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Quindicinale di informazione per ingegneri e architetti 1563 N. 6 - 1 Aprile 2010 - Anno 58 IMREADY Srl - Spedizione in abbonamento postale - Tabella B - (Tassa riscossa) - autorizzazione rilasciata a IMREADY Srl - n. 959 del 19.12.08 dalla Direzione Generale PP.TT. della Rep. S. Marino segue a pag. 4 Fondato nel 1952 www.giornaleingegnere.it DARIO COZZI U na delle principali caren- ze, nel modello delle pic- cole e medie imprese ita- liane, sembra essere l’insufficien- te attenzione alla ricerca e l’ap- partenenza a settori maturi. Se è vero questo, è tanto più allar- mante rilevare come, proprio in Italia, alcune tra le strutture di ri- cerca più qualificate siano state smantellate nel recente passato o siano a rischio chiusura anche in queste settimane. Ed è tanto più urgente capirne le cause. Anche se molte di queste strutture sono branches di multinazionali estere, l’analisi delle motivazioni è im- portante, poiché gli stessi fattori Non solamente Global Warming segue a pag. 3 Intervista al professor Roveda del Politecnico di Milano Ricerca e sviluppo, “ricetta” per l’Italia ATTUALITA’ L’Europa e la sfida dei trasporti Vittore Ceretti E’ sempre più viva l’attenzione verso il settore dei collegamenti e del trasporto delle merci. Una sfida che vede protagonista l’Italia e più in generale l’intera Europa. E’ dunque necessario porre in essere azioni in ogni ambito (terra, cielo, mare) per far sì che il Vecchio Continente sia attore principale nel panorama economico-produttivo internazionale. a pagina 14 ORDINI Intervista al presidente Gianni Massa Donato Di Catino “Riuscire a sviluppare una rete energetica figlia anche di fonti rinnovabili, cosa che fino ad oggi in Sardegna non è stato possibile attuare a causa di leggi superate e anacronistiche”. Parte da questa considerazione l’intervista a tutto campo a Gianni Massa, presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Cagliari. a pagina 15 Una panoramica che analizza le varie realtà territoriali Edifici ed energia: la certificazione regionale www.logical.it Logical Soft - Via Garibaldi 253 - 20033 Desio (MB) - Tel. 0362 301721- Fax 0362 301722 - email: [email protected] - www.logical.it il software per il progetto e la certificazione energetica sempre aggiornato ad ogni variazione normativa DPR 59/09 e Linee Guida Nazionali D.Lgs. 115/2008 e UNI TS 11300 (Certificato CTI) DGR 8/8745 e DDG 5796 Lombardia (XML per CENED+) Delibera n.156 - Emilia Romagna Delibera n.43-11965 - Piemonte Regolamento Regionale Liguria n°1 del 22/01/2009 A colloquio con il preside della facoltà di Ingegneria dell’Università dell’Aquila Foscolo: “Ètrascorso un anno dal terremoto: così il nostro Ateneo sta tornando alla normalità” ASPETTI IDROGEOLOGICI E DIFESA DEL TERRITORIO La gran parte del territorio italiano pare sia a rischio idrogeologico: se ne parla ogni volta che si verifica un nuovo evento calamitoso, poi la notizia va nel dimenticatoio. In questo nu- mero il Prof. Michele Maugeri ha coordinato una serie di interventi di carattere generale su- gli aspetti normativi, di modellazione delle frane e sulla valutazione del rischio di frana, e al- tri specifici relativi al caso della recente alluvione di Messina dell’ottobre 2009. DA PAG. 7 A PAG. 13 FOCUS/ 1563 DOTT. ING. FRANCO LIGONZO S ulla Tribuna delle opinioni del n.5/2010 leggo il Prof. Lanzavecchia che, a proposito del Global Warming, auspica “un pacato confronto su ba- si scientifiche che tenga conto dei diversi punti di vista”. Dati i prece- denti, mi domando se questo “pacato confronto” sia possibile, se porterebbe a qualcosa di concreto e quando. Nel frattempo noi (imprenditori e pro- fessionisti) cosa facciamo? Non possiamo neppure riferirci al “principio di precauzione” perchè sempre il Professore ci ha detto che è “inconsistente”. PROF. ING. ANNA MAGRINI PROF. ING. ROBERTA PERNETTI A partire dal 2007 alcune Re- gioni italiane hanno prov- veduto a recepire la Diret- tiva Europea 2002/91/CE in me- rito alle prestazioni energetiche degli edifici, come previsto dal- l’articolo 3 della direttiva stessa ed in base all’art.117 della Costitu- zione che definisce l’energia ma- teria di legislazione concorrente tra Stato e Regioni. Nell’estate del 2009 l’Italia ha va- rato le linee-guida nazionali per il calcolo dell’efficienza energetica degli edifici, rendendole valide per le Regioni che non hanno ancora provveduto autonomamente al re- cepimento della Direttiva e ri- chiedendo alle altre di uniformar- si, seppure gradualmente, ai prin- cipi generali per una maggiore omogeneità dell’applicazione dei criteri. segue a pag. 6 Paolo De Santis: “C’è ancora molto da fare” ROBERTO DI SANZO “C e la faremo, anche que- sta volta”. Poche ore do- po il terribile terremoto del 6 aprile 2009, Paolo De Santis, presidente dell’Ordine degli In- gegneri dell’Aquila, aveva im- personificato in pieno lo spirito combattivo degli abruzzesi. Pas- sato lo choc iniziale, si era su- bito messo a disposizione della città e dei suoi abitanti per aiu- tare e prestare i primi soccorsi. Così come lo stesso Ordine, che il 15 aprile aveva chiamato a rac- colta tutti i colleghi della pro- vincia: oltre 400 i professionisti che avevano partecipato ad una riunione straordinaria per fare il punto della situazione e ricor- dare con commozione le vitti- me del terremoto, tra le quali due colleghi, Piervincenzo Gioia e Giuliana Tamburro. In segui- to, era stato lo stesso presidente De Santis a comunicare, sem- pre in un’intervista rilasciata al “Giornale dell’Ingegnere”, i pri- mi dati tecnici su un terremoto IL PRESIDENTE DELL’ORDINE segue a pag. 16 segue a pag. 5 DAVIDE CANEVARI S embra ieri. O forse sembrano passati parecchi anni, considerando i risulta- ti già ottenuti dall’opera di ricostru- zione e la strada già percorsa nel difficile ritorno alla normalità. E, invece, sono tra- scorsi solo dodici mesi dal terremoto del- l’Aquila che tanti danni ha causato; materiali e immateriali. Tra questi ultimi figurano certamente anche le pesanti conseguenze sul mondo della didattica e della ricerca. Perché l’Aquila – come noto – è anche se- de universitaria, con una prestigiosa facoltà di ingegneria. Il Giornale dell’ingegnere ha incontrato il pre- side, professor Pier Ugo Foscolo, per fare un punto sulla situazione attuale, ripercorrere le prime fasi della ripresa, ragionare in fase prospettica sul futuro a breve e medio ter- mine dei corsi di ingegneria. Il messaggio più bello e incoraggiante che traspare dal- l’intervista è il seguente: il mondo della di- dattica ha dimostrato sempre e comunque fiducia, spirito di iniziativa, voglia di rina- scere. E, ora, quella forza potrà e dovrà con- tribuire alla piena ripresa di tutto il tessuto sociale e imprenditoriale dell’aquilano. foto: LIAP La facoltà dʼingegneria dellʼUniversità dellʼAquila

Foscolo: “È trascorso un anno dal terremoto: Paolo De ...ing.univaq.it/Giornale.pdf · E-mail: [email protected] Lombardia leader nei progetti ecologici Seguono Lazio ed Emilia

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Page 1: Foscolo: “È trascorso un anno dal terremoto: Paolo De ...ing.univaq.it/Giornale.pdf · E-mail: abbonamenti@picomax.it Lombardia leader nei progetti ecologici Seguono Lazio ed Emilia

Quindicinaledi informazione

per ingegnerie architetti

1563

N. 6 - 1 Aprile 2010 - Anno 58 IMREADY Srl - Spedizione in abbonamento postale - Tabella B - (Tassa riscossa) - autorizzazione rilasciata a IMREADY Srl - n. 959 del 19.12.08 dalla Direzione Generale PP.TT. della Rep. S. Marino

segue a pag. 4

Fondato nel 1952 • www.giornaleingegnere.it

DARIO COZZI

U na delle principali caren-ze, nel modello delle pic-cole e medie imprese ita-

liane, sembra essere l’insufficien-te attenzione alla ricerca e l’ap-partenenza a settori maturi. Se èvero questo, è tanto più allar-mante rilevare come, proprio in

Italia, alcune tra le strutture di ri-cerca più qualificate siano statesmantellate nel recente passato osiano a rischio chiusura anche inqueste settimane. Ed è tanto piùurgente capirne le cause. Anchese molte di queste strutture sonobranches di multinazionali estere,l’analisi delle motivazioni è im-portante, poiché gli stessi fattori

Non solamente Global Warming

segue a pag. 3

Intervista al professor Roveda del Politecnico di Milano

Ricerca e sviluppo, “ricetta” per l’Italia

ATTUALITA’

L’Europae la sfidadei trasporti■ Vittore Ceretti

E’ sempre più viva l’attenzione verso ilsettore dei collegamenti e del trasportodelle merci. Una sfida che vedeprotagonista l’Italia e più in generalel’intera Europa. E’ dunque necessarioporre in essere azioni in ogni ambito(terra, cielo, mare) per far sì che ilVecchio Continente sia attore principalenel panorama economico-produttivointernazionale.

a pagina 14

ORDINI

Intervista al presidenteGianni Massa■ Donato Di Catino

“Riuscire a sviluppare una reteenergetica figlia anche di fontirinnovabili, cosa che fino ad oggi inSardegna non è stato possibile attuare acausa di leggi superate eanacronistiche”. Parte da questaconsiderazione l’intervista a tutto campoa Gianni Massa, presidente dell’Ordinedegli Ingegneri della Provincia di Cagliari.

a pagina 15

Una panoramica che analizza le varie realtà territoriali

Edifici ed energia:la certificazione regionale

www.logical.it

Logical Soft - Via Garibaldi 253 - 20033 Desio (MB) - Tel. 0362 301721- Fax 0362 301722 - email: [email protected] - www.logical.it

il software per il progetto e la certificazione energeticasempre aggiornato ad ogni variazione normativa

DPR 59/09 e Linee Guida Nazionali

D.Lgs. 115/2008 e UNI TS 11300

(Certificato CTI)

DGR 8/8745 e DDG 5796Lombardia (XML per CENED+)

Delibera n.156 - Emilia Romagna

Delibera n.43-11965 - Piemonte

Regolamento Regionale Ligurian°1 del 22/01/2009

A colloquio con il preside della facoltà di Ingegneria dell’Università dell’Aquila

Foscolo: “È trascorso un anno dal terremoto:così il nostro Ateneo sta tornando alla normalità”

ASPETTI IDROGEOLOGICIE DIFESA DEL TERRITORIOLa gran parte del territorio italiano pare sia a rischio idrogeologico: se ne parla ogni voltache si verifica un nuovo evento calamitoso, poi la notizia va nel dimenticatoio. In questo nu-mero il Prof. Michele Maugeri ha coordinato una serie di interventi di carattere generale su-gli aspetti normativi, di modellazione delle frane e sulla valutazione del rischio di frana, e al-tri specifici relativi al caso della recente alluvione di Messina dell’ottobre 2009.

DA PAG. 7 A PAG. 13

FOCUS/ 1563

DOTT. ING. FRANCO LIGONZO

Sulla Tribuna delle opinioni del n.5/2010 leggo il Prof. Lanzavecchia che,a proposito del Global Warming, auspica “un pacato confronto su ba-si scientifiche che tenga conto dei diversi punti di vista”. Dati i prece-

denti, mi domando se questo “pacato confronto” sia possibile, se porterebbea qualcosa di concreto e quando. Nel frattempo noi (imprenditori e pro-fessionisti) cosa facciamo? Non possiamo neppure riferirci al “principio diprecauzione” perchè sempre il Professore ci ha detto che è “inconsistente”.

PROF. ING. ANNA MAGRINIPROF. ING. ROBERTA PERNETTI

A partire dal 2007 alcune Re-gioni italiane hanno prov-veduto a recepire la Diret-

tiva Europea 2002/91/CE in me-rito alle prestazioni energetichedegli edifici, come previsto dal-l’articolo 3 della direttiva stessa edin base all’art.117 della Costitu-zione che definisce l’energia ma-teria di legislazione concorrentetra Stato e Regioni.

Nell’estate del 2009 l’Italia ha va-rato le linee-guida nazionali per ilcalcolo dell’efficienza energeticadegli edifici, rendendole valide perle Regioni che non hanno ancoraprovveduto autonomamente al re-cepimento della Direttiva e ri-chiedendo alle altre di uniformar-si, seppure gradualmente, ai prin-cipi generali per una maggioreomogeneità dell’applicazione deicriteri.

segue a pag. 6

Paolo De Santis:“C’è ancora molto da fare”

ROBERTO DI SANZO

“C e la faremo, anche que-sta volta”. Poche ore do-

po il terribile terremoto del 6aprile 2009, Paolo De Santis,presidente dell’Ordine degli In-gegneri dell’Aquila, aveva im-personificato in pieno lo spiritocombattivo degli abruzzesi. Pas-sato lo choc iniziale, si era su-bito messo a disposizione dellacittà e dei suoi abitanti per aiu-tare e prestare i primi soccorsi.Così come lo stesso Ordine, cheil 15 aprile aveva chiamato a rac-colta tutti i colleghi della pro-vincia: oltre 400 i professionistiche avevano partecipato ad unariunione straordinaria per fare ilpunto della situazione e ricor-dare con commozione le vitti-me del terremoto, tra le qualidue colleghi, Piervincenzo Gioiae Giuliana Tamburro. In segui-to, era stato lo stesso presidenteDe Santis a comunicare, sem-pre in un’intervista rilasciata al“Giornale dell’Ingegnere”, i pri-mi dati tecnici su un terremoto

IL PRESIDENTE DELL’ORDINE

segue a pag. 16

segue a pag. 5

DAVIDE CANEVARI

S embra ieri. O forse sembrano passatiparecchi anni, considerando i risulta-ti già ottenuti dall’opera di ricostru-

zione e la strada già percorsa nel difficileritorno alla normalità. E, invece, sono tra-scorsi solo dodici mesi dal terremoto del-l’Aquila che tanti danni ha causato; materialie immateriali. Tra questi ultimi figuranocertamente anche le pesanti conseguenzesul mondo della didattica e della ricerca.Perché l’Aquila – come noto – è anche se-de universitaria, con una prestigiosa facoltàdi ingegneria.Il Giornale dell’ingegnere ha incontrato il pre-side, professor Pier Ugo Foscolo, per fare unpunto sulla situazione attuale, ripercorrerele prime fasi della ripresa, ragionare in faseprospettica sul futuro a breve e medio ter-mine dei corsi di ingegneria. Il messaggiopiù bello e incoraggiante che traspare dal-l’intervista è il seguente: il mondo della di-dattica ha dimostrato sempre e comunquefiducia, spirito di iniziativa, voglia di rina-scere. E, ora, quella forza potrà e dovrà con-tribuire alla piena ripresa di tutto il tessutosociale e imprenditoriale dell’aquilano.

foto

: LIA

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La facoltà dʼingegneria dellʼUniversità dellʼAquila

Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:16 Pagina 1

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ROBERTO DI SANZO

O gni anno in Italia so-no oltre 750 le do-mande di brevetto

per invenzioni legate all’am-biente, allo smog o all’inqui-namento. Si va dal filtro na-sale anallergico anti-PM10all’adesivo assorbi-inquina-mento per automobili, pas-sando per il cerotto antismoge la mascherina multistratoantifumo. Quasi un terzo diqueste provengono dallaLombardia (28,1%), seguiteda Lazio (17,2%), Emilia Ro-magna (12%) e Piemonte(10%). Un quarto dei brevet-ti proviene dalla provincia diMilano, seguita da Roma(16%) e Torino (9%). È quan-to emerge da un’elaborazionedella Camera di Commerciodi Milano sulla base dei datiUibm riguardanti brevetti emarchi depositati fino a feb-braio 2010. Sempre la Came-

ra di Commercio del capo-luogo lombardo rende noti idati del registro imprese chenel quarto trimestre 2009 haaffermato il primato della

Lombardia, con 750 impre-se attive nel settore energeti-co tra elettricità e gas (pari al22% del totale italiano). An-che tra le province il primato

spetta ancora a Milano, checon le sue 400 imprese ener-getiche rappresenta il 12%delle aziende italiane attivenel settore.

2 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2010

1563

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AMBIENTE

Levata di scudi degli ingegnericontro attacchi e critiche neiconfronti della categoria.Potrebbe essere sintetizzata cosìla vicenda raccontata nel numerodel 1° aprile del Giornaledell’Ingegnere, ben tre letterepubblicate con grande risalto inrisposta all’analisi dell’ingegnerClaudio Ferraris, presidente dellaFoster Wheeler Italiana, chesempre sulla nostra rivista avevaaffermato che “la società ha famedi ingegneri ma l’offerta è menodi un terzo” (Il Giornaledell’Ingegnere, 15 gennaio 1990).Il primo collega a replicare eraAntonio Martinelli, il qualecontestava il fatto che, a partiredal 1979, il numero degli iscrittialle facoltà di ingegneria non eracresciuto. “Il sistema industrialeitaliano, in quel periodo –spiegava Martinelli – ha vissutoun periodo di profonda crisi concontemporanea ristrutturazionedegli assetti ed estromissione dirisorse umane. Siccome il giovane,sempre più avveduto, intraprendespecifici e faticosi studi al fine diraggiungere una posizioneeconomica rispettabile ed unasicurezza di impiego, è ovvio cheparte degli individui propensisiano stati distolti”. La secondalettera arrivata in redazione era

quella del bologneseRoberto Toldo, che silanciava in una serie diconsiderazioni più o menocondivisibili: “La relazione(di Claudio Ferraris) èfalsa, in quanto se gliingegneri sono così pochinon si spiegherebbeperché i loro stipendisiano così bassi. (…)Bisogna rendersi contoche bisogna avere duefigure: 1) il laureatoprofessionista, dottore,ingegnere o architetto, a numerochiuso per evitare l’eccessivaconcorrenza che oggi si verificanel campo. E’ necessaria, secondome, una preparazione di 6 annicon tirocinio pratico; 2) il tecnicodiplomato con tre anniuniversitari alle spalle”. Il terzocontributo era di Franco Leporeda Pescara. Emblematico il titolodella sua lettera: “Meglio dentistao notaio, si guadagna molto dipiù”. Ed ecco le considerazionidell’ingegner Lepore: “Mi risultache vi sono aziende nelle quali uningegnere laureato al primoimpiego guadagna circa unmilione e cinquantamila lire almese, come un diplomato!”. Bastaquesta frase per comprendere iltono polemico del collega e

individuare una delle motivazionipiù importanti (il fattoreeconomico) per le quali i giovanisceglievano altre strade rispetto aquella ingegneristica. Perchiudere, allargando l’orizzonteall’ambito internazionale,torniamo alle frasi di AntonioMartinelli, che avallava in pieno leteorie degli altri ingegneri: “InUsa i giovani migliori non siiscrivono più ad ingegneria mapreferiscono lavorare nell’areafinanziaria (per le elevateopportunità di guadagno),cosicché si ricorre ad ingegneriprovenienti dall’estero. Non è, percaso, questa una delle ragionidell’attuale crisi di innovazionetecnologica che colpisce quelPaese?”.

Accadeva 20 anni fail GIORNALE dellʼINGEGNERE ǀ 1 APRILE 1990

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QUINDICINALE DI INFORMAZIONEPER INGEGNERI E ARCHITETTI

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Hanno collaborato a questo numero:Stefano Aversa, Francesco Calvetti, Leonardo Cascini, Vittore Ceretti, DarioCozzi, Donato Di Catino, Enrico Foti, Mario Ghezzi, Santa Iudicello, ManlioMarino, Anna Magrini, Giovanni Manzini, Michele Maugeri, Franco Ortolani,Roberta Pernetti, Enrico Rota, Angelo Spizuoco.

Progetto grafico, fotocomposizione S.G.E. Servizi Grafici Editorialivia Rossini, 2 - Rivolta d’Adda Tel. 0363.371203 - Fax 0363.370674

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Con la collaborazione istituzionale di: AICARR, ASSOBETON, ASSOLEGNO, ASSOVETRO, ATECAP, UNCSAAL

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potrebbero ostacolare anchelo sviluppo di organizzazioninazionali o disincentivare l’ac-cesso dei ricercatori stranieri.Il Giornale dell’ingegnere hadeciso di approfondire que-sto tema - per individuare lecause e discutere delle possi-bili soluzioni - intervistandoil Professor Claudio Roveda,docente di economia e orga-nizzazione aziendale, diparti-mento di Ingegneria gestio-nale del Politecnico di Milano.

Professore, pensando ai casi del-le multinazionali estere chestanno smantellando le lorostrutture in Italia, sembra chele cause siano ascrivibili a quat-tro fattori: burocrazia e giusti-zia; infrastrutture, legalità e qua-lità della vita locali; costo del la-voro e grado di sindacalizzazio-ne in Italia/Europa; strategieaziendali. Fatto cento il totale,quale è, a suo avviso, il peso diciascuno dei quattro fattori?Volendo dare una rispostanon generica è necessaria unapremessa: i fattori che condi-zionano le scelte localizzativeper le attività di R&S diun’impresa multinazionale(italiana o estera) dipendonolargamente dal settore in cuiopera, oltre che dalla com-plessiva distribuzione delle at-tività aziendali a scala inter-nazionale. Pertanto i pesi daattribuire ai fattori di criticitàindicati possono variare a se-conda dei settori e delle im-prese. Questa diversità di va-lutazioni è emersa con evi-denza in una recente ricerca,di cui sono stato autore in-sieme ad Adriano De Maio eAlessandro Sala, sulla Attrat-tività delle Lombardia per at-tività di R&S e produzionead alto contenuto di cono-scenza.Inoltre, le valutazioni dei topmanager delle imprese inter-vistate (nel complesso oltre40) relativamente ai diversifattori rilevanti nelle loro scel-te localizzative hanno pre-sentano, al tempo stesso, ele-menti positivi e negativi.Così ad esempio, mentre siriconosce come positività lapresenza in Lombardia di di-

partimenti universitari assaiqualificati a scala internazio-nale in una molteplicità di di-scipline e tematiche scientifi-che, si registra come negati-vità la loro limitata capacità- se non interesse - a collabo-rare con le imprese su speci-fiche problematiche applica-tive e la loro verticalizzazioneche rende difficile l’approc-cio multidisciplinare.Nondimeno, per infrastruttu-re e Pubblica Amministrazio-ne nelle sue diverse compo-nenti (inclusi fisco e giustizia)si riscontra un’unanimità di

valutazioni fortemente nega-tive. Ciò vale per la Lombar-dia, ma è facilmente estendi-bile al resto del Paese.

Esistono ulteriori criticità chescoraggiano la crescita dellestrutture di R&S? Certamente l’esistenza o me-no di un sistema di Ricerca eFormazione, in particolare inambito pubblico, costituisceun elemento assai importan-te. Le strutture aziendali diR&S non vivono isolate, maintrattengono significative in-terazioni con l’ambientescientifico e di formazione su-periore circostante. L’acces-so a scala locale a laureatiqualificati da assumere o a in-

frastrutture e competenzescientifiche avanzate con lequali collaborare costituisceun forte incentivo alla loca-lizzazione di strutture azien-dali di R&S in quanto sonofonti di economie esterne,particolarmente importanti sesi tiene conto della crescentemultidisciplinarietà e multi-settorialità dei processi di in-novazione tecnologica basatasulla ricerca, nonché dell’altaincertezza che si associa allepossibili traiettorie di sviluppotecnico-scientifico.

Tralasciando il primo fattore(burocrazia e giustizia in Italia)che dovrebbe essere risolto aprescindere, e pensando al se-condo (infrastrutture, legalità equalità della vita locali), qualisarebbero le componenti irri-nunciabili? Per intenderci, a Mi-lano si possono trovare scuoleper stranieri, centri culturali, in-frastrutture di collegamento, mala qualità della vita può esserescarsa. Viceversa, magari aIvrea... Ancora una volta quello chepiù conta è il mix di negativi-tà e di positività: l’alto costodella vita a Milano e la bassaqualità ambientale del suocontesto, operano contro lalocalizzazione di struttureaziendali di R&S, nonostantei salari relativamente bassicorrisposti a ricercatori e tec-nici e la presenza di un insie-me di università, in primoluogo il Politecnico di Milano,e di centri di ricerca alta-mente qualificati. Peraltro l’e-sistenza di infrastrutture perla mobilità delle persone conelevante prestazioni potreb-be favorire la localizzazionedelle strutture di R&S in areeadiacenti Milano con unamaggiore qualità ambientale,in modo da compensare lenegatività milanesi e da sfrut-tarne le positività.

E per il terzo fattore (costo dellavoro e grado di sindacalizza-zione in Italia/Europa) qualiobiettivi ci si dovrebbe porre ri-spetto al resto d’Europa?Come gia sottolineato, il co-sto di ricercatori e tecnici aMilano, in Lombardia e an-cor più nel resto del Paese, è

significativamente inferiore aquello nei Paesi europei in-dustrialmente avanzati, anchese superiore a quello dei nuo-vi Stati membri dell’UnioneEuropea e ancor più in altriPaesi di più o meno recenteindustrializzazione, comeRussia, India e Cina.Qui entra in gioco il modellodi innovazione tecnologicabasata sulla ricerca, forte-mente dipendente dal settoreindustriale. Se i ricercatori etecnici devono frequente-mente muoversi nelle facilitydell’azienda a scala mondiale,è critica l’efficienza delle in-frastrutture di mobilità (ossiaaeroporti con rapidi e fre-quenti collegamenti interna-zionali), da cui dipende lacomplessiva produttività ora-ria del personale.Se le strutture di R&S neces-sitano di una forte interazionecon le locali facility produtti-ve dell’azienda o con il loca-le sistema tecnico-scientifico,non esiste un problema peril più elevato costo dei ricer-catori: così è più convenientelocalizzare le strutture di R&Sin Italia, ove esiste la doman-da di mercato o si possonosfruttare significative econo-mie esterne nella generazionedi conoscenza innovativa.Comunque i costi diretti deinostri ricercatori e tecnici, os-sia i loro stipendi, non sono inmolti casi un ostacolo alla lo-calizzazione di strutture diR&S nel nostro Paese.

E per le strategie aziendali -senza entrare nelle scelte dellesingole aziende o contestarle - aquali condizioni e come po-trebbero essere salvate le eccel-lenze italiane?È fondamentale che vengacreata un’effettiva strategianazionale riguardo Ricer-ca&Innovazione, che con unamolteplicità di strumenti so-stenga lo sviluppo di un si-stema produttivo competiti-vo. Se è importante che si lo-calizzano in Italia struttureaziendali di R&S, ancor di piùlo è che i risultati della R&Sdiano origine a prodotti e ser-vizi realizzati localmente.In questo contesto la doman-da pubblica di prodotti e ser-

vizi innovativi - ad esempionei campi della sanità, dellaPubblica Amministrazione edella sicurezza - può costitui-re un forte attrattore non so-lo di strutture e di attività diR&S e innovazione, ma so-prattutto di attività produttivedi elevata qualificazione e va-lore aggiunto. Non bisognadimenticare che la R&S nelsettore privato, ma anche permolti aspetti in quello pubbli-co, non è fine a se stessa, ma èfunzionale alla creazione diattività produttive e quindi al-lo sviluppo economico e so-

ciale di un territorio, regione oPaese che sia.

Sarebbe ipotizzabile creare deicentri di ricerca di natura pri-vata, collegati alle università eposseduti magari da fondazio-ni locali?Esiste l’esigenza di colmarela distanza fra i risultati scien-tifici prodotti dalle universitàe dai centri pubblici di ricercae le innovazioni tecnologiche,valide sul mercato, realizzatenelle imprese. La soluzionedegli Uffici di TrasferimentoTecnologico (TTO), posti inessere in molte università ita-liane, non risolve questo pro-blema per una molteplicità diragioni, soprattutto perchéquesti uffici si occupano so-

lamente di brevettare i risul-tati della ricerca scientificasvolta all’interno delle uni-versità e di sostenere la crea-zione di start-up da parte deidocenti, ma non della inge-gnerizzazione di tali risultati,attività ben più importante aifini dello sviluppo di innova-zioni tecnologiche nell’indu-stria e nei servizi. Occorre fa-vorire la creazione di struttu-re (ad esempio sul modellodegli istituti della Fraunhoferin Germania) che eseguonolo sviluppo e l’ingegnerizza-zione dei risultati della ricercapubblica in collaborazionecon le imprese per l’innova-zione dei loro prodotti e ser-vizi. L’assetto istituzionale dadare a tali strutture è secon-dario rispetto alla precisa de-finizione della loro missione ealla progettazione della lorosostenibilità economica.

A volte sembra, però, che le stes-se Università siano strutturatepiù per un eventuale supportoalle aziende di medie e grandidimensioni che non alle piccole.Difficilmente un Ateneo sem-bra disposto ad impegnarsi inricerche da poche decine di mi-gliaia di euro di valore; magaricon la necessità di fornire deirisultati in pochi mesi… La soluzione prima delineatapuò venire incontro anche al-le esigenze di innovazionetecnologica delle piccole im-prese che effettivamente vo-gliono innovare perché mo-tivate strategicamente e spin-te dalla competizione inter-nazionale.Occorre rivedere profonda-mente la nozione di Trasfe-rimento tecnologico alle pic-cole imprese e soprattutto ri-progettare gli strumenti ope-rativi, che non possono ri-dursi a strutture di sempliceinterfaccia e intermediazione,come purtroppo è oggi in Ita-lia la prassi prevalente.Esiste poi il problema dellasostenibilità economica diqueste iniziative e di un ruolointelligente in questo campoda parte dell’operatore pub-blico nazionale e ancor piùregionale.

Dario Cozzi

N. 6 - 1 Aprile 2010 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 3

Ricerca: a quali condizioni l’Italia può tornare ad essere un “contesto” realmente appetibile?

DALLA PRIMA PAGINA│INTERVISTA

segue da pag. 1

Non sono certoi costi diretti dei nostri ricercatori e tecniciad ostacolarela localizzazionedi strutture di R&Snel nostro Paese,bensìl’inadeguatezza del Sistema-Paese e di quelloterritoriale

La decisionefinale sullalocalizzazionedi strutturedi R&S risultadalla considerazionedi un insiemedi positivitàe negatività; e qui entranofortementein gioco le specificitàsettoriali e le strategieaziendali

h: l’eccellenza nelle tubazioni

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4 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2010

“Ventiquattro studenti dellafacoltà hanno perso la vita -ricorda Foscolo, iniziandoquesta intervista - tra le rovi-ne delle case prese in affittoall’Aquila. Gli studenti dece-duti, ai quali è stato conferitoil Diploma di laurea alla me-moria, sono tutti studenti fuo-ri-sede, che vivevano all’A-quila a motivo dei loro studi.A seguito di questi fatti, laConferenza dei Presidi di In-gegneria, riunita a Roma il 22aprile 2009, ha proposto allacomunità accademica che lagiornata del 6 aprile sia ri-cordata in Italia come giorna-ta dello studente universitariofuori sede.

Professor Foscolo, quali conse-guenze - nell’immediato - hacausato il sisma sulla operativi-tà dei corsi di ingegneria?Fin dalle primissime ricogni-zioni effettuate al sito della fa-coltà, subito dopo il sisma, èapparso chiaro che le strut-ture erano compromesse - siaquelle dedicate alla didattica,sia le sedi dei Dipartimenti -almeno nelle opere architet-toniche. Di minore entità, in-vece, risultavano i danni peruna parte consistente dei la-boratori di ricerca.Il Consiglio di facoltà, tenu-tosi a Celano il 21 aprile, hacomunque deliberato di as-sicurare il compimento del-la didattica relativa all’annoaccademico 2008-09, giàsvolta fino a circa metà delsecondo semestre, utilizzan-do sedi di emergenza. Inol-tre, molte facoltà di ingegne-ria, italiane ed europee, cosìcome aziende private, si sonorese pienamente disponibiliad iniziative di supporto del-l’attività didattica, in partico-lare per il tutoraggio degli stu-denti a fine carriera, al fine diconsentire il completamentodella preparazione delle tesidi laurea. Vorrei anche sottolinearel’impegno profuso dai docentinel rimanere vicino agli stu-denti, portando a termine re-golarmente i propri insegna-menti, e svolgendo le proved’esame nelle varie sedi diemergenza. Infine, va men-zionata la collaborazione of-ferta dal personale tecnico-amministrativo della facoltàe dell’intero Ateneo. Grazieanche a questo sforzo, e non-ostante tutto, per l’anno ac-cademico 2009-2010 risulta-vano iscritti 4.500 studenti,con circa 700 matricole. In-gegneria ha infatti recepito ladecisione del Senato accade-mico di organizzare tutta l’at-tività didattica dell’anno 2009-2010 nella città dell’Aquila.

E nei mesi successivi?Fino all’inizio di ottobre la fa-coltà ha avuto come unica

struttura di riferimento uncontainer, montato a Coppi-to nei pressi della facoltà diScienze. A quei giorni risaleil trasferimento nella sede di-dattica provvisoria di viaCampo di Pile, realizzata me-diante rapida trasformazionedelle strutture della fabbricaOptimes, ormai chiusa datempo, acquisite dall’Ateneoall’inizio dell’estate. Si trattadi circa 1.000 metri quadratiper gli uffici e 8.000 per le au-le e gli spazi dedicati agli stu-denti; a questi si aggiungonoulteriori 4 aule disponibili nel-la scuola superiore Reiss Ro-moli. Lunedì 19 ottobre, da-ta fissata dal Senato accade-mico per l’inizio delle lezioni,un numero straripante di stu-denti ha letteralmente invasoquesti spazi, con una granvoglia di ricominciare le atti-vità didattiche in una sedeaggregata, e di riprenderequella vita di relazioni con ilcorpo docente, gli amici e icolleghi, che ha sempre ca-ratterizzato l’Ateneo e il suorapporto con la città, facendodell’Aquila una delle cittàuniversitarie più vive d’Italia.Non sono mancati aspetticommoventi, soprattutto nel-l’incontro con le matricoledelle lauree triennali, che perla prima volta nella loro vita

partecipavano ad una lezioneuniversitaria, in un contestocertamente unico: la loro at-tenzione e disponibilità asopportare inevitabili diffi-coltà logistiche dimostravatutta la loro tensione versol’acquisizione di nuovi oriz-zonti formativi, quasi a volerripagare gli sforzi di tutti co-loro che avevano lavoratoper arrivare a quel momento.

Ci può fare un confronto tra ilprima e la situazione presente(numero di studenti iscritti, nuo-ve matricole, docenti, strutture elaboratori...)Fuori dalla retorica, i numerici consentono di quantifica-re la risposta degli studenti inmodo molto positivo. Infatti,alla scadenza dei termini perle iscrizioni, risultano iscrittialla facoltà di ingegneria, co-me già accennato, 4.500 stu-denti, cioè il 75 per cento diquelli iscritti prima del terre-moto. Le matricole risultanocomplessivamente pari al 60per cento degli studenti im-matricolati nell’anno accade-mico precedente. Queste cifresono risultate superiori alleprevisioni più ottimistiche.

Quanto può essere impor-tante il ruolo della facoltà diingegneria - e più in gene-rale di un’Università - per larinascita di un territorio do-po un così grave evento?La città dell’Aquila è un gran-de cantiere, visitato quotidia-namente da tecnici prove-nienti da Paesi vicini e lonta-ni, un caso di studio di ecce-zionale importanza per la for-mazione dei giovani inge-gneri, e sarebbe davvero de-precabile tenere i nostri stu-denti lontani da questa op-portunità. Inoltre, la facoltàdi ingegneria ha manifestatoda subito la propria volontàa collaborare alla ricostruzio-ne con tutto il proprio patri-monio di uomini e di cono-scenze, e sta operando in que-sta direzione: la sua presen-za all’Aquila è un segno tan-gibile di questo impegno, chenon può escludere le attivitàdi formazione.La ricostruzione, già nelle suefasi iniziali, non poteva certoattestarsi al ripristino del pa-trimonio edilizio necessarioad ospitare gli abitanti del-

l’Aquila, ma doveva necessa-riamente comprendere la ri-presa e riqualificazione delleprincipali funzioni culturali,economiche e sociali della cit-tà. A nulla vale restituire unacarrozzeria fiammante adun’auto danneggiata in un in-cidente, se il suo motore nonè funzionante!

Quanto e come è stata coin-volta la facoltà di ingegnerianei progetti e programmi diricostruzione? Su cosa sta la-vorando nello specifico?Il Consiglio di facoltà di in-gegneria ha cercato sempredi cogliere, a vantaggio deipropri studenti, nonché delleattività di ricerca, le opportu-nità offerte dalla estesa soli-darietà e dalla presenza sulterritorio di numerose azien-de impegnate in fasi e settoridiverse delle opere di rico-struzione. Lo scorso 30 giu-gno, a seguito anche di in-contri con l’Ordine degli In-gegneri, il Consiglio ha deli-berato che una parte dei cre-diti (CFU) assegnati a ciascuninsegnamento, fino ad un ter-zo, possano essere acquisitidagli studenti con la parteci-pazione a specifiche attivitàsul campo e studio di casiconcreti.In questo modo, gli studentisono direttamente impegnatinei rilievi degli edifici dan-neggiati, nella micro-zona-zione sismica, in studi di fat-tibilità sul recupero dei centristorici minori, sulla viabilità,nella riduzione e ottimizza-zione dei consumi energeti-ci.

Nei futuri piani di studio po-trebbe esserci maggiore spazioper l’ingegneria sismica?Già nell’anno accademico2009-2010 abbiamo intro-dotto un corso professiona-lizzante sulla micro-zonazio-ne sismica, con esercitazioni

pratiche sul campo fatte nelterritorio della nostra facoltà.Il corso è stato tenuto da do-centi interni all’ateneo e dapersonale della Protezione Ci-

vile. Abbiamo, poi, attivatoun centro di formazione e ri-cerca per l’ingegneria antisi-smica, in collaborazione conrealtà aziendali private. In

questo progetto è anche co-involto il consorzio casa Cli-ma di Bolzano. Ricordo, infi-ne, che già da alcuni anni eraattivo un nostro master in in-gegneria antisismica.

E per il pieno, definitivo, ritornoalla normalità?Al momento le lezioni si svol-gono in una sede provviso-ria, comunque soddisfacentee decorosa. Come detto, i la-boratori sono stati riattivatiin tempi molto brevi e ora l’o-biettivo è quello di rientrarenella nostra sede storica (sonogià in atto le ristrutturazionidelle aule e si pensa di con-cludere i lavori entro la finedel 2010). Tempi un po’ piùlunghi saranno, invece, ne-cessari per l’edificio del 1935che ospitava gli uffici. Proba-bilmente, il ritorno alla pienaoperatività antecedente il si-sma sarà quindi a scaglioni.A mio avviso, però, il proble-ma principale è all’esternodell’Università.

Ovvero?Penso alle abitazioni degli stu-denti. Prima del sisma alla fa-coltà erano iscritti circa 6.000studenti. Solo il 39 per centoera originario della provinciadell’Aquila. Ma in alcuni casi- essendo il nostro territoriomolto esteso - l’abitazione diorigine poteva distare più di100 chilometri dall’universi-tà. La maggior parte degliiscritti aveva quindi una pro-pria residenza in loco ed èperciò indispensabile ripristi-nare questa situazione primadi poter parlare a tutti gli ef-fetti di normalità. Al mo-mento, numerosi fuori-sedevivono nella condizione distudenti pendolari: con undettagliato piano della Re-gione Abruzzo, alla cui mes-sa a punto ha collaborato l’A-teneo, è stato organizzato unservizio di trasporti gratuitiche consente di raggiungeredirettamente le sedi didatti-che ogni giorno, da diverselocalità regionali.Per il momento, quindi, è no-tevolmente cambiato il baci-no di utenza studentesca: lapercentuale degli studenti cherisiedono nella provincia del-l’Aquila è salita dal 39 al 51per cento, mentre quella deglistudenti provenienti dal restod’Abruzzo è scesa dal 40 al33 per cento, come anchequella degli studenti non re-sidenti in Abruzzo (dal 21 al16 per cento).La questione va oltre il sem-plice conteggio dei posti letto.La piena ripresa della città, edella sua vita sociale, è un ele-mento non trascurabile perragazzi che non possono vi-vere di solo studio. E questo,forse, sarà uno dei problemimeno facili da superare.

Davide Canevari

“Anche gli studenti impegnati nei rilievi degli edifici danneggiati”Ripercorriamo con il professor Foscolo 365 giorni di difficoltà

DALLA PRIMA PAGINA│A UN ANNO DAL TERREMOTO / UNIVERSITÀ

segue da pag. 1

L’Ateneo è statotra le primeistituzioni della cittàa recuperarela piena operatività,nonostante i gravied estesi dannisubiti al propriopatrimonio edilizio

Fino all’iniziodi ottobreingegneria ha avuto comeunica strutturadi riferimentoun containermontato a Coppitonei pressidella facoltàdi Scienze

La Conferenzadei Presididi Ingegneria,riunita a Roma il 22 aprile 2009, ha propostoalla comunitàaccademicache la giornatadel 6 aprile siaricordata comegiornatadello studenteuniversitario fuori sede

Gli studenti sonodirettamenteimpegnati nei rilievidegli edificidanneggiati, nellamicro-zonazionesismica, in studi difattibilità sulrecupero dei centristorici minori, sullaviabilità, sullariduzione eottimizzazionedei consumienergetici

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N. 6 - 1 Aprile 2010 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 5

De Santis: “Ingegneri abruzzesi protagonisti della rinascita”DALLA PRIMA PAGINA│A UN ANNO DAL TERREMOTO / ORDINE

“di una tale eccezionalità daandare ben oltre le prescri-zioni normative per il calcolostrutturale delle costruzioni inzona sismica di seconda ca-tegoria in cui ricade la cittàdell’Aquila, le frazioni e Co-muni limitrofi”. E aveva an-che aggiunto: “Va detto che lestrutture in cemento armatohanno retto, nella stragrandemaggioranza dei casi, per-mettendo alle persone di usci-re dalle loro case durante l’e-vento sismico. Per quantoconcerne il centro storico, in-vece, il discorso è diverso. Quivi erano una serie di costru-zioni realizzate con criteri etecnologie datate, come adesempio il palazzo della Pre-fettura”. A distanza di un an-no da quella immane trage-dia, abbiamo sentito nuova-mente l’ingegner De Santis –appena riconfermato alla gui-da dell’Ordine aquilano – percercare di capire come è cam-biata la vita degli aquilani,quanto è stato fatto per la ri-costruzione e quanto, invece,bisogna ancora fare.

Partiamo dall’inizio, dalla mat-tina del 6 aprile. L’Ordine de-gli Ingegneri si è subito messoin moto al fianco della cittadi-nanza.“Una data che non potrò maipiù dimenticare, ricordo ogniistante di quella notte incre-dibile e delle prime ore dellagiornata. Devo dire che sia ioche tutti i colleghi ci siamosubito messi all’opera, pensiche già nel pomeriggio il sitoInternet dell’Ordine era dinuovo attivo per fornire noti-

zie in tempo reale sulla situa-zione in città e in provincia.In quei giorni siamo diventa-ti un vero e proprio punto diriferimento per l’Aquila e gliaquilani, che sapevano di po-ter contare su ingegneri attivie competenti. In seguito, cisiamo adoperati nella ricercadi professionisti che potesse-ro collaborare con i tecnicidella Protezione Civile nellaverifica dell’agibilità degli edi-fici. E non è stato facile, micreda: in seguito ai crolli mol-ti colleghi non avevano piùcasa, si erano trasferiti in altrelocalità e quindi ci si potevasentire solo tramite telefonocellulare. Insomma, il perio-do iniziale è stato veramentedrammatico, anche perché lescosse non accennavano a di-minuire e la ricerca delle per-sone, dei propri cari e degliamici, era angosciante”.

Anche i mesi successivi non so-no stati facili…“Proprio così. E’ stato unbraccio di ferro continuo congli uomini della ProtezioneCivile e con le istituzioni, unalotta fatta di carte, burocra-zia e lungaggini varie per cer-care di comprendere effetti-vamente come agire, cosa fa-re e – soprattutto – i compitidi ognuno per far ripartire ilpiù presto possibile le opera-zioni di ricostruzione degliimmobili. Fortunatamente,grazie al nostro intervento, inseguito a diversi incontri conla Prefettura e le autorità pre-poste è stato stilato un Pro-tocollo d’Intesa che ha per-messo di mettere in moto lamacchina. Anche in questocaso, dunque, gli ingegneri so-

no stati determinanti”.

Il cuore pulsante della città, ilsimbolo dell’Aquila, è sicura-mente piazza Duomo: ora è ac-cessibile al pubblico, ma sonoterminati i lavori di riqualifica-zione anche nelle aree circo-stanti?“Sì è vero, piazza del Duomoora è tornata transitabile, pe-rò tutto intorno molte stradee vie sono ancora chiuse, an-che perché la ricostruzionedegli edifici classificati sottola categoria B e C, vale a direparzialmente e temporanea-mente inagibili, ancora non è

partita. Ecco perché sottoli-neavo l’importanza di un rap-porto più stretto e collabora-tivo tra l’Ordine e la Prote-zione Civile; inizialmente, èinutile negarlo, c’era stata unaforte preclusione nei nostriconfronti da parte delle au-torità e dell’opinione pubblica.Sui principali canali di infor-

mazione continuavano a cir-colare notizie che conferma-vano, purtroppo, una re-sponsabilità diretta degli in-gegneri nella tragedia, comese fossimo stati gli unici pro-tagonisti negativi del terre-moto per la costruzione di-fettosa degli immobili. C’è vo-luto tanto tempo per far ri-credere tutti e convincere ilmondo della competenza eprofessionalità della nostra ca-tegoria. Tant’è vero che sol-tanto un mese dopo l’eventosismico siamo stati ammessialle operazioni di verifica agi-bilità”.

Ad un anno di distanza, quantoancora c’è da fare per tornarealla normalità?“Guardi, mancano gli indiriz-zi certi e le modalità preciseper capire dove e come agire,a chi rivolgersi per mettersiin azione. Inoltre, sono anco-ra quantificati in maniera ap-prossimativa i costi per la ri-costruzione. Un altro grossoproblema da affrontare èquello relativo alle macerie:senza la loro rimozione, che ètutta da organizzare, non sipuò certo pensare di riedifi-care. Si parla di più di 4 mi-lioni di tonnellate di detriti,una quantità enorme desti-nata ad aumentare se non siricorrerà immediatamente airipari. Ora comunque qual-cosa si sta muovendo, vistoche il Governo ha dato man-dato all’Esercito e ai Vigili delFuoco di occuparsi della ri-mozione”.

E’ sempre difficile azzardaredelle ipotesi in questo campo,ma secondo lei quando si potrà

parlare davvero di “rinascita”dell’Aquila e del suo territorio?“Per parlare di normalità civorranno ancora, come mi-nimo, quattro o cinque anni.La ricostruzione dovrà ri-guardare l’intero sistema del-le infrastrutture cittadine; inogni caso, L’Aquila sarà com-pletamente diversa, da unpunto di vista urbanistico, dal-la città che tutti conosceva-mo e amavamo. Sarannomoltissimi gli aquilani chetorneranno a viverci, ma nonlo faranno nelle loro case e –soprattutto – andranno a ri-siedere in altri quartieri. Lefaccio un piccolo esempio sucome è cambiata la nostra vi-ta: al giorno d’oggi manca unluogo di aggregazione socia-le, che una volta era piazzaDuomo, oggi difficilmenteraggiungibile per le stradechiuse e le macerie. Insom-ma, se un aquilano vuole fareuna passeggiata in centro eincontrare amici, fare quattrochiacchiere, non sa dove an-dare, e tutto questo è davverofrustrante, fa perdere l’identi-tà e il senso di appartenenza.Lo stesso Progetto Case, daapprezzare in quanto ha per-messo di dare alloggio ad ol-tre 18 mila persone, ha por-tato ad una rivoluzione so-ciale unica nel suo genere,con il mescolamento di per-sone, ceti diversi tra loro, esi-genze e problematiche, cam-biando completamente abi-tudini e stili di vita, probabil-mente per sempre”.

In tutto questo tempo, quanto èstato importante l’apporto de-gli ingegneri?“Fondamentale. Dopo una fa-

se iniziale di diffidenza, comeho già detto, oggi abbiamoconquistato la fiducia di tutti,e gli ingegneri aquilani, dalprimo all’ultimo, stanno im-pegnandosi a fondo per farrinascere L’Aquila e la suaprovincia. Se lei prova a fareun giro in città, si percepisceconcretamente la valenza so-ciale del nostro operato: ab-biamo fatto sentire la nostravoce, abbiamo posto con for-za i problemi e le emergen-ze da affrontare, siamo statisempre propositivi e mai dis-fattisti”.

Lei è stato appena confermatoalla guida dell’Ordine degli In-gegneri: quali saranno le azioniche porterete avanti per il be-ne della città?“Innanzitutto devo dire chehanno votato oltre 800 col-leghi su un totale di 2.100iscritti, una percentuale altis-sima di elettori che hanno vo-luto partecipare alla vita or-dinistica, a dimostrazione del-la voglia di ricominciare a vi-vere che cresce giornalmentein tutti noi. La mia rielezio-ne, insieme alla maggior par-te del Consiglio precedente, èun segno tangibile del buonlavoro che abbiamo svoltonel periodo di emergenza.Ora, però, non c’è più tempoda perdere, è necessario chele autorità preposte siano ingrado di stilare un program-ma di ricostruzione veloce ac-compagnato da una norma-tiva agile e libera da eccessivivincoli burocratici e che diacertezze per quanto concernele risorse finanziarie a dispo-sizione”.

Roberto Di Sanzo

segue da pag. 1

Lo stesso ProgettoCase, da apprezzarein quanto hapermesso di darealloggio ad oltre 18mila persone, haportato ad una rivoluzionesociale unica nel suo genere conil mescolamento dipersone di cetidiversi tra loro

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P er altro verso, nel“mondo del fare” tro-viamo altrettanta con-

fusione: ci sono economistiche insistono sulle opportu-nità di una nuova sorta di ri-voluzione industriale, industrialiche insistono invece sulle sueminacce alla nostra compe-titività (peraltro già perdutaa prescindere), sindacalistiche, giustamente, si aggrap-pano a chiunque promettaposti di lavoro (nuovi o vec-chi che siano), politici che,non sapendo che pesci pren-dere, parlano. Ripeto, nel frat-tempo noi cosa facciamo?C’è però un altro fronte, so-lamente in apparenza distin-to dal primo, che, a prescin-dere dalle discusse origini an-tropiche del global warming,dal discusso principio di “pre-cauzione” e dal discusso esau-rimento di materie prime, so-stiene i vantaggi della ridu-zione dei consumi di combu-stibili fossili per l’indipenden-za (anche politica) dei Paesiimportatori, per i bilanci del-le famiglie e per la salute del-le persone nelle aree più po-polose e industriali. Qui sem-brerebbero tutti d’accordo sal-vo coloro che guadagnanosui consumi (di combustibilifossili ma anche di altri gene-ri). E questo basta per non fa-re nulla.C’è, infine, un terzo fronte co-stituito dal resto del mondo.Noi, infatti, non siamo soli,ma viviamo in un mondoglobalizzato che sta facendodelle scelte; da parte nostrapotremmo anche ignorarle

ma a nostro rischio e perico-lo. Per spiegarmi, faccio unesempio di vela: è come senoi ci trovassimo in regata edovessimo scegliere se “mar-care” da vicino gli avversaripiù forti, prendendo il mini-mo di rischi, oppure seguireuna nostra visione del ventosul campo di regata e “sepa-rarci”, prendendo però il mas-simo dei rischi. Le sfide dell’America’s Cup ci insegnanoche la prima strategia con-viene ai più forti mentre la se-conda è adottata dai dispera-ti, ossia da quelli che stannogià perdendo e possono so-lamente tentare la sorte. An-cora la Coppa America inse-gna che raramente la fortunaaiuta gli audaci.Nel nostro caso i più forti so-no i Paesi del nord in Europa,la California negli USA, la Ci-na e il Giappone in Asia e, adifferenza del vento che nonpuò essere influenzato, sonoloro stessi che determinanola massima parte della do-manda e dell’offerta globali.Pertanto, è tanto più perico-loso per noi non marcarli davicino ed è tanto più neces-sario capire cosa stanno fa-cendo. Per farmene un’idea,sono andato a sfogliare gli ul-timi numeri del TIME doveho trovato diversi esempi. Aparte quelli stranoti sulla pro-duzione di energia da fontirinnovabili, sulla produzionedi auto elettriche o di elet-trodomestici a basso consu-mo energetico, ho trovato al-tri casi importanti, sia comeimpatto che come possibiliapplicazioni.■ Un sistema satellitare volto

a ridurre i tempi di atterraggiodegli aerei attraverso il con-trollo della loro traiettoria chesarebbe, anziché una sorta discala a scendere, una lineacontinua (CDA = continuousdescent approach). Questo si-stema ridurrebbe di circa unterzo i tempi di avvicina-mento-atterraggio, rispar-miando carburante ed emis-sioni di CO2. Questo proget-to fa parte del programmaNextGen volto a sostituirenegli USA l’attuale sistema dicontrollo del traffico aereobasato sui radar con uno ba-sato sui satelliti (fonte TIME,December 14, 2009 “Getting airtraffic under control”).■ Un sistema volto a miglio-

rare la gestione delle reti ditrasmissione dell’energia at-traverso Internet. Questo si-stema consentirebbe alla so-cietà di distribuzione di mo-nitorare a distanza la distri-buzione di energia, consen-tendole di rispondere rapida-mente a ogni interruzione edi integrare meglio le fonti dienergia rinnovabile (solare edeolico), mentre consentirebbeal consumatore di utilizzarepiù intelligentemente i suoiconsumi. Questo progetto ènel programma di Obama edè in corso di sperimentazionein alcune città USA (fonte TI-ME, December 14, 2009 “Getsmart”).■ In Olanda, sul canale di ac-

cesso al porto di Rotterdam,c’è un sistema di dighe, cana-li di scolo, chiuse e saracine-sche per porre fine alle inon-dazioni in un paese in cui dueterzi della popolazione vivesotto il livello del mare. E’ sta-to completato nel 1997 masta diventando chiaro che icambiamenti climatici po-tranno un giorno renderloobsoleto e richiedere di al-zarlo di almeno un metro. Lastessa situazione si può veri-ficare in diverse parti delMondo (per esempio: NewOrleans, Laguna Veneta, Ban-gladesh); gli olandesi stannosperimentando diverse solu-zioni anche per creare unknow how che può divena-

tre un business. La BancaMondiale stima un costo di75-100 miliardi di dollari l’an-no per difendersi dall’innal-zamento del livello del mare.Ancora gli olandesi sono fra iprimi a sottolineare l’impor-tanza dell’adattamento. (fonteTIME, November23, 2009“What if the water wins ?”).

Certo, si può obiettare chequesti esempi interessano so-lamente le grandi imprese mapoi ci sarà l’indotto e poi cene sono molti altri adatti allePMI. Tutto mostra che ilgruppo dei Paesi forti si stamuovendo compatto verso lenuove tecnologie risparmiose,che le loro grandi imprese egrandi banche sono in primafila nel farsi paladine di questomovimento e che noi ci tro-viamo effettivamente di fron-te a una nuova sorta di rivolu-zione industriale.Concludendo, penso che perfare qualcosa non dobbiamoaspettare l’esito della querellesul Global Warming madobbiamo semplicementeimitare gli altri, sia a livello dipolitica industriale che a li-vello aziendale. Infatti, unastrategia di “separazione” sa-rebbe troppo rischiosa e de-cidere di non decidere lo sa-rebbe altrettanto. Chiudo conuna frase lapidaria di KevinParker (responsabile dell’As-set management di DeutscheBank): “Climate change is a megatrend opportunity. Ignoreit at your peril” (fonte TIME,January 18, 2010 “Banking onCarbon”).

dott. ing. Franco Ligonzo

6 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2010

Global Warming: no alla querelle, sì alle politiche “risparmiose”DALLA PRIMA PAGINA│ATTUALITÀ MONDO

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PROF. ING. MICHELE MAUGERI

L’ analisi e la mitiga-zione degli eventifranosi presenta

notevole complessità e de-ve essere affrontata a li-vello interdisciplinare.L’Ingegneria Civile puòcontribuire enormementealla prevenzione dei rischidi alluvione e di frane. A tal fine è bene eviden-ziare come il concetto dirischio idrogeologico, cherisale ai regi decreti, sot-tintende il concetto indif-ferenziato del dissesto,senza riferimento alla suatipologia, alle sue causeed ai suoi effetti. Taliaspetti sono stai appro-fonditi a livello scientifi-co, in campo nazionale,nell’ambito dei lavori delProgetto Finalizzato Di-fesa del Suolo e successi-vamente nell’ambito deilavori del Progetto di Ri-cerca del Gruppo Nazio-nale Difesa dalle Cata-strofi Idrogeologiche(GNDCI). In quest’ultimo

Dal rischioidrogeologicoal rischioidraulico e da frana

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N. 6 - 1 Aprile 2010 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 7

PROF. ING. STEFANOAVERSA

Si narra che il famoso cli-nico Antonio Cardarellifosse in grado di diagno-

sticare diverse malattie sologuardando da lontano l’a-spetto e il portamento dellepersone. I riscontri successivimolto spesso confermavanole sue diagnosi, incrementan-done la fama ed alimentan-do la corposa aneddotica sul-la sua persona. Se già all’epo-ca le sue capacità erano guar-date con sospetto da molticolleghi, oggi non sarebbeconcepibile procedere ad unadiagnosi sulla base di osser-vazioni qualitative, senza ilsupporto di dati oggettivi de-terminati con specifiche ana-lisi ed indagini. Allo stesso modo, all’inge-gnere che si interessa di pro-blemi geotecnici (progetta-zione di fondazioni, opere disostegno, rilevati, argini, gal-lerie e scavi, stabilità dei pen-dii, risposta sismica locale, ecosì via) si richiede una pre-visione quantitativa che nonpuò essere basata sulla meraosservazione dello stato deiluoghi, ma necessita di cam-

pagne di indagini con finalitàe grado di approfondimentovariabili in funzione di variaspetti della problematica daesaminare.Proseguendo con l’analogiamedica, come le analisi clini-che devono essere program-mate dal medico sulla base

della loro utilità ai fini delladiagnosi e per la definizionedi eventuali cure o interventi,così le indagini geotecnichenon possono che essere de-finite dal progettista. Le recenti Norme Tecnichesulle Costruzioni (NTC), ema-nate con DM 14/01/2008, so-

no molto chiare in proposito,affermando testualmente che“le indagini geotecniche devonoessere programmate in funzionedel tipo di opera e/o di interven-to” e che “é responsabilità delprogettista la definizione del pia-no delle indagini, la caratteriz-zazione e la modellazione geo-

tecnica”. Come il medico saràil solo responsabile dell’inter-pretazione complessiva delleanalisi e degli accertamentisvolti, alla luce della proble-matica clinica da esaminare,così il progettista, che cono-sce le opere e gli stati limiterilevanti, dovrà interpretare irisultati delle indagini, sinte-tizzandoli nell’ambito di unquadro generale che è detto“modello geotecnico di sotto-suolo”. Anche su questo aspetto leNorme Tecniche sulle Co-struzioni (NTC) sono moltochiare ed efficaci, definendomodello geotecnico “uno sche-ma rappresentativo delle condi-zioni stratigrafiche, del regimedelle pressioni interstiziali e del-la caratterizzazione fisico-mec-canica dei terreni e delle roccecomprese nel volume significati-vo, finalizzato all’analisi quan-titativa di uno specifico problemageotecnico”. Questa definizione aiuta acomprendere che il modellogeotecnico può variare al mo-dificarsi dell’opera in esamee, per una stessa opera, in fun-zione dello stato limite con-

Indagini, modellazione geotecnica e normativa per la difesa del territorio

Modellazione numerica dell’innesco e dell’espandimento dei fenomeni franosi

ASPETTI IDROGEOLOGICIE DIFESA DEL TERRITORIOFOCUS/

PROF. ING. FRANCESCO CALVETTI

L a valutazione del rischio da frana im-plica l’operare a diverse scale, parten-do da quella globale (nazionale, per

fissare un limite) fino a scendere a quella lo-cale (una specifica area o un fenomeno fra-noso singolo). Le analisi a grande scala per-seguono obiettivi ed utilizzano metodi e stru-menti diversi rispetto a quelli delle analisi didettaglio. Nello studio dei fenomeni franosi,ove è richiesta la competenza di diverse fi-gure professionali, ciò comporta anche unaprogressiva ridistribuzione dei rispettivi ruo-li. E’ in particolare nelle analisi del rischio alivello locale (aree specifiche o eventi singo-li) che il ruolo dell’Ingegnere, sempre im-portante, diventa irrinunciabile. Valutare la

stabilità di un pendio e le condizioni d’in-nesco di un movimento franoso, descriverei movimenti lenti e studiarne la potenzialeevoluzione in movimenti rapidi, determina-re l’espandimento di una frana, stimare l’im-patto su strutture ed infrastrutture, progettareopere di difesa adeguate: questo elenco ri-porta, a titolo d’esempio, una serie di compitiche possono essere efficacemente affrontaticon l’utilizzo di diversi strumenti sviluppatinel campo dell’Ingegneria, in particolare diquella Geotecnica e Strutturale.Il fenomeno in esame è certamente com-plesso e ciò ha favorito storicamente lo svi-luppo di approcci specifici: ad esempio, lafase di innesco è abitualmente studiata con

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8 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2010

ASPETTI IDROGEOLOGICI E DIFESA DEL TERRITORIOFOCUS/

metodi (analisi limite, equi-librio limite) che non sonoin grado di considerareespandimento e impatto sul-le strutture. Lo sviluppo di metodi nu-merici basati sulla Meccani-ca del Continuo (con ciòcomprendendo solidi e flui-di) ha rappresentato un pas-so in avanti. Rimangono tut-tavia una serie di difficoltà le-gate alle fasi di transizione(spesso caratterizzate da in-stabilità) ed alla mutevole fe-nomenologia di comporta-mento esibita dai terreni infrana. Semplificando, nel corso diun evento franoso il terrenosi comporta inizialmente co-me un solido, per poi tra-sformarsi (più o meno bru-scamente ed in modo più omeno manifesto) in una sor-ta di fluido e ritornare infinea depositarsi in “forma soli-da”. Ciò è legato alla naturadei terreni, che sono costi-tuiti da un insieme discretodi particelle e da vuoti occu-pati da fluidi (aria e acqua). Descrivere il terreno comeun solido o un fluido com-porta due ordini di proble-mi: quelli legati al compor-tamento meccanico (parzia-le saturazione, rottura pro-gressiva, deformazioni diffe-rite nel tempo – “pseudo-vi-scose”, liquefazione, etc.) equelli più strettamente di ca-rattere computazionale (ac-coppiamento solidi-fluidi in-terstiziali, grandi deforma-zioni, effetti dinamici, dipen-denza dalla mesh, etc.).

Alla luce di queste conside-razioni, non sorprende che imetodi basati sulla meccani-ca dei solidi (ad esempio ilMetodo degli Elementi Fi-niti) siano in un certo sensocomplementari rispetto aquelli sviluppati nel quadrodella Meccanica Computa-zionale dei Fluidi. Questi ultimi trovano natu-rale applicazione nella de-scrizione dell’espandimento,ed in parte nella valutazionedelle azioni sulle strutture. Iprimi sono invece partico-larmente adatti per lo studiodell’innesco e dell’interazionecon le strutture, ma sonogravati da un onere compu-tazionale ragguardevole nel-le simulazioni dell’espandi-mento.Ad arricchire questa sorta dibipolarismo si inseriscono imetodi discreti, quali adesempio il Metodo degli Ele-menti Distinti. In questo me-todo il terreno è rappresen-tato come un insieme di par-ticelle che interagiscono incampo dinamico. Le equazioni del moto, perogni singola particella, ven-gono risolte utilizzando unoschema alle differenze finitenel dominio del tempo. Adogni passo di calcolo, il me-todo aggiorna la posizionedelle particelle, valuta l’evo-luzione dei contatti tra di es-se e calcola l’incremento del-le forze di contatto. Queste sono legate agli spo-stamenti relativi delle parti-celle: generalmente sono suf-ficienti “leggi di contatto”molto semplici (molle elasti-che – pattino ad attrito) per

modellare in modo efficaceil comportamento globaledel sistema. E’ eventualmen-te possibile introdurre dei le-gami di cementazione o l’ef-fetto della suzione.Per via di questa formulazio-ne i metodi discreti si adat-tano a tutte le fasi di un fe-nomeno franoso, ed in parti-colare alle transizioni tra diesse. Non sussistono limita-zioni circa gli spostamenti:le particelle sono libere di ri-arrangiare la loro disposizio-ne dando luogo a stati di ad-densamento più o meno ele-vato. Ciò modifica il comporta-mento globale del sistema,in modo del tutto analogo aquanto accade per i terreni.Grazie a questo, la modella-zione richiede pochi para-metri, suddivisibili in geo-metrici (forma delle particel-le, granulometria) e mecca-nici (rigidezza e resistenzadei contatti). Le maggiori difficoltà d’uti-lizzo dei metodi discreti, chepossono renderli più o menocompetitivi rispetto ai meto-di “continui”, riguardano lamodellazione dei materialiargillosi e dei materiali satu-ri (interazione particelle - ac-qua). Dal punto di vista pra-tico, infine, va osservato chei tempi di calcolo aumentanorapidamente con il numerodelle particelle del modello, ilche appesantisce la simula-zione dei problemi in scalareale.

prof. ing. Francesco Calvetti, Professore di Geotecnica,

Politecnico di Milano

PROF. ING. LEONARDO CASCINI*

L a conformazione delterritorio nazionale ela sua tormentata sto-

ria geologica fanno sì che ifenomeni franosi siano pre-senti ovunque, sia lungo lapenisola e sia nelle aree insu-lari. I fenomeni più diffusi so-no sicuramente quelli a cine-matica lenta, che si mobilita-no con sistematicità nella sta-gione delle piogge o episodi-camente a seguito di un si-sma, di interventi antropici,etc.. Una stima ragionevoledi tali fenomeni, che sono ingenere bene riconoscibili sulterritorio e che produconoquasi esclusivamente dannieconomici, indica in 500.000circa il numero di quelli che,sull’intero territorio naziona-le, hanno dimensioni supe-riori a 400m2. Molto menodiffusi sono le frane di primodistacco che possono coin-volgere molteplici formazio-ni quali le rocce, i terreni ar-gillosi e quelli granulari, e chesono sempre caratterizzati dadeboli segnali premonitori eda velocità elevate nella faseparossistica. Ne deriva che,quando si sviluppano su am-pie porzioni di territorio emobilitano consistenti volu-mi di rocce o di terreni, le fra-ne rapide producono in ge-nere numerose vittime e in-genti danni economici.Sommando entrambe le fe-nomenologie non stupisce,quindi, che l’Italia venga con-siderata in Europa il Paese apiù alto rischio da frana, perquanto riguarda sia i beni ma-teriali e sia la vita umana.Senza addentrarci in aspettitroppo specialistici, è suffi-ciente ricordare a sostegno diquesta tesi alcuni degli even-ti calamitosi che, negli ultimidecenni, hanno funestato consistematicità il territorio na-zionale. Si pensi, per esem-pio, all’evento del 1987 che,in Valtellina, causò decine divittime ed ingenti danni eco-nomici. Ancora più grave fu,poi, l’evento che coinvolse,nei giorni del 5 e 6 maggio1998, cinque Comuni dellaRegione Campania dove siregistrarono 160 vittime edanni economici ancora piùrilevanti. Ed, infine, dopo unamiriade di altri eventi, le franeche hanno fatto registrare 37vittime e danni economiciconsistenti nei Comuni diMessina e di Scaletta Zancleae, proprio ultimamente, lagrande frana che ha causatola evacuazione di ben 1500persone nel Comune di SanFratello, ancora una volta nel-la Regione Sicilia.Di fronte al ripetersi dram-matico degli eventi franosi èdoveroso chiedersi quale sial’entità del rischio connessoa tali fenomenologie e se sia

possibile o meno porre in es-sere strategie idonee a ridur-ne gli effetti. A tali domande,in verità semplici ed al tempostesso maledettamente com-plesse, si possono dare rispo-ste diverse, a secondo che sifaccia riferimento alla perce-zione del rischio o alla suareale diffusione.L’opinione pubblica tende,infatti, a rimuovere il proble-ma tranne poi a sostenere, inoccasione di un disastro, cheil disastro era annunciato perla fragilità del territorio e perl’estesa diffusione dell’abusi-vismo. Seguendo una logicairrazionale e sotto la spintaemotiva del momento, le Isti-tuzioni danno, quindi, l’avvioa interventi molto costosi nel-l’area colpita, continuando atrascurare le altre zone ad al-to rischio, con la motivazioneche la loro diffusione è taleda rendere di fatto impossi-bile la realizzazione di inter-venti di prevenzione. Se a tali domande si rispondefacendo riferimento ai docu-menti ufficiali si ottengono,viceversa, risposte completa-mente diverse da quelle chesono fornite sull’onda dell’e-motività. Si deve, infatti, sot-tolineare che le conoscenzein materia di rischio da franasono, in Italia, particolarmen-te avanzate grazie alle molte-plici azioni messe in atto dalGoverno a partire dalla ge-stione della cosiddetta “Emer-genza Sarno” quando, per laprima volta, lo Stato chieseed ottenne, in tempi moltobrevi, la perimetrazione del-le aree a rischio residuo, cherappresentò l’elemento di ba-se per la programmazione deisuccessivi interventi di miti-gazione del rischio.In particolare, alla luce deibrillanti risultati conseguitinei cinque Comuni colpitidagli eventi del maggio 1998in Campania, lo Stato emanòuna serie di provvedimentilegislativi tra i quali il D.L.180/98 e la L. 365/2000, cheimponevano alle Autorità diBacino Nazionali, Interre-gionali e Regionali di peri-metrare le aree a rischio dafrana. I risultati conseguiti perottemperare a tali dettati le-gislativi, che hanno consen-tito all’Italia di diventare unodei paesi guida in Europa inmateria di zonazione del ri-schio, sono oggi consultabilisia sui siti delle Autorità diBacino e sia sul Portale Car-tografico del Ministero del-l’Ambiente e della Tutela delTerritorio e del Mare, all’in-dirizzo www.pcn.minam-biente.it/PCN/. Da quest’ul-timo scaturisce che le areea rischio, generalmente clas-sificate come R1, R2, R3, R4nei PAI (Piani di AssettoIdrogeologico) sono in mol-ti casi ben definite e rappre-

sentano porzioni limitate, an-corché estese, del territorionazionale. In particolare, perquanto riguarda le aree R3ed R4, laddove è possibile laperdita di vite umane in con-seguenza dell’innesco di fra-ne di primo distacco, il Por-tale Cartografico evidenziache dette aree coinvolgononon più dell’1 ÷ 2 % dei ter-ritori a maggiore criticità.Percentuali non molto diver-se riguardano le aree classifi-cate R1 ed R2 generalmenteassociabili a frane lente che,come detto, producono es-senzialmente danni di naturaeconomica.Se si fa, quindi, riferimentoalla reale zonazione del ri-schio, ne discende che la tu-tela della vita umana nellearee R3 ed R4 è possibilemettendo a punto, in ben de-terminate porzioni del terri-torio nazionale, “un presidioterritoriale”, “piani di moni-toraggio” e “piani di emer-genza”. Si potrebbe, altresì,realizzare una manutenzionestraordinaria delle aree amaggiore criticità, facilmen-te individuabile e progettabi-le, con conseguente significa-tiva riduzione del rischio. Nelcorso di queste azioni, tutteeconomicamente sostenibilicon le risorse attuali, si po-trebbero poi definire le prio-rità degli interventi struttura-li di mitigazione del rischio,da eseguire nel tempo secon-do una rigorosa programma-zione economica. Natural-mente procedure analoghepotrebbero essere messe apunto per la mitigazione delrischio nelle aree R1 ed R2,ancora una volta secondouna logica rigorosa che ridiail giusto ruolo agli aspetti tec-nici, fin troppo trascurati nelcorso di questi anni. Al termine di queste breviconsiderazioni sul rischio dafrana in Italia e sulle neces-sarie azioni da porre in esse-re per la sua mitigazione sideve, tuttavia, osservare che ilperseguimento degli obietti-vi innanzi delineati richiedeuna maggiore consapevolez-za collettiva sulla logica chesta alla base della gestionedel rischio. La mancanza ditale consapevolezza da partedelle Istituzioni, dei profes-sionisti e della collettività ingenere, rappresenta, infatti,un serio ostacolo per far pre-valere la “prevenzione del ri-schio” nei confronti della “ge-stione dell’emergenza” che,in nome di un efficientismomuscoloso, ha finito per ma-terializzarsi soltanto laddovela tragedia si era già consu-mata ed era ormai troppotardi per salvaguardare la vi-ta umana.

*Ordinario di Geotecnica,Università di Salerno

Modellazione numerica dell’innesco e dell’espandimento dei fenomeni franosi

segue da pag. 7

Frane e mitigazione del territorio

www.giornaleingegnere.it

Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano

1563

on-line

dal 1952

caso sono state attivate quat-tro linee di ricerca, di cui laprima dedicata alle piogge, laseconda alle frane, la terza al-le alluvioni e la quarta all’in-quinamento della falda. Co-me da molto tempo noto incampo internazionale, anchein campo nazionale, si è quin-di passati dal concetto di ri-schio idrogeologico ai con-cetti di rischio idraulico, con-nesso alle piogge intense, edi rischio geotecnico da frana.Con il passare del tempo ci siè accorti che anche una co-struzione “sicura”, perché rea-lizzata nel rispetto delle Nor-me e dei Regolamenti, può es-sere soggetta ad una “vulne-rabilità indotta”, collegata allavulnerabilità del terreno ad es-sa circostante (ambiente fisi-co), dovuta a fenomeni natu-rali come, per esempio, in ter-remoti, le alluvioni e le franeindotte dalle piogge intense. Lo Stato deve garantire la si-curezza ai cittadini che co-struiscono nel rispetto di tut-te le leggi, ed in particolaredelle Norme Tecniche per leCostruzioni (D.M. 14.01.2008,in vigore dal 01.07.2009) edelle norme contenute neipiani urbanistici; avvalendosidelle moderne tecnologie perla mitigazione del rischio, ilraggiungimento della sicu-rezza è tecnicamente possibi-le ed economicamente soste-nibile, come risulta dai con-tributi, presenti in questo nu-mero, che riguardano in pri-mo luogo le indagini e la mo-dellazione geotecnica delcomportamento dei pendii,anche alla luce del D.M.14.01.2008. Particolare riferi-mento è fatto altresì alla mo-

dellazione numerica dell’in-nesco delle frane rapide, alconseguente rischio di franaed ai criteri di stabilizzazionedei pendii. Infine viene pre-sentato il caso reale delle al-luvioni e delle frane avvenutelungo la costa ionica dellaprovincia di Messina il 1 ot-tobre 2009, che ha causato 37morti, di cui 27 nel solo cen-tro abitato di Giampilieri. Glieventi franosi del messinesevengono affrontati nel pro-sieguo esaminando gli aspet-ti geologici, idraulici e geo-tecnici. Dopo gli episodi calamitosidel 1 ottobre 2009 la primadomanda che ci si è posti incampo tecnico-scientifico èstata questa: è possibile il ve-rificarsi nella provincia di Mes-sina di un altro disastro comequello di Giampilieri? La ri-sposta, purtroppo, è apparsaevidente dalla cronaca degliultimi giorni relativa alle frane,

causate da piogge intense, chesi sono verificate lungo la co-sta tirrenica della provincia diMessina e nella Regione Ca-labra. Il centro abitato di SanFratello, minacciato da unafrana, è stato in parte evacua-to ed è rimasto per qualchetempo isolato; il centro abita-to di Maierato è stato an-ch’esso parzialmente evacua-to. Migliaia di persone sonorimaste senza casa e le attivitàeconomiche sono state inter-rotte, con un grandissimo co-sto per la collettività.

prof. ing. Michele MaugeriProfessore Ordinario di

Geotecnica, Università diCatania,

Member of the Council of theInternational Geosinthetic

Society (IGS)Chairman European

Technical Committee onapplication of Eurocode 8 –

Part. 5

segue da pag. 7

Frana sulla strada di accesso a San Fratello (ME)

Dal rischio idrogeologico al rischio idraulico e da frana

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N. 6 - 1 Aprile 2010 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 9

ASPETTI IDROGEOLOGICI E DIFESA DEL TERRITORIOFOCUS/

PROF. ING. FRANCO ORTOLANI*DOTT. ING. ANGELO SPIZUOCO**

N el tardo pomeriggiodell’1 ottobre 2009 l’a-rea costiera a sud di

Messina, vasta circa 50 kmq ecomprendente Scaletta Zan-clea e Giampilieri, è stata in-teressata da un notevole even-to piovoso connesso ad un im-previsto e micidiale cumulonembo che ha riversato sulsuolo una cospicua quantità diacqua (l’associazione meteo-web riporta 300mm di piog-gia in circa 3 ore mentre lefonti ufficiali del SIAS 170 mmdi pioggia in 3 ore nelle zonecircostanti) che si è sommataai circa 400 mm di precipita-zioni caduti nei mesi estivi pre-cedenti. Lungo i ripidi versan-ti, con inclinazione variabilemediamente da 35 a 45 gradicirca, si sono innescate ed evo-lute centinaia di colate di fan-go e detriti che hanno trasfe-rito velocemente verso vallediverse migliaia di mc di de-triti che hanno devastato areeabitate e infrastrutture provo-cando 37 vittime.Le sottostanti fiumare sostan-zialmente hanno retto l’im-patto riuscendo a smaltire ac-qua e detriti in quanto il terri-torio investito dalle piogge ècaratterizzato da una serie dibacini imbriferi stretti e paral-leli che si immettono diretta-mente in mare.I principali effetti disastrosi sisono verificati a GiampilieriSuperiore e a Scaletta ZancleaMarina dove si sono verificatecolate di fango e detriti chehanno investito direttamentel’area urbana. Le caratteristi-che geologiche e morfologi-che delle aree interessate dal-le colate di fango e detriti sonosimili (Figure 1 e 2): si trattadi ripidi versanti impostati pre-valentemente su rocce meta-morfiche ricoperte da suolo eda una coltre di alterazione dispessore variabile da qualchedecimetro ad alcuni metri. Iflussi fangosi sono stati ali-mentati dai sedimenti costi-tuenti la copertura non inca-strata nel substrato e da fram-menti lapidei delle rocce me-tamorfiche. Le caratteristichelitologiche dei versanti denu-

dati dalle colate di fango so-no tali da favorire nuovi pro-cessi pedogenetici e di altera-zione del substrato fino a ri-costituire, in un periodo di al-cuni anni, una nuova copertu-ra mobilizzabile in seguito aduna notevole imbibizione idri-ca. Gli eventi franosi dell’1 ot-tobre 2009 rappresentano l’e-

vento di massima gravità chesi può verificare; essi, pertanto,possono essere considerati glieventi di riferimento per pro-gettare eventuali opere di mes-sa in sicurezza dell’abitato.Nell’abitato storico di Giam-pilieri Superiore si sono river-sate alcune colate rapide difango e detriti che si sono in-

nescate ed evolute lungo i ri-pidi versanti incanalandosi ne-gli alvei che si immettono di-rettamente nelle strade citta-dine che, praticamente, rap-presentano alvei-strada. I flus-si fangosi con altezza variabileda qualche metro a 4-5 mhanno percorso velocementele citate vie incuneandosi nel-

le abitazioni e nelle vie latera-li raggiungendo il TorrenteGiampilieri dove hanno de-positato ingenti volumi di de-triti che hanno causato la qua-si completa ostruzione dell’al-veo (Figura 3). Una parte dell’abitato di Sca-letta Zanclea Marina è statadevastata da una potente co-lata fangoso-detritica evoluta-si ed incanalatasi nell’alveo delTorrente Racinazzo che drenaun piccolo bacino imbrifero dicirca 150 ettari (Figura 4). Ilfondovalle è privo di pianuraalluvionale e l’alveo torrenti-zio è profondamente incassa-to nelle rocce del substrato ecaratterizzato da una penden-za variabile da oltre il 40% acirca il 10%.In base agli effetti sui manu-fatti e al considerevole volu-me e spessore (fino a 3 metri)di detriti (inglobanti moltitronchi d’albero d’alto fusto)accumulati nell’abitato, è statosubito evidenziato che essonon può essere stato devasta-to da una piena idrica del tor-rente ma da una colata rapi-da fangoso-detritica ingloban-te moltissimi massi di roccia

di dimensioni variabili da qual-che decimetro cubo a moltimetri cubi.La portata massima del veloceflusso che ha investito l’abita-to di Scaletta Zanclea Marinaè stata stimata di centinaia dimc/secondo, di gran lunga su-periore a quella di una portatadi piena idrica che può esserealimentata dal piccolo bacinoimbrifero (Ortolani, 10 otto-bre 2009). La morfologia del bacino delT. Racinazzo, stretta (larghez-za media circa 500 m) e lunga(circa 2200 m) con versanti ri-pidi e l’alveo incastrato nelsubstrato ha fatto sì che le co-late di fango abbiano determi-nato l’accumulo del detrito difrana direttamente nel corsotorrentizio. Le varie migliaiadi metri cubi di fango e detri-ti riforniti dai ripidi versantinella parte alta del bacino im-brifero hanno contribuito adalimentare il flusso fangoso-detritico che si è incanalatonell’alveo del T. Racinazzo in-grossandosi progressivamen-te e aumentando di velocità(Figura 4).Quando il flusso fangoso-de-tritico è giunto all’altezza delviadotto dell’Autostrada Mes-sina-Catania era già caratte-rizzato da un volume di di-verse migliaia di metri cubi enotevole velocità; dopo averepercorso varie curve parabo-liche è rientrato in alveo inve-stendo i piloni perpendicolar-mente alla loro massima di-mensione.Uno dei massi inglobati nellacolata ha colpito violente-mente la parete destra oro-grafica di un pilone della cor-sia sud dell’Autostrada provo-cando uno squarcio di circa90 cm di diametro all’altezzadi circa 1,30 m dal suolo.

*Ordinario di geologia,Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza

del Territorio Università di Napoli

Federico II, [email protected]

**Ingegnere, Centro StudiStrutture Geologia Geotecnica,

San Vitaliano (NA),[email protected]

Caratteristiche geoambientali delle aree interessate dalle colate di fango e detriti I recenti episodi di Giampilieri Superiore e Scaletta Zanclea Marina

Figura 1: Schema della morfologia estratigrafia dellʼarea di Giampilieri Superiore(versante e area pedemontana) e zonazionetipica di unʼarea che è stata interessata dallecolate rapide di fango.

Figura 2: Schema della morfologia estratigrafia dellʼarea di Giampilieri Superiore(versante e area pedemontana) e zonazionetipica di unʼarea di versante e dellʼareaurbanizzata che è stata interessata dallecolate rapide di fango.

Figura 3: Principali caratteristiche geomorfologiche e dissesticausati dalle colate di fango innescatesi in seguito allʼeventopiovoso dellʼ1 ottobre 2009.

Figura 4: Ricostruzione schematica del percorso della colatafangoso-detritica nella parte terminale del Torrente Racinazzo amonte e a valle dellʼAutostrada; lʼarea delimitata con il rossotrasparente è stata interessata dal transito della colata e dasuccessivo accumulo di detriti. a= percorso della colata lungolʼalveo incassato dove ha effettuato varie curve paraboliche finoad investire i piloni dellʼAutostrada perpendicolarmente alla loromassima dimensione (b); c1 e c2 rispettivamente flusso destro esinistro orografico nei quali si è suddivisa la colata che hatrascinato vari massi di roccia fino al mare che hanno tranciatoparte delle strutture portanti in calcestruzzo armato di un palazzo(d). Le foto a destra rappresentano, dallʼalto verso il basso, il buconel pilone dellʼAutostrada, il grande masso di circa 25 mc, unpilastro dellʼedificio danneggiato dai massi inglobati nella colata.

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PROF. ING. ENRICO FOTI*

L e alluvioni e le franeche continuano a inte-ressare diverse regioni

italiane portano ancora unavolta drammaticamente inevidenza il problema di unaefficace prevenzione e prote-zione dei centri urbani dal ri-schio idraulico, ossia dal ri-schio di eventi calamitosi ri-conducibili agli effetti prodottidall’azione dell’acqua sul ter-ritorio, quali esondazioni deicorsi d’acqua, colate detriti-che, trasporto di materiale al-luvionale, etc.Schematicamente il rischioviene valutato come il pro-dotto di tre fattori, e precisa-mente: i) la pericolosità, cioèla probabilità che si verifichiun evento calamitoso; ii) lavulnerabilità, ossia la capacitàdi resistenza alle sollecitazio-ni prodotte dall’evento; iii) ilvalore degli elementi esposti arischio, ossia persone, pro-prietà, attività economiche,ma anche beni ambientali,presenti nella zona interessa-ta dall’evento calamitoso. La mitigazione di detto ri-schio può in parte essere affi-data ad adeguati strumenti dipianificazione territoriale. Alriguardo si ricorda che la nor-mativa vigente in materia didifesa del suolo, ed in parti-colare la Legge 267/98, notacome Legge Sarno, imponela perimetrazione delle aree“a rischio idrogeologico”, co-me viene impropriamenteidentificato il rischio idraulicoe il rischio da frane, nell’am-bito dei Piani stralcio di ba-cino per l’Assetto Idrogeolo-gico (P.A.I.).In effetti, la corretta mappa-

tura delle zone a rischioidraulico rappresenta l’ele-mento chiave per la prote-zione idraulica del territorio;tuttavia oggi essa si rivelaspesso carente, soprattuttocon riguardo ai piccoli bacini(possono considerarsi taliquelli estesi al più una deci-na di km2), generalmente tra-scurati rispetto a quelli mag-giori, sui quali in passato sisono concentrati la maggiorparte degli studi e degli inter-venti. E ciò nonostante il fat-to che oggi in caso di allu-vioni e di frane si registri ilmaggior numero di perditedi vite umane e di danni pro-prio nei piccoli bacini. Dettibacini, infatti, presentano uncomportamento idraulico pe-culiare a causa di alcune cri-ticità che, in occasione dieventi meteorologici estremi,aumentano la vulnerabilità deibeni esposti. Tra queste cri-ticità si rilevano, in particola-re, i ridotti tempi di corriva-

zione1, che riducono l’efficaciadei sistemi di monitoraggio edi allerta della popolazione,e l’impulsività della rispostaidraulica, principalmente do-vuta alle elevate pendenzeusualmente in gioco e alla no-tevole incidenza delle super-fici impermeabili. Tali carat-teristiche rendono i modelliidrologici e idraulici attual-mente disponibili, e per lo piùsviluppati per i grandi baciniidrografici, poco efficaci. Ciòcomporta nella pratica unavalutazione del rischio spessobasata su un’anamnesi storicadegli eventi, cui è velleitarioassociare un qualunque si-gnificato statistico.Emblematico è il caso del-l’alluvione che il 1° ottobre2009 ha colpito i comuni diItala, Messina e Scaletta Zan-clea del messinese, provo-cando un totale di 37 vittime,numerosi feriti, ingenti dan-ni ad infrastrutture di tra-sporto nonché ad edifici pub-

blici e privati. I bacini idro-grafici che sono stati interes-sati dal citato evento calami-toso risultano, infatti, localiz-zati in una stretta fascia di ter-ritorio che si affaccia sullo Jo-nio. In detta zona, la presen-za dei Peloritani, prospicientisulla costa, da cui originanodetti bacini, determina eleva-tissime pendenze e modesteestensioni (superfici quasisempre inferiori ai 15 km2).Essi inoltre sono caratteriz-zati da terreni metamorfici fa-cilmente erodibili, anche perla natura semi-arida del cli-ma che favorisce piogge in-tense solo in alcuni brevi pe-riodi dell’anno.Nonostante la rappresentatacomplessa orografia, essi so-no fortemente antropizzati,soprattutto nelle ristrette fa-sce costiere, peraltro attra-versate da numerose infra-strutture lineari di trasporto(strade, autostrade e ferrovie)che hanno ulteriormente in-ciso sullo sviluppo urbanisti-co dei centri abitati in ogget-to. Sebbene le analisi preli-minari sembrino indicare chel’evento pluviometrico del 1°ottobre, che ha provocato l’e-sondazione di numerosi cor-si d’acqua, numerosissimieventi franosi e colate di fan-go e di detriti miste ad ac-qua, abbia avuto carattere dieccezionalità, tuttavia gli ef-fetti al suolo di tale eventohanno messo in luce alcunedelle sopra citate criticitànonché alcune cause predi-sponenti degli ingenti dannidi natura antropica.Con riguardo al profilo dellecriticità dei piccoli bacini, co-me sopra identificate, nel ca-so in esame bisogna ulterior-mente rilevare che le nume-rosissime colate detritiche so-no state altresì favorite dal fat-to che l’erodibilità dei suoli èrisultata notevolmente accre-sciuta per effetto di un diffusoabbandono dei territori e del-le colture e, almeno parzial-mente, per effetto di nume-rosi incendi che nelle ultimestagioni estive hanno interes-sato dette aree.Per quanto concerne le ulte-riori cause predisponenti dinatura antropica, pur doven-dosi escludere del tutto cau-se comunque riferibili a pra-tiche di abusivismo edilizio,si è storicamente rilevato unosviluppo del territorio piut-tosto “disordinato” dal puntodi vista idraulico, che ha pro-dotto una diffusa commistio-ne di “funzioni”: non di rado,infatti, i torrenti sono diven-tati vie di accesso o vere eproprie vie di comunicazione,spesso, peraltro, prive di ade-guate opere idrauliche di re-gimentazione e di smalti-mento delle acque. Ma v’è dipiù: tale disordinato svilup-po non è per nulla stato con-tenuto nemmeno dalla rea-lizzazione di opere di deflus-so, anch’essa avvenuta in mo-do disordinato e incurantedei conseguenti effetti su sca-

la di bacino. Al riguardo sipensi agli attraversamenti del-le infrastrutture lineari di tra-sporto progettati per smalti-re esclusivamente portate li-quide e soprattutto caratte-rizzati da sezioni trasversalisempre più piccole da monteverso valle.Infine, circostanza non menoimportante, si è anche rileva-ta una scarsa sensibilità dellapopolazione ai problemi con-nessi al rischio idraulico e difrana. Non vi è dubbio, infat-ti, che l’utilizzazione di at-traversamenti a guado qualivie d’accesso a diversi edificiprivati; la realizzazione negliimpluvi di numerosissime va-sche per l’irrigazione, anche

di grandi dimensioni, chehanno ceduto durante l’e-vento; l’ostruzione di tombi-nature a causa di auto o altrimezzi ivi parcheggiati; abbia-no esaltato gli effetti dell’e-vento. L’ipotesi iniziale della delo-calizzazione generalizzata deicentri abitati maggiormentecolpiti dall’evento è stata su-bito abbandonata per diversimotivi sia di natura tecnicache sociale. L’abbandono de-

gli abitati, infatti, avrebbecomportato gravi ripercus-sioni sugli stili di vita della po-polazione, già profondamen-te provata dall’evento e, co-sa non meno importante, sul-l’ambiente per molteplici que-stioni: ulteriore abbandonodelle campagne; utilizzo dispazi necessari alle nuove edi-ficazioni; definitivo degradodel patrimonio edilizio e sto-rico cui le popolazioni sonolegate da profondo retaggiostorico-culturale. Inoltre, deveconsiderarsi che la gran partedel territorio della provinciadi Messina, come peraltro ri-

levato sin dall’inizio dai con-sulenti designati dal Com-missario Delegato per l’e-mergenza, che hanno ritenu-to ragionevolmente possibileil rientro parziale delle popo-lazioni in aree a modesto ri-schio residuo, e come dram-maticamente si sta consta-tando in questi giorni, è ca-ratterizzato da estrema vul-nerabilità idrogeologica, cherende notevolmente difficol-tosa se non impossibile l’in-dividuazione di eventuali areesicure e relativamente vicine,dove poter effettuare le delo-calizzazioni.Si è quindi deciso di interve-nire sinergicamente sui diversifattori che compongono il ri-schio, al fine di garantire unaefficace messa in sicurezzadelle zone colpite, minimiz-zando gli impatti sulla popo-lazione e sull’ambiente. Assumendo l’evento pluvio-metrico come forzante, è evi-dente che è impossibile in-tervenire sulla pericolosità. Ri-sulta invece possibile, ed è giàin atto, l’intervento sugli altrifattori di rischio. In partico-lare, si prevede di ottenere lariduzione della vulnerabilitàcon interventi volti a stabiliz-zare i versanti e a sistemareidraulicamente i corsi d’ac-qua e gli impluvi minori: ilproblema delle interferenzedelle infrastrutture lineari ditrasporto con la rete idrogra-fica sarà affrontato i manieraunitaria su scala di bacino.Inoltre, la riduzione della vul-nerabilità dovrà essere perse-guita anche attraverso lo svi-luppo di un adeguato siste-ma di monitoraggio, di aller-ta e di educazione della po-polazione alla gestione del-l’evento, in modo tale chenon solo venga tempestiva-mente avvisata detta popola-zione sul pericolo imminentedi un evento alluvionale po-tenzialmente catastrofico, mache vengano attuati compor-tamenti che neutralizzino ul-teriori cause predisponenti efavoriscano la gestione dell’e-mergenza. Infine, la riduzionedel valore degli elementiesposti potrà avvenire sullabase di considerazioni geo-morfologiche, idrauliche egeotecniche, così come giàfatto, mediante l’individua-zione selettiva di edifici pub-blici e privati da demolire edelocalizzare in aree più si-cura.A fronte delle superiori con-siderazioni, i tre comuni mag-giormente colpiti dall’alluvio-ne del 1° ottobre 2009, concosti e perdite elevatissimi,sono oggi oggetto di atten-zione e di interventi di miti-gazione del rischio idraulicoche, certamente, renderannoi luoghi più sicuri. Resta tut-tavia il timore che numerosialtri siti, verosimilmente ca-ratterizzati da analoghe si-tuazioni orografiche e/o dasimili sviluppi urbanistici co-me quelli sopra sintetica-mente descritti, possano es-sere soggetti a rischio idrauli-co elevato e che pertantoun’effettiva azione di preven-zione e protezione da tale ri-schio in Italia presuppongaadeguati investimenti sia intermini di studi qualificati, siain termini legislativi, nonché,infine, di risorse economiche.

*Ordinario di IdraulicaDipartimento di Ingegneria

Civile e AmbientaleUniversità di Catania

1 Il tempo di corrivazione è pari altempo che impiega una particellad’acqua per transitare dal punto amonte idraulicamente più distantedel bacino alla sezione di chiusuradel bacino stesso.

10 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2010

ASPETTI IDROGEOLOGICI E DIFESA DEL TERRITORIOFOCUS/RISCHIO IDRAULICO / Il “caso-studio” dell’alluvione di Messina dell’ottobre 2009

Edificio crollato per effetto dellʼimpatto di una colataDetriti che hanno invaso la frazione di Scaletta Marina

Il rischio vienevalutato come il prodottodi tre fattori:la pericolosità,la vulnerabilità e il valore deglielementi esposti a rischio

I tre comunimaggiormentecolpiti dall’alluvionesono oggi oggettodi attenzionee di interventi dimitigazionedel rischio idraulicoche renderannoi luoghi più sicuri

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N. 6 - 1 Aprile 2010 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 11

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I l rischio da frana dipendedal pericolo dovuto allepiogge eccezionali, dalla

vulnerabilità dei pendii sotto-posti all’incremento dellepressioni interstiziali, dovuteall’innalzamento della falda,conseguente alle piogge ec-cezionali, e dalla esposizioneal rischio delle vite umane edi beni che si trovano sul pen-dio o nelle sue vicinanze. Ilpericolo legato alle piogge ec-cezionali, ed alle eventuali al-luvioni, fa parte della valuta-zione del rischio idraulico(Foti, 2009). Per quanto ri-guarda la vulnerabilità delpendio ed il conseguente ri-schio, essi dipendono dal tipodi frana. Esistono diverse clas-sificazioni delle frane (Skemp-ton and Hutchinson 1969;Varnes 1978). Ai fini del ri-schio per la perdita di viteumane, il maggiore rischio ècollegato alle frane molto ra-pide con velocità di avanza-mento superiore ad 0.5-1m/s. In linea di massima, sul-

la costa tirrenica della pro-vincia di Messina prevalgo-no le frane a cinematica lenta,mentre sulla costa ionica èpossibile l’innesco di franemolto rapide ed estrema-mente pericolose, che nonconsentono la completa eva-cuazione della popolazione.Tra le frane molto rapide sipossono annoverare le colatedi detrito che il 1 ottobre2009 hanno interessato 14centri abitati dei Comuni diMessina (Briga Superiore, Bri-ga Marina, Pezzolo, Altolia,Molino, Giampilieri Superio-re, Giampilieri Marina), Sca-letta Zanclea (Scaletta Zan-clea, Scaletta Superiore, Gui-domandri Superiore, Guido-mandri Marina) e Itala (Itala,Mannello, Borgo). Nella par-te bassa dei bacini sono statecensite circa 550 frane. Di

queste alcune si sono evolutecome colate di detrito, moltorapide, ed hanno interessatoprevalentemente i centri abi-tati di Giampilieri, ScalettaZanclea, Giudomandri, Man-nello e Borgo, causando 37morti. Di questi ben 27 si so-no verificati nel centro abita-to di Giampilieri. Migliaia dipersone sono rimaste senzacasa, le attività economichesono state interrotte, con ungrandissimo costo per la col-lettività. Le perdite di vite umane aGiampilieri si sono avute nel-la via Vallone (Figura 1), acausa di una frana del pendiodi monte che ha investito al-cuni edifici, causandone ilcrollo e la perdita di vite uma-ne. Il centro abitato di Giam-pilieri è stato interessato daaltre colate di fango lungo il

torrente Sovra Unno ed il tor-rente Loco. Nella figura 2 èvisibile l’accumulo dei detritinella via Chiesa, dove tuttavianon si è avuta perdita di viteumane.È da sottolineare che le per-dite di vite umane si sono ve-rificate perché gli edifici so-no stati investiti dalla frana equindi indipendentementedalla larghezza dei canali discolo dei torrenti, peraltroostruiti o inesistenti come nelcaso della via Chiesa. Per mitigare il rischio occor-re intensificare le ricerche alfine di prevenire questi even-ti. A tal fine occorre eseguirepreventivamente gli inter-venti, con costi notevolmen-te inferiori (pari a circa il 10%)di quelli necessari per ripri-stinare i luoghi nel post even-to. Le previsioni di un evento

catastrofico vengono spessoeffettuate sulla base di corre-lazioni empiriche pioggia-fra-na, basate sulla individuazio-ne del valore di soglia dellapioggia che fa scattare l’allar-me e della pioggia critica chefa scattare l’evoluzione dellazona interessata. Tale meto-dologia è stata messa a puntoad Hong Kong dal ServizioGeotecnico, istituito all’iniziodegli anni ‘80, in aggiunta aquello geologico preesisten-te. Gli interventi di stabiliz-zazione mirati alla riduzionedel rischio, eseguiti a cura del

servizio geotecnico, hannoconsentito di far diminuire laperdita di vite umane da qual-che centinaio a meno di unadecina per ciascun evento(Premchitt et al. 1994; GEO,1991-1996). Questo tipo dicorrelazione empirica piog-gia-frane ha una validità lo-cale e richiede una appro-priata e lunga taratura sullabase dei dati storici deglieventi che si sono verificatinella zona del suo utilizzo. Ineffetti si tratta di correlazionia scatola chiusa (black box),perché non rispecchiano il fe-nomeno fisico, secondo ilquale le piogge intense cau-sano l’innalzamento della fal-da, e quindi della pressioneneutra, e l’innalzamento del-

RISCHIO DA FRANA / Il “caso-studio” dell’alluvione di Messina dell’ottobre 2009

Figura 1. Frana sulla via Vallone che ha causato il crollo dialcuni edifici provocando 27 morti a Giampilieri (ME)

Figura 2. Colata di fango nella via Chiesa del centro abitato diGiampilieri (ME), che non ha provocato morti.

Figura 3. Opere di stabilizzazione di un pendio sulla strada diaccesso a Giampilieri, danneggiato dallʼevento del 1 ottobre 2009

segue a pag. 13

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12 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2010

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A seguito dell’alluvione diMessina del 2009 che ha pro-vocato lo straripamento deicorsi d’acqua e diversi eventifranosi, a cui è seguito lo sci-volamento a valle di colate difango e detriti, l’Ordine degliIngegneri di Messina ha svol-to le seguenti attività:■ coordinamento di circa tre-cento professionisti e loro tur-nazione per la compilazionedelle Schede di Agibilità (Ae-DES) degli edifici;■ supporto organizzativo al-l’amministrazione comunaleper il censimento dei dannistrutturali agli edifici;■ segreteria tecnica per la rac-colta, la sintesi e la trasmissio-ne dei dati all’Unità di Crisipreposta;■ attivazione dei Presidi Ter-ritoriali Idraulici per monito-rare i bacini idrografici dellezone alluvionate.L’8 ottobre 2009, i professio-nisti iscritti agli Ordini degliIngegneri e degli Architettidella provincia di Messina eall’Ordine regionale dei geo-logi, che hanno aderito all’ini-ziativa per il censimento deidanni agli edifici, hanno par-tecipato ad una riunione, pres-so il Palazzo Municipale diMessina, alla quale erano pre-senti anche docenti universi-tari e funzionari di Protezionecivile regionale, per ricevereindicazioni sulla compilazio-ne delle Schede di Agibilità(AeDES).Sin da subito si è rilevato chele schede A e DES 2000, mes-se a punto e tarate per valuta-re l’agibilità di strutture ediliziea seguito di eventi sismici, era-no inadeguate per l’evento al-luvione/colata detritica. Quin-di, sono state calibrate per l’e-vento calamitoso in esame.Del resto la precedente con-siderazione è scontata datoche: nel danno post-sisma -nella molteplicità dei casi- seuna struttura è danneggiata, loè dalla base e per tutte le ele-vazioni, mentre nel caso inesame può essere inaccessibi-le il piano terra perché inva-

so da fango, mentre gli altripiani in elevazione possonoessere perfettamente funzio-nali. Il 12 ottobre è iniziato ilcensimento dei danni agli edi-fici e giornalmente si costitui-vano, in base alla disponibilitàdei professionisti aderenti al-l’iniziativa, le squadre compo-ste generalmente da due inge-gneri, un geologo e un archi-tetto. Costituite le squadre eassegnate ad esse un certo nu-mero di particelle da visionare,ci si recava in sito per i so-pralluoghi. E’ stato richiestoai tecnici volontari di compi-lare le schede A e DES in fun-zione del danno provocatodall’alluvione, trascurando, perquesta prima fase, le eventua-li anomalie e non congruenzestrutturali preesistenti riscon-trate ai fini antisismici; questoperché lo scopo era di far ri-entrare il maggior numero di

sfollati all’interno delle proprieabitazioni al più presto possi-bile.I giudizi positivi di agibilità so-no stati spesso condizionati al-la messa in sicurezza dell’am-biente esterno o immediata-mente prossimo all’abitato po-sto alla base del pendio o vici-no le zone in frana. Conclusi i sopralluoghi gior-nalieri, il lavoro continuava neilocali della segreteria dell’Or-dine degli Ingegneri di Messi-na per raccogliere, sintetizzaree trasmettere all’organo del-l’Unità di Crisi costituita pres-so il Comune. In più di un’occasione le co-

munità colpite dall’alluvionehanno manifestato la loro gra-titudine all’opera meritoria evolontaria svolta dai numero-si professionisti nella fase dicensimento dei danni.Il lavoro di sintesi è stato resopossibile grazie all’incessantelavoro degli ingegneri e allapazienza del personale dellasegreteria dell’Ordine degli In-gegneri che ha quasi blocca-to le attività proprie dell’Or-dine, per dare priorità assolu-ta a questa emergenza.Dal 1 dicembre 2009, le atti-vità dell’Ordine hanno per-messo anche l’attivazione deiPresidi Territoriali Idraulici,con l’impiego di oltre 50 in-gegneri. I presidi idraulici, adoggi ancora in corso, hannol’obiettivo di monitorare i ba-cini idrografici ed i deflussi lun-go le aste principali dei corsid’acqua afferenti le zone allu-vionate, con particolare atten-zione alle criticità ancora pre-senti sul territorio. Il tutto sisvolge nell’ambito delle attivi-tà previste dalla Protezione Ci-vile del Comune di Messina,volte a garantire l’incolumitàdei residenti e la sicurezza del-la viabilità in caso di allertameteo. Un ringraziamentoparticolare va ai professionistiche nella prima fase hannoprestato gratuitamente la loroprofessionalità al servizio delpopolo messinese colpito dal-l’alluvione e ai diversi ordiniprofessionali italiani , che ol-tre manifestare la solidarietà,hanno inviato donazioni in de-naro. Sull’onda dell’emozionedi quanto accaduto, è stata co-stituita l’ “Associazione inge-gneri Messina emergenze ci-vili Luigi Costa”, collega tra-gicamente scomparso durantel’alluvione mentre faceva ri-torno a casa dopo un sopra-luogo tecnico: l’Associazione -riconosciuta tra quelle di vo-lontariato della Protezione Ci-vile - si muoverà autonoma-mente dall’Ordine e sarà pre-sente tutte le volte che sarànecessario.

*Membro del Direttivo Ordine degli Ingegneri

di Messina

siderato, ma anche del me-todo di verifica e della mo-dellazione che si intendonoadoperare. Non esiste, quindi, un mo-dello geotecnico di sottosuo-lo indipendente dall’opera,dalla situazione, dallo stato li-mite e, se vogliamo, anchedall’approccio progettualescelto. Le NTC chiariscono poi be-ne le differenze tra Model-lazione Geotecnica e Mo-dellazione Geologica, es-sendo quest’ultima finaliz-zata alla “ricostruzione dei ca-ratteri litologici, stratigrafici,strutturali, idrogeologici, geo-morfologici e, più in generale,di pericolosità geologica del ter-ritorio”. Il Modello Geologi-co “deve essere sviluppato inmodo da costituire utile ele-mento di riferimento per il pro-gettista per inquadrare i pro-blemi geotecnici e per definire ilprogramma delle indagini geo-tecniche.” Gli esiti degli studigeologici “devono essere esau-rientemente esposti e commen-tati in una Relazione Geologi-ca”. Tale relazione dovrà es-sere propedeutica alla Rela-zione Geotecnica, nella qua-le si illustreranno “le scelteprogettuali, il programma e irisultati delle indagini, la ca-ratterizzazione e la modella-zione, …, unitamente ai cal-coli per il dimensionamento geo-tecnico delle opere e alla de-scrizione delle fasi e modalitàcostruttive”. La sequenza logica richiestatra studi geologici e geotec-nici esalta la professionalitànon solo dell’ingegnere inca-ricato delle indagini e deglistudi geotecnici, ma anchedel geologo, al quale è ri-chiesto un compito di inqua-dramento ed indirizzo, estre-mamente utile al progetto. Anche la valutazione dellecondizioni di stabilità dei pen-dii e la progettazione di even-tuali interventi di mitigazio-ne del rischio di frana devonoessere effettuati su base quan-titativa e, quindi, ingegneristi-ca, a partire da un idoneo mo-dello geotecnico di sottosuo-lo, definito sulla scorta di in-dagini geotecniche program-mate tenendo conto dell’in-quadramento geomorfologi-co ed evolutivo del versante. Le NTC indicano anche al-cuni criteri per la definizionedel piano di indagini, tenendoconto dell’estensione dell’a-rea a rischio di frana e dellaprofondità delle potenziali su-perfici di scorrimento, conparticolare attenzione alla va-lutazione del regime dellepressioni interstiziali. Tra gli aspetti sostanzial-mente modificati dalle NTCrispetto al precedente quadronormativo vi è la definizionedell’azione sismica sia perquanto riguarda quella atte-sa su affioramento rigido siaper quanto attiene la valuta-zione dell’effetto di sito. Suquest’ultimo aspetto la nor-ma recepisce quanto noto daanni su come il moto sismicopossa essere modificato nellasua propagazione dalla for-mazione rigida di base allasuperficie e su come tale mo-difica sia funzione della rigi-dezza dei terreni presenti.Pertanto le NTC richiedonoche si esegua un’analisi di Ri-sposta Sismica Locale, RSL,(ancorché, in molti casi, conprocedure semplificate) perdefinire l’azione sismica tra-smessa agli edifici ed alle altrestrutture. Ciò richiede un’a-deguata caratterizzazione delsottosuolo in termini di suc-

cessione degli strati e di rigi-dezza a taglio degli stessi amodesti livelli di deforma-zione con prove di originegeofisica (cross-hole, down-hole,SCPT, SDMT, MASW). Come spesso accade, le no-vità positive possono essereaccompagnate da ricadutenon altrettanto positive. Nelcaso di specie, a parere di chiscrive, possono sussistere duerischi da non sottovalutare:■ la necessità di condurreprove per lo studio della RSLpuò lasciare intendere in mo-do non corretto che questepossano essere le uniche in-dagini da eseguire, trascuran-do così che i risultati di queste

indagini non sono in generesufficienti per verifiche geo-tecniche delle strutture in con-dizioni di esercizio e tantomeno allo stato limite ultimo;■ la richiesta di mercatospingerà ad un incrementodell’offerta di prove di tipoMASW, più facili da eseguireed economiche rispetto alledown-hole (o SCPT e SDMT),ma più incerte nell’interpre-tazione e, soprattutto, più dif-ficilmente controllabili da par-te del progettista o di chi èincaricato di verificare il pro-getto. Si tratta di preoccupazionibasate sulle osservazioni di si-tuazioni già verificate nel bre-ve lasso di tempo intercorsodall’entrata in vigore della

nuova normativa. Pertanto,nella mia veste di presidentedell’Associazione Geotecni-ca Italiana, ho ritenuto giu-sto allertare con una letterasull’argomento il Presidentedel Consiglio Superiore deiLavori Pubblici.Sull’argomento “effetti di si-to” vale anche la pena dichiarire le differenze esisten-ti tra gli studi di RSL, finaliz-zati alla verifica di strutture,e la Microzonazione Sismica(MS), che invece è condottaper finalità di pianificazioneurbanistica. La prima - e so-stanziale - differenza è la sca-la alla quale si opera: del ma-nufatto nel primo caso, terri-toriale nel secondo. In gene-re, quindi, le indagini e lo stu-dio per la RSL forniscono in-formazioni più puntuali e spe-cifiche di quelle che si pos-sono ottenere dagli studi perla MS. Gli studi di MS forni-scono, poi, risultati in condi-zioni di campo libero, a livel-lo del piano campagna, pre-scindendo dai caratteri spe-cifici delle opere. Gli studi diRSL devono, invece, fare ri-ferimento a quote general-mente diverse dal piano cam-pagna, che dipendono dall’o-pera in esame (ad es., piano diposa per le fondazioni super-ficiali). Peraltro dovrebbero,a rigore, tenere conto anchedell’interazione tra il terreno ela struttura. Infine, al di là de-gli aspetti scientifico-tecnici,lo studio di RSL rientra nelladefinizione del modello geo-tecnico di sottosuolo e cometale nelle responsabilità delprogettista. Il progettista non potrà uti-lizzare direttamente i risulta-ti di uno studio di MS, qua-lora questo fosse disponibile,ma potrà trarne vantaggio perprogrammare le indagini e glistudi di RSL.

prof. ing. Stefano AversaOrdinario di Geotecnica,

Università Parthenope,Napoli

Presidentedell’Associazione

Geotecnica Italiana

Il ruolo dell’Ordine degli Ingegneri di Messina nell’emergenza dell’alluvione dell’ottobre 2009

Indagini, modellazione geotecnica enormativa per la difesa del territorio

I giudizi positivi diagibilità sono statispesso condizionatialla messa insicurezzadell’ambiente esternoo immediatamenteprossimo all’abitatoposto alla base delpendio o vicino lezone in frana.

La valutazione dellecondizioni distabilità dei pendii ela progettazione dieventuali interventidi mitigazione delrischio di franadevono essereeffettuati a partireda un idoneomodello geotecnicodi sottosuolo

segue da pag. 7

Figura 2. Esempio di risultati di prova MASH per la valutazionedel profilo delle velocità delle onde di taglio

Figura 1. Geofono per prova di Down-hole

Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:17 Pagina 12

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N. 6 - 1 Aprile 2010 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 13

ASPETTI IDROGEOLOGICI E DIFESA DEL TERRITORIOFOCUS/

la pressione neutra causa ilmovimento del pendio, chesi può eventualmente con-cludere con una vera e pro-pria frana. Esistono diversecorrelazioni empiriche al ri-guardo (Maugeri, 2010). A ti-tolo di esempio si riporta laprevisione della frana n. 3 av-venuta sulla strada nazionalen. 33 in Giappone. Sulla basedelle correlazioni empirichepiogge-spostamenti del ter-reno e spostamenti del terre-no-frana, è stato previsto il 19luglio, con 3 giorni di anticiposulla frana, che la frana si sa-rebbe verificata il 20 luglio1979. La frana è stata previstacon una imprecisione di 30minuti. Il 25 agosto è statoprevisto che una seconda fra-na sarebbe avvenuta il 27agosto. Il 27 agosto alle ore10 è stato previsto che la se-conda frana sarebbe avvenu-ta alle ore 12.30. La strada èstata chiusa alle ore 12 e lafrana si è verificata alle ore12.50 con un errore di preci-sione di soli 20 minuti (Seki etal., 1980). Un altro problema rilevanteriguarda la progettazione e larealizzazione delle opere diintervento per la mitigazionedel rischio di frana. Nel pas-sato molto spesso queste ope-re sono state ubicate e pro-gettate in modo empirico,senza una reale corrispon-denza all’effettivo grado di ri-schio ed al livello di sicurezzada conseguire. Spesso le ope-re sono state realizzate in zo-ne con rischio reale basso oaddirittura trascurabile, men-tre tali opere non sono staterealizzate in zone a rischio ef-

fettivamente elevato. Al finedi realizzare le opere di in-tervento, i livelli di rischio in-dividuati nei piani di assettoidrogeologico non sono mol-to spesso affidabili. Per esem-pio nelle zone colpite dall’e-vento del 1 ottobre 2009 ilPAI non prevedeva alcun ri-schio. Inoltre molto spesso leopere sono state progettatein modo empirico, senza rag-giungere un efficace incre-mento del livello di sicurez-za della stabilità dei pendii.Nella Figura 3 è riportato unintervento di stabilizzazionecon rete ancorata, che è statodanneggiato dall’evento del1 ottobre 2009. Altrettanto sipuò dire dell’intervento con

gabbionate realizzato nel2007, a seguito di un eventodi pioggia eccezionale e dan-neggiato dall’evento del 2009(Figura 4). Queste tipologie di interven-ti con reti ancorate e gabbio-nate, qualora ben eseguite, so-no tuttavia adeguate a mi-gliorare la stabilità dei pendiie mitigare il rischio di frana.Nella Figura 5 è riportato unintervento con rete ad alta re-sistenza che sarà applicata insostituzione della rete indica-ta in Figura 3. Nella Figura 6è riportato un intervento congabbioni realizzati su una ba-se di calcestruzzo, che ne haimpedito l’erosione al piedecome nel caso di Figura 4,

quali opere di stabilizzazionedella frana di San Fratello, at-tivatasi nel 1922 (sul versanteopposto di quella verificatasidi recente nel 2010).È tuttavia opportuno che nelfuturo queste opere venganoubicate sulla base di una ac-curata valutazione del rischiodi frana, in scala 1:2000, evengano progettate eseguen-do adeguati calcoli geotecni-ci, come peraltro prescrittodalla recente Normativa Tec-nica per le Costruzioni (D.M.14/01/2008), in vigore dal 1luglio 2009. È altresì indi-spensabile, per evitare spre-chi, che le opere di interven-to siano riportate a pieno ti-tolo tra le opere strutturali e

geotecniche, sottoponendotali opere, una volta eseguite,al collaudo statico, mentre nelpassato sono state soggettesoltanto al collaudo tecnico-amministrativo, che non pre-vede alcuna verifica dell’ef-fettivo raggiungimento delgrado di sicurezza, che deveessere previsto in sede di pro-gettazione. Solo utilizzando le modernetecnologie per la mitigazionedel rischio geotecnico da franaed operando i necessari con-trolli, lo Stato potrà garantire lasicurezza,con costi sostenibi-li, a tutti i cittadini, che co-struiscono nel rispetto di tuttele leggi, ed in particolare delleNorme Tecniche per le Co-

struzioni (D.M. 14.01.2008, invigore dal 01.07.2009) e dellenorme contenute nei piani ur-banistici.

prof. ing. Michele MaugeriOrdinario di Geotecnica,

Università di Catania

BIBLIOGRAFIA• Foti E. (2009). Rischio idraulico: ilcaso studio dell’ alluvione di Mes-sina del 1 Ottobre 2009. Il Giornaledell’Ingegnere n. 6 2009.• GEO, 1991-1996. GEO Report Se-ries on Hong Kong rainfall and Land-slides, produced annually for theyears 1984 to 1995, GeotechnicalEngineering Office, Hong Kong.• Maugeri M. (2010). Effects ofHeavy Rainfalls on Slope Behavior:The October 1, 2009 Disaster ofMessina (Italy). Geotechnics/Earth-quake Geotechnics towards GlobalSustainability. Kyoto, January 11-13, 2010.• Premchitt, J., Brand, E.W., Chen,P.Y.M., 1994. Rain-induced landsli-des in Hong Kong, 1972-1992, AsiaEngineer, the Journal of the HongKong Institution of Engineers, vol.22, No. 6, pp. 43-51.• Seki N., Hori S., Narita M., 1980.Forecasting of slope failures in RockMass in the Yanadani Area. OyoTechnical Report, No. 2.• Skempton A. W., Hutchinson J.(1969). Stability of natural slopesand embankement foundation. Proc.7th International Conference on soilmechanics and foundation engi-neering, vol. 3, Mexico city. • Varnes D.J. (1978). Slope move-ment types and processes. Chapt.2 in Landslides: analysis and con-trol. Schuster R.L. and Krizek R.J.eds. Special Report 176. Washing-ton D.C. Transportation ResearchBoard. National Academy of Scien-ces, 1978.

RISCHIO DA FRANA / il “caso-studio” dell’alluvione di Messina dell’ottobre 2009segue da pag. 11

Figura 4. Gabbionata nel torrente Urnorealizzata sopra la via Chiesa, danneggiatadallʼevento del 1 ottobre 2009

Figura 5. Intervento di stabilizzazionecon rete ad alta resistenza ancorata

Figura 6. Intervento di stabilizzazionecon gabbionate nella frana del 1922 aSan Fratello (ME)

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Calcestruzzo e ImpreseRoberto Marino

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14 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2010

L’INTERVENTO

DOTT. ING. VITTORE CERETTI

“I convegni sono mo-menti di verifica, diconfronto e di cresci-

ta non solo per la conoscen-za delle problematiche, maanche per raccogliere idee esfide per scelte concretamen-te realizzabili in tempi certi ilpiù possibile rapidi.Nel recente convegno tenu-tosi a Roma, sul trasporto fer-roviario delle merci, si è for-temente sottolineato la ne-cessità di adeguarsi per tempoalle esigenze del mercato in-ternazionale e ai vari scena-ri, in continua mutazione, intutti i campi. Le strategie ri-guardanti i trasporti, in fun-zione delle economie emer-genti e fluttuanti in tutto ilmondo, impongono una con-tinua verifica dei progetti on-de evitare che alla loro rea-lizzazione, e ancor prima, sia-no ormai inutili. La crisi finanziaria avviatasisul finire del 2007 ed eviden-ziatasi nella sua gravità nellesettimane del Convegno del-l’anno scorso s’è ripercossanell’economia reale per tuttoil 2009 e non risulta per nullasuperata.L’Europa esprimeva ed espri-me un territorio antropo-morfizzato e consolidato dadue millenni.Gli interventi dell’800 eranorivolti a migliorare e ottimiz-zare la sua funzionalità e ave-vano dimostrato, prima conla costruzione delle strade

transalpine poi con i tunnelferroviari, infine con il poten-ziamento dei porti, che l’Eu-ropa era il continente guida.Il XX secolo aveva visto spo-starsi la leadership nell’Ame-rica del Nord e oggi restiamosgomenti nel constatarequanto sta accadendo in ma-niera vertiginosa nei Paesiasiatici del Pacifico in parti-colare in Cina.Negli anni 70 un famoso li-bro Le Pacifique nouveau cen-tre du monde (edito da Mini-stero del Commercio esterofrancese) aveva richiamatol’attenzione sulla trasforma-zione in atto in tale grandearea ma non aveva previstole ripercussioni con il restodel vecchio e nuovo mondo.Oggi dobbiamo constatareche lo scenario asiatico, aven-do travolto molte previsioni,impone severe riflessioni sui

sistemi infrastrutturali euro-pei e quindi in primo luogosul corridoio dei due mari.È pericoloso a mio avvisoesaminare il problema Alp-transit non prendendo inconsiderazione quanto sta av-venendo nei collegamenti delglobo.I collegamenti tra il nuovocentro del mondo con il vec-chio continente e con leAmeriche avvengono, per ra-gioni legate alla configura-zione dei continenti, conquattro vettori diversi: via ma-re, via ferro, via pipeline, viaaerea. Ognuno ha la sua ca-ratterizzazione ma una seriedi dati e avvenimenti ci por-tano a richiamare l’attenzionein particolare sui porti deitraffici merci marittimi chesono i cordoni ombelicali delcorridoio dei due mari, infra-struttura complessa che co-

stituisce la spina dorsale del-l’Europa.L’interscambio di merci checaratterizza l’interscambiodell’economia globale mon-diale è presto rappresentatodai dati qui elencati. Ovvia-mente i dati del 2008-2009,per la nota congiuntura fi-nanziaria ed economica, sonosuscettibili di non trascurabi-li oscillazioni. (Tab. 1)Faccio notare che il solo por-to di Rotterdam ha un traffi-co annuale pari a quello del-l’intero sistema portuale ita-liano. I dati sono impressio-nanti. Va tenuto presente chei due canali che interconnet-tono i 3 oceani, Pacifico, At-lantico e Indiano, sono tecni-camente caratterizzati da agi-bilità diverse. S’intravede, vistii mutamenti climatici, ancheil passaggio attraverso il ma-re Artico.

Panama 77 km (con chiuse)Differenza quota oceani metri 40; incorso raddoppio (presunta fine lavori2015)

Suez 163 km (senza chiuse)Calo del traffico di circa il 20 percento nel 2008 e 2009 causa crisieconomia globale. È previsto tutta-via nei prossimi anni un incrementoper traffico India verso Europa eNord America.Transiti marittimiKiel 56.964Suez 18.193Panama 14.011Previsione aumento traffico marittimo movimentazione container 2004-2015Estremo oriente 90%Americhe 91%Europea 88%

Si ha la precisa sensazione cheda ruotismo motore siamo di-ventati ruotismo indotto.Dobbiamo prendere coscien-za di quanto sta accadendonello scenario dell’economiaglobale. Solo dando rapida-mente delle risposte concretepotremo vivere da protago-nisti attivi e non assistere allospettacolo di decadenza delmondo occidentale.Alla concretezza della Con-federazione Elvetica che hasaputo superare difficoltà tec-niche e politiche, noi pur es-sendo dotati di tecnici e diimprese che operano in tuttoil mondo, vediamo il nostromondo politico cedere, peripocrisia, a pressioni di mi-noranze o di corporazioni

che impediscono e ostacola-no numerose infrastrutture dipubblica utilità.Recentemente vi sono statisullo scenario italiano vari av-venimenti degni di particola-re rilievo sui quali hanno re-lazionato in questo Conve-gno vari oratori:■ protocollo d’intesa tra le 3regioni dell’11 novembre2009 a Genova■ forum internazionale perlo sviluppo del trasporto fer-roviario tenutosi il 19 no-vembre 2009 a Roma■ tra Genova e Tianjin nelgiugno 2009 siglato accordoalleanza portuale.

Alla luce delle più recenti no-tizie, in vista dei nostri siste-matici convegni, il nostro co-mitato ritiene che si debbaproseguire ad operare su tredirettrici parallele così come èavvenuto negli ultimi tempi:■ concretizzare soluzioni fer-roviarie al servizio del siste-ma portuale genovese e delretro porto e piattaforme in-termodali logistiche;■ coinvolgere sempre più tut-te quelle istituzioni che pos-sono costituire un fatto cora-le per creare quel consensofondamentale per concretiz-zare i programmi;■ promuovere accordi tra legrandi istituzioni per coin-volgere risorse per l’attuazio-ne dei progetti finalizzati apermettere la piena funzio-nalità del corridoio dei duemari”.

Trasporti e collegamenti: la grande sfida del Vecchio ContinenteIl futuro del trasporto delle merci su rotaie e i nuovi scenari internazionali conseguenti alla crisi economica che sta coinvolgendo ogni settore: sonostati questi i principali temi trattati nel corso di un convegno tenutosi a Roma. Hanno partecipato, tra gli altri, autorevoli rappresentanti del mondopolitico, accademico ed economico. A tal proposito, pubblichiamo una sintesi dell’intervento dell’ingegner Vittore Ceretti, presidente onorario AltaCapacità del Gottardo.

TENAX è un’azienda italiana, leader nella produzione direti in plastica estruse, con sedi in tutto il mondo. Negliultimi 25 anni ha svolto un importante ruolo di ricercanella messa a punto, tra l’altro, di sistemi di contenimen-to del terreno basati sull’utilizzo dei geosintetici. Oltre aduna gamma completa di geogriglie di rinforzo, geostuoie3D antierosive, geocompositi drenanti–anticapillari egeocelle di confinamento, tutti made in Italy, TENAX hainfatti sviluppato e brevettato un sistema di terre rinfor-zate denominato TENAX RIVEL, sistema che prevede,quale elemento di rinforzo, l’impiego di geogriglie estru-se a giunzione integrale al 100% inHDPE TENAX TT/SAMP.

Il Sistema TENAX RIVELI terrapieni realizzati con il SistemaTENAX RIVEL sono opere di soste-gno a gravità che consentono di con-solidare versanti instabili, ripristinarequelli franati, realizzare rilevati di pro-tezione contro la caduta massi non-ché barriere antirumore rinverdite,dighe in terra ed argini fluviali. Il Si-stema consente di realizzare paretivegetate con inclinazioni ancora ottimali per l’attecchi-mento della vegetazione; il loro utilizzo è diffuso ormai intutto il mondo con grande successo, sia dal punto di vi-sta dell’inserimento paesistico che della stabilità dei ma-nufatti realizzati. La tecnica delle terre rinforzate è de-scritta nel “Atlante delle opere di sistemazione dei ver-santi” dell’agenzia Nazionale per la Protezione dell’Am-biente e in numerosi Manuali regionali per le Opere di In-gegneria Naturalistica (foto 1).

Rilevati Paramassi con l’utilizzo del sistema TENAX RI-VEL - Caso studio di Varenna (LC)Nel novembre 2004 a Varenna (Lecco), nella frazione de-nominata Fiumelatte, una frana di oltre mille metri cubi sistacca dalla montagna, scende per oltre 600 metri, spaz-za via la linea ferroviaria, travolge la linea elettrica e di-strugge una casa. La Provincia di Lecco ha dato l’avvio alprogetto di messa in sicurezza dell’abitato e la progetta-zione condotta dall’Ing. Arturo Montanelli, dall’Ing. Clau-dia Anselmini e dal Dr.Geol. Cristian Adamoli ha portatoalla realizzazione di Rilevati Paramassi in Terra Rinforza-ta con “geogriglie integrali” TENAX TT/SAMP. L’opera sicompone di tre segmenti impostati a quote differenti etra loro sfalsati al fine di intercettare al meglio le possibilitraiettorie dei massi; l’altezza dei manufatti a sezione tra-pezoidale è di 4,20m -7,20m per complessivi 8.000mq difacciata su doppio fronte (foto 2). I Paramassi in terra rinforzata sono strutture in grado diespletare energie di assorbimento superiore a quelle tipi-

che delle barriere metalliche attualmente sul mercato(4500 - 5000 KJ). Oltre alle migliori performance in ter-mini di efficacia di protezione, tra i vantaggi che un rile-vato paramassi può presentare nei confronti di una perquanto moderna barriera metallica ad elevato assorbi-mento di energia, possiamo ricordare:• efficienza della protezione anche in caso di “sciame” difrana, ovvero di crolli ripetuti lungo la medesima direttri-ce;• manutenzione molto ridotta anche a seguito di estesifenomeni di crollo;• durata dell’opera nel tempo senza ammaloramenti odecadimento anche a seguito di fenomeni quali incendi;• impatto ambientale trascurabile, specie se il manufattoviene mascherato con adeguati interventi di ingegnerianaturalistica;• possibilità di riutilizzo di materiale franato in epocheprecedenti e comunque di smaltimento del materiale inconoide di frana.Numerosi paramassi sono già stati realizzati in Italia conil sistema TENAX RIVEL che è anche stato testato e cer-tificato dal Dipartimento di Georisorse e Territorio delPolitecnico di Torino a seguito di prove in situ in scalareale.

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Geogriglie integrali TENAX per il ripristinoe la stabilizzazione dei pendii

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In alto: TENAX RIVEL a Merano (BZ)I giardini verticali dell’Orto Botanico di Mera-no sono stati realizzati con il sistema TENAXRIVEL e con la messa a dimora di numerosespecie erbacee ornamentali.

A sinistra: Rilevati Paramassi a Varenna (LC)

Fenomeni superficiali di instabilità dei versanti e feno-meni di erosione possono essere efficacemente conte-nuti mediante l’impianto di coltri vegetali con apparatoradicale relativamente profondo. Nel 1999 si costituivain Italia la società PRATI ARMATI® che ha sviluppatoun’innovativa tecnologia “verde” per fronteggiare i fe-nomeni di erosione del suolo, di cui detiene l’esclusivamondiale. Tale tecnologia appare ad oggi parimenti ef-ficiente nel contenere fenomeni di instabilità di coltrisuperficiali per diverse tipologie di depositi interessati.I risultati ottenuti in diversi cantieri in Italia ed all’esterone sono testimonianza. L’inerbimento di pendii con latecnica dell’impian-to di apparati radi-cali può indurre nu-merosi effetti sullecondizioni idrauli-che e meccanichedei terreni inerbiti,che a loro volta siriflettono sulle con-dizioni di equilibriodel pendio stesso.Uno di questi effet-ti, di natura mecca-nica, è evidentemente attribuibile alle radici. L’incre-mento di resistenza a taglio del terreno per effetto delleradici è infatti da tempo riconosciuto e studiato (Vidal,1969; Schlosser e Long, 1974), e tale effetto è attual-mente schematizzato ed implementato in un appositocodice di calcolo di proprietà PRATI ARMATI®, svilup-pato in collaborazione con l’Università degli Studi diMilano, Istituto di Idraulica Agraria (Prof. Gian BattistaBischetti e Dott. Geol. Fabrizio Bonfanti). Questo soft-ware (scaricabile gratuitamente dal sito web www.pra-tiarmati.it), consente di calcolare, per pendii stabili dalpunto di vista geotecnico (Fs>1), l’incremento della re-sistenza al taglio e del fattore di sicurezza dovuti all’a-zione dei PRATI ARMATI® per effetto delle radici. Recentemente, presso l’Università degli Studi di Peru-gia è stato avviato uno studio per l’implementazione di

un modello di calcolo rappresentativo del fenomeno fi-sico nel suo insieme. Lo studio, svolto presso il Dipar-timento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Ateneoperugino, è condotto da un gruppo di ricerca del qualefanno parte il Prof. V. Pane e gli Ingg. M. Cecconi e A.Rettori. Il problema è relativamente complesso, dalmomento che i fenomeni in gioco sono molteplici e laloro comprensione richiede competenze specifiche indiversi settori, dall’agronomia, alla pedologia, alla fisicadei terreni, all’idraulica e non ultimo all’ingegneria geo-tecnica. Nella fase iniziale dello studio, è stato svilup-pato un semplice codice di calcolo sulla base del soft-

ware originariamenteformulato da PRATIARMATI®; nella nuo-va formulazione delcodice si tiene op-portunamente conto,oltre che dell’incre-mento di resistenza ataglio del terreno pereffetto delle radici,dei fenomeni di eva-porazione al suolo,evapotraspirazione

delle radici, infiltrazione di acqua nel terreno, ruscella-mento lungo il pendio. Un aspetto fondamentale del fe-nomeno riguarda infatti la variazione di contenuto d’ac-qua del terreno imputabile alle radici. In particolare,l’impianto di radici può ridurre significativamente ilcontenuto d’acqua del terreno, sia inibendo l’infiltrazio-ne di acqua meteorica che attraverso l’assorbimento diacqua da parte delle radici. Questa riduzione del conte-nuto d’acqua, e del grado di saturazione, incrementa asua volta la resistenza a taglio del terreno e migliora lecondizioni di equilibrio del pendio, schematizzato inprima approssimazione, come pendio indefinito. Seb-bene, allo stato attuale, alcuni aspetti del processo sia-no ancora trattati in modo empirico, i risultati dello stu-dio appaiono promettenti e certamente motivano ilprosieguo stesso della ricerca.

Inerbimento di versanti per la protezionedei suoli dall’erosione e la stabilizzazione superficiale

NEWS ǀ La stabilizzazione dei versanti A cura di Imready

TRASPORTO NAVALE LOGISTICA 2008(milioni di tonnellate)Shanghai (Cina) 443Singapore (Singapore) 423Rotterdam (Olanda) 376Ningbo (Cina) 272Tianijn (Cina) 245Guangzhou (Cina) 242Hong Kong (Cina) 230Busan (Corea del Sud) 217Sout Louisiana (Stati Uniti) 192Houston (Stati Uniti) 192

TRAFFICO PORTI MEDITERRANEO 2008 (milioni teu - container standard)Valencia 3.600Algeciras 3.300Barcellona 2.600Genova 1.750Las Palmas 1.350Marsiglia 850Bilbao 550Napoli 500

TRAFFICO MERCI PORTI ITALIANI 2008 (milioni di tonnellate)Genova 54Trieste 48Taranto 43Gioia Tauro 34Cagliari 34Livorno 34Venezia 30Augusta 30Ravenna 26Napoli 19La Spezia 18

Tab. 1

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DONATO DI CATINO

La possibilità di realizzareimpianti industriali perla produzione di ener-

gia da fonti rinnovabili è, spe-cialmente in alcuni ambiti ter-ritoriali italiani, una soluzionevincente per creare sviluppo,occupazione e dar vita ad undeciso e serio progetto di so-stenibilità ambientale. La Sar-degna, proprio per caratteri-stiche morfologiche e natura-listiche, è una delle regioni chesi presta maggiormente allasperimentazione in tale setto-re. Eppure, per meri motiviburocratici, sull’isola è ancoraimpossibile costruire e gesti-re impianti eolici e fotovoltai-ci. Una questione da risolverein maniera urgente, come sot-tolinea Gianni Massa, neopresidente (eletto lo scorsomese di novembre) dell’Ordi-ne degli Ingegneri della Pro-vincia di Cagliari.“Purtroppo – dice l’ingegnerMassa – si tratta essenzial-mente di un problema dicompetenze, visto che laGiunta Regionale non ha an-cora deciso quale assessoratodebba rilasciare l’autorizza-zione unica per la costruzionee l’esercizio di impianti eolici efotovoltaici”. L’Ordine caglia-ritano aveva già segnalatoquesto “ingiustificabile ritar-do”, come si legge sul sito In-ternet ufficiale, con una lette-ra inviata alle massime cari-che regionali, ricordando chealtre realtà italiane “hanno da-to un fortissimo impulso al ri-lancio della propria economiaadottando una politica di for-te attenzione alle fonti rinno-vabili, rendendo accessibili echiare le procedure e poten-ziando le strutture pubblichepreposte alla pianificazione eal controllo del territorio”.Ma non solo: l’Ordine ha pro-posto anche l’avvio di un con-fronto sulla possibilità di sem-plificare le procedure autoriz-zative per gli impianti desti-nati alla produzione di energiada fonti rinnovabili.“E’ necessario comprendere –spiega il presidente cagliarita-

no – che il territorio è una ri-sorsa unica, da preservare conun attento e oculato svilupposostenibile. In questo ambito siinserice il lavoro degli inge-gneri. Da sempre la categoriaè sensibile a due aspetti: in-nanzitutto, agire mirando allaqualità del progetto da porta-re avanti. Conseguentemente,ecco il significato del ruolodell’ingegnere nella societàcontemporanea, vale a direanello di congiunzione tra leistituzioni e i cittadini. Le au-torità devono fare le leggi, toc-ca a noi metterle in pratica sulcampo. Ovvio, però, che sevengono interpretate in ma-niera differente in base al co-lore politico o a convenienzepersonali, il nostro compitodiventa sempre più difficile eoneroso”.“La qualità ambientale, il re-cupero dei rifiuti, la produzio-ne di energia da fonti rinno-vabili, la pianificazione, la pro-gettazione, il recupero del no-stro patrimonio, la valorizza-zione dei centri urbani, il po-tenziamento dei servizi turi-stici, attuati con sapienza, esenza sacrificio delle risorse –aggiunge Massa - potrannocostituire la futura ‘industria’del paesaggio in Sardegna. Ilpaesaggio, frutto di una storiamillenaria, va gestito respon-sabilmente e responsabilmen-te immaginato con visionecontemporanea. E’ per que-sto che riteniamo fondamen-tale riportare al centro dell’at-tuazione degli atti di indiriz-zo politico il ‘progetto’ intesocome strumento di cono-scenza, di ricerca, e non co-me mera esecuzione funzio-nale imprenditoriale. Le vi-sioni per essere attuate han-no necessità di strumenti che,per quanto riguarda in parti-colare il paesaggio, le risorse,la pianificazione, il recuperodi senso del territorio costrui-to, non possono prescinderedalla conoscenza e dalla suaattuazione progettuale. Con-seguentemente, ecco il signi-ficato del ruolo dell’ingegnerenella società contemporanea,vale a dire anello di congiun-

zione tra le istituzioni e i cit-tadini. Le autorità devono fa-re le leggi, tocca a noi metter-le in pratica sul campo. Ov-vio, però, che se vengono in-terpretate in maniera diffe-rente in base al colore politicoo a convenienze personali, ilnostro compito diventa sem-pre più difficile e oneroso”.

Altra tematica di grande attua-lità, il rischio sismico e idrogeo-logico che attanaglia numeroseporzioni d’Italia, tra le quali an-che la Sardegna. Come Ordineavete dato vita ad iniziative par-ticolari per affrontare al meglioeventi di tale tipo?“Ci siamo già attivati, visto chevorremmo coinvolgere tuttigli Ordini della Sardegna perdar vita ad un gruppo di in-gegneri che, in caso di emer-genza, possa coordinarsi conla Protezione Civile. Già inpassato, tra l’altro, avevamoproposto di non far pagare leprestazioni di primo e imme-diato intervento, proprio pernon lucrare in situazioni digrave disagio collettivo. Inol-tre, mi piace ricordare che dasempre siamo molto sensibilia tali argomentazioni, vistoche, d’accordo con la Prote-zione Civile e il Consiglio Na-zionale degli Ingegneri, in se-guito al terremoto aquilanoabbiamo partecipato fattiva-mente attraverso il contributovolontario e gratuito di molticolleghi per le verifiche di agi-bilità degli edifici Tutte le spe-se inerenti i professionisti sar-di sono state sostenute dal-l’Ordine”.

Lei è anche il presidente dellaFederazione degli Ordini degliIngegneri della Sardegna: quan-to è importante un organo col-legiale così strutturato per la cre-scita e valorizzazione della cate-goria?“Devo dire che in questo cam-po c’è ancora molto da fare.Ritengo che il processo di re-gionalizzazione e federalismosia ormai nella cultura dellanostra società. E’ necessariauna riflessione sul fatto che te-mi condivisi a livello regiona-

le debbano essere portati asintesi e rappresentati da unorgano a carattere regionale(forse solamente ripensandouna modalità efficiente di fun-zionamento). Un’istituzioneregionale (una giunta, un con-siglio), tanto più nelle regionia statuto speciale, non puòavere una pluralità di inter-cultori che rappresentanoun’unica categoria. Su questotema ricordo che la mozionedel congresso di categoria del2008 conteneva uno spuntoin questa direzione che nonpossiamo oggi, secondo noi,tralasciare. Per fare un pò dipolemica, si può dire che mol-ti Ordini forse osteggiano leConsulte/Federazioni perpaura di perdere potere e pe-so specifico. In ogni caso, visono realtà che, secondo me,

costituiscono esempi virtuosi eche potrebbero rappresenta-re il punto di partenza per unfuturo sicuramente più consi-stente per queste entità”.

Nel suo programma elettoraleha puntato molto sulla centrali-tà della qualità del progetto e sulruolo preminente dell’ingegnerenella società.“Per rimanere competitivi aimassimi livelli e dimostrare inogni ambito e settore la no-stra professionalità, la culturaè indispensabile. Proprio pertale motivo, l’Ordine di Ca-gliari ha avviato una strettacollaborazione con l’Univer-sità locale. L’esempio più vi-stoso di tale partnership si èavuto quando siamo stati chia-

mati a discutere i piani di stu-dio accademici. In seguito alnostro intervento, è stata boc-ciata l’ipotesi di dar vita aduna laurea specialistica inStrutture. Noi da sempre so-steniamo, infatti, che le iperspecializzazioni sono inutili edannose, l’ingegnere perde-rebbe la propria visione glo-bale dei problemi, andandoincontro ad una pericolosa ri-duzione delle competenze econoscenze”.

Interessante la vostra posizioneper quanto concerne la questio-ne delle tariffe nei lavori pub-blici: ce ne vuole parlare?“In Sardegna siamo stati pro-tagonisti nel settore dei lavoripubblici, con la legge regio-nale 5 del 2007. Numerosenostre idee sono state inseritenel dettato normativo, a co-minciare dal sistema delle ta-riffe, del quale vorrei far nota-re una stranezza”.

Quale?“E’ quanto meno curioso chedi qualità e livello delle pre-stazioni gli ingegneri abbianoiniziato ad interessarsi solo do-po la promulgazione del De-creto Bersani. Riteniamo sba-gliato continuare a porre l’ac-cento sul concetto di indero-gabilità del minimo tariffarioe sulla presunzione che chi ri-spetta la tariffa è in qualità echi non la rispetta non è inqualità (è un problema deli-cato di percezione della cate-goria da parte della società sucui è necessaria una profon-da riflessione!). Dobbiamo ar-rivare ad una proposta orga-nica di valutazione del giustocompenso di riferimento che,secondo noi, potrebbe essere,seppure parzialmente, slega-to dall’importo dell’opera(…un progetto di qualità, lacui realizzazione e gestionecostano meno, ha alla base unpercorso di ideazione più dif-ficile e complesso). Ora, ri-prendiamo il discorso sullalegge regionale 5: nel Codicedei Contratti si dice che leAmministrazioni Pubblichepossono prendere come base

di gara il sistema delle tariffe.Ebbene, noi in Sardegna ab-biamo proposto di cambiarela parola ‘possono’ con ‘devo-no’ e così è stato fatto. In se-guito, la legge regionale è sta-ta impugnata di fronte allaCorte Costituzionale con tan-to di ricorso, che comunquenon prende in considerazio-ne il comma concernente l’in-serimento della dizione da noivoluta”.

Ciò vuol dire che l’obbligo deiminimi tariffari è consentito dal-la normativa?“Le dirò di più: il ricorso è sta-to presentato dal Consiglio deiMinistri, che quindi, non pren-dendo in esame il comma danoi voluto, ha dato ampia le-gittimazione alla parola ‘de-vono’. Io credo che il mercatodebba essere libero, con po-che regole ma semplici. Il De-creto Bersani, invece, elimi-nava ogni vincolo, e ciò vuoldire anarchia. E’ necessariocomprendere che viviamo inuna realtà complessa, il com-pito che spetta agli ingegneri èquello di essere una sorta diguida per la società, un con-cetto trasferibile anche in unambito più specifico, a livelloterritoriale”.

Sta parlando della Sardegna?“Esattamente. La nostra re-gione ha una notevole esten-sione e pochi abitanti. Per suanatura, e prettamente per mo-tivazioni economiche, sonomolti gli imprenditori che de-cidono quotidianamente di in-vestire le loro risorse sulla no-stra isola. I loro interventi in-cidono notevolmente sulla tra-sformazione del territorio, ba-sti pensare alle realizzazionidi complessi turistici e all’edi-ficazione di immobili in areeparticolarmente pregiate daun punto di vista naturalisti-co. Per far sì che tali interven-ti siano razionali e aderenti al-le priorità e caratteristiche delterritorio, il compito degli in-gegneri deve essere quello diindirizzare, con scelte strate-giche e oculate, le decisionidei politici e degli investitori”.

N. 6 - 1 Aprile 2010 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 15

LINEA DIRETTA CON GLI ORDINI

Gianni Massa, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Cagliari, esorta le autorità a scelte rapide e definitive

“Sardegna: c’è bisogno di una legge che autorizzi la realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili”

ROBERTO DI SANZO

U n sito Internet nuovo di zecca e illancio di una web tv dedicataespressamente alle problematiche

della categoria. L’Ordine degli Ingegneridi Napoli decide di investire in manieramassiccia nel mondo della comunicazio-ne, comprendendo l’importanza strate-gica della valorizzazione dell’immaginedell’ingegnere. Il nuovo portale (www.ordineingegneri-napoli.com) è stato voluto espressamen-te dal presidente Luigi Vinci. “Il sito In-ternet – sottolinea l’ingegnere campano -è solo il primo passo verso una più stret-ta collaborazione con gli iscritti e una piùpuntuale informazione sulle attività chel’Ordine mette in campo nei diversi settoridi pertinenza. Il sito ha un’impostazionedinamica, graficamente innovativo e nonperde nessuna delle informazioni di ser-vizio presenti nella versione precedente”.Il progetto è seguito dagli ingegneri Gio-vanni Esposito e Marco Senese, che han-no curato direttamente l’impostazionedel portale e coordinato la realizzazio-

ne della novità più gran-de: la prima web televi-sion dedicata ad un or-dine professionale in Ita-lia. E’ infatti online, inversione sperimentale, al-l’indirizzo ordineinge-gneri.tv, la televisione de-gli ingegneri.“La piattaforma – spiegal’ingegner Esposito - per-mette di gestire contem-poraneamente ogni tipodi contenuto multime-diale in qualsiasi forma-to. La rivoluzione per noiconsiste nella possibilitàdi rendere visibili, in modo gratuito e sen-za nessuna difficoltà di tipo tecnologico(basta una connessione adsl) tutto il ma-teriale che produciamo”.La web tv offre agli utenti una serie difilmati e interviste su convegni e corsi or-ganizzati dall’Ordine e al quale hannopartecipato ingegneri napoletani. Inoltre,è possibile vedere servizi su notizie di ap-profondimento legate a tematiche ine-

renti il mondo econo-mico, il sociale, l’am-biente e le professioni.Ma c’è una novità inpiù, vale a dire la possi-bilità di seguire in diret-ta alcuni eventi di par-ticolare importanza.“Ciò vuol dire – ag-giunge Esposito - por-tare fuori dal territorioi nostri discorsi, o per-mettere, per esempio, atutti gli interessati di se-guire comodamente dacasa le manifestazioni”.Tutte le tecnologie e i

canali di comunicazione sono comun-que sfruttati al meglio, visto che i videopubblicati sono condivisibili anche su“social networks” come Facebook, Twit-ter e Linked In. “Ogni contenuto – con-clude Marco Senese – può essere com-mentato, inviato per posta e importato(per gli esperti, ogni contenuto ha un co-dice per l’embed su siti esterni) su ogni ti-po di portale”.

BREVI

L’Ordine di Napoli si rifà il look: Internet e una web tv per gli ingegneri

La cultura e laformazionesono fondamentaliper ribadire lacentralitàdel ruolodell’ingegnerianella societàcontemporanea

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Pertanto, almeno in questa fa-se, l’impostazione nazionaledelle metodologie e delle pre-scrizioni ha seguito, inveceche precedere, l’applicazioneregionale, rischiando di gene-rare una proliferazione di ap-procci diversificati allo stessoproblema. Sembra quindi in-teressante delineare una pa-noramica del quadro globalein cui le Regioni si accingonoad operare, anche se si pre-senta piuttosto complesso, da-to che la situazione è in rapidaevoluzione e necessita di unaggiornamento continuo.

Panorama delle disposizioni regionaliA fianco di Regioni comeAbruzzo, Campania, Cala-bria, Molise, Sardegna e Si-cilia, che non hanno emanatoleggi regionali specifiche perla certificazione energetica, sitrovano realtà caratterizzateda livelli di definizione deglistrumenti operativi differen-ziati tra loro. Di seguito si in-dicano i principali riferimentinormativi delle Regioni:■ il Lazio ha predisposto laLegge Regionale n.6/2008che introduce la Certificazio-ne di sostenibilità degli inter-venti di bioedilizia. Manca an-cora la definizione di proce-dure di calcolo ed indicazio-ni sui requisiti professionali.■ La Toscana con la LRn.71/2009 ha introdotto lacertificazione energetica incaso di nuova costruzione edemolizione e ricostruzione,o di ristrutturazione. La leggerimanda a successivi regola-menti regionali la definizionedi strumenti attuativi.■ La Valle d’Aosta con laLR n.21/2008 ha predispo-sto le basi per l’introduzionedella certificazione energeti-ca ed è in procinto di ema-nare il regolamento attuati-vo.■ La Basilicata con la LRn.2/2007 ha introdotto la cer-tificazione energetica, de-mandando ad un Regola-mento attuativo non ancoraemanato la definizione dellespecifiche per il calcolo e perl’accreditamento ei soggetticertificatori.■ La Lombardia, prima re-gione a rendere obbligatoria

la certificazione energetica nel2007 con la DGR 5018 e laDGR 5773 del 31/10/2007,ha reso obbligatorio da otto-bre 2009 l’utilizzo del soft-ware CENED+ (Certifica-zione ENergetica EDifici),che implementa una nuovaprocedura definita nel De-creto n. 5796/2009. E’ previ-sto l’obbligo di allegarel’A.C.E. a tutti gli atti di com-pravendita o locazione e conla LR10/2009 si ribadisconogli obblighi previsti dall’arti-colo 25 della legge 24/2006 esi indicano le sanzioni pecu-niarie in caso di mancatoadempimento;■ La Liguria disciplina lacertificazione energetica conil Regolamento n.1/2009 inattuazione della LRn.22/2007. La regione mettea disposizione dei certificato-ri iscritti all’elenco regionaleun software di calcolo (CE-LESTE, Certificazione Ener-getica Liguria EfficienzaSTrutture Edifici) che per-mette di redigere L’ACE e divalutare, l’incidenza energe-tica ed economica di inter-venti sull’involucro e sugli im-pianti. Non è più obbligatorioallegare l’ACE agli atti dicompravendita o di locazio-ne, anche se il documento de-ve comunque essere reso dis-ponibile.■ La Provincia Autonomadi Trento si è dotata dall’ot-tobre 2006 di una propriaprocedura di calcolo resaoperativa dalla deliberazionedella Giunta provinciale n.1448/2009, con cui si appro-vano anche i criteri di am-missione all’elenco dei certi-ficatori e la relativa forma-zione, e il modello di ACE.E’ disponibile sul sito dellaProvincia un foglio di calco-lo per la redazione dell’ACE.Non sono stati emanati prov-vedimenti specifici riguardol’obbligo di allegare l’ACEagli atti di compravendita elocazione, pertanto ci si rife-risce alla legge nazionale.■ La Provincia Autonoma diBolzano ha elaborato nel2002 la metodologia di cer-tificazione energetica Casa-Clima: i riferimenti per le pro-cedure sono contenute nelleDirettive tecniche emanatedall’Agenzia stessa; l’ultima èentrata in vigore il 1° Marzo

2009. L’Agenzia CasaClimaha elaborato un software peril calcolo delle prestazionienergetiche degli edifici.■ L’Emilia Romagna laD.G.R. n.1050/2008 rendeobbligatoria la certificazioneenergetica e indica come ri-ferimento le UNI/TS 11300(parti 1-2) per il calcolo. I ri-sultati devono essere tra-smessi al catasto energeticoon-line disponibile sul sitodella Regione. La LR156/08stabilisce limiti tem-porali che scandisco-no l’obbligo diallegazione,anche se nonsono previ-ste sanzioniin caso dimancata ot-temperanzadella norma.■ Il Piemontecon la D.G.R. n.43-11965/2009 rimandaalle UNI/TS 11300per il calcolo, e hapredisposto un’appo-sita procedura guida-ta per inserire i datidell’immobile nel ca-tasto energetico on-line. La LR 13/2007stabilisce che il certi-ficato è obbligatorioper gli atti di com-pravendita, mentreper gli atti di locazio-ne non deve essere allegato,ma soltanto reso disponibiledal locatario.

Indici di prestazione energetica del sistema edificio-impiantoLe Regioni italiane che han-no introdotto autonoma-mente l’A.C.E., oltre a dotar-si di differenti procedure dicalcolo, hanno adottato indi-ci di riferimento e classi ener-getiche diversi tra loro, ren-dendo di fatto meno eviden-te il confronto tra le presta-zioni di edifici collocati in di-verse regioni.Infatti la scelta degli indica-tori di classe varia da Regionea Regione: Liguria, EmiliaRomagna, Trento hannoadottato un indice di presta-zione globale che tiene contosia fabbisogno per il riscalda-mento che per l’acqua caldasanitaria, mentre invece laLombardia si riferisce ad un

indice delle prestazioni ener-getiche per la sola climatiz-zazione invernale. Anche ilPiemonte ha adottato un in-dice di prestazione globale(riscaldamento+ACS), maper l’attribuzione della classeenergetica, ciascun edificioviene idealmente collocatonel capoluogo regionale e vie-ne calcolato l’indice EPL(To),ovvero l’indice di prestazio-

ne globaleche l’e-

dificio avrebbese fosse collocato aTorino. Anche la defini-zione dei valori che determi-nano gli intervalli delle classienergetiche (dalla A+ alla G)è diversa: infatti Lombardia,Provincia di Trento e di Bol-zano utilizzano intervalli fis-sati solo in base alla zona cli-matica, invece in Liguria laclasse viene attribuita in fun-zione dei GG (Gradi Gior-no) ma anche del rapportoS/V (Superficie disperden-te/Volume riscaldato), ulte-riore parametro che influenzanotevolmente la prestazioneenergetica.

Il certificatore energetico Le Regioni dotate di uno spe-cifico regolamento sulla cer-tificazione energetica hannostabilito i requisiti per l’iscri-

zione agli elenchi regionali, acui è obbligatorio registrarsiper svolgere l’attività di cer-tificatore. La Provincia di Trento haaperto l’attività di certificato-re ad ingegneri, architetti,geometri e periti industrialicon un’esperienza almenotriennale nel settore della pro-gettazione-gestione del siste-ma edificio-impianto, o par-tecipazione con esito positivoad un apposito corso di for-mazione.Il Piemonte permette l’iscri-zione all’elenco regionale deicertificatori anche a figureprofessionali con una diver-sa formazione, come laureatiin Scienze Ambientali, Fore-stali e Agrarie, laureati in Chi-mica e Fisica, periti agrari echimici, si introduce una di-versificazione tra le tipologiedi professionisti: infatti, men-tre per geometri, ingegneri edarchitetti iscritti al relativo or-

dine professionale èaperto l’elenco regio-nale, per gli altri è

obbligatoria lafrequenza

con esitopositivodi unapposi-

to corsodi forma-

zione.In Emilia Ro-

magna i corsi sonoobbligatori per i pro-

fessionisti privi di espe-rienza nel campo dellaprogettazione-gestione del

sistema edificio-impianto.In Regione Liguria anche peraccedere alla formazione è ri-chiesto il possesso dei requi-siti stabiliti per la domandadi iscrizione all’elenco regio-nale. I corsi sono suddivisi indue parti: un inquadramentogenerale e un approfondi-mento sulle specificità regio-nali. Il corso completo è ob-bligatorio per i professionistiindicati iscritti ai relativi or-dini, collegi o associazioniprofessionali non abilitati allaprogettazione di edifici ed im-pianti. I professionisti, in pos-sesso dell’abilitazione alla pro-gettazione di edifici e di im-pianti, devono presentare l’at-testato di partecipazione aicorsi che riguardano la parterelativa alle specificità regio-

nali e all’utilizzo del softwa-re di calcolo. La DGR1254/2009 stabilisce che laformazione dei tecnici abili-tati alla progettazione può av-venire anche con la frequen-za di lezioni che trattino unprogramma equivalente aquello indicato nella DGR,organizzate dagli ordini pro-fessionali di riferimento. La Lombardia ha reso obbli-gatoria per tutti la frequenzadei corsi a partire dal 31 gen-naio 2009, data entro cui sipoteva consegnare la dichia-razione di esperienza trien-nale nel campo della proget-tazione-gestione del sistemaedificio-impianto, condizio-ne per l’iscrizione all’elencodei certificatori senza la fre-quenza del corso di forma-zione.

ConclusioniSebbene sia già trascorsoqualche anno dall’emanazio-ne della Direttiva Europea(2002), la definizione di tuttigli aspetti che riguardano ladeterminazione delle presta-zioni energetiche degli edificinon risulta ancora ben deli-neata. Il susseguirsi di legginazionali e regionali avrebbedovuto portare ad una mi-gliore e più completa defini-zione della problematica, main realtà per ora genera an-cora una certa confusione.Per mantenere aggiornato ilquadro completo della situa-zione è necessario un conti-nuo aggiornamento delle in-formazioni, che spesso nonrisultano facilmente reperibi-li, in quanto disperse e fram-mentarie e riportate spesso inmodo parziale sul web. La risorsa informatica po-trebbe essere utilizzata in mo-do più efficace, a livello go-vernativo/ministeriale, se at-traverso questa fossero rac-colte ed organizzate in mo-do sistematico tutte le infor-mazioni necessarie per forni-re un servizio veramente uti-le al professionista, ma so-prattutto al cittadino, che do-vrebbe essere ampiamente ecorrettamente informato.

prof. ing. Anna Magriniprof. ing. Roberta PernettiDipartimento di ingegneria

Idraulica e Ambientale Università di Pavia

16 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2010

DALLA PRIMA PAGINA│ENERGIA E NORMATIVA

Certificazione energetica degli edifici: viaggio tra le regioni d’Italiasegue da pag. 1

Autodesk, azienda leader nei software di proget-tazione, ingegneria e intrattenimento 2D e 3D, hapartecipato anche quest’anno a Made Expo, la man-ifestazione fieristica internazionale dedicata ad ar-chitetti, ingegneri e designer interessati alle novitàin fatto di tecniche costruttive. Nell’ambito dellamanifestazione, Autodesk ha presentato al pubblico,insieme ad alcuni partner selezionati, l’eccellenzadella tecnologia applicata alle necessità aziendali intermini di progettazione architettonica, strutturale,impiantistica, architettura sostenibile e analisi delleperformance degli edifici, visualizzazione ed ani-mazione fotorealistica. I professionisti del settorehanno ricevuto informazioni dettagliate sugli ag-giornamenti alla piattaforma Revit per il BuildingInformation Modeling (BIM). Un processo integra-to basato su informazioni coordinate e affidabili re-lative a un progetto, che vanno dalla progettazionealla costruzione alla fase manutentiva. Il modellodigitale al centro del metodo BIM consente ai teamdi progetto, geometri, ingegneri, architetti e com-mittenti, di operare sulla base di precise informazioniprogettuali. Il coordinamento tra le discipline dimi-nuisce gli errori e riduce al minimo la necessità di ri-disegnare le stesse informazioni. Le soluzioni per l’ingegneria civile offerte da Auto-desk sono adatte ad un’ampia gamma di progetti ingrado di bilanciare le esigenze di sviluppo del terri-

torio con la necessità di tutelare le risorse naturali ein conformità con le normative per una progetta-zione più sostenibile. Gli interventi sui siti, la ge-stione di discariche e rifiuti, di reti tecnologichenonché delle acque reflue sono altre applicazionipossibili che permettono grandi vantaggi agli inge-gneri civili. AutoCAD Map 3D, permette di integrare, ad esem-pio, dati cartografici delle più diverse provenienze peruna gestione del territorio integrata mentre Auto-CAD Civil 3D permette di progettare le infrastrut-ture in modo completamente dinamico. Due i se-minari di approfondimento presentati al MADE Ex-po: “Le trasformazioni del territorio e l’ammoder-namento delle infrastrutture: Progettare il futurocon le soluzioni Autodesk”, nel quale sono stati pre-sentati esempi italiani di analisi territoriali prelimi-nari, restituzione di rilievi topografici e laser scannerLiDAR, costruzione di modelli tridimensionali delterreno, modellazione ambientale e progettazionestradale, e “Model data for performance analysis: lesoluzioni Autodesk per la progettazione sostenibile.Casi studio di progettazione integrata delle presta-zioni ambientali in USA, Cina ed India” nel quale sisono presentate le analisi energetiche possibili conEcotect Analysis per la radiazione solare, i flussitermici e l’acustica, monitorando e visualizzando i ri-sultati in modo semplice ed efficace.

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Mimose e borse di studio:“La Sapienza” guarda alle donnePer incentivare la presenza femminile nell’ambito della pro-fessione ingegneristica, ancora appannaggio prevalentementedegli uomini, la facoltà di Ingegneria dell’Università La Sa-pienza di Roma ha puntato “a invertire la tendenza” conse-gnando cinque borse di studio a studentesse meritevoli in unamanifestazione pubblica in occasione dell’8 marzo, festa del-la donna.L’importo delle borse, consegnate a universitarie immatrico-late nell’anno accademico 2009-2010, è di 1.000 euro ciascu-na. La selezione è stata effettuata in base al voto dell’esame dimaturità, privilegiando i corsi di laurea dove la partecipazionefemminile è piu’ scarsa, cioè Ingegneria elettrica, meccanica edelettronica.La prima rata delle borse, di 350 euro, è stata erogata all’attodell’iscrizione, poi bisognerà acquisire almeno 30 crediti uni-versitari entro il 31 luglio.L’iniziativa si colloca nell’ambito del progetto promosso dal-la facoltà per incentivare la presenza femminile negli studi in-gegneristici ‘Donne in Ingegneria’.Sebbene nelle prove di ammissione ai corsi di Ingegneria le ra-gazze ottengano ottimi risultati, solo una ragazza su quattro de-cide di immatricolarsi.Attualmente gli iscritti alla facoltà di ingegneria della Sa-pienza sono 15.633 studenti: 10.506 uomini a fronte di 4.127donne.

Rapporti internazionali:accordo Trieste-North CarolinaSi intensificano i rapporti internazionali dell’Università di Trie-ste. Recentemente al Rettorato dell’Ateneo giuliano si è svol-to un incontro con i vertici accademici dell’Appalachian Sta-te University della North Carolina. Nel corso della riunione, ilRettore Francesco Peroni ha firmato un accordo di collabo-razione con Stanley R.Aeschleman (provost and executivevice chancellor) e Jesse Lutabingwa (associate vice chancellorfor international educa-tion) dell’Universitàamericana. Il documen-to prevede un incre-mento degli scambi cul-turali e scientifici fra idue atenei.Dopo la firma il rettorePeroni ha dichiarato “lasua particolare soddisfa-zione per la stipula delnuovo accordo cheestende in tal modoproficuamente le op-portunità di scambiocon gli Stati Uniti, com-prendendo una raffor-zata mobilità interna-zionale sia per gli stu-denti che per i docentie ricercatori dell’ateneotriestino”. Anche le au-torità accademiche americane si sono dette particolarmentesoddisfatte di “poter intrattenere nuove e più intense colla-borazioni con l’Università di Trieste verso la quale prevedonodi inviare nel prossimo futuro vari loro studenti e docenti perperiodi di studio e ricerca”.L’intesa riguarda risulta particolarmente interessante per lamobilità di studenti dell’ateneo giuliano verso quello statuni-tense, con facilitazioni economiche offerte dalla stessa Uni-versità americana.

Il Centro ICEmB ha vent’anniIngegneri e biologi: idee a confrontoHa compiuto 20 anni l’ICEmB, il centro interuniversitario perlo studio delle ‘Interazioni tra Campi Elettromagnetici e Bio-sistemi’. L’anniversario è stato celebrato con un convegno aGenova, la città in cui il centro fu fondato da AlessandroChiabrera, uno dei primi studiosi in Italia a cogliere le op-portunita’ di ricerca nell’ambito dell’elettromagnetismo.All’inizio si misero insieme dieci Atenei (Bologna, Genova,L’Aquila, Milano, Modena, Napoli ‘Federico II’, Palermo, Pa-via, Politecnica delle Marche, Roma ‘La Sapienza’) cui via viasi aggregarono altre Università (Basilicata, Ferrara, Lecce, Par-ma, Perugia, Salerno), centri di ricerca del CNR (ISIB-Milano,ICE-Genova, INeMM-Roma, IREA-Napoli), unità di ricercadell’ENEA, dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’ISPeSL, del-l’IRST, dell’IGEA (Carpi), del Centro Ricerche RAI di Tori-no e del TILab, anch’esso di Torino.Il convegno scientifico, organizzato dal Dipartimento di In-gegneria Biofisica ed Elettronica (DIBE) dell’Università diGenova, è stata l’occasione per fare il punto sullo stato della ri-cerca nell’ambito dell’interazione dei campi elettromagneticicon esseri viventi a tutti i livelli, molecolare, cellulare e di or-ganismo. Obiettivo dell’incontro: stimolare il confronto tra i ri-cercatori appartenenti a discipline diverse - da quelle inge-gneristiche (dosimetria) a quelle biologiche (effetti dell’espo-sizione ai campi elettromagnetici in vivo e in vitro) fino alle na-notecnologie e alle applicazioni biomedicali per le possibiliapplicazioni sanitarie dei campi elettromagnetici - per mette-re a punto, insieme, nuovi strumenti e filoni di ricerca e indi-viduare valide proposte da presentare in ambito nazionale edeuropeo.

Pisa ha celebrato il 666esimo Anno AccademicoRiconoscimento a Emilio Vitale, preside di Ingegneria

L’ Università degli Studi di Pisa hacelebrato il 666esimo Anno Ac-cademico dalla sua fondazione

ufficiale, avvenuta con la Bolla “In su-premae dignitatis” di Papa Clemente VIemessa a Villanova, presso Avignone, il3 settembre del 1343. La cerimonia, te-nutasi nell’Aula Magna Nuova della Sa-pienza, è stata aperta dalla Relazioneinaugurale del rettore Marco Pasquali,cui è seguito l’intervento del dottor Leo-nardo Maugeri, direttore Strategie e svi-luppo di Eni Spa e grande esperto dienergia, su “Il futuro del petrolio, il futu-ro dell’energia”. Dopo l’intermezzo mu-sicale curato dal Coro dell’Ateneo, c’èstata la cerimonia di conferimento del-l’Ordine del Cherubino, il riconosci-mento che viene assegnato ai docentiche hanno contribuito ad accrescere ilprestigio dell’Università di Pisa per i lo-ro particolari meriti scientifici e cultura-li o per il loro contributo alla vita e alfunzionamento dell’Ateneo.L’Ordine del Cherubino è l’unica onori-ficenza concessa dall’Università di Pisa eviene conferito su proposta delle singo-le facoltà, con deliberazione del SenatoAccademico. L’onorificenza consiste inuna spilla in oro che raffigura, su un fon-do di smalto celeste, una testa di cheru-bino con sei ali appesa a un nastro sem-pre di colore celeste.Il rettore Marco Pasquali ha chiamato

a ricevere l’insegna e il diploma novedocenti, disposti secondo l’anzianita’ dinomina: Claudio Maria Moreschini, del-la facoltà di Lettere e filosofia; MarcoVanneschi, di Scienze MFN; Carlo Al-berto Veracini, di Scienze MFN; PaoloMoneta, di Giurisprudenza; Fabio Car-

lucci, di Medicina Veterinaria e attualeprorettore per i Rapporti con il territorio;Emilio Vitale, (preside della facoltà diIngegneria); Paolo Romano Coppini, diScienze politiche; Stefano Bombardieri,di Medicina e chirurgia; Stefano Garzo-nio, di Lingue e letterature straniere.

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18 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2010

STORIA E CULTURA

P latone è uno dei filoso-fi più letti e più amatidell’antichità, tanto da

esercitare ancor oggi una no-tevole influenza sul pensierooccidentale, non solo umani-stico. Di origine greca e di fa-miglia aristocratica, il suo ve-ro nome era Aristocle, ma fusoprannominato Platone-al-la lettera “largo di spalle”- perla sua robusta corporatura; avent’anni rimase affascinatodalla forte personalità diSocrate, che influì, in mododecisivo, sul suo destino. Nondimentichiamo che Socrateè il filosofo dell’imperativo“conosci te stesso”, nel qualeè riassunto il principio che staalla base della sua dottrina.Perciò, dopo la morte di So-crate, Platone decise di ab-bandonare la poesia e di de-dicarsi alla filosofia, a tal pun-to da riuscire a rendere im-mortale la figura del suo mae-stro (la parola filosofia, allalettera, significa “amicizia peril sapere”). I numerosi scritti di Platonesi possono così raggruppa-re: l’Apologia di Socrate, cheè del 399 a.C. circa, i 36 Dia-loghi e le Lettere, di notevo-le valore autobiografico.Compose inoltre l’opera filo-sofica Il Timeo, che è la sin-tesi forse più completa di tut-ta la cosmologia greca, la dot-trina che fornisce una in-terpretazione dell’ origine edella formazione del Cosmo(“Kosmos”, in greco, signifi-ca “ordine”, “armonia”).Sull’argomento della ricercadel vero, del bello, Platoneha espresso innumerevoli

spunti di riflessione, ha solle-vato quesiti, ha fornito ri-sposte, ribadendo l’utilità del-l’avventura della conoscenzain molti scritti, tutti partico-larmente acuti, interessanti. Ilnoto filosofo greco colpiscesempre per la vastità e la per-spicacia delle sue argomen-tazioni, per la lucidità del pen-siero, tanto da essere consi-derato uno dei maggiori filo-sofi dell’antichità. Pochi altri, come lui, hannosaputo rendersi interpretidella natura umana e della so-cietà. Rivederlo, rivisitarlo,equivale a trarne utili mes-saggi, nonché piacevoli con-sigli. Per esempio, in “Prota-gora”(352 C), sostiene “Il sa-pere è il più valido ausilio del-l’uomo”. La ricerca del vero, dell’utile,nasce, secondo Platone, daun atteggiamento di devo-zione e di umiltà dell’uomoverso il mondo naturale, sen-timenti in grado di stimolarela coscienza individuale e ta-li da indurla ad agire moral-mente. Tali idee fanno di Platone unfilosofo sempre attuale, di pe-renne modernità. Gli altri suoi temi preferiti so-no quelli del bene e del male,del rapporto tra l’uomo e Dio,e, infine, dell’immortalità del-l’anima. Scrive, ad esempio,a tale riguardo (Lettera sesta,322 C): “Un Dio, assai bene-volmente, vi sta preparandouna sorte felice; sta a voi sa-perla accogliere”. 1

1.Questa e le precedenti citazioni pro-vengono da: “Platone, Breviario”, acura di Claudio Marcellino, Rusconi,Milano, 1995 (pagg. 81, 179, 193)

Platone e l’importanza della ricerca

N ella sala dell’ Audito-rium Gaber della Re-gione Lombardia,

gremitissima di un pubblicoattento, il 9 febbraio scorsoha ricevuto il premio “RosaCamuna” la prof. ing. AmaliaErcoli Finzi.Il premio “Rosa Camuna” èstato istituito dalla RegioneLombardia da circa un de-cennio (1997) con l’ intentodi mettere in luce le eccel-lenze femminili in tutti i set-tori e le occupazioni della so-cietà; si affianca ad esso il pre-mio “Lombardia” per il lavo-ro” che vede insigniti di unospeciale riconoscimento ilombardi che si sono distintitramite l’ impegno e nel suc-cesso del loro lavoro.La motivazione del premio:Laureata in Ingegneria Aero-nautica da oltre venticinqueanni, Amalia Ercoli Finzi sioccupa di dinamica di volospaziale e progettazione dimissioni spaziali. È ordinariodi Meccanica Aerospaziale eresponsabile dell’ Internatio-nal Master in Aereospacepresso il Politecnico di Mila-no. Ha contribuito alla realiz-zazione di satelliti e sonde perl’esplorazione planetaria e ri-copre incarichi presso l’agen-zia Spaziale Italiana, l’Asso-ciazione Italiana di Aeronau-tica e Astronautica e l’Agen-zia Spaziale Europea. E’ statainsignita della medaglia d’o-ro dell’Associazione Italianadi Aeronautica e nel 2007 diquella del Presidente della Re-pubblica per meriti scientifi-ci. Attualmente è responsabi-le della progettazione del mi-

crosatellite dimostrativo Pa-laMede, dell’ esperimentoSD2 della missione europeaRosetta sulla cometa Chur-yumov-Gèrasimenko per laperforazione del nucleo co-metario e la raccolta di cam-pioni ed è a coordinatrice diTeam Italia per lo sbarco diun rover sulla luna. In qualitàdi Presidente dal Comitatoper le Pari Opportunità è de-legato rettorale per le Politi-che di genere ed ha affronta-to con impegno il problemadell’emarginazione femmini-le nel mondo scientifico, chevede una presenza femminilescarsissima e spesso sottoqualificata incoraggiando legiovani donne ad entrare nelmondo del lavoro con un’e-levata qualificazione. Operaper la realizzazione dei servi-zi sociali che consentono alledonne di svolgere un’ attivitàsenza per questo dover ri-nunciare alla famiglia.

Alla nostra socia le nostre piùvive congratulazioni per il pre-stigioso riconoscimento, la suabrillante carriera ed il suo im-pegno per le donne.

AIDIAAssociazione Italiana Donne

Ingegneri e Architetti

Ad Amalia Ercoli Finziil Premio “Rosa Camuna”

DOTT. ING. ENRICO ROTA

IL RICONOSCIMENTO

Busto di Platone (Atene 427 - 347 a.C.)

Il noto filosofo greco colpisce sempre per lavastità e la perspicacia delle sueargomentazioni, per la lucidità del pensiero,tanto da essere considerato uno deimaggiori filosofi dell’antichità.

La ricerca del vero, dell’utile, nasce, secondoPlatone, da un atteggiamento di devozione edi umiltà dell’uomo verso il mondo naturale,sentimenti in grado di stimolare la coscienzaindividuale e tali da indurla ad agiremoralmente.

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N. 6 - 1 Aprile 2010 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 19

NORMATIVA

È stata recentementepubblicata la ISO/IEC31010:2009 “Risk ma-

nagement - Risk assessmenttechniques” elaborata dalTMB (Technical Manage-ment Board) dell’organismointernazionale in collabora-zione con l’IEC (Internatio-nal Electrotechnical Com-mission). La nuova norma èstata sviluppata a supportodella ISO 31000:2009 “Riskmanagement -- Principlesand guidelines” focalizzata sui principi generali della gestio-

ne del rischio. In particolare,il nuovo standard descrive lemetodologie fondamentaliper svolgere una corretta va-lutazione del rischio, in mododa fornire la necessaria soli-dità di base alle successive fa-si del processo di gestione delrischio aziendale.Entrambe le norme non sonointese a fini certificatori masono “generic risk manage-ment standard and any refe-rences to safety are purely ofan informative nature”.

“Risk assessment techniques”Nuovo standard dell’ISO

I l fabbisogno energeticodell’UE è ancora in granparte soddisfatto dai

combustibili fossili; una si-tuazione ampiamente con-solidatasi nel tempo e chepone in modo sempre piùpressante inevitabili questio-ni ambientali, oltre che rela-tive alla sicurezza dell’ap-provvigionamento e al bilan-cio economico. Perciò, è sempre più priori-tario un uso razionale e unamigliore gestione complessi-va dei sistemi energetici, alloscopo di giungere a un realesviluppo sostenibile: un com-pito che richiede una solu-zione politica a livello mon-diale, ma a proposito del qua-

le la standardizzazione puòrivestire un ruolo di primopiano.A tal riguardo, uno strumen-to utile è la UNI CEI EN16001:2009 “Sistemi di ge-stione dell’energia - Requisi-ti e linee guida per l’uso”, ver-sione ufficiale in lingua in-glese della norma europeaEN 16001 (edizione luglio2009), che specifica i requi-siti per creare, avviare, man-tenere e migliorare un siste-ma di gestione dell’energia. Tale sistema, nel rispetto de-gli obblighi legislativi che l’or-ganizzazione deve rispettare,consente all’organizzazionedi avere un approccio siste-matico al continuo migliora-

mento della propria efficien-za energetica. Lo standarddescrive i requisiti per uncontinuo miglioramento sot-to forma di un più efficiente epiù sostenibile uso dell’ener-gia, ma non definisce specifi-ci criteri di prestazione ener-getica.La norma è applicabile adogni organizzazione che de-sideri assicurarsi di essereconforme ad una politicaenergetica efficiente, e inol-tre di poter dimostrare taleconformità agli altri, me-diante autovalutazione e au-todichiarazione, o mediantecertificazione di terza parte,del proprio sistema di ge-stione dell’energia.

Gestione energetica:la UNI CEI EN 16001

L a pubblicazione dellanuova edizione dellaISO 9001:2008 “Siste-

mi di gestione per la qualità- Requisiti”* ha reso necessa-rie modifiche di alcune partidella ISO 14001:2004 “Sistemidi gestione ambientale - Re-quisiti e guida per l’uso”, inquanto i sistemi di gestioneambientale e quelli per la qua-lità hanno numerosi elemen-ti in comune e sempre piùspesso la loro applicazione av-viene in modalità sinergica.L’unica parte della norma cheè stata modificata dall’ISO è

l’Appendice B “corrispon-denza tra la ISO 14001:2004 ela ISO 9001:2008”, dove i ri-ferimenti ai punti della ISO9001 sono stati aggiornati pertener conto della pubblica-zione della nuova versione.Le correzioni sono del tuttomarginali, pertanto si può af-fermare che l’errata corrige pub-blicato riveste di fatto un carat-tere non sostanziale, poiché ri-guarda solo parti informativedel testo. Tale correzione allostandard non dovrebbe averealcuna conseguenza nell’appli-cazione dello stesso.

*) La nuova edizione della norma UNIEN ISO 9001, si compone di un testomigliorato, ma non rivoluzionato, chesebbene non introduca nuovi requisi-ti, né cambi quelli già esistenti, incidein modo significativo sulla “vecchia”norma. Si contano infatti numerosemodifiche, soprattutto per chiarire ilsignificato di alcuni requisiti, di diffi-cile o difforme applicazione. In sintesi,il nuovo testo denota maggiore atten-zione per il mercato in cui operano leorganizzazioni, per i processi interme-di e per quelli che vengono semprepiù frequentemente esternalizzati, perle risorse umane e per il corretto in-quadramento delle attività di verifica, diriesame e di validazione del sistema.

Ambiente: aggiornamento dell’UNI EN ISO 14001

N ove nazioni europee(Danimarca, Germania,Francia, Belgio, Olan-

da, Lussemburgo, Svezia, GranBretagna e Irlanda) si sono uni-te nella pianificazione di unaenorme centrale eolica offsho-re che si troverà appunto nelMare del Nord. “È un enormepasso avanti verso i nostriobiettivi di energia rinnovabileal fine di garantire a basso fu-turo di carbonio”, ha detto Ea-mon Ryan, ministro irlandeseper le Comunicazioni, l’Ener-gia e risorse naturali. La pro-

gettazione di questo impiantoavrà inizio il prossimo anno esarà un passo avanti notevoleper tutti i Paesi aderenti: nazio-ni come l’Irlanda, per esempio,saranno in grado di soddisfare ilfabbisogno interno e vendere ilsurplus di energia elettrica aglialtri Paesi. Ricordiamo che, nel-l’UE il leader per la percentua-le di energia ricavata da centra-li eoliche offshore è la Dani-marca, che ricava il 4,5% delsuo fabbisogno interno da so-luzioni di questo tipo (Mediaeuropea pari a 0,3%).

Nove nazioni europeeper una rete eolica offshore

PAGINA A CURA DEL DOTT. ING. GIOVANNI MANZINI

Il nuovo standarddescrive lemetodologiefondamentali persvolgere unacorretta valutazionedel rischio

ATTUALITÀ MONDO

TIPOLOGIE EDILIZIE2010

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Calcestruzzo in PraticaGianni Bebi

Calcestruzzo in Pratica

Calcestruzzo in Pratica

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Quei pochi italiani che hannopotuto ascoltare in diretta ildiscorso sull’Unione di Ba-rack Obama, presidente Usa,tenuto esattamente il 28 gen-naio mattino fra le 3,13 e le4,24 a Washington DC nel-l’aula del Senato, sono statifortunati. Grazie a RAI3, chelo ha trasmesso in diretta eaccompagnato con una buo-na traduzione in italiano, han-no potuto godere uno spet-tacolo di alto livello.

Lo spettacoloMaestri nell’intrattenimento,gli americani hanno radunatoal Senato un auditorio com-pleto. Oltre ai senatori ed aideputati, erano presenti imembri della Suprema Corte,i più alti ufficiali delle tre armi,i rappresentanti di ogni im-portante componente eco-nomica del Paese e gli invi-tati. Il discorso ha avuto unenorme successo. Siccome gliapplausi, che sono stati ben80 nei 71 minuti del discor-so, sono molto spesso mani-festati in piedi e meno fre-quentemente da seduti, e sic-come, salvo qualche eccezio-ne, essi non erano bipartisanma espressi di volta in voltasolo da una certa parte deipresenti, ne sortiva una speciedi ola. Sembrava di assisterein uno stadio ad una partita dicalcio, con i presenti che sialzavano ciclicamente in pie-di applaudendo e dando cosìluogo ad una sensazione digirandola. Altro tipo di intrattenimentoera offerto dalle telecamere,che inquadravano i signori oi rappresentanti delle orga-nizzazioni che venivano cita-ti od erano oggetto al mo-mento di una parte del dis-corso. Sui grandi temi bipar-titici tutti applaudivano. Maquando il presidente accen-nava per esempio alla nuovadisposizione che abolisce, consuo grande dispiacere, ognitetto ai finanziamenti eletto-rali, era inquadrata la CorteSuprema che l’aveva appro-vata. Quando poi confermavail completo ritiro entro l’ago-sto di quest’anno delle truppedall’Irak, era la volta dei mili-tari ad essere inquadrati, fa-cendo ammirare le manichedelle loro divise strapiene digradi. Due volte Obama par-lò della moglie Michelle, dap-prima per una sua azione diaiuto ai bambini obesi a cau-sa del disordine alimentare,che sono una piaga del Paese.Piovvero lunghi applausistoppati dalla stessa Michelle,con il patetico commento delmarito: si è imbarazzata.La seconda volta per il suoimpegno nell’accoglienza aisoldati di ritorno dall’Irak,un’azione svolta in comunecon il vicepresidente Joe Bi-den. Questi era seduto im-mediatamente dietro il presi-dente, con a fianco la nostraconnazionale Nancy Pelosi.

Essi erano perciò inquadraticontinuamente e fu possibilevedere che la Pelosi era com-mossa fin dall’inizio, grazieanche alla pioggia di applau-si che accolse il presidentedurante il suo lento ingressosino alla tribunetta. Joe Bidensi commosse anche lui inun’altra occasione. Fra gli in-vitati stranieri si notò il presi-dente di Haiti, l’unico che fuinquadrato quando Obamavantò l’imponente sua azio-ne di aiuto ai terremotati.

La filosofia americanaLa Weltanschauung ameri-cana, cioè la visione filosoficadel principale obiettivo di vi-ta, si può così definire: essere,sempre e comunque, i priminel mondo. Partendo, piutto-sto sinteticamente e cioè indue parole, dal riconosci-mento che la presente crisi fi-nanziaria che ha dato inizioalla gravissima crisi econo-mica mondiale è iniziata pro-prio da loro, il presidenteObama ha esposto un colos-sale programma di ripresa to-tale. Al fine non solo di fareriguadagnare i posti di lavoroperduti e quindi andare in-contro ai poveri ed alla classemedia, ma per fare ritornarela nazione ad essere guida efaro per tutto il mondo, cioèla migliore espressione del-l’umanità intera. Ha ricordatocome altre nazioni stiano og-gi avanzando celermente, ci-tando in proposito partico-larmente la Cina e l’India, masecondo lui gli Usa sarannopresto di nuovo in testa inogni campo ed in ogni setto-re economico. E saranno dis-ponibili ad aiutare tutti quegliStati che avranno bisogno diloro. D’altra parte, egli ha det-to, da 220 anni a questa par-te è stato sempre così e lo sa-rà di nuovo in futuro grazieall’azione del mio governo.

Una sfida per gli ingegneri e per i ricercatoriPraticamente il raggiungi-mento degli ambiziosi obiet-

tivi di Obama è legato da unaparte alle numerose leggi adhoc che saranno da lui pre-sto emanate per risanare e ri-lanciare l’economia, ma dal-l’altra a tutta una serie di nuo-vi processi e di nuove tecni-che da sviluppare mediantel’intensificazione della ricercain ogni campo. Sono state ci-tate nel discorso molte nuovetecnologie avanzate, ad esem-pio tutte le tecniche di salva-guardia ambientale (quindicon un riconoscimento espli-cito dell’allineamento ameri-cano agli Stati che voglionoridurre il riscaldamento dellaTerra). Ma anche le nuovecentrali nucleari, completa-mente rispettose dell’am-

biente e prive di pericolo, chesono già oggetto di numero-sissimi progetti, così cometutte le nuove forme di ener-gia pulita. Qui ha portato, co-me esempio, i pannelli dinuova generazione per l’e-nergia solare che si stannosviluppando e producendo inCalifornia, con 1.000 nuoviricercatori coinvolti. Per in-crementare la ricerca, il pre-sidente ha esplicitato che ènecessario un forte aumentodel numero dei laureati. Eglifarà la sua parte, conceden-do prestiti poco o niente one-rosi a coloro che si iscrive-ranno alle università. Inoltreanche queste ultime sarannoaiutate affinchè possano ri-

durre i costi d’iscrizione.Se quindi Obama ritiene cheil risanamento della situazio-ne economica mondiale sialegato in modo importanteai risultati della nuova ricerca,quale potrebbe essere il ruo-lo degli ingegneri e dei ricer-catori italiani in presenza del-la crisi nazionale? Prendiamo,per esemplificare la nostra si-tuazione, il caso di Milano.Siamo tutti consci che la cri-si mondiale ha avuto inizioin America a causa della con-cessione di eccessivi mutuiimmobiliari a condizioni fa-vorevoli che hanno costret-to, sopraggiunta la crisi, mol-te famiglie a perdere la casa.In Europa una simile crisi,

chiamata bolla immobiliare,ha messo completamente inginocchio la Spagna. In Italiaper ora una tale crisi non èapparsa. Bene, ma cosa po-trà accadere in futuro? A Mi-lano, ad esempio, è in pro-getto una quantità consisten-te, probabilmente eccessiva,di nuovo volume edificato-rio. La vuole il mondo politi-co, d’accordo evidentemen-te con il mondo finanzia-rio/immobiliaristico. I politici milanesi affermanoche la città è destinata adospitare una grande quanti-tà di nuovi cittadini o di ri-torno, malgrado le statistichesiano state sinora di segnoopposto. Chi potrà effettuareuno studio sereno e compe-tente in argomento ed espri-mere un parere non partigia-no? Evidentemente gli inge-gneri e gli architetti, che sonoi principali tecnici del settore,con l’aiuto degli statistici e dialtre branche specialistiche.Ma sinora gli studi relativi al-le conseguenze del nuovo vo-lume edificatorio milanesenon si sono ancora visti. Lostesso vale per la questionedelle polveri sottili. I mediahanno scritto che da giornisiamo fuori dai limiti am-messi. I politici, non sapendocosa fare, si accontentano coldire che non siamo fra i peg-giori (...). E ricorrono al bloc-co del traffico, una misuramolto poco tecnica. Nessunspecialista, fra i tecnici e i sa-nitari, organizza però un con-vegno per spiegare scientifi-camente come stiano vera-mente le cose, distinguendoi vari livelli di polveri sottili,la loro derivazione e la peri-colosità specifica.Che dire poi sulla necessità dipotenziare la ricerca, la tesiprincipale di Obama per risa-nare l’economia? Sappiamoche l’economia italiana ha unmaggiore costo manifatturierorispetto ai Paesi del Terzomondo, e quindi dovrebbe de-dicarsi preferenzialmente allaproduzione di prodotti di altovalore aggiunto che godonodi una minore concorrenza.Per farlo, però, occorre che iprocessi e la tecnologia di que-sti prodotti provengano pre-ferenzialmente dalla ricercainterna, perché quando sonoprodotti su licenza estera han-no i costi gravati dalle royalty.Lodevolmente il Collegio de-gli Ingegneri e Architetti ave-va organizzato, circa due an-ni fa, un convegno nella nuo-va Fiera di Rho dedicato allaripresa economica. Nell’oc-casione era stata lanciata l’i-dea di premiare i nostri bre-vetti migliori, per favorirne lamoltiplicazione. Ma la buo-na idea non ha avuto alcunseguito pratico. Vorremmosperare che il discorso sull’U-nione di Barack Obama offral’occasione per un salutarecambio di marcia, facendo in-nestare l’overdrive anche ainostri ingegneri, architetti ericercatori.

20 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2010

TRIBUNA DELLE OPINIONI

Gli ingegneri e il discorso del presidente Barack ObamaDOTT. ING. MARIO GHEZZI

#FISSATIPER IL

CONSOLIDA-MENTO

I principali utilizzi sono: • consolidamento del fronte di scavo di gallerie • consolidamento di scavi in trincea • consolidamento di scarpate e terreni friabili • riempimento di cavità od intercapedini • riduzione della permeabilità idraulica dei terreni

Malta cementizia con elevate caratteristiche espansive per riempire, compattare e quindi consolidare terreni inconsistenti e/o instabili.

DRACOFRONT XP

Se Obama ritieneche il risanamentodella situazioneeconomicamondiale sia legatoai risultati dellanuova ricerca, qualepotrebbe essere ilruolo degliingegneri e deiricercatori italiani inpresenza della crisinazionale?Prendiamo, peresemplificare lanostra situazione, ilcaso di Milano. Qui si staprogettando unaquantità consistentedi nuovo volumeedificatorio. Lavuole il mondopolitico, d’accordoevidentemente conil mondo finanziarioimmobiliaristico

BREVE

L a nuova visione dell’ammini-strazione americana per il futurodei programmi spaziali degli Sta-

ti Uniti verrà annunciata dal Presiden-te Barack Obama in una conferenza inprogramma il 15 aprile in Florida. Lorende noto la Casa Bianca. Obama il-lustrerà di persona la sua strategia, af-fiancato da esperti e studiosi, dopo chelo scorso gennaio aveva annunciatol’annullamento del programma ‘Con-stellation’, voluto dal presidente Geor-ge W. Bush, che avrebbe dovuto ri-portare l’uomo sulla Luna entro il 2020,oltre a sviluppare il missile Ares 1 cheavrebbe dovuto prendere il posto deglishuttle.Obama aveva anche annunciato un ri-finanziamento del budget della Nasa

per 6 miliardi di dollari in cinque anni.‘’Dopo anni di scarso utilizzo delle nuo-ve tecnologie e di bilanci irrealistici - silegge nella nota diffusa dalla Casa Bian-ca - il Presidente Barack Obama rilan-cerà un ambizioso piano di sviluppodella Nasa per dare nuovo slancio alleesplorazioni spaziali’’.‘’E’ necessario - prosegue la nota - sfrut-tare ogni scoperta tecnologica per viag-giare all’interno del nostro sistema solarein un modo più efficace, gettando così lebasi per nuove missioni sulla luna, su-gli asteroidi e alla fine anche su Marte’’.Grande attenzione verrà riservata allaricerca e alle nuove tecnologie e sullaconseguente creazione di nuovi posti dilavoro e di nuove aziende, spiega anco-ra la Casa Bianca nel comunicato.

Obama e lo spazio: riflettori puntati sul 15 aprile

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N. 6 - 1 Aprile 2010 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 21

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PROGETTARE CON IL NUOVO TESTO UNICO SULLE COSTRUZIONI - DM 14.01.2008

12 APRILE 2010

PALAZZO SERBELLONI - C.SO VENEZIA, 16 - MILANO

ore 09,00 Registrazione dei partecipanti / Saluto Pre-sidente del Collegio ing. C. Valtolina

ore 09,15 Analisi sismica delle strutture con le nuovenorme tecniche (D.M. 14.01.08 ). (Ing.A.Biondi)

ore 10.30 Gerarchia delle resistenze, cosa cambianel progetto delle armature di una struttu-ra in cemento armato. (Ing. A.Biondi)

ore 11,00 Breakore 11,15 Applicazione pratica con il software di cal-

colo strutturale CDS Win. (Ing. M.Rainiero)ore 13,00 Pausa ore 14,30 Verifica sismica per le strutture in acciaio.

(Ing. A.Biondi)ore 15.45 Verifica sismica per le strutture in muratu-

ra.(Ing. A.Biondi)ore 16,30 Breakore 16,45 Applicazione pratica secondo il D.M.

14.01.08 con il software di calcolo struttu-rale CDS Win e software collegati. (Ing.M.Rainiero)

ore 18,00 Dibattitoore 18,30 Fine lavoriProgramma di massima soggetto a possibili variazioniPer informazioni tel. 02 / 76003509 e-mail: [email protected]

Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano

FINANZA IMMOBILIARE Milano, 27 Febbraio 2010

a cura del dott. ing. Lorenzo Greppi

La Conferenza Permanente perlo Studio del Sistema Immobi-liare del Collegio degli Ingegnerie Architetti di Milano pubblicalʼindice di borsa dei Fondi Im-mobiliari italiani quotati.

INDICE GLOBAL FD 23

■ Lʼindice misura lʼandamentodei prezzi delle quote dei FondiImmobiliari chiusi■ Listino 2010: 23 Fondi Im-mobiliari quotati a fine 2009 al-la Borsa Italiana (valuta: Euro)■ Fattore di crescita dei prezziponderato rispetto alla capita-lizzazione dei titoli ■ Base dati Dicembre 2004■ Parametri rilevati: prezzi del-le quote, valore degli scambi,sconto sul NAV■ Rilevazioni e elaborazionegrafici mensile (fine mese) ■ Pubblicazione dati e grafici:sito web CPSI - ConferenzaPermanente del Collegio degliIngegneri e Architetti di Milano,www.collegioingegneriarchitet-timilano.it■ Pubblicazione periodica dati:NOMISMA

www.collegioingegneriarchitettimi-lano.it / Commissioni di Lavoro /

Conferenza Permanente

Nel sito del Collegio sono dispo-nibili i grafici con lʼandamento

negli ultimi dodici mesi dellʼindi-ce e di tutti i Fondi che compon-

gono il listino.

COLLEGIO DEGLI INGEGNERI E ARCHITETTI DI MILANO

Conferenza Permanente per lo Studio del Sistema Immobiliare

FORMAZIONE

Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano

SEMINARIO DI FORMAZIONEIL DOCUMENTO UNICO DI VALUTAZIONE DEI RI-SCHI DA INTERFERENZA E LA GESTIONE DEGLIAPPALTI – ART. 26 DEL D.LGS 81/08

26 APRILE 2010 - ORE 14.00

PALAZZO SERBELLONI - C.SO VENEZIA, 16 - MILANO

PRESENTAZIONE

Lʼart. 26 del D.Lgs. 81/08, come modificato dal D.Lgs. 106/09,richiede in caso di lavori o servizi affidati in appalto, da partedel Committente, la verifica dei requisiti tecnico-professiona-li dellʼappaltatore e la redazione del Documento unico di va-lutazione dei rischi di interferenza (DUVRI).Il corso intende fornire gli elementi utili alla comprensione deiproblemi derivanti da interferenze e alla redazione dei DU-VRI per gli attori interessati dallʼappalto. Obiettivi di appren-dimento del corso di aggiornamento:· individuare le interferenze tra processi lavorativi;· valutare i rischi emergenti;· individuare e programmare interventi di prevenzione.

PROGRAMMA

14:00 - REGISTRAZIONE DEI PARTECIPANTI SALUTODI APERTURA E PRESENTAZIONE DEL SEMINARIODOTT. ING. GIUSEPPE GALASSIPRESIDENTE INARSIND MILANO E LODI

14:15 - PRESENTAZIONE DEL CORSO▪ INQUADRAMENTO NORMATIVO- lʼart. 26 del D.Lgs. 81/08- doveri e responsabilità delle funzioni coinvolte▪ CRITERI DI ANALISI DELLE INTERFERENZE

16:15 - PAUSA▪ LA VALUTAZIONE DEI RISCHI DA INTERFERENZE▪ LE MISURE DI PREVENZIONE DEI RISCHI DI INTERFE-RENZA- la distribuzione lʼattribuzione delle responsabilità- gli interventi di natura organizzativa e procedurale▪ ESAME E DISCUSSIONE DI CASI STUDIO

DOCENTE: Dott. Ing. Sergio Ponticelli

Per informazioni e iscrizioni:Segreteria InarsindIng. Riccardo De ColViale Giustiniano 10-20129 Milanotel. 02 29401516 - fax 02 [email protected]://www.inarsindmilano.it

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CONGRESSOStructural Engineers World Congress (SEWC) 2011

dal 4 al 6 Aprile 2011 nella Villa Erba in Como – Cernobbio

con il patrocinio delle associazioni

e di numerose Università europee

Organizzato dalla Associazione SEWC2011 – sito web http://www.sewc-worldwide.orgResponsabili: Gian Carlo Giuliani– Riccardo De Col– Fabio Capsoni dottori ingegneri

SCOPI DEL CONGRESSOLʼingegneria strutturale viene considerata sotto gli aspetti tecnici e teori-ci comprendendo le azioni, il progetto, la costruzione i materiali la ricer-ca e le prove. Come nei tre precedenti Congressi (1998 in S. Franci-sco, 2002 in Yokohama, 2007 in Bangalore) gli ingegneri di tutto il mon-do potranno scambiarsi le esperienze e migliorare la cooperazione neglisviluppi e nella ricerca nel campo strutturale.

TEMI DEL CONGRESSOSono suddivisi secondo i cri-teri riportati nella tabella a la-to.Alcuni temi, come ad esempiolʼingegneria sismica e quellarelativa allʼincendio, sarannosviluppati nellʼambito di mini-simposi.

SEDEVilla Erba in Como – Cernobbio – facilmente raggiungibile in treno o in auto e con colle-gamento via Saronno allʼaeroporto di Malpensa.

QUOTE DI PARTECIPAZIONELe quote di normale di partecipazione (al netto di IVA) sono fissate in € 650 o 750 per pa-gamenti effettuati prima o dopo il 31 dicembre 2011, mentre quella degli autori è limitata a€ 550. Nelle quote sono compresi i pranzi, i rinfreschi, un cocktail di benvenuto ed una ce-na di gala, la visita allʼesposizione, una copia stampata degli estratti delle presentazioni edun CD con le memorie complete.

DATEInvio degli estratti al Comitato Scientifico entro il 30 Giugno 2010Lʼaccettazione sarà comunicata entro il 30 Settembre 2010La versione completa delle memorie dovrà pervenire entro il 30 Dicembre 2010

22 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2010

FORMAZIONE

Direttore dei corsi: Prof. Attilio Carotti

■ FORMAZIONE CERTIFICATORI ‘CENED’ DI EDIFICI (72 ORE)• 15°CORSO DIURNO: 12 aprile – 18 maggio 2010• 7°CORSO SERALE: 19 aprile – 7 giugno 2010

■ FORMAZIONE ‘ENERGY MANAGER’Corso Diurno dal 4 giugno al 9 luglio 2010

■ GIORNATE MONOTEMATICHE DI SPECIALIZZAZIONE1. CORSI BASE - 9 giugno 2010• “Corso Introduttivo agli Impianti Termici negli edifici”2. CORSI AVANZATI – da giugno 2010• Progetto e business-plan di Impianti Solari Fotovoltaici • Impianti Geotermici: guida alla progettazione• Impianti Solari Termici: guida alla progettazione• Guida alla compilazione della Relazione Tecnica Legge 10 (allegato E del DLgs 311/06)3. PRATICA DI CERTIFICAZIONE CON IL NUOVO SW CENED+• 2 gg di ʻfull immersionʼ assistita dai docenti : pratica individuale di uso del sw cened+ in va-ri casi di edifici nuovi ed esistenti - Compilazione L. 10/91 4. NUOVE POSSIBILITAʼ per il PROGETTO DʼARCHITETTURA: MODELLAZIONE VIR-TUALE e PARAMETRIZZAZIONE (*). WORKSHOP di STUDIO e GESTIONE di FORMECOMPLESSE.(*) Rhinoceros + Grasshopper, interfaccia FEM e THERMO

■ CORSI ON-LINE – DA MAGGIO 2010• Pratica di uso del sw CENED+ nella certificazione energetica di varie tipologie di edifici– Test online e Assistenza agli utenti• Guida al progetto e business-plan di Impianti Solari Fotovoltaici• Impianti Geotermici e Solare Termico• Progetto di sistemi radianti in edifici civili• EN 15232: Domotica e Building Automation

■ FORMAZIONE SICUREZZA NEI CANTIERI – D.LGS 81/08• 3° CORSO AGGIORNAMENTO 40 ore: 12 maggio – 14 giugno 2010• 6° CORSO 120 ore: da settembre 2010

Per VOLANTINI con calendari e modalità pagamento :preferire mail a: [email protected] Tel : 02.2399.4361 - cell : 329.8834243

Politecnico di MilanoDipartimento di Ingegneria Strutturale

MODENA, 28-29 MAGGIO 2010

CALCOLO SISMICO AGLI ELEMENTI FINITI:1. affidabilità dei programmi2. modellazione strutturale3. attendibilità dei risultati4. relazione integrativaAI SENSI DEI CAP. 7 e 10 NTC (DM 14.01.08)

Relatore del corso: dott. ing. Salvatore Palermo

■ RICHIESTE NTC

Per evitare un uso passivo dei programmi, con rischi sulla sicurezza strutturale, il Cap. 10 NTCobbliga il Progettista a relazionare sulla loro affidabilità e sui risultati; al Collaudatore la verifi-ca della relazione. A questo si aggiunge la modellazione che deve seguire le regole sismichedel Cap. 7.

■ CORSO DI AGGIORNAMENTO

Il corso presenta criteri per:• valutare lʼaffidabilità dei programmi e dei loro risultati (tests internazionali); • rispondere alle richieste NTC sulla modellazione sismica (terreno, risposta sismica muratu-ra di tamponamento, interrati in c.a., ecc.).Su www.ing.mo.it descrizione corso e modulo dʼiscrizione o richiesta testo + cd softwareDynamo.

Per i lettori del ns. Giornale è stata prevista una quota riservata dʼiscrizione. Per gli interessatiche intendono partecipare al corso ed usufruire della quota ridotta (sconto pari a 70 euro) oc-corre inserire il codice FEMORMO2010 nello spazio predisposto sul modulo dʼiscrizione sca-ricabile dal sito www.ing.mo.it

CORSI A MILANO:CERTIFICATORI ENERGETICI DEGLI EDIFICI (CENED 72 ORE)30 Aprile-28 Giugno 2010

ARCHICAD (30 Ore)5 Maggio-14 Luglio 2010

Informazioni: Tel. 0332.282934 - [email protected]

Descrizione: GeoMurus è la soluzio-ne ACCA per la progettazione e il cal-colo dei muri di sostegno. Un soft-ware rivoluzionario che introduce nelsettore della geotecnica quella che èla straordinaria tecnologia della mo-dellazione ad oggetti parametrici tri-dimensionali già applicata con suc-cesso nel software per il calcolostrutturale EdiLus. GeoMurus ereditai concetti progettuali di EdiLus ren-dendo il lavoro del tecnico impegna-to nella progettazione e nel calcolodei muri di sostegno davvero sempli-ce ed efficace. ACCA apre dunqueuna nuova frontiera nella produzione di software tec-nico-scientifici affacciandosi alla complessa materiadella geotecnica con un approccio fortemente inno-vativo, in grado di sorprendere per i contenuti davve-ro unici. Lo start up è rappresentato proprio da Geo-Murus, con il quale è possibile progettare diverse ti-pologie di muri di sostegno, a mensola, a gravità,anche a sezione variabile. Il calcolo sfrutta tutta la praticità degli oggetti para-metrici, per cui diventa facile e soprattutto immedia-to verificare la stabilità e apportare le relative modifi-che affinché tutto sia perfettamente in linea conquanto definito dalla norma. Semplice è anche laproduzione della relazione tecnica e degli esecutivi diprogetto corredati anche di computo metrico.

Caratteristiche del programma:Inputazione ad oggetti parametrici tridimensionaliGeoMurus consente l’inputazione grafica ad oggettiper tutti gli elementi della progettazione.Il dimensionamento, la posizione, la forma del muroe l’inserimento di scarpe o gradoni sono gestiti conoggetti parametrici. Con la stessa tecnologia si pro-cede alla caratterizzazione del terreno e alla definizio-ne della stratigrafia (anche per l’eventuale falda) coni dati ottenuti dai sondaggi.

Progettazione integrata di muri a mensola e a gravitàGeoMurus permette di progettare muri a gravità e amensola, aventi fondazione e paramento comunqueinclinati. È possibile applicare forze aggiuntive siaconcentrate che lineari al muro ed al terrapieno a ter-go. Il programma procede al calcolo della spinta,della capacità portante della fondazione sia superfi-ciale che profonda ed alla definizione delle armature.

Analisi di stabilità e verificaLa verifica di stabilità è immediata e consente di indi-

viduare e correggere immediatamente ilprogetto con l’inserimento di gradoni,mensole, scarpe, tiranti, contrafforti,pali e sperone di fondazione.Terminato il progetto, GeoMurus calco-la le spinte e le sollecitazioni sul muro;l’analisi è estesa al progetto delle arma-ture, alle verifiche strutturali, a quellegeotecniche e di equilibrio.

Computo metrico automaticoCome in EdiLus, anche in GeoMurusprogettazione strutturale e computometrico sono completamente integratiin un’unica fase di lavoro. Tutti gli og-

getti utilizzati per la progettazione sono computabiliin un documento di PriMus e tutte le modifiche pro-gettuali sono immediatamente riportate nel preventi-vo e negli altri documenti progettuali e di stima.

Muri con sezione variabile nella loro lunghezzaGeoMurus consente di progettare muri di sostegno asezione variabile lungo la loro lunghezza introducen-do più sezioni in modo da considerare variazioni dialtezza del terrapieno, eventuali cambiamenti di stra-tigrafia considerando in tal modo tutte le alterazionialle condizioni al contorno.

Analisi grafica dei risultati di calcoloCon l’inputazione grafica ad oggetti, sono immediatel’analisi grafica dei risultati di calcolo e l’elaborazionedegli esecutivi di progetto.

Integrazione delle fasi di disegno, progettazione e ve-rificaGeoMurus genera automaticamente e in una sola fa-se di input tutti gli elaborati, le relazioni e le tavoledelle armature. È inoltre dotato di un editor graficodelle armature per la personalizzazione dei risultati.

Gi ambiti di impiego del software. Ingegneri, geometri, architetti, periti, ma anche ufficitecnici di imprese edili e pubbliche amministrazionipossono utilizzare GeoMurus per progettare e cal-colare muri di sostegno. Volendo possono integrareil programma della geotecnica con il software di cal-colo strutturale EdiLus per le strutture in cementoarmato, in acciaio e per le strutture in muratura incui spicca la particolarità del metodo di calcoloadottato che si sviluppa attraverso l’innovativa sche-matizzazione in high performance shell triangolaripiuttosto che la vecchia schematizzazione a telaiequivalenti.

Software: GeoMurus – Progettazionee calcolo di muri di sostegno

NEWS ǀ Software A cura di Imready

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N. 6 - 1 Aprile 2010 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 23

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Primaria azienda nel settore della produzione di prodotti per l’edilizia e le costruzioni nell’area nord est di Mi-lano, ricerca per rapporto continuativo a tempo indeterminato, un responsabile della sicurezza ( RSPP). Si richiede:• Preferibilmente eta’ superiore ai 35 anni• Diploma o diploma di laurea ( laurea breve) ad indirizzo tecnico• Competenza specifica per svolgere il ruolo di RSPP conformemente alle disposizioni vigenti con specia-lizzazione nel settore dell’industria ( ATECO 4) e preferibilmente anche nel settore commerciale ( ATECO 6)e delle costruzioni ( ATECO 3) con funzioni allargate al controllo di gestione di sistemi aziendali• Esperienza maturata nel ruolo di RSPP per almeno tre anni in ambito aziendale• Capacità a svolgere lavori in autonomia e a coordinare gruppi di lavoro• Predisposizione ai rapporti personali

Se interessati si prega di inviare il proprio curriculum (preferibilmente in formato europeo) via mail indicandonell’oggetto PROFILO RSPP all’indirizzo: [email protected]

Primaria azienda nel settore della produzione di prodotti per l’edilizia e le costruzioni nell’area nord est di Mi-lano, ricerca per rapporto continuativo a tempo indeterminato, una Segretaria Commerciale di Direzione, cherispenderà direttamente alla Direzione e al Responsabile Commerciale.Si richiede:• Preferibilmente eta’ superiore ai 35 anni• Diploma ad indirizzo tecnico/commerciale• Preferibilmente esperienza maturata in ruoli analoghi per almeno tre anni in ambito aziendale• Comprovata esperienza nella gestione di gruppi di lavoro• Dimestichezza nell’utilizzo di sistemi informativi in ambiente Windows e AS400• Spiccate doti di relazione con la clientela e di gestione interna del Customer Satisfaction• Capacità di gestire in autonomia le proprie responsabilità e a coordinare gruppi di lavoro

Se interessati si prega di inviare il proprio curriculum (preferibilmente in formato europeo) via mail indicandonell’oggetto PROFILO SEG all’indirizzo: [email protected]

DALLE AZIENDE

Questo congresso è il forum di eccellenza per lʼesplorazione delle frontiere della scienzae tecnologia dei controlli automatici. Con migliaia di partecipanti da tutto il mondo, prove-nienti sia dallʼambiente industriale sia da quello accademico. Il congresso offre la visionepiù aggiornata e completa delle moderne tecniche di controllo, con la più vasta copertu-ra dei campi di applicazione.

LʼIFAC (International Federation of Automatic Control) è una federazione priva di scopi dilucro la cui finalità è la promozione e lo sviluppo della ricerca nel campo dei sistemi au-tomatici di controllo, con sede a Laxenburg, nei dintorni di Vienna. Vi aderiscono 52 Sta-ti tra cui lʼItalia. LʼIFAC promuove conferenze, simposi e workshop in tutto il mondo. In Ita-lia si sono tenuti una quarantina di tali eventi a partire dalla nascita della Federazione(1957). Ogni tre anni, viene organizzato un solo evento IFAC e cioè lʼIFAC World Congress.Il primo si tenne a Mosca nel 1960 e lʼultimo si eʼ tenuto a Seul nel 2008, con 3000 par-tecipanti circa. Dopo una lunga e complessa procedura di selezione, culminata in due ri-unioni del Council IFAC tenute la prima a Rotterdam nel 2003 e la seconda a San Pie-troburgo nel 2004, il congresso IFAC del 2011 è stato assegnato a Milano. La significati-vità dellʼevento è tale che diverse volte è stato il capo dello stato del Paese che ospita ilcongresso ad aprire il congresso stesso.

www.ifac2011.org

Date importanti:

1 Giugno 2010 - Apertura periodo sottomissione articoli

30 Settembre 2010 - Chiusura periodo sottomissione articoli

IFAC World Congress 2011a Milano

Il 18-mo IFAC World Congress si terrà a Milanodal 28 Agosto al 2 Settembre 2011Architetto, 6 anni di espe-

rienza in ambito residenzia-le presso studi professionali,valuta proposte di collabora-zione presso studi di archi-tettura e ingegneria full/ part-time.Conoscenza dei seguentiprogrammi informatici: Auto-cad 2d-3d, pacchetto Office,Photoshop, Revit, 3D Studiomax ecc.Buona conoscenza della lin-gua inglese.Mob. 331 [email protected]

Ingegnere civile-edile, lau-reato allʼUniversità di Parma(v.o.), abilitato allʼeserciziodella professione, sia comeIngegnere che come Geo-metra. Disponibile agli spo-stamenti. Esperienze di lavo-ro presso studi tecnici di pro-gettazione architettonica estrutturale, per opere pubbli-che e private, direzione lavo-ri e sicurezza. Corso Certifi-catore Energetico per gli edi-fici R.Emilia Romagna (72ore), Coordinatore della si-curezza (120 ore). Cono-scenze informatiche: Win-dows, Office, Autocad (2 e3D), Archicad, Photoshop,Sap 2000, valuta proposte diassunzione/collaborazionepresso Aziende, Società diIngegneria, Enti.Mob. 338 9876022

Ingegnere civile con espe-rienza decennale, iscritto al-lʼAlbo degli Ingegneri, in pos-sesso di Partita Iva, esperto

in modellazione e calcolostrutturale, progettazione ar-chitettonica, computi metrici,piani di manutenzione, sicu-rezza nei cantieri e sui luo-ghi di lavoro ai sensi delD.lgs. 81/2008 e s.m.i., peri-zie giudiziarie, buona cono-scenza della lingua inglese,disposto a trasferte sia in am-bito nazionale che interna-zionale cerca impiego pres-so studi professionali, azien-de, enti pubblici e privati edimprese di costruzione.Info: 338 [email protected]

Ingegnere civile, laurea an-no 2002 v.o., Master in “Co-struzioni in c.a” presso scuo-la “F.lli Pesenti”, valuta colla-borazione a PIVA con StudiProfessionali e/o Imprese inambito di Calcoli Strutturali eDirezione lavori.La zona di attività prevalenteè Lombardia - Emilia Roma-gna. Pluriennale esperienzanel settore, particolari com-petenze sviluppate nella pro-gettazione di Edifici Alti e Mo-dellazione 3d delle Strutture(Revit Structure). Per contat-ti scrivere al seguente indiriz-zo: [email protected].

Ingegnere civile struttureetà 39, abilitato allʼeserciziodella professione valuta pro-poste di collaborazione. Dis-ponibile ad un periodo di la-voro in part-time gratuito a fi-ne conoscitivo. Corso sullasicurezza nei cantieri (120ore) e Prevenzione incendi

(120 ore). Conoscenze infor-matiche: Windows, Office,Autocad (2D), CDS Calcolodi strutture. Conoscenza dellʼ[email protected]

Ingegnere elettrotecnico

con Master in USA in siste-mi informativi, Inglese perfet-to, buon Francese, con oltre6 anni di esperienza nel cam-po, offresi, come free-lance,per traduzioni di testi tecnici ebrevettuali da ed in Inglese edal Francese. Esperto in:elettrotecnica, elettronica emicroelettronica, telecomuni-cazioni, meccanica, automo-bilistico e motoristica, elet-tromedicale, alimentare e tes-sile.Tariffe competitive, precisio-ne e rapidità di risposta.Tel. Fax: 0362 96 [email protected]

Ingegnere per lʼambiente

ed il territorio, abilitato allʼe-sercizio della professione, inpossesso di corso sulla sicu-rezza nei cantieri (120 ore).Esperienza nella progetta-zione geotecnica di opere ci-vili e idrauliche in Italia, ottimaconoscenza del pacchetto Of-fice, software Paratie, Slope,AutoCAD e strutturale, buonaconoscenza delle lingua in-glese, valuta proposte di col-laborazione presso Aziende,Società di Ingegneria, Enti eImprese. Disponibile agli spo-stamenti.Mob: 328/[email protected]

OFFERTE E RICHIESTE DI COLLABORAZIONE

Sono pubblicate gratuitamente solo le richieste di lavoro degli abbonati al Giornale Ulteriori opportunità di lavoro sul sito www.giornaleingegnere.it e www.collegioingegneriarchitettimilano.it

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Page 24: Foscolo: “È trascorso un anno dal terremoto: Paolo De ...ing.univaq.it/Giornale.pdf · E-mail: abbonamenti@picomax.it Lombardia leader nei progetti ecologici Seguono Lazio ed Emilia

24 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2010

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