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GENERAZIONI LEGACOOP EMILIA-ROMAGNA 2013 | Intervento Assemblea dei Delegati | pag. 2 / 2 Cooperazione bene comune Assemblea dei Delegati Legacoop Emilia-Romagna 11/07/2013 Intervento di Chiara Bertelli, portavoce di Generazioni Emilia-Romagna L'Assemblea di oggi è intitolata “Cooperazione bene comune”. Un titolo che impone una riflessione sul carattere e gli aspetti valoriali di cui la cooperazione è portatrice. Cooperazione come modello imprenditoriale che mette al centro la persona, sia che si parli dei lavoratori, sia che si tratti di persone svantaggiate a cui la cooperazione sociale fornisce risposte, non tralasciando i cittadini che cooperano per soddisfare i propri bisogni. Un modello di impresa che può diventare un riferimento, per chi ha perso o non trova il lavoro, per chi ha buone idee ma poche risorse, per chi spesso si trova ai margini senza un sostegno. La storia ci insegna che le cooperative nascono dalla capacità economica, morale e politica, che ebbero più generazioni di persone di trasformare profonde ferite collettive in opportunità. Così fu in Inghilterra, in seguito al malessere sociale ed economico causato dalla rivoluzione industriale e così fu nelle nostre terre, in risposta alla condizione di sfruttamento e miseria in cui vivevano i braccianti agricoli. Così dovrebbe essere oggi, in un momento di crisi sicuramente diversa, ma non meno profonda di quella della prima rivoluzione industriale. Una crisi in cui il capitalismo finanziario e individualistico ha mostrato tutti i suoi limiti e provocato danni economici e sociali che oggi paiono irreversibili. Non dimentichiamo che, quest'anno, è il primo anno di quella che l'ICA ha definito la “cooperatives decade”, ovvero il decennio in cui le cooperative si pongono l'obiettivo di essere le imprese che cresceranno maggiormente, nel mondo. E noi siamo sicuri che sarà così. Anzi, che per quello che ci riguarda potrebbe essere così. Dico potrebbe perché in Italia, purtroppo, chi si definisce esperto di imprese sociali, non sempre conosce le cooperative. Ed è colpa nostra. Quasi sempre, tra le imprese che vengono definite pioniere del welfare aziendale, ci sono le multinazionali, quando sappiamo che nelle cooperative il welfare aziendale esiste da molto prima che qualcuno lo definisse tale. Potrebbe perché di più di 800 start up innovative registrate quest'anno al registro delle imprese, solo 16 sono cooperative. Potrei continuare parlando di rendicontazione sociale e di responsabilità di impresa, ma credo sia già abbastanza chiaro ciò che intendo dire. L'impressione è che abbiamo smesso di raccontare chi siamo. In alcuni casi, abbiamo addirittura ceduto pezzi di identità, per avvicinarci ad un modello che ha già dimostrato di non essere vincente. La storia, è vero, è costellata di momenti dolorosi, di errori che sono stati pagati cari e che tuttora qualcuno continua a pagare. Ma dalla storia si deve imparare e questo è senz'altro il momento di volgere lo sguardo il più lontano possibile, alla ricerca di un'idea di futuro, per le cooperative, i soci, i lavoratori e per coloro che nella cooperazione potranno trovare una risposta. I valori, innanzitutto. Democrazia, mutualità, sobrietà, redistribuzione, attenzione al territorio, legalità e trasparenza.

Gener assemblea delegati 11 07 2013

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"Cooperazione bene comune" Assemblea dei Delegati Legacoop Emilia-Romagna 11/07/2013 Intervento di Chiara Bertelli, portavoce di Generazioni Emilia-Romagna

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GENERAZIONI LEGACOOP EMILIA-ROMAGNA 2013 | Intervento Assemblea dei Delegati | pag. 2 / 2

Cooperazione bene comune Assemblea dei Delegati Legacoop Emilia-Romagna 11/07/2013 Intervento di Chiara Bertelli, portavoce di Generazioni Emilia-Romagna L'Assemblea di oggi è intitolata “Cooperazione bene comune”. Un titolo che impone una riflessione sul carattere e gli aspetti valoriali di cui la cooperazione è portatrice. Cooperazione come modello imprenditoriale che mette al centro la persona, sia che si parli dei lavoratori, sia che si tratti di persone svantaggiate a cui la cooperazione sociale fornisce risposte, non tralasciando i cittadini che cooperano per soddisfare i propri bisogni. Un modello di impresa che può diventare un riferimento, per chi ha perso o non trova il lavoro, per chi ha buone idee ma poche risorse, per chi spesso si trova ai margini senza un sostegno. La storia ci insegna che le cooperative nascono dalla capacità economica, morale e politica, che ebbero più generazioni di persone di trasformare profonde ferite collettive in opportunità. Così fu in Inghilterra, in seguito al malessere sociale ed economico causato dalla rivoluzione industriale e così fu nelle nostre terre, in risposta alla condizione di sfruttamento e miseria in cui vivevano i braccianti agricoli. Così dovrebbe essere oggi, in un momento di crisi sicuramente diversa, ma non meno profonda di quella della prima rivoluzione industriale. Una crisi in cui il capitalismo finanziario e individualistico ha mostrato tutti i suoi limiti e provocato danni economici e sociali che oggi paiono irreversibili. Non dimentichiamo che, quest'anno, è il primo anno di quella che l'ICA ha definito la “cooperatives decade”, ovvero il decennio in cui le cooperative si pongono l'obiettivo di essere le imprese che cresceranno maggiormente, nel mondo. E noi siamo sicuri che sarà così. Anzi, che per quello che ci riguarda potrebbe essere così. Dico potrebbe perché in Italia, purtroppo, chi si definisce esperto di imprese sociali, non sempre conosce le cooperative. Ed è colpa nostra. Quasi sempre, tra le imprese che vengono definite pioniere del welfare aziendale, ci sono le multinazionali, quando sappiamo che nelle cooperative il welfare aziendale esiste da molto prima che qualcuno lo definisse tale. Potrebbe perché di più di 800 start up innovative registrate quest'anno al registro delle imprese, solo 16 sono cooperative. Potrei continuare parlando di rendicontazione sociale e di responsabilità di impresa, ma credo sia già abbastanza chiaro ciò che intendo dire. L'impressione è che abbiamo smesso di raccontare chi siamo. In alcuni casi, abbiamo addirittura ceduto pezzi di identità, per avvicinarci ad un modello che ha già dimostrato di non essere vincente. La storia, è vero, è costellata di momenti dolorosi, di errori che sono stati pagati cari e che tuttora qualcuno continua a pagare. Ma dalla storia si deve imparare e questo è senz'altro il momento di volgere lo sguardo il più lontano possibile, alla ricerca di un'idea di futuro, per le cooperative, i soci, i lavoratori e per coloro che nella cooperazione potranno trovare una risposta. I valori, innanzitutto. Democrazia, mutualità, sobrietà, redistribuzione, attenzione al territorio, legalità e trasparenza.

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I confini. Andiamo oltre. Guardiamo all'Europa, al mondo. Siamo all'interno di un movimento internazionale, stringiamo rapporti con i cooperatori del resto del mondo, guardiamo cosa fanno, creiamo reti, che saranno il nostro vantaggio competitivo per l'internazionalizzazione. Il nuovo. Creiamo le condizioni affinché nelle cooperative sia più facile innovare. Favoriamo i percorsi di carriera basati sul merito. Valorizziamo i talenti. Creiamo connessioni con i luoghi in cui si produce il sapere. Promuoviamo la cooperazione presso i giovani, investiamo sui nuovi, futuri cooperatori. Puntiamo all'innovazione negli ambiti che ci sono propri e in cui siamo i migliori. Trasversalmente la comunicazione. Ricominciamo a parlare di noi, dei nostri tratti distintivi, crediamo in ciò che facciamo e restituiamo un'immagine positiva, come sistema di imprese, di persone e di valori. Facciamo attenzione a ciò che comunichiamo con le immagini e con i simboli o anche solo con i luoghi che scegliamo per i nostri eventi. Sobrio non vuol dire brutto, così come sfarzoso non è sinonimo di bello. Chi era a Cervia alla nostra assemblea annuale può capire cosa intendo. Facciamo tutto questo anche nell'Associazione. Approfittiamo del percorso di riorganizzazione che abbiamo deciso di intraprendere per rendere ancora migliore Legacoop. Le nuove Leghe territoriali potranno essere più efficienti nel nuovo assetto se sapranno valorizzare le straordinarie competenze che hanno al loro interno, puntando anche su internazionalizzazione, innovazione e promozione. Riorganizzarsi mantenendo saldi i principi e i valori vuol dire anche eliminare le distorsioni e creare nuove opportunità di lavoro. No agli incarichi dopo la pensione, all'accumulo irrefrenabile di cariche, a contratti sbilanciati, chi troppo, chi molto poco. Se mettiamo in atto queste misure, c'è caso che riusciamo anche a trovare nuove figure, preparate, che abbiano una prospettiva sufficientemente lunga davanti a loro, da riuscire a pensare al futuro con speranza e voglia di mettersi in gioco. Facciamolo anche nel momento in cui definiamo i contorni dell'ACI. Mettiamoci del nostro. E non lo sto dicendo solo a Giuliano o a Paolo che ci mettono la loro faccia quotidianamente. Lo sto dicendo anche a tutti gli altri. Non cediamo pezzi della nostra identità. Valorizziamo i beni comuni. I giovani cooperatori si stanno impegnando perché il modello cooperativo si diffonda e si sviluppi, superando i propri limiti. Lo facciamo creando reti a livello internazionale, studiando e partecipando a conferenze su temi specifici, in Italia e in altri paesi del mondo, spesso a nostre spese; lo facciamo portando all'attenzione dei tavoli istituzionali le nostre esigenze e specificità. Non ultimo l'incontro tenutosi il 3 luglio scorso con il Ministro Zanonato, in cui Generazioni è riuscito ad ottenere l'avvio di un percorso di lavoro con il Ministero, su temi quali il supporto finanziario alle start up cooperative e la revisione dei sistemi di rating. Lo facciamo nel poco tempo libero che abbiamo a disposizione, perchè ognuno di noi, quotidianamente, è impegnato in associazione o in cooperativa a svolgere il proprio lavoro (di cooperatore, si intende). Lo facciamo perché pensiamo che non sia sufficiente affrontare quotidianamente le situazioni di crisi delle nostre cooperative o gestire le emergenze quando si presentano. Pensiamo sia necessario alzare lo sguardo e puntarlo lontano. Non foss'altro perché in questa casa vorremmo starci con orgoglio e senza soffrire troppo, per i prossimi 30 anni.