48
GENESI 1-11 I primi undici capitoli della Genesi, detti talora “storia delle origini”, hanno caratteristiche particolari che li distinguono dalle altre pagine del primo libro della Sacra Scrittura. In essi viene descritta un storia di Dio con gli uomini, segnata da continui interventi divini. Non si tratta di una storia in senso moderno. Gli autori non potevano conoscere quanto era avvenuto millenni prima di loro e neppure si può pensare ad una tradizione orale ininterrotta dal momento della creazione a quello in cui queste pagine sono state scritte. Essi si sono posti alcuni problemi fondamentali della vita umana e hanno trovato la risposta con il ragionamento e con la riflessione teologica, fatta con la luce di Dio: la loro può quasi essere definita una “visione teologica della storia” Non volevano insegnarci la storia, la geografia, la scienza , ma manifestare l’amore di Dio che fa partecipi gli esseri viventi della sua felicità, offre loro la sua amicizia, li libera dalla schiavitù del male. E lo fanno descrivendo le vicende dell’uomo dei primi tempi, che sono anche le vicende costanti dell’uomo. Dice un biblista : “Dal genere letterario particolare di questi capitoli risulta che l’autore sacro non narrò la cronaca familiare dei primi uomini, ma la storia della salvezza delle origini. Gli scrittori biblici esposero nelle prime pagine della Genesi fatti realmente accaduti che ebbero un ruolo di primissimo piano dei primi uomini e influirono poi, notevolmente, nella vita di tutta l’umanità “ ( R. Koch) . I primi undici capitolo della Genesi appaiono come un’unità . Iniziano con la creazione e proseguono con la primitiva comunità umana, il sorgere della cultura , le molte razze, il diluvio, la Torre di Babele la dispersione dei popoli, la pluralità delle lingue. Questi fatti sono attraversati dal peccato sotto varie forme ( disobbedienza a Dio, fratricidio, vendetta smisurata, impurità dilagante ) che porta al diluvio; segue un nuovo inizio, ma il peccato continua con l’arroganza umana che sfida Dio e approda alla divisione dell’umanità. Per comprendere bene queste pagine, per cogliere il messaggio che gli autori hanno voluto trasmetterci, il loro nucleo essenziale, la dottrina che ha valore di storia, l’insegnamento, che è parola di Dio rivelata, e distinguerle dalla forma, dal rivestimento, è necessario conoscere la mentalità degli scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti. Tutto ciò è possibile con quello studio attento e approfondito che gli esperti hanno fatto e continuano a fare di questi capitoli. Così la critica letteraria ha notato che in queste pagine sono presenti due tradizioni: la prima, detta javista (J ), del X secondo avanti Cristo, nata al Sud di Israele, ai tempi di Salomone e l’altra, detta sacerdotale ( P - dal termine tedesco “ priestercodex” ) , del periodo dell’esilio babilonese ( 587-538 a. C). Queste due traduzioni sono state fuse da un Redattore finale nel V secolo avanti C. Nei capitoli 1-11 della Genesi sono della tradizione javista, tra l’altro, i racconti del paradiso terrestre, della caduta, dei figli di Duo, del diluvio , della torre di Babele; questa tradizione ha una concezione di Dio decisamente antropomorfa, ma non senza dignità e insiste sulla sua volontà di salvare l’uomo . La tradizione sacerdotale presenta Dio vicinissimo all’uomo, interessato ai suoi problemi, alle sue difficoltà, alla sua vita, lla sua sopravvivenza; scritta nel tempo dell’esilio rimedita gli avvenimenti passati alla luce del presente per assicurare un ritorno in patria: è come un invito alla speranza.

GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

  • Upload
    vandien

  • View
    217

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

GENESI 1-11

I primi undici capitoli della Genesi, detti talora “storia delle origini”, hanno caratteristiche particolari che li distinguono dalle altre pagine del primo libro della Sacra Scrittura. In essi viene descritta un storia di Dio con gli uomini, segnata da continui interventi divini.

Non si tratta di una storia in senso moderno. Gli autori non potevano conoscere quanto era avvenuto millenni prima di loro e neppure si può pensare ad una tradizione orale ininterrotta dal momento della creazione a quello in cui queste pagine sono state scritte. Essi si sono posti alcuni problemi fondamentali della vita umana e hanno trovato la risposta con il ragionamento e con la riflessione teologica, fatta con la luce di Dio: la loro può quasi essere definita una “visione teologica della storia”

Non volevano insegnarci la storia, la geografia, la scienza , ma manifestare l’amore di Dio che fa partecipi gli esseri viventi della sua felicità, offre loro la sua amicizia, li libera dalla schiavitù del male. E lo fanno descrivendo le vicende dell’uomo dei primi tempi, che sono anche le vicende costanti dell’uomo. Dice un biblista : “Dal genere letterario particolare di questi capitoli risulta che l’autore sacro non narrò la cronaca familiare dei primi uomini, ma la storia della salvezza delle origini. Gli scrittori biblici esposero nelle prime pagine della Genesi fatti realmente accaduti che ebbero un ruolo di primissimo piano dei primi uomini e influirono poi, notevolmente, nella vita di tutta l’umanità “ ( R. Koch) .

I primi undici capitolo della Genesi appaiono come un’unità . Iniziano con la creazione e proseguono con la primitiva comunità umana, il sorgere della cultura , le molte razze, il diluvio, la Torre di Babele la dispersione dei popoli, la pluralità delle lingue. Questi fatti sono attraversati dal

peccato sotto varie forme ( disobbedienza a Dio, fratricidio, vendetta smisurata, impurità dilagante ) che porta al diluvio; segue un nuovo inizio, ma il peccato continua con l’arroganza umana che sfida Dio e approda alla divisione dell’umanità.

Per comprendere bene queste pagine, per cogliere il messaggio che gli autori hanno voluto trasmetterci, il loro nucleo essenziale, la dottrina che ha valore di storia, l’insegnamento, che è parola di

Dio rivelata, e distinguerle dalla forma, dal rivestimento, è necessario conoscere la mentalità degli scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti.

Tutto ciò è possibile con quello studio attento e approfondito che gli esperti hanno fatto e continuano a fare di questi capitoli.

Così la critica letteraria ha notato che in queste pagine sono presenti due tradizioni: la prima, detta javista (J ), del X secondo avanti Cristo, nata al Sud di Israele, ai tempi di Salomone e l’altra, detta sacerdotale ( P - dal termine tedesco “ priestercodex” ) , del periodo dell’esilio babilonese ( 587-538 a. C). Queste due traduzioni sono state fuse da un Redattore finale nel V secolo avanti C. Nei capitoli 1-11 della Genesi sono della tradizione javista, tra l’altro, i racconti del paradiso terrestre, della caduta, dei figli di Duo, del diluvio , della torre di Babele; questa tradizione ha una concezione di Dio decisamente antropomorfa, ma non senza dignità e insiste sulla sua volontà di salvare l’uomo . La tradizione sacerdotale presenta Dio vicinissimo all’uomo, interessato ai suoi problemi, alle sue difficoltà, alla sua vita, lla sua sopravvivenza; scritta nel tempo dell’esilio rimedita gli avvenimenti passati alla luce del presente per assicurare un ritorno in patria: è come un invito alla speranza.

Page 2: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

La forma letteraria di Genesi 1-11 è tipica della cultura medio orientale antica, con particolari elementi del mondo israelitico, come l’ambiente religioso monoteistico, un atteggiamento antipoliteistico e una maggiore elevatezza . Il genere letterario è mitico o meglio queste pagine sono scritte con

linguaggio mitico, che consiste nel rappresentare alcuni aspetti di Dio e dell’uomo con simboli o immagini collegati sotto forma di racconto.

Genesi 1, 1 – 2, 4

La creazione

Capitolo 1 1 In principio Dio creò il cielo e la terra. 2 La terra era informe e deserta e le

tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. 3Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu. 4 Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. 5Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo. 6 Dio disse: "Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque". 7Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. 8Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno. 9Dio disse: "Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l'asciutto". E così avvenne. 10 Dio chiamò l'asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona. 11Dio disse: "La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie". E così avvenne. 12E la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. 13E fu sera e fu mattina: terzo giorno. 14 Dio disse: "Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni 15e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra". E così avvenne. 16 E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. 17Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra 18e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona. 19E fu sera e fu mattina: quarto giorno. 20Dio disse: "Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo". 21Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. 22 Dio li benedisse: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra". 23E fu sera e fu mattina: quinto giorno. 24Dio disse: "La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro specie". E così avvenne. 25Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. 26 Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali

Page 3: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra".27 E Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. 28Dio li benedisse e Dio disse loro:

"Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra". 29Dio disse: "Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. 30A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde". E così avvenne. 31Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.

Capitolo 2

1 Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. 2Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. 3Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando.

_______ Nella Genesi abbiamo due racconti di creazione. Il primo è quello di tutto il capitolo 1° e dei primi

quattro versetti del 2°; il secondo si trova nel capitolo 2. Gli studiosi attribuiscono il secondo ad un autore detto Jahvista o J , che ha scritto attorno agli anni 1000 avanti Cristo, mentre per il primo parlano di uno scrittore sacerdotale o P ( dal tedesco “priesterscrift” ), vissuto intorno agli anni 500 avanti Cristo, che aveva negli occhi la catastrofe in cui era crollato il regno d'Israele, la sconfitta e la perdita della libertà, che però non avevano spento in lui la fede. I due autori nel raccontarci la creazione ricorrono a elementi provenienti da sistemi pagani, smussandoli ( e ciò è fatto soprattutto dall’autore sacerdotale), dove sono in contrasto con la loro fede, come, in altro campo, facevano i primi cristiani che erigevano le chiese con parti di templi pagani.

L’autore sacerdotale, che ha scritto questo testo, racconta la creazione, in forma poetica con determinate norme stilistiche, come il parallelismo e il numero settenario, molto conosciuti ai suoi tempi; tiene conto di particolari interessi mnemonici, cioè vuole aiutare la memoria del narratore e degli ascoltatori e vuole fare delle sottolineature particolare, come quella riguardante il sabato. Leggendo questo testo, come del resto tutta la Scrittura, non si deve cercare una risposta a problemi che lo scrittore sacro ignorava o che non presentavano alcun interesse per lui, come in questo caso, per esempio, la risposta a quando e come è avvenuta la creazione.

Chi ha scritto questa pagina è un sapiente della cerchia sacerdotale, vissuto verso gli anni 500 avanti Cristo, che alla storia della salvezza ha voluto premettere questo capitolo su Dio creatore. Imbevuto delle idee pseudoscientifiche della cosmografia dei suoi contemporanei, subendo e correggendo i mitici racconti assiro-babilonesi ha composto questa pagina , forse legando insieme due testi precedenti, uno con caratteristiche più teologiche ( es 3.6.9.11.14 .. ) e l’altro più sapienziali ( es 4.7.16.17…).

Egli non intendeva darci un resoconto scientifico sulla creazione, ma presentarci il frutto di una riflessione sapienziale e liturgica sull’uomo e sul creato. Lo scopo delle Sacre Scritture è annunziare chi è l’uomo, qual è il suo rapporto con Dio e quale è la via che lo conduce alla piena realizzazione. Esse vogliono rispondere ai nostri interrogativi di fondo: “Perché, mentre aspiriamo alla vita e alla felicità, c’è

tanta sofferenza e c’è la morte? Perché la terra è così piena di pericoli. Perché l’amore fra l’uomo e la

donna può diventare causa di rovina, ecc. “ Ora, per comunicarci la risposta di Dio, gli autori sacri devono usare un linguaggio. Quale? Naturalmente quello del loro tempo. Nonostante però la veste primitiva, i testi biblici sono sempre ricchi di contenuti stupendi.

Una delle visioni cosmologiche orientali era quella che troviamo nel poema babilonese della creazione Enuma Elish ( “Quando di sopra “, parole con cui inizia il poema ). All’inizio vengono creati gli dei da due elementi primordiali: Apsu ( le acque dolci che sono sotto la terra ) e Tiamat ( le acque salate

del mare ) Il dio più abile è Ea che vince Apsu e ne fa l’abisso. Tiamat reagisce, ma gli dei incaricano Marduk di vendicarsi e questi inizia una lotta corpo a corpo con Tiamat. Marduk vince e uccide Tiamat dividendolo in due parti: con una costruisce il cielo e con una la terra. Il poema si chiude con l’esaltazione del dio Marduk e con i suoi cinquanta nomi. L’uomo viene creato per servire gli dei; è il dio Ea che con il sangue di un dio sacrificato Kingu, crea l’uomo che viene ad avere nelle sue vene il sangue di un dio decaduto. Ai tempi della composizione del racconto biblico della creazione nell’immaginario del popolo c’era il mare primordiale ( tehon ), che rievocava la lotta col drago Tiamat ( in ebraico Tehon ) che spalanca le fauci e minaccia la terra da ogni lato. Il sesto versetto del racconto biblico dice che la

Page 4: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

volta del cielo sorge in mezzo alle acque e separa le acque dalle acque; quindi la terra dell’uomo è compresa nelle acque infinite del mare primordiale e solo la volta celeste impedisce che ne sia travolta. Nell’immagine mitica la terra è edificata entro le fauci del potente drago o serpente che la inghiottirebbe

se la divinità non risultasse vittoriosa nella lotta. Il testo biblico dice che “la terra era informe e deserta ( tohu wabohu ) e le tenebre ricoprivano

l’abisso” , e ciò rimanda al mitico oceano primordiale e alla lotta faticosa col drago ( Tiamat ) del dio babilonese Marduk. C’è come “una” lotta di Dio con l’oceano o col drago, come è detto anche altrove: “

hai schiacciato Raab come un cadavere” ( Sl 89,11); “Nella tua forza hai diviso il mare, sulle acque hai

schiacciato le teste dei draghi, hai fracassato le teste di Leviatan, l’hai dato in pasto ai pescicani” ( Sl 74,

13 ). “ In quel giorno il Signore, con la sua dura, grande, forte spada punisce il Leviatam, il serpente che

s’attorciglia, e uccide il drago del mare”. (Is 27, 1; cf Ap 12 ). Esiste un tempo primordiale che perdura sempre, quanto è accaduto , una lotta col “drago” si ripete di continuo. Ma l’immagine di Dio è potente: il drago , che per i pagani era una minaccia, davanti a Lui è un animale finito; al mondo non v’è forza alcuna

contro cui Dio debba faticare per imporsi, né v’è forza che possa lottare contro di lui. Dio libera l’uomo dalle potenze che lo minacciano ( abisso, caos, tenebra ).

La parola “beresit”, “arché” in greco, “principium” in latino, non significano esattamente “in principio”, come traduce l’italiano, ossia non si riferisce solo all’inizio del tempo, ma anche all’interno del mondo in cui viviamo. Che il mondo è creato “in principio” significa che l’essenza del mondo sta

nell’essere creato da Dio. Se cielo e terra fossero eterni, Dio li avrebbe creati dall’eternità. E il mondo non è concepibile senza la sua creazione. Ma che il mondo è creato ( barà ) da Dio dal principio non significa che una volta creato non ha più bisogno di Dio, come alcuni oggi sono portati a pensare; per l’uomo della Bibbia infatti la realtà esistente è creata e viene completamente determinata dal creatore. Quindi che il

mondo è creato dal principio significa che ha origine da Dio e per sua natura da lui dipende sempre. Non si deve pensare che l’autore con l’ordine qui presentato voglia descrivere il vero ordina della

creazione, ma un ordine che lui ha inteso dare, che può essere l’ordine del mito dove il primo e l’ultimo posto indicano un primato gerarchico; qui infatti le creature più importanti sono la luce all’inizio e l’uomo alla fine. La luce, più di ogni altra cosa , s’addice a Dio e al mondo. Egli non crea il vuoto desolato, il buio sinistro e le acque morte, crea la luce, ove egli opera compare la luce. Non si è quindi molto lontani dall’altro testo biblico: “ Dio è luce e non c’è tenebra in lui”. ( 1 Gv 1, 5 ) . L’altra creatura più importante è l’uomo ed è all’ultimo posto, perché su di lui è posto l’accento più marcato, dal momento che è il coronamento, il sovrano della creazione.

La settimana della creazione non va letta scientificamente. Essa non rappresenta la successione reale delle opere di Dio. Questa pagina ha somiglianza con i miti assiro-babilonesi, ma differisce anche molto da essi. E contiene molti messaggi da leggere attentamente e su cui meditare.

Eccone alcuni: Tutto l’universo ha origine da Dio e riflette la sua bontà. Dio è unico, purissimo Spirito, distinto

dal mondo, amore creatore. Niente avviene per puro caso, ma tutto è creato da Dio . Non esiste un dio del male, il sole, le stelle, i pianeti, le forze della natura non sono dei, ma creature. Dio è come un padre e una madre, prima prepara con cura l’ambiente e poi vi colloca l’uomo. Il suo lavoro divino e il suo riposo, al settimo giorno, sono il tipo del lavoro e del riposo umano.

Tutto ciò che Dio crea è “buono”, ma l’uomo e la donna insieme sono una cosa “ molto buona”. Essi sono le creature più importanti sono al di sopra di ogni animale, la vegetazione e loro sottomessa e dominano su ogni essere vivente. Sono ambedue creati simili a Dio. Vivono in relazione con Lui, in relazione col cosmo che dominano, in relazione tra di loro. La diversità dei sessi e il matrimonio sono

voluti da Dio e la procreazione, cui tende il matrimonio, è il compimento di un disegno provvidenziale del Signore.

La creazione è limitata ( è fatta in sei giorni ). Essa tende al sabato, cioè all’infinito di Dio. In particolare l’uomo è chiamato a rispettare il sabato non solo per un riposo, ma soprattutto per una necessaria tensione al suo Creatore e al Sabato eterno. Celebrare il giorno del Signore significa partecipare alla

libertà, al riposo e quindi alla pace di Dio, significa celebrare la nuova alleanza. Significa contemporaneamente anticipare il mondo nuovo, in cui non ci saranno più schiavi né padroni, ma solo liberi figli di Dio.

Page 5: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

Capitolo 1 IN PRINCIPIO (1 ) L’ebraico dice “Beresit”, è il termine con cui ha inizio questo racconto della creazione e da cui prende anche nome il primo libro della Bibbia, la Genesi. La parola può avere la traduzione che riporta la Bibbia Cei. “In principio”; essa evoca un inizio assoluto, unico, e afferma che prima non c’era nulla. Una seconda traduzione è: “Quando Dio cominciò a creare, la terra era informe e deserta”. E’ la traduzione della Bibbia TOB e dice che noi siamo entrati nella storia quando Dio ha deciso l’opera della creazione, ma non dice nulla dell’esistenza o no di un prima. La terza traduzione: “In un principio”, fa supporre che si tratti di uno dei tanti inizi possibili, che ignoriamo; per noi uomini la storia inizia con questo “principio” . I

Padri interpretavano “in Principio” in senso personale, ossia nel Verbo, principio di ogni creatura. DIO (1 ) Il testo dice: Elohin, termine che si avvicina al semitico El, ilu, elah, allah e al punico elin. Questo nome appare 35 volte. Quando l’autore scrisse questo poema, Israele era giunto a confessare Dio in un monoteismo assoluto e universale, ma non era sempre stato così. Giosuè asserisce: “ Un tempo i vostri

padri servivano altri dei” ( cap.24 ). Fu in un secondo tempo che Israele scoprì l’unicità di Dio, che chiamò Elohin, plurale di El. Ed El era una divinità molto nota nel mondo semitico, era i padre degli dei, creatore delle creature e antenato dei giorni; a questa divintà è legato il toro, simbolo di forza e di fecondità. Il nome “El” serviva anche a designare tutti gli altri dei, poiché erano tutti suoi figli; così a Gerusalemme Melchisedech adorava El Elyon, e ai tempi di Abramo troviamo nella Bibbia anche Ed Shaddai, o “dio della montagna”. La scoperta per Israele sarà che tutti questi differenti El non sono che uno solo, identificato in Javhé. CREO (1 ) Il termine ebraico è “barà”, che si trova nella Bibbia 47 volte, in alcuni casi nel senso di “fare”, in altri di “plasmare” ed etimologicamente ha il significato di “fare una cosa tagliando”. Non è mai usato per un’azione umana, ma solo per azioni divine e implica l’idea di novità e straordinarietà dell’effetto e di facilità dell’azione divina, compiuta senza sforzo. Non abbiamo qui l’idea del fare “dal niente”, dato che lo scrittore ai suoi tempi non si poneva questo problema. La rivelazione che afferma che Dio ha creato “dal nulla” la troviamo solo più tardi al tempo dei Maccabei: “Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra,

osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose esistenti; tale è anche l'origine del genere

umano"( 2 Mc 7, 28 ).

IL CIELO E LA TERRA ( 1 ) “Cielo e terra” significa l’intero universo. Il mondo è “fatto”, è opera di Dio, è determinato, in potere di Dio, non nel senso che l’ha creato e poi lo ha abbandonato, Dio “opera sempre”. Il mondo è inconcepibile senza la creazione. Se per ipotesi il mondo esistesse da sempre Dio lo avrebbe creato dall’eternità.

Page 6: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

LA TERRA ERA INFORME E DESERTA (2 ) Avvenuta la creazione tutto dovrebbe essere in ordine, invece la Genesi dice che la terra era “informe e deserta”,“ tohu wabohu”, come troviamo nell’originale. Quindi la terra era formata

sostanzialmente, ma era priva di animali, piante e uomini, circondata dell’abisso (tehon ), coperto di tenebre. Ma c’è anche un’altra traduzione, quella della Bibbia TOB, che dice: “Quando Dio iniziò la

creazione del cielo e della terra, la terra era deserta e vuota” e questa ci rimanda agli antichi miti e dice che di fronte a questo mondo informe, Dio interviene con la sua creazione. LE TENEBRE RICOPRIVANO L’ABISSO (2) L’idea dell’abisso preesistente la troviamo in tutte le civiltà orientali. E’ il “tehon”, che ricorda il babilonese Tiamat. Qui abbiamo la triade: caos, abisso, tenebre. Ma Elohin domina tutto. LO SPIRITO DI DIO (2 ) Lo spirito ( ruah ) di Elohin aleggia sulle acque dolci ( vedi l’Apsu orientale ). Forse indica un elemento primordiale del Cormo, l’aria tremolante che come uccello, (colomba ) cova il mondo nascente. I giudeo-cristiani pensavano alla Sapienza, ma più conformemente alla Bibbia questo termine indica la Parola, il comando di Dio, che eccita il mondo a prendere una forma. “Dalla Parola del Signore furono fatti

i cieli, dall’alito della sua bocca tutto il loro ornato”.

Primo giorno: luce

DIO DISSE (3 ) Col v. 3 inizia il racconto della creazione che ha la durata di sei giorni. L’attività del creatore si esplica in due serie di otto opere (4+4 ), nella prima delle quali si prepara l’ambiente (primi tre giorni ) e nella seconda si mettono gli esseri che si muovono ( ultimi tre giorni ). L’asserzione: “Dio disse” appare 10 volte. La creazione non è generazione o emanazione o discendenza, è chiamata, è vocazione. Dio sta davanti alla creazione e la chiama all’esistenza, ma Egli è distante dalle creature, è tutt’altro. SIA LA LUCE (3 ) Perché prima la luce? Perché lo scritture pone le cose in gerarchia (la luce infatti si addice a Dio,

è segno di Dio)?. Per concezioni cosmologiche mesopotamiche? Perché la luce è necessaria per ogni lavoro? Perché è in contrapposizione alle tenebre e all’abisso ? ERA COSA BUONA (3 ) E’ una “cosa” , non un dio come alcuni la consideravano allora. Ma “è buona” e Dio si rallegra. E’ il primo di sette apprezzamenti simili. E SEPARO’ ( 4) Il significato etimologico di “barà” è “fare una cosa tagliando” e questa separazione ricorda il mito di Enuma Elish in cui Marduk separa, taglia in due Tiamat. Il tema della luce pervade tutta la rivelazione biblica: la separazione della luce dalle tenebre fu il primo atto del creatore e la luce sta alla fine della storia

Page 7: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

della salvezza, la nuova creazione che avrà Dio stesso per luce ( Ap.21, 5 ). La luce, come tutto il resto non esiste che come creatura di Dio; le tenebre sono nella stessa situazione, perché lo stesso Dio “forma la luce e

le tenebre” ( Is 45, 7 ) ed egli sa “dove abita la luce e dove hanno dimora le tenebre” ( Gb 38,19 ) ; perciò luce e tenebre cantano la lode del creatore. Ogni concezione mitica viene così ad essere radicalmente eliminata e luce e tenebre hanno un significato simbolico positivo o negativo; le tenebre restano un lato oscuro della vita umana. Ed è sempre Dio che non solo crea, ma come re fissa anche i ruoli: “e chiamò la

luce giorno e le tenebre notte”.

E FU SERA E FU MATTINA (5 ) Le giornate sono calcolate secondo le indicazioni del calendario lunare, con inizio al tramonto.

Secondo giorno: cielo

SIA IL FIRMAMENTO (6 ) Le indicazioni provengo dai miti orientali. Marduk taglia in due Tiamat e con una metà né fa il cielo. Simile separazione di cielo e di terra fa il dio Shu in Egitto. E anche in Cina le acque salite al cielo vengono imbrigliate. La separazione e tra “le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono

sopra”. E’ formata una “lamina” che Dio chiama “cielo”. Per gli ebrei era una costruzione solida quanto la terra, era sostenuto da colonne ( Giobbe 26, 11 ), munita di “cateratte” , con serbatoi della pioggia, della neve, della grandine ( sei mai giunto ai serbatoi della neve, hai mai visto i serbatoi della grandine? Gb 38,

31 ) da cui al momento opportuno uscivano gli elementi che cadevano sulla terra ( le cateratte del cielo

si aprirono. Cadde la pioggia sulla terra: Gn 7,11-12).

Terzo giorno: mare e vegetazione

Page 8: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

LE ACQUE CHE SONO ( 9 –11 ) Come nel giorno precedente Dio opera una separazione tra “la terra” e “le acque che sono sotto il cielo”. Queste formano il mare e la terra diviene fertile, e, per una forza insista in essa (vedi la “madre

terra ) produce la vegetazione: verdura, graminacee, alberi. Terra e mare sono creati ed hanno il nome da Dio, e la vegetazione, che era alla base dell’economia agricola, dipende totalmente da Dio. Queste precisazioni sono in polemica con i culti della terra madre di Baal, dio della pioggia che muore in inverno e rinasce in primavera e della sua compagna Aresa, che presiedevano alla fecondità e contro cui lottarono i profeti. Quarto giorno: Sole, luna, stelle

FONTI DI LUCI NEL FIRMAMENTO ( 12 -19) Siamo alle seconda parte della creazione, all’ornamento dell’universo. Preparato con le prime quattro opere l’ambiente di vita, Dio, con le seguenti quattro, popola l’universo. In corrispondenza alla creazione della luce del primo giorno vengono creati gli astri: sole, luna e stelle. Questa puntalizzazione è in polemica con le credenze del tempo. In Egitto il sole era dio, e in oriente la luna era un divinità che presiedeva alla vegetane, ai cicli della vita e delle acque, e gli astri avevano qualità divine e astrologiche ed erano venerati. L’autore dice che sono invece solo “lampade”, create da Dio, che producono un aumento di luce e servono a regolare il calendario civile e religioso. Nello scrivere di questa creazione non c’era e

non ci poteva essere nell’autore nessuna preoccupazione scientifica tipica dell’astronomia moderna.

Quinto giorno: uccelli e animali marini

Page 9: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

LE ACQUE BRULICHINO ( 20-23 ) In corrispondenza alla creazione delle acque inferiori , nel quinto giorno, con gli uccelli si popolano le acque evaporizzate e con i pesci le acque ammassate nei mari e nei fiumi. Dio crea gli animali: è ripetuto qui il termine “barà” come per la creazione della luce e come è detto dell’uomo. Come la terra anche le acque hanno una forza vitale intrinseca; sono esse che producono i pesci, gli uccelli, e anche gli animali che sono nell’acqua, dice l’autore in polemica con l’ambiente , sono semplici creature e non degli dei. In

ambiente babilonese troviamo Ea e Marduk che devono combattere contro i mostri Apsu e Tiamat, nel mondo degli Hittiti il dio Uragano deve combattere contro il drago e anche Zeus deve vedersela con Tifone, tutti esseri che hanno potenze divine. Non è vero niente, dice l’autore; non esistono draghi divini e anche i mostri marini sono solo creature di Dio che non si devono temere.

Sesto giorno : animali terrestri e uomo

LA TERRA PRODUCA ( 24 ) Nel sesto giorno vengono creati tutti gli animali terrestri, che sono divisi in tre categorie : animali domestici, rettili e fiere della terra. Dopo la creazione degli animali e prima della creazione dell’uomo, troviamo la considerazione : “E Dio vide che era cosa buona”. DIO DISSE (26 ) Siamo arrivati al fastigio della creazione e il tono diventa solenne. Dio dice: “Facciamo l’uomo”. Perché il plurale? Ci sono molte opinioni al riguardo. E’ da escludere che sia un “parlare” all’interno della Trinità. Alcuni pensano che Dio si rivolga alla sua corte. Questa è l’opinione di commenti rabbinici e persino il Corano fa cenno a Dio che ne parla agli angeli, i quelli vorrebbero dissuaderlo. C’è chi dice che parla già all’uomo. Per altri invece l’espressione indica una grande deliberazione, quasi un parlare di Dio a se stesso ( ma però un plurale maiestatis, che allora era sconosciuto ) nel momento in cui si accinge a compiere l’opera più importante della creazione. A NOSTRA IMMAGINE ( 26 ) Molti miti parlano dell’origine dell’uomo. Ad Uruk l’uomo è prodotto dalla terra, a Nippur Enlil lo crea con le mani come un artigiano. Cosi fa anche in Egitto il dio Khum, a Eridu lo fa Ea col sangue di un dio ucciso, per servire gli dei. In questo racconto biblico l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio. Anche questa espressione ha registrato molti tentativi di spiegazione. La somiglianza con Dio trova una spiegazione nel potere che Dio dà all’uomo di dominare sui pesci, sugli uccelli, sulle bestie. L’uomo non è creato per

servire Dio, come nella mitologia, ma è creato come colui che sta di fronte a Dio nella sua creazione sulla terra, e solo sulla terra, poiché il suo dominino non si estende al cielo, né al tempo che egli dovrà rispettare. Il potere dell’uomo è limitato; egli è al di sopra degli animali, ma resta molto simile a loro. Si può dire che l’uomo è , per l’immagine di Dio, sia nel corpo che nell’anima, buono, sapiente, bello, glorioso, pieno di fasto, vigoroso, splendente, come gli Elohin, come il futuro Verbo incarnato. E’ a causa di tale superiorità spirituale e fisica che l’uomo è il reggente di Dio nella creazione e ha il dominio sugli animali della terra.

Page 10: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

DIO CREO (27 ) Per tre volte è ripetuto il verbo “bara”. Dio crea l’umanità maschio e femmina senza alcuna distinzione tra l’uomo e la donna. Essi insieme sono chiamati all’esistenza per essere ad immagine e somiglianza di Dio. Non troviamo più la traccia dell’antico mito dell’androgino, dell’uomo inizialmente bisessuato e poi per un accidente separato in due sessi; qui l’uomo e la donna sono creati insieme nella loro possibilità di essere faccia a faccia e di riprodursi.

DIO LI BENEDISSE ( 28 ) All’umanità sessuata Dio dà la sua benedizione, identica a quella degli animali. L’uomo e la donna dovranno procreare e riempire la terra. Tuttavia c’è una diversità con gli animali. A questi Dio fissa un programma, che deve compiersi naturalmente, all’uomo e alla donna non stabilisce un programma senza di loro, ma li vuole partecipi e in dialogo ( disse loro ); l’uomo riceve la legge, ma è chiamato a collaborare. SOGGIOGATE LA TERRA E DOMINATE (28 ) Dio dà all’umanità , e solo ad essa, un altro impegno. Dovrà “dominare” la terra. Alla creazione di Dio dovrà seguire l’opera dell’uomo, che dovrà proteggere la vita e prolungarla e condurre la creazione

verso il suo compimento. ECCO IO VI DO’ (29 ) La differenza tra l’uomo e gli altri animali è sottolineata anche dalla diversità di quanto è dato sul cibo. Per gli animali è l”erba verde”, per l’uomo è “ogni erba che produce seme… e ogni albero in cui è il

frutto”. Nei versetti 29-30 inoltre troviamo che tra uomini e animali non c’è aggressività; l’uomo non si nutre di essi e gli animali mangiano “foraggio” . Sono le parole di Isaia ( 11, 6-9 o 65, 25 ). E’ il mondo voluto da Dio e annunziato dai profeti: “ Il lupo dimorerà con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al

capretto, il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà” (Is 11, 6 ).

ERA COSA MOLTO BUONA (31 ) Tutta l’opera di Dio “è cosa buona”, ma l’uomo e la donna che vivono insieme nel matrimonio e

dominano la terra sono “cosa molto buona”.

Capitolo 2 PORTATI A COMPIMENTO (1 ) Il cielo e la terra sono ora come il Signore li vuole. Le “schiere” del cielo sono tutte le stelle e le costellazioni del firmamento ( Sl 33, 6: Is 40, 26 ), ma talora sono confusi con gli angeli che portano i

Page 11: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

messaggi di Dio ( Sl 148, 2 ). Tutte le “schiere”, le creature celesti. obbediscono a Dio, ma anche tutte le

“schiere” della terra, ossia tutto ciò che vive sulla terra, è chiamato a comportarsi davanti a Dio come le “schiere” del cielo. CESSO’ NEL SETTIMO GIORNO (2 ) Dio cessa di creare. Questo non significa che Dio poi non è più intervenuto e non intervenga , dato che la sua opera creativa è continua. La creazione fatta è affidata all’uomo, che dovrà intervenire in essa nei limiti assegnatigli da Dio. Ma qui viene sottolineata la sospensione del lavoro e l’Esodo dice che Dio “si è

riposato nel giorno settimo” ( 20, 11 ), e su questo riposo basa la necessità di interrompere il lavoro non solo per gli Ebrei, ma anche per i loro servi, gli stranieri e persino per gli animali. Il sabato diventa liberazione dal lavoro manuale. E LO COSACRO’ ( 3 ) Il sabato è anche benedetto e santificato ( tagliato, separato). Il settimo giorno è il giorno “separato” dagli altri, messo a parte, diverso. Esso per gli uomini è il tempo del riposo, della

contemplazione, dell’incontro. EGLI CREANDO AVEVA FATTO ( 3 ) A differenza dei sei giorni precedenti il settimo giorno non è seguito dal ritornello: “ e fu sera e fu mattina”. Il giorno resta come sospeso. Forse l’autore ci dice l’attesa di quel giorno di riposo che non ha fine, il giorno in cui non ci sarà né giorno, né notte, il sabato eterno.

Genesi 2, 4-25

Creazione dell’uomo e della donna

4 Queste sono le origini del cielo e della terra, quando vennero creati. Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo 5nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c'era uomo che lavorasse il suolo, 6ma una polla d'acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo. 7Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente.8 Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. 9Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male. 10Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi. 11 Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre attorno a tutta la regione di Avìla, dove si trova l'oro 12e l'oro di quella regione è fino; vi si trova pure la resina odorosa e la pietra d'ònice. 13Il secondo fiume si chiama Ghicon: esso scorre attorno a tutta la regione d'Etiopia. 14Il terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre a oriente di Assur. Il quarto fiume è l'Eufrate.15Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.16Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: "Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, 17 ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui

Page 12: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

tu ne mangerai, certamente dovrai morire".18E il Signore Dio disse: "Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda". 19Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. 20Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l'uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. 21 Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. 22Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. 23

Allora l'uomo disse: "Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall'uomo è stata tolta". 24Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne.25Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, e non provavano vergogna.

___________ Il secondo capitolo della Genesi è strettamente collegato col terzo, dove vengono raccontati la

creazione della donna e il peccato di Adamo ed Eva. Queste pagine sono ormai da tutti attribuite alla “tradizione Javista” messa in scritto nel X-IX secolo, mentre la composizione orale è certamente più antica. L’autore, riflettendo sul triste stato dell’umanità e sulla bontà del creatore, per ispirazione divina ci ha lasciato una sublime rappresentazione dello stato originale. Egli non guarda alla scena enorme del cielo e del cosmo, ma a quella più piccola della terra (adamah ). Lo scrittore prende liberamente alcune

figure e simboli mitologici, (es. creazione dell’uomo, giardino, albero della vita, serpente ) e le adatta al

suo messaggio. Le verità sono qui presentate in forma mitica, che è un modo di presentare le cose, diverso da

quello artistico, filosofico, scientifico o storico sperimentale. E’ una forma simbolica molto usuale nell’antichità, che l’Antico Testamento, dove lo usa, depura alla luce della rivelazione, delle forme politeistiche e negative. Il modo di presentazione delle verità mitiche è simbolico. Il mito negli ultimi secoli è stato visto in forma negativa, come favola, ma oggi se ne sta recuperando il valore e viene considerato come l’unico modo, prefilosofico, di esprimere le verità sull'uomo, che altrimenti non sarebbe stato possibile comunicare.

Alcuni elementi mitici usati dallo scrittore Javista

Il Dio vasaio. Sulla creazione dell’uomo ai tempi del nostro autore esistevano molti miti: a Uruk

dicevano che l’uomo era stato tratto dalla terra, a Nippur che era stato creato da Enlil con le mani, come fa un artigiano con una sua opera, allo stesso modo l’uomo è fatto in Egitto da Chnum e a Eridu col sangue di un dio mischiato con la terra. Nel racconto dello Javista Dio come un vasaio seduto alla ruota modella il corpo umano con la polvere (afar), la parte più sottile della terra ( adamah ). L’immagine del vasaio, oltre che nel mondo biblico ( cf Is 29, 15-16 e Ger 18, 1-7 ) la troviamo nell’ambiente culturale del Medio oriente antico. Nel poema di Gilgamesh leggiamo: “ Quando Aruru udì ciò, creò nel suo interno un’immagine di Anu. Aruru si pulì le mani, prese un po’ di argilla e vi delineò…”. Nell’alto Egitto, nel tempio di Luxor, è possibile osservare su una parete il dio Chnum che, seduto alla ruota del vasaio, plasma il principe Amen-hotep e il suo dio tutelare.

Il soffio di Dio. L’idea che il soffio di vita provenisse dalla divinità era molto diffusa nell’Oriente. Alcuni esempi; nel tempio di Seti a Abydo c’è il di Thot mentre tiene il segno della vita nelle narici del re; in un tempio egiziano di dice : “ Il soffio di re sia assegnato al tuo naso e il sofio di Chepre sia in te,

affinché tu viva la tua vita; nel tempio di Thumatis III leggiamo: “Il creatore degli dei… signore del soffio”. Nella Bibbia, oltre che nel secondo capitolo della Genesi troviamo anche altrove la stessa idea ( Gb

33, 4; Sl 104 : ritiri il tuo spirito…ridai il tuo spirito).

Il paradiso. Nel Medio oriente un giardino lussureggiante come quello descritto in Genesi è luogo dei monarchi orientali e dimora degli dei. Una scena simile troviamo anche in Ezechiele ( in Eden,

giardino di Dio: 28, 12-13 ).

L’albero della vita. L’albero della vita ha diverse attestazioni nel Medio oriente. Celebre è l’albero della vita, ossia dell’immortalità, che Gilgamesh ha in dono e poi perde presso un pozzo: “ Un serpente

Page 13: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

odorò l’odore della pianta, dall’acqua salì e prese la pianta. Allora Gilgamesh si sedette e pianse….”

(Tav XI ) “Gilgamesh dove corri? La vita che tu cerchi non troverai” ( Tav X).

Tutti gli elementi usati dall’autore sono da lui epurati da ogni connotazione non congeniale con la rivelazione. Così tra l’altro non c’è nel testo biblico pluralità di dei che combattono, né un duplice principio divino. L’autore con gli questi elementi depurati trasmette i messaggi che intende trasmettere. Con un linguaggio figurato, egli offre al popolo la teologia in una forma comprensibile. Il racconto è infatti una teologia per immagini, altrettanto sublime come quella presentata con altre forme letterarie. E’ una teologia trasmessa in forma diversa. Anche Gesù, che è certamente il più grande teologo, ha presentato il suo insegnamento con le immagini delle parabole.

Alcuni messaggi del secondo capitolo della Genesi: Tutto ciò che esiste ( cielo e terra ) è creato da Dio. Al vertice della creazione sta l’uomo. Egli è

terreno, tratto dalla terra ( adam da adamah ), ma in lui c’è qualcosa di straordinario ( soffio di vita ). Dio vuole che l’uomo viva in amicizia ed intimità con Lui, in uno stato di giustizia, integrità e

immortalità ( giardino in Eden, albero della vita ). L’uomo è libero: può aderire o rifiutare il progetto divino.

Il lavoro è un impegno gioioso con cui l’uomo “coltiva e custodisce la terra”. Anche il mondo animale è donato all’uomo. Egli ne è padrone ( impone i nomi ).

Da solo però l’uomo è infelice. Ha bisogno di qualcuno che abbia la sua stessa dignità, gli sia simile, ma sia anche complementare. E Dio crea la donna come aveva creato Adamo ( Adamo dalla terra,

Eva dalla costola ). Essa è pari in dignità ( costola ), ma complementare ( stupore di Adamo ) . I due sono chiamati ad essere “una sola carne “.

NEL GIORNO ( 4 ) Il racconto javista della creazione ha inizio al v. 4b, con la presentazione di una situazione che può essere vista in parallelo con il caos primitivo della versione sacerdotale ( “la terra era informe e deserta e

le tenebre ricoprivano l’abisso “:1,2 ). Qui abbiamo una terra arida e incolta come la vede un contadino. “ Nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il

Signore Dio non aveva fatto piovere e nessuno lavorava il suolo e faceva salire dalla terra l’acqua dei

canali per irrigare tutto il suolo ( 2, 4-6 ). Anche secondo i miti antichi di Enuma Elish è detto: “ quando

in alto il cielo non era nominato…in basso la terra non aveva nome, i giuncheti non erano ancora, né i

canneti erano visibili”.

IL SIGNORE DIO PLASMO’ L’UOMO (7 ) L’uomo è “adam” tratto dal suolo, “adamah”. L’uomo è terra, polvere, elemento estremamente distante da Dio. Dio sceglie una cosa infima, un’assoluta nullità e la innalza.

E SOFFIO’ NELLE SUE NARICI ( 7 ) Dio soffia e la terra plasmata inizia a vivere. Il “soffio” di Dio è “Nishmat Hayyim” e l’uomo diventa “Nefesh Hayyah” ( persona vivente ). Da notare che secondo la concezione ebraica l’uomo ha tre elementi: Basar ( corpo); Nefesh (personalità ) e Nismat Hayyh ( o Ruah ) ( principio vitale) , che hanno anche gli animali. La concezione che l’uomo sia composta di anima e corpo proviene dal mondo

greco. Nella cultura ebraica per indicare qualcosa che è proprio solo dell’uomo si parla di Hayah ( vivere ), termine usato solo per gli uomini o di Neshamah ( autocoscienza) detto nella Bibbia 24 volte solo di Dio e dell’uomo ( es. Prov 20, 27).

Page 14: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

Paradiso terrestre : J. Bruegel il Vecchio

UN GIARDINO IN EDEN (8 ) Creato l’uomo, Dio gli prepara in Eden un giardino , di cui la tradizione descriveva la straordinaria amenità e la relativa ubicazione. Eden è un’arida steppa ( Edinu Seru = pianura stepposa ). Dio vi “piantò” un giardino, che occupa la parte orientale di Eden. Nella Bibbia è detto che Dio pianta il suo popolo, ( Es 15, 17; sl 44, 3 ), gli dà stabilità nella terra. E nel giardino colloca l’uomo.

FECE GERMOGLIARE (9) Il giardino è un parco divino, ombroso, ben alberato, dalla vegetazione lussureggiante, quale usavano i monarchi orientali, specialmente persiani; e la parola per indicare il giardino è appunto “gan”, termine di origine persiana. Nel giardino si trova “ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da

mangiare”. Questo era un elemento comune alle descrizioni assiro-babilonesi del “giardino degli dei”. L’autore indica con precisione il luogo dove si svolgerà il dramma del peccato.

L’ALBERO DELLA VITA (9 ) Tra gli alberi ne sono in particolare ricordati due, oggetti di tanti racconti mitici dell’ambiente sumero-accadico, quello della vita,( es. l’erba della vita di Gilgames, l’albero della vita di Giszida ) e quello della conoscenza del bene e del male ( vedi l’albero di Ningiszida e degli apocrifi ebraici ). I due alberi fioriscono nel centro del giardino, nella parte più interna di esso. UN FIUME USCIVA ( 10 ) Nella Bibbia prosegue la descrizione del giardino (2,10-14). La presenza di fiumi è un altro elemento comune alle descrizioni sumero accadeiche del “giardino degli dei” . La sorgente del fiume si trova in Eden, ossia fuori del “paradiso”, l’acqua vi entra e si divide in quattro fiumi. I due primi fiumi sono ignoti, gli altri due sono identificati come Tigri ed Eufrate. Tra gli esegeti alcuni hanno inteso questa localizzazione in senso ideale e hanno pensato ad un paradiso fuori della terra, nei dintorni della “Gerusalemme celeste”; altri hanno pensato ad una località del medio Oriente. Pare certo comunque che l’autore ha voluto portare ad un livello più vicino alla terra le tradizioni dell’abitazione dei primi umani.

Page 15: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

DIO PRESE L’UOMO (15 ) Il versetto 15 si riallaccia al versetto 8. L’uomo creato fuori del paradiso, per un intervento di Dio è trasferito in un ambiente diverso, in una sfera preternaturale, nel paradiso, perché lo lavorasse e lo custodisse, continuando l’opera della creazione e custodendola da ogni male.

QUESTO COMANDO ALL’UOMO (16 ) Dio pone l’uomo davanti a due vie: quelle del bene ( tutti gli alberi, specialmente quello della

vita) e quella del male ( albero della conoscenza del bene e del male ). L’uomo è libero di mangiare di ogni albero, ossia libero di muoversi entro i limiti fissati da Dio. Se vorrà superare questi limiti, rivendicando per sé l’autonomia morale, andrà incontro alla morte fisica e spirituale. NON E’ BENE CHE L’UOMO SIA SOLO (18 ) L’uomo (adam ) plasmato dal Creatore dalla terra (adamah), ha avuto da Dio il soffio di vita (nishmat hayyin ), è divenuto persona vivente (nefesh hayyah) ed è stato posto in un giardino di delizie (gan ). Ma egli non è un’isola, non può vivere isolato. E’ un essere di comunione. Nemmeno Dio gli basta. Anche nei miti orientali Gilgamesh solo quando trova Enkidu è sereno . UN AIUTO CHE GLI CORRISPONDA Un aiuto, che a lui corrisponda, un “ngdo”, speculare, un partner simile a lui, che aiuti nella fatica, sia aiuto nella vita totale spirituale e sessuale, uno che viva in comunione con lui. L’umanità, l’adam, non si realizza con un solo sesso, ma quando ci siano l’uomo e la donna. L’adam infatti esiste in due sessi, che sono sostanzialmente uguali. PLASMO’ DAL SUOLO (19 ) Viene specificato il ruolo degli animali, che nei miti orientali erano i compagni dell’uomo (

Enkidu ), mentre la donna era la seduzione. Ma per la Bibbia gli animali sono sottomessi all’uomo, che ne è padrone. L’autore prima di presentare la donna, che non è una seduzione, ma il partner ideale per l’uomo, sgombra il campo anche dall’ipotesi che gli animali siano come l’uomo. Essi sono essenzialmente diversi: sono soggetti all’uomo, che dà loro il nome, ( “ nomi a tutto il bestiame”) cioè dichiara la sua padronanza. Ma non li trova adeguati a sé ( “non trovò un aiuto simile “).

FECE SCENDERE UN TORPORE (21 ) Il sonno di Adamo è un sonno straordinario, come quello di Abramo. E’ “tardemash, connesso con un’azione di Dio. La creazione della donna è pura opera di Dio, come quella dell’uomo e con modalità simili. Con l’uomo Dio opera da “vasaio”, con Eva da “chirurgo”.

TOLSE UNA DELLE COSTOLE ( 21 ) La costola (sela ) è già presente nei miti sumerici. Il Dio Enki ha dolore alla costola e crea Nti-ti (donna della costola ), che lo cura; “ti” significa costola e anche vita. La donna è tolta da una “parte vitale” e significa che ha la stessa natura. La donna in seguito sarà chiamata Eva. portatrice di vita

Page 16: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

(hawwak). Agostino commenterà “non da testa, non da piedi, ma da costola, perché di pari dignità” e il Talmud dice: perché “cuore a cuore”.

DIO FORMO (22) Con la stessa parte vitale di cui è fatto l’uomo è plasmata la donna. CARNE DELLA MIA CARNE ( 22)

Questa espressione ricorre altre volte nella Bibbia ( Gn 29, 14; 2 Sam 19, 12-13 ) è indica stessa

origine, stessa dignità, stessa discendenza. LA SI CHIAMERA’ DONNA ( 23 ) La donna è “iss-ha” ( = donna ), perché tratta da “is” ( = uomo ). L’italiano non rende la forza di questa asserzione, che dichiara la donna formata della stessa sostanza e avente la stessa origine dell’uomo. Da tutto il racconto appare con chiarezza la fortissima affermazione che la donna ha pari dignità , stessa origine, stessa vocazione. E tutto ciò è detto nel mondo fortemente maschilista di 3000 anni or sono.

L’UOMO LASCERA (24 ) L’uomo e la donna sono certo di pari dignità, ma anche complementari e tendono ad unirsi e ciò avviene nel matrimonio. In esso si verifica un vero “esodo” ( che è una categoria fondamentale della Bibbia ) dalla famiglia di origine alla nuova famiglia. Il motivo per cui l’autore dice che è l’uomo a “lasciare” forse è da attribuirsi alla volontà di valorizzare la donna in quel clima maschilista o è dovuto al clima matriarcale dell’aristocrazia mesopotamica. UN’UNICA CARNE ( 24 ) L’uomo “si unisce”, “aderisce” dice l’ebraico per sottolineare il fatto psicologico, profondo dei che fanno una sola “carne”, non solo dal lato fisico, ma in tutta la persona; qui “carne” sta per persona. Tutto ciò non può avvenire se non nel caso che il matrimonio sia monogamico, cosa che lo scrittore di fatto afferma, pur senza dirlo espressamente.

Page 17: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

Genesi 3, 1-24 Il peccato originale

1 Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: "È vero che Dio ha detto: "Non dovete mangiare di alcun albero del giardino"?". 2Rispose la donna al serpente: "Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, 3ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: "Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete"". 4Ma il serpente disse alla donna: "Non morirete affatto! 5Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male". 6Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. 7Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. 8Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l'uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. 9Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: "Dove sei?". 10Rispose: "Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto". 11Riprese: "Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?". 12Rispose l'uomo: "La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato". 13Il Signore Dio disse alla donna: "Che hai fatto?". Rispose la donna: "Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato". 14Allora il Signore Dio disse al serpente: "Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita.15 Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno". 16Alla donna disse: "Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ed egli ti dominerà". 17All'uomo disse: "Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato: "Non devi mangiarne", maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. 18Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba dei campi. 19Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!". 20 L'uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi. 21Il Signore Dio fece all'uomo e a sua moglie tuniche di pelli e li vestì. 22Poi il Signore Dio disse: "Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male. Che ora egli non stenda la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva per sempre!". 23Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da cui era stato tratto. 24Scacciò l'uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via all'albero della vita.

Page 18: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

_______________ Il racconto della tentazione e del peccato, dell’autonomia etica è presentato in tre quadri: tentazione e peccato ( 1-7), inquisizione (8-13) pena ( 14-19 ), secondo il seguente schema: peccato: serpente, donna, uomo; inquisizione: uomo, donna, serpente; pena : serpente, donna, uomo.

L’autore biblico che ha certamente una mentalità “sapienziale” o fa parte del circolo dei “saggi”, si interroga su grandi problemi esistenziali : significato della vita, della morte, del bene e del male, e trova una risposata risalendo all’origine dell’umanità. Dice che tra la bontà iniziale della creazione e lo stato di esperienza presente è intervenuta una rottura che si chiama disobbedienza a Dio. Questa rottura non è una pura proiezione mitica alle origini, di un’esperienza presente, ma è un fatto che condiziona in modo determinante la situazione storica successiva. Si tratta di un atto umano responsabile. Ma come accadde? L’autore non lo sa, perché non esiste una tradizione, orale autentica che lo possa riportare, né Dio glielo rivela punto per punto. La scoperta delle risposta avviene sotto la luce di Dio, ma i particolari della storia devono essere elaborati dall’autore in una forma che sia insieme comprensibile e simbolicamente velata per i lettori e gli ascoltatori. Il modo per esporla lo trova in alcuni elementi

primordiali di ascendenza mitica (paradiso o parco dei principi con i fiumi e gli alberi prodigiosi, il

potere ostile sotto forma di drago o serpente, il giardino dove passeggiano gli dei, i cherubini, la spada

sfolgorante, ecc ). Dato che la problematica trattata è comune a tanti racconti dell’antichità (miti di

Adapa, di Etana, di Enkidum, di Enki e Ninhursag, di Prometeo e Pandora), l’autore se ne serve ma li pone in una costellazione nuova in cui c’è un solo Dio e non hanno spazio gli elementi in contraddizione con quanto vuole manifestare.

Il serpente. In ebraico è chiamato “nahas” e noi traduciamo “serpente” . S. Girolamo lo traduce “serpente” in questo brano e “drago” in Es 7, 15. Nell’ Apocalisse si parla del “grande drago”, del “serpente antico, che è chiamato diavolo e satana, il seduttore del mondo intero” ( c. 12 ). Il termine “nahas” è forse in rapporto al suo significato di “indurre in errore” o anche di “praticare la magia”. Nelle mitologie dell’antico oriente il serpente riassume simboli diversi: in Canaan le rappresentazioni delle forze sotterranee, in Egitto, Ureo, cobra femmina, rappresenta il fuoco; in Babilonia , mostri creati da Tiamat; in Mesopotamia, è il rapitore della pianta della vita, nell’epopea di Gilgamesh, nell’ambiente in cui viveva lo scrittore biblico indicava e veniva onorato come divinità magica della vita, della salute, della fecondità, della fertilità. Da qui il significato di Genesi 3, 1 di potenza malefica ostile a Dio e all’uomo, che appare improvvisamente, dopo il racconto sacerdotale in una creazione chiamata

ripetutamente “buona”.

L’albero della conoscenza del bene e del male. Di quest’albero non abbiamo avuto ancora chiari riscontri nella mitologia, anche se qualcosa si trova nel mito di Ningiszida e nei libri apocrifi degli ebrei. L’albero ha un posto importante nel racconto e dà una conoscenza di ordine spirituale, anche se con una nota esperienziale. L’espressione ha avuto varie traduzione. Eccone alcune: della conoscenza assoluta ( bene e male=tutto ); della conoscenza divina (che solo Dio possiede ); della prosperità e della disgrazia ( è la traduzione della TOB, che la spiega così: “ perché questo sapere mette in grado di essere felici o

disgraziati” ); per stabilire ciò che è bene e ciò che è male ( e la traduzione LDC-ABU). Varie le interpretazioni. Quelle moderna vede nell’albero il simbolo della morale, delle scelte di vita: esse sono dono di Dio, sono proposte e rivelate solo a lui. Ma l’uomo che vuole “essere come Dio” tenterà di sfidare questa esclusività e vorrà lui stesso afferrare il bene e il male, decidendone autonomamente la qualità. E’ questo è il “peccato originale”.

Il peccato originale, nella presentazione del Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC):

“Dio ha creato l’uomo a sua immagine e lo ha costituito nella sua amicizia. Creatura spirituale, l’uomo non può vivere questa amicizia che come libera sottomissione a Dio. Questo è il significato del divieto fatto all’uomo di mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male. L’albero della conoscenza del bene e del male evoca simbolicamente il limite invalicabile che l’uomo, in quanto creatura, deve

liberamente riconoscere e con fiducia rispettare. L’uomo dipende dal creatore. È sottomesso alle leggi della creazione e alle norme morali che regolano l’uso della libertà ( 396 ).

L’uomo, tentato dal diavolo, ha lasciato spegnere nel suo cuore la fiducia nel suo Creatore e, abusando della propria libertà, ha disobbedito al comandamento di Dio. In ciò è consistito il primo peccato dell’uomo. In seguito ogni peccato sarà una disobbedienza a Dio e una mancanza di fiducia

Page 19: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

nella sua bontà (397 ). Con questo peccato l’uomo ha preferito se stesso a Dio, e, perciò, ha disprezzato

Dio: ha fatto la scelta di sé contro Dio, contro le esigenze della propria condizione di creatura e conseguentemente contro il suo proprio bene. Creato in uno stato di santità, l’uomo era destinato ad

essere pienamente “divinizzato” da Dio nella gloria. Sedotto dal diavolo, ha voluto diventare come Dio. Ma senza Dio e anteponendosi a Dio, non secondo Dio ( 398 ) .

La Scrittura mostra le conseguenze drammatiche di questa disobbedienza. Adamo ed Eva perdono immediatamente la grazia della santità originale. Hanno paura di quel Dio di cui si sono fatti una falsa immagine, quella cioè di un Dio geloso delle proprie prerogative ( 399 ) . L’armonia nella quale erano posti, grazie alla giustizia originale, è distrutta, la padronanza delle facoltà spirituale dell’anima sul corpo è infranta; l’unione dell’uomo e della donna è sottoposta a tensioni; i loro rapporti saranno segnati dalla concupiscenza e dalla tendenza all’asservimento. L’armonia con la creazione è spezzata: la

creazione visibile è diventata aliena e ostile all’uomo. A causa dell’uomo la creazione è “sottomessa alla caducità” ( Rm 8, 20). Infine la conseguenza implicitamente annunziata nell’ipotesi della disobbedienza si realizzerà: l’uomo tornerà in polvere, quella polvere dalla quale fu tolto. La morte entra nella storia dell’umanità ( 400 ).

Alcuni messaggi del terzo capitolo della Genesi:

Il meraviglioso disegno divino della creazione è subito messo a soqquadro dalla libera decisione dei primi esseri umani. Essi sono subito tentati di avere la piena autonomia morale ( mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del mele ). E cedono ad essa.

La tentazione viene dall’esterno, da satana, presentato come un serpente, segno dell’idolatria. Egli fa apparire l’autonomia morale, senza Dio, come una fonte di conoscenza assoluta e di divinizzazione e il male come un bene affascinante.

Il peccato commesso dai primogenitori consiste nell’aver voluto decidere prescindendo da Dio

ciò che era bene e ciò che era male. Gli effetti dl peccato sono catastrofici: gli occhi si aprono, ma vedono lo sfacelo morale (si

accorsero di essere nudi ); l’autonomia è acquistata ( è diventato come uno di noi ), ma è un’autonomia negativa; è persa la giustizia e l’integrità è la morte fisica e spirituale fa il suo ingresso nel mondo ( non prenda anche dell’albero della vita ); la sofferenza, l’ingiustizia, la prepotenza dilagano nel mondo; la terra produce triboli e spine, il lavoro diventa faticoso, la gioia di generare una nuova vita diventa un travaglio, nella coppia all’amore subentra la rivalità.

Dio però non abbandona l’umanità: prospetta subito la salvezza (ti schiaccerà il capo ) e la tiene sotto la sua protezione ( fece tuniche di pelli e li vestì )

La libertà è una delle grandezze dell’uomo. Ma è anche un rischio. Tutto dipende dall’uso che egli ne fa.

La vera libertà è quella che si tiene in linea col bene, con la verità, ossia con la volontà di Dio e la sua legge, Dirà Gesù “ La verità vi farà liberi”

IL SERPENTE (1 ) La presenza dell’articolo denota un serpente speciale ben noto allo scrittore e ai lettori, i quali dovevano pensare alle varie attribuzioni dell’animale nell’ambiente semitico. “Il serpente” era considerato un dio serpente, un serpente sacro, un simbolo delle varie divinità della vegetazione, una guardia dei santuari e dei confini, un simbolo della vita, il custode del’erba vitale, mezzo efficace per

Page 20: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

divinare eventi futuri e per praticare magia nera e diabolica, in Ugarit uno della corte del dio El, era connesso con azioni contrarie alla volontà di Dio; la raffigurazione del serpente era usata come amuleto per avere la vita e la saggezza nelle pratiche magiche.. Ce n’era in abbondanza perché l’autore lo usasse come simbolo per indicare la tentazione di Adamo. Lentamente poi, nella Scrittura, il serpente venne a simboleggiare Satana.

ERA IL PIU’ ASTUTO (1 ) La parola “arum” (astuto ), nell’AT talora denota una realtà desiderabile ( libri sapienziali) altre volte indica scaltrezza negativa (Giobbe 5, 12 ). Qui indica un’astuzia ingannevole. DISSE ALLA DONNA ( 1) Perché è tentata per prima la donna? Forse era la più incline ai culti idolatrici ( vidi le donne di

Salomone ), forse come sacerdotessa cananea del culto della fertilità tentava l’uomo. Nel racconto che segue troviamo una descrizione della tentazione con i suoi miraggi e le sue

falsità e una finissima presentazione della psicologia umana di fronte alla tentazione.

ALCUN ALBERO (1 ) Il tentatore esordisce con una menzogna: “non dovete mangiare di nessun albero”. La donna accetta il dialogo, che avrebbe dovuto evitare, ed esagera la proibizione: non lo dovete toccare .

NON MORIRETE AFFATTO ( 4 ) Il serpente nega che la non osservanza della proibizione porti alla morte, trattando Dio da bugiardo, e dice che tale proibizione proviene dall’astio geloso della divinità, che vuole impedire l’accesso al divino sapere. Al contrario, asserisce, mangiando dell’albero gli uomini raggiungeranno il sapere degli esseri divini e conosceranno il bene e il male. Il tentatore non parla di una conoscenza intellettuale, ma sperimentale, nell’ambito della decisione e dell’azione. La tentazione non riguarda la

conoscenza del mondo, che Dio aveva già concesso , ma l’autonomia etica, il farsi regola a se stessi, diventare “come Dio”, mentre il Signore aveva chiesto il riconoscimento della situazione creaturale e la sottomissione a Lui.

Page 21: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

BUONO DA MANGIARE (6 ) Il germe del male è ormai entrato nel cuore della donna e ha eccitato la diffidenza contro Dio, la curiosità, il desiderio di indipendenza e l’albero cioè l’autonomia etica, appare come cosa buona,

gradita, desiderabile. Il peccato interno è ormai commesso, il dono dell’integrità è sparito. NE MANGIO’, ….. DIEDE AL MARITO (6 ) La donna mangia e invita al peccato anche il marito che pecca anche lui. Il loro peccato, che i teologi chiameranno “originale”, non consiste nell’aver mangiato un frutto e nemmeno nell’aver fatto un qualche altro peccato particolare, ma, come dicono S. Agostino e S. Tommaso, nella ribellione ad ogni

principio supremo di etica, per diventare principio di se stessi, nel voler determinare, in virtù della propria natura, ciò che è buono e ciò che è cattivo. Filone dice che la ribellione fu possibile perché l’uomo era “medio” tra la docilità e l’autonomia e si determinò verso l’autonomia, in cerca di una vita e di un potere assoluto, come si addice solo a Dio. L’idea che i primogenitori abbiano mangiato una mela, non proviene da una lettura del testo, ma dal latino che chiama il peccato dei progenitori “malum”, ossia “male”, termine che venne interpretato come “mela”.

SI APRIRONO GLI OCCHI (7 ) Il serpente lo aveva promesso “ si apriranno i vostri occhi”, ma l’effetto fu diverso da quello promesso. I loro occhi invece di aprirsi all’illuminazione sovrumana si aprono alla malizia sulla nudità

dell’uno e dell’altro, mentre prima erano in una situazione di innocenza (non ne provavano vergogna). Hanno peccato pensando di “acquistare saggezza” ( edon ) si ritrovano nudi, ( edun ) privi di giustizia. E l’abuso di autorità e di potere fece nascere la paura di Dio onnipotente. POI UDIRONO (8 )

Quanto sia profondo il cambiamento subentrato per la trasgressione del divieto lo mostra subito la prima frase della scena finale : “ poi udirono il Signore nel giardino alla brezza del giorno e l’uomo con

la sua moglie si nascosero al Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino”. I due odono non la voce, ma il fruscio ( qol) dei suoi passi (2 Sam 5, 24; 1 Re 14, 6 ) quando egli si reca nel giardino all’alzarsi della brezza serotina. Il verso “hithalek qui scelto per la descrizione del passaggio di Dio nell’AT significa la particolare presenza di Dio presso il suo popolo ( Lv 26, 12; Dt 23, 15, ecc ). L’ardito antropomorfismo indica la stretta comunione tra Dio e gli uomini nel giardino. La reazione di Adamo e di Eva, che tentano di nascondersi, indica la situazione subentrata col peccato, in cui sono sconvolti non solo i rapporti degli uomini tra di loro ( si accorsero di esser nudi : 7 ), ma anche con Dio. CHIAMO’ L’UOMO (9) Nella “scena del dialogo” (3, 8-23 ) aperta con l’interrogativo retorico: “ Dove sei?” emerge il primitivo testo della tradizione prejavista, che informava della trasgressione da parte dell’uomo e non da parte della donna e che appare specialmente nei versetti 9-11; la donna viene introdotta quando l’uomo getta su di lei la colpa. Questo colloquio tra Dio e l’uomo e la donna è una lontana imitazione di un interrogatorio, che però non era conosciutonella procedura penale israelitica. Adamo ed Eva si

nascondono, ma Dio parla all’uomo che si nasconde; l’uomo risponde stando nascosto, sfuggendo alosguardo di Dio, ma la parola di Dio agisce e mette a confronto nozioni di giudizio, di timore, di vergogna, di scusa e di accusa. Parlano all’inizio solo Dio e l’uomo, ma sono avvolti nel dialogo la donna, l’albero, il serpente. HO AVUTO PAURA (10 ) La paura, che spinge l’uomo a nascondersi, denota che sono sconvolti i rapporti degli uomini non solo tra di loro, ma anche con Dio. La nudità indica qui la condizione di creatura o la condizione di indigenza e di peccato; questa esperienza nasce dal confronto con l’infinito CHI TI HA FATTO SAPERE (11 ) Dopo la spiegazione dell’uomo, Dio fa prendere coscienza della mutata situazione ( chi ti ha

fatto sapere ) e che il sovvertimento è dovuto alla trasgressione del divieto ( hai forse mangiato ). LA DONNA (12 ) L’uomo scarica la colpa sulla donna e, sembra addirittura che accusi Dio ( che mi hai posta

accanto ).

DISSE ALLA DONNA (13 ) La donna rigetta a sua volta la colpa sul serpente. Uno è diventato nemico per l’altro e i due restano chiusi nell’isolamento della colpa. L’interrogatorio non prosegue oltre, ma si ferma qui, senza che sia interrogato il serpente. ALLORA (14 )

Page 22: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

Nei versetti 14-19 viene presentata la pena inflitta ai trasgressori, seguendo l’ordine causale: serpente, donna, uomo. Il castigo segue l’ordine della colpa, anche se le dichiarazioni sembrano separarlo. Esso è già operante nel fatto che ad Adamo ed Eva si aprono gli occhi e nel conflitto espresso nella scena precedente. La dichiarazione del castigo non fa altro che spiegare quello che è già in atto.

DISSE AL SERPENTE (14 ) Il serpente è maledetto, e così viene pronunziata quella parola che sarà pronunziata molte volte più tardi. La condizione naturale del serpente che striscia nella terra, si presenta come espressione del castigo meritato. In questa presentazione del serpente bisogna scorgere un motivo eziologico; nel fatto che il serpente sia tanto limitato lo javista vede una limitazione di origine, dovuta ad una maledizione; lo scrittore non si preoccupa di presentare uno stato precedente del serpente, ma dice come è ora. Il serpente sta qui in rapporto speciale con un essere sovrumano, che la tradizione biblica posteriore ha identificato con Satana; il castigo colpisce perciò il demonio, raffigurato nel serpe tentatore. Le espressioni: “ sul ventre camminerai e polvere mangerai” sono frasi idiomatiche che descrivono quindi non tanto la sorte del serpente che ha sempre avuto quella condizione, quanto quella del principe vinto, che si deve prostrare davanti al trono del vincitore. “Possano i tuoi nemici, dice un testo di El Amarna, mangiare la polvere”.

IO PORRO’ INIMICIZIA (15 ) Ma il serpente-demonio, dovrà subire anche una pena relativa alla sua relazione col genere umano. Dio tra la donna e il demonio, ossia tra Eva, le donne sante della storia della salvezza e soprattutto Maria, tra la “stirpe” ( il seme ), ossia l’umanità e in particolare il Messia e i demoni, porrà una continua inimicizia, che dopo una lotta serrata condurrà il genere umano a lievi ferite ( insidierai il calcagno) e satana alla sconfitta definitiva ( ti schiaccerà il calcagno ). La tradizione ha veduto in questo versetto il “protovangelo”, il primo annunzio della salvezza dell’umanità, a volte in senso direttamente messianico, altre volte, specialmente ai nostri giorni, in senso pieno. L’allusione all’Immacolata

Concezione si può dedurre da questo passo solo come conclusione teologica, o meglio, come sensus plenior.

ALLA DONNA DISSE (16-19 ) Segue il castigo della donna e dell’uomo. Nei castighi di cui parla il racconto si potrebbero vedere una serie di eziologie o dei chiarimenti circa l’origine di alcuni fenomeni e mortificanti: il serpente che striscia, i dolori del parto, le angustie e i piaceri dell’eros, la fatica con cui l’uomo si procura il sostentamento e l’incubo della morte. Il racconto fu scritto però per approfondire la condizione dell’uomo nel mondo. L’approfondimento ha la sua radice nel fatto di vederla nella luce di Dio, come in essa Dio si manifesta. LA MOGLIE EVA (20 )

Adamo innocente aveva dato alla prima donna il nome di iss-hah (= donna da “iss = uomo ), ora Adamo peccatore cambia il nome alla peccatrice e la chiama hawwak (= vita) . Per alcuni lo sfondo sarebbe mitico e si rifarebbe al poema sumerico Dilmun, dove il dio Enki soffrì un dolore alla costola (ti), per questo creò una dea che glielo guarisse, chiamata Nink-ti, che significa “donna della costola o donna

che dà la vita”, dato che il termine sumerico “ti” significa anche vita. TUNICHE DI PELLI E (21 ) Il Signore non consegna i progenitori peccatori ad un giudizio senza misericordia. La lotta col serpente lascia intravedere un esito vittorioso ( 3, 15 ). Adamo ed Eva avranno la benedizione dei figli ( 3,

Page 23: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

16-20 ) e anche il dono di tuniche di pelle. Questo dei vestiti è un gesto riconciliatore: è Dio stesso che fa dei vestiti migliori del perizoma di foglie di fico. Nonostante il terribile peccato, Dio non lascia l'uomo

solo.

E’ DIVENTATO COME UNO DI NOI (22 ) Quest’asserzione ha avuto più di una interpretazione. Gli esegeti antichi, senza un vero fondamento nel testo, hanno pretesero di darle un significato ironico; per altri è la constatazione che l’uomo ha ora l’autonomia etica e l’indipendenza. EGLI NON STENDA PIU’ LA MANO Dio proibisce all’uomo di prendere dell’albero della vita, ossia dell’immortalità. La proibizione è dettata da misericordia: se l’uomo fosse diventato immortale sarebbe restato per sempre peccatore, fissato nel peccato come i demoni o come i dannati dopo la morte.

DIO LO SCACCIO’ ( 23 -24) Dio espelle Adamo ed Eva dal giardino e li rimanda alla terra da cui erano stati tratti. I cherubini con le spade, che impediscono l’accesso al paradiso sono figure della mitologia ugaritica, dove facevano parte della corte di El, ed erano conosciuti nell’ambiente dello scrittore. I cherubini erano colossi alati mezzo uomini e mezzo animali, che stavano di guardia nei templi e nei palazzi e che qui custodiscono l’albero della vita; la spada fiammeggiante a zig zag è simbolo dell’interdetto e ai primi uomini è interdetto l’accesso all’albero della vita.

Page 24: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

Genesi 4, 1-16 Caino uccide Abele

Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino e disse: "Ho acquistato un uomo grazie al Signore". 2 Poi partorì ancora Abele, suo fratello. Ora Abele era pastore di greggi, mentre Caino era lavoratore del suolo. 3Trascorso del tempo, Caino presentò frutti del suolo come offerta al Signore, 4mentre Abele presentò a sua volta primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, 5ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. 6Il Signore disse allora a Caino: "Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? 7Se agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai".8Caino parlò al fratello Abele. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. 9Allora il Signore disse a Caino: "Dov'è Abele, tuo fratello?". Egli rispose: "Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?". 10Riprese: "Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! 11Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. 12Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra". 13Disse Caino al Signore: "Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono. 14Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi ucciderà". 15Ma il Signore gli disse: "Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!". Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse. 16 Caino si allontanò dal Signore e abitò nella regione di Nod, a oriente di Eden

________________ Al peccato di Adamo ed Eva fa seguito la lotta di due fratelli e l'uccisione di Abele.

L’autore probabilmente ha trovato un racconto già esistente che poteva aver avuto come sfondo i contrasti tra le tribù sedentarie, come i Cananei ( Caino) e le tribù seminomadi, come i Madianiti ( Abele) ed era un’esaltazione della vita semi-nomade ( Abele ). Siamo all’inizio della civiltà con una divisione tra pastori ed agricoltori del tempo neolitico, da cui sorgono due forme di culto. L’autore ha

collegato la storia con quella dei primogenitori per motivi teologici ed ha voluto trasmettere alcuni messaggi importanti. il valore sacro della vita, l’importanza della coscienza, il dilagare del male nel mondo in un mondo in cui le culture dell’agricoltura e della pastorizia erano in lotta e vigeva la vendetta tribale.

Dopo il peccato fondamentale della rottura con Dio dei progenitori, viene la violazione della fratellanza, l’uccisione del fratello, che è peccato contro Dio. CAINO (1) L’etimologia fa derivare il nome “Caino” (qayin ) dall’asserzione di Eva : “ Ho acquistato (qaniti ) un uomo”. ABELE (2) Abele, in ebraico è “hebel”, che forse significa “soffio”, “alito” ed indica il tempo breve della vita di Abele.

Page 25: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

PASTORE … LAVORATORE DEL SUOLO (2) Caino ed Abele rappresentano due dei principali modi di vita dell’antichità : la vita contadina e quella pastorale . Con Caino e Abele inizia la divisione del lavoro. GRADI ABELE (4) Non è detto perché il Signore gradisca l’offerta di Abele a preferenza di quella di Caino. Questa scelta del più debole riguarda il Signore ( Es. 33, 19 ) ed è ricorrente nella Bibbia, dove vediamo scelti i minori Isacco, Giacobbe, Giuda, invece dei maggiori Ismaele, Esaù, Ruben. NE FU MOLTO UIRRITATO (4) Caino non accetta la scelta di Dio d assume un aspetto corrucciato ed abbattuto. Tiene il volto fisso a terra come chi medita vendetta. IL PECCATO E ACCOVACCIATO Caino , se vuole, può vincere la tentazione che sta nel suo cuore, “accovacciata” (robes) alla porta di casa, come il demone babilonese Rabisu stava accovacciato (robes) ai cigli delle strade in attesa della sua preda. CAINO PARLO (4) Il termine qui tradotto con “parlò”, in ebraico fa riferimento al verbo “wayyor-mer”, che ha il significato di “aver da dire”, “bisticciare” . Il bisticciò tra Caino ed Abele finì male per il pastore , meno aggressivo dell’agricoltore. LO UCCISE (8) Il peccato, come anche in 3, 6, è presentato con sobrietà. La prima lettera di Giovanni dice “Vi abbiamo insegnato questo: che dobbiamo amarci gli uni gli altri. Allora non facciamo come Caino: egli apparteneva al diavolo e uccise Abele suo fratello, sapete perché lo uccise? Perché le opere di Caino erano cattive e quelle di Abele erano buone (1 Gv 3, 11-12 ). DOV’E’ ABELE (9) Dio che aveva chiesto ad Adamo, dopo il peccato: “Dove sei?” , ora chiede a Caino “Dov’è il tuo fratello” . Caino non tiene conto dell’impegno fraterno, rinnega il suo compito di custode del fratello e della sua vita, che era il suo dovere fondamentale. Egli rompe con Dio e con il fratello e risponde con arroganza al Signore che gli chiede conto del suo operare. GRIDA A ME DAL SUOLO (10) Per gli antichi la vita era nel sangue e dal momento che la vita viene da Dio essa grida dalla terra al suo legittimo Signore DAL SUOLO (11) Il suolo, la terra, ha un ruolo importante nella teologia dello scrittore e qui la terra, la ha adamah , impregnata di sangue, quasi personificata , spezza il rapporto con Caino e si rifiuta di corrispondere al suo lavoro. L’omicida, d’ora in poi, per vivere dovrà correre di paese in paese. MI UCCIDERA (14) Senza la protezione divina, Caino è esposto alla vendetta cruenta, tipica delle tribù del deserto. UN SEGNO (15) Alla violenza che portava all’uccisione di un uomo era un freno il timore della risposta sempre violenta della tribù dell’ucciso. Il segno potrebbe indicare l’appartenenza ad una tribù o il tatuaggio che avevano i Keniti. L’autore dà valore sacro a questo segno , che indica la protezione divina, SETTE VOLTE (15 La tribù di Caino ha una protezione particolare e chi le userà violenza subirà un castigo particolarmente severo. NOD (16)

Nod non è identificabile; nell’ebraico si trova un gioco di parole tra Nod e fuggiasco (Gen 4, 14).

Page 26: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

Genesi 4, 17-26 Vendetta e poligamia

17 Ora Caino conobbe sua moglie, che concepì e partorì Enoc; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoc, dal nome del figlio. 18A Enoc nacque Irad; Irad generò Mecuiaèl e Mecuiaèl generò Metusaèl e Metusaèl generò Lamec. 19Lamec si prese due mogli: una chiamata Ada e l'altra chiamata Silla. 20Ada partorì Iabal: egli fu il padre di quanti abitano sotto le tende presso il bestiame. 21Il fratello di questi si chiamava Iubal: egli fu il padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto. 22Silla a sua volta partorì Tubal-Kain, il fabbro, padre di quanti lavorano il bronzo e il ferro. La sorella di Tubal-Kain fu Naamà. 23Lamec disse alle mogli: "Ada e Silla, ascoltate la mia voce; mogli di Lamec, porgete l'orecchio al mio dire. Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. 24Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamec settantasette". 25Adamo di nuovo conobbe sua moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set. "Perché - disse - Dio mi ha concesso un'altra discendenza al posto di Abele, poiché Caino l'ha ucciso".26Anche a Set nacque un figlio, che chiamò Enos. A quel tempo si cominciò a invocare il nome del Signore.

__________ L’autore sacro inserisce a questo punto un antico canto di vendetta ( il canto della speda) la notizia dell’inizio della poligamia, un racconto autonomo di un costruttore di città, che non poteva essere il Caino nomade e una genealogia . L’elemento comune è il dilagare del male nel mondo, che, dopo Caino, si afferma nelle città, con il progresso.

Due genealogie, cioè due serie di discendenti, concludono il racconto degli inizi, a indicare il progressivo ampliamento dell’umanità. La prima genealogia si riallaccia al v. 1 e si dilunga sui discendenti di Caino ; la sua posterità è caratterizzata dai progressi nel lavoro e nella cultura, ma anche dal moltiplicarsi della violenza (Gen 4, 23-24).

ENOC Alla prima città viene posto il nome di Enoc, che forse deriva da hanah iniziare, e indicherebbe il fatto che Enoc fu costruttore della prima città IABAL (20) Segue una serie di inventori di varie occupazioni umane, cui viene dato un nome ebraico: “ il padre di quanti abitano sotto le tende presso il bestiame” ha nome Iabal da yabal = condurre; “il padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto” si chiama Iubal da yobel = tromba; Tubal è il nome di un popolo trafficante di metalli e il nome aggiunto “kain” significa fabbro, Naama , in ebraico “ naamah”, significa “bella” LAMEC DISSE ALLE MOGLI (23)

La notizia dell’inizio della poligamia è presentata senza commenti, ma il contesto in cui si trova implica una chiara condanna. La moralità coniugale è fortemente decaduta e in contrasto con l’indicazione del Creatore : “Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua moglie e i due saranno una sola carne” ( Gn 2, 24 ). SETTANTASETTE (24) L’esaltazione della vendetta fatta da Lamech, che viene detto “canto della spada” è probabilmente un antico canto guerriero, in cui risalta il fatto che lo spirito di vendetta è cresciuto a dismisura. Un piccolo graffio viene punito con l’uccisione di un uomo. L’insegnamento di Gesù è in assoluta controtendenza:

Page 27: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

Leggiamo nel Vangelo di Matteo : “Allora Pietro si avvicinò a Gesù e gli domandò : “Signore, quante volte devo perdonare a un mio fratello, che mi fa del male. Fino a sette volte?” Rispose Gesù: “ No, non dico fino a sette volte, ma fini a settanta volte sette” ( Mt 18, 21-22). UN’ALTRA DISCENDENZA Non tutta l’organizzazione della civiltà primitiva fu contraria alle indicazione del Signore. Tra i discendenti di Adamo si fa strada una linea di uomo religioso, che fa capo a Set , che prende il posto di Abele. La notizia della nuova discendenza positiva è come un lieto fino alla tragedia del primo peccato e delle sue immediate conseguenze. DEL SIGNORE (26) Nel testo ebraico il Signore è denominato “Javhè”. Questo nome fu rivelato solamente più tardi ( Es 3, 12), ma l’autore J lo usa fin dal principio, identificando così il Dio di Israele con il Creatore. Forse egli vuol dirci che l’uomo era in grado di adorare l’unico Dio fin dal principio.

Genesi 5, 1-31

Genealogie

1 Questo è il libro della discendenza di Adamo. Nel giorno in cui Dio creò l'uomo, lo

fece a somiglianza di Dio; 2maschio e femmina li creò, li benedisse e diede loro il nome di uomo nel giorno in cui furono creati. 3Adamo aveva centotrenta anni quando generò un figlio a sua immagine, secondo la sua somiglianza, e lo chiamò Set. 4Dopo aver generato Set, Adamo visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie. 5L'intera vita di Adamo fu di novecentotrenta anni; poi morì. 6Set aveva centocinque anni quando generò Enos; 7dopo aver generato Enos, Set visse ancora ottocentosette anni e generò figli e figlie. 8L'intera vita di Set fu di novecentododici anni; poi morì. 9Enos aveva novanta anni quando generò Kenan; 10Enos, dopo aver generato Kenan, visse ancora ottocentoquindici anni e generò figli e figlie. 11L'intera vita di Enos fu di novecentocinque anni; poi morì. 12Kenan aveva settanta anni quando generò Maalalèl; 13Kenan, dopo aver generato Maalalèl, visse ancora ottocentoquaranta anni e generò figli e figlie. 14L'intera vita di Kenan fu di novecentodieci anni; poi morì. 15Maalalèl aveva sessantacinque anni quando generò Iered; 16Maalalèl, dopo aver generato Iered, visse ancora ottocentotrenta anni e generò figli e figlie. 17L'intera vita di Maalalèl fu di ottocentonovantacinque anni; poi morì. 18Iered aveva centosessantadue anni quando generò Enoc; 19Iered, dopo aver generato Enoc, visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie. 20L'intera vita di Iered fu di novecentosessantadue anni; poi morì. 21 Enoc aveva sessantacinque anni quando generò Matusalemme. 22Enoc camminò con Dio; dopo aver generato Matusalemme, visse ancora per trecento anni e generò figli e figlie. 23L'intera vita di Enoc fu di trecentosessantacinque anni. 24Enoc camminò con Dio, poi scomparve perché Dio l'aveva preso. 25Matusalemme aveva centoottantasette anni quando generò Lamec; 26Matusalemme, dopo aver generato Lamec, visse ancora settecentoottantadue anni e generò figli e figlie. 27L'intera vita di Matusalemme fu di novecentosessantanove anni; poi morì. 28Lamec aveva centoottantadue anni quando generò un figlio 29e lo chiamò Noè, dicendo:

Page 28: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

"Costui ci consolerà del nostro lavoro e della fatica delle nostre mani, a causa del suolo che il Signore ha maledetto". 30Lamec, dopo aver generato Noè, visse ancora cinquecentonovantacinque anni e generò figli e figlie. 31L'intera vita di Lamec fu di settecentosettantasette anni; poi morì. 32Noè aveva cinquecento anni quando generò Sem, Cam e Iafet.

___________ Genealogie

Nelle Bibbia troviamo molte genealogie. Hanno origine nel nomadismo e la loro importanza deriva dall’organizzazione per clan e per tribù . Sono un metodo per tracciare la storia di una data società in cui, attraverso i legami di sangue, la derivazione da un comune genitore o il diverso rapporto con i fratelli, si indicavano in realtà le vicende storiche di determinati gruppi etnici nella loro successione cronologica e le loro mutue relazioni La maggior parte dei diritti e dei privilegi della persone venivano dall’appartenenza a tribù e clan e la genealogia era il documento scritto di questa appartenenza e forniva l’elenco degli appartenenti alla tribù o al clan.

Genealogia di Genesi 5, 1-31 In Genesi 1-11 le genealogie riempiono l’intervallo tra Adamo ed Abramo, Contengono nomi

di nazioni, di tribù, di aree geografiche, oltre a nomi di individui; tale sistema artificiale, rivelato anche dal numero di dieci generazioni da Sem ad Abramo tende a dimostrare collegamenti storici, o geografici.

La genealogia di 5, 1-31 collega il primo uomo col diluvio. Anche dopo il diluvio la genealogia costituisce il legame con Abramo . E la storia della salvezza dell’epoca posteriore è presentata come intimamente connessa con quella delle origini. Non è ciclica, ma lineare nel suo movimento. La forma letteraria della genealogia, usata qui per un preciso intento religioso, era nota ad altri popoli. Un elenco di re babilonesi ci fornisce dieci nomi, di prima del diluvio, come nel nostro caso, l’ultimo è l’eroe del diluvio, come nel nostro testo. Il settimo fu rapito dagli dei come Enoch da Dio. Tutti hanno una longevità straordinaria, nell’ordine di migliaia di anni. Le età differiscono nei vari elenchi di re babilonesi come accade per i patriarchi nel Testo masoretico e nei Settanta, Non possiamo determinare la fonte della genealogia. I nomi ebraici rivelano che sono stati adattati allo scopo dall’autore. Il significato esatto delle età riportate non è certo. La generale diminuzione delle longevità indica, probabilmente. l’allontanamento da Dio, dal momento che una vita lunga la si attribuiva al “timore di Dio” ( Prv 10, 27 )- DISCENDENZA DI ADAMO (1)

La seconda genealogia riparte da Adamo. La successione delle dieci generazioni copre il tempo fino al diluvio. OTTOCENTOANNI (4)

La vita di ciascun personaggio ha una durata lunghissima, non realistica. I numeri non vanno presi alla lettera: lo scrittore sacro riprende qui uno schema presente anche in altre culture antiche, per parlare dell’umanità prima del diluvio, e se ne serve per mostrare l’efficacia e la continuità della benedizione divina.

L’età dei personaggi citati nelle varie genealogie diminuisce di periodo in periodo. Prima del diluvio l’età è da 700 a meno di mille anni, dopo il diluvio dai duecento ai seicento, a partire da Abramo tra i cento e i duecento anni. Il Salmo novanta dice che gli esseri umani vivono 70 e solo i più robusti 80. La longevità appare come una benedizione che la razza umana rende sempre più debole a causa del peccato. SET (6 )

In ebraico “egli fondò” . Dopo la storia dei Caniti l’autore riporta la genealogia dei Setiti, che lo interessano di più e indica dei singoli personaggi alcuni dati e l’età . ENOC (21)

Il settimo della lista ha uno speciale e misterioso significato. Egli vive meno degli altri, ma il numero dei suoi anni, 365, corrisponde al numero dei giorni del calendario solare. E’ detto che “egli camminò con Dio”, ebbe intimità con Lui , e Dio lo prese ( laquah). Nel poema epico di Ghilgamesh , Utnapisthim è “preso” dagli dei, nel loro mondo. Nella Bibbia si dirà in seguito che anche Elia sarà rapito ( laquah) ( 2, Re 2-16 ). Enoc si distingue dagli altri perché cammina con Dio e non muore; la figura di Enoc ha assunto grande importanza nella letteratura giudaica. La tradizione biblica gli attribuisce una fede eroica ( Eb 11, 5 ), mostrata nel predicare ai contemporanei l’imminente giudizio divino ( Gd 14), per cui

Page 29: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

si meritò di non vedere la morte ( Eb 11, 5 ). L’eccezione riguardante l’immortalità di uomini straordinari si trovava anche nel mondo babilonese, che presentava l’immortale eroe del diluvio mesopotamico Utnapisthim , trasportato alla “lontana foce dei fiumi”. NOE (32)

La genealogia giunge fino a Noè, che è il protagonista del diluvio biblico

Genesi 6, 1-4 Grande malvagità

1 Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, 2i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta. 3Allora il Signore disse: "Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni". 4C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo -, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi.

____________

Genesi 6, 1-4 è un testo di difficile interpretazione, che pone molti problemi. Non si sa chi sono questi “figli di Dio” : i Setiti, i potenti della terra , angeli, esseri sovrumani, semplici uomini? Un a possibile interpretazione è che il Redattore volendo sottolineare un nuovo momento della ribellione delle creature a Dio, dopo quelli indicati in precedenza, per indicare lo sfrenato pansessualismo delle origini umane , abbia raccolto un mito cananeo del rapporto divinità-donna, visto in maniera positiva dai pagani, ma considerato oltremodo aberrante nel mondo ebraico. L’autore infatti di tanta sfrenatezza dà il seguente giudizio (v 3) : “ Allora il Signore disse: “Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centovent’anni” .

Page 30: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

Il Diluvio universale

Due tradizioni

La narrazione del diluvio ( Genesi 6, 5 – 9, 17 ) è una composizione di due tradizione: la javista ( J ) del 950 a.C circa e la sacerdotale ( P ), del 500 a. C circa, fuse insieme. Il redattore finale aveva davanti a sé due tradizioni del diluvio, che ha voluto conservare; avrebbe potuto tramandarcele scrivendole una dopo l’altra, ma così il diluvio si sarebbe abbattuto due volte sulla terra, una secondo J e l’altra secondo P. Così non gli è rimasto che intrecciarle insieme, non sacrificando quasi nulla, salvo quando la fonte J esponeva molto sinteticamente quanto P aveva esposto con abbondanza di particolari (per

esempio la costruzione dell’arca secondo P: 6, 14-16); i versetti aggiunti dall’autore sono trascurabili Il

risultato è il racconto che noi troviamo nella Bibbia. Un attento lettore può facilmente fare l’operazione inversa separando la fonte J : 6, 5-8 ; 7, 1-5-7.10.12.16b.17b.22; 8, 2b.3a.6-12.13b.20-22, dalla fonte P: 6, 9-22; 7, 11.13-16a. 17b.18-21.24; 8,12.4-5.13.14-18; 9, 1-17 e ottiene due descrizioni quasi complete

del diluvio universale.

Differenze

Tra le due tradizioni troviamo innanzitutto una somiglianza fondamentale sorprendente, nonostante che tra l’una e l’altra siano passati quasi 500 anni. Ma notiamo anche diversità. Secondo J il diluvio universale dura 40 giorni e la terra ritorna asciutta dopo quaranta giorni. Secondo P le acque salgono per 150 giorni e ne occorrono quasi altrettanti perché defluiscano. J fa scrosciare sulla terra un

potente acquazzone; in P il firmamento e il disco terrestre diventano permeabili e i due oceani primordiali rifluiscono l’uno nell’altro. In P Noè accoglie nell’arca soltanto una coppia di ogni specie di

Page 31: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

animali; in J sette coppie per ogni specie di animali puri ( forse perché questa fonte suppone il culto dei

sacrifici esistente fin dall’inizio, e una coppia di animali puri non è sufficiente, mentre per P i sacrifici

sono istituiti nel Sinai ) e una coppia di animali impuri. Per P Noè riceve mentre è nell’arca, un

messaggio che gli indica quando aprire l’arca; per J Noè si accerta della possibilità di uscita inviando prima il corvo, poi la colomba ed esce dall’arca quando il suolo della terra è asciutto. Queste particolarità non intaccano le grandi linee dei due racconti.

Racconti di diluvio

Studiando le antiche tradizioni dei popoli, fino ad oggi, siamo arrivati a conoscere ben 68 racconti di diluvi, di cui 13 provenienti dall’Asia, 4 dall’Europa, 5 dall’Africa, 9 dall’Oceania e 37 dalle Americhe. L’autore del racconto J, che ha scritto attorno agli anni 950 non è stato il primo a parlare di diluvio. Già

mille anni prima, prima ancora della nascita di Abramo, esisteva in Mesopotamia una storia di diluvio sorprendentemente simile a quella biblica. Ci è stata tramandata nel poema epico di Gilgamesh. Alla ricerca della pianta della vita, Gilgamesh incontra nell’estremo occidente, al di la del mare, il suo avo Utanapishtim. Utanapishtim è il Noè babilonese che gli dei, dopo il diluvio, hanno innalzato all’immortalità. Narra al suo compagno di viaggio come è riuscito a salvarsi dal diluvio che distrusse tutta la terra sulla sua grande arca di legno. In questo racconto troviamo persino il corvo e la colomba. Forse questi racconti sono il ricordo di antiche, terribili inondazioni, e per quanto riguarda il Medio Oriente

è stato anche trovato nel 1929 un enorme deposito argilloso, dovuto ad una grande inondazione del quarto millennio, dove si trovava la città di Ur. O forse si tratta di miti in cui si possono leggere i timori e le pene

dell’umanità preglaciale. Nella concezione degli antichi il mondo degli uomini è sospeso tra due imponenti masse di acqua, che significano rovina e caos e l’antico oceano primordiale può sempre ricoprire la terra, il mondo è labile e destinato alla distruzione, c’è’ solo la speranza che ci sia almeno un superstite. Nel racconto di Gilgamesh poi il diluvio è dovuto alla decisione di dei infastiditi dal vociare degli uomini, durante il loro riposo; gli uomini ne subiscono solo le conseguenze.

Page 32: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

I racconti biblici

Sia lo scrittore J e quello P hanno ereditato dal passato i quesiti circa la fine dell’uomo, la fragilità dell’esistenza umana, la distruzione dell’umanità e le risposte contenute nei racconti di diluvio esistenti. Anche loro danno risposte ai quesiti ma sono risposte diverse da quelle allora esistenti. Usano lo stesso schema degli altri (il racconto del diluvio ) ,lasciando invariato ciò che possono lasciare invariato, ma precisano…C’è stato un grande diluvio, ma la catastrofe è avvenuta per colpa degli uomini, non per cattiveria degli dei , quando “la terra era ormai colma di violenza”. La fine è giunta come punizione per la malvagità degli uomini, dal momento che Dio che non è indifferente al bene e al male. L’uomo ha veramente avuto la possibilità di autodistruggersi ed è tornato al caos primitivo. Gli potrebbe succedere ancora, ma Dio farà in modo che non succeda più una simile catastrofe. Non tutti sono stati malvagi, un “resto” si è salvato dalla malvagità generale. E’ stato Noè, con la sua famiglia, perché Dio non smentisce se stesso nella sua funzione di creatore. Ora l’umanità ha l’assicurazione e

l’alleanza gratuita di Dio. La storia del diluvio fornisce un esempio chiarissimo di come gli ebrei poterono assumere

le tradizioni popolari di altri popoli, spesso del tutto prive di valore storico, in maniera da farne un veicolo di importanti concezioni teologiche: in questo caso la giustizia e la provvidenza divina, la sicurezza e la stabilità della natura, basate sulla bontà di Dio, nonostante le cattive inclinazioni del cuore umano ( Gn 8, 21 ).

Universalità del diluvio

L’autore presenta il diluvio con una terminologia universale : colpisce tutta la terra ferma, distrugge tutti gli animali, fa naufragare l’intera umanità, ad eccezione di una famiglia. Finito il diluvio il mondo è “ricreato” di nuovo, il vecchio mondo è finito, ne sorge un altro. E Noè è costituito

Page 33: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

fine delle cose che erano prima del diluvio e principio di quelle di dopo, come secondo Adamo. Il diluvio non potè pertanto essere considerato che come un cataclisma cosmico e universale.

La scienza però ci assicura che un diluvio universale è fisicamente impossibile, perché le acque esistenti non sarebbero bastate a coprire la terra, per l’impossibilità di una pioggia ininterrotta per quaranta giorni e quaranta notti, perché l’arca non avrebbe potuto contenere circa 40.000 specie animali, ecc. . La questione si risolve ricorrendo al genere letterario e alle idee scientifiche e teologiche del

tempo. L’autore aveva del mondo idee molto limitate, esse non oltrepassavano le terre assiro-babilonesi e, al più, egiziane, anzi nei documenti più antichi il mondo conosciuto era anche più limitato, Naturalmente il cataclisma che aveva interessato queste zone non poteva essere descritto che come universale. Inoltre l’autore è interessato dell’umanità di cui sta parlando, cioè del popolo eletto ed elimina progressivamente dalla trattazione i rami collaterali; prima del diluvio, per esempio, sono fuori della sua ottica i discendenti di Caino. La trattazione generale dell’autore è quindi circoscritta entro un certo spazio ed è proiettata verso un solo popolo. Si può inoltre parlare di “universalità” se tutti i coinvolti dal

diluvio sono periti, tutti i colpevoli siano stati raggiunti.

Alcuni termini

Nel racconto del diluvio si trovano alcuni termini che esigono una spiegazione per comprenderne meglio il significato. Tra gli altri: Il grande oceano e le cateratte Il grande oceano indica le acque che, secondo la concezione mitica, circondano la terra. Le cateratte sono le barriere in cielo che si aprono quando piove. In Genesi 1 si distinguono le acque che sono sopra il firmamento da quelle che sono sotto il firmamento.

Animali puri e impuri La distinzione tra animali puri e impuri è molto antica ed è comune all’ambiente culturale

circostante ad Israele. Forse all’inizio era legata al significato favorevole o sfavorevole che avevano nell’esistenza umana, o era suggerita dalla supposizione che gli animali impuri fossero in rapporto con le divinità cananee del mondo sotterraneo, possono aver influito anche considerazioni igieniche.. Tra i quadrupedi erano puri gli animali ruminanti e con le unghie spaccate, impuri il cammello, il daino, la lepre, il maiale, tra gli animali acquatici erano puri tutti quelli che hanno squame o scaglie, l’elenco degli uccelli impuri si trova in Lv 11, 13, 19 e Dt 14, 10-20.

Corvo e colomba. L’invio degli uccelli è narrato anche nell’Epopea di Gilgamesh, dove è menzionata la colomba,

la rondine e il corvo, Nel testo biblico abbiamo invece la colomba inviata per tre volte. La menzione del corvo, che pare non accordarsi con il resto della narrazione, è forse un’aggiunta che ricorda il racconto in cui si parlava di tre uccelli.

Olocausto Era il sacrificio in cui l’animale veniva completamente bruciato. La parola greca significa

proprio “completamente bruciato”

Sangue Nell’At il sangue è la vita dell’essere vivente ( Gn 9, 4; Dt 12, 23 ) L’uomo e gli animali sono

composti di carne e di sangue e il sangue è la vita che è conferita da Dio ed è sotto il suo dominio. Per questo motivo è proibito nutrirsi di sangue ( Gn 9, 4; Lv 17, 10 ) L’uomo potrà offrire il sangue a Dio ( Lev 1, 7. 17 ), ma sappiamo che poi lo spargerà come acqua ( Dt 12, 15-28 )

Page 34: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

Dalla Bibbia

A causa sua la terra fu sommersa, ma la Sapienza di nuovo la salvò, pilotando il giusto e per mezzo di un semplice legno ( Sap 10, 4 )

Ora è per me come ai giorni di Noè, quando giurai che non avrei più riversato le acque di Noè sulla terra, così ora giuro di non più adirarmi con te e di non farti più minacce ( Isaia 54, 9 ).

Come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell’arca e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell’uomo (Mt 24, 37-39 ).

Per fede Noè, avvertito divinamente di cose che ancora non si vedevano, costruì con pio fervore un’arca a salvezza della sua famiglia: e per questa fede condannò il mondo e divenne erede della giustizia secondo la fede ( Ebrei 11, 7 ).

E in spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione; essi avevano un tempo rifiutato di credere quando la magnanimità di Dio pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua, figura questa del battesimo, che ora salva voi ( 1 Pietro, 3, 18-21 ).

Da Noè a Cristo

Dio sa che il cuore dell’uomo resterà ormai incline al male, ma ugualmente non permetterà più

che l’umanità venga distrutta dalle acque della morte; non lascerà più l’uomo in balia della morte, ma gli offrirà una nuova stupenda possibilità di salvezza, fondata sul perdono. Per attuare questo piano gli

basterà un solo Giusto, di cui Noè è soltanto figura: Gesù Cristo. Questo Salvatore scenderà nelle grandi acque della morte per uscire vittorioso e divenire primizia della nuova creazione. Coloro che confideranno in lui e si immergeranno nelle acque del battesimo, ne usciranno salvi e configurati a immagine del loro Salvatore e coloro che al tempo del diluvio erano stati castigati per la loro incredulità, riceveranno l’annunzio della salvezza da Gesù stesso, quando, subito dopo la morte, scenderà agli inferi.

Page 35: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

In questa prospettiva tutto appare in una nuova luce. La chiesa è la barca della salvezza, che salva l’umanità dalle procelle del male, così la vedevano i santi Padre e così la vede la Liturgia; l’arcobaleno che agli antichi incuteva tanta paura perché pensavano fosse l’arco degli dei posto tra le nubi, l’arma per scagliare sugli uomini fulmini e saette come frecce vendicatrici, diventerà uno stupendo segno di speranza. Con questa nuova alleanza l’uomo è nuovamente benedetto e consacrato re della creazione come al tempo delle origini, anche se dovrà portare in giusta misura le conseguenze del male commesso, allo scopo pedagogico di tenere bene in mente che il peccato altro non è che una triste esperienza di vuoto e di rovina ( Le origini: EDB ).

Riflessioni

L’uomo che non segue le indicazioni di Dio arriva ad una malvagità senza confini e fa approdare il mondo al contrario di come era al momento della creazione ( era buona ), al caos

primordiale, alla distruzione dell’umanità. Dio ha un grande interesse per l’uomo e non è indifferente al suo comportamento. Egli non può

impunemente respingere l’amore di Dio e rifiutarne la misericordia, senza incorrere nella sua giustizia, che

deve fare il suo corso. La punizione del diluvio ci ricorda anche la possibilità della condanna eterna per chi rifiuta fino

alla fine Dio. Anche in mezzo a tanta malvagità, si trova un uomo giusto: Noè. Sarà sempre un “resto” il

fermento nella storia, ed un solo giusto, Cristo , sarà il Salvatore di tutti. Dio non abbandona mai l’umanità. Con Noè siamo ad un nuovo Adamo e ad una nuova

creazione. Tuttavia non ci sarà la sintonia con la natura degli inizi, ma la lotta per vivere. L’uomo dovrà seguire le indicazioni di Dio e in particolare dovrà ritenere intoccabile la vita umana.

Nonostante che il cuore dell’uomo sia inclinato al male, il Signore non permetterà che l’umanità arrivi ad autodistruggersi del tutto.

Dio dichiara di essere dalla parte dell’uomo, depone il suo arco nel cielo e fa un patto

unilaterale e gratuito con lui. Facendo spesso esperienza di cataclismi e disastri, l’uomo si domanda se essi potranno ancora

avere la forza del diluvio; la Bibbia risponde che Dio terrà in vita la sua creazione e, anche se l’uomo è inclinato al male, mai più si dovrà pensare che Dio distrugga il mondo per questo. Nel ritmo stesso delle stagioni, l’uomo può intravedere una benedizione permanente del Creatore.

Page 36: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

Genesi 6, 5 – 9, 29 Diluvio e alleanza

Capitolo 6

5 Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. 6E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. 7Il Signore disse: "Cancellerò dalla faccia della terra l'uomo che ho creato e, con l'uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti". 8Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore. 9Questa è la discendenza di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. 10Noè generò tre figli: Sem, Cam e Iafet. 11Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza. 12Dio guardò la terra ed ecco, essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. 13 Allora Dio disse a Noè: "È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. 14Fatti un'arca di legno di cipresso; dividerai l'arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori. 15 Ecco come devi farla: l'arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. 16Farai nell'arca un tetto e, a un cubito più sopra, la terminerai; da un lato metterai la porta dell'arca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore. 17Ecco, io sto per mandare il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne in cui c'è soffio di vita; quanto è sulla terra perirà. 18Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell'arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli. 19Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell'arca due di ogni specie, per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina. 20Degli uccelli, secondo la loro specie, del bestiame, secondo la propria specie, e di tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie, due di ognuna verranno con te, per essere conservati in vita. 21Quanto a te, prenditi ogni sorta di cibo da mangiare e fanne provvista: sarà di nutrimento per te e per loro". 22Noè eseguì ogni cosa come Dio gli aveva comandato: così fece. Capitolo 7

1Il Signore disse a Noè: "Entra nell'arca tu con tutta la tua famiglia, perché ti ho visto giusto dinanzi a me in questa generazione. 2 Di ogni animale puro prendine con te sette paia, il maschio e la sua femmina; degli animali che non sono puri un paio, il maschio e la sua femmina. 3Anche degli uccelli del cielo, sette paia, maschio e femmina, per conservarne in vita la razza su tutta la terra. 4Perché tra sette giorni farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti; cancellerò dalla terra ogni essere che ho fatto". 5Noè fece quanto il Signore gli aveva comandato. 6 Noè aveva seicento anni quando venne il diluvio, cioè le acque sulla terra. 7Noè entrò nell'arca e con lui i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi figli, per sottrarsi alle acque del diluvio. 8Degli animali puri e di quelli impuri, degli uccelli e di tutti gli esseri che strisciano sul suolo 9un maschio e una femmina entrarono, a due a due, nell'arca, come Dio aveva comandato a Noè. 10Dopo sette giorni, le acque del diluvio furono sopra la terra; 11nell'anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, il diciassette del mese, in quello stesso giorno, eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono. 12Cadde la pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti. 13In quello stesso giorno entrarono nell'arca Noè, con i figli Sem, Cam e Iafet, la moglie di Noè, le tre mogli dei suoi tre figli; 14essi e tutti i viventi, secondo la loro specie, e tutto il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili che strisciano sulla terra, secondo la loro specie, tutti i volatili, secondo la loro specie, tutti gli uccelli, tutti gli esseri alati. 15Vennero dunque a Noè nell'arca, a due a due, di ogni carne in cui c'è il soffio di vita. 16Quelli che venivano, maschio e femmina d'ogni carne, entrarono come gli aveva comandato Dio. Il Signore chiuse la porta dietro di lui. 17Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono l'arca, che s'innalzò sulla terra. 18Le acque furono travolgenti e crebbero molto sopra la terra e l'arca galleggiava sulle acque. 19Le acque furono sempre più travolgenti sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo. 20Le acque superarono in altezza di quindici cubiti i monti che avevano ricoperto. 21Perì ogni essere vivente che si muove sulla terra, uccelli, bestiame e fiere e tutti gli esseri che brulicano sulla terra e tutti gli uomini. 22Ogni essere che ha un alito di vita nelle narici, cioè quanto era sulla terra asciutta, morì. 23 Così fu cancellato ogni essere che era sulla terra: dagli uomini agli animali domestici, ai rettili e agli

Page 37: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

uccelli del cielo; essi furono cancellati dalla terra e rimase solo Noè e chi stava con lui nell'arca. 24Le acque furono travolgenti sopra la terra centocinquanta giorni

Capitolo 8

1Dio si ricordò di Noè, di tutte le fiere e di tutti gli animali domestici che erano con lui nell'arca. Dio fece passare un vento sulla terra e le acque si abbassarono. 2Le fonti dell'abisso e le cateratte del cielo furono chiuse e fu trattenuta la pioggia dal cielo; 3le acque andarono via via ritirandosi dalla terra e calarono dopo centocinquanta giorni. 4Nel settimo mese, il diciassette del mese, l'arca si posò sui monti dell'Araràt. 5Le acque andarono via via diminuendo fino al decimo mese. Nel decimo mese, il primo giorno del mese, apparvero le cime dei monti 6Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatto nell'arca 7e fece uscire un corvo. Esso uscì andando e tornando, finché si prosciugarono le acque sulla terra. 8Noè poi fece uscire una colomba, per vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo; 9ma la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede, tornò a lui nell'arca, perché c'era ancora l'acqua su tutta la terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di sé nell'arca. 10Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall'arca 11e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco una tenera foglia di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra. 12Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba; essa non tornò più da lui. 13L'anno seicentouno della vita di Noè, il primo mese, il primo giorno del mese, le acque si erano prosciugate sulla terra; Noè tolse la copertura dell'arca ed ecco, la superficie del suolo era asciutta. 14Nel secondo mese, il ventisette del mese, tutta la terra si era prosciugata. 15Dio ordinò a Noè: 16"Esci dall'arca tu e tua moglie, i tuoi figli e le mogli dei tuoi figli con te. 17Tutti gli animali d'ogni carne che hai con te, uccelli, bestiame e tutti i rettili che strisciano sulla terra, falli uscire con te, perché possano diffondersi sulla terra, siano fecondi e si moltiplichino su di essa". 18Noè uscì con i figli, la moglie e le mogli dei figli. 19Tutti i viventi e tutto il bestiame e tutti gli uccelli e tutti i rettili che strisciano sulla terra, secondo le loro specie, uscirono dall'arca. 20 Allora Noè edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali puri e di uccelli puri e offrì olocausti sull'altare. 21 Il Signore ne odorò il profumo gradito e disse in cuor suo: "Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché ogni intento del cuore umano è incline al male fin dall'adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto. 22Finché durerà la terra, seme e mèsse, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno". Capitolo 9

1 Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra. 2Il timore e il terrore di voi sia in tutti gli animali della terra e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono dati in vostro potere. 3Ogni essere che striscia e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe. 4 Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè con il suo sangue. 5Del sangue vostro, ossia della vostra vita, io domanderò conto; ne domanderò conto a ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell'uomo all'uomo, a ognuno di suo fratello. 6Chi sparge il sangue dell'uomo, dall'uomo il suo sangue sarà sparso ,perché a immagine di Dio è stato fatto l'uomo. 7E voi, siate fecondi e moltiplicatevi, siate numerosi sulla terra e dominatela". 8Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: 9 "Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, 10con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca, con tutti gli animali della terra. 11Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra". 12Dio disse: "Questo è il segno dell'alleanza, che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future. 13 Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell'alleanza

tra me e la terra. 14Quando ammasserò le nubi sulla terrae apparirà l'arco sulle nubi, 15ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e ogni essere che vive in ogni carne, e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne. 16L'arco sarà sulle nubi, e io lo guarderò per ricordare l'alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra". 17Disse Dio a Noè: "Questo è il segno dell'alleanza che io ho stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra".

Page 38: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

L’ubriachezza di Noe 18 I figli di Noè che uscirono dall'arca furono Sem, Cam e Iafet; Cam è il padre di

Canaan. 19Questi tre sono i figli di Noè e da questi fu popolata tutta la terra. 20Ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna. 21Avendo bevuto il vino, si ubriacò e si denudò all'interno della sua tenda. 22Cam, padre di Canaan, vide la nudità di suo padre e raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori. 23Allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono la nudità del loro padre; avendo tenuto la faccia rivolta indietro, non videro la nudità del loro padre. 24Quando Noè si fu risvegliato dall'ebbrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore; 25allora disse: "Sia maledetto Canaan! Schiavo degli schiavisarà per i suoi fratelli!". 26E aggiunse: "Benedetto il Signore, Dio di Sem, Canaan sia suo schiavo! 27Dio dilati Iafet ed egli dimori nelle tende di Sem, Canaan sia suo schiavo!". 28Noè visse, dopo il diluvio, trecentocinquanta anni. 29L'intera vita di Noè fu di novecentocinquanta anni; poi morì.

___________

Capitolo 6 VIDE LA MALVAGITA’ DEGLI UOMINI (6-8 ) Il racconto biblico inizia con la tradizione J . L’autore volge uno sguardo sull’umanità ormai

tutta malvagia; è una visione completamente opposta a quella dell’autore sacerdotale al termine della creazione del mondo, quando era tutto buono. Il male ha conquistato l’umanità. La reazione interna di Dio è espressa con un antropomorfismo: “Il Signore si pentì”, essa dice che Dio non è insensibile, indifferente e neutrale, ma partecipa come persona e soffre nel vedere la sua creazione “buona” perturbata dall’uomo cattivo. La decisione divina è formulata con una parola di condanna: “Sterminerò” (letteralmente “ “cancellerò ), che è il termine contrario a “creare”. Cancellata l’umanità, il mondo senza uomini tornerà ad essere buono. Subito lo Javista ci informa che Noè “trovò grazia agli occhi di Dio; egli si stacca dalla massa malvagia ed è scelto da Dio per la salvezza dell’umanità. La grazia ( ben ) indica un’eccezione di salvezza, per ora per Noè, ma poi per l’umanità. QUESTA E’ LA DISCENDENZA DI NOE’ (9-22 ) Inizia la tradizione P. Noè è messo in confronto con l’umanità corrotta. Noè è giusto, integro, senza difetti, ritualmente idoneo a percepire le cose che riguardano Dio; i suoi contemporanei sono

violenti, corrotti, hanno stancato Dio. Da essi si staccano i figli di Noè, Sem, Cam e Jafet, che partecipano alla bontà del padre. A Noè Dio ordina di costruirsi un’arca. Ed è Dio stesso che descrive i dettagli. Le istruzioni sono particolareggiate secondo lo stile del narratore sacerdotale. L’arca in ebraico e “tebat”, in accadico “tabu”, che era la barca degli dei portata in processione, oppure “edipu tibitu”, che era una specie di nave. Le dimensione dell’arca sono: 300 cubiti di lunghezza ( 150 metri ), 50 di larghezza ( 25 metri) 20 di altezza ( 15 metri ); la cubatura è perciò di 65.00 metri cubi, come il duomo di Colonia. Le dimensioni per quei tempi sono colossali, ma sempre inferiori a quelle riferite dal racconto di Gilgamesh. E’ specificato anche il materiale, che deve essere di cipresso o resinoso e il particolare di una porta laterale e del tetto robusto, formato a dorso. CIOE’ LE ACQUE SULLA TERRA (17 ) Sempre nella fonte P è detto in che cosa consisterà il diluvio. E’ il contrario della creazione, quando dal caos informe fu separata la terra; ora il principio di ordine sta per rompersi, il firmamento aprirà le sue cateratte perché le acque superiori si confondano con le inferiori e tutto sarà invaso dall’acqua e ritornerà al caos primordiale. Ma subito dopo Dio parla di salvezza concentrata in un uomo e la sua famiglia, sotto forma di un patto, che è espressione di amichevole relazione personale. Noè diventa centro della salvezza che si irradia sugli uomini e sugli animali. Noè, i suoi figli e le loro mogli si salveranno e anche una coppia di ogni animale.

Page 39: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

Capitolo 7

IL SIGNORE DISSE A NOE’ ( 7, 1-12 ) Subentra ora la versione J . In Noè è racchiusa tutta la salvezza, perché racchiude in se tutta la giustizia superstite. Il principio teologico del “resto” è già all’opera anche se non è ancora usato. Viene ripetuto quanto ha già detto la tradizione P, con la variante degli animali che sono per J sette coppie di animali mondi, necessari anche per il sacrificio, e una coppia degli animali immondi. Diverso è anche il modo con cui avviene il diluvio, esso è causato da una piaggia ininterrotta di 40 giorni e quaranta notti. Per sette giorni Noè esegue gli ordini di Dio, poi inizia il diluvio, che appare come un fenomeno di piogge invernali lunghissime. NELL’ANNO SEICENTESIMO ( 11. 13 –17 ) Il versetto 11, della fonte P parla dell’inizio del diluvio e lo situa al 17 del secondo mese dell’anno seicento della vita di Noè e perciò verso Maggio-Giugno, supposto che l’anno iniziasse a Nissan. Erompono le fonti del grande abisso, il “tehon rabbat” CADDE LA PIOGGIA (12 ) Questo versetto è della fonte J e asserisce invece che il diluvio avviene per una pioggia di 40

giorni e 40 notti. Segue nei versetti 13-16a della fonte P l’ingresso nell’arca di Noè, di figli, delle mogli e degli animali, che secondo questa fonte sono due per specie.

IL SIGNORE CHIUSE LA PORTA (16) Questa osservazione è della fonte J , che aveva già presentato il Dio vasaio e chirurgo e ora lo presenta come portinaio. QUARANTA GIORNI (17) Questo versetto invece è della fonte P e precisa che il diluvio durò 40 giorni.

FURONO TRAVOLGENTI (18-21 ) La fonte P informa che la terra viene sommersa, gli uomini e gli animali sono distrutti e che solo l’Arca galleggia sulle acque. OGNI ESSERE (22-23 ) Simile informazione è fornita anche dalla fonte J.

CENTO CINQUANTA (24 ) In questo versetto la tradizione P asserisce che le “acqua restarono alte sopra la terra per 150 giorni. E ciò a differenza della fonte P che parla di 40 giorni.

Page 40: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

Capitolo 8

DIO SI RICORDO’ ( 8, 1-5 ) La tradizione P descrive una serie di episodi voluti dalla clemenza di Dio, il quale si ricorda del suo fedele e ogni ricordo di Dio è realizzante. I fiumi e le sorgenti dell’abisso (tehon ) si chiudono, le cateratte del cielo cessano di piovere, il vento di Elohin, come quello della creazione primordiale comincia a spirare, cosicché può nascere un mondo purificato, le acque diminuiscono, ricompaiono le vette delle montagne, la terra ferma si prosciuga e l’Arca nel 7° mese al 17 giorno si posa sul monte

Ararat. Questo monte è variamente identificato dagli esegeti; alcuni pensano alla regione Nord-est del lago Van, altri alle montagne del Kurdistan, gli apocrifi ai monti Lubat. Si suppone che questo monte sia il più alto della terra. Il contatto dell’arca con la terra è già salvezza.

LE ACQUE ANDARONO VIA VIA (3 ) Il versetto 3, che è della fonte J , descrive sinteticamente la fine del diluvio: “ le acque andarono via ritirandosi dalla terra”. TRASCORSI 40 GIORNI ( 6-12 ) Nei versetti 6-12 l’autore di J , per il quale il diluvio dura 40 giorni, parla del lancio degli

uccelli, non ricordato dall’altra tradizione. Era un tema popolare diffuso in tutto l’ambiente sumero-accadico, in cui si parla anche di rondine, ma non di ramo di ulivo, citato solo qui. Lo schema è 7+7+7 , in cui ogni sette giorni è lanciata la colomba. Nel v 13b lo Javista dice: “ Noè tolse la copertura dell’arca ed ecco la superficie del suolo era asciutta”. L’ANNO 601 ( 13-18 ) Testo P: 13-18 . Il diluvio, per l’autore P, è durato circa un anno : dal 17 del mese secondo dell’anno 600 di Noè (versetto 11 ) al primo giorno del primo mese dell’anno 601. Prosciugate le acque e inaridita la terra, Dio parla ancora e comanda ai salvati di uscire.

ALLORA NOE’ ( 20-22 ) Tradizione J : 20-22 . Come il superstite del diluvio mesopotamico, Noè offre a Dio un sacrificio per lo scampato pericolo. Che Dio gradì l’offerta è detto con il linguaggio antropologico tipico della cultura di allora: “Il Signore ne odorò la soave fragranza”.

NON MALEDIRO’ ( 21 ) La giustizia ha compiuto il suo corso. Ora è il tempo del perdono e nell’atto di riconciliazione, Dio, pur riconoscendo ancora la cattiva inclinazione dell’uomo al male, s’impegna a non mandare più il diluvio, a non ripetere un castigo del genere. Anche in futuro l’uomo è esposto alla distruzione, ma Dio gli toglie di mano l’ultima conseguenza della sua violenza, la possibilità di distruggersi; il mondo dell’uomo sussisterà. E’ strano che questa lieto messaggio informi così poco la nostra fede. Il “mai più” dello scritto sacerdotale è inequivocabile.

FINCHE’ DURERA’ LA TERRA (22 ) Mediate una serie di contrasti: seme, messe, freddo, caldo, estate, inverno, giorno e notte è descritto l’ordine della natura che rinasce. “Finché durera” non è una limitazione all’assicurazione precedente, ma comunque dice che il mondo non durerà per l’eternità.

Page 41: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

Capitolo 9

(Rijksmuseum, 1567 Amsterdam, Olanda).

DIO BENEDISSE ( 1-17 ) Genesi 9, 1-17 è tutto della tradizione P e presenta l’alleanza di Dio con Noè. La storia ricomincia sotto la benedizione, la promessa e l’alleanza di Dio.

SIATE FECONDI (1 ) E’ come una nuova creazione. Dio ritorna a benedire la terra, gli uomini saranno ancora fecondi, domineranno ancora sugli animali, i quali sono divisi in superiori (mammiferi e uccelli ) e inferiori ( pesci e rettili della terra ). Il dominio dell’uomo non sarà però più pacifico come in Gn 2, 1, in cui l’uomo è considerato erbivoro, perché nella lotta per la vita l’uomo ucciderà gli animali, che avranno di lui “timore e terrore” e se ne ciberà. ( vi servirà di cibo… come già le erbe verdi ). SOLTANTO NON MANGERETE (4-7) Gli scampati dal diluvio non sono, come ripetevano i miti sumero-accadici, onnipotenti, esseri superiori. Dio, sovrano di tutto ciò che vive, impone il segno del suo dominio e riserva per sé il sangue

segno della vita. E’ la vita dell’uomo, fatto a sua immagine, e Dio lo protegge, e domanderà conto ad ogni uomo della vita del suo fratello (del sangue vostro…io domanderò conto ). Anzi chi uccide verrà ucciso. Forse qui si allude alla pena capitale, in caso di omicidio, che potrà essere eseguita dall’uomo ( dall’uomo il suo sangue sarà sparso ) , il quale dovrà sempre tener conto che l’uomo è fatto a immagine di Dio. STABILISCO LA MIA ALLEANZA ( 9-12 ) Oltre alla benedizione, Dio fa una promessa che prende il nome di patto o alleanza. L’autore sacerdotale punteggia la sua storia con tre grandi patti, dotato ciascuno di un segno proprio: 1° Il patto

con Noè con un segno cosmico ( l’arcobaleno ), 2° il patto con Abramo il cui segno si riferisce alla fecondità umana ( la circoncisione ), 3° Il patto con Mosè con un segno cultuale ( il sabato ). Quello fatto

con Noè conferma la promessa di non punire più in modo tanto drammatico l’umanità. (non sarà più

distrutto nessun vivente ). Ha un carattere unilaterale; riguarda infatti anche gli animali, incapaci di ogni corrispondenza volitiva ( con voi… con tutti gli animali ). E’ fatto col rappresentante della nuova umanità e vale anche per tutti “i discendenti”. Non si deve con ciò far dire allo scrittore quello che non ha pensato di dire, per esempio che tutte le razze discendono da Noè; egli infatti è interessato alla storia della

salvezza. PONGO IL MIO ARCO ( 13-17 ) L’alleanza è simboleggiata da un segno naturale, l’arcobaleno, indipendente dalla volontà umana. Nel mondo antico l’arcobaleno era considerato l’arco degli dei e quando compariva indicava che gli dei avevano cessato di combattere ed era comunemente ritenuto un segno di pace e qui il Signore appare come un guerriero che appende l’arco (l’arcobaleno ) al cielo. Per alcune culture l’arcobaleno è come un ponte tra la terra e il cielo. L’apocalisse per dare l’idea dello splendore immateriale della divinità usa alcune immagini, come il brillare di pietre preziose, lampi e tuono e dice che “ il trono era

circondato da un arcobaleno luminoso come lo smeraldo” ( 4, 3 ), l’arcobaleno della pace, come dopo il

Page 42: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

diluvio. Attraverso il simbolo dell’arcobaleno la Bibbia vuole esprimere il dialogo e l’alleanza che

intercorre tra Dio e l’umanità. E’ quella che si potrebbe chiamare la “rivelazione della salvezza cosmica”. E Dio ripeterà ad Isaia : “Per me è sempre come ai giorni di Noè, quando giurai che non avrei

riversato le acque di Noè sulla terra “( 54, 9 ).

I FIGLI DI NOE (18) La storia di Noè e del diluvio si conclude con questo curioso quadretto familiare in cui si rispecchia

ancora il modo con cui Israele (Sem) si sentiva, nello stesso tempo legato e contrapposto ai Cananei (Cam-Canaan) e alla loro terra. La maledizione di Canaan ricorda soprattutto che quelle popolazioni erano, per la loro idolatria, una continua tentazione per Israele.

Capitolo 10, 1-32 La tavola delle genti

1Questa è la discendenza dei figli di Noè: Sem, Cam e Iafet, ai quali nacquero figli dopo il diluvio. 2 I figli di Iafet: Gomer, Magòg, Madai, Iavan, Tubal, Mesec e Tiras. 3I figli di Gomer: Aschenàz, Rifat e Togarmà. 4 I figli di Iavan: Elisa, Tarsis, i Chittìm e i Dodanìm. 5Da costoro derivarono le genti disperse per le isole, nei loro territori, ciascuna secondo la propria lingua e secondo le loro famiglie, nelle rispettive nazioni. 6 I figli di Cam: Etiopia, Egitto, Put e Canaan. 7I figli di Etiopia: Seba, Avìla, Sabta, Raamà e Sabtecà. I figli di Raamà: Saba e Dedan. 8Etiopia generò Nimrod: costui cominciò a essere potente sulla terra. 9Egli era

Page 43: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

valente nella caccia davanti al Signore, perciò si dice: "Come Nimrod, valente cacciatore davanti al Signore". 10 L'inizio del suo regno fu Babele, Uruc, Accad e Calne, nella regione di Sinar. 11Da quella terra si portò ad Assur e costruì Ninive, Recobòt-Ir e Calach, 12e Resen tra Ninive e Calach; quella è la grande città. 13Egitto generò quelli di Lud, Anam, Laab, Naftuch, 14 Patros, Casluch e Caftor, da dove uscirono i Filistei. 15 Canaan generò Sidone, suo primogenito, e Chet 16 e il Gebuseo, l'Amorreo, il Gergeseo, 17l'Eveo, l'Archeo e il Sineo, 18l'Arvadeo, il Semareo e il Camateo. In seguito si dispersero le famiglie dei Cananei. 19Il confine dei Cananei andava da Sidone in direzione di Gerar fino a Gaza, poi in direzione di Sòdoma, Gomorra, Adma e Seboìm fino a Lesa. 20Questi furono i figli di Cam secondo le loro famiglie e le loro lingue, nei loro territori e nelle rispettive nazioni. 21Anche a Sem, fratello maggiore di Iafet e capostipite di tutti i figli di Eber, nacque una discendenza. 22 I figli di Sem: Elam, Assur, Arpacsàd, Lud e Aram. 23I figli di Aram: Us, Ul, Gheter e Mas. 24 Arpacsàd generò Selach e Selach generò Eber. 25A Eber nacquero due figli: uno si chiamò Peleg, perché ai suoi tempi fu divisa la terra, e il fratello si chiamò Ioktan. 26Ioktan generò Almodàd, Selef, Asarmàvet, Ierach, 27Adoràm, Uzal, Dikla, 28Obal, Abimaèl, Saba, 29Ofir, Avìla e Iobab. Tutti questi furono i figli di Ioktan; 30la loro sede era sulle montagne dell'oriente, da Mesa in direzione di Sefar. 31Questi furono i figli di Sem secondo le loro famiglie e le loro lingue, nei loro territori, secondo le rispettive nazioni. 32Queste furono le famiglie dei figli di Noè secondo le loro genealogie, nelle rispettive nazioni. Da costoro si dispersero le nazioni sulla terra dopo il diluvio.

___________ DISCENDENZA DEI FIGLI (1)

I figli di Noè vengono presentati come i padri di tutti gli abitanti della terra, e si giunge così ad Abramo ( Gen 11, 26). In tal modo la storia dei patriarchi d’Israele è collocata nel quadro dell’intera umanità, tracciato nei primi undici capitoli.

“Questa genealogia, o “tavola delle genti” descrive il mondo e i popoli che lo abitano come li conosce l’autore. E’ costituito dalle terre adiacenti al Mediterraneo orientale, cominciando con la costa Nord dell’Africa occidentale, rispetto all’Egitto, quest’area comprende l’Africa Settentrionale (l’attuale Libia), l’Egitto e la Nubia, la penisola arabica, la Palestina e la Siria, la Mesopotamia e l’altipiani iranico, l’Asia Minore, l’arcipelago egeo e la Grecia continentale, probabilmente l’Italia Meridionale, la Sardegna, la Spagna e le colonie fenice dell’Africa Settentrionale. I criteri sono geografici; i popoli che parlano lingue sorelle sono raggruppati insieme. Così i figli di Jafet sono indoeuropei, i figli di Sem sono semiti , i figli di Cam sono Camiti, cioè Africani . Questa tavola , proveniente dalla fonte P, è unica nella letteratura del Medio Oriente antico e la concezione teologica : Israele è localizzato in un mondo che è governato da un solo Dio, Javhé, che lo ha eletto come popolo dell’alleanza, suo proprio popolo. L’unità del genere umano, descritta in termini geneologici, è religiosa più che biologica “ ( J. L. McKenzie ) FIGLI DI IAFER (2)

sono soprattutto popoli del bacino mediterraneo. FIGLI DI IAVAN (4)

gli Ioni o, genericamente, i Greci. FIGLI DI CAM (4)

sono per lo più popoli del sud; tra essi anche Canaan, forse a motivo della dominazione egiziana sulla regione. L’INIZIO DEL SUO REGNO (10) Vengono indicate città della Mesopotamia CAFTOR (14) E’ l’’isola di Creta SIDONE (15) Sulla costa del Libano CHET IL GEBUSEO Popoli del Canaan I FILI DI SEM (22)

Sono collocati in mezzo ai due gruppi precedenti. Dall’ Elam (attuale Iran), attraverso Assur, si giunge ad Aram (nell’attuale Siria).

Page 44: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

Genesi 11, 1-9 Torre di Babele

1 Tutta la terra aveva un'unica lingua e uniche parole. 2 Emigrando dall'oriente, gli uomini capitarono in una pianura nella regione di Sinar e vi si stabilirono. 3Si dissero l'un l'altro: "Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco". Il mattone servì loro da pietra e il bitume da malta. 4Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra". 5Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che i figli degli uomini stavano costruendo. 6Il Signore disse: "Ecco, essi sono un unico popolo e hanno tutti un'unica lingua; questo è l'inizio della loro opera, e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. 7Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro". 8Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. 9Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.

___________ L’autore prende un antico racconto che intendeva spiegare l’origine delle molte lingue, che era un

fatto evidente in una città come Babilonia, l’origine del nome Babele e presentava alcuni dati della civiltà babilonese , vista da uno straniero e lo pone come punto culminante della preistoria dell’umanità e

introduzione al la storia dei patriarchi . Nel racconto presenta l’umanità come ancora unita e con una sola lingua, che durante le migrazioni, ad un certo punto, decide di dare origine alla civiltà urbana, costruendo una città e innalzando una torre, e mostra Dio che rompe l’unità di lingue e disperde l’umanità.

UNICA LINGUA (1) Il testo ebraico dice : “un labbro solo” e l’espressione indica un popolo di un solo sentimento, che gode di un governo centrale, che venera uno stesso dio. Questa unita non ha speranza di vera, continua riuscita se fatta senza e contro Dio. SINAR (2) Sinar o Sennaar , indica la Mesopotamia, come teatro del racconto. Che si tratti di questa regione è confermato anche dall’uso di mattoni e dl bitume, che era materiale edilizio della Mesopotamia.

Page 45: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

TOCCHI IL CIELO (4) L’espressione si riferisce alle ziggurat, torri a gradoni, comuni nell’antica Babilonia. Si trattava di

templi a piramide che si ergevano dai tempi dei Sumeri ( Esagila, Etemeranki ) e fino ai tempi di Nebopolar (658-605 a. C. ). L’autore prende probabilmente come oggetto la costruzione della ziggurat di Etemeranki e come città Babel, che nell’ambiente profetico era sempre stata considerata come centro di idolatria ( Zc 5, 5-13 ). FACCIAMOCI UN NOME (4) Il peccato consiste nel desiderio degli uomini di “farsi un nome”, più che nella costruzione della torre.

Costruzione della Torre di Leandro Bassano

I FIGLI DEGLI UOMINI (5) L’espressione ha un senso generale, non indica tutti gli uomini, ma i lavoratori della torre, reclutati nella città; forse erano nomadi venuto dall’Oriente e domiciliati nel paese di Sennar (2). E “tutta la terra” del versetto precedente può indicare i Semiti orientali stabilitisi nella terra di Sennar. SCENDIAMO (7) Questo “scendere “ di Dio mette in risalto la meschinità umana. L’espressione suona ironica. Il plurale potrebbe riflettere l’idea della corte regale di Dio, un’idea antica in Israele. NON COMPRENDANO (7) “Non comprendere il labbro di uno” significa ribellarsi, fare una rivoluzione, mettere in discordia una città che prima godeva di armonia. Non viene qui tanto sottolineato la diversità delle lingue quanto la divisione, la rottura della centralità politica e religiosa.

CESSARONO DI COSTRUIRE (8)

I Mesopotamici erano convinti che la distruzione della città era simbolo della sconfitta dell’oppressione nemica e che questo fossa causato da incomprensione di linguaggio, dal nascere delle fazioni.

Page 46: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

BABELE (9) Il nome Babele (Babilonia) significa “porta di Dio”, ma viene accostato alla radice “bll” (=

confusione) e interpretato come sinonimo di “confusione”. La storia della torre diventa emblema di quell’arroganza religioso-politica che vorrebbe imporre a tutti il proprio potere, ma alla fine genera confusione e dispersione; la diversità dei popoli appare così come “divisione”, frutto negativo di quella arroganza.

SU TUTTA LA TERRA (9) L’opera umana per il peccato rimane incompiuta e così nella divisione e nella dispersione finisce anche l’era dell’umanità dopo il diluvio.

Il peccato ha portato all’allontanamento da Dio e dai suoi simili, ora l’intera società si allontanada Dio e gli uomini si dividono tra di loro. L’autore condanna lo sforzo umano di creare un impero mondiale contro il precetto divino, ripetuto più volte, di diffondersi nel mondo intero ( Gn 1, 28 ; 9, 1 ) .

Page 47: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

Genesi 11, 10-32 Da Sem ad Abramo

10Questa è la discendenza di Sem: Sem aveva cento anni quando generò Arpacsàd, due anni dopo il diluvio; 11Sem, dopo aver generato Arpacsàd, visse cinquecento anni e generò figli e figlie. 12Arpacsàd aveva trentacinque anni quando generò Selach; 13Arpacsàd, dopo aver generato Selach, visse quattrocentotré anni e generò figli e figlie. 12Arpacsàd aveva trentacinque anni quando generò Selach; 13Arpacsàd, dopo aver generato Selach, visse quattrocentotré anni e generò figli e figlie 14Selach aveva trent'anni quando generò Eber; 15Selach, dopo aver generato Eber, visse quattrocentotré anni e generò figli e figlie. 16Eber aveva trentaquattro anni quando generò Peleg; 17Eber, dopo aver generato Peleg, visse quattrocentotrenta anni e generò figli e figlie. 18Peleg aveva trent'anni quando generò Reu; 19Peleg, dopo aver generato Reu, visse duecentonove anni e generò figli e figlie. 20Reu aveva trentadue anni quando generò Serug; 21Reu, dopo aver generato Serug, visse duecentosette anni e generò figli e figlie. 22Serug aveva trent'anni quando generò Nacor; 23Serug, dopo aver generato Nacor, visse duecento anni e generò figli e figlie. 24Nacor aveva ventinove anni quando generò Terach; 25Nacor, dopo aver generato Terach, visse centodiciannove anni e generò figli e figlie. 26Terach aveva settant'anni quando generò Abram, Nacor e Aran. 27 Questa è la discendenza di Terach: Terach generò Abram, Nacor e Aran; Aran generò Lot. 28Aran poi morì alla presenza di suo padre Terach nella sua terra natale, in Ur dei Caldei. 29Abram e Nacor presero moglie; la moglie di Abram si chiamava Sarài e la moglie di Nacor Milca, che era figlia di Aran, padre di Milca e padre di Isca. 30Sarài era sterile e non aveva figli. 31Poi Terach prese Abram, suo figlio, e Lot, figlio di Aran, figlio cioè di suo figlio, e Sarài sua nuora, moglie di Abram suo figlio, e uscì con loro da Ur dei Caldei per andare nella terra di Canaan. Arrivarono fino a Carran e vi si stabilirono. 32La vita di Terach fu di duecentocinque anni; Terach morì a Carran.

__________ Come è solito fare, l’autore sacro , dopo aver narrato un peccato dell’umanità e il castigo da parte di Dio giudice, presenta un brano ricco di speranza, servendosi questa volta di una genealogia della fonte sacerdotale. Questa genealogia tramanda gli anelli dei Semiti occidentali, da Sem ad Abramo . ed è legata con la genealogia dei giusti di prima del diluvio. L’intenzione dell’autore è di immettere queste genealogie in un quadro unitario di salvezza. . Le parentele di questa genealogia sono fittizie e denotano relazioni geografiche, politiche e religiose. . Alcuni nomi sono identificabili con nomi di località della Mesopotamia: Serug è un villaggio siriano, Nacor un villaggio della Mesopotamia nominato nelle tavolette di Mari, anche Terach è un villaggio della Mesopotamia. L’intero elenco conferma la provenienza degli antenati di Isreakle dalla Mesopotamia occidentale.

Page 48: GENESI 1-11 grande - donboscoparrocchia.pcn.net · scrittori, l’ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti

ABRAM (27) Si dà inizio alla storia di Abramo presentando, attraverso una genealogia, i diversi personaggi e le

prime tappe di un viaggio: da Ur (nell’attuale Iraq) a Carran verso nord, per poi piegare a sudovest verso Canaan. Le vie antiche evitano il deserto siriano descrivendo questo arco.

La vicenda di Abramo rappresenta l’inizio di una storia nuova: quella di una umanità che risponde a Dio nella fede. Modello di fede, Abramo rappresenta la vita come obbedienza, attesa, cammino (Eb 11, 8-19). Tutta la storia di Abramo è dominata dalla promessa.

IN UR (28) Secondo la genealogia Abramo nacque e si sposò a Ur e fu condotto ad Carran da suo padre . Forse

la dicitura “Hur dei Caldei” è una glossa. Ad ogni modo la tradizione israelitica posteriore sottolineerà solo l’origine dalla Mesopotamia Nord-occidentale.

ABRAM… SARAI ( 28) Il nome Abram , significa “ il Padre (Dio) è esaltato”; Sarai (principessa) e Milca (regina) indica

che erano devote di Ningal, consorte del dio luna Sin, adorato in Ur e Carran. Il porre in risalto la sterilità di Sarai è una preparazione degli venti futuri.