei privati, facendodi Unica sim il partner privilegiatodelle Pmi con più di 10 dipendenti econ oltre 10 milioni di fatturato. In Ita-lia sono censite più di 4 milioni di pic-cole aziende, che evidenziano unacronica sottocapitalizzazione e di-pendenza totale dal fido bancario.Oggi queste società possono avere un
più ampio orizzonte grazie alle previ-sioni dei decreti del governo Monti,ma è necessario che qualcuno (indi-pendente e super partes) li aiuti inquesto graduale cammino di deleve-raging bancario. Unica sim si sta at-trezzando per cogliere questa grandeopportunità. La normativa apre anuovi strumenti quali le cambiali fi-nanziarie, i mini bond e altro. Si è par-lato anche di crowdfunding, innova-tiva modalità di raccolta diffusa di ca-pitali, al centro dell’interesse dellestart up innovative. Unica sim è statol’unico intermediario finanziario pre-sente al workshop sul tema organiz-zato dall’Università La Sapienza di Ro-ma il 27 ottobre scorso. A Villasimius èstata presentata, inoltre, la nuova di-visione private affidata a Luca Avida-no, proveniente da Mps. La divisionesi affianca e completa le attività delladivisione retail guidata da Italo Mon-fermoso, altro socio storico».
Con quale numeri vi apprestate ad af-frontare l'ultima parte del 2012? «Il 2012 si appresta a riconfermare iltrend di crescita iniziato nel 2009. Lasemestrale 2012 è stata decisamentebuona ed è indicativa del fermentopresente in casa Unica sim. Anchequest’anno proporremo ai soci di ca-pitalizzare gli eventuali utili, comeper il passato in modo da potere farecassa per eventuali acquisizioniesterne. I volumi trattati al 30 giugnoscorso superavano già i 13 miliardi di
Rotta sulle Pmi e sul private banking
News
euro, il record dall’acquisizione dellasim. Con il socio Banca Aletti lavoria-mo con grande soddisfazione reci-proca e le masse raccolte negli ultimi18 mesi dai promotori hanno quasiraggiunto i 300 milioni di euro».
Quale target di reclutamento avetefissato per la prima parte del 2013?«Il 2013 sarà l’anno dell’ulteriore acce-lerazione dello sviluppo della rete. L’i-dea, è procedere su molteplici fronticongiunti:proseguire nell’opera di tra-vaso dei restanti promotori già azioni-sti dell’holding; inserire gli ultimi pro-motori-azionisti nell’holding (primache chiuda, almeno per ora, l’aumentodi capitale in atto a condizioni vera-mente di favore per i nuovi entrati) eda qui, preparare la fase due del trava-so; proseguire l’attività di selezioneforti del campo di gioco a 360° di Unicasim; infine guardare alla crescita pervia esterna non escludendo l’acquisi-zione di reti di promotori». �
Unica sim
LEONARDO FRIGIOLINI, AMMINISTRATORE DELEGATO DI UNICA SIM
ta di circa 11.400, per un controvalore quotidiano di 242,8
milioni di euro. Il capitale investito in Etf è arrivato intan-
to a 17,8 miliardi di euro. L'incremento annuo composto
delle masse gestite dal 2003 a oggi è stato del 50%.
In dieci anni sono state eseguite sull'EtfPlus (prima seg-
mento Mtf) 15.562.481 transazioni, per un controvalore di
371,3 miliardi di euro. Il tasso annuo composto di crescita,
per quanto riguarda il numero dei contratti, è del 63,93%,
mentre per ciò che concerne il controvalore è del 53,86%.
Per numero di scambi, i dati rilevati hanno fatto di
Borsa Italiana già dal 2005 la prima piazza in Europa, se-
guita da Deutsche Boerse (7.406 scambi medi giornalieri)
e da Euronext (6.898 negoziazioni medie pro die). Peculia-
re del mercato nazionale, tuttavia, rispetto agli altri gran-
di paesi europei, è la contenuta dimensione media dei con-
tratti (21.300 euro nei primi otto mesi di quest'anno, con-
tro i 74.400 euro di Deutsche Boerse e i 36.300 di Euro-
next), dovuta alla massiccia presenza di investitori retail.
EVOLUZIONE QUALITATIVA
Dopo avere parlato di numeri, andiamo a vedere qual è sta-
to il percorso evolutivo degli Etf in termini di tipologia di
Nell'aprile del 2000 gli Exchange traded fund fecero il loro ingresso in Europa a
Francoforte e nel settembre del 2002 vennero quotati i primi tre su Borsa Italiana.
Da allora questi prodotti, grazie alle loro qualità di convenienza, trasparenza e
negoziabilità, sono cresciuti di numero, diventando lo strumento finanziario di
maggiore successo del decennio. E nel frattempo si sono anche evoluti: dai primi,
semplici tracker a replica fisica si è giunti via via ai prodotti swap based, semiattivi,
strutturati, short e a leva
Un compleanno in ottima salute
Etf
Dieci anni in Italia
di Dario Palladini
Interviste a cura di
Massimiliano D’AmicoEbbene sì, sono già passati dieci anni da quan-
do i primi fondi indice furono ammessi alle
contrattazioni a piazza Affari. Se alla fine del
2002 erano presenti sul listino milanese quat-
tro emittenti e otto prodotti e si contavano 81
contratti medi giornalieri per un controvalore di circa 3,3
milioni di euro, a metà dell'anno successivo i tracker ac-
quistabili erano già 12-13 e alla fine dello stesso 2003 il
patrimonio affidato ai nuovi strumenti si aggirava intor-
no a 500 milioni di euro.
In seguito la crescita è continuata a ritmi esponenzia-
li: nel 2007 furono quotati per la prima volta gli Etc e al
termine di quell'anno gli emittenti erano diventati otto,
mentre gli strumenti negoziabili ben 208 (171 Etf, 37 Etc);
la media quotidiana degli scambi in quei 12 mesi arrivò a
5.305 contratti, per un controvalore di oltre 126 milioni di
euro pro die. Il patrimonio totale gestito dai tracker a fine
2007 era intanto giunto a 10 miliardi di euro.
Oggi (dati al 31 agosto), sull'EtfPlus (e in minima par-
te sul Sedex) si trovano 798 prodotti, dei quali 614 Etf, 172
Etc e 12 Etn. La media giornaliera del numero di contratti
portati a termine nei primi otto mesi di questo 2012 è sta-
54 FONDI&SICAV/Novembre 2012
FONDI&SICAV/Novembre 2012 55
«C’è stato uncospicuo
arricchimentodell’offerta, che
ha portatosicuramente
diversi vantaggiin termini dipossibilità di
scelta, dicopertura deimercati e dei
settori, distrategia e di
assetallocation»
prodotto. All'inizio c'erano semplici cloni a replica fisica (to-
tale o a campione), strumenti piuttosto intuitivi, detti anche
cash based, che avevano il pregio della trasparenza e della
diversificazione e che riducevano al minimo il rischio con-
troparte. I difetti principali di questi tracker erano (e sono
tuttora) due: il tracking error, ossia lo scostamento tra la
performance dell'Etf e quella del benchmark sottostante, e
l'impossibilità di accedere ad alcuni indici di mercato.
Poi sono venuti i primi prodotti semiattivi, ossia cloni
che selezionano i titoli da inserire in portafoglio non solo
basandosi su criteri di capitalizzazione e liquidità, ma fa-
cendo anche ricorso a indicatori di tipo fondamentale (il ri-
ferimento è principalmente agli indici della serie Ftse Rafi).
È stata poi la volta degli Etf a replica sintetica (o swap
based), che hanno portato vantaggi in termini di accessi-
bilità a mercati/segmenti non raggiungibili o difficilmen-
te accessibili e di replica, più aderente al benchmark pre-
scelto, ma che hanno anche comportato un rischio contro-
parte più elevato, sebbene questo sia stato comunque eli-
minato o significativamente ridotto con opportuni accor-
gimenti, anche previsti dalle normative vigenti.
Sono arrivati quindi gli Etf short e a leva, che hanno
introdotto i problemi legati al cosiddetto compounding
effect, alleviati con i tracker a reset mensile (contro il
reset giornaliero tipico dei primi prodotti). E infine, dopo
gli Etc, sono arrivati anche gli Etn, strumenti che in
realtà sono abbastanza diversi dagli Exchange traded
product classici.
CONCLUSIONI
In generale, possiamo affermare che c'è stato un cospicuo
arricchimento dell'offerta, che ha portato sicuramente di-
versi vantaggi in termini di possibilità di scelta, di copertura
dei mercati e dei settori, di strategia e di asset allocation; tut-
tavia si registra anche una crescente complessità dei prodot-
ti proposti, che sino a poco tempo fa si è accompagnata a Ter
in aumento (ora per fortuna la competizione sembra avere
invertito il trend) e che impone nuove regole di chiarezza.
Ultimamente si è anche assistito a un ritorno da prodotti
swap based a prodotti cash based da parte di alcuni tra i
principali emittenti presenti sul mercato italiano.
La riflessione più immediata è che gli Etp in genere ab-
biano rappresentato e continuino a rappresentare la tipo-
logia di prodotto più efficiente per l'investitore retail (e
non solo), a patto di mantenere (verrebbe da dire preser-
vare) quelle caratteristiche di base che da sempre costitui-
scono il loro punto di forza. È quindi positiva la nascente
competizione sui costi, dopo un periodo nel quale alla cre-
scente complessità dei nuovi prodotti si affiancavano
commissioni altrettanto in ascesa. E così pure è probabile
che il dibattito sulle nuove regole da adottare porti a ri-
stabilire la chiarezza tipica delle origini.
E poi c’è grande curiosità sulla possibile quotazione di
Etf attivi e sulle conseguenze potenzialmente rivoluziona-
rie che essa potrebbe avere. Un evento di questo tipo vor-
rebbe dire nuovi emittenti e nuovi prodotti. Questo, però,
sarebbe un passo del tutto simile alla quotazione/tratta-
fee only rappresenterebbe molto probabilmente, in un paese
come l'Italia, il volano decisivo per la definitiva affermazione
e l'ennesimo boom degli Etp come li conosciamo ora.
Per cercare di capire quali dinamiche stanno guidan-
do il settore e per prevedere quali saranno i trend che ca-
ratterizzeranno il mercato negli anni a venire, abbiamo
coinvolto nella nostra inchiesta i principali emittenti. �
Quali sono le prospettive del mercato degli Etf?«IIl mercato italiano degli Etf continua a crescere e i nume-
ri lo testimoniano: gli Aum hanno infatti superato i 20 mi-
liardi di euro (Etf più Etc). Anche per Deutsche Bank, che
nel 2007 ha debuttato in Italia su questo mercato, il bilan-
cio è assolutamente positivo. Ora la Banca è leader per nu-
merodi strumenti offerti (173 tra Etf e Etc), con un impe-
gno molto forte testimoniato dal fatto che il mercato ita-
liano si è attestato, come valore degli asset, subito dopo
Gran Bretagna e Germania, due paesi che vantano una
grande tradizione nel segmento degli Etf».
Quali sono i trend delineatisi nel 2012?«Nel corso dell’anno si è assistito alla crescita degli investi-
menti in asset class specifiche come i corporate bond e gli
emerging market bond, come conseguenza della ricerca da
parte degli investitori di rendimenti più interessanti rispet-
to ai bond governativi. Sempre alla luce dell'incertezza che
continua a condizionare i mercati, si è registrato lo svilup-
po delle commodity, in particolare degli strumenti sull’oro».
Quali novità avete in cantiere per il 2013? «Deutsche Bank ritiene di avere già un’offerta ampia e
completa, in grado di diversificare realmente il portafo-
glio della clientela. Se il nostro obiettivo negli scorsi mesi
era prevalentemente offrire all’investitore il prodotto giu-
sto al momento giusto, per il futuro la sfida sarà di fare
conoscere la potenzialità della nostra piattaforma a un
pubblico d’investitori sempre più vasto».
Crede che il pubblico retail e le reti possano giocare unruolo da protagonista negli anni a venire?«La nostra speranza è che si vada verso uno scenario simi-
le agli Usa dove, anche grazie alla presenza dei consulenti
fee only, gli asset sono equamente divisi tra gli istituzio-
nali e il retail. Dalla lettura dei dati sul Vecchio continen-
te a oggi emerge, invece, che la percentuale è sbilanciata
verso gli istituzionali. L’Etf è uno strumento storicamente
poco costoso e per le reti il problema principale resta sem-
pre la remunerazione garantita da questi strumenti, che
non assicura certo margini molto alti». �
zione in borsa dei fondi e sicav tradizionali, passo fatto
probabilmente con lo scopo di contrastare l'ascesa dei “ve-
ri” tracker e offrire ai collocatori una nuova tipologia di
strumenti remunerativi. Una mossa, insomma, contro la
consulenza pura, per la quale gli Etf originari sembrano
fatti apposta.
Di contro, proprio un eventuale decollo della consulenza
bilancio è molto positivo, grazie a una quota di mercato,
su Borsa Italiana, del 68% per numero di contratti scam-
biati e del 56% per controvalore negoziato. Per quanto ri-
guarda il patrimonio di Etf detenuto in Italia (pari a circa
A dieci anni dall’introduzione dei fondi a replica in Italiaqual è il vostro bilancio?«Lyxor è stato il primo gestore (assieme a Merrill Lynch) a
quotare un Etf in Italia nel 2002. A distanza di 10 anni il
Etf
Dieci anni in Italia
56 FONDI&SICAV/Novembre 2012
Marcello Chelli, referente per gli Etf di Lyxor in Italia
Siamo virtuosi sul frontediversificazione
Mauro Giangrande, responsabile piattaforma Etf per Deutsche Bank Italia
Italia sul podio
FONDI&SICAV/Novembre 2012 57
Negli ultimi anni è cresciuta in maniera esponenzialel’attenzione per le commodity. Qual è il vostro bilancio?«Noi siamo entrati in Borsa Italiana nel 2007 in punta di
piedi. Gli Etc non erano conosciuti ed Etf Securities era una
società nuova per il pubblico italiano, così come lo erano
le materie prime come asset class. Adesso non è più così:
nella nostra nicchia, ovvero le commodity e i cambi, siamo
molto ben posizionati ed, essendo entrati per primi in que-
sti settori il mercato, ha concentrato la liquidità sui nostri
Etc riducendone lo spread. Oggi gli Etc di Etf Securities so-
no talvolta secondi, talora terzi nei volumi del segmento
EtfPlus di Borsa Italiana. Un grande risultato, abbiamo rot-
to la dicotomia "azioni oppure obbligazioni" con l'investi-
mento alternativo sulle materie prime».
Come spiega la concentrazione del mercato su pochistrumenti?«C'è troppa offerta, ma è un bene per l’investitore finale e
un po’ meno per gli emittenti. In questo settore conta mol-
to l'economia di scala. Sulla stessa asset class, il primo
emittente prende in genere la maggior parte del patrimo-
nio offerto dal mercato, il secondo qualcosina, il terzo
quasi nulla e rischia di non essere più competitivo in ter-
mini di spread. Ecco perché il mercato è destinato a con-
solidarsi con non più di cinque emittenti, magari specializ-
zati sulle singole asset class. I pesci grandi probabilmente
mangeranno quelli piccoli come è giusto che sia in un mer-
cato che non cresce più a due cifre».
Quali trend si evidenziano dall’analisi approfondita dei flus-si di raccolta?«Viste le emissioni del 2012, mi sembra che il trend sia
chiaro: si riscontrano poche emissioni e anche qualche de-
listing in Borsa Italiana nel segmento azionario, mentre Etf
Securities ha quotato oltre 70 Etc sulle materie prime. Le
grandi novità in Borsa Italiana nel 2012 sono quindi arri-
18 miliardi di euro) stimiamo di rivedere già nel 2013 i tas-
si di crescita degli anni più recenti».
Il mercato europeo degli Etf è molto concentrato. Comespiega questo fenomeno?«Il fenomeno della concentrazione dei patrimoni e delle
negoziazioni sull’Etf Euro Stoxx 50 e sull’Etf dell’indice do-
mestico (per esempio il Dax per la Germania) non è così ri-
levante in Italia. In questo, il nostro paese si differenzia in
maniera virtuosa ed esprime la capacità di focalizzare i ca-
pitali su un più ampio spettro di sottostanti, a vantaggio
della diversificazione e dell’innovazione».
Si registra ancora un gap tra i prodotti che replicano gliindici azionari e quelli obbligazionari. Quali saranno inuovi trend? «Riteniamo che il trend degli Etf obbligazionari continuerà
e, pertanto, quoteremo a breve uno strumento sui Btp a
uno-tre anni cui seguiranno, entro il primo trimestre 2013,
altri Etf sul fixed income. Ci concentreremo inoltre su Etf
innovativi che selezionano società di qualità ad alti divi-
dendi e completeremo la gamma degli strumenti short».
L’industria degli Etf è ancora dominata dagli istituziona-li. Lo scenario è destinato a cambiare?«Su Borsa Italiana gli investitori retail (con contratti sotto i
25 mila euro) hanno già un ruolo molto attivo: rappresenta-
no infatti l’84% dei contratti totali scambiati anche se, ov-
viamente, il loro peso crolla al 26% in termini di controvalo-
ri negoziati. Notiamo, inoltre, che sono diverse le reti che
hanno sviluppato advisory desk che supportano promotori e
private banker nell’analisi e selezione degli Etf. La diffusione,
anche se parziale, della consulenza a parcella insieme all’uso
crescente degli Etf da parte di Gpm, Gpf e strutturatori, aiu-
terà ulteriormente. In ogni caso, alcuni strumenti di nicchia
(a leva, short, sulla volatilità, su singoli paesi emergenti) già
oggi vengono impiegati in quanto colmano le lacune presen-
ti nel range dei prodotti a disposizione del promotore». �
Massimo Siano, head of Italian market of Etf Securities
Cresce l’interesse per lecommodity
«Senza dubbio, me ne rendo conto nei roadshow organiz-
zati sul territorio. Oro, petrolio e natural gas sono molto
seguiti e scambiati anche dai promotori. Una domanda
specifica in qualsiasi convegno finanziario su almeno una
di queste materie prime non manca mai». �
vate quasi tutte dagli Etc sulle materie prime. Scommetto
che avverrà la medesima cosa anche nel 2013».
Nota un maggiore interesse per gli Etc da parte dei pro-motori?
che di Asia e Usa, è stato accentuato dalla politica di conces-
sione delle licenze da parte degli index provider, che hanno
accordato contratti in esclusiva per concentrare i volumi su
un solo strumento. Gli Etf che hanno beneficiato di questo
vantaggio sono diventati così il punto di riferimento del mer-
cato e sono rimasti i più grandi in termini di asset e volumi».
Quali saranno i nuovi trend per il 2013?«Gli Etf obbligazionari sono cresciuti costantemente in nu-
mero e in termini di asset dal 2004. Questo trend è legato
alla necessità dei multimanager e dei private banker di di-
versificare il loro portafoglio con strumenti passivi. Penso
che ci sia spazio per la crescita di strategie smart beta in
questa asset class e sulle commodity».
Questi strumenti sono destinati a fare breccia anchepresso i promotori?«I promotori hanno capito che gli Etf sono uno strumento
importante per la diversificazione, adatti per gestire in mo-
do efficiente sia la parte core, sia la satellite dei portafogli
dei propri clienti. I più interessati, in ogni caso, sono sem-
pre i consulenti finanziari indipendenti fee only». �
Credete che il mercato dei fondi replicanti possa ancoracrescere nei prossimi anni?«Sì, per due importanti ragioni: primo, gli Etf saranno sem-
pre più popolari tra gli investitori retail e gli istituzionali
grazie alla loro liquidità, alla trasparenza e all’efficienza dei
costi. Secondo, gli investitori useranno sempre più gli Etf
per sviluppare sofisticate strategie di portafoglio. Questo
trend offre grandi opportunità per lo sviluppo degli stru-
menti di nicchia, realizzati per soddisfare le specifiche ne-
cessità di asset allocation o risk management. Ad esempio,
una recente ricerca della società di consulenza bfinance su-
gli investitori istituzionali europei ha mostrato che un terzo
di loro prevede di destinare oltre il 10% del portafoglio in
investimenti smart beta e ha indicato come principale ra-
gione di questa scelta la riduzione del rischio e la conse-
guente overperformance rispetto agli indici a capitalizza-
zione di mercato. Ci aspettiamo che wealth manager e hi-
gh net worth individual adottino un approccio simile».
Come spiega la concentrazione che caratterizza il merca-to europeo?«Questo fenomeno, che è tipico non solo dell’Europa, ma an-
nuti sul mercato europeo recentemente e abbiamo inizia-
to la nostra strategia di sviluppo nel 2011. I nostri risulta-
ti sono incoraggianti con una raccolta europea nell’anno
di circa 2 miliardi di dollari, che colloca Spdr Etf ai primi
Spdr ha debuttato solo recentemente sul mercato euro-peo. Qual è il primo bilancio?«Nonostante la piattaforma Spdr Etf compia nel 2013 20
anni dal lancio del primo Etf sul mercato, siamo interve-
58 FONDI&SICAV/Novembre 2012
Etf
Dieci anni in Italia
Isabelle Bourcier, head of business development di Ossiam
Strategie smart beta ecommodity per crescere
Danilo Verdecanna, managing director di State Street Global Advisors
A copertura del tail risk
FONDI&SICAV/Novembre 2012 59
posti in termini di raccolta. Il trend sugli Etf non è di bre-
ve, ma di lungo periodo per cui mi aspetto un ulteriore svi-
luppo nei prossimi anni sia in Europa, sia in Italia».
Come spiega la concentrazione del mercato europeo?«Il mercato europeo ancora deve consolidarsi e arrivare a una
situazione di stabilità. In Europa ci sono meno asset degli Sta-
ti Uniti, ma molti più strumenti. L’elevato numero di prodotti
deriva dal fatto che il mercato europeo non è ovviamente
omogeneo come quello statunitense (nel Vecchio continente
abbiamo indici locali comprati da investitori locali) e dalla
presenza degli Etf di derivazione investment bank che vanta-
no una maggiore facilità nel lanciare nuovi prodotti».
Quali novità avete in serbo per il 2013? «L’idea che sta portando avanti Spdr Etf è lanciare sicura-
mente indici core, ma anche andare a identificare nuovi
fattori come i dividendi e la volatilità per consentire agli
investitori retail e non, di ottenere un’esposizione a queste
asset class a un prezzo inferiore rispetto ai fondi attivi. La
gestione del cosiddetto tail risk è molto sentita in questo
particolare periodo dell’economia e alcuni strumenti pos-
sono consentire una maggiore protezione o gestione della
fase di ribassi dei mercati».
Le reti di promozione mostrano un maggiore interesse pergli Etf?«Ovviamente c’è un discorso d’incentivo che non può esse-
re superato e smarcato facilmente. Nonostante ciò, gli Etf,
che godono di un’ottima reputazione sul mercato per le
caratteristiche di trasparenza, chiarezza di obiettivi e bas-
se commissioni, iniziano ad aiutare il promotore a gestire
le fasi più complicate del mercato in cui l’investitore ri-
chiede semplicità e maggiore protezione. Sicuramente gli
Etf stanno sostenendo i promotori nel gestire i propri
clienti e fidelizzarli». �
Il mercato europeo degli Etf evidenzia una grande con-centrazione. Come spiega questo fenomeno?«Quello degli Etf è un business cosiddetto di volumi, dove
i maggiori player e gli Etf sui principali indici fanno la par-
te del leone in termini di raccolta. Un utilizzo elevato mi-
gliora la liquidità e innesca un circolo virtuoso. Tra l’altro
questo dato sfata anche il mito che gli Etf vengano prin-
cipalmente utilizzati per l’allocazione satellite. Al contra-
rio, le masse maggiori sono su prodotti cosiddetti core a
confermare la centralità dello strumento».
Quali novità avete in cantiere per il 2013? «iShares continua la propria politica di lancio di nuovi pro-
dotti sia in ambito azionario sia soprattutto obbligaziona-
rio, per segmenti in cui vediamo una richiesta da parte de-
gli investitori e quindi ancora spazi di crescita. Ci sono tut-
ti gli elementi per affermare che assisteremo a un incre-
mento esponenziale degli Etf obbligazionari che rappre-
sentano una percentuale ancora molto limitata rispetto al
totale delle masse complessive investite su questa asset
class e molto inferiore alla stessa percentuale degli Etf
azionari sul totale del mercato equity».
Il pubblico retail giocherà un ruolo da protagonista neglianni a venire?«Per quanto riguarda i risparmiatori retail, stiamo assisten-
do a un crescente utilizzo degli Etf. Detto ciò, a mio avvi-
so, se non si hanno le competenze necessarie è sempre be-
ne rivolgersi a un consulente finanziario. L’advisor, di qual-
siasi natura, sarà sicuramente in grado di consigliare l’Etf
adatto alla singola esigenza e soprattutto l’asset allocation
più adeguata alle esigenze espresse dal singolo risparmia-
tore».
Anche le reti di promozione finanziaria mostrano unmaggiore interesse per gli Etf?«Assolutamente sì. Dopo alcuni anni dove per cause di for-
za maggiore ci si è concentrati su altri obiettivi, quali la
raccolta diretta, gli intermediari finanziari e le società di
gestione hanno l’esigenza di trovare nuove soluzioni d’in-
vestimento che apportino innovazione sul mercato. Gli Etf
per diversi aspetti rappresentano lo strumento ideale per
creare soluzioni innovative e, al tempo stesso, semplici,
trasparenti ed efficienti dal punto di vista dei costi, come
richiedono gli investitori privati». �
Emanuele Bellingeri, responsabile per l’Italia di iShares
Non solo nell’allocazione satellite
biano sufficienti asset in gestione e liquidità per evitare ri-
schi di concentrazione, creando un effetto virtuoso: al cre-
scere degli asset, si riduce il rischio di concentrazione, au-
menta la liquidità sul mercato secondario e la possibilità
degli investitori di aumentare l’esposizione al prodotto».
Come spiega la prevalenza degli strumenti azionari?«Gli Etf sono nati come prodotti azionari e infatti il 70%
di questi fornisce esposizione a questa asset class. Una del-
le evoluzione più interessanti è proprio quella di espansio-
ne su altri indici non-azionari. Sul lato commodity, domi-
nato dagli Etp sull’oro, questa è già una realtà che rappre-
senta il 12% dell’offerta».
Dal lato offerta vede un maggiore interesse delle reti?«In Europa oltre il 65% dei fondi è distribuito attraverso
una rete di vendita posseduta dalla società di gestione. L’e-
voluzione dei nuovi modelli di business, orientati a modelli di
consulenza fee based, stanno già impattando positivamente
sulla penetrazione degli Etf nel portafoglio dei clienti. In Gran
Bretagna questo fenomeno è già visibile con la prossima in-
troduzione della regolamentazione Retail distribution re-
view, che vieta incentivi alla distribuzione». �
9% dei fondi. In Europa, gli Etf rappresentano circa il 3%
delle masse totali in fondi Ucits. Se, come si è verificato fi-
nora, il mercato europeo seguisse il trend di crescita degli
Stati Uniti, è lecito aspettarsi nei prossimi anni una crescita
delle masse ancora molto robusta».
Quali saranno i nuovi trend dal punto di vista dei nuovi
A dieci anni dall’introduzione dei fondi a replica in Italia,quali sono, secondo voi, le prospettive di crescita di que-sti strumenti? «Il mercato Etf è in Italia, come nel resto dell’Europa, una
delle aree a più forte crescita. Se prendiamo come esempio
il mercato statunitense, che è nato diversi anni prima di
quello europeo, vediamo che gli Etf rappresentano circa il
Quali sono le prospettive dei fondi a replica?«L’evoluzione del mercato degli Etp è sicuramente interes-
sante per il costante e incrementale tasso di crescita an-
nuale mostrato dalla nascita; si tratta di un fenomeno glo-
bale, non ristretto a una sola realtà geografica. Ma forse
l’aspetto più interessante è il potenziale sviluppo nei pros-
simi anni. In Europa gli Etp restano ancora un mercato di
nicchia, circa il 10% degli asset gestiti dai fondi comuni, e
stime recenti prevedono che il mercato possa raddoppiare
di dimensione nel prossimo biennio».
Il mercato europeo degli Etf è molto concentrato. Comespiega questo fenomeno?«Vari fattori hanno contribuito a questo fenomeno, sia da
un punto di vista dell’offerta sia della domanda. Il vantag-
gio competitivo di essere primi sul mercato ha sicuramen-
te ripagato quegli Etf provider che ci hanno creduto e han-
no investito con una visione di lungo periodo. Infatti la
concentrazione non è solo di prodotto, ma anche e soprat-
tutto di società di gestione: basti pensare che i primi tre Etf
provider europei rappresentano il 68% dell’offerta. Inoltre
se analizziamo la domanda, l’80% proviene da clientela
istituzionale, che per investire richiede che i prodotti ab-
60 FONDI&SICAV/Novembre 2012
Etf
Dieci anni in Italia
Elio Manca, responsabile per Knight Capital di Etf sales in Europa
In attesa della Retail distributionreview
Stefano Caleffi, responsabile per il mercato italiano di Source
Più forti grazie alla joint-venturecon Pimco
FONDI&SICAV/Novembre 2012 61
prodotti e quali novità avete in cantiere per il 2013? «Gli Etf obbligazionari saranno sicuramente un’area di for-
te sviluppo nei prossimi anni. Finora il 2012 è stato carat-
terizzato proprio da consistenti afflussi in Etf a reddito fis-
so, soprattuto negli strumenti su obbligazioni corporate e
high yield. Sebbene i prodotti obbligazionari rappresenti-
no circa il 20% delle masse europee in Etf, quest’anno gli
afflussi netti in questa asset class hanno rappresentato ol-
tre il 40% del totale. Il fixed income è quindi un’area a for-
te crescita, che sarà caratterizzata da un aumento dell’of-
ferta. Per quanto riguarda Source, noi siamo attivi nel seg-
mento obbligazionario tramite una joint-venture con Pim-
co. Uno dei nostri obbiettivi per il 2013 è aumentare la no-
stra offerta in questa asset class, beneficiando dunque del-
la partnership con Pimco».
Crede che il peso del pubblico retail sia destinato a cre-scere?«Il peso degli investitori retail rappresenta una delle princi-
pali differenze tra il mercato Etf europeo e quello america-
no, che vede una presenza di risparmiatori molto significa-
tiva. Una maggiore partecipazione degli investitori retail
sarebbe benvenuta, perché aumenterebbe gli scambi in
borsa, migliorando quindi la liquidità on-exchange degli
Etf. Tuttavia ritengo che l’attività di questa classe d’investi-
tori aumenterà gradualmente e nel prossimo futuro il mer-
cato Etf vedrà ancora gli istituzionali come investitori prin-
cipali». �
A dieci anni dall’introduzione dei fondi a replica in Italiaqual è il vostro bilancio e quali sono le prospettive di que-sto mercato?«Il bilancio di Amundi Etf è molto positivo: con masse su-
periori a 8 miliardi di euro a fine settembre ci collochia-
mo tra i primi emittenti a livello europeo in termini di rac-
colta netta nel corso di quest’anno. In Italia i primi due
prodotti sono stati lanciati nel 2002 con una forte acce-
lerazione dell’offerta a partire dal 2010, secondo il piano
di sviluppo europeo previsto da Amundi Etf. Oggi sono
ben 75 gli strumenti di Amundi Etf quotati su Borsa Ita-
liana. Se si considerano solo i numeri del mercato italia-
no, le masse in Monte Titoli sono passate da 0,5 miliardi
di euro a dicembre 2003 a circa 18 miliardi di fine settem-
bre 2012, con un tasso di crescita annuo composto pari a
circa il 50%. Questi dati ci fanno essere ottimisti per i
prossimi anni per i quali ci attendiamo un sempre maggio-
re interesse per il prodotto».
Quali sono secondo voi le prospettive degli strumenti ob-bligazionari? «Gli Etf obbligazionari rappresentano oggi meno del 30%
delle masse totali in Etf in Italia e in Europa, ma sono in
crescita costante. Le condizioni di mercato spesso dettano
nuove esigenze degli investitori e di conseguenza gli emit-
tenti studiano soluzioni e nuovi prodotti. Ad esempio la re-
cente crisi sul debito sovrano di alcuni paesi dell’area euro
ha segnato la netta divisione del mercato dei titoli di sta-
to in due blocchi: i paesi core e i paesi periferici. Amundi
Etf offre oggi sia l’esposizione ai paesi core più virtuosi
quali Germania, Francia, Olanda, Finlandia e Austria, sia
un’esposizione al debito dei paesi periferici, rimanendo nel
perimetro investment grade quali Italia, Spagna, Belgio e
Irlanda. Il contesto di mercato degli ultimi anni ha indot-
to gli investitori a comprendere quanto sia importante la
diversificazione, non solo per emittente, ma anche per
paese all’interno di un portafoglio obbligazionario. Pertan-
to ci attendiamo un sempre maggiore uso di questo stru-
mento anche nel reddito fisso».
Anche le reti di promozione sono destinate a utilizzaremaggiormente gli Etf?«I promotori guardano con sempre maggiore attenzione e
interesse al prodotto Etf come strumento per costruire
portafogli più efficienti attraverso una maggiore diversifi-
cazione». �
Antonio Volpe, head of Etf business unit di Amundi Sgr
Cresce l’interesse per gli obbligazionari
comporta però l’accettazione di alcune variabili che pos-
sono mettere a dura prova i nervi degli investitori: l’oro
non stacca cedole e l’intera funzione protettiva è affidata
alla rivalutazione del prezzo e i forti flussi di domanda
possono spingere le quotazioni su livelli talmente elevati
da innescare prese di beneficio. In quest’ultimo caso, il pic-
colo investitore corre il rischio di effettuare i suoi acquisti
proprio a ridosso di una fase di forte correzione.
Un’alternativa interessante e liquida è costituita dai
titoli di stato il cui rendimento è legato all’andamento
dell’inflazione. La caratteristica principale di questi stru-
menti è che la cedola pagata acquisisce un benefico
aggiustamento all’inflazione durante la vita dell’obbliga-
zione: all’aumentare della variazione dei prezzi al consu-
mo si verificherà un incremento del valore nominale del
bond, tale da annullare l’effetto negativo dell’inflazione.
L’origine di questa tipologia di titoli risale alla seconda
guerra mondiale, ma fu soltanto negli anni ottanta che co-
minciò a svilupparsi l’attuale mercato. Abitualmente, gli
emittenti di queste obbligazioni sono i paesi industrializzati
(in particolare Regno Unito, Germania, Stati Uniti, Francia e
Italia) e i titoli emessi da società private tendono ad avere un
ruolo residuale. Gli esperti calcolano che il mercato dei bond
legati all’inflazione abbia raggiunto 2 mila miliardi di euro.
Un’altra caratteristica di questi strumenti è la preva-
lenza di titoli con scadenze molto lunghe. Ciò fa sì che i
L’accelerazione dei prezzi al consumo è una del-
le minacce principali per i portafogli degli in-
vestitori. La variazione inflativa è il nemico
numero uno di qualsiasi opzione d’investi-
mento e un asset può definirsi redditizio solo
a patto di riuscire a fare meglio dell’incedere dell’inflazio-
ne. Attualmente, un numero crescente di investitori ed
esperti crede che il ricorso a strumenti focalizzati sulla pro-
tezione del capitale dall’incremento del costo della vita co-
stituisca una strategia d’investimento adeguata per difen-
dersi da potenziali accelerazioni dei prezzi al consumo pro-
vocati dalle iniezioni di liquidità effettuate dalle banche
centrali dei paesi industrializzati.
Le ultime misure di stimolo attivate dalla Federal Re-
serve, come l’acquisto di titoli ipotecari per complessivi 40
miliardi di dollari, e l’annuncio della Bce di acquisto di ti-
toli di stato emessi dai paesi periferici hanno fatto scatta-
re l’allarme per un possibile incremento dell’inflazione nel
medio termine. Nonostante le rassicurazioni date dall’or-
ganismo presieduto da Mario Draghi, sono sempre più gli
investitori che stanno prendendo in considerazione il ri-
schio inflazione.
Esistono diverse alternative per cercare di garantire ai
propri risparmi un’adeguata difesa dall’inflazione. Una
delle più note, e probabilmente quella più richiesta, è co-
stituita dall’oro. La funzione protettiva del metallo giallo
62 FONDI&SICAV/Novembre 2012
Una delle principali paure degli investitori è l’incremento del costo della vita e
nell’attuale situazione di forti interventi monetari da parte della Federal Reserve e
della Bce questa preoccupazione sta crescendo. La soluzione più efficace, adottata
soprattutto dagli investitori istituzionali, è puntare su titoli di stato con rendimento
indicizzato. E non mancano i gestori che operano in questo campo
Un’arma perdifendere i risparmi
Fondi obbligazionari
Bond legati
all’inflazione
a cura di Rocki Gialanella
FONDI&SICAV/Novembre 2012 63
principali investitori siano gli istituzionali, in particolare
società di assicurazioni e fondi pensione, che li utilizza-
no per proteggere i propri portafogli. La duration eleva-
ta li trasforma in asset che hanno valenza più tattica
che strategica. Le mutate condizioni di mercato e la
necessità di raccogliere capitali sta portando alcuni
emittenti sovrani a proporre titoli di stato legati all’in-
flazione con scadenza breve o media. Quest’ultimo è il
caso del tesoro italiano, che è riuscito a calamitare l’in-
teresse degli investitori (domestici e internazionali) e a
raccogliere elevate quantità di risorse grazie all’emissio-
ne dei Btp Italia. �
Quali sono le mosse giuste per orientarsi in un set-
tore certamente difficile come i bond legati
all'inflazione? Fondi&Sicav ne ha parlato con due
importanti operatori: Jonathan Baltora, gestore del fondo
Axa Global inflation bond, che crede in una dinamica dei
prezzi nel breve termine supportata dagli elevati costi dei
generi alimentari a causa della grave siccità di quest’e-
state, e Sophie Sentilhes, fund manager inflation linked
& global bonds di Hsbc Global Asset Management, che
ritiene che i tassi d’inflazione scenderanno nel breve ter-
mine in Usa e in Europa, anche se i rischi di una fiamma-
ta improvvisa restano.
Considerando i diversi paesi di domicilio e i relativi tassid’inflazione, in quale modo il comparto riesce a ottenereun tasso di rendimento reale per ogni investitore?Baltora: «Gli studi accademici mostrano che il 70% dell’in-
flazione locale è il risultato del trend d’inflazione globale.
Altri lavori hanno dimostrato che negli ultimi 30 anni, il
trend d’inflazione globale è aumentato e può spiegare me-
glio i tassi d’inflazione locali. Considerando che a pagare
l’inflazione tramite l’indicizzazione delle obbligazioni sono
i titoli sovrani (il mercato dei corporate linker è molto pic-
colo e poco liquido), gli investitori che devono affrontare
la crisi del debito sono spinti a diversificare il più possibi-
le. Gli investitori dovrebbero trarre conforto da questa
strategia, in quanto l’indicizzazione sarà considerevole,
poiché la loro inflazione locale è altamente correlata al
tasso medio d’inflazione globale».
Sentilhes: «Gli investitori possono difendersi dall’in-
flazione domestica attraverso un’allocazione globale in in-
flation linked bond, beneficiando allo stesso tempo di un
vasto range di opportunità e di un information ratio mi-
gliore. L’inflazione globale e quella domestica seguono
trend similari e l’adozione di una copertura dal rischio di
cambio aumenta ulteriormente il legame tra l’inflazione
domestica e quella globale. Inoltre, un universo globale di
titoli offre opportunità d’investimento addizionali in virtù
dell’ampio range di paesi e titoli disponibili rispetto a un
benchmark di inflation linked bond di tipo domestico. Al-
«Società di
assicurazione e
fondi pensione
li utilizzano per
proteggere i
propri
portafogli»
Parlano gli operatori
Un rischio ancora presente
JONATHAN BALTORA, GESTORE
DEL FONDO AXA GLOBAL
INFLATION BOND
64 FONDI&SICAV/Novembre 2012
Fondi obbligazionari
Bond legati
all’inflazione
l’interno dell’Eurozona, i percorsi dell’inflazione domesti-
ca possono divergere nel breve termine a causa di diffe-
renze nella tassazione indiretta e altri fattori, tuttavia i
trend sono simili nel lungo termine. Inoltre, l’Eur Hicp (l’in-
dice armonizzato dei prezzi al consumo) è agganciato a
strumenti che offrono un migliore livello di liquidità, ri-
spetto ad alcuni inflation linked bond agganciati all’infla-
zione domestica, come per esempio il nuovo Btp Italia».
Per quanto riguarda la protezione del capitale e le carat-teristiche rischio-rendimento, un comparto obbligazio-nario inflation linked come si rapporta ai comparti obbli-gazionari del mercato emergente o dell’high yield, tenutoconto che questi ultimi dovrebbero avere rendimenti suf-ficienti a compensare l’aumento dei tassi d’inflazione?Baltora: «Riteniamo che la protezione dall’inflazione si ot-
tenga esclusivamente attraverso le obbligazioni inflation
linked. Alcuni investitori temono rendimenti reali negativi
in certi paesi (i rendimenti prima dell’indicizzazione all’in-
flazione); pensiamo che questi timori siano ingiustificati,
poiché i rendimenti reali negativi indicano che, a parità di
emittente e scadenza, i rendimenti nominali rendono me-
no dell’inflazione attesa dal mercato (chiamata Breakeven
inflation o Bei). I rendimenti reali negativi indicano pertan-
to che il fixed income è poco conveniente come asset class
e che gli investitori dovrebbero guardare ai prodotti a
spread nell’ambito degli strumenti a reddito fisso. L’obiet-
tivo del comparto Axa Wf Global Inflation Linked Bond
Fund è offrire ampia diversificazione con titoli di stato in-
flation linked che abbiano un ottimo rating. Le obbligazio-
ni inflation linked sono proprio uno di quei prodotti a
spread in grado di offrire diversificazione grazie al poten-
ziale rialzista contro le sorprese d’inflazione, proprio come
l’high yield o il debito dei mercati emergenti. Se la prote-
zione dall’inflazione fosse un muro, le obbligazioni infla-
tion linked sarebbero i mattoni delle obbligazioni statali».
Sentilhes: «Gli inflation linked bond offrono uno shar-
pe ratio interessante e presentano un basso livello di ri-
schio asimmetrico, se rapportati agli high yield bond e agli
emerging bond. I titoli agganciati all’inflazione offrono
rendimenti inferiori a quelli delle altre due asset class, ma
garantiscono una protezione migliore rispetto agli shock
da inflazione non attesi. Più in generale, possono essere
considerati gli strumenti più efficaci per difendersi dall’in-
flazione nel lungo termine».
Quali sono le vostre previsioni d’inflazione nel breve emedio periodo negli Usa e in Europa?Baltora: «Oltre al prossimo rialzo dell’Iva in tutta Europa,
nel breve termine l’inflazione sarà supportata dagli eleva-
ti prezzi dei generi alimentari, a causa della grave siccità
di quest’estate. I prezzi dell’energia sono saldamente so-
stenuti dagli effetti della seconda tornata di allentamen-
to quantitativo della Federal Reserve e dovrebbero provo-
care un tasso d’inflazione superiore al previsto. Di conse-
guenza, prevediamo che l’inflazione resti nettamente su-
periore al 2% su entrambe le sponde dell’Atlantico anche
nel 2013. Nel medio termine riteniamo che l’indicatore più
affidabile sia l’inflazione core (cioè l’inflazione escluden-
do le componenti più volatili). Riteniamo che negli ultimi
10 anni, i guadagni di produttività nelle economie emer-
genti abbiano consentito loro di esportare beni economi-
ci nel Vecchio continente. Questo trend si sta invertendo
e, poiché gli economisti hanno stimato che questo perio-
do di grande moderazione ha sottratto dall’1% al 2% an-
nuo all’inflazione globale, riteniamo che la velocità di cro-
ciera per l’inflazione dovrebbe essere di circa il 3,5% negli
Usa e tra il 2,5% e il 3% nell’area euro».
Sentilhes: «L’inflazione media dovrebbe attestarsi al
2,1% negli Stati Uniti e al 2,4% nell’Eurozona nel 2012,
prima rallentare nel 2013 rispettivamente al 2% e
all’1,9%. Tuttavia, i tassi d’inflazione potrebbero subire
un’accelerazione a causa dell’attuale focus della Federal
Reserve sulla crescita piuttosto che sul controllo dei prez-
zi e degli effetti imputabili al terzo illimitato round di
quantitative easing».
Quali provvedimenti vi aspettate dalla Banca centraleeuropea e dalla Federal Reserve?Baltora: «Negli ultimi tre anni l’austerity si è approfondita
sempre più, con risultati deludenti a causa degli impatti
negativi sulla crescita. L’Fmi ha appena affermato che la
prima linea di difesa dovrebbe essere costituita da politiche
monetarie stabili e credibili, non dall’austerity. Ciò indica
che le banche centrali continueranno a impegnarsi per aiu-
tare l’economia reale. Il focus sull’inflazione passa in se-
condo piano e ciò è stato esplicitamente confermato dalla
Federal Reserve, poiché Bernanke ha affermato che man-
terrà l’orientamento accomodante ben dopo la ripresa del-
l’attività. Il sentiero è probabilmente un po’ più accidenta-
to per la Bce, ma l’istituzione ha dato prova di un certo
FONDI&SICAV/Novembre 2012 65
I primi 20 fondi obbligazionari che investono negli inflation linked bond
pragmatismo. Riteniamo che le politiche attuali siano in
grado di modificare radicalmente la situazione, poiché l’al-
lentamento quantitativo e il programma di Omt sono effi-
cienti: creano un clima di fiducia e buone aspettative».
Sentilhes: «Entrambe le banche centrali dovrebbero
continuare a esercitare le loro politiche monetarie non
convenzionali nei prossimi mesi. La Bce dovrebbe abbassa-
re il tasso d’intervento sulle operazioni a 12 mesi. La Fed
dovrebbe mantenere le condizioni attuali per un lungo pe-
riodo (fino alla metà del 2015), per tutta la durata del pro-
gramma Mbs».
Qual è la vostra asset allocation?Baltora: «Deteniamo una notevole quota di attivi negli Usa
e nel Regno Unito, con preferenza per le parti corte della
curva, poiché crediamo che entrambe le banche centrali si
concentreranno più sulla questione occupazionale che non
sull’inflazione. Riteniamo che per essere efficiente la stra-
tegia dell’inflazione del debito debba sorprendere gli inve-
stitori: questa è la strada intrapresa dalla Federal Reserve
e dalla Banca d’Inghilterra. Nell’area euro preferiamo i
linker tedeschi a quelli francesi, in seguito al massiccio ral-
ly estivo. Altre partecipazioni includono le obbligazioni in-
flation linked di Canada, Svezia, Giappone e Australia. De-
teniamo inoltre linker dei mercati emergenti in un com-
parto differente, poiché Axa Wf Global Inflation Linked
Bonds si concentra sulle economie sviluppate».
Sentilhes: «All’interno dell’universo d’investimento di
riferimento, la nostra asset allocation tende a favorire il
Regno Unito rispetto al Canada e agli Stati Uniti. All’inter-
no dell’Eurozona, siamo sovrappesati sull’Italia rispetto al-
la Francia, mentre restiamo neutrali sulla Germania. La no-
stra allocazione è in linea con il benchmark per ciò che
concerne le emissioni giapponesi, australiane e svedesi.
Inoltre, abbiamo assunto una posizione tattica di tipo long
a copertura dei global breakeven e una steepening position
sulla breakeven curve statunitense a 10-30 anni. Infatti,
l’inclinazione tra i breakeven a 10 e 30 anni si è portata a
zero a causa dell’estensione dell’operazione twist a partire
da giugno, che tende ad assorbire una percentuale più ele-
vata di emissioni a 30 anni a tasso fisso rispetto alle emis-
sioni legate all’inflazione. Tuttavia, questo effetto tecnico
dovrebbe scomparire alla fine di dicembre e, fondamental-
mente, la politica monetaria accomodante della Federal
Reserve dovrebbe condurre a un aumento dell’inflation ri-
sk premium nel lungo termine». �
Fondo Società Valuta % Ytd
% a 1 anno
% a 3 anni
% a 5 anni
Commissione annuadi gestione
JB BF Inflation Linked Swiss and Global Asset Management Usd 14,95 20,87 n.a n.a 1,30%
Emerging Inflation Linked Bond HSBC Global Investment Funds Usd 15,24 20,38 n.a n.a 1,00%
Global Inflation Linked Bond Hedged Schroder International Selection Fund Sicav Usd 4,60 18,55 37,75 44,81 0,68%
Bond Emerging Inflation Amundi Funds Sicav Usd 12,72 18,30 n.a n.a 1,60%
BGF Global Inflation Linked Bond BlackRock Global Funds Sicav Usd 4,15 17,82 38,95 n.a 0,75%
Inflation Adjusted Bond Meridian Funds Sicav Usd 5,70 15,34 0,75%
Global Inflation Linked Bond HSBC Global Investment Funds Usd 3,84 15,09 n.a n.a 0,70%
Global Inflation Bond Axa World Fund Sicav Usd 2,33 14,64 39,95 49,55 0,75%
Legg Mason WA Inflation Management Legg Mason Global Funds Usd 5,18 14,34 48,61 n.a 1,10%
Index Inflation Euro Groupama Asset Management Eur 13,51 12,90 13,02 21,83 0,80%
Global Equity Inflation Focus GAM Star Funds Usd 5,66 12,37 n.a n.a 1,60%
Euro Inflation Linked Bond Generali Investments Sicav Eur 12,94 12,19 0,60%
Dws Global Inflation Strategy Dws Invest Sicav Eur 9,41 11,47 8,39 0,34 0,90%
Global Inflation Linked Bond Fidelity Funds Sicav Usd 4,25 10,60 30,65 n.a 0,50%
Inflation Linked Bond (Eur) Lombard Odier Funds Sicav Eur 5,02 10,33 n.a n.a 0,38%
Inflation at Work Capital at Work Investment Partners Eur 7,76 9,86 25,36 18,03 0,60%
Euro Inflation Linked Bonds Dexia Bonds Eur 8,84 8,86 6,35 15,52 0,60%
Euro Inflation Linked Bonds Pictet Eur 8,63 8,36 8,73 19,51 0,40%
Inflation Linked Bonds Interfund Sicav Eur 4,16 8,20 20,42 29,99 1,10%
Euro Inlfation Bonds Axa World Fund Sicav Eur 8,40 8,17 9,32 20,46 0,50%
SOPHIE SENTILHES, FUND
MANAGER INFLATION LINKED &
GLOBAL BONDS DI HSBC
GLOBAL ASSET MANAGEMENT
Fonte: www.fondionline.it
varo della moneta unica, portandosi all'11,6%, in rialzo di
quasi due punti percentuali in un solo anno. Se Spagna
e Grecia continuano a mostrare una situazione dramma-
tica, con oltre il 25% della forza lavoro senza un impie-
go, le notizie non appaiono entusiasmanti neppure nelle
economie più solide del Continente. News non partico-
larmente rassicuranti sembrano infatti provenire sul fron-
te lavorativo e della produzione industriale in Germania.
Infatti a ottobre nella locomotiva europea il numero dei
senza lavoro è cresciuto per il settimo mese di fila, aumen-
Mentre gli Usa hanno stabilito che
Barack Obama merita altri quattro
anni alla guida della prima economia
del mondo, l'Europa continua a vive-
re nella perenne incertezza. Se infat-
ti in Usa comincia a esserci qualche segnale di ripresa un
po' meno aleatorio dei precedenti, in particolar modo dal
travagliato comparto immobiliare, la ripresa sembra di là
da venire in Europa. Infatti a settembre il tasso di disoc-
cupazione ha raggiunto nell'Eurozona il nuovo record dal
66 FONDI&SICAV/Novembre 2012
Consensus
L’Europa
Mentre negli Usa c'è qualche segnale positivo sull'economia, nel Vecchio continente
i dati non sono incoraggianti neppure per i paesi core, al punto che la cancelliera
tedesca Angela Merkel ha affermato che ci vorranno cinque anni per uscire dalla
crisi. Ciò non toglie che, pur in un quadro difficile come l'attuale, diverse imprese
abbiano ancora buone potenzialità di crescere
Il panel dei gestori e degli analistiPPeetteerr BBrräännddllee, portfolio manager dell'azionario europeo di SSwwiissssccaannttoo; LLaauurreenntt DDuuccooiinn, head of european equities di CCaarrmmiiggnnaacc GGeessttiioonn; GGeeooffffrrooyy
GGooeenneenn, head of european equities di DDeexxiiaa AAsssseett MMaannaaggeemmeenntt; TToommmmaassoo FFeeddeerriiccii, responsabile dell’area gestioni di BBaannccaa IIffiiggeesstt; NNaannnneettttee HHee--
cchhlleerr--FFaayydd''hheerrbbee, head of global financial markets research di CCrreeddiitt SSuuiissssee AAsssseett MMaannaaggeemmeenntt; MMaarrkk KKiieesseell, managing director di PPiimmccoo AAsssseett MMaa--
nnaaggeemmeenntt; SStteeffaann IIssaaaaccss, gestore dell’MM&&GG EEuurrooppeeaann BBoonndd FFuunndd di MM&&GG IInnvveessttmmeennttss;; NNoorrbbeerrtt JJaanniisscchh,, gestore del team global equity di RRaaiiffffeeiisseenn
CCaappiittaall mmaannaaggeemmeenntt;; PPhhiilliippppee LLeeccooqq, deputy director, co-head of european equities ddii EEddmmoonndd ddee RRootthhsscchhiilldd AAsssseett MMaannaaggeemmeenntt; PPaattrriicckk MMoooonneenn,
senior equity strategist di IInngg IInnvveessttmmeenntt MMaannaaggeemmeenntt; MMaarrccoo PPiieerrssiimmoonnii, advisory team di PPiicctteett AAsssseett MMaannaaggeemmeenntt; LLaauurraa SSoolleeii, responsabile
azionario delle gestioni patrimoniali di BBaannccaa PPaattrriimmoonnii SSeellllaa && CC..; TTeeaamm di analisti di LLeemmaanniikk AAsssseett MMaannaaggeemmeenntt; SSttuuaarrtt TThhoommssoonn, co-gestore del
fondo IIggnniiss AAbbssoolluuttee RReettuurrnn GGoovveerrnnmmeenntt BBoonndd; BBrriittttaa WWeeiiddeennbbaacchh, gestore azionario europeo di DDwwss IInnvveessttmmeennttss; RRaallff WWiieeddeennmmaannnn, head econo-
mic research di BBaannkk VVoonnttoobbeell..
di Boris Secciani
La ripresa non èdietro l’angolo
FONDI&SICAV/Novembre 2012 67
tando su base mensile di 20 mila unità, un valore dop-
pio rispetto alle attese.
Dappertutto gli indicatori dei consumi appaiono ne-
gativi, con un mercato auto, in particolare, che sta af-
frontando una crisi drammatica. Dunque il rischio è che
questo 2012 si chiuda all'insegna della recessione per tut-
ta l'Eurozona, incluse le economie core. Non sorprende
quindi che la cancelliera Angela Merkel abbia recente-
mente dichiarato che serviranno altri cinque anni per
uscire dalla crisi.
Nonostante le difficoltà del mercato domestico, l'Eu-
ropa continua però a essere piena di aziende competiti-
ve, in grado di occupare posizioni di leadership sui più
ricchi e promettenti mercati mondiali. L'azionario euro-
peo si trova oggi in una situazione simile a quella di mol-
te altre piazze, con margini e utili difficili da espandere
ulteriormente a causa della mancata crescita economica
e uno scenario però più tranquillo, dovuto al sostegno
delle banche centrali. Indubbiamente per gli investitori
l'incertezza nei prossimi mesi sarà tanta. �
«Dappertutto gli indicatori dei consumi appaiono negativi,con un mercato auto,
in particolare,che sta affrontando una crisi drammatica»
A quale livello di valutazione si trova il mercato azionario europeo in termini di Stoxx 600? Sottovalutato, fair o sopravvalutato?
Con questi tassi,azioni competitive
In questo caso due elementi sembrano in contrasto fra
loro, rendendo la risposta non facile. Da una parte vi
è la possibilità che nel 2013 si manifestino seri pro-
blemi a livello di risultati aziendali, dall'altra parte il pa-
norama dei tassi di interesse e delle altre asset class è ta-
le da favorire indubbiamente l'azionario europeo nella
comparazione. Indicativo il parere di Geoffroy Goenen,
head of european equities di Dexia Asset Management:
«Se ci si basa sul consensus, i mercati europei sembrano
scambiare a 10,7 volte gli utili del 2013. La crescita dei
profitti per il prossimo anno viene ritenuta superiore al
10%. Il livello di valutazione dei listini azionari dipende
innanzitutto dal tasso cui vengono scontati, dato dal
principale rendimento del mercato obbligazionario di ri-
ferimento più un premio al rischio. Se le autorità euro-
pee riusciranno a stabilizzare ulteriormente i tassi di in-
teresse di lungo periodo in Italia e in Spagna a un livel-
lo magari più basso di quello attuale, allora il rendimen- Sottovalutato
A fair value
Sopravvalutato
50%
20% 30%
to medio dei titoli di stato dell'Eurozona rimarrà basso.
Di conseguenza in termini relativi l'azionario europeo ri-
sulterà interessante. Un altro argomento a favore delle
azioni è il basso rendimento del debito corporate, ormai
ai livelli del 2007».
Ottimismo, insieme a cautela nei confronti delle pre-
visioni sugli utili, arriva anche da Britta Weidenbach,
gestore azionario europeo di Dws Investments: «L'equity
europeo scambia con uno sconto di circa il 25%, rispet-
to alla propria media storica. Certamente, però, questo
valore va calibrato con le aspettative di profitto, che per
l'anno prossimo rischiano di essere troppo elevate.
Attualmente il consensus vede una crescita degli utili
aziendali del 13% per il 2013, un valore che riteniamo
verrà rivisto al ribasso. Ciò nonostante, le valutazioni
attuali appaiono comunque interessanti».
Indubbiamente i tassi di interesse negativi e il forte
equity risk premium sono alla base dell'ottimismo per
Tommaso Federici, responsabile dell’area gestioni di
Banca Ifigest: «Il mercato è sottovalutato: i tassi d’in-
teresse sono estremamente bassi e presumibilmente
rimarranno tali per anni. Questo contesto fa sì che le
aziende con buone generazioni di flussi di cassa siano
un'ottima alternativa per ottenere rendimento».
Patrick Moonen, senior equity strategist di Ing Inve-
stment Management, aggiunge: «Rispetto ad altri mer-
cati sviluppati le azioni europee risultano sottovalutate.
I rendimenti potenziali appaiono interessanti anche
rispetto ad altre asset class meno rischiose. L'equity risk
premium è ancora al di sopra del 6%, quando la media
di lungo periodo è compresa in un range che va dal 3,5%
al 4%».
Infine c'è chi vede uno scenario meno cupo anche
per quanto riguarda i profitti aziendali, come Laura So-
lei, responsabile azionario gestioni patrimoniali di Ban-
ca Patrimoni Sella && C.: «La reporting season europea,
che sta entrando nel vivo proprio in questi giorni, sta evi-
denziando che le aspettative sugli utili aziendali sono
abbastanza equilibrate: lo dimostra la reazione del mer-
cato, che sta premiando i titoli delle aziende in grado di
battere le stime e penalizzando quelli che deludono le
aspettative». �
68 FONDI&SICAV/Novembre 2012
Consensus
L’Europa
Calo utili
Crescita modesta o zero
Utili in crescitasuperioreal 10%
50%
20% 30%
Quali prospettive di utile è lecito attendersi?
Previsioni troppo ottimistiche
In generale l'ottimismo circa l'andamento e la visibilità
dei profitti non appare eccessivamente elevato, con-
fermando che allo stato attuale gli investitori sull'a-
zionario europeo vanno a operare soprattutto con una
scommessa di re-rating di questa asset class. Nonostante
la tenuta dei conti aziendali mostrata finora, troppe ap-
paiono le incertezze del quadro macroeconomico, a livel-
lo domestico e globale, per dare eccessivo peso a stime di
consensus ancora elevate. Interessante l'analisi di Marco
Piersimoni, advisory team di Pictet Asset Management:
«Le previsioni degli analisti propendono per utili in cresci-
ta oltre la doppia cifra sia in Europa sia negli Usa (rispet-
tivamente +15% e +11%). Alla luce dell'evoluzione del-
l'attuale stagione degli utili trimestrali, con dati partico-
larmente negativi provenienti dal settore high tech, que-
ste aspettative ci sembrano difficilmente raggiungibili e
probabilmente ci attesteremo su livelli di crescita ben
sotto il 10%. Attualmente le previsioni di utile per il 2013
implicano ancora un incremento dell'8-10%, una cresci-
ta per noi troppo elevata. Più realisticamente pensiamo
che i profitti rimarranno sul livello di quest'anno».
In particolare alcuni money manager vedono dina-
miche difficili fra le aziende dei comparti più ciclici. Phi-
lippe Lecoq, deputy director, co-head of european equi-
ties di Edmond de Rothschild Asset Management, spie-
ga: «Per il 2013 è attesa una crescita degli earning delle
aziende europee del 13%. Ci sembra un livello eccessiva-
mente ottimistico, dal momento che il quadro economi-
co rimane difficile, specialmente per i nomi più ciclici,
senza contare il fatto che diverse aziende di recente han-
no tagliato le guidance».
C'è addirittura chi si spinge oltre e vede per il pros-
simo anno risultati aziendali in calo. Peter Brändle
portfolio manager dell’azionario europeo di Swisscan-
to, commenta: «Nel 2012 ci aspettiamo che i profitti
scendano di quasi il 5%, a fronte di stime degli ana-
listi che vedono invece un aumento di circa il 12% per
il 2013».
FONDI&SICAV/Novembre 2012 69
Il problema è che alla fine la difficile realtà economica
europea dovrebbe cominciare a incidere sui margini delle
aziende continentali, come pensa Stefan Isaacs, gestore del-
l’M&&G European Bond Fund di M&&G Investments: «Indub-
biamente le imprese europee rischiano comunque di vedere
un deterioramento dei propri margini operativi e dei propri
livelli di profitto, visto lo scenario di debolezza dell'Europa».
Non mancano comunque anche note di ottimismo:
punta sui diversi segnali positivi che sono apparsi di
recente Ralf Wiedenmann, head economic research di
Bank Vontobel: «Di recente, insieme a un rallentamen-
to dell'economia, vi è stata una serie di revisioni al
ribasso delle previsioni di utile. Negli ultimi tempi,
però, sono apparsi segnali di stabilizzazione. Attual-
mente le aspettative degli investitori appaiono più
realistiche: in generale infatti non si pensa più che vi
saranno sorprese positive, con revisioni al rialzo delle
stime degli analisti». �
0
10
20
30
40
50
60
70
Ciclici Difensivi Altro
50%50% 50%
delle sue aree a maggiore dinamismo. Moonen, di Ing In-
vestment Management, sostiene: «Abbiamo una leggera
preferenza per i settori ciclici. Vediamo quattro argomen-
ti a favore. Il primo è che i settori ciclici hanno sotto-
performato rispetto a quelli difensivi. Il secondo è che il lo-
ro livello di valutazione relativa appare interessante. Il ter-
zo motivo è che notiamo un miglioramento nel momento
dei profitti rispetto al resto del mercato. Infine si è aperto
un gap tra indicatori economici in miglioramento e la de-
bolezza di questi settori ciclici. Accanto ad alcuni settori
ciclici ci piace anche il settore finanziario. Le politiche in-
traprese hanno chiaramente ridotto i rischi sistemici, qua-
li ad esempio il fallimento di una banca o l'uscita di un
paese dall'Eurozona. Ciò non si è però tradotto in valuta-
zioni più alte per il settore. Ovviamente, i venti contrari di
lungo periodo, quali ad esempio lo sviluppo di una legisla-
zione meno favorevole, non sono cambiati e rischiano di
Nonostante la diversità di vedute, in questo ambito
sembra che emerga comunque un dualismo, tra
chi preferisce un approccio più cauto e difensivo
e chi invece punta su titoli e settori ciclici, magari anche
con spiccate caratteristiche growth. Per quanto riguarda il
primo gruppo, indicativo appare il parere di Piersimoni di
Pictet Asset Management: «Dal punto di vista settoriale,
prediligiamo un'allocazione difensiva e piuttosto scarica di
titoli finanziari, i quali hanno ampiamente beneficiato del
clima costruttivo della politica europea. Continuiamo inol-
tre a privilegiare i titoli con alti dividendi».
Non sorprendentemente continuano a piacere le so-
cietà che pagano un buon dividendo, come afferma Nan-
nette Hechler-Fayd'herbe, head of global financial
markets research di Credit Suisse Asset Management:
«Restiamo costruttivi sull’equity. Continuiamo a mettere in
evidenza per gli investitori più prudenti le azioni con un
rendimento da dividendi quale modalità più difensiva per
investire nell’equity».
Non manca comunque chi invece crede a un approc-
cio di tipo growth, come Mark Kiesel, managing director
di Pimco Asset Management: «Gli investitori farebbero
bene a cercare temi di crescita. Vediamo tuttora molte op-
portunità, nonostante le numerose difficoltà e una scarsa
spinta economica. Nel quadro attuale è preferibile focaliz-
zarsi su una ricerca bottom up in specifici settori e su
aziende in grado di crescere in maniera significativamen-
te più rapida rispetto alle loro economie di riferimento».
Non sorprende che per più di un osservatore growth in
questo caso significa aziende dalle caratteristiche cicliche,
dove per ciclo si intende quello dell'economia globale e
Dove vi sono le migliori occasioni in termini di settore, paese o tipologia di azione?
Un attento stock picking
70 FONDI&SICAV/Novembre 2012
Consensus
L’Europa
Rischi dovuti all'andamentodell'economia globale
67%
33%
Buone prospettivenel medio periodo
Quali prospettive ci sono per i mercati del Nord Europa e della Germania con un Sud Europa in crisi sempre più profonda e un'Asia in rallentamento?
Interesse per la periferia
Se il quadro macroeconomico appare non entusia-
smante ormai in tutta l'area europea, è altresì vero
che qualche timido spiraglio di luce per quanto ri-
guarda la disastrata periferia europea comincia a intrave-
dersi. O almeno diversi money manager paiono di questa
opinione. A ciò vanno aggiunte notizie discrete prove-
nienti nelle ultime settimane da Cina e Usa. Federici, di
Banca Ifigest, considera: «Per i prossimi due o tre trime-
stri mi aspetto una piccola ripresa dell’attività economi-
ca nelle seguenti aree: Cina, Usa e Italia. Quindi le econo-
mie nordiche e la Germania potrebbero comunque bene-
ficiarne nei settori più legati alle esportazioni di materie
prime e ai prodotti finiti di questi paesi. In certi casi, co-
me quello italiano, preferisco comunque l’investimento
diretto».
Sulla stessa lunghezza d'onda appare anche Brändle
di Swisscanto: «Il Nord Europa trarrà diversi benefici sia
da una ripresa sui mercati sia da un euro debole. Pensia-
mo che il Sud Europa sarà più attraente nell'arco di un
anno o due, quando le riforme in atto inizieranno a da-
re risultati. Siamo meno pessimisti su quest'area rispetto
a qualche mese fa».
Non mancano comunque perplessità su alcuni seg-
menti dei listini dell'Europa core, a causa dell'importan-
za che le esportazioni hanno per le economie locali. La
fragilità delle prospettive di crescita viene sottolineata
da Solei di Banca Patrimoni Sella & C.: «Riteniamo che
il gap di performance che si è aperto negli ultimi due
anni tra il Dax e i listini dei paesi periferici sia destina-
to parzialmente a ridursi, sebbene la prevalenza di
società legate all’export nel listino tedesco possa con-
tinuare a essere premiante, laddove sia confermata l’in-
versione del trend di rallentamento dell’Asia».
Non dissimile anche l'analisi di Janisch di Raiffeisen
Capital Management: «I paesi nordici hanno avuto un
buon sviluppo economico negli ultimi due anni, ma
hanno anche rallentato recentemente, con l'eccezione
della Norvegia, che però è sostenuta dal petrolio. Le eco-
nomie del Nord Europa sono decisamente orientate
all'export e quindi risentono dell'attuale rallentamento
mettere pressione sulle prospettive di profitto di lungo
periodo del settore».
Interessante anche il ragionamento di Solei, di Ban-
ca Patrimoni Sella & C: «Considerando le aspettative cir-
ca l’economia cinese, cioè che il terzo trimestre sia stato
un punto di minimo in termini di crescita del Pil e che
torni ad accelerare nel quarto trimestre, e i segnali di for-
za che continuano ad arrivare dal fronte dei consumi e
dell’immobiliare statunitense, è probabile che i titoli più
interessanti siano quelli delle società esposte a tali aree
e settori. Nello specifico risultano particolarmente com-
presse le valutazioni di alcuni ciclici (ad esempio quelli
più legati alle risorse di base), che beneficerebbero di
un’accelerazione della crescita cinese».
Temi simili infine per Laurent Ducoin, head of euro-
pean equities di Carmignac Gestion: «Ci sono molte
buone aziende, in particolare quelle che sono esposte ai
mercati emergenti, che hanno un modello di business
innovativo e sono in grado di capire e anticipare le ten-
denze di consumo. Queste imprese, come Lvmh, Inditex,
Beiersdorf e Rémy Cointreau, sono riuscite a segmenta-
re la propria offerta in modo efficiente attraverso l'a-
dozione di un modello di business flessibile e sono desti-
nate a crescere nel lungo periodo. Oltre a questi vinci-
tori strutturali, abbiamo recentemente introdotto un
tema di investimento legato alla ripresa del mercato
immobiliare negli Stati Uniti. Anche se fortemente inde-
bolito dalla crisi dei mutui subprime, il mercato immo-
biliare degli States sta mostrando segni tangibili di
miglioramento, sintomo di una ripresa sostenuta. Nel-
l’universo delle piccole e mid cap, il gruppo elettrico sve-
dese Electrolux è un investimento adatto per guadagna-
re esposizione a questo tema di investimento. In effet-
ti, i margini sulla vendita di elettrodomestici dovrebbe-
ro aumentare sensibilmente con la ripresa del mercato
immobiliare». �
FONDI&SICAV/Novembre 2012 71
economico dell'Eurozona. Industriali quali Skf oppure
Atlas Copco sono investimenti interessanti, ma proba-
bilmente non performeranno molto meglio di altri indu-
striali europei. In Norvegia, sono interessanti i gruppi
operanti nei servizi per l'industria petrolifera come Sub-
sea 7 o Aker Solution».
Vista anche l'enorme mole di capitali che molte piaz-
ze finanziarie del Nord Europa, di ridotte dimensioni,
hanno visto affluire negli ultimi anni vi è anche un pro-
blema di valutazioni, ormai non del tutto convenienti,
come fa capire Goenen di Dexia Asset Management: «Di-
pende dalle società quotate sul listino. Ad esempio, non
abbiamo investimenti sulle banche norvegesi, dato che
sono relativamente care. Non abbiamo nemmeno inve-
stimenti in Statoil (la petrolifera di stato norvegese). In
definitiva, rimarremo underweight sulla Norvegia. Siamo
sottopesati anche sulla Svezia, il cui settore bancario è
anch'esso relativamente costoso. Ma alcune aziende
produttrici di beni in conto capitale svedesi sono leader
mondiali: ad esempio Atlas Copco o Assa Ably. Queste
due sono le nostre sole posizioni in Svezia».
In generale comunque le prospettive dei paesi del-
l'Europa settentrionale sembrano rimanere buone, rela-
tivamente al resto del Continente, secondo Philippe Le-
coq di Edmond de Rothschild Asset Management: «Se i
premi al rischio continuano a scendere, nel breve termi-
ne i paesi del Sud Europa dovrebbero recuperare un po'
in termini relativi. Ciò nonostante, continuiamo a inve-
stire in aziende del Nord, dove i gruppi locali beneficia-
no maggiormente della globalizzazione, con buoni stan-
dard di corporate governance e buone prospettive di cre-
scita nel lungo periodo». �
In una situazione in cui la dissoluzione dell'euro non è più all'ordine del giorno, quale potrebbe essere la sorpresa negativa nel 2013?
Possibile fine dell'austerity
Rallentamentoglobale
50%
50%
Ripresa dellacrisi europea
In generale il quadro europeo, pur allontanato dalla
catastrofe grazie all'intervento della Bce, continua
a preoccupare sul medio termine. Il rischio maggio-
re è un'interruzione nel processo di risanamento dei
conti pubblici, in molte nazioni tutt'altro che alla fine
della risoluzione dei propri problemi. Wiedenmann, di
Bank Vontobel, afferma: «La situazione nell'Eurozona
è migliorata, ma ci sono continue incertezze sugli svi-
luppi economici e politici. Con governi che fanno pro-
gressi nel consolidamento del budget, il bisogno di
misure aggiuntive di austerity potrebbe diminuire e la
tensione sociale diminuire di conseguenza. Altri, però,
hanno ancora molto da fare in termini di finanze pub-
bliche sostenibili e saldi di partite correnti. C'è sempre
la possibilità che grandi ondate di protesta possano
deragliare le necessarie riforme».
Rischi di rivolta nei confronti dell'austerity vede an-
che il team di analisti di Lemanik Asset Management:
«Non siamo fuori dal peggio della crisi. A livello europeo
potranno esserci sorprese in stati importanti, con un
peggioramento della crisi politica in Italia e in altri pae-
si. Se non si riesce a contenere le tendenze alla rivolta da
parte della popolazione, vi è un serio rischio di abbando-
no dell'austerity».
Non manca anche chi vede rinnovati rischi prove-
nienti dai paesi creditori. Stuart Thomson, co-gestore del
fondo Ignis Absolute Return Government Bond, dice:
«Non sorprende vedere la Bundesbank e la Bce schierare
legioni di avvocati allo scopo di determinare il punto pre-
ciso in cui le operazioni di mercato aperto si trasforme-
ranno in una monetizzazione del debito pubblico.Ci vorrà
molto tempo, in termini politici e giuridici, per dimostra-
re questo punto e tutte le applicazioni del sistema Omt,
ossia il piano di acquisto di titoli sovrani sul mercato se-
condario, saranno impugnate davanti alla Corte costitu-
zionale tedesca e la Corte di giustizia europea».
Il rallentamento dell'economia globale continua a es-
sere anch'esso un problema non da poco. Ricorda infatti
Weidenbach di Dws Investments: «Una continua riduzione
della crescita del Pil sia a livello mondiale sia a livello di Eu-
rozona sarebbe certamente una delusione. Affinché i mer-
cati continuino a crescere, probabilmente non abbiamo
nemmeno bisogno di vedere grandi miglioramenti nei dati
economici, per adesso, ma almeno una stabilizzazione». �
72 FONDI&SICAVNovembre 2012
a cura di Epheso Ia
Una delle maggiori innovazioni introdotte
dalla riforma pensionistica del 1995
(riforma Dini), tutt’oggi considerata “la
riforma” per i suoi contenuti altamente innovativi,
è il calcolo contributivo, ovvero il calcolo dell’im-
porto della pensione sulla base della somma di tut-
ti i contributi versati nella vita lavorativa. Questa
modalità di calcolo si contrappone al precedente
calcolo retributivo che aveva come parametro di
riferimento la retribuzione media degli ultimi anni
antecedenti il pensionamento.
Il calcolo contributivo rappresenta la garanzia
di sostenibilità del sistema pensionistico nel pro-
blematico futuro della previdenza, connotato da
squilibri demografici e tassi ridotti di sviluppo
economico. Nella presente esposizione andremo a
indagare più in dettaglio le formule di calcolo, per
comprendere meglio quali sono i riflessi sul tasso
di sostituzione (ovvero sull’indice di copertura)
delle pensioni al variare dei parametri della posi-
zione contributiva maturata negli anni.
PERCHÉ UN NUOVO MODELLO DI CALCOLO?La necessità di riformare il sistema previdenziale
sorse dalla radicale trasformazione della struttura
demografica del paese: l’Italia “vanta” il primato
d’invecchiamento della popolazione, dovuto ai
bassissimi tassi di natalità già intervenuti nell’ul-
timo ventennio. Sul sistema di previdenza pubbli-
ca fondato sulla ripartizione questa situazione
produrrà nei prossimi decenni un continuo au-
mento dei pensionati che insisterà su una sempre
più ristretta platea di contribuenti. Risultava per-
tanto indispensabile adottare un meccanismo di
calcolo delle prestazioni pensionistiche che consi-
derasse in modo implicito e automatico i fattori di
queste trasformazioni. Il sistema di calcolo contri-
butivo si adatta a queste esigenze, introducendo i
È possibile indagare in dettaglio le formule di calcolo per
comprendere meglio quali sono i riflessi sul tasso di
sostituzione delle pensioni al variare dei parametri della
posizione contributiva maturata negli anni. E si scopre a
sorpresa che incrementi sopra la media dello stipendio
determinano al momento di lasciare l’occupazione un indice
di copertura minore, rispetto a chi ha avuto una vita
lavorativa senza scossoni
Andamenti di carriera e calcolo pensionistico nel lavoro dipendente
Attenti a noncrescere troppo
Osservatorio previdenza
FONDI&SICAV/Novembre 2012 73
coefficienti attuariali (desunti dalla speranza di vi-
ta al pensionamento) e l’indicizzazione dei contri-
buti accreditati all’andamento del prodotto inter-
no lordo del paese.
Se da un lato questa innovazione consente di
avere uno dei più stabili sistemi previdenziali in
termini di sostenibilità macroeconomica, sul ver-
sante della prevedibilità delle prestazioni a livello
individuale incombe una serie di nuove incognite
per quanto concerne le prestazioni pensionistiche
effettive. In sostanza il legislatore ha introdotto
una maggiore adattabilità ai fattori di rischio de-
mografico ed economico, che si ribalta come rischio
sulle effettive prestazioni che i vari soggetti potran-
no percepire nel futuro. Questo è ancora più vero
con tutti gli interventi su questo impianto norma-
tivo che si sono susseguiti negli anni (legge 449 del
23 dicembre 1997, finanziaria Prodi; legge 243 del
28 luglio 2004, riforma Maroni; legge 122 del 30 lu-
glio 2010; legge 111 del 15 luglio 2011), sino all’ul-
tima variazione nota ai più come riforma Monti-
Fornero (legge 214 del 22 dicembre 2011).
INCERTEZZA DELLA PRESTAZIONE
Ancorché instabile e spesso iniquo, il vecchio siste-
ma retributivo aveva sicuramente il pregio della
prevedibilità delle prestazioni. La vecchia norma
dispone che un soggetto con 40 anni di contribu-
zione accreditata debba ottenere una pensione pa-
ri al 80% della retribuzione pensionabile e se il pe-
riodo accreditato è inferiore a 40 anni, si ha una ri-
duzione proporzionale al numero d’anni effettiva-
mente maturati. Anche se la retribuzione pensio-
nabile non è propriamente l’ultimo stipendio, ma la
media delle retribuzioni degli ultimi cinque o 10
anni, la clausola che prevede la rivalutazione all’in-
flazione delle retribuzioni nel calcolo della media
consente di mantenere l’effettivo tasso di sostitu-
zione sufficientemente prossimo al teorico 80%.
Che cosa prevede invece il sistema contributi-
vo? La pensione si calcola applicando il coefficien-
te di conversione in rendita (variabile con l’età del
soggetto al pensionamento) al montante dei con-
tributi versati:
Pensione = Montante x Coefficiente (età)
Ipotizziamo il pensionamento di un dipendente
65enne (coefficiente di trasformazione attua-
le=0,0562), con un reddito di 30.000 euro/anno,
che versa con il datore di lavoro un contributo an-
nuo di circa 10.000 euro (il 33%), e può vantare 40
«La vecchia
norma dispone
che un soggetto
con 40 anni di
contribuzione
accreditata
debba ottenere
l’80% della
retribuzione
pensionabile»
Osservatorio previdenza
74 FONDI&SICAVNovembre 2012
anni di contribuzione. Per semplicità dimentichia-
moci per ora delle rivalutazioni monetarie del
montante:
Pensione = [40 x 10.000] x 0,05621 = 22.480 €€/anno
Come si può notare, la pensione rappresenta il 74%
circa dell’ultimo reddito. Allora si può dedurre che
il sistema contributivo offre quasi la stessa coper-
tura rispetto al sistema retributivo? Nient’affatto.
L’illusione è dovuta alla semplificazione introdotta
di non considerare le evoluzioni del reddito e la ri-
valutazione del montante. Come dimostrato dai
dati statistici e dall’esperienza quotidiana, le retri-
buzioni durante la vita lavorativa non rimangono
per nulla costanti. Mediamente le retribuzioni so-
no sempre cresciute più del tasso d’inflazione e a
ciò va aggiunta la carriera individuale che negli
anni ci sposta da impieghi di basso profilo a com-
piti di sempre maggiore responsabilità e specializ-
zazione. Ripetendo i conteggi in modo corretto,
per due diversi profili di carriera (incremento reale
annuo del 2% e del 3,5%) e considerando la previ-
sta rivalutazione annua del montante al tasso del
prodotto interno lordo (qui ipotizzato all’1,5% rea-
le annuo) otteniamo i seguenti risultati della ta-
bella 1 (il tasso d’inflazione è pari a zero per como-
dità espositiva).
È evidente che il fattore decisivo nella misura
delle prestazioni del nuovo calcolo contributivo è
l’evoluzione effettiva della retribuzione negli anni.
Per il profilo 2, il tasso di sostituzione è sceso dal
teorico 74% a solo il 52,3%, ben 22 punti di coper-
tura in meno, solo per via delle più basse retribu-
zioni dei primi anni di lavoro, e quindi di una car-
riera folgorante e crescente come dovrebbe essere.
Nel profilo 1, con un andamento di carriera più
moderato, l’effetto che si è ottenuto è un livello di
copertura maggiore (seppure comunque inferiore
rispetto al 74% teorico calcolato in precedenza).
Per evidenziare infine maggiormente gli effet-
ti introdotti dal metodo di calcolo contributivo,
abbiamo calcolato con il vecchio metodo retribu-
tivo la pensione del profilo 2. Applicando con scru-
polo le regole di computo della retribuzione pen-
sionabile, la pensione risulta di 21.530 euro, pari al
72% dell’ultima retribuzione, ovvero 15 punti di
copertura in più rispetto al metodo di calcolo con-
tributivo.
LE SCELTE OPERATIVE
Gli esempi numerici dimostrano abbondantemente
che il sistema contributivo richiede particolare at-
tenzione nella ricostruzione della storia contributi-
va, sia per i contributi versati nel passato, sia per
quelli a venire sino alla data di pensione. Conviene
ora determinare quantitativamente quali sono le
scelte più appropriate da adottare nell’analisi pre-
videnziale operativa.
La fonte più autorevole è rappresentata dal
modello che l’Ispettorato per la spesa sociale della
Ragioneria dello stato ha costruito a suo tempo
appositamente per la verifica del nuovo sistema
introdotto dalla riforma. Le considerazioni princi-
pali che possono essere desunte sono:
• Il valore previsionale del tasso di crescita reale
Profilo 1 Profilo 2
Retribuzione Contribuzione MontanteContribuzione Retribuzione Contribuzione Montante
Contribuzione
Anno Carriera=2,00% 33% Pil=1,50% Carriera=3,50% 33% Pil=1,50%
1 € 6.498,62 € 2.144,54 € 2.144,54 € 3.717,71 € 1.226,84 € 1.226,84
2 € 6.758,56 € 2.230,33 € 4.449,93 € 3,922,18 € 1.294,32 € 2.564,10
3 € 7.028,91 € 2.319,54 € 6.925,22 € 4.137,90 € 1.365,51 € 4.019,35
4 € 7.310,06 € 2.412,32 € 9.579,92 € 4.365,49 € 1.440,61 € 5.600,64
5 € 7.602,46 € 2.508,81 € 12.424,03 € 4.605,59 € 1.519,84 € 7.316,51
6 € 7.906,56 € 2-609,17 € 15.468,03 € 4.858,90 € 1.603,44 € 9.176,02
7 € 8,222,83 € 2.713,53 € 18.722,95 € 5.126,14 € 1.691,62 € 11.188,81
8 € 8.551,74 € 2.822,07 € 22.200,33 € 5.408,07 € 1.784,66 € 13.365,08
9 € 8.893,81 € 2.934,96 € 25.912,29 € 5.705,52 € 1.882,82 € 15.715,68
10 € 9.249,56 € 3.052,35 € 29.871,58 € 5.705,52 € 1.986,38 € 18,252,10
15 € 11.253,50 € 3.713,66 € 53.868,66 € 7.867,01 € 2.596,11 € 34.175,43
20 € 13.691,61 € 4.518,23 € 86.354,4 € 10.281,87 € 3.393,02 € 56.923,63
30 € 20.266,93 € 6.688,09 € 187.263,21 € 17.562,92 € 5.795,76 € 133.551,61
38 € 27.736,69 € 9.153,11 € 318.594,37 € 26.953,57 € 8.894,68 € 242.472,89
39 € 28.846,15 € 9.519,23 € 339.264,41 € 28.436,02 € 9.383,89 € 260.343,32
40 € .30,000,00 € 9.900,00 € 361.038,66 € 30.000,00 € 9.900,00 € 279,355,34
P = 361.039 x 0,0562 = 20.290 euro P = 279.355 x 0,0562 = 15.699 euroTS = 20.290/30.000 = 67,6% TS = 15.699/30.000 = 52,3%TS – tasso di sostituzione della pensione rispetto all’ultimo reddito da lavoro
Tabella 1
FONDI&SICAV/Novembre 2012 75
del Pil per proiezioni a lungo termine si attesta
all’1,5%. Questa stima tiene in considerazione
i molteplici fattori di sviluppo demografico
della popolazione, delle forze lavoro e del tas-
so di occupazione.
• L’andamento reale dei redditi medi da lavoro
(retribuzione contrattuale lorda), per unità
produttiva, deve riflettere il tasso di crescita
della produttività, che a sua volta è fortemen-
te correlata con la crescita del Pil, in quanto
nel futuro non si attendono sviluppi espansivi
delle forze lavoro. A titolo precauzionale po-
tremmo ridurre il tasso di crescita delle retri-
buzioni medie a un terzo del Pil e adottare un
tasso annuo reale dell’1%.
Ulteriori studi, condotti dall’università di Torino
(Center of research on pensions) sulla base dei dati
dell’Inps, dimostrano che esiste un ulteriore fattore
di divario tra lo stipendio d’ingresso e di uscita. Per
i profili medio-alti (percentile 90 e media) di retri-
buzione, la differenza è in costante aumento, men-
tre si nota un appiattimento per i profili più bassi
(percentile 10), come riportato nel grafico della fi-
gura 1. Il tasso di crescita annuo riportato nel grafi-
co è calcolato sulla base delle differenze tra le retri-
buzioni medie del campione trasversale di lavorato-
ri di età 16-24 anni e quelli del gruppo 50-65 anni.
Come si può notare nel penultimo decennio la ridu-
zione delle retribuzioni in ingresso e il consolida-
mento delle retribuzioni dei più anziani porta a
sempre più ampi percorsi di carriera potenziale.
Questo fattore va a sommarsi negativamente ai fini
pensionistici alla crescita attesa delle retribuzioni
medie.
In conclusione, un modello di stima delle pensio-
ni future può realisticamente considerare due livelli
principali per il tasso di crescita reale dei redditi:
• 2% per la carriera media, composto dall’1%
d’incremento delle retribuzioni contrattuali e
un ulteriore 1% di carriera personale.
• 3% per la carriera brillante, composto dall’1%
d’incremento delle retribuzioni contrattuali e
un ulteriore 2% di carriera personale.
Inoltre per i soggetti che affrontano l’analisi pensio-
nistica più avanti nella vita contributiva, conside-
rando che i maggiori aumenti di carriera si concen-
trano nei primi anni di lavoro, si può anche azzera-
re la crescita per scatti individuali e utilizzare solo
l’andamento medio delle retribuzioni contrattuali:
• 1% per la carriera assestata, composto dall’1%
d’incremento delle retribuzioni contrattuali e
un tasso = 0% per carriera personale.
La ricostruzione precisa della storia contributiva
può essere adeguatamente completata anche dai
dati contributivi degli anni passati, registrati da In-
ps, Inpdap e altri enti, dati sempre più fruibili dal-
le fonti internet abilitate per gli interessati dagli
stessi istituti.
Resta evidente che ipotizzare una carriera as-
sestata in contrapposizione a una carriera brillan-
te, su un lungo periodo di almeno 35/40 anni di at-
tività, può comportare differenze sostanziali (del-
l’ordine di oltre 20 punti percentuali) in termini di
tassi di sostituzione attesi. E’ quanto mai impor-
tante porre attenzione, nei modelli di simulazione,
al valore impiegato di crescita della carriera e ri-
cordarsi che, ad esempio, il valore standard ipotiz-
zato da Covip (1% reale di crescita delle retribuzio-
ni e dei relativi contributi alla previdenza comple-
mentare) può essere un valore da valutare con at-
tenzione nella sua applicazione pratica, soprattut-
to per le giovani generazioni. �
Figura 1 - Incrementi potenziali per carriera nel lavoro dipendente
1 COEFFICIENTE IN VIGORE SINO A TUTTO IL 2012
2,0%
1,9%
1,8%
1,7%
1,6%
1,5%
1,4%
1,3%
1,2%
1,1%
1,0%
0,9%
0,8%
0,7%
0,6%
0,5%
Tass
o an
nuo
di c
resc
ita
1985 1986 1987 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 19961988
percentile 10 percentile 90 media
ture di nero e grigio, mille sfumature di giallo e ocra; il so-
le al tramonto che illumina le case di adobe del paesino di
El Penon e poi accende d’oro le montagne sullo sfondo; i
bambini delle Ande che giocano con una carriola arruggi-
nita e il mio bambino, privilegiato e un po’ malatino, che
li guarda con distacco; il tepore della stufa a legna, men-
tre fuori il vento fischia orgoglioso e il termometro segna
qualche grado meno dello zero; la pista di terra, dritta ver-
so l’infinito.
Sebastian non sembra una guida, ma un vecchio com-
pagno di viaggi e avventure: porta la Toyota fuori dalle pi-
ste, sulle rocce nere delle pendici dei vulcani, sulle dune di
Ho scoperto un posto meraviglioso, questa estate,
con un viaggio unico, emozionante. Nel nord-ove-
st dell’Argentina, oltre la pur bellissima Quebrada
de Humahuaca, con gli incredibili colori delle montagne, e
le valli Calchaquies, con i cactus giganteschi e i vigneti, ol-
tre Salta la linda. E’ la puna argentina, un altopiano magi-
co che, come un gigante pigro, si sdraia tra i 3.600 e i 4.000
metri di altitudine, tra vulcani neri e picchi innevati, più al-
ti di 6 mila metri. Molti conoscono gli incredibili scenari del
deserto di Atacama, in Cile, o del salar di Uyuni, in Bolivia,
ma quasi nessuno conosce la puna argentina, che con loro
confina, ma che ha aspetti ancora più spettacolari e soprat-
tutto regala l’incredibile privilegio dell’assoluta solitudine,
intere giornate senza incrociare nessuno, rifugi di monta-
gna senza altri ospiti oltre a te. La sensazione di essere in un
posto unico, di partecipare a un’avventura esclusiva.
Elenco momenti, immagini ed emozioni che non di-
menticherò: la luce, innanzitutto, sempre così viva e lim-
pida; il sentirsi così vicini al cielo, con le nuvole che salgo-
no dal basso, all’orizzonte; l’aria frizzante, che ha un sa-
pore diverso; l’impossibilità di abbracciare tutto l’infinito
con un unico sguardo; i colori, sempre diversi, mille sfuma-
Testo e fotografie di
Andrea Ferrari
Nella punaargentina
My life, My Style
Viaggi
76 FONDI&SICAV/Novembre 2012
FONDI&SICAV/Novembre 2012 77
sabbia, tra le rocce di pietra pomice, a cercare i fenicotte-
ri nelle lagune verdi, o sull’immensità bianco abbagliante
del Salar del Hombre Muerto, orientandosi con il sole, la
croce del sud e, all’occorrenza, l’indispensabile satellitare.
Un saluto alle vigogne che scappano veloci e uno alla ma-
dre terra Pachamama. In un posto così non ci si va da so-
li, serve un aiuto, un supporto logistico. Sulla puna, allora,
si va con Socompa (Socompa Puna Adventure Travel, per
essere precisi). agenzia viaggi di Salta, inventata da Fabri-
zio Ghilardi, milanese che, folgorato sulla via per Tolar
Grande, la sua Damasco, ha mollato la Milano degli affari
per vivere più vicino al cielo, come se tutto fosse sempre
un’avventura. La base è la Finca Valentina, appena fuori
Salta, la casa di campagna trasformata da Valentina, la
moglie di Fabrizio, in un luogo di semplicità e raffinata ele-
ganza, dove l’atmosfera è davvero familiare e l’accoglien-
za unica. Ma è su a 3600 metri, a El Penon, nel mezzo del
deserto della puna, tra una mezza dozzina di case di ado-
be e pochi pioppi piantati e accuditi con amore (qui li chia-
mano oasi), che sorge la “hosteria de altura”, che Socom-
pa ha in concessione e trasforma in un altro luogo indi-
menticabile. Qui ci si ferma, e da qui si parte per l’avven-
tura, verso il Campo di Piedra Pomez, dove le rocce bian-
che e arancioni di pietra pomice ti fanno sentire in un’al-
tra dimensione, dove le onde di roccia ti fanno perdere il
senso dello spazio e del tempo; verso il vulcano Carachi
Pampa e la Laguna Grande; verso Antofagasta de la Sier-
ra e, i più fortunati, verso gli scenari irreali di Tolar Gran-
de e il cono di Arita, che si erge, nero e solitario, nella pia-
na desertica, in un mondo di fantasmi. Quasi un posto di
rimpianti, prima ancora di esserne venuti via, prima anco-
ra di pensare di tornarci. Con quel certo senso di leggerez-
za, quella certa soddisfazione, di sapere di essere andati un
po’ più in là di dove arrivano gli altri. �
78 FONDI&SICAV/Novembre 2012
Ed è proprio qui che officia Rolf Filegauf, il cuoco bi-
stellato più giovane d’Europa (insignito del prestigioso ri-
conoscimento nel 2011). Un talentuoso ragazzotto di 31
anni che al suo esordio al ristorante Ecco, avamposto
gourmet del prestigioso hotel cinque stelle Giardino,
scimmiottava scompostamente la nouvelle vague spagno-
la. Era la fine del decennio scorso quando Rolf si muoveva
tra sferificazioni, gel e azoto liquido. Poi la svolta, da una
moda all’altra, con l’occhio puntato ai paesi nordici. Ecco
quindi l’impronta crudista, l’attenzione spasmodica verso
gli ingredienti vegetali, l’uso di prodotti biologici di un col-
tivatore vicino al ristorante, l’ampio uso di erbe e fiori, l’e-
liminazione quasi totale dei carboidrati (a parte il pane) e
l’uso moderato di grassi in cucina. Il risultato? Molto buo-
no, ma non convincente sino in fondo. Tutto tecnicamen-
te ineccepibile, formalmente corretto. Non un sapore fuo-
ri posto, l’uso abbondante del sucré-salé. Con parche e
moderate incursioni di acidità, che fanno felici, immagi-
L a città di Ascona, sulla sponda ticinese del lago
Maggiore, è una rinomata meta vacanziera del jet
set internazionale. Ascona però, pochi forse lo san-
no, è considerata la culla del movimento teosofico, che
molti ritengono il precursore e l’ispiratore del ben più co-
nosciuto movimento New Age. Dal monte Verità, altura che
fronteggia la città, agli inizi del novecento venne fondato
da Ida Hoffmann e Henri Oedenkoven il Sanatorium, una
comunità improntata su un sistema di vita alternativo che
cercava il ritorno alla natura e professava una dieta vege-
tariana, lunghe esposizioni al sole, il naturismo e l’adesio-
ne alla filosofia teosofica appunto, l’avamposto meridiona-
le del movimento della Lebensreform.
Ascona è pertanto frutto di questi contrasti: da un la-
to flotte di russi, americani, ma anche svizzeri e tedeschi,
nonché arabi che inondano i locali à la page presenti lun-
go il litorale, e non solo. E poi quest’aura mistica, quasi re-
ligiosa, che avvolge l’entroterra. Con pensieri filosofici
profondi.
a cura di Alberto Cauzzi
www.passionegourmet.com
La freddaperfezionedi Rolf
My life, My Style
Ristoranti
RISTORANTE GOURMET
ECCO DELL’HOTEL
GIARDINO, CHEF ROLF
FILEGAUF, ASCONA (CH),
AIR BAGUETTE CON PETTO D’ANATRA AFFUMICATO E ARACHIDE
FONDI&SICAV/Novembre 2012 79
niamo, tutti i facoltosi clienti dell’albergo e non. Ma a noi
è mancato qualcosa, sono mancati l’anima, il pathos. Che
questa cucina, così tecnica e perfetta, non ci ha trasmes-
so. E che quelle reiterazioni stilistiche, così evidenti nei
piatti (molto uguali l’uno con l’altro) non hanno fatto che
accentuare la percezione di freddezza, di esecuzione trop-
po pensata e poco istintiva, e soprattutto una sensazione
di forte latitanza di personalità.
Un ristorante che merita certamente i riconoscimenti
ricevuti e che ha ben chiaro il suo target di clientela di ri-
ferimento, che soddisfa appieno. Anche con la sua carta
dei vini, di respiro internazionale, con ricarichi importan-
ti, da cui abbiamo pescato un jolly a buon prezzo, forse l’u-
nico presente. � LA SCHEDA
IIll pprreeggiioo:: una cucina moderna, tecnicamente ineccepibile, à la page.
IIll ddiiffeettttoo:: il pregio.
RRiissttoorraannttee EEccccoo
Hotel Giardino Ascona
Via del Segnale 10
Ascona, Svizzera
Tel: +41 (0)91 785 88 8 [email protected]
OOrraarrii:: da mercoledì a domenica, aperto dalle 19.00, ultima ordinazione 21.30.
MMeennùù ddeegguussttaazziioonnee:: da 155 a 188 Chf.
Visitato nel settembre 2012.
Per maggiori informazioni visitate il sito www.passionegourmet.com
ASTICE CANADESE CON BARBABIETOLA ROSSA E MALTO
QUI INCOMINCIAMO CON IL PERCORSO VERO E PROPRIO. CARATTERISTICA
DI ROLF, GIÀ VISTO DA MOLTI ALTRI SUOI COLLEGHI, L’USO DELLA
CITAZIONE DEI SOLI INGREDIENTI PRINCIPALI.
QUESTO PIATTO, MOLTO COMPLESSO E BEN ARTICOLATO, EVIDENZIA PERÒ
LA NOTA GRASSO-SAPIDA-DOLCE CHE SARÀ IL FILO CONDUTTORE DELLA
SERATA.
LUMA BEEF CON CREMA DI CIPOLLE ARROSTITE E MIDOLLO DI MANZO
INTERPRETAZIONE, IN CLASSICO DUE SERVIZI, DI UNA PORTATA PRINCIPALE. LUMA IDENTIFICA LE INIZIALI DEI NOMI
PROPRI DEI PRODUTTORI DI QUESTA CARNE AUTOCTONA, ALLEVATA SECONDO I DETTAMI BIOLOGICI.
IL SERVIZIO PRINCIPALE CON IL FILETTO, LA CREMA DI CIPOLLE AFFUMICATA, L’INVOLUCRO DI PASTA SFOGLIA CON
CODA E MIDOLLO DI MANZO. A IMPREZIOSIRE POLVERE GHIACCIATA DI ACETOSELLA.
YOGURT CON POMPELMO E PAPAVERO
A PARTE LO STILE RIPETITIVO DEL PIATTO, CHE RIPROPONE FORME E CONSISTENZE NELLA STESSA MANIERA, UNA
DEGNA E FRESCA CONCLUSIONE DEL NOSTRO PERCORSO
FEGATO GRASSO D’ANATRA CON MELA VERDE E CEREALI
UN’OTTIMA LETTURA DELLO STRA-ABUSATO FEGATO GRASSO. LE ACIDITÀ
CHE SERVONO, LE ARMONIOSE DOLCEZZE CHE ASSECONDANO. LE
CONSISTENZE QUI SI APPROPRIATE, COSÌ COME LE TEMPERATURE
DIFFERENTI, PIACEVOLI. UN OTTIMO ESERCIZIO STILISTICO.
80 FONDI&SICAV/Novembre 2012
tensità gustativa. Il Pinot bianco a complemento cor-
rettivo degli uvaggi.
Il metodo classico in zona è stato migliorato e affina-
to con il metodo cosiddetto “saten” o delle basse pressio-
ni, una esclusiva di Franciacorta. L’idea è restituire un vi-
no più morbido, con anidride carbonica meno presente e
aggressiva: tecnicamente si ottiene partendo con un vino
base più alcoolico e riducendo la carica zuccherina ag-
giunta della liqueur de tirage, in modo che la ri-fermen-
tazione in bottiglia avvenga più gradualmente e con mi-
nore produzione di anidride. Sono così prodotti vini sem-
pre freschi, ma dotati di maggiore setosità. Da ricercare,
soprattutto su alcuni produttori-simbolo.
Altre esecuzioni, di notevole valore assoluto, sono i
pas-dosé, cioè i non dosati in fase di sboccatura: un pro-
dotto quindi più intenso, “duro” e integro. Ovviamente le
versioni “base”, con le varie percentuali di dosaggio zuc-
cherino di finitura finale, sono spesso da spettacolo. I ro-
sé anche, che incorporano la carica strutturale del Pinot
nero e restituiscono una latitudine di abbinamenti con i ci-
bi decisamente interessante.
I nomi dei produttori? Cercate i prodotti di nicchia dei
grandi produttori, i grandi nomi, oppure le piccole realtà di nic-
chia. Iniziate da Erbusco…e poi avventuratevi sulla strada dei
Vini di Franciacorta. Strada non la sbagliate per certo… �
Se l’etimologia del nome può essere incerta (con
buona probabilità deriva da “corte franca”, cioè zo-
na con regime fiscale agevolato), di certo è più sem-
plice definire origine e composizione dei terreni. Ed è un
buon punto di partenza, per capire i prodotti vitivinicoli di
Franciacorta.
Come tutta la fascia pedemontana prealpina, gli stra-
ti dei terreni sono disordinati, accalcati, frammentati dai
movimenti di sollevamento e dalla loro formazione, che
è di origine glaciale. Il ghiacciaio della Val Camonica, i cui
resti finali sono oggi il Lago D’Iseo, lasciano profonde trac-
ce nella geografia esterna (conformazione delle valli e
nelle zone umide delle torbiere), ma sono soprattutto le
tracce del sottosuolo a interessare…per l’enologia! Strati
di rocce dure, calcaree e porfidiche, sabbie e ghiaie di
riporto morenico si alternano a incursioni argillose e mar-
nose. Che spettacolo! Poi c’è il gesso, che tanta impor-
tanza ha nell’alimentazione delle viti, i cui apparati radi-
cali, su alte densità di impianto, diciamo dai 5/6.000
ceppi/ettaro, cercano nutrimento e spazio verso il basso,
nel profondo terreno, fino anche a -8 metri dalla super-
ficie. Lì sotto ci sono i veri nutrimenti e la stabilità idri-
ca necessaria. È proprio il sottosuolo gessoso ad avere
fatto la fortune della regione della Champagne. E a fare
la fortuna della Franciacorta.
Il microclima è ideale, con correnti eoliche e notevoli
escursioni termiche, con la pianura a due passi e alle spal-
le i corridoi che portano giù aria fredda dalle Alpi. L’uomo
poi sta lavorando benissimo: lavorando alacremente sul
prodotto e sul brand.
Le uve sono Chardonnay (uva regina della Francia-
corta spumantistica), Pinot nero e Pinot bianco,
soprattutto. La prima per il corredo aromatico impor-
tante, e diversi produttori insistono facendo le fer-
mentazioni dei vini base in legno direttamente. La
seconda per la struttura, complessità potente e l’in-
Bollicine inFranciacorta
My life, My Style
Vino
a cura del
Club il Cavatappi di Milano
Fondi&&Sicav - Novembre 2012numero 47 – Anno 5
DirettoreGiuseppe Riccardi
Coordinamento redazionale e direttoreresponsabile
Alessandro Secciani
Ufficio studiLuca Brambilla, Boris Secciani
CaporedattoreMassimiliano D’Amico
Progetto grafico e impaginazioneAlfredo Rampanelli
CollaboratoriStefania Basso, Alberto Cauzzi,
Davide Cimabue, Club Il Cavatappi, Luigi Cossu, Epheso Ia, Andrea Ferrari,
Veronica Furiano, Francesco Massimino,Andrea Milesio, Rocki Gialanella,
Dario Palladini, David Tonello.
Redazione, amministrazione e pubblicità
Viale San Michele del Carso 120144-Milano
Tel. 0287063626 - Fax 0287063625
Pubblicità e distribuzioneMatteo Gallizio
Casa EditriceGMR srl
Viale San Michele del Carso 120144-Milano
StampaPoggi Tipolito srl
via Galileo Galilei 9/BAssago-Milano
Autorizzazione n. 297 dell’8 maggio2008 del Tribunale di Milano
Anno 5 - Numero 47 - Novembre 2012
FONDI&SICAVCONOSCERE PER INVESTIRE AL MEGLIO
Parlano i gestori campioni del mondo
Le mosse giuste,per vincere sui mercati
Etf
Dieci annivissuti alla grande
Consensus sull’Europa
Una crisi che morde ancora
Parlano i gestori campioni del mondo
Le mosse giuste,per vincere sui mercati
Etf
Dieci annivissuti alla grande
Consensus sull’Europa
Una crisi che morde ancora
82 FONDI&SICAV/Novembre 2012