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CHE COSA VUOL DIRE REALIZZAZIONE SPIRITUALE? I Su questa rivista si è parlato in varie oocasioni della distinzione tra ciò che è di ordine spirituale e ciò che è di ordine psichico, insistendo talvolta sull'importan- za di non confondere questi due ordini diversi di esi- stenza, e di intendere chiaramente i rapporti tra di essi, al fine di evitare pericoli ·e conseguenze anche assai gravi. Si tratta, in effetti, di un argomento che, se non chiarito, dà luogo ad innumerevoli equivoci. A queSito proposito, si può ricordare anzitutto la ripartizione dell'esistenza nelle modalità spirituali, psi- chiche e corporee. Questa tripartizione 1 , che si ritrova nelle dottrine tradizionali piu diverse 2 , corrisponde del resto a una visione normale e a una constatazione che 1 Accenniamo qui soltanto di sfuggita (ma si tratta in realtà di un punto di capitale importanza) che questa tripartizione, appunto perché riguarda soltanto l'esistenza, e pur comprendendone le mo- dalità spirituali o «angeliche», non comprende invece il Principio che trascende l'esistenza, sia come Causa prima dell'esistenza stessa, sia come Totalità infinita al di là di qualsiasi determinazione e di qualsiasi rapporto di relazione. 2 Tra i diversi esempi che si potrebbero ricordare, citiamo il « Tribhuvana » o « trimundio » indu, che presenta un'indubbia cor- rispondenza con i modi di esistenza « ilico », « psichico » e « pneu- matico », noti in Occidente soprattutto attraverso le dottrine gno- 20 CHE COSA VUOL DIRE REALIZZAZIONE SPIRITUALE? dovrebbe essere abbastanza evidente: è corporeo c1o che fa parte del cosiddetto mondo materiale, oggetto dell'esperienza dei sensi e soggetto a un determinato insieme di condizioni come lo spazio e il tempo; è spi- rituale (per chi lo sappia ancora concepir:e) ciò che è di ordine universale ed è, quindi, del tutto indipen- dente dalle condizioni indiv1duali; infine, tra la sfera spirituale e quella corporea, è logico concepire un «mondo intermedio» che, pur non essendo affatto di ordine universale, comprende tutte le modalità par- ticolari di esistenza soggette a condizioni limitative e a caratteristiche diverse da quelle proprie del mondo corporeo. Nel caso specifico dell'individualità umana, se al mondo corporeo corrisponde ovviamente il corpo del- l'uomo, al «mondo intermedio» corrisponde propria- mente la sua anima o psiche, e apptmto in virtu di tale corrispondenza, piu in generale, il mondo intermedio può essere definito per analogia come mondo psichico o animico, oltre ad essere designato in certe scienze tra- dizionali come « sottile » in contrapposizione al mondo corporeo o « grossolano ». D'altra parte, se si può parlare in un certo senso stiche ma il cui significato non è certo esclusivo di queste ultime; a questo proposito, è curioso notare che ad esempio anche l'antica cosmologia degli Sciamani della Siberia si fondava su una triparti- zione del genere. Nell'area cristiana, molta confusione è venuta senza dubbio dalla considerazione dei soli due termini, « corpo » e « anima » spesso equivocamente identificata allo « spirito » o anche al « pensiero ». Eppure, una concezione assai piu completa era ben presente prima di tali degenerazioni, e non per nulla San Paolo si riferisce al Verbo che giunge a separare lo spirito dalla psiche dell'uomo. - Ad evitare un altro equivoco precisiamo che, secondo una prospettiva ugualmente valida ma differente, l'esistenza può essere ripartita in tre parti considerando il mondo terrestre (che comprende allora sia le modalità sottili o psichiche di quest'ultimo che la modalità corporea), i mondi inferiori o « infernali », e i mondi superiori, spiritua li e « celesti». 21

G. Ponte - Che Cosa Vuol Dire Realizzazione Spirituale?

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«Rivista di Studi Tradizionali» n. 48, Torino, Edizioni Studi Tradizionali, Gennaio-Giugno 1978

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CHE COSA VUOL DIRE REALIZZAZIONE SPIRITUALE?

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Su questa rivista si è parlato in varie oocasioni della distinzione tra ciò che è di ordine spirituale e ciò che è di ordine psichico, insistendo talvolta sull'importan­za di non confondere questi due ordini diversi di esi­stenza, e di intendere chiaramente i rapporti tra di essi, al fine di evitare pericoli ·e conseguenze anche assai gravi.

Si tratta, in effetti, di un argomento che, se non chiarito, dà luogo ad innumerevoli equivoci.

A queSito proposito, si può ricordare anzitutto la ripartizione dell'esistenza nelle modalità spirituali, psi­chiche e corporee. Questa tripartizione 1, che si ritrova nelle dottrine tradizionali piu diverse 2

, corrisponde del resto a una visione normale e a una constatazione che

1 Accenniamo qui soltanto di sfuggita (ma si tratta in realtà di un punto di capitale importanza) che questa tripartizione, appunto perché riguarda soltanto l'esistenza, e pur comprendendone le mo­dalità spirituali o «angeliche», non comprende invece il Principio che trascende l'esistenza, sia come Causa prima dell'esistenza stessa , sia come Totalità infinita al di là di qualsiasi determinazione e di qualsiasi rapporto di relazione.

2 Tra i diversi esempi che si potrebbero ricordare, citiamo il « Tribhuvana » o « trimundio » indu, che presenta un'indubbia cor­rispondenza con i modi di esistenza « ilico », « psichico » e « pneu­matico », noti in Occidente soprattutto attraverso le dottrine gno-

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CHE COSA VUOL DIRE REALIZZAZIONE SPIRITUALE?

dovrebbe essere abbastanza evidente: è corporeo c1o che fa parte del cosiddetto mondo materiale, oggetto dell'esperienza dei sensi e soggetto a un determinato insieme di condizioni come lo spazio e il tempo; è spi­rituale (per chi lo sappia ancora concepir:e) ciò che è di ordine universale ed è, quindi, del tutto indipen­dente dalle condizioni indiv1duali; infine, tra la sfera spirituale e quella corporea, è logico concepire un «mondo intermedio» che, pur non essendo affatto di ordine universale, comprende tutte le modalità par­ticolari di esistenza soggette a condizioni limitative e a caratteristiche diverse da quelle proprie del mondo corporeo.

Nel caso specifico dell'individualità umana, se al mondo corporeo corrisponde ovviamente il corpo del­l'uomo, al «mondo intermedio» corrisponde propria­mente la sua anima o psiche, e apptmto in virtu di tale corrispondenza, piu in generale, il mondo intermedio può essere definito per analogia come mondo psichico o animico, oltre ad essere designato in certe scienze tra­dizionali come « sottile » in contrapposizione al mondo corporeo o « grossolano ».

D'altra parte, se si può parlare in un certo senso

stiche ma il cui significato non è certo esclusivo di queste ultime; a questo proposito, è curioso notare che ad esempio anche l'antica cosmologia degli Sciamani della Siberia si fondava su una triparti­zione del genere. Nell'area cristiana, molta confusione è venuta senza dubbio dalla considerazione dei soli due termini, « corpo » e « anima » spesso equivocamente identificata allo « spirito » o anche al « pensiero ». Eppure, una concezione assai piu completa era ben presente prima di tali degenerazioni, e non per nulla San Paolo si riferisce al Verbo che giunge a separare lo spirito dalla psiche dell'uomo. - Ad evitare un altro equivoco precisiamo che, secondo una prospettiva ugualmente valida ma differente, l'esistenza può essere ripartita in tre parti considerando il mondo terrestre (che comprende allora sia le modalità sottili o psichiche di quest'ultimo che la modalità corporea), i mondi inferiori o « infernali », e i mondi superiori, spiritua li e « celesti».

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eli mondo spirituale, mondo psichico e mondo corpo­reo, occorre però tener presente che non si tratta af­fatto di tre entità separate, e che esistono anzi tra eli loro relazioni e rapporti causali ben definiti: «di fatto nella realtà il mondo corporeo non può essere consi­derato come un tutto sufficiente a se stesso, né come qualcosa di isolato nell'insieme della manifestazione universale; quali che possano essere le apparenze do­vute attualmente alla "solidifìcazione" \ esso, al con­trario, procede interamente dalla sfera sottile, nella quale si può dire che abbia il suo principio immediato e per il cui tramite si ricollega, per gradi sempre piu prossimi, prima alla manifestazione informale 4 e poi al non manifestato; se le cose non stessero in questo modo, la sua esistenza sarebbe un'illusione pUita e sem­plice, una sorta di fantasmagoria dietro la quale non vi sarebbe nulla, e ciò, tutto sommato, equivale a dire che non esisterebbe in nessun modo. In quesrt:e condi­zioni non può, nel mondo corporeo, esserci cosa la cui esistenza non riposi in ultima analisi sopra elementi di ordine sotvile e, oltre questi, su un principio che

3 La « solidifìcazione » del mondo a cui. qui si allude riguarda quella fase di sviluppo del mondo terrestre in cui la modalità corporea appare massimamente separa ta dal resto dell'esistenza, dando luogo a tm campo di percezione quasi completamente chiuso, tanto da far si che possa sembrare valido un punto di vista come quello del « materialismo ». Possiamo aggiungere che, secondo quanto indicano ormai innumerevoli segni, il momento di maggior « solidifìcazione » è ormai oltrepassato da parecchi anni, e che ci troviamo propriamente in un'epoca post-materialista caratterizzata dalla progressiva apertura alle modalità « sottili» piu basse destina­te a portare questo mondo umano alla dissoluzione (cfr. R. GuÉ­

NON, Il Regno della Quantità e i Segni dei tempi, particolarmente cap. XXIV, Verso la dissoluzione, e cap. XXV, Le fenditure della «Grande muraglia»).

4 Per « manifestazione informale » si intende qui la manifesta­zione non condizionata dai limiti di « forme» particolari di esisten­za, il che corrisponde naturalmente agli stati superiori e sopraindi­viduali, ovverossia spirituali, dell'esistenza .

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può essere detto "spirituale" senza il quale nessuna manifestazione è possibile, a qualunque livello la si voglia pensare » 5•

Da quanto precede si può anche dedurre che le de­terminazioni qualitative del corpo dell'uomo procedo­no dalla sua anima 6, della quale sono un'espress.ione che si estrinseca compatibilmente con le condizioni li­mitative e la ricetcività propria del mutevole « sup­porto» corporeo; inoltre, dato il rapporto esistente tra tutto il mondo corporeo e quello animico, dovrebbe es­sere evidente che «non possono esistere oggetti real­mente "inanimati"» 7 •

Peraltro, analogamente, si deve considerare che non può neppure esistere alcunché di « psichico » che non sia a sua volta in qualche modo la manifestazione di una realtà spirituale.

II

A questo punto (o basandosi su considerazioni ana­loghe), si può essere tentati eli ragionare nel modo se­guente: se ogni manifestazione ed esperienza, psichica o corporea, esprime in definitiva una realtà di ordine spirituale, perché voler distinguere determinate moda­lità privilegiate come provenienti da un'influenza spi­rituale, ad escluSiione di altre? Non è forse in fondo tutto spirituale nella sua essenza, e ciò che conta non è forse di risalire a tale essenza appoggiandosi a qua-

5 Cfr. RENÉ GuÉNON, Il Regno della Quantità e i Segni dei tempi, cap. XXVI, Sciamanismo e Stregoneria, p. 216 della tradu­zione itali ana (ed. Studi Tradizionali, 1969).

6 È questo, tra l'altro, un principio fondamentale della med i­cina tradizionale (a proposito di quest'ultima, cfr. l 'articolo di Tullio Masera, Considerazioni sulla Medicina, nel n. 4 di questa rivista).

7 Cfr. RENÉ GuÉNON, ibidem.

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lunque tipo di esperienza, secondo la propria propen­sione e senza preclusioni o « pregiudizi » di nessun ge­nere?

Simili ragionamenti, suscettibili di risvolti pratici tutt'altro che indifferenti, assumono talvolta una par­venza di validità in quanto, in effetti, gli orientamenti e i campi di ricerca piu diversi possono servire, inizial­mente, quali occasioni per il manifestarsi di una ten­denza alla spiritualità, o a ciò che si crede essere spi­rituale.

La questione diventa però ben diversamente impe­gnativa se si tratta davvero di a!Irontare seriamente una via di realizzazione spirituale, e basterebbe già una con­cezione teorica non troppo confusa di ciò che la realiz­zazione spirituale significa per escludere gran parte delle pretese e delle illusioni al riguardo.

È bensi vero che le manifestazioni di carattere psi­chico e corporeo derivano in fondo interamente dallo spirituale, ed anzi non ne sono affatto separate dal pun­to di vista di quest'ultimo. Però, per l'uomo che si trova racchiuso in una corrente di manifestazione cor­porea e psichica, tale manifestazione presenta un carat­tere potentemente separativo, del resto indispensabile affinché le sue possibilità individuali giungano alla loro necessaria attuazione e consumazione nell'ordine di esistenza che è loro proprio. Il fatto di cogliere nella propria anima dei riflessi di un ovdine e di una realtà spirituale non basta certo per realizzarla, dal momento che si tratta per definizione di un'esperienza individua­le umana.

Questa considerazione è veramente fondamentale: non è in quanto uomo che un essere può identificare se stesso con lo spirituale, e d'altra parte solo nel suo identificarsi ad esso si può dire che lo conosce effetti­vamente e lo realizza. La realizzazione spirituale è pos­sibile soltanto in quanto l'essere che la persegue, «che

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è umano in uno dei suoi stati, è in pari tempo altra cosa e pit'i di un essere umano» 8• La pretesa dell'in­dividuo alla realizzazione spirituale e sopra-individuale non è altro che un'assurdità. L'aspirazione alla realiz­zazione spirituale, nel senso vero a cui abbiamo fatto allusione, non ha dunque niente a che vedere con un orientamento che abbia una finalità individuale qual­siasi: ad esempio, non ha niente a che vedere con qual­sivoglia corrente « spiritualista » o « tradizionalista », né con coloro che comunque siano alla ricerca di una «esperienza», mistica, o magica, o di qualunque altro genere.

L'aspirazione alla realizzazione spirituale ha invece il suo presupposto nella piu o meno chiara consape­volezza che la propria individualità un1ana non è altro che uno degli stati dell'essere totale; la situazione di chiusura nel mondo umano si presenta allora come una prigione; la limitazione nel proprio ambito individua­le, spezzato 9 dagli stati sopraindividuali e dal Princi­pio in cui ridiede in definitiva il vero «Sé», può ap­parire allora come una sorta di mutilazione parados­sale; la realizzazione spirituale non ha dunque piu il senso inconsistente di una meta ambiziosa, ma piutto­sto quello di un rimedio necessario e di un'esigenza indispensabile per rimettere « finalmente » ogni cosa al suo posto.

8 Cfr. RENÉ GuÉNON, La metafisica orientale, nel n. 44 della presente rivista, p. 8.

9 Tale condizione in cui l'essere si trova come spezzato dagli stati superiori e dal Principio universale è espressivamente simbo­leggiata, nell'esoterismo islamico della tariqah mawlawiyah, dal flauto di canna che, spezzato dal tronco, modula il suo lamento per l'innaturale separazione e risveglia il ricordo dell'unione. Quanto a coloro che sono refrattari a tale ricordo, si può ben dire che sono spiritualmente morti. Ad essi si potrebbe propriamente applicare l'espressione dantesca: « Siete quasi entòmata in difetto, si come vermo in cui formazion falla» (Pmg., ro, 128-9).

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Pensiamo che René Guénon si riferisse appunto ad esseri capaci di intendere tale esigenza e di aspirare alla realizzazione spirituale quando si esprimeva in questi termini: «Coloro che hanno possibilità intellet­tuali abbastanza estese ... sono abbastanza equilibrati da avere, quasi istintivamente, la sicurezza che non correranno mai il rischio di cedere a nessuna vertigine mentale; bisogna pur dire che tale sicurezza non è pie­munente giustificata finché non abbiano raggiunto un certo grado di sviluppo effettivo, ma il solo fatto di possederla, senza neppure rendersene conto molto chia­ramente, dà già loro un notevole vantaggio. Non in­tendiamo parlar qui di coloro che hanno una fiducia piu o meno eccessiva in se stessi; in realtà, le persone di cui parliamo, anche se non lo sanno ancora, ripon­gono la loro fiducia in qualcosa di piu alto della loro individualità, poiché in qualche modo presentano que­gli stati superiori la cui conquista totale e definitiva può essere ottenuta mediante la conoscenza metafisica

IO pura» . Aggiungiamo che è pr·ecisamente soltanto a chi è

capace di avere tale «presentimento» e tale aspirazio­ne alla conoscenza metafisica pura (la quale, realizzan­dosi, fa tutt'uno con la realizzazione spirituale) che René Guénon consacrò tutta la sua opera, e tutto quan­to qui scriviamo non può avere per noi altro valore e altro intento che quello ·di costituirne in qualche modo, e senza dubbio molto imperfettamente, un prolunga­mento".

IO Cfr. RENÉ GuÉNON, Oriente e Occidente, Conclusione, p. 242 della traduzione italiana (ed. Studi tradizionali, 1965).

11 Notiamo di sfuggita che, a dire il vero, ciò rende del tutto insensate e ridicole le supposizioni con le quali ci sono state attribuite le intenzioni anche politiche piu contrastanti e piu estt·a­nee a guanto può veramente contare per noi. Però, anche invenzio­ni come queste obbediscono in realtà a una loro logica: in partico-

CHE COSA VUOL DIRE REA LIZZAZIONE SPIRITUALE?

III

Dopo i chiarimenti che abbiamo cercato di dare sul significato della realizzazione spirituale, notiamo che i casi di aspirazione autentica ad essa, e di una quali­ficazione intellettuale del tutto preliminare per perse­guida, appaiono ancora assai piu rari di quanto po­trebbe sembrare fermandosi ad un punto di vista piu superficiale. Peraltro, come è indicato nel brano sopra citato, anche in quei casi rari ed eccezionali il senso di sicurezza non è del tutto giustificato, almeno fino a quando non sia stato raggiunto un certo grado di svi­luppo effettivo.

Il fatto è che anche chi abbia in sé la certezza do­vuta a ciò che Guénon chiama presentimento degli «stati superiori» 12 si appoggia, almeno inizialmente e in quanto individuo umano, a dei riflessi di natura men­tale e, piu in generale, pskhica, con tutte le connes­sioni e i coinvolgimenti individuali che vi si ricolle­gano. Tali contenuti mentali e psichici, qualunque essi siano, e proprio in quanto riflessi dello spirituale, han-

lare, bisogna pur riconoscere che è perfettamente naturale che ognuno si immagini ed applichi agli altri soltanto quelle motivazio­ni che rientrano nell'ambito delle proprie abitudini mentali e nei limiti della propria comprensione.

12 Si potrebbe osservare che il « notevole vantaggio», attri­buito da Guénon a chi possieda la certezza dovuta al « presenti­mento » degli « stati superiori » dell'essere, comporta anche dei riflessi operativi immecliati, in particolare a motivo del distacco con il quale consente di meglio situare ed affrontare le vicende indivi­duali e la via da percorrere. Anche sotto questo aspetto è dunque senza dubbio assai importante saper mantenere « desto» tale pre­sentimento; peraltro, occorre anche non farsi illusioni eccessive, sia nel senso di non confondere quella capacità di distacco con una componente psicologica che potrebbe persino essere negativa na· scondendo un'incapacità di partecipare a determinati aspetti della realtà, sia nel senso che, qualora la via iniziatica proceda davvero in profondità, riserverà prima o poi all'individualità delle «crisi » ben piu radicali di quanto si può immaginare ai primi passi.

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no pur sempre un carattere necessariamente relativo e propriamente ambiguo: sono validi per ciò che di su­periore traducono, illusori però per le condizioni limi­tative in cui si manifestano. Anzi, se un'adeguata chia­rezza intellettuale fa difetto13

, proprio quei contenuti psichici (in particolare razionali e immaginativi) che possono attrarre per il riflettersi in essi di w1.a realtà superiore, appunto in virtu di tale forza di attrazione sono anche suscettibili di multiformi sviluppi illusori, soprattutto nella nostra epoca, combinandosi con la duplice rete quasi inestricabile dell'autoaffermazione individuale, e della confusione insinuante di un am­biente ormai condotto verso la sovversione.

Chi ha qualche esperienza del mondo in cui vivia­mo non dovrebbe avere difficoltà a ricordare innume­revoli esempi che, in direzioni diverse, illustrano quan­to abbiamo indicato. Non c'è dubbio che, se fosse pos­sibile una storia dei tentativi recenti di operare nel senso della realizzazione spirituale, si tratterebbe molto spesso di una storia di tentativi deviati e falliti 1

\ quan-

13 Si dovrebbe parla1·e qui anzitutto di qualificazioni intellet­tuali, e poi di preparazione teorica adeguata. A proposito di que­st'ultima, ricordiamo che « quando la realizzazione non sia precedu­ta da una preparazione teorica sufficiente, possono verificarsi dispa­rate confusioni, ed esiste sempre la possibilità di perdersi in qual­cuno di quei domini intermedi nei quali non si è punto protetti contro l'illusione; solo nel dominio della metafisica pura si può avere tale garanzia la quale, acquisita una volta per sempre, per­mette di affrontare in seguito senza pericoli qualunque altro domi­nio» (cfr. Oriente e Occidente: Intesa e non fusione, p. 230 della traduzione italiana).

14 Parlando di tentativi falliti, pensiamo qui a coloro che, partiti da una posizione in cui era presente un'aspirazione alla spiritualità, hanno poi preso direttive di tutt'altra natura e tali da alimentare le illusioni per sé e per gli altri. Naturalmente, assai diverso è il caso di coloro che, nel corso di una via di realizzazione autentica, incontrano ostacoli troppo grandi, rispetto alle loro qua­lificazioni, per poter procedere speditamente. Beninteso, tale situa­zione non dovrebbe scoraggiarli, ma indurii piuttosto a moltiplicare

CHE COSA VUOL DIRE REALIZZAZIONE SPIRITUALE?

do non si tratti addirittura di correnti ormai attivamen­te al servizio delle forze che illusoriamente si oppon­gono alla spiritualità e si preparano ad affermare il loro effimero dominio apparente sul nostro mondo.

In queste condizioni, è certamente piu che mai im­portante evitare di accontentarsi di tutto ciò che, a qual­siasi livello, rappresenta soltanto dei riflessi ambigui di verità, e, anche quando si siano trovati degli appoggi e degli strumenti validi, occorre tendere instancabil­mente all'essenziale non suscettibile di falsificazione né di deviazione perché di ordine universale e inattacca­bile dalle contingenze 15

• Per chi nonostante tutto aspi­ri a percorrere una via che lo conduca alla realizzazione spirituale, sarà dunque necessaria una chiarezza men­tale che mantenga aperto l'orientamento verso l'intel­lettualità sopraindividuale di cui essa è il riflesso, sarà indispensabile una vigilanza costante nei riguardi di se stessi come nei riguardi dell'interferenza di confu­sioni di qualsiasi genere, mentre, per contro, occorre­rà un'applicazione rigorosa delle condizioni e delle tec­niche riguardanti l'intervento delle influenze spiritua-

i loro sforzi e a rafforzare la loro determinazione nella direzione voluta.

15 In particolare, ciò riguarda anche l'attitudine da mantenere in relazione alle espressioni in forma razionale che dovrebbero servire di appoggio per una conoscenza di ordine profondo; come scriveva RENÉ GuÉNON, «i "concetti" in se stessi, e soprattutto le "astrazioni", non ci interessano proprio per niente (come non interessano tutti coloro che intendono porsi da un punto di vista strettamente ed integralmente tradizionale) » (Metafisica e Dialetti­ca, in Iniziazione e realizzazione spirituale, p. 24 della traduzione italiana, ed. Studi Tradizionali). E ciò vale, ad esempio, anche contro le sia pur involontarie riduzioni della stessa opera di Guénon a delle specie di sistemi « ghenonisti », fin troppo facili a prodursi per una sorta di « solidificazione » mentale contro la quale sarebbe di capitale importanza saper reagire (se se ne fosse capaci), per trarre l'efficacia propriamente intellettuale che dell'opera di Guénon è la vera ragion d'essere.

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li 16• Soprattutto, sarà richie&to di attuare (anche se gra­

dualmente e con un punto di partenza estremamente periferico 17

) l'impegno e il sacrificio piu sincero e piu totale della propria individualità 18 nei riguardi del suo Principio e di ciò che lo rappresenta.

Queste considerazioni sono senza dubbio ancora mol­to generiche, ma speriamo possano essere intese alme­no da qualcuno per il loro vero significato, che è tut­t'altro che una vana astrazione, cosi come speriamo di aver modo di trarne piu precise applicazioni. Del re­sto, in ogni caso, tutto dipende da quell'assentimento essenziale alla verità metafisica e alla presenza spiritua­le che è incomunicabile e che, per chi lo riconosce den­tro di sé, è immediato nella sua evidenza. E questo as­sentimento, che scaturisce dall'intuizione di quel Prin­cipio unico in cui risiede la realtà profonda di tutti gli esseri e che è il Sé universale, rappresenta anche un

16 Qui accenniamo soltanto al tema tanto importante dell'in­tervento delle influenze spirituali secondo modalità che non hanno nulla di arbitrario: a ciò si ricollega, in particolare, l'esigenza dell'adesione effettiva alla tradjzione in una delle sue forme spe­cifiche, l'esigenza del ricollegamento a una catena iniziatica, e la corretta attuazione delle moda lità rituali corrispondenti.

17 Il fatto che il punto di partenza individuale sia estrema­mente periferico rispetto alla meta da realizzare non deve certo stupire, specialmente se si tratta dell'individualità « profana » di un occidentale moderno. Quello che conta è piuttosto di prendere coscienza, senza troppe illusioni, di tale punto di partenza, impli­cante anche l'esigenza di sviluppare un preliminare lungo e spesso penoso lavoro di rettifica della propria individualità, al quale può fornire appoggio, in particolare, un'iniziazione ai «piccoli misteri». È questa una delle ragioni dell'interesse con il quale René Guénon considerò l'iniziazione massonica per gli Occidentali aspiranti a una realizzazione spirituale, pur restando imprescindibile la necessità di non perdere mai di vista l'orientamento metafisica fondamentale se non si vuole che le possibili applicazioni possano diventare motivo di dispersione o di deviazione .

18 Accenniamo qui appena di sfuggita alla questione veramen­te decisiva del sacrificio e della « morte iniziatica » dell'individuali­tà, presupposto della realizzazione spirituale autentica.

CHE COSA VUOL DIRE HEALIZZAZIONE SPIRITUALE?

inesprimibile e formidabile strumento di uruone fra tutti coloro che vi partecipano 19•

GIOVANNI PONTE

19 L'attuazione effettiva di tale intrinseca unione viene messa duramente alla prova dall'ambiente moderno che, da parte sua, mette in opera tutti gli strumenti di dispersione c di separazione. A queste tendenze pensiamo dunque si debba reagire con la massima determinazione, in modo da attuare le virrualità insite in tale unione: ed è ciò che intendiamo fare anche con il fatto stesso di affermarla qui per quei lettori che ]a possono riconoscere.