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| MOTOCICLISMO maggio 2015 226 Turismo > Fino in Giappone FRANCESCO RISTORI, 28 ANNI, NEL GIUGNO DI UN ANNO FA È PARTITO PER IL GIAPPO- NE, DECISO A VIVERCI E TROVARVI LAVORO. QUESTA È LA SUA STORIA, IL SUO VIAGGIO (COSTATO MENO DI 3.000 EURO) di Francesco Ristori CARTA D’IDENTITÀ Km percorsi 21.000 Giorni impiegati 110 Spesa totale 2.900 euro Autostrade 5% Sterrati 15% Strade extraurbane 45% VOLO PRENDO IL

Francesco ristori, 28 anni, nel giugno è parTITO per IL ...226 | MOTOCICLISMO maggio 2015 Turismo > Fino in Giappone Francesco ristori, 28 anni, nel giugno di un anno Fa è parTITO

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Turismo > Fino in Giappone

Francesco ristori, 28 anni, nel giugno di un anno Fa è parTITO per IL GIappO-ne, deciso a ViVerci e troVarVi laVoro. QUeSTa è La SUa STOrIa, il suo Viaggio (costato meno di 3.000 euro)di Francesco Ristori

Carta d’identitàKm percorsi 21.000giorni impiegati 110spesa totale 2.900 euroautostrade 5%sterrati 15%strade extraurbane 45%

vOLOprendO il

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Tug Zolu, lago salato in secca ai confini con la Cappadocia: nessuno mi impedirà di fare una di quelle belle foto, dove la moto sembra galleggiare in una di-stesa bianca dove non esiste confine tra cielo e terra. Decido di en-

trarci, sono 40 gradi e la superficie sarà cer-tamente solida. Un cavolo! La moto comincia ad affondare, ma che sarà mai, faccio 10 me-tri e torno indietro, e poi ho fatto tutta que-sta strada per arrivarci! L’argilla salata si av-vinghia alla moto in una morsa stritolatrice e cado... Rialzare questa balena arenata è un delirio, mentre gli stivali mi si incollano mezzo metro dentro quell’inferno marrone. Non ce la faccio. È troppo pesante, troppo caldo, mi

manca il fiato ed il cuore comincia a pompa-re troppo forte, drogato di adrenalina. Devo chiamare aiuto. Guardo verso la strada, non vedo l’orizzonte; guardo il GPS... Sono a 5 km dalla nazionale. Ho meno di mezzo litro d’acqua. 40°C. Qualche kg di abbigliamen-to tecnico. Ma è la mia unica possibilità. PERCHÉ L’ASIAPartire per il Giappone in moto non è qual-cosa che si decide dalla mattina alla sera. Infatti l’ho deciso dalla sera alla mattina, una di quelle notti in cui non si riesce a dormire, avete presente? Perché “in Asia”? Gran par-

te della colpa, come suggerisce il virgolettato, è dello scrittore Tiziano Terzani, che mi ha aper-to una finestra su un universo poco conosciuto, ma di grande

fascino. Bisogno di evasione, curiosità, desiderio di

mettersi alla prova,

IL RITO DELLA CACCIA

SUI MONTI ALTAI è ANcOrA vIvA,

preSSO Le pOpOLAzIONI

NOMAdI, LA TrAdIzIONe deLLA

cAccIA cON L’AcqUILA.

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Giappone

la mia avventura, raccontando l’intimità del viaggio su un blog e sui social network, non voleva essere solamente utile e di ispirazio-ne per chi mi avrebbe letto, ma anche per me: il viaggio 2.0 diventa spesso un’arma contro la solitudine e pure un potentissimo motore di ricerca, che fornisce informazio-ni genuine basate su esperienze personali, grazie alle quali sono riuscito, ad esempio, a cambiare la trasmissione finale in una città caotica come Istanbul o, successivamente, a trovare ospitalità in un territorio desolato come la Siberia. E, se la sera, quando dor-mivo nei campi turchi un po’ di nostalgia sot-to le stelle mi assaliva, la mattina mi sentivo colto da nuova energia. Stavo cominciando a prendere sicurezza quando, un giorno torridissimo, mi è arrivata una chiamata da mio padre che, tenendomi sotto controllo tramite il transponder GPS, mi consigliava di far tappa presso un lago salato in secca

nei dintorni, il Tug Zolu (letteralmente “Lago Salato”: si trova a circa 100 km a sud di An-kara, è lungo 80 km ed è il secondo lago più grande della Turchia, ndr). E perché no?

CAMBIO DI PROSPETTIVADopo i più lunghi 5 km della mia vita, stre-mato, mi trascinavo verso un ambulante che vendeva noci sulla statale. Non una parola di conforto, solo un po’ d’acqua calda. Mi ero appena ripreso quando mi arrivava la proposta di tirare fuori la moto con un trattore, per 150 euro. Avrei voluto prenderlo a calci! Dopo una negoziazione degna della più difficile operazione milita-re ci siamo accordati per 35 euro. Poi ho passato la notte in un distributore, sotto un tavolino, mezzo ammalato. Mio padre non aspettava occasione migliore per tentare di riportarmi a casa, per il solo fatto di non aver accettato pienamente che avessi lasciato il

“il ViaGGiO 2.0 diVenta SpeSSO Un’arMa COntrO la SOlitUdine e pUre Un pOtentiSSiMO MOtOre di riCerCa CHe FOrniSCe inFOrMaZiOni GenUine BaSate SU eSperienZe perSOnali”.

questi hanno fatto il resto. Il giorno fatidico, però, l’unico mio desiderio era quello di non partire! Ero messo male: sapevo che sali-re in sella avrebbe significato la rinuncia a tempo indefinito a famiglia, amici, lavoro, familiarità con i luoghi. Purtroppo lo avevo detto a troppe persone per poter seriamen-te rinunciare... così mi è toccato partire dav-vero, mentre mi maledicevo per aver voluto fare questa spacconata. Bravo Francesco! A demolire ulteriormente il mio entusiasmo ci si sono messi i primi 1.500 km, così ba-gnati che ho fatto la muffa. Già. Dai sogni alla realtà è un bel impatto. Così per ritrova-re un minimo di spirito ed un raggio di sole sono dovuto arrivare fino in Turchia, amareg-giato per non essermi potuto godere né i Balcani né la Grecia.

LA FORZA DELLA CONDIVISIONEHo capito che la scelta di rendere pubblica

TRACCE SULLA SABBIATUg zOLU, TUrchIA cONTINeNTALe:

LAgO SALATO IN SeccA AI cONFINI cON LA cAppAdOcIA. ScONSIgLIATO

eNTrArcI IN MOTO!

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maggio 2015 MOTOCICLISMO | 229

lavoro per partire. Ed è allora che è avvenu-to il cambiamento. O la finivo veramente lì o finivo quello che volevo fare. Ma non più per inerzia. È così che ho trasformato il peg-giore degli eventi in una lezione da ricordare ed apprezzare, per avermi fatto capire che quella era la mia occasione di prendere le redini e dare la giusta direzione al viaggio e goderne ogni momento. Quindi è venuto il momento della Georgia, dove ho rischiato tre incidenti in due giorni di guida e poi di Madre Russia.

“CLANDESTINO” IN RUSSIAVedere il timbro della dogana stampigliato sul passaporto, dopo tutto quello che mi avevano raccontato di brutto sulla polizia doganale, è stata un’emozione pazzesca. Salvo poi ridimensionarla una volta scoper-to che quei furbacchioni si erano dimenti-cati di rilasciarmi la Carta di Immigrazione,

senza la quale avrei avuto difficoltà a dor-mire nelle gastinitsa, oltre che ad uscire e rientrare dai confini nazionali. Non importa, ormai ero nella mia dimensione, a momenti ero perfino gasato nel sentirmi un clande-stino e, dopo aver molestato ogni ufficio consolare della Russia, finalmente ottenevo la mia Carta a Volgograd (all’italiana ovvia-mente, sotto pagamento di una mazzetta da 1.000 rubli). Ormai mi sentivo in grado di controllare tutto, i meccanici mi cambiavano anche la catena gratis, la moto andava alla grande, per dormire avevo l’imbarazzo della scelta con tutti i couchsurfers che volevano ospitarmi, la Polizia mi coglieva due volte in flagrante per eccesso (parecchio) di velocità e mi graziava entrambe le volte nello stesso giorno, regalandomi una citazione da Celen-tano quando dicevo di essere italiano. Mi rendevo conto presto che la Siberia è molto noiosa, dava addirittura sonnolenza lungo le

tratte di 600 km in cui sembrava di percorre-re, dalla mattina alla sera, lo stesso chilome-tro ripetuto 600 volte. Il tratto più eccitante erano gli Urali, tanto per i paesaggi quanto per lo sconfinamento effettivo in Asia: da lì in poi mi aspettavano ancora poco più di 2.000 km per arrivare a Tashanta, al confine mongolo, con Ekaterinburg come unica cit-tà degna di nota.

PROFUMO DI MONGOLIAGià poco dopo Barnaul, appena iniziata la Repubblica degli Altai, l’aria cominciava a profumare di Mongolia (ed i “profumi” della Mongolia si ricordano bene: sterco di vacca, capra e latte fermentato). Dopo nove ore di frontiera, finalmente, io e tre BMWisti torinesi, coi quali avrei viaggiato fino a Ulaanbaatar, mettevamo le ruote in in uno dei luoghi più sognati dai motocicli-sti. Sembrava di essere sbarcati sulla luna:

fACCE DA vIAggIO1 SIberIA: SULLA STrAdA, UN bArATTOLO dI MIeLe IN cAMbIO dI UN SOrrISO... d’OrO! 2 MONgOLIA: cUrIOSITà FATTA bIMbA! 3 NOvOSIbIrSk: UNA “cOUchSUrFer” (SI chIAMANO cOSì qUANTI OFFrONO OSpITALITà TrAMITe IL SITO www.cOUchSUrFINg.cOM) IN SeLLA ALLA MOTO dI FrANceScO.

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Giappone

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InCOnTRO DI CULTURE1 NANAe (gIAppONe), FrANceScO SI SOTTOpONe AL rITO deLLA veSTIzIONe cON kIMONO. 2 hITAchI SeASIde pArk, preFeTTUrA dI IbArAkI: ASFALTO perFeTTO e “pANeTTONI” ecOLOgIcI. 3 TOkyO: STreTTA dI MANO cON L’AMbAScIATOre ITALIANO dOMeNIcO gIOrgI. 4 crOAzIA: IL pLITvIce NATIONAL pArk, ALL’INIzIO deL vIAggIO.

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maggio 2015 MOTOCICLISMO | 231

pASSATO E fUTURO1 LA MOTO dI FrANceScO ArrIvA A cASA, A IwATA. 2 IL gIAppONe TerrA dI cONTrASTI: L’ArchITeTTUrA deL TeMpIO SeNSOUjI è INTegrATO NeL TeSSUTO deLLA cITTà. 3 FrANceScO bAcIA TerrA! A wAkkANAI, UN pOrTO deL NOrd deL pAeSe. 4 FrANceScO Ad hOkkAIdO, LA pIÙ SeTTeNTrIONALe deLLe ISOLe gIAppONeSI. 5 TOkyO: dAL MeTrOpOLITAN gOverNMeNT OFFIce dI keNzO TANge, ceMeNTO A perdITA d’OcchIO.

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Giappone

paesaggi desertici, vento sferzante ed aria secca. Talmente secca che, nelle piste più vicine al Gobi, le mie mucose reclamava-no un cambio di clima, ricordandomelo con sapore di metallo ed a volte sangue dal naso. Fermarsi era una scommessa: mi arrivavano tutti addosso come api sul miele e, finché non sganciavo qualcosa, non se ne andavano; all’inizio era una cosa simpatica ma poi, quando capivo che lo facevano solo per interesse e non per curiosità, ho deciso di evitarli. Navigavo a vista, mi perdevo tra le piste, mi godevo la toulée ondulée a 120 km/h (è l’unico modo per non sentire più le vibrazioni) e divoravo la sabbia: è un paradiso per chi ama l’offroad, ma pericoloso ed uno dei miei amici su BMW se lo ricorderà bene, dopo aver rotto gli agganci delle valigie da 1.000 euro abbandonate, poi, nel deserto.

SALDATORE CERCASIDi nuovo Russia, ormai ero gasato: pren-devo sempre più sicurezza in fuoristrada, le donne non nascondevano simpatie nei miei confronti (motivo per cui ho allungato di nove giorni la permanenza ad Ulan Ude!) e mi sono divorato il Far East Siberiano. Ma, quando ero al 110% del mio entusia-smo, accadeva l’inaspettato. In un viaggio del genere acquisisci delle gestualità che diventano naturali, come un rito. Ti metti i guanti partendo sempre dal destro, chiudi

come me li hanno raccontati? Purtroppo, però, il mio compito qui era finito, adesso toccava davvero al Giappone. Salivo sul ponte della nave. Guardavo ad ovest e mi commuovevo. Mettevo le ruote sulla strada asfaltata di Wakkanai, sul lato sinistro della strada. Ce l’avevo fatta.

FINALMENTE A “CASA”Ero pazzo, non capivo più niente, mi sem-bra di essere in un videogioco. Il Giappone era da sballo, le strade erano perfette, la na-tura di Hokkaido travolgente, le persone mi facevano impazzire dalla simpatia. Se impa-rano a conoscerti ti danno tutto. Vivevo l’e-sperienza dei templi buddisti, di una fattoria ad Hokkaido, del terremoto a Morioka, dello tsunami del Tohoku, piangevo quando vede-vo la Tokyo Tower e mi emozionavo alla follia quando, finalmente, arrivavo a casa... della mia moto. Tenerona, qui sei nata 25 anni fa ed adesso io ti ho riportata a casa. Iwata. Casa Yamaha mi accoglie con tutti i dipen-denti del Communication Plaza, bandiera italiana e striscione di benvenuto. I tecnici osservano la mia special, sorridono e mi stringono la mano. Dicembre 2014: guardo indietro e vedo una storia lunga 110 giorni di viaggio, 21mila km di sudore e sorrisi. Vedo i miei tre obbiettivi raggiunti. Arrivare in Giappone in moto. Arrivarci con meno di 3.000 euro. E trovare un lavoro a Tokyo. Tenerona, quando si riparte?

la zip della giacca dopo averli indossati en-trambi, fai scendere la moto dal cavalletto tenendola per il telaietto... e, quando senti il telaietto che si muove ma la moto rima-ne sul cavalletto, quel mondo di gestua-lità acquisite subisce un blackout totale. Panico. Ok Francesco, calmo. Ora la mia successiva impresa era trovare un salda-tore, in una parte del pianeta dove c’è un villaggio ogni 100 km. Una città a 600 km. L’altra a 1.500. Ad Amazar, villaggio dalle strade sterrate peggio della nostra campa-gna anni ‘50, dopo una mezzora passata a cercare un saldatore, un ometto a cui non avrei dato un soldo bucato mi sistemava il telaio, mi invitava a pranzo e mi racconta-va la sua storia con delle vecchie foto. E, quando chiedevo il conto, mi dava una pac-ca sulla spalla: “Amico, la strada ti aspetta”. Siberiani. Ed ecco che, arrivato a Vanino, cominciavo a respirare la brezza del Mar di Okhotsk, con la mente già proiettata ad Hokkaido, quando... Diamine, ma allora era una persecuzione: pure il telaio della moto adesso aveva un crack. Ero quasi sconvolto dalla successione degli eventi ma sentivo che, di nuovo, qualcuno sarebbe venuto in mio aiuto. “Fratello biker, il Giappone è die-tro l’orizzonte. Vai e prenditelo!”. È ciò che mi diceva Anton di Yuzhno-Sakhalinsk dopo avermi riparato il telaio, anche lui senza volere niente in cambio. Stai a vedere che questi russi non sono poi così brutti e cattivi

da pag. 229

fASCInO SIBERIAnOqUeSTA rUSSIA MeTTe UN pO’

d’INqUIeTUdINe AddOSSO: STrAdA e FOreSTe che SI

perdONO NeLLA NebbIA.

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maggio 2015 MOTOCICLISMO | 233

APPUNTI DI VIAGGIO

> DORMIREPer conoscere persone in ogni parte del mondo e riposare in abitazioni tipiche in cambio di semplice amicizia e nient’altro, ho utilizzato Couchsurfing.com, commu-nity virtuale che offre posti letto senza impegno.

> TELEfOnAREHo utilizzato una sim Zeromobile, che permette di chiamare da quasi ovunque nel mondo a soli 15 cent al minuto (senza costi di roaming) tra telefoni della stessa compagnia e con tariffe di oltre il 50% inferiori rispetto agli operatori tradizionali verso telefoni stranieri.

> MOTOYamaha Hyper Ténéré, special su misura in pezzo unico, ibrido tra Super Ténéré XTZ750 m.y. 1990 e TDM850 m.y. 2000.

> ATTREZZATURApILOTa Abbigliamento: giacca Moto One Focus + pantaloni Regular; stivali Stylmartin Viper;casco Arai Tour X4.MOTOKit borse rigide MyTech RAID 47LKit borse morbide Amphibious Voyager 60 lKit scarico FF by Fresco Gp Style EVO3Lubrificanti: Nils

Batteria: Aliant YLP14 lithium

>TECnOLOgIATransponder GPS: Spot 3 GENGPS: Garmin GPSMap 62SFotocamera: mirrorless Sony Nex 5R con zoom 18-55 mmOnboard cam: GoPro HERO2

OUTDOORTenda Quechua QuickHiker 2

> STATISTICHEKm totali del viaggio: 21.000 (rilevati da GPS Garmin) di cui 5% autostrade, 5% passi mon-tani, 10% strade di campagna, 15% offroad, 20% strade urbane, 45% strade extraurbane.

>GIOrnI TOTaLI DI VIaGGIO 110 di cui effettivamente in sella circa il 60/70%.

>SpeSa TOTaLe 2.900 euro, di cui 970 di benzina; 450 di manutenzione moto (compreso cambio gom-me); 280 di vivande; 730 tra pedaggi, tasse e traghetti; 260 per dormire; 210 per spese varie.

> ITInERARIO Italia – Slovenia – Croazia – Bosnia – Monte-negro – Albania – Grecia – Turchia – Georgia – Russia – Mongolia – Russia – Giappone.

Nella foto sotto, la moto di Francesco a Firen-ze, poco prima della partenza.

I nUMERI nOn COnTAnO...IN ALTO, IL cArTeLLO che NON “ArrOTONdA”, IN rUSSIA. SOprA, vISIONe TIpIcA deLLA MONgOLIA: prATerIe A perdITA d’OcchIO e cAMMeLLI.