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TRADITIO SYMBOLI 16 Aprile 2011 - Duomo di Milano ARCIDIOCESI DI MILANO GESÙ, RICORDATI DI ME

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TRADITIO SYMBOLI 16 Aprile 2011 - Duomo di Milano

ARCIDIOCESI DI MILANO

GESÙ, RICORDATI DI ME

CANTO D’INGRESSO: VOGLIO ESALTAREVoglio esaltare il nome del Dio nostro: è lui la mia libertà! Ecco il mattino, gioia di salvezza: un canto sta nascendo in noi!

Vieni, o Signore, luce del cammino, fuoco che nel cuore accende il “sì”! Lieto il tuo passaggio ritmi la speranza, padre della verità.

Voglio esaltare il nome del Dio nostro: grande nella fedeltà! Egli mi ha posto sull’alto suo monte, roccia che non crolla mai.

Voglio annunciare il dono crocifisso di Cristo, il Dio con noi! Perché della morte lui si prende gioco, Figlio che ci attira a sé!

INTRODUZIONE

Arcivescovo: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.Tutti: Amen.Arcivescovo: La pace sia con voi.Tutti: E con il tuo spirito.

Voce Guida: In questa sera di veglia rivolgiamo il nostro sguardo, il nostro cuore e la nostra intelligenza, a colui che hanno trafitto. Ci lasciamo attirare dal Cristo crocifisso e camminiamo con lui sulla via della croce e lungo le strade del mondo. Accogliamo il dono della fede, professiamola nella Chiesa e testimoniamola nella vita. Lo Spirito di Gesù, crocifisso e risorto, ci accompagni.

Arcivescovo: Carissimi giovani, la croce di Gesù è un punto di riferimento per la vostra vita: piantata saldamente sulla terra, s’innalza fino al cielo. Cercate il Signore, nei giorni della vostra giovinezza, ascoltate la sua parola e seguite la sua strada: imparerete così ad amare come ha amato lui e porterete a compimento il progetto che Dio ha su cia-scuno di voi.

Tutti: Dolcissimo Gesù, noi ti glorifichiamoperché tu porti la tua luce fino ai popoli più lontani.Ma, o Signore, «resta anche con noi, perché si fa sera».Rimani con noi con la tua grazia, con la tua luce, con il tuo calore:rimani nei nostri cuori, nella nostra volontà,nel nostro intelletto e nella nostra memoria.Fa’ che abbiamo sempre presente il pensiero della tua dolorosa Passionee abbiamo sempre davanti agli occhi del corpo e dello spiritote crocifisso.

GESÙ, RICORDATI DI ME

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Non siamo certo degni di chiederti che le tue sante stimmate si imprimano visibilmente nel nostro corpo.Ma ti preghiamo di infondere il tuo amore nei nostri animi,di scolpire i segni della tua Passione nei nostri cuori,così che possiamo sentire tutta la compassione per te,e possiamo seguirti sulla via della croce che porta a salvezza. Così sia.(San Carlo Borromeo, Milano, Duomo, 9 marzo 1584)

Arcivescovo: Il Signore ascolti la vostra preghiera e la porti a compimento, secondo il suo disegno di salvezza. La santità di san Carlo sia per voi di esempio: egli, in momenti drammatici, ha percorso le strade della città con il segno della croce per dare speranza e per infondere amore. Percorrete anche voi le strade della verità e siate per i vostri fratelli voce della misericordia di Dio.

PROCLAMAZIONE DELLA PAROLA DI DIO

CANTO: Fa’ che ascoltiamo, Signore, la tua voce! La tua voce, o Signore. (2V)

Lettore: Il Signore sia con voi.Tutti: E con il tuo spirito.Lettore: Lettura del Vangelo secondo Luca (23, 33-34.39-43).Tutti: Gloria a te, Signore.

Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero Gesù e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimpro-verava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Parola del Signore.Tutti: Lode a te, o Cristo.

CANTO: Fa’ che ascoltiamo, Signore, la tua voce! La tua voce, o Signore. (2V)

SEDUTI

I SEGNI DEL DOLORE

Voce Guida: Davanti ai nostri occhi, ogni giorno, scorrono immagini di ingiustizia. Nelle orecchie rimbombano le suppliche di coloro che soffrono. Il mistero dell’iniquità ci feri-sce e sulla nostra bocca affiora una domanda: perché? Restiamo muti. A volte la natura si ribella contro di noi, altre volte la malattia s’insinua nella fragilità del corpo. Spesso sono l’arroganza e la prepotenza dell’uomo ad imporsi e a generare odio e violenza. Per-

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ché? Impotenti alziamo il nostro sguardo al legno della croce: il Figlio di Dio, innocente perseguitato, sta appeso lì e da lì parla al nostro cuore. Da lì alza il suo grido al Padre, a nome dell’umanità.

Tutti: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?Lontane dalla mia salvezza le parole del mio grido!Mio Dio, grido di giorno e non rispondi; di notte, e non c’è tregua per me.Eppure tu sei il Santo, tu siedi in trono fra le lodi d’Israele.In te confidarono i nostri padri, confidarono e tu li liberasti;a te gridarono e furono salvati, in te confidarono e non rimasero delusi.Sei proprio tu che mi hai tratto dal grembo, mi hai affidato al seno di mia madre.Al mio nascere, a te fui consegnato; dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.Non stare lontano da me, perché l’angoscia è vicina e non c’è chi mi aiuti. (dal Salmo 22)

Lettore 1: Lo hanno portato fuori Gerusalemme, oltre le mura, sul Calvario, perché il suo sangue non contamini la città. Ma non troppo fuori: perché tutti possano vedere e sia di monito. Lo hanno appeso ad una croce, tra due malfattori.

Lettore 2: Il Figlio di Dio, che ci ha rivelato il volto del Padre, è ormai uno davanti al quale ci si copre la faccia. Porta i segni della tortura, ha già l’odore della morte. Ma non fugge. Resta lì, appeso alla croce. Non salva se stesso. Salverà il mondo.

Lettore 3: Si spartiscono le sue vesti, si spartiscono la sua vita. Ha spezzato il suo pane, spezzano il suo corpo. Quella cro-ce, da allora, si staglia sulla città dell’uomo: segno di ogni dolore, segno di un’invocazione e di una speranza.

Lettore 1: Ed anche dopo molti se-coli il segno della croce continuerà ad attraversare le nostre città. Là dove c’è sofferenza, dove c’è dispe-razione.

Lettore 2: Milano, estate 1576. Ap-pena fuori Porta Tenaglia, nel Borgo degli Ortolani, scoppia la peste. Ar-riva da Venezia. Dilaga, s’insinua ol-tre le mura, abbatte ogni precauzio-ne e resistenza. Si diffonde nell’aria ed infetta migliaia di milanesi. Chi può scappa.

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Lettore 3: San Carlo stringe tra le mani il legno della croce. Non fugge. Resta tra chi è malato, chi ha paura e chi non sa cosa fare.

Lettore 1: Gesù rimane appeso al patibolo. Resta sempre sulla croce. In ogni tempo e in ogni città. Là, dove bruciano le case; dove bruciano le sinagoghe, le chiese ed i templi; dove bruciano le parole della speranza e quelle di Dio.

Lettore 2: Gesù sta sulla croce, inchiodato in mezzo ad altri che muoiono come lui. Là, dove i soldati compiono incursioni e la guerra miete vittime. Là dove l’intolleranza, la sete di potere e di denaro e l’odio fanno del fratello un nemico.

Lettore 3: Là, dove carrette del mare, zeppe di profughi, navigano verso una terra di libertà e di futuro.

Tutti: Signore Gesù, ti guardo appeso alla crocecome ha fatto il malfattore crocifisso con te.Non ti guardo da lontano, come i discepoli e le donne,neppure da sotto la croce, come Maria e il discepolo amato.È una prospettiva insolita per la mia contemplazione.Ti riconosco di fianco a me, nella vita e nella storia.Ti rendo grazie Signore,perché dove c’è un uomo che soffre tu ci sei,dove c’è un popolo distrutto, un innocente perseguitato,un’umanità disperata, tu ci sei.Tu ci resti accanto sempre.Anche nell’ora delle tenebre e della solitudine,anche quando dalla nostra bocca esce soltanto un grido straziato.Tu ci resti accanto, appeso come noi, al mistero dell’iniquità.Appeso alle domande che sembrano non trovare risposte,appeso ad un cuore lacerato dal dolore,appeso ad una volontà che cerca ancora una risorsa.Ti rendo grazie Gesù, uomo crocifisso,perché in te contemplo la fedeltà di Dioe la forza della sua promessa. Amen.

Voce Guida: Shahbaz Bhatti è un cattolico pakistano, fondatore del movimento All Paki-stan Minorities Alliance (APMA). Ministro delle minoranze nel governo di Ali Zardari, è stato assassinato il 2 marzo di quest’anno. Qualche anno fa dichiarava in un’intervista:

Lettore 1: Mi sono state proposte alte cariche al governo e mi è stato chiesto di abban-donare la mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa: «No, io voglio servire Gesù da uomo comune».Questa devozione mi rende felice. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora - in questo mio sforzo e in questa mia battaglia per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan - Gesù volesse accet-

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tare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo paese.Molte volte gli estremisti hanno cercato di uccidermi e di imprigionarmi; mi hanno mi-nacciato, perseguitato e hanno terrorizzato la mia famiglia. (…) Io dico che, finché avrò vita, fino all’ultimo respiro, continuerò a servire Gesù e questa povera, sofferente uma-nità, i cristiani, i bisognosi, i poveri. (…)Quando rifletto sul fatto che Gesù Cristo ha sacrificato tutto, che Dio ha mandato il Suo stesso Figlio per la nostra redenzione e la nostra salvezza, mi chiedo come possa io seguire il cammino del Calvario. Nostro Signore disse: «Vieni da me, porta la tua croce, segui il cammino».(SHAHBAZ BHATTI, Cristiani in Pakistan. Nelle prove la speranza, Marcianum Press, Venezia 2008, pp. 39-41)

IL DESIDERIO DELLA SALVEZZA

Voce Guida: L’uomo non si rassegna alla morte, anche quando ne è consapevole. La vita grida dentro di lui, fino alla fine. Mentre l’oblio genera ansia e paura. L’esistenza, allora, diventa preghiera sincera, invocazione a Dio. L’uomo è desiderio d’eternità. Ma sa che da solo non ce la può fare: nessuno si salva da solo. Nella memoria di Dio, invece, trova i segni della comunione ed anche il legno della croce si fa meno duro.

Tutti: Io sono come acqua versata, sono slogate tutte le mie ossa.Il mio cuore è come cera, si scioglie in mezzo alle mie viscere.Arido come un coccio è il mio vigore, la mia lingua si è incollata al palato,mi deponi su polvere di morte.Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, vieni presto in mio aiuto.Libera dalla spada la mia vita, dalle zampe del cane l’unico mio bene.Salvami dalle fauci del leone e dalle corna dei bufali. (dal Salmo 22)

Lettore 1: L’uomo di fronte alla morte reagisce in modi diversi: si aggrappa ad un grido disperato o si consegna in un ultima preghiera. Le tenebre lo circondano ma il suo cuore brama la luce. Anche l’ultimo respiro è un alito d’attesa.

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Lettore 2: C’era chi bestemmiava, quel giorno, appeso alla croce o sotto di essa. Ma c’era anche chi pregava. Ai piedi di quel patibolo, poco lontano, o proprio accanto a Gesù.

Lettore 3: Il malfattore, quello buono, supplica Gesù. Con le sue ultime forze, con la poca energia che ancora gli era rimasta. Ricordati di me. È la sua ultima parola. L’ultima cosa che fa nella sua vita andata storta: prega.

Lettore 1: E la preghiera ha accompagnato la Chiesa, ed ogni discepolo di Gesù, lungo la storia e nei momenti decisivi dell’esistenza. È comunione quando si teme la solitudine, è forza quando sembra di non farcela, è vita dinnanzi alla morte.

Lettore 2: Milano, ottobre 1576. La peste è padrona della città. Ha rinchiuso nei lazza-retti gli infetti, ha consegnato alla morte i più deboli e alla fuga i più ricchi. In tutti c’è preoccupazione, sospetto e paura. Milano diventa una città di preghiera.

Lettore 3: San Carlo, a piedi scalzi, con la croce in mano, attraversa i luoghi del dolore in processione. A nessuno fa mancare il conforto dei sacramenti, invita tutti alla preghiera perseverante e, senza temere il contagio, prega con chi è malato.

Lettore 1: Gesù ascolta la preghiera di ciascuno, anche quella del malfattore. L’uomo, in ogni tempo, cerca la salvezza perché la sua vita, altrimenti, non avrebbe senso. L’uomo porta con sé l’essenziale e s’incammina, da pellegrino, verso l’eternità.

Lettore 2: Gesù ascolta la preghiera di chi stringe a sé la speranza e vuole garantire un futuro alle generazioni più giovani. Un futuro promettente ed abitabile perché il mondo abbia ancora un domani.

Lettore 3: Gesù ascolta la preghiera di chi porta con sé la sua Parola: perché accompagni il cammino, perché protegga nelle avversità, perché illumini le scelte.

Tutti: Signore Gesù, ricordati di me.Quando cerco di comprendere la mia vocazione nel tuo progettoe quando desidero trovare il mio posto nel mondo.Quando le delusioni affettive mi schiacciano,la mia fragilità mi rattrista, gli errori mi bloccano.Quando la mia libertà è disorientata,la fatica mi opprime, la noia sta in agguato.Ricordati della tua Chiesa e di ciascuna delle nostre comunità.Quando la nostalgia del passato ci ripiega al nostro internoe la complessità di questo tempo ci fa chiudere in noi stessi.Quando l’ansia dell’efficienza inaridisce le relazioni,e la burocrazia, i calcoli ed il potere ci allontanano dal vangelo.Quando l’insoddisfazione e la frustrazione ci rendono tristie quando l’insuccesso genera la rassegnazione.Signore Gesù, ricordati del mondo.Quando le logiche del potere schiacciano i diritti universalie quelle dell’economia generano disuguaglianze.

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Quando la violenza e la guerra provocano vittimee quando l’ingiustizia genera miseria.Quando la natura viene sfruttata disonestamentee l’ambiente viene distrutto ed inquinato.Signore Gesù, non dimenticarci.

Voce Guida: San Carlo Borromeo, durante la peste di Milano del 1576, è stato un punto di riferimento per tutta la città. Ha ascoltato il grido degli ultimi ed ha testimoniato la presenza di Dio anche nel dramma. Ha invitato alla preghiera e ne ha insegnato la forza.

Lettore 2: Durante la quarantena Milano restò del tutto paralizzata. Il Borromeo dispose che «sette volte al giorno si facesse oratione in ciascuna casa, et per ricordarlo a cia-scuno al suo tempo, ordinò che nella chiesa metropolitana, et nelle chiese parochiali, si sonasse sette volte per l’oratione [...] in memoria di quelle sette hore che [nelle quali] patì Christo nostro Signore diversi et aspri tormenti».Le campane delle chiese invitavano alla preghiera ogni due ore, suonando la prima volta al sorgere del sole e l’ultima volta dopo il tramonto. Per sette volte al giorno i milane-si stavano dunque «affacciati alle finestre, facendo l’oratione communemente ad alta voce, ciascuno della sua contrada cantando a vicenda le lettanie, et altre preci, et ora-zioni», contenute in un libretto fatto stampare apposta dal cardinale. Dopo il tramonto, calate le tenebre della notte, tutti mettevano un lume alla finestra e recitavano l’ultima preghiera, «cosa che faceva tremare et arizzare i capelli a ciascuno che li sentiva et era tanto fervente questa oratione che nissuno restava [mancava] d’intervenire, imaginan-dosi che quelli che mancavano [di pregare] dovessero restare infetti nelle loro case». Carlo Borromeo dispose anche che in ogni quadrivio fosse eretto un altare dove si dices-se messa, sia nei giorni feriali che in quelli festivi, in modo che dalle finestre delle case tutti potessero partecipare al rito. Quel cadenzare le ore del giorno con la preghiera ebbe un effetto benefico sullo stato d’animo dei reclusi, cosicché «dove al principio pa-reva a tutto il populo essere cosa dificilissima il star ringiuso quaranta giorni, diventò per bontà di Dio cosa facilissima, per virtù de la ditta santa oratione et divotione».(F. A. ROSSI di MARIGNANO, Carlo Borromeo. Un uomo, una vita, un secolo, Mondadori, Milano 2010, pp. 302-303)

LA SPERANZA DELLA CROCE

Voce Guida: Nell’ora delle tenebre Gesù si manifesta come luce. Nell’ora della morte egli è la vita: quella vera, che vale e che dura per sempre. Nell’ora della solitudine egli è la comunione. In quella della disperazione è speranza. Tutto cambia se lui è presente: il mondo, la vita, la storia. Ciò che noi dobbiamo temere è la sua assenza. Ciò di cui dob-biamo rendere grazie è la sua opera salvifica.

Tutti: Tu mi hai risposto!Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea.Lodate il Signore, voi suoi fedeli, gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,

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lo tema tutta la discendenza d’Israele;perché egli non ha disprezzato né disdegnato l’afflizione del povero,il proprio volto non gli ha nascosto ma ha ascoltato il suo grido di aiuto.Da te la mia lode nella grande assemblea; scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano;il vostro cuore viva per sempre!Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra;davanti a te si prostreranno tutte le famiglie dei popoli.Si parlerà del Signore alla generazione che viene; annunceranno la sua giustizia;al popolo che nascerà diranno: «Ecco l’opera del Signore!». (dal Salmo 119)

Lettore 1: Hanno inchiodato le sue mani ed i suoi piedi ma la parola di Gesù è libera. La sua voce è consolazione, la sua promessa infonde speranza. Oggi con me sarai in paradiso.

Lettore 2: La cattedra da cui insegna è un infame patibolo. Non c’è più bellezza, né ric-chezza. Non c’è più nulla ormai. Ma la verità che si annuncia è la più grande mai incon-trata. Anche qui, su questa croce c’è salvezza. Oggi con me sarai in paradiso.

Lettore 3: Il punto più basso della vita ormai è toccato, più di così non si può sprofon-dare. È la fine del tempo. C’è solo l’ultimo respiro. Eppure qui si rivela l’infinitamente grande. Si apre l’eternità. Oggi con me sarai in paradiso.

Lettore 1: E la certezza che la salvezza si compie nell’oggi di ogni uomo ha sostenuto la missione della Chiesa e ha dato vigore alla sua testimonianza anche nei tempi più difficili.

Lettore 2: Nei mesi in cui la peste imperversava su Milano si sono visti anche segni stra-ordinari di solidarietà e di carità fraterna. Nell’ora delle tenebre risplendono piccole luci che anticipano la salvezza.

Lettore 3: San Carlo, in prima persona, distribuiva viveri, medicinali, coperte. Arrivò per-sino a donare il suo letto ad alcuni appestati ricoverati nel lazzaretto e con le tappezzerie dell’arcivescovado fece fare vestiti per i più bisognosi.

Lettore 1: La croce di Gesù è il segno della vittoria sul caos e sulla morte. Nella confu-sione è un punto fermo. Nell’inquietudine è serenità. Nell’orrore lascia intravedere lo splendore.

Lettore 2: La croce di Gesù è un raggio di luce che attraversa la storia, anche quella scossa e rivoluzionata dall’iniquità e dalla violenza. La croce risplende nelle tenebre ed indica la strada della pace.

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Lettore 3: Gesù crocifisso è sintesi ed incontro di ogni uomo sofferente. Ma è anche me-moria del destino di salvezza di ciascuno. È parola di speranza da contemplare e custodire.

Tutti: Signore Gesù, dal profondo del cuore emerge la mia riconoscenza.Tu sei con me, oggi, ed io non ho più paura del futuro.Si scioglie la nebbia all’orizzonte del mio domanie rinnovo il desiderio di scelte importanti e definitive.Signore Gesù, la mia intelligenza ti cerca ed io credo in te.Tu sei con me, oggi, ed io non ho più resistenze nell’affidarmi.Il tempo della prova e della faticami renderanno forte, coraggioso, esemplare.Signore Gesù, rendo solida la mia volontà e ti seguo.Tu sei con me, oggi, ed io non ho più incertezze ad amare.Imparerò ad essere misericordioso come è misericordioso il Padree sarò un piccolo segno della tua presenza nel mondo.Questo tempo, questa mia vita, con te saranno già il paradiso,attesa e preludio dell’eternità promessa.

Voce Guida: Il pittore ebreo Marc Chagall, alla vigilia della seconda guerra mondiale, dipinge la Crocifissione bianca. Un’opera che sintetizza il dramma che sta per sconvol-gere il mondo ma che grida anche il desiderio di salvezza dell’uomo. La croce di Cristo diventa punto di riferimento solidale e promessa certa di una vita nuova. Ascoltiamo alcune sue parole:

Lettore 3: «Mi è sempre sembrato e mi sembra tuttora che la Bibbia sia la principale fonte di poesia di tutti i tempi. Da allora, ho sempre cercato questo riflesso nella vita e nell’arte. Per me essa è stata l’al-fabeto colorato in cui ho intinto i miei pennelli. (…) Mi darà Dio la forza di poter infondere ai quadri il mio respiro, il respiro della pre-ghiera e del dolore, della preghie-ra di redenzione e di rinascita? (…) Mi sveglio disperato / per il nuovo giorno, per i desideri / ancora non disegnati, / non ancora coperti di colori. / E corro lassù, / ai miei pen-nelli secchi. / E come il Cristo vengo crocifisso. (…) Qualcuno mi ha det-to / C’è laggiù in agguato / Una cro-ce / Un cavaliere venuto dall’alto / A sollevarmi tra le sue braccia».

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CANTO DI MEDITAZIONE: SALMO 121(cantato in arabo ed ebraico) Traduzione:

Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto?L’aiuto viene dal Signore che ha fatto cielo e terra.Non lascerà vacillare il tuo piede,non si addormenterà il tuo custode.Non si addormenterà, non prenderà sonno, il custode d’Israele.

Il Signore è il tuo custode, il Signore è il tuo custode.Il Signore ti proteggerà da ogni male, custodirà la tua anima.Il Signore è il tuo custode, il Signore è il tuo custodeIl Signore ti proteggerà quando entri e quando esciadesso e per sempre, adesso e per sempre, adesso e per sempre.

Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode.Non si addormenterà, non prenderà sonno, il custode d’Israele.

Il Signore è il tuo custode, il Signore è il tuo custode.Il Signore ti proteggerà da ogni male, custodirà la tua anima.Il Signore è il tuo custode, il Signore è il tuo custodeIl Signore ti proteggerà quando entri e quando esciadesso e per sempre, adesso e per sempre, adesso e per sempre.

OMELIA DELL’ARCIVESCOVO

ADORAZIONE DELLA CROCE

Voce Guida: Come il malfattore buono apriamo il nostro cuore a Gesù crocifisso: affidia-moci a lui. Nel silenzio adorante rendiamogli grazie per il suo amore. Mettiamo nelle sue mani la nostra vita e quella delle persone che ci sono care. Chiediamo a lui di infondere il suo Spirito sulla Chiesa intera. Imploriamolo, affinché volga il suo sguardo sul mondo e lo custodisca nella sua memoria. Certamente anche a noi Gesù prometterà il suo ricordo e ci ripeterà che con lui, oggi e sempre, abiteremo l’eternità.

CANTO: E LO CREDEMMO ABBANDONATO DA DIOL’ultima sera trascorsa coi suoi prima di andare a morire per noi egli giurò che neppure la morte ora ci avrebbe divisi da Lui. Poi lo vedemmo in ginocchio tra noi che ci pregava di amare così con l’umiltà di chi vuole servire nella memoria del gesto di Lui. E noi a chiederci tristi “perché”, ci ripeteva sereno che ormai egli doveva lasciarsi tradire e poi andare a morire da solo.

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Ora ti chiedo umilmente mio Dio di perdonare il mio cuore il mio cuore insicuro: dammi la forza di accogliere ancora la Tua parola, il Tuo gesto d’amore. Dopo aver detto, nell’ultimo addio, di non avere paura per Lui, fu trascinato davanti al giudizio fino alla morte, nel nome di Dio. E lo vedemmo, lontani da Lui, dire per l’ultima volta “Mio Dio” poi, nel silenzio, ci siamo lasciati ed avevamo paura per noi. E poi, a chiederci, tristi “perché”, s’era lasciato morire così senza colpire la mano dell’uomo che aveva avuto paura di Dio. Quando poi venne di nuovo tra noi in quel momento soltanto con Lui, noi comprendemmo che forza di Dio è solo quella che dona la vita. Ora ti chiedo umilmente mio Dio di perdonare il mio cuore il mio cuore insicuro: dammi la forza di accogliere ancora la Tua parola, il Tuo gesto d’amore.

Arcivescovo: Cari giovani, pieni di riconoscenza, mettiamoci in adorazione della croce per meditare il gesto di libertà e di grazia che Gesù ha compiuto. Contempliamo il segno della salvezza e della misericordia e, nella preghiera, nasca la nostra professione di fede.

Tempo di silenzio e di adorazione della croce

Al termine del silenzio:

CANTO: OH! ADORAMUS TE DOMINE

Lettore 1: Gesù, uomo dei dolori che ha conosciuto il patire.Tutti: Oh! Adoramus te, Domine.

Lettore 2: Gesù, che elevato da terra hai attirato tutti a te.Tutti: Oh! Adoramus te, Domine.

Lettore 3: Gesù, che dal legno della croce hai perdonato i tuoi uccisori.Tutti: Oh! Adoramus te, Domine.

Lettore 1: Gesù, che non hai dimenticato nessuno e hai promesso il paradiso.Tutti: Oh! Adoramus te, Domine.

Lettore 2: Gesù, che dallo Spirito effuso sulla croce hai fondato la Chiesa.Tutti: Oh! Adoramus te, Domine.

Lettore 3: Gesù, che ti sei abbandonato alla promessa del Padre.Tutti: Oh! Adoramus te, Domine.

Lettore 1: Gesù, che hai avuto sete di giustizia e di misericordia.Tutti: Oh! Adoramus te, Domine.

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Lettore 2: Gesù, che hai portato a compimento la missione di salvezza.Tutti: Oh! Adoramus te, Domine.

Lettore 3: Gesù, che hai consegnato lo Spirito nelle mani del Padre.Tutti: Oh! Adoramus te, Domine.

CONSEGNA DEL CREDO

Arcivescovo: Carissimi, ricevete le parole della fede con cui rinascerete a nuova vita in Dio. Sono poche parole, ma contengono grandi misteri. Accoglietele e conservatele con cuore sincero.

L’Arcivescovo consegna il testo del Credo ai Catecumeni e ad alcuni giovani della Diocesi.

CANTO: RESTA ACCANTO A ME

Ora vado sulla mia strada con l’amore tuo che mi guidao Signore, ovunque io vada resta accanto a me.Io ti prego, stammi vicino ogni passo del mio camminoogni notte, ogni mattino resta accanto a me.

Il tuo sguardo puro sia luce per mee la tua parola sia voce per me.Che io trovi il senso del mio andare solo in te,nel tuo fedele amare il mio perché.

Fa’ che chi mi guarda non veda che tefa’ che chi mi ascolta non senta che tee chi pensa a me, fa’ che nel cuorepensi a te e trovi quell’amore che hai dato a me.

IN PIEDI

Arcivescovo: Preghiamo per i nostri eletti: il Signore, Dio nostro, illumini i loro cuori e apra loro la porta della sua misericordia, perché mediante l’acqua del Battesimo riceva-no il perdono di tutti i peccati e siano incorporati in Cristo Gesù, nostro Signore.

Tutti pregano in silenzio

Arcivescovo: Concedi, Signore, che questi eletti, che hanno conosciuto il tuo disegno d’amore e i misteri della vita del tuo Cristo, li professino con la bocca e li custodiscano con la fede e compiano sempre nelle opere la tua volontà. Per Cristo nostro Signore.Tutti: Amen.

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Arcivescovo: Recitiamo insieme il simbolo della nostra fede:

IO CREDO IN DIO,Tutti: PADRE ONNIPOTENTE,

CREATORE DEL CIELO E DELLA TERRA;CREDO IN GESÙ CRISTO, SUO UNICO FIGLIO, NOSTRO SIGNORE,IL QUALE FU CONCEPITO DI SPIRITO SANTO,NACQUE DA MARIA VERGINE,PATÌ SOTTO PONZIO PILATO,FU CROCIFISSO, MORÌ E FU SEPOLTO;DISCESE AGLI INFERI;IL TERZO GIORNO RISUSCITÒ DA MORTE;SALÌ AL CIELO, SIEDE ALLA DESTRA DI DIO PADRE ONNIPOTENTE;DI LÀ VERRÀ A GIUDICARE I VIVI E I MORTI.CREDO NELLO SPIRITO SANTO, LA SANTA CHIESA CATTOLICA,LA COMUNIONE DEI SANTI, LA REMISSIONE DEI PECCATI,LA RISURREZIONE DELLA CARNE, LA VITA ETERNA. AMEN.

Arcivescovo: Cari giovani, il cristiano, diventato figlio di Dio grazie al dono battesimale della fede, è chiamato a comportarsi come figlio. Ogni giorno prendiamo su di noi la nostra croce e seguiamo Gesù. La sua forza ci renda capaci di misericordia e verità, di giustizia e di pace.

Tutti: Ci impegniamo a cercare, nella Pasqua di Gesù, il centro della nostra esistenza e a fare del suo stile di vita il nostro stile. Ci impegniamo a portare nel cuore dei nostri fratelli e delle nostre città la speranza della croce.

Arcivescovo: Affidiamo a Dio la sincerità della vostra decisione, con la preghiera di Gesù:

Tutti: Padre nostro…

RITI DI CONCLUSIONE

Arcivescovo: Il Signore sia con voi.Tutti: E con il tuo spirito. Kyrie Eleison, Kyrie Eleison, Kyrie Eleison.

Arcivescovo: Sia benedetto il nome del Signore. Tutti: Ora e sempre.

Arcivescovo: Il nostro aiuto è nel nome del Signore.Tutti: Egli ha fatto cielo e terra.

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Arcivescovo: Vi benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.Tutti: Amen.

Arcivescovo: Andiamo in pace.Tutti: Nel nome di Cristo.

CANTO FINALE: EMMANUEL Dall’orizzonte una grande luce viaggia nella storia e lungo gli anni ha vinto il buio facendosi Memoria, e illuminando la nostra vita chiaro ci rivela che non si vive se non si cerca la Verità...Un grande dono che Dio ci ha fatto è il Cristo suo Figlio, l’umanità è rinnovata, è in lui salvata. È vero uomo, è vero Dio, è il Pane della Vita, che ad ogni uomo ai suoi fratelli ridonerà.

Siamo qui sotto la stessa luce sotto la sua croce cantando ad una voce. È l’Emmanuel, Emmanuel, Emmanuel. È l’Emmanuel, Emmanuel. Siamo qui sotto la stessa luce…

La morte è uccisa, la vita ha vinto, è Pasqua in tutto il mondo, un vento soffia in ogni uomo lo Spirito fecondo, che porta avanti nella storia la Chiesa sua sposa, sotto lo sguardo di Maria, comunità.

Siamo qui sotto la stessa luce…

Noi debitori dei passato di secoli di storia, di vite date per amore, di santi che han creduto, di uomini che ad alta quota insegnano a volare, di chi la storia sa cambiare, come Gesù.

Siamo qui sotto la stessa luce…

È giunta un’era di primavera, è tempo di cambiare. È oggi il tempo sempre nuovo per ricominciare,per dare svolte, parole nuove e convertire il cuore,per dire al mondo, ad ogni uomo: Signore Gesù.

Siamo qui sotto la stessa luce…

Immagine di copertina e particolari: Marc Chagall (Vitebsk, 7 luglio 1887 – Saint-Paul de Vence, 28 marzo 1985), Crocifissione bianca, 1938, olio su tela, Art Institute Chicago.

Servizio per il catecumenato