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MASSIMILIANO GHILARDI ORATORIANI E GESUITI ALLA ‘CONQUISTA’ DELLA ROMA SOTTERRANEA NELLA PRIMA ETÀ MODERNA Estratto da «Archivio italiano per la storia della pietà», XXII Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2009

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ghilardi, articolo sul Baronio

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    MASSIMILIANO GHILARDI

    ORATORIANI E GESUITI ALLA CONQUISTA DELLA ROMA

    SOTTERRANEA NELLA PRIMA ET MODERNA

    Estratto da

    Archivio italiano per la storia della piet, XXII

    Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2009

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    MASSIMILIANO GHILARDI

    ORATORIANI E GESUITI ALLA CONQUISTA DELLA ROMASOTTERRANEA NELLA PRIMA ET MODERNA*

    I. Nella LVIII dissertazioneDe Christianorum veneratione erga sanctos postdeclinationem Imperii Romanidelle Antiquitates Italicae Medii vi, neltratteggiare brevemente la storia dellerudizione cristiana postrindentina,accadde a Ludovico Antonio Muratori di citare Antonio Bosio1, il celebrearcheologo di presunti natali maltesi, come presbitero oratoriano2.

    * Il presente articolo, parte di una pi ampia ricerca in corso dedicata allo studiodelle reliquie catacombali nellet della Controriforma, molto deve alla affettuosa corte-sia del Prof. Rino Avesani che mi ha spronato quasi quotidianamente alla scrittura. Pertale motivo e soprattutto per i numerosi e preziosi consigli gli sono sinceramente grato.

    1 Su di lui vd. A. Valeri, Cenni biografici di Antonio Bosio con documenti inediti, Roma,Tipografia dellUnione Cooperativa Editrice, 1900. Pur se non troppo approfondita lau-tore stesso nellintroduzione ammette di averla stesa in pochissimo tempo per poterne faredono ai partecipanti al Secondo Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana (tenu-tosi in Roma dal 17 al 24 aprile del 1900) , la sintetica biografia del Valeri (pp. 1-67) rima-ne tuttavia fondamentale particolarmente per lapparato documentario presentato in ap-pendice (pp. 69-110). Prima di tale opera, che verr citata frequentemente nelle note succes-sive, si potevano trovare preziose informazioni sul Bosio nelle pagine di G. B. de Rossi,LaRoma sotterranea cristiana, I-III, Roma, Cromo-Litografia pontificia, 1864-1877, I, pp. 12-46. Puntuali indicazioni anche in G. Ferretto, Note storico-bibliografiche di archeologia cri-

    stiana, Citt del Vaticano, Tipografia Poliglotta Vaticana, 1942, pp. 140-161. Non sonomancate poi, pur se non tutte troppo affidabili o documentate, le voci enciclopediche dedi-cate allarcheologo barocco; tra queste, in ordine cronologico, si vedano almeno quelle diH. Leclercq, Bosio (Antoine), in Dictionnaire darchologie chrtienne et de liturgie, II(1925), pp. 1084-1093; A. Lodolini,Bosio, Antonio, in Enciclopedia Italiana, VII (1930), p.550; . Van Cauwenbergh,Bosio (Antonio), inDictionnaire dhistoire et de gographie eccl-siastique, IX (1937), pp. 1318-1319; A. Ferrua,Bosio, Antonio, in Enciclopedia cattolica, II(1949), coll. 1943-1944; P. Pelagatti, Bosio, Antonio, in Enciclopedia dellarte antica, II(1959), pp. 144-145; N. Parise,Bosio, Antonio, inDizionario biografico degli Italiani, XIII(1971), pp. 257-259. Sul Bosio in ultimo, con bibliografia, mi sia consentito rimandare almio articoloLe catacombe di Roma dal Medioevo alla Roma sotterranea di Antonio Bosio,

    Studi Romani, XLIX (2001), pp. 27-56.2 Cfr. L. A. Muratori,Antiquitates Italicae Medi vi, sive Dissertationes De Moribus,Ritibus, Religione, Regimine, Magistratibus, Legibus, Studiis Literarum, Artibus, Lingua,

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    Lerrore, dovuto evidentemente allaccostamento con i padri oratorianiGiovanni Severano3 e Paolo Aringhi4 che sono, come noto, i conti-

    nuatori e divulgatori dellopera bosiana sugli antichi cimiteri ipogei cri-stiani di Roma antica , non rimasto senza seguito e molti studiosi dopoMuratori, sino ai nostri giorni5, hanno ritenuto larcheologo barocco unpadre oratoriano, tanto da giungere a dipingerlo quale uno dei pi stret-ti collaboratori di san Filippo Neri, che avrebbe seguito da vicino e coninteresse le sue ricerche seguendolo addirittura nei casi delle scopertepi significative dal punto di vista religioso6. Se comunque la formazio-ne culturale e la crescita spirituale del Bosio non possono essere fatterisalire con certezza a legami intercorsi con il santo fiorentino7 come

    Militia, Nummis, Principibus, Servitute, Foederibus, aliisqua faciem & mores Italici Populireferentibus post declinationem Rom. Imp. ad Annum usque MD , I-VI, Mediolani, ExTypographia Societatis Palatinae in Regia Curia, 1738-1742, V (1741), col. 33: Magnumhinc sibi nomen peperere, remque plane utilissimam tum sacrae tum profanae eruditio-nis cultoribus praestitere Presbyteri Oratorii Romani Bosius, Severanus, & Aringhius ininsigni Opere Romae Subterraneae.

    3 Su di lui, in breve, C. Cecchelli, Severano, Giovanni, in Enciclopedia cattolica, XI(1953), coll. 461-462. E vd. pure E. Vaccaro Sofia, Giovanni Severano prete dellOratorioe uomo di studio, Quaderni dellOratorio, IV (1961), pp. 1-7; C. Gasbarri, LOratorioromano dal Cinquecento al Novecento, Roma, Arti Grafiche dUrso, 1962, p. 154, esoprattutto A. Cistellini,San Filippo Neri, lOratorio e la congregazione oratoriana. Storiae spiritualit, I-III, Brescia, Morcelliana, 1989, ad indicem e in particolare vol. III, pp.2232, 2256, 2320.

    4 SullAringhi, purtroppo assente dalDizionario biografico degli Italiani, si veda quan-to brevemente raccolto da A. Ferrua,Aringhi, Paolo, in Enciclopedia cattolica, I (1948),col. 1899.

    5 Vd. ora, ad esempio, T. Johnson, Holy Fabrications: The Catacombs Saints and theCounter-Reformation in Bavaria, Journal of Ecclesiastical History, XLVII (1996), pp.274-297: 279. Uno dei casi pi eclatanti derivanti dallerronea constatazione muratoria-na , comunque, quello di Richard St. John Tyrwhitt che, nel suo celebre studio dedica-to allarte paleocristiana, oltre a ritenere Bosio un sacerote oratoriano lo ha addirittura

    promosso al rango cardinalizio: cfr. The Art Teaching of the Primitive Church, London,Society for Promoting Christian Knowledge, 1874, p. 102.6 Ricordo qui F. Fabi Montani,Della coltura scientifica di San Filippo Neri e dellim-

    pulso da lui dato agli studi ecclesiastici. Ragionamento, Roma, Tipografia Forense, 1854,p. 32, secondo il quale Bosio correva a ragguagliare il Neri, il quale per la tenerezza chenudria in verso di que santi martiri, e per la gioia provata in vederne rivendicato il culto,stemperavasi in lagrime e teneramente abbracciando Antonio o volea con essolui essertra i primi a venerare gli atleti di Cristo, ovvero mandava il suo Baronio, od altri de suoipi cari discepoli ad offerir loro fiori e corone.

    7 V. Fiocchi Nicolai,San Filippo Neri, le catacombe di San Sebastiano e le origini del-larcheologia cristiana, in San Filippo Neri nella realt romana del XVI secolo, Atti del

    Convegno di Studio in occasione del IV Centenario della morte di S. Filippo Neri (1595-1995), Roma 11-13 maggio 1995, a cura di M. T. Bonadonna Russo N. Del Re, Roma,Societ Romana di Storia Patria, 2000, pp. 105-130: 128.

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    noto assiduo frequentatore delle catacombe romane8 , indubbio che

    8 Agli anni 1533-1537 si fissa lassidua frequentazione delle catacombe di San Seba-stiano sullAppia da parte del santo fiorentino e i documenti a tale proposito sono anti-chi ed attendibili (cfr. L. Ponnelle L. Bordet, Saint Philippe Nri et la socit romainede son temps (1515-1595), Paris, Librairie Bloud & Gay, 1928, pp. 48-50 e soprattuttoCistellini,San Filippo Neri, lOratorio e la congregazione oratoriana, I, pp. 22-24): oltre adessere ricordata nel racconto biografico di san Filippo redatto dal padre oratorianoAntonio Gallonio (cfr. A. Gallonio, Vita Beati P. Philippi Nerii Florentini CongregationisOratorii Fundatoris in annos digesta, Romae, apud Aloysium Zannettum, 1600, pp. 9-10:Saepe enim totas noctes in pia caelestium rerum meditatione hisce in locis consumebat:saepissime apud coemeterium, quod Calixti dicitur, in oratione pernoctabat: somni par-cissimus, nuda humo sub harum Ecclesiarum porticibus, cum eum necessarius somnusoccupasset, cubabat. Si veda, sempre del medesimo autore, anche ledizione in linguaitaliana della Vita del Beato P. Filippo Neri Fiorentino fondatore della CongregationedellOratorio, scritta, e ordinata per anni, Roma, appresso Luigi Zannetti, 1601, p. 10:Non voglio lasciar di dire, che mosso Filippo da grande, e marauigliosa diuotione, epura consolatione spirituale, consumaua in questi santi luoghi per lo pi tutta la notteorando, e contemplando Iddio; e bene spesso ancora nelle Catacombe questo fine per-nottaua sospirando, e piangendo pel contento grande, che sentiua dentro nel cuore. Glisopraueniua in tanta abondanza lo spirito, che staua tre d, e tre notti, come di sopra sdetto, digiuno, non mangiando, ne beuendo mai nulla. Oraua alle uolte lungamente perinfino quaranta hore continue; si disciplinaua, dormiua pochissimo, e su la nuda terra,

    amaua sommamente la pouert, e fugiua tutto ci chal corpo suo poteua dar piacere),la presenza prolungata del Neri nelle gallerie cimiteriali romane riferita con dovizia diparticolari anche da alcune testimonianze rese al processo per la causa di canonizzazio-ne del santo. Il domenicano Francesco Cardoni, il 1 settembre del 1595, a pochi mesidalla morte del Neri, pur affidando la veridicit dellinformazione a persone delle qualinon ricordava il nome, affermava che: Et mi recordo, quando ero secolare, che udii dire,da persone degne di fede, da molti, che non mi ricordo il nome de alcuni, questo fu ilprimo che mi fu detto: che dieci anni era stato nelle grotte di S. Sebastiano, dove vivevadi pane et di radiche dherbe, et, tra laltre cose, mi fu detto ancora che l p. Filippo veni-va a pigliare lelemosina per dir Messa, diceva la Messa et poi si retirava alle dette grot-te (G. Incisa della Rocchetta N. Vian [a cura di],Il primo processo per san Filippo Neri

    nel Codice Vaticano Latino 3798 e in altri esemplari dellarchivio dellOratorio di Roma, I-IV, Citt del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1957-1963, I, p. 133). Quindicianni pi tardi, il 26 aprile dellanno 1610, Domenico Migliacci ricordava: Ho inteso,che, quando era giovane, andava spesso alle Sette Chiese, et, buona parte della notte, sene stava, in oratione, nel cemeterio di S. Calisto, detto hora di S. Sebastiano (ibidem, III,p. 92); il mese successivo, il giorno 7 maggio, Antonino Berti conferm la versione delCardoni: Attesto aver inteso raccontare al p. fra Francesco Cardone, da Camerino, del-lordine di Predicatori, nel novitiato della Minerva, alla presenza de novitii, lanno 1594incirca, come il beato Filippo Neri era stato dieci anni alle catacombe di S. Bastiano, afare molte penitenze (ibidem, III, p. 178); e l8 giugno dello stesso anno, GermanicoFedeli deponeva la sua testimonianza, affermando che: Io so, che il beato Filippo era

    deditissimo alloratione et alla contemplatione delle cose divine et gli ho sentito, dir pivolte, in diverse occasioni, che, per attendere a questo santo essercitio, si ritir, mentreera giovane, dalli studi, et vend anco li suoi libri, et cercava la solitudine. Quale non

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    egli, pur essendo stato allievo dei gesuiti9, trasse dal cenacolo filippino gliideali pi profondi della sua attivit, e stretti vincoli di amicizia media-

    ti e favoriti probabilmente da Pompeo Ugonio10

    ebbe con alcuni espo-nenti di quella comunit religiosa11. Tuttavia, al di l degli evidenti lega-

    potendo havere, molte volte, nella citt (avanti si facesse sacerdote, et cominciasse a con-fessare, che, per questi essercitii, non haveva tanto tempo da farlo) andava, spessisimevolte, solo, di notte, alle Sette Chiese, pernottando nelle dette chiese, et, anco, nel ceme-terio di Calisto, et, che, quando trovava le chiese serrate, si fermava nelli porticali di dettechiese, a far oratione. Et mi disse, anco, che si fermava, alle volte, a leggere qualche libroal lume della luna, et che aveva buonissima vista. Et tutte le suddette cose moltissimevolte le diceva, per sollecitare noi altri nelli essercitii spirituali, et, questo, con diverseoccasioni (ibidem, III, p. 257). Ci che spingeva il santo a questa assidua frequentazio-ne, negli anni certamente enfatizzata ed arricchita di elementi agiografici favolosi qualiad esempio quello della tentazione dei tre diavoli , era certamente la voglia di solitudi-ne, il desiderio di preghiera appartata e la devozione verso i primi testimoni della Fede,ma soprattutto la volont di trarre alimento spirituale da quei luoghi sacri recuperan-do allo stesso tempo i valori primitivi e pi genuini della prima et cristiana. E propriodurante una prolungata permanenza in catacomba, nel 1544 secondo la testimonianzadel padre Gallonio (cfr. Vita Beati P. Philippi Neri, p. 16), san Filippo Neri avrebbe rice-vuto il miracolo dello Spirito Santo che, sotto forma di un globo di fuoco, lo avrebbepenetrato dalla bocca in modo cos violento da inarcargli due costole e provocargli vio-

    lente palpitazioni di cuore che risultarono inspiegabili per i medici e la scienza.9 Valeri, Cenni biografici di Antonio Bosio, p. 17.10 Lipotesi di G. Finocchiaro,La Roma sotterranea e la Congregazione dellOratorio.

    Inediti e lacune del manoscritto vallicelliano G. 31, inMesser Filippo Neri, santo: laposto-lo di Roma, a cura di A. Manodori B. Tellini Santoni, Roma, De Luca, 1995, pp. 189-197: 189. Di diverso parere Fiocchi Nicolai, San Filippo Neri, le catacombe di SanSebastiano, pp. 124-125 e nota 103, secondo il quale i rapporti con lambientedellOratorio dellUgonio non risultano di facile definizione. Sul romano PompeoUgonio, primo giovane studioso a conseguire un dottorato in Filosofia nel 1569 alSeminario Romano (cfr. L. Rice,Jesuit Thesis Prints and the Festive Academic Defence atthe Collegio Romano, in The Jesuits. Cultures, Sciences, and the Arts, 1540-1773, ed. J. W.

    OMalley et alii, Toronto-Buffalo-London, University of Toronto Press, 1999, pp. 148-169: 149), autore di un celeberrimo libro sulle chiese di Roma (Historia delle Stationi diRoma Che si celebrano la Quadragesima dove oltre le vite de santi Alle Chiese de quali Statione, si tratta delle Origini, Fondazioni, Siti, Restaurationi, Ornamenti, Reliquie, &memorie di esse Chiese, antiche e moderne, Roma, appresso Bartholomeo Bonfandino,1588) e professore di Retorica del Bosio allArchiginnasio, si veda in sintesi quanto rac-colto da E. Josi, Ugonio, Pompeo, in Enciclopedia cattolica, XII (1954), col. 716. Su di lui,antiquarum rerum solertissimus indagatorcome ebbe a definirlo Giacomo Grimaldi nellacommemorazione funebre, si veda ancora I. Herklotz, Historia sacra und mittelalterlicheKunst whrend der zweiten Hlfte des 16. Jahrhunderts in Rom, inBaronio e larte. Attidel Convegno Internazionale di Studi, Sora 10-13 ottobre 1984, a cura di R. De Maio et

    alii, Sora, Centro di Studi Sorani Vincenzo Patriarca, 1985, pp. 21-74: 39-45 (la cita-zione del Grimaldi a p. 73).11 Cfr. Valeri, Cenni biografici di Antonio Bosio, p. 21.

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    mi affettivi e culturali del Bosio con lambiente filippino ed al di l delleinnegabili strumentazioni che lambiente oratoriano pot fare delle anti-

    chit funerarie paleocristiane a sostegno della compilazione e della rico-struzione annalistica a quel tempo in atto12, allindomani della mortedel Bosio che la Congregazione dellOratorio prepotentemente irruppesulla scena della Roma sotterranea. Venuto a mancare il Bosio, il Cri-stoforo Colombo della Roma sotterranea come la critica det modernalo ebbe a definire13, dopo breve malattia il 6 settembre del 162914, Carlo

    12 Sulla nascita della scienza archeologica cristiana, e soprattutto sul ruolodellOratorio in questo ambito, si vedano P. Fremiotti, La Riforma Cattolica del secolodecimosesto e gli studi di Archeologia cristiana, Roma, Libreria Pontificia Federico Pustet,1926; C. Cecchelli,Il Cenacolo Filippino e larcheologia cristiana, Roma, Istituto di StudiRomani, 1938 (vd. anche, pur se sostanzialmente confluito nel libello appena menziona-to, larticolo di Id., Origini romane dellarcheologia cristiana, Roma, VII [1929], pp.105-112); Ferretto, Note storico-bibliografiche di archeologia cristiana, pp. 87-162; G.Bovini,Rassegna degli studi sulle catacombe e sui cimiteri sub divo, Citt del Vaticano,Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, 1952, pp. 5-23 (cfr. pure Id., Gli studi diarcheologia cristiana dalle origini alla met del secolo XIX, Bologna, Ptron, 1968, pp. 17-61); C. Gasbarri,Loratorio filippino (1552-1952), Roma, Istituto di Studi Romani, 1957,pp. 41-43 (cfr. pure Id., Larcheologia cristiana e lOratorio romano, LOratorio di S.

    Filippo Neri. Rassegna di cultura e arte oratoriana, XXIII, 10 [1966], pp. 157-159;ibi-

    dem, XXIII, 11 [1966], pp. 168-170); W. Wischmeyer, Die Entstehung der christlichenArchologie im Rom der Gegenreformation, Zeitschrift fr Kirchengeschichte,LXXXIX (1978), pp. 136-149; G. Cantino Wataghin,Roma sotterranea. Appunti sullori-gine dellArcheologia cristiana, Ricerche di Storia dellarte, X (1980), pp. 5-14; A.Zuccari, La politica culturale dellOratorio romano nella seconda met del Cinquecento,Storia dellArte, XLI (1981), pp. 77-112: 90-91; Fiocchi Nicolai, San Filippo Neri, lecatacombe di San Sebastiano, pp. 129-130. Ricco di spunti interessanti il recentissimoarticolo di M. Gosselin, The Congregation of the Oratorians and the Origins of ChristianArcheology: a Reappraisal, Revue dHistoire Ecclsiastique, CIV, 2 (2009), pp. 471-493.

    13 Questa celebre definizione, per quanto sia a mia conoscenza, stata formulata dal

    gesuita tolmezzino padre Giuseppe Marchi, anche se comunemente attribuita al roma-no Giovanni Battista de Rossi che, invece, la ripet pochi anni pi tardi; cfr. G. Marchi,Monumenti delle arti cristiane primitive nella metropoli del Cristianesimo, Roma,Puccinelli, 1844, p. 5 e de Rossi,La Roma sotterranea cristiana, I, p. 26. Io stesso, in veri-t, seguendo autori moderni ho di recente sostenuto erroneamente che il de Rossi siastato linventore di tale fortunata e celebre definizione; cfr. Le catacombe di Roma dalMedioevo alla Roma sotterranea, p. 45; Id.,Brigida e Caterina di Svezia nei santuari mar-tiriali del suburbio di Roma, Mlanges de lcole franaise de Rome Moyen Age,CXIV, 1 (2002), pp. 525-556: 525 nota 2. Per la corretta interpretazione rimando dun-que al mio articolo Un Bosio la main. Viaggiatori francesi nelle catacombe romane inet napoleonica, in Id., Subterranea civitas. Quattro studi sulle catacombe romane dal

    medioevo allet moderna, Roma, Edizioni dellAteneo, 2003, p. 79 nota 18.14 Roma, Archivio del Vicariato,Registro dei Morti, I, 1578-1694, p. 6, Parrocchia diSan Biagio in Montecitorio: Anno 1629 Die 6 7bre. Illris D. Antonius Bossius animam

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    Aldobrandini15, ambasciatore a Roma dellOrdine gerosolimitano nomi-nato suo esecutore testamentario16, trasfer la documentazione rimasta

    incompiuta della sua opera monumentale sui cimiteri sotterranei di Romaal cardinale Francesco Barberini affinch ne favorisse in tempi rapidi larevisione e la successiva pubblicazione. Lincarico di rivedere e completa-re il manoscritto bosiano, forse venendo meno alla volont dellautore che,come sembra di intuire da alcuni documenti conservati presso lArchivioStorico dei Padri Barnabiti in Roma, avrebbe voluto vedere proseguita lapropria opera per impegno di un barnabita, il padre Cristoforo Giarda17 che pure godeva della stima e dellaffetto del cardinale Barberini18 , fuaffidato alloratoriano marchigiano Giovanni Severano19, erudito conosci-

    Deo reddidit in Com.e S.e M.ris Eccl. cui in sua infirmitate administrata fuere omniaEccl. sacramenta a R.do Curato S.cti Laurentij in Lucina in cuiusq. Parochia habebatdomicilium proprium. Eius corpus delatum ad hanc nostram Eccl. humatum fuit anteAltare S.tae Crucis sub pavimento in capsa lignea die 19 d.i Mensis. Per lattenta raccol-ta relativa ai documenti riguardanti la morte del Bosio si veda Valeri, Cenni biografici diAntonio Bosio, pp. 52-58.

    15 Figlio di Baccio e Maria Landi, nacque il 28 aprile 1578; istituito cavaliere geroso-limitano nel 1595 fu ambasciatore a Roma dellOrdine dal 1629 al 1632 e poi nuovamen-te nel 1635. Cfr. Valeri, Cenni biografici di Antonio Bosio, p. 59 nota 2.

    16 Cfr. Valeri, Cenni biografici di Antonio Bosio, pp. 59-60.17 Cfr. O. Premoli,Lo scopritore della Roma sotterranea, La Scuola cattolica, XLVII

    (1919), pp. 170-181. Ma su ci L. Spigno, Della Roma sotterranea del Bosio e della suabiografia, Rivista di Archeologia Cristiana, LII (1976), pp. 277-301: 300-301 non daccordo, poich nota che il Padre Giarda fu forse indicato dal Bosio solo come colla-boratore del testo e non come curatore dellopera in caso di morte. Sullimportante figu-ra del barnabita novarese Cristoforo Giarda, vescovo di Castro, assassinato pressoMonterosi nel 1649, si veda, con ampia bibliografia, quanto sinteticamente raccolto daD. Busolini, Giarda, Cristoforo, in Dizionario biografico degli Italiani, LIV (2000), pp.571-574.

    18 Cfr. O. Premoli, Storia dei barnabiti nel Seicento, Roma, Descle & C., 1922, ad

    indicem.19 La vicenda della pubblicazione del manoscritto bosiano ad opera del Severano riferita in dettaglio nelle lettere dedicatorie che precedono la pubblicazione dellopera astampa. In particolare, nella dedica di Carlo Aldobrandini a Urbano VIII (del 24 marzodel 1632) e nelle lettere del Severano al cardinale Barberini (del 24 marzo del 1632) e allostesso Aldobrandini (del 2 febbraio del 1632). Sul manoscritto bosiano e le sue trasfor-mazioni dopo la morte dellautore si veda lattenta ricostruzione di L. Spigno, Considera-zioni sul manoscritto vallicelliano G. 31 e la Roma sotterranea di Antonio Bosio , Rivistadi Archeologia Cristiana, LI (1975), pp. 281-311. Si veda pure il gi menzionato studiodi Finocchiaro,La Roma sotterranea e la Congregazione dellOratorio, pp. 189-197 e an-cora quanto proposto da Id., Vetri dorati nel museo di curiosit di Virgilio Spada. Un con-

    fronto tra la Roma sotterranea a stampa e manoscritta (ms. vall. G. 31), inLuoghi della cul-tura nella Roma di Borromini, a cura di B. Tellini Santoni A. Manodori Sagredo, Roma,Retablo, 2004, pp. 181-205.

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    tore della Roma sacra che, poco prima della morte del Bosio, grazie allamediazione del proprio confessore20, labate di S. Eutizio di Norcia Gia-

    como Crescenzi21

    , era venuto in contatto con lui. Crescenzi, infatti, al finedi permettere lapposizione dellimprimaturpontificio ad unopera sulleSette Chiese di Roma compilata dal Severano22, ne aveva inviato il mano-scritto al Bosio, pregandolo di rivederlo e giudicarlo23. Il giudizio dellar-cheologo, affidato a una lettera autografa custodita oggi nel codice G. 20della Biblioteca Vallicelliana24 (ma ripreso nella stampa del volume seve-raniano)25, fu di grande apprezzamento, anche se con alcuni minuti sug-gerimenti, circa una dozzina, che lautore si accinse prontamente ad acco-gliere nell testo26. Severano, ma non ne possediamo il testo, dovette invia-re al Bosio una lettera di ringraziamento, non senza richiedere ulteriorispiegazioni su alcuni punti rimasti poco chiari. Bosio, come provato da

    20 Cistellini,San Filippo Neri. LOratorio e la Congregazione oratoriana, III, p. 2320nota 187.

    21 Cfr. I. Polverini Fosi, Crescenzi, Giacomo, in Dizionario biografico degli Italiani,XXX, 1984, pp. 634-636. Cfr. anche P. Pirri, Labbazia di SantEutizio in Val Castorianapresso Norcia e le chiese dipendenti, Roma, Herder, 1960, pp. 192-207. Un dettagliato ri-tratto coevo del Crescenzi che ebbe come maestro di latino Camillo de Lellis (cfr. Incisadella Rocchetta Vian, Il primo processo per san Filippo Neri, I, p. 357 nota 907) ci offerto dalle parole dellerudito Gian Vittorio Rossi, latinizzato in Iohannes Victor Ro-scius o Ianus Nicius Erythraeus; cfr. Pinacotheca Imaginum illustrium doctrinae vel inge-nii laude virorum, qui, auctore superstite, diem suum obierunt, I-III, Coloniae Vbiorum,apud Iodocum Kalcouium & socios, 1645-1648, III, pp. 591-594.

    22Memorie sacre delle Sette Chiese di Roma. E di altri luoghi, che si trovano per le stra-de di esse, Roma, per Giacomo Mascardi, 1630.

    23 Cfr. Valeri, Cenni biografici di Antonio Bosio, p. 50.24 Roma, Biblioteca Vallicelliana, cod. G. 20, f. 221r. La lettera, datata al 28 febbraio

    del 1629, fu pubblicata la prima volta dal de Rossi (La Roma sotterranea cristiana, I, pp.39-40), che identific erroneamente il destinatario in Francesco Barberini, e pi tardi in

    maniera pi completa e con la corretta interpretazione dal Valeri (Cenni biografici diAntonio Bosio, pp. 50-51). Lepistola stata ora riprodotta fotograficamente in Finocchia-ro,La Roma sotterranea e la Congregazione dellOratorio, p. 196, fig. 15 e in Fiocchi Ni-colai,San Filippo Neri, le catacombe di San Sebastiano, fig. 21. Bosio riconobbe nel mano-scritto severaniano molta eruditione e diligenza esquisita, aggiungendo et operadignissima di mandarsi in luce. Io nella mia opera de Roma subterranea haueuo messoquasi listesse cose, quali con molto mio gusto levar rimettendomi a lui ma per quello chetoccar alla Confessione di Pietro e sacri Cemiterij converra in ogni modo chio le dica.

    25 A presentazione dellopera del Severano si pubblic un breve testo, datato al 7aprile 1629, con cui il Bosio cos consigliava la lettura del trattato: lho ritrouato pienodi molta eruditione, dottrina e singolar piet; di modo che da esso i Lettori ne cauaran-

    no non solo gran diletto, ma anco gran frutto, e consolatione spirituale.26 Per i suggerimenti del Bosio sul manoscritto del Severano cfr. Valeri, Cenni biogra-fici di Antonio Bosio, pp. 74-76.

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    una lettera recentemente ritrovata e studiata da Ingo Herklotz, risposeprontamente e cordialmente alloratoriano fugando ogni suo dubbio pre-

    cedentemente sollevato. Il rapporto tra i due studiosi, per, rimane anco-ra oggi poco chiaro27. E non si pu escludere che il vincolo di stretta ami-citia tra i due, evocato dal Severano nella lettera del 2 febbraio del 1632indirizzata a Carlo Aldobrandini e stampata nelle pagine iniziali della

    Roma sotterranea28, sia frutto di qualche esagerazione delloratorianoche, dopo la morte del Bosio e soprattutto dopo che le sue volont testa-mentarie erano state in parte stravolte non essendo stato incaricato unbarnabita di portare a termine lopera, intendeva cos accreditare il pro-prio operato pubblicamente e far apparire la sua scelta come una neces-saria conseguenza alla morte improvvisa del compilatore.

    Nonostante il frontespizio rechi la data 163229, laRoma sotterranea vi-de finalmente la luce nei primi mesi del 163530, presso leditore GaspareFacciotti31 per merito di un presbitero oratoriano, anche se come sta-to recentemente sottolineato in occasione della ristampa anastatica del-lopera del Bosio le aggiunte e le osservazioni del Severano rivelano la

    27 I. Herklotz,Antonio Bosio e Giovanni Severano. Precisazioni su una collaborazione,Studi Romani, LVI (2008) (in corso di stampa).

    28Roma sotterranea. Opera postuma di Antonio Bosio Romano antiquario ecclesiasticosingolare de suoi tempi. Compita, disposta & accresciuta dal M. R. P. Giovanni Severani daS. Severino sacerdote della Congregatione dellOratorio di Roma. Nella quale si tratta desacri cimiteri di Roma. Del sito, forma, et vso antico di essi. De cubicoli, oratorii, imagini,ieroglifici, iscrittioni, et epitaffi, che vi sono. Nuovamente visitati, e riconosciuti dal Sig.Ottavio Pico dal Borgo S. Sepolcro, Dottore delluna, e laltra Legge. Del significato delledette imagini, e ieroglifici. Dei riti funerali in sepellirvi i defonti. De martiri in essi riposti, martirizati nelle vie circonvicine. Delle cose memorabili, sacre, e profane, cherano nellemedesime Vie: e daltre notabili, che rappresentano limagine della primitiva Chiesa.Langustia, che pat nel tempo delle persecvtioni. Il fervore de primi christiani. E li veri, etinestimabili tesori, che Roma tiene rinchivsi sotto le sve campagne. Pubblicata dal Com-

    mendatore Fr. Carlo Aldobrandino Ambasciatore residente nella corte di Roma per la sacrareligione, et ill.ma militia di S. Giovanni gierosolimitano, herede dellavtore, Roma, appres-so Gaspare Facciotti, 1632, p. 5.

    29 Cfr. J. M. Merz, Pietro da Cortona und das Frontispiz zu Antonio Bosios Roma sot-terranea, Marburger Jahrbuch fr Kunstwissenschaft, XXX (2003), pp. 229-244.

    30 Il merito di aver fissato con sicurezza la data della pubblicazione spetta ad IngoHerklotz, il quale ha recuperato alcune lettere della corrispondenza privata di Cassianodal Pozzo, conservate nellArchivio della Biblioteca dellAccademia Nazionale dei Lincei,le quali proverebbero che lopera sia stata divulgata soltanto nei primi mesi dellanno1635: I. Herklotz, Cassiano and the Christian Tradition, in Cassiano dal Pozzos PaperMuseum (Quaderni Puteani 2), Milano, Olivetti, 1992, p. 38.

    31

    Sullattivit della tipografia romana fondata da Guglielmo Facciotti e continuata daglieredi, si veda il recente volume di M. Ceresa, Una stamperia nella Roma del primo Seicento:annali tipografici di Guglielmo Facciotti ed eredi (1592-1640), Roma, Bulzoni, 2000.

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    scarsa sensibilit critica dellOratoriano e risentono enormemente del cli-ma apologetico e propagandistico della Controriforma, risultando oggi

    pressoch inutilizzabili32

    . Ledizione finale dellaRoma sotterranea risul-t, con i tagli e le aggiunte personali del curatore oratoriano, un monu-mentale volume di 656 pagine suddivise in maniera ineguale in quattrolibri. Il primo, a sua volta organizzato in venti capitoli, illustrava la mortee la sepoltura dei martiri cristiani; mentre il secondo ed il terzo, rispetti-vamente composti di ventidue e sessantasei capitoli, offrivano la comple-ta ricognizione topografica delle aree cimiteriali collettive del suburbiodi Roma. Lultimo libro, in cui la mano del Severano maggiormentericonoscibile, presentava, in cinquanta capitoli, il materiale iconograficoe valutava, con linteressante esegesi seicentesca, le valenze simbolichedelle pitture cimiteriali. Nel 1651, esaurita la prima edizione delloperain brevissimo tempo33 e non avendo riscosso troppo successo leditiominor proposta in occasione dellanno santo 1650 dalla stamperia diLodovico Grignani34, loratoriano Paolo Aringhi, gi autore di una fon-

    32 Cfr. V. Fiocchi Nicolai, Presentazione, in A. Bosio,Roma sotterranea, ristampa anasta-tica, Roma Edizioni Quasar, 1998, p. 12*. Cfr. pure Id.,San Filippo Neri, le catacombe di SanSebastiano, pp. 120-121. Duramente critico nei confronti delle aggiunte severaniane erastato gi in passato Romano Fausti, che le aveva definite infelicissime: cfr. Nel III cente-nario della pubblicazione di una insigne opera di romanit: il valore e il merito di AntonioBosio e della Roma sotterranea (1632-1634), inAtti del III Congresso Nazionale di StudiRomani, a cura di C. Galassi Paluzzi, I-V, Roma, Istituto di Studi Romani, 1935, II, pp. 329-335: 333.

    33 Cfr. Bovini, Gli studi di archeologia cristiana, pp. 42-43.34 Comunemente definita Bosietto (cfr. Ferretto, Note storico-bibliografiche di ar-

    cheologia cristiana, p. 161), ledizione in quarto del testo del 1632 (cio del 1635). Queltesto, come denunciato nella premessa dello stampatore, era lo stesso della versione in fo-lio, ma, per motivi economici, privo della maggior parte delle illustrazioni, ritenute su-perflue perch notevolmente simili tra loro nei diversi contesti cimiteriali: Lo stampato-re a chi legge. Di nuouo ho voluto promulgare la Roma Sotterranea di Antonio Bosio a

    beneficio commune, e in quella propria lingua che lAutore la compose, e fattala stampa-re in questo sesto che la pi commoda forma che mai sia stata. Dissimile per solo nelnumero delle figure; poich il rappresentare vna volta, e due le medesime figure, come inquesta impressione si osseruato di fare, ha parso a sufficienza, per non eccedere nellagrandezza il volume, si come sarebbe riuscito incommodo con replicar piu volte le mede-sime Imagini; poi che, tutti i Cubicoli esistenti neCimiterij che in questOpera si descriuo-no, sono tutti simili, o poco differenti di forma lvno dallaltro; e tutti queCubicoli chesono dipinti, sono in essi effigiate quasi sempre le medesime Istorie; e parimente dePiliCimiteriali, come nellOpera cos trouerai registrato; e per si tralasciato in questa im-pressione di rappresentare il disegno di ciaschedun Cubicolo, essendo questi moltissimi esimili, o poco differenti come si detto. N perci deui istimare mutila detta Opera per

    esser priua di vn numero grande di figure, ma approuarla profitteuole, per esser la mede-sima Istoria di Roma Sotterranea, (eruditissima in se stessa) hora pi commoda, e pi faci-le da ottenersi: tale essendo lanimo mio, cio di giouar sempre altrui.

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    damentale ma inedita storia della Congregazione dellOratorio35, diede allestampe in due tomi una nuova versione dellaRoma sotterranea, tradotta in

    latino operazione gi parzialmente intrapresa e soprattutto auspicata dalSeverano36 al fine di poter soddisfare le esigenze di un pubblico interna-zionale pi vasto37. Non si tratt, tuttavia, di una semplice traduzione lati-na dellopera, ma in linea con le tendenze apologetiche controriformiste sirimaneggi e adatt il testo, aprendo la via agli eccessi e alla svolta incom-petente che caratterizza gli studi per quasi due secoli38.

    Severano ed Aringhi, tuttavia, non furono gli unici due oratoriani amostrare interesse per le reliquie paleocristiane e gli antichi cimiteri trala fine del Cinquecento e la prima met del secolo successivo. ConSeverano ed Aringhi, infatti, vanno ricordati ancora almeno AntonioGallonio, biografo di san Filippo e bibliotecario della Vallicelliana39 che

    35 Tale opera, intitolata Le vite e detti de Padri e Fratelli della CongregazionedellOratorio da S. Filippo Neri fondata nella chiesa di S. Maria in Vallicella e comprenden-te una serie di biografie da Filippo Neri a Tommaso Sacrato, conservata manoscrittapresso la Biblioteca Vallicelliana nei codici O. 58-60.

    36 Lo testimoniano i codici G. 18 e G. 32 conservati presso la Biblioteca Vallicellianae un passo della dedica del Severano allAldobrandini pubblicato nellaRoma sotterranea(p. 5): haurei voluto con la mutatione dello stile, che mi bisognato fare in molti luoghiper renderlo pi chiaro, & vniforme, tradurre ancora lOpera in lingua latina; meritan-do, per la materia cos sacra, e piena di eruditione, desser goduta vniuersalmente da tuttele nationi; e tale credo fosse il pensiero dellAutore; poich nelle figure Cimiteriali, cheglifece intagliare, e nelli Capitoli stessi dellOpera, h posto i titoli latini: ma hauendomisignificato V.S. Ill.ma il suo desiderio di vederla comparire per la prima volta in quellapropria, ch stata composta dallAutore, h voluta obbedirla, & h solamente lasciatelatine le autorit cauate da codici antichi manoscritti; e parimente le citate dal medesi-mo Autore: se bene di alcune di queste mi parso, che basti notar semplicemente i luo-ghi per non tediaril Lettore. Alla morte del Severano, avvenuta per un attacco di asmail 2 febbraio 1640, i padri dellOratorio affidarono il compito della prosecuzione del-

    lopera al padre andriese Riccardo Aybar: cfr. Cistellini,San Filippo Neri, lOratorio e lacongregazione oratoriana, III, p. 2320 nota 187.37 Roma subterranea novissima in qua post Antonium Bosium antesignanum, Io:

    Severanum Congreg. Oratorii Presbyterum, Et celebres alios Scriptores antiqua christiano-rum Et praecipue Martyrum Coemeteria, titvli, monimenta, epitaphia, inscriptiones, ac nobi-liora sanctorum sepulchra sex libris distincta illustrantur et quamplurimae res ecclesiasticaeiconibus graphice describuntur, ac multiplici tum sacra, tum profana eruditione declarantur,opera et studio Pavli Aringhi romani Congreg. eiusdem presbyteri, I-II, Romae, ExpensisBlasij Diuersini, & Zanobij Masotti Bibliopolarum, Typis Vitalis Mascardi, 1651.

    38 Cfr. Ph. Pergola,Le catacombe romane. Storia e topografia, catalogo a cura di P. M.Barbini, Roma, Carocci editore, 1998, pp. 36-37.

    39

    Sul Gallonio, Bibliotecario presso la Biblioteca Vallicelliana tra il 1593 ed il 1596,informa S. Ditchfield, Gallonio, Antonio, inDizionario biografico degli Italiani, LI (1998),pp. 729-731. Ho gi menzionata, nota 8, la sua biografia di s. Filippo Neri; su tale opera,

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    dedic le proprie attenzione principalmente al mondo dei martiri40, esoprattutto Gerolamo Bruni, Firmanus sacerdos, che oltre a comporre

    con lo pseudonimo di Accademico Naufragante quattro componimentipoetici per laRoma sotterranea41 e oltre ad aver con il conterraneo Seve-

    pubblicata prima in versione latina e poi in traduzione italiana, si veda quanto brevemen-te osservato da A. Cistellini,A proposito della Vita di S. Filippo Neri di Antonio Gallonio,Rivista di storia della Chiesa in Italia, LIV (2000), pp. 1-6.

    40 Celeberrimo in questo ambito il suo Trattato de gli instrumenti di martirio, e dellevarie maniere di martoriare usate da gentili contro christiani, descritte et intagliate in rame ,Roma, presso Ascanio e Girolamo Donangeli, 1591, tradotto tre anni pi tardi in latino,ex Typographia Congregationis Oratorij apud s. Mariam in Vallicella, con il titolo De Ss.Martyrvm crvciatibvs Antonii Gallonii Rom. Congregationis Oratorii presbyteri liber. Quopotissimum instrumenta, & modi, quibus ijdem Christi martyres olim torquebantur, accura-tissime tabellis expressa describuntur (Romae, ex Typographia Congregationis Oratorijapud s. Mariam in Vallicella, 1594). Sulle due edizioni del Trattato si veda quanto rico-struito da G. Finocchiaro, Cesare Baronio e la tipografia dellOratorio. Impresa e ideolo-gia, Firenze, L. S. Olschki, 2005, pp. 87-91, mentre per gli aspetti iconografici della stes-sa opera si vedano i recenti contributi di O. Mansour, Not Torments, but Delights.Antonio Gallonios Trattato de gli Instrumenti di Martirio of 1591 and Its Illustrations, inRoman Bodies. Antiquity to Eighteenth Century, eds. A. Hopkins M. Wyke, London,British School at Rome, 2005, pp. 167-183; e di J. Touber,Articulating Pain: Martyrology,Torture and Execution in the Works of Antonio Gallonio (1556-1605)

    , inThe Sense of

    Suffering: Constructions of Physical Pain in Early Modern Culture, eds. J. F. vanDijkhuizen K. A. E. Enenkel, Leiden-Boston, Brill, 2009, pp. 59-89. Sul Gallonio e lesue conoscenze martirologiche si vd. ancora Id.,Baronio e Gallonio: le fonti per il saperemartirologico, inBaronio e le sue fonti. Atti del Convegno internazionale di studi, Sora 10-13 ottobre 2007, a cura di L. Gulia, Sora, Centro di Studi Sorani Vincenzo Patriarca,2009, pp. 389-409. In ultimo del medesimo studioso, in lingua olandese ma con esaurien-te abstract in lingua inglese (alle pp. 285-293), si veda ora la tesi di dottorato discussa allaRijksuniversiteit Groningen il 25 giugno 2009 dal titolo Emblemen van lijdzaamheid.Recht, geneeskunde en techniek in het hagiografische werk van Antonio Gallonio (1556-1605) (mi sia concesso ringraziare in questa sede Jetze Touber per avermene donato una

    copia).41 Sul Bruni, nativo di Fermo e convittore a San Giovanni dei Fiorentini, vd.Cistellini,San Filippo Neri, lOratorio e la Congregazione oratoriana, ad indicem e in par-ticolare III, p. 1951, 2229, 2263. I suoi quattro componimenti, un inno e tre epigrammi uno dei quali dedicato al confratello oratoriano Giovanni Severano sono stampatinelle pagine iniziali non numerate (ma pp. 7-8) della Roma sotterranea del Bosio. Daricordare anche il De Sancti Philippi Neri cellula. Hieronymi Bruni Firmani opusculumdedicato al cardinale Pier Paolo Crescenzi (fratello del sopra menzionato abate Giacomo,sul quale si veda quanto raccolto da I. Polverini Fosi, Crescenzi, Pier Paolo, inDizionariobiografico degli Italiani, XXX, Roma 1984, pp. 648-649) quando era vescovo di Palestrina(databile pertanto tra il 1629 ed il 1641); lopuscolo sulla stanza di San Filippo conser-

    vato in tre copie o stadi diversi nel cod. A.III.3 dellArchivio della CongregazionedellOratorio di Roma: Incisa della Rocchetta Vian, Il primo processo per san FilippoNeri, IV, pp. 219-220.

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    rano ricognito e riconosciuto, per volont del cardinale Francesco Bar-berini, le reliquie di santa Martina42 compil, tra il 1629 ed il 1635, per

    il cardinale veliterno Marzio Ginetti43

    , Vicario di Urbano VIII, una rela-zione44 che evidenziasse chiaramente i criteri indiscutibili che potesseropermettere il riconoscimento di un martire da un fedele comune nellesepolture catacombali45.

    42 Informa sullepisodio D. L. Sparti, Pietro da Cortona e le presunte reliquie di SantaMartina, in Pietro da Cortona. Atti del convegno internazionale, Roma-Firenze 12-15 no-vembre 1997, a cura di C. L. Frommel S. Schtze, Milano, Electa, 1998, pp. 243-255.

    43 Su di lui, in breve, A. Ferrari, Ginetti, Marzio, in Enciclopedia cattolica, VI (1951),col. 397; pi ampiamente, S. Tabacchi, Ginetti, Marzio, in Dizionario biografico degliItaliani, LV, Roma 2000, pp. 15-18.

    44 La relazione del Bruni, databile da criteri interni al periodo compreso tra la mortedel Bosio e la revisione del suo testo da parte del Severano, ancora sostanzialmente ine-dita e conservata in redazione autografa nel manoscritto Vat. Lat. 9498, ff. 1-23. Unaparte consistente del trattato del Bruni stato tuttavia pubblicato da A. Ferrua in Sullaquestione del vaso di sangue. Memoria inedita di Giovanni Battista de Rossi, Citt delVaticano, Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, 1944, pp. 63-98.

    45

    Anche in un altro caso, recentemente presentato e discusso pi volte da S.Ditchfield (Martyrs on the Move: Relics as Vindicators of local Diversity in TridentineChurch, inMartyrs and Martyrologies. Papers read at the 1992 Summer and 1993 WinterMeeting of the Ecclesiastical History Society, ed. by D. Wood, Studies in ChurchHistory, 30, Oxford, Blackwell, 1993, pp. 283-294; cfr. anche Id., Il mondo dellaRiforma e della Controriforma, inStoria della santit nel cristianesimo occidentale, Roma,Viella, 2005, pp. 261-329: 278-279; e Id., Tridentine Worship and the Cult of Saints, in TheCambridge History of Christianity. Volume 6. Reform and Expansion 1500-1660, ed. by R.Po-Chia Hsia, Cambridge, Cambridge University Press, 2007, pp. 201-224: 220-221),sappiamo che il Bruni fu chiamato ad esprimere un giudizio sullautenticit di antiche re-liquie venute in luce nel 1614 a Cagliari, ben lontano da Roma e dal centro della cristia-

    nit antica e moderna. Le ossa in questione sancti innumerabiles, come si volle leggerein una antica iscrizione recuperata nel corso degli scavi del tempo erano state recupe-rate presso antiche aree funerarie subdiali addossate alle chiese dei santi Saturnino,Lucifero e Mauro e Lello, appena al di fuori delle mura della citt, per iniziativa perso-nale dellarcivescovo Francesco de Esquibel, in risposta alla primazia regionale reclama-ta da Sassari, nelle vicinanze della quale pochi mesi prima il locale arcivescovo, GavinoManca de Cedrelles, aveva rinvenuto i resti dei santi Gavino, Proto e Ianuario martiriz-zati al tempo di Diocleziano. Bruni, inviato ufficialmente da Roma per dirimere la que-stione ed esprimere un giudizio sullautenticit delle reliquie cagliaritane che nel frat-tempo erano state distribuite a Piacenza ed in molte altre citt italiane e spagnole (la solacitt di Alassio, in Liguria, ricevette nel 1624 ben ottantasei corpi di presunti martiri

    sardi) , analizz con attenzione lintera vicenda (come provato dal ms. inedito De reli-quis Sardiniae anno Domini 1614, 1615 et 1616 inventis Hieronimi Bruni opinio), contri-buendo a sancire il successo primaziale di Cagliari sulle pretese avanzate da Sassari.

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    II. Linteresse della Congregazione dellOratorio per le testimonianzefunerarie del primitivo cristianesimo romano a parte le sopra evocate

    esperienze spirituali di Filippo Neri o le valutazioni storiche che ne avevatratto Cesare Baronio per la compilazione dei propriAnnales46 sembraessere, se paragonato a quello della Compagnia di Ges, piuttosto tardi-vo e soprattutto legato ad Antonio Bosio ed in particolare alle vicendetipografiche dellaRoma sotterranea seguite alla sua scomparsa. I gesuitial contrario, diversamente da quanto la storiografia solitamente ritiene,prima ancora che si risvegliasse linteresse generalizzato per il mondocatacombale romano si rammenti che il 31 maggio del 1578 si verificuna formidabile e apparentemente casuale scoperta in tal senso47 si

    46 In relazione allinteresse baroniano per gli antichi cimiteri cristiani ipogei e sulrapporto dei primi archeologi cristiani con la ricostruzione annalistica baroniana hascritto Fremiotti,La Riforma Cattolica del secolo decimosesto, pp. 57-58: Si batte dun-que alla porta delle catacombe, si vuole svelare il volto primitivo della Chiesa. Baronio lofa cogli scritti, Bosio colle escavazioni; luna fatica sar necessaria allaltra, perch ilmondo possa vedere coi propri occhi quello che prima leggeva soltanto in Gerolamo e inPrudenzio. Cogli Annali il Baronio veniva a rinforzare le basi dellarcheologia cristiana,perch apprestava agli archeologi il materiale per linterpretazione storica di tanti monu-menti. I cimiteri, le tombe dei Martiri, le persecuzioni, le vicende della Chiesa primitiva

    venivano lumeggiati dalla storia del Baronio. Basterebbero a provar ci le numerose cita-zioni che il Bosio fa del Baronio nella sua Roma Sotterranea.47 Quel giorno, infatti, cavatori di pozzolana portarono alla luce lungo la via Salaria un

    antico cimitero cristiano sotterraneo perfettamente conservatosi dai secoli della tarda anti-chit. Si credette allora, con laiuto delle fonti letterarie, di aver riscoperto il cimitero di Pri-scilla e tale denominazione rimase nella storia degli studi sino al tempo di Giovanni Battistade Rossi che ritenne, invece, le gallerie scoperte accidentalmente nel 1578 parte del coeme-terium Iordanorum (G. B. de Rossi,Scoperte nellarenaria tra i cimiteri di Trasone e deiGiordani sulla Via Salaria Nuova, Bullettino di archeologia cristiana, IV, 1873, p. 8); nonebbe seguito la proposta del Garrucci che vedeva in esse parte del cimitero di Trasone (R.Garrucci,Storia dellarte cristiana nei primi otto secoli della Chiesa, I-VI, Prato, G. Guasti,

    1873-1881, I, 63). Nuovi dubbi di attribuzione furono formulati da P. Styger,Die rmischenKatakomben. Archologische Forschungen ber der Ursprung und die Bedeutung der altchri-stlichen Grabsttten, Berlin, Verlag fr Kunstwissenschaft, 1933, p. 265, ma lidentificazio-ne col cimitero dei Giordani rimase fino alla scoperta, avvenuta nel 1966, della tomba delmartire Alessandro, che le fonti reiteratamente indicavano in coemeterio Iordanorum, nellavicina regione catacombale di Villa Massimo (U. M. Fasola,Le recenti scoperte nelle cata-combe sotto Villa Savoia. IlCoemeterium Iordanorum ad S. Alexandrum, in Actas delVIII Congreso Internacional de Arqueologia Cristiana, Barcelona, 5-11 octubre 1969, Cittdel Vaticano, Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, 1972, pp. 273-297). Da allora alcimitero rimasta la denominazione meno nobile, ma sicuramente pi veritiera (cos V.Fiocchi Nicolai,Storia e topografia della catacomba anonima di via Anapo,inDie Katakombe

    Anonima di via Anapo. Repertorium der Malereien, hrsgg. von J. G. Deckers G. Mietke A. Weiland, Citt del Vaticano, Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, 1991, p. 7) diAnonimo di via Anapo. Quanto alla presunta casualit della scoperta, da inquadrarsi pi

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    erano gi rivolti agli antichi cimiteri cristiani vedendo in essi i depositiprivilegiati delle pi sacre reliquie dei tempi della chiesa eroica delle per-

    secuzioni. Nel 1575, ad esempio, come provato da un interessante mano-scritto conservato presso lArchivum Romanum Societatis Iesu, GiovanniNicol de Notarii, preposto provinciale della Compagnia di Ges nellaprovincia di Roma e della Tuscia48, devotionis zelo accensus, aveva rivoltoal Pontefice Gregorio XIII unaccorata preghiera al fine di ottenere un

    Indultum extrahendi reliquias49.Per documentare la precocit dellinteresse cimiteriale nutrito dai

    gesuiti ed al contempo dimostrare lautorit che in tale ambito aveva-no gi guadagnato presso le pi alte gerarchie ecclesiastiche possiamorivolgerci allappena menzionata scoperta del 1578. Il ritrovamento di uncimitero paleocristiano conservatosi intatto dallantichit, potendo offri-re documenti inoppugnabili da opporre alle critiche che i protestantimuovevano alla Chiesa di Roma accusata di non essere pi come quelladelle origini eroiche50, scaten un indicibile entusiasmo nel popolo deifedeli che numerosissimi accorsero alle gallerie appena tornate in luceper verificare personalmente leccezionale scoperta e pregare sulle tombedei primi testimoni della fede51. Gregorio XIII, resosi immediatamente

    correttamente a mio avviso nelle dinamiche della politica apologetica della Chiesa delle ori-gini in ottica controriformistica, mi permetto rimandare a quanto da me proposto nellaPremessa del mio Subterranea civitas. Quattro studi sulle catacombe romane, pp. 7-11. Siveda pure Ghilardi, Propaganda controriformista e uso apologetico delle catacombe romane,in Id., Gli arsenali della Fede. Tre saggi su apologia e propaganda delle catacombe romane (daGregorio XIII a Pio XI), Roma, Aracne editrice, 2006, pp. 13-72: 13-19.

    48 Su Giovanni Nicol de Notari, preposto provinciale della Compagnia per duevolte dal 1574 al 1579 e dal 1581 al 1584 , vd. M. Scaduto, Catalogo dei Gesuiti dItalia(1540-1565), Roma, Institutum Historicum Societatis Iesu, 1968, p. 106.

    49 Archivum Romanum Societatis Iesu (dora in poi ARSI), Busta 152/1526, doc. 3.Alcuni dei documenti da me in questo contesto citati tra i quali quello appena menzio-

    nato sono stati rintracciati da Andrea De Luca nel corso delle ricerche condotte per lacompilazione della tesi di laurea in Storia moderna: Alla ricerca della santit. Catacombee reliquie nella politica religiosa della Compagnia di Ges nel XVII secolo, da lui discussapresso la Facolt di Lettere e Filosofia dellUniversit degli Studi di Roma La Sapienzanella sessione autunnale dellanno accademico 2006-2007, relatore Marina Caffiero, cor-relatore Massimiliano Ghilardi.

    50 Cfr. G. Labrot, LImage de Rome. Une arme pour la contre-rforme, 1534-1677,Seyssel, Champ Vallon, 1987, p. 77: Le sol de Rome, tel un complice dvou, offre lEglise une arme clatante qui lui permet de contrebattre laccusation dusurpation lan-ce par les Rforms et de dicter lOccident sa loi danciennet. A point nomm, lepalimpseste dmontre que les crits de Jrme ou de Prudence ne sont point impostures

    ou rcits fantaisistes.51 Un avviso urbinate conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana consente dicomprendere bene il grande entusiasmo della popolazione di Roma che, ansiosa di cal-

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    conto dellimportanza della scoperta, invi prontamente sul posto, comedocumentato da un avviso urbinate52, alcuni dotti che verificassero lat-

    tendibilit della scoperta, lantichit del luogo e lautenticit delle reli-quie. Tra questi, con Marc-Antoine de Muret, celebre letterato francesedel tempo53, e Giacomo Savelli, cardinale Segretario di Stato54, il ponte-fice invi il belga Everard Lardinois (meglio noto come Everardo Mer-curiano)55, quarto Preposito Generale della Compagnia di Ges56. La suapresenza in quella occasione, sino ad oggi lungamente sottovalutata, invece di grande importanza per tracciare i contorni della nascita dellin-teresse gesuitico sul mondo cimiteriale romano.

    I permessi di scavo rilasciati dai pontefici per traslare le reliquie dagliantichi cimiteri romani le cosiddette patentes o licentiae effodiendi,

    care la terra di quelle gallerie ancora rubricata dal sangue dei primi martiri, si spinse inmassa sulla via Salaria rimuovendo peraltro le protezioni e le chiusure che erano state ap-poste dal cardinale Giacomo Savelli per disciplinare e regolamentare laccesso al luogotanto sacro: Di Roma li 2 dAgosto 1578. Vicino al Cimitero di S.ta Priscilla trouato li dipassati, si sono scop.ti sotto terra alq.nti Capelletti, et Oratorij di stucco ornati conuaghiss.mi lauori, doue concorsi tutta Roma, rompindo li steccati fattili attorno p. ord.edel Card.le Sauello (Vat. Urb. Lat. 1046, ff. 300-303: 302r).

    52 Si tratta, come noto, di corrispondenze pubbliche inviate da Roma alla corte pon-

    tificia di Urbino; tali fogli sparsi, documenti di primaria importanza per la conoscenzadella vita quotidiana, furono in un secondo momento rilegati e tornarono in possessodella Biblioteca Vaticana. Si veda in proposito J. A. F. Orbaan,Documenti sul barocco inRoma, Roma, Societ Romana di Storia Patria, 1920, pp. LIV-LXIV.

    53 Basti qui il rinvio alla sua biografia compilata da Ch. Dejob,Marc-Antoine Muret,un Professeur franais en Italie dans la seconde moitie du XVIe sicle, Paris, Thorin, 1881.Un suo dettagliato ritratto coevo ci offerto dallEritreo in Pinacotheca Imaginum, I, pp.11-14.

    54 G. Moroni, s.v.Savelli Giacomo cardinale, in Id., Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro ai nostri giorni, I-CIII, Venezia, Tipografia Emiliana, 1840-1861,LXI (1853), pp. 306-307.

    55

    Oltre a C. Sommervogel, Bibliothque de la Compagnie de Jsus, I-XI, Bruxelles-Paris, Editions de la Bibliothque S.J., 1890-1932 (vidirist. anast. Louvain 1960), V, coll.972-973, vd. E. Rosa,I Gesuiti dalle origini ai nostri giorni. Cenni storici. Seconda edizio-ne con aggiunte e ritocchi, Roma, Civilt Cattolica, 1929, pp. 227-240 e M. Fois,(Generales: 4)Mercuriano (Lardinois), Everardo [Everard], inDiccionario Histrico de laCompaa de Jess, Biogrfico-Temtico, I-IV, a cura di Ch. E. ONeill J. M. aDomnguez, Roma-Madrid, Institutum Historicum Societatis Iesu, 2001, I, pp. 1611-1614, e ora quanto raccolto in The Mercurian Project: Forming Jesuit Culture, 1573-1580,ed. by Th. M. McCoog, Roma-St. Louis, Institutum Historicum Societatis Iesu, 2004.

    56 Di Roma li XXVIII di Giugno 1578. A Porta Salara si e scoperto il cimiterio disanta Priscilla matrona Romana, doue (mentre visse) ragun molti corpi S ti fra quali

    Leonida Padre di Origene, et uno de gli Ap.li di Christo, et riconosciuto il Luogo il Papauha mandato il Card.le Sauello, Il Gnale de Giesuiti, et mons. MarcAnt. Mureto (Vat.Urb. Lat. 1046, ff. 225-257: 256r).

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    dovettero essere piuttosto numerosi nel corso del pontificato di Sisto Ve dovettero riguardare principalmente alcuni membri della Compagnia

    di Ges57

    . Questi ultimi, pur se numerosi editti papali furono a quel tem-po promulgati per vietare anche agli ecclesiastici la circolazione nei cimi-teri e lestrazione illecita di particelle ossee58, dovevano quindi possede-re un permesso apposito e soprattutto un accesso indisturbato alle galle-rie che potevano frequentare e sfruttare ampiamente e senza apparentecontrollo esterno59. In effetti tale circostanza, pur se relativa ad una por-zione limitata del suburbio romano, dovette verificarsi realmente e fudovuta ad una fortuita scoperta effettuata dai padri della Compagnia altempo del pontificato di Gregorio XIII: questi, infatti, aveva donato alCollegio Germanico dei gesuiti con la Bolla Quoniam Collegium Ger-manicum del 20 novembre del 1576 una vigna sulla via Salaria vetus,cui era aggiunto un pi piccolo terreno attiguo per un totale di circa seiettari in loco Pesaioli nuncupato,pro recreandis scholaribus, ovvero per of-frire riposo e restituire vigore ai giovani gesuiti in formazione60. Co-struendo un casamento di campagna nella vigna, i gesuiti che realizza-

    57 G. Signorotto, Cercatori di reliquie, Rivista di storia e letteratura religiosa, XXI,3 (1985), pp. 383-418: 407.

    58 Su tale editti si vedano C. Damen, De excommunicatione contra extrahentes reli-quias ex catacumbis romanis olim lata, Apollinaris, XIV (1941), pp. 52-60 e G.Pennacchi, Commentaria in Costitutionem Apostolicae Sedis qua censurae latae sententiaelimitantur, I-II, Roma, Typographia Polyglotta, 1883, I, pp. 1031-1040 (AppendixXXVIII. De excommunicatione in eos lata, qui absque legitima venia extrahunt reliquias esacris coemeteriis sive catacumbis urbis Romae). Mi sia anche permesso di rimandare aquanto da me raccolto nellarticolo Auertendo, che per losseruanza si caminar con ognirigore. Editti seicenteschi contro lestrazione delle reliquie dalle catacombe romane,Sanctorum, II (2005), pp. 121-137.

    59 Se per un periodo cos antico le patenti di scavo sono al momento soltantounipotesi di lavoro, per lultimo trentennio del XVII secolo abbiamo la certezza della

    loro esistenza; il conforto viene dalle parole del canonico Nicol Antonio Cuggi, il qualeci informa che spettava al cardinale Vicario il rilascio di attestati di accesso e di libera cir-colazione nei cimiteri per i cavatori autorizzati: Deve anche il signor card. vicario con-cedere le patenti da lui sottoscritte alli cavatori, acci siano riconosciuti, e non molestatida alcuno nellaccesso e recesso da Roma, e loro permanenza, n sia loro impedito lac-cesso a cemiteri che sono nelle vigne e poderi, tanto nellAgro romano, quanto altrovebisognando (Della giurisdittione e prerogative del Vicario di Roma. Opera del canonicoNicol Antonio Cuggi segretario del tribunale di Sua Eminenza, a cura di D. Rocciolo,Roma, Carocci editore, 2004, p. 115).

    60 Cfr.Bullarum privilegiorum ac diplomatum Romanorum Pontificum amplissima col-lectio. Cui accessere Pontificum omnium Vitae, Notae, & Indices opportuni. Opera et

    Studio Caroli Cocquelines, Tomus IV, Pars III, Ab anno tertio Pii V. usque ad annumnonum Gregorii XIII., scilicet ab anno 1568. ad 1580. , Romae, Typis et SumptibusHieronymi Mainardi, 1746, pp. 325-327.

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    rono ledificio sui resti in parte emergenti di una basilica funeraria semi-pogea paleocristiana da loro rinvenuta parzialmente diruta rintraccia-

    rono casualmente le gallerie cimiteriali totalmente dimenticate da secolipenetrandovi con laiuto di una lunga scala lignea a pioli e poi proceden-do carponi preceduti da operai che liberavano dalla terra il percorso. Ilcimitero di Ermete61, vera e propria miniera di santit, divenne allora ildeposito infinito delle reliquie, il luogo dove poter cavare certamentecon giudizio e, soprattutto, con il permesso del papa62 i corpi dei mar-tiri da inviare in tutto il mondo a chi ne avesse fatto richiesta63.

    Il cimitero della via Salaria vetus, tuttavia, non fu lunico al quale i ge-suiti si rivolsero per esumare le reliquie della prima et cristiana. A testi-moniarcelo, ad esempio, la Crono-historia de la Compaia de Jesus en la

    61 Cfr. infra, nota 90.62 Di permessi rilasciati dal papa al Generale dei gesuiti per estrarre reliquie dal cimi-

    tero di Ermete si parla chiaramente in una lettera inviata nel 1612 dal gesuita nativo diSaint-Pol (Pas-de-Calais) Angelin Gazet al confratello Louis de Landres; cfr. M. VanCutsem, Une lettre indite du P. Gazet sur la catacombe de Saint-Herms, AnalectaBollandiana, LII (1934), pp. 334-342: 339-340: Pour nouvel an et estrenes jenvoie Votre Reverence une petite narration qui luy sera, comme jespere, agreable. Notre R. P.

    General ayant est requis de plusieurs de leurs donner ou envoier quelque relique,demanda licence du Sainct Pere de pouvoir ouvrier le cimetire de Priscille et y envoierquelcuun des Nostres pour en tirer quelques corps sainct. Or le Pape veult etre deman-d toutes les fois et cest pour un certain temps, apres il faut murer lentre et veult ilencores avoir sa part aux reliques. Il y avait plus de deux ans quon ny avoit est et lorsle Pape receut aussy aucunes reliques pour en donner a plusieurs quy lavoint requis. Jefus lors au Pape avecque le P. Procureur General et un coadjuteur qui portoit une guis-se plaine des os de quelques saincts. Le Sainct Pere fit grande reverence aux dictes reli-ques, les baisa et montra den avoir grand plaisir et contentement; il donna des benedic-tions a nostre Frere, disant les donner propter retributionem de ce quil avoit port laquaisse.

    63

    A. Ferrua,Sulla questione del vaso di sangue, p. XII e XIV, seguito da V. Saxer,Laricerca dei corpi santi e le prime esplorazioni nelle catacombe, inDopo Sisto V. La transi-zione al Barocco (1590-1630). Atti del Convegno, Roma 18-20 ottobre 1995, Roma, IstitutoNazionale di Studi Romani, 1997, pp. 255-265: 259-261, citando anche le date, ricordalesistenza di alcune lettere inviate dai Generali della Compagnia per accompagnare lereliquie che erano spedite a diversi paesi del mondo. Non cita, per, se non genericamen-te, la fonte di tali preziose indicazioni (cfr. p. XII in nota: I registri delle lettere dei dueGenerali dei Gesuiti Claudio Acquaviva e Muzio Vitelleschi menzionano frequenti atti didonazione di corpi santi a questa o quella citt. Cito per esempio 16 dicembre 1595 S.Ottavio a Genova, 21 luglio 1600 reliquie per Malta, 4 giugno 1604 per Milano, 16 marzo1607 per Nizza; 5 febbraio 1611 allIndie, 13 dicembre 1614 a Parma), e su di esse, dun-

    que, sospendo il giudizio. Ho provato a rintracciare le epistole menzionate, ma senza suc-cesso; comunque, esse non sono nelleLettere de prepositi generali a padri e fratelli dellaCompagnia di Gies, a cura di Bernardo dAngeli, In Roma, nel Collegio Romano, 1606.

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    provincia de Toledo dello storico gesuita Bartolomeo Alczar64, ove nar-rata la storia del suo confratello di Medelln Francisco Portocarrero65

    che, recatosi a Roma nellanno 1589, aveva ottenuto la facolt di estrar-re cabezas y huesos de muchos Martyres dal cimitero di San Seba-stiano sullAppia su autorizzazione di P. Niccol di Assisi, Priore agosti-niano del Monastero annesso allantica catacomba, grazie ad un indultospeciale concesso lanno precedente dal papa Sisto V al P. FranciscoRodriguez66, segretario de lAsistencia de Espaa67. La conferma di talecircostanza che il cimitero della via Salaria, cio, non fosse lunico ser-batoio delle reliquie per i padri della Compagnia di Ges stata rin-tracciata negli Archivi Capitolini dallarcheologo romano RodolfoLanciani68 negli atti tardocinquecenteschi del Notaio Nicol Iarlem: unprezioso documento, datato al 4 marzo del 1589, testimonia che venivaconcessa a Michael de Hernandez69, presbiter Societatis Iesu Toletanaediocesis, la facolt di sanctorum et sanctarum reliquias ex sancti Anastasii

    64 Opera data alle stampe a Madrid nel 1710 per i tipi di Juan Garcia Infanon. Lacontinuazione manoscritta dellopera, ancora oggi sostanzialmente inedita, conservataa Madrid nella Biblioteca di S. Isidoro. Alcuni brani dellopera dellAlczar (sul quale,con bibliografia, vd. J. Escalera, Alczar, Bartolom, in Diccionario Histrico de laCompaa de Jess

    , I, p. 40), sono stati pubblicati da G. Cirot,Mariana historien

    ,Bordeaux, Feret & Fils diteurs, 1905.65 Nato a Medelln nel 1548 e morto a Toledo nel 1626: vd. Sommervogel, Biblio-

    thque de la Compagnie de Jsus, VI, coll. 1045-1046.66 Nato a Aranda nel 1558, entr nella Compagnia nel 1570, ricoprendo per venti

    anni il ruolo di Segretario del Padre Generale di Roma. Tornato in patria, divenne Ret-tore del Collegio di Cuenza, poi Preposto della Casa Professa di Toledo, dove mor il 21marzo del 1627: Sommervogel, Bibliothque de la Compagnie de Jsus, VI, coll. 1966-1967.

    67 Cos Bartolomeo Alczar in Cirot,Mariana historien, p. 60: Avia concedido en elao antecedente su Santidad un amplissimo indulto al P. Francisco Rodriguez secretario

    de lAsistencia de Espaa () para que del Monasterio de las tres Fontanas, y de S.Sebastian en las Catacumbas pudiesse sacar y traher Espaa mucho numero de SantasReliquias: y ahora traspass y cedi todo este su derecho en el p. Portocarrero. El qualusando del favor pontificio, despues de aver visitado devotamente los sepulcros de losSantos Apostoles S. Pedro y S. Pablo, y las sagradas estaciones de dentro y fuera de losmuros, entr en los santos Cementerios, y obtuvo de ellos copiosa cantidad de SantasReliquias, que traxo consigo en dos Arcas con la aprobacion de su Santidad, en testimo-nio authentico de su justification.

    68 Su di lui si veda D. Palombi, Lanciani, Rodolfo Amedeo, in Dizionario biograficodegli Italiani, LXIII, Roma 2004, pp. 353-360 ed il ricco e dettagliato volume di Id.,Rodolfo Lanciani. Larcheologia a Roma tra Ottocento e Novecento, Roma, LErma di

    Bretschneider, 2006.69 Nato a Mora (provincia di Toledo) nel 1547, mor a Toledo nel settembre del 1609:Sommervogel,Bibliothque de la Compagnie de Jsus, III, col. 656.

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    trium Fontium et sancti Sebastiani ad Cathacumbas aliisque intra et extramuros urbis monasteriis et ecclesiis extrahere70.

    Il numero di huesos de Martyres giunto in quegli anni nella penisolaiberica, ed a noi in questo caso documentato dai permessi rilasciati aipadri gesuiti Francisco Rodriguez, Francisco Portocarrero e Michael deHernandez tra il 1589 ed il 1590, deve essere stato davvero rilevante se,come per primo ha ipotizzato circa un secolo fa Georges Cirot, spinse ilcelebre esegeta e teologo gesuita Juan de Mariana de la Reina71, nationeHispanus patria Talabricensis in Carpetanis,Dioecesis Toletana72, ad insor-gere indignato contro la pratica frequente delle traslazioni dei corpisanti dalle catacombe romane alla Spagna e contro la blanda capillaritdel sistema di controllo della loro autenticit. Il 13 dicembre 1597, conuna breve lettera in latino accompagnata da un lungo memoriale, padreMariana decise, dunque, di sottoporre la spinosa questione dellautenti-cit delle reliquie direttamente al papa Clemente VIII, al quale comuni-c che Reliquiae incredibili numero et mole his annis Roma in Hispa-niam sunt aduecta, atque ad aras templorum magno apparatu populoproposita73. Esattamente una settimana pi tardi, il 20 dicembre dellostesso anno, Mariana ulteriormente allarmato dal fatto che le numeroseparticelle ossee giunte da Roma erano state impiegate dai gesuiti nel-levangelizzazione missionaria delle Indie74, decise di rivolgere le proprie

    preghiere anche al devotissimo re di Spagna Filippo II75, al quale senza

    70 Il testo completo del documento si legga in R. Lanciani,Storia degli scavi di Romae notizie intorno le collezioni romane di antichit, I-IV, Roma, Loescher, 1902-1912, IV,pp. 171-173.

    71 Sul Mariana, autore tra laltro della Historia de rebus Hispaniae (1592) e delDe regeet regis institutione (1605) (opera in cui formulata la celeberrima tesi della liceit delregicidio), si veda ora, con ricca bibliografia, il sintetico ritratto di N. Gonzlez,Mariana,Juan de, inDiccionario Histrico de la Compaa de Jess, III, pp. 2506-2507.

    72

    Cos nel ritratto del Mariana dellaBibliotheca scriptorum Societatis Iesu opus incho-atvm a R.P. Philippo Alegambe Ex eadem Societate, vsque ad annum 1642. Recognitum, &productum ad annum Iubilaei M.DC.LXXV. a Nathanaele Sotvello Eiusdem SocietatisPresbytero, Romae, ex Typographia Iacobi Antonij de Lazzaris Varesij, 1676, pp. 476-477.

    73 Il testo completo della lettera latina del Mariana si veda in Cirot,Mariana historien,pp. 417-418.

    74 Sullinvio di reliquie cimiteriali nelle Indie da parte dei gesuiti, vd. M. Gotor, Chie-sa e santit nellItalia moderna, Roma-Bari, Editori Laterza, 2004, p. 67, e M. Sanfilippo G. Pizzorusso,LAmerica iberica e Roma fra Cinque e Seicento: notizie, documenti, infor-matori, in Gli archivi della Santa Sede e il mondo asburgico nella prima et moderna, a curadi M. Sanfilippo A. Koller G. Pizzorusso, Viterbo, Sette Citt, 2004, pp. 73-118: 101

    e 117-118, nota 92.75 Sulla devozione del re spagnolo per le reliquie, conservate in gran numero pressoEl Escorialdi Madrid, si veda P. L. Fernndez y Fernndez de Retana, Espaa en tiempo

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    timori reverenziali spieg che la piet e la devozione potevano essere utilise accompagnate dalla prudenza, dalla verit e dal giudizio, altrimenti

    avrebbero rischiato di trasformarsi in azioni altamente dannose76

    . Nondel tutto soddisfatto del proprio operato, e nel tentativo disperato didisciplinare il crescente fenomeno del traffico di reliquie nella penisolaiberica, Mariana senza troppe esitazioni decise di rivolgersi anche aGarca de Loasa77, suo amico e consigliere di fiducia del re e pi tardiarzobispo de Toledo78.

    Quale esito ebbero le ripetute suppliche del Mariana? A tale quesito,che gi si posero in passato Georges Cirot79, padre Antonio Ferrua80 e ainostri giorni Dominique Julia81, non certamente facile rispondere.Contrariamente a quanti hanno creduto che le parole del gesuita spagno-

    de Felipe II, Volumen II, 1568-1598 (Historia de Espaa dirigida por R. Mendez Pidal,XXII), Madrid, Espasa Calpe, 19814, pp. 676-680, ed ora anche S. douard, LEmpireimaginaire de Philippe II. Pouvoir des images et discours du pouvoir sous les HasbourgdEspagne au XVIe sicle, Paris, H. Champion, 2005, pp. 303-310. Per lo stesso contestoculturale, con particolare attenzione agli aspetti visivi della devozione, informa poi Ead.,Le dbat sur la reprsentation des saints San Lorenzo del Escorial aprs le Concile deTrente, Revue dhistoire ecclsiastique, CI (2006), pp. 89-116. In ultimo si vd. ancoraG. Lazure, Possder le sacr. Monarchie et identit dans la collection de reliques de PhilippeII lEscorial, in Reliques modernes. Cultes et usages chrtiens des corps saints desRformes aux rvolutions, sous la direction de Ph. Boutry P. A. Fabre D. Julia, I-II,Paris, ditions de lcole des hautes tudes en sciences sociales, 2009, I, pp. 371-404.

    76 Mariana in Cirot,Mariana historien, p. 418: El dia de oy reyna en Espaa un deseoestraordinario de hallar y aun con ligera occasion forjar nueuos nombres de reliquias desantos. Las causas deste appetito son muchas. Los daos que del podrias resultar muygrandes. La piedad y deuocion es buena y necessaria si se acompaa con la prudenciauerdad y recato: que de otra suerte es muy perjudicial. En particular esto aos han ueni-do de Roma a Espaa, y han passado a las Indias increyble numero de reliquias sacadasde las Catacumbas de S. Sebastian.

    77Ibidem, pp. 422-423: Un negocio muy graue me fora a escriuir a V.S., esta, y que

    ocho aos ha me tiene en cuydado. Yo ueo en Espaa mas que en otras partes un deseomuy grande de hallar y auer con ligera ocasion inuentar nueuas reliquias de sanctos.78 Cfr. P. B. Gams,Series Episcoporum Ecclesiae Catholicae, quotquot innotuerunt a

    Beato Petro Apostolo, Ratisbonae, G.J. Manz, 1873, p. 81; P. Gauchat, HierarchiaCatholica medii et recentioris aevi sive Summorum Pontificum, S.R.E. Cardinalium,Ecclesiarum Antistum series e documentis tabularii praesertim Vaticani collecta, digesta,edita. Volumen Quartum, a Pontificatu Clementis PP. VIII (1592) usque ad PontificatumAlexandri PP. VII (1667), Monasterii, sumptibus et typis librariae Regensbergianae, 1935,p. 339.

    79 Cfr. Cirot,Mariana historien, pp. 53-62.80 Cfr. Ferrua,Introduzione, inSulla questione del vaso di sangue, pp. XII-XIV.81

    Cfr. D. Julia,Lglise post-tridentine et les reliques. Tradition, controverse et critique(XVIe-XVIIe sicle), inReliques modernes. Cultes et usages chrtiens des corps saints, I, pp.69-120, partic. 73-75.

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    lo siano rimaste del tutto inascoltate presso la corte pontificia, credereinon del tutto improbabile un collegamento, seppur indiretto, tra le lette-

    re dellanno 1597 e i successivi provvedimenti disciplinari di ClementeVIII in materia di perlustrazione catacombale ed estrazione di reliquie82.

    III. Il pontificato di Paolo V, secondo quanto sembra possibile intuiredalle scarse fonti documentarie a nostra disposizione, iniziato con unnuovo atto in difesa della tutela degli antichi cimiteri83, fu contraddistin-to dal fenomeno della migrazione o devolution di reliquie dal centro dellacattolicit alla periferia: fenomeno che, come notato recentemente daGiorgio Cracco e Lellia Cracco Ruggini, pi che costituire unavventu-ra estemporanea e perfino curiosa, rivelerebbe una sua capacit din-cidenza di lungo periodo84 e che, di conseguenza, meriterebbe maggio-ri attenzioni ed approfondimenti da parte degli studiosi85. Nel triennio

    82 A tali editti si gi accennato sopra, nota 58. Non per sconveniente in questocontesto rammentare che il pi antico provvedimento in tal senso leditto contra quel-li che vanno nelle grotte et cimiterii pubblicato dal cardinale Vicario GirolamoRusticucci, per ordine di papa Clemente VIII, il 25 settembre del 1599 con cui si vietavaa chiunque la frequentazione dei cimiteri sotterranei volta al prelievo di reliquie sotto la

    pena della prigione e della scomunica: cfr.Regesti di bandi editti notificazioni e provvedi-

    menti diversi relativi alla citt di Roma ed allo Stato Pontificio, I-VII, Roma, TipografiaCuggiani, 1920-1958, I, p. 137, nr. 876.

    83 Il 15 ottobre del 1605, infatti, il pontefice, a firma del cardinale Vicario GirolamoPamphili, promulg un editto con il quale si vietava di entrare nei cimiteri della campa-gna romana: cfr.Regesti di bandi editti notificazioni, III, p. 11, nr. 54. Camillo Borghese,tuttavia, era gi a conoscenza della spinosa problematica cimiteriale prima di salire alsoglio di Pietro con il nome di Paolo V: il 23 agosto del 1603 e il 4 agosto del 1604, inqualit di cardinale Vicario, aveva infatti gi promulgato due editti su tale questione. Perleditto del 1603 cfr.Regesti di bandi editti notificazioni, II, pp. 250-251, nr. 1924, men-tre per leditto del 1604 sfuggito allattenta catalogazione deiRegesti di bandi editti noti-

    ficazioni, ma da me consultato in una copia conservata nel codice Vat. Chig. G. III 82, f.60r si veda Ghilardi, Auertendo, che per losseruanza si caminar con ogni rigore.Editti seicenteschi, pp. 132-133.

    84 G. Cracco L. Cracco Ruggini, Cercatori di reliquie e parrocchia nellItalia delSeicento: un caso significativo, inReligione cultura e politica nellEuropa dellet moderna.Studi offerti a Mario Rosa dagli amici, a cura di C. Ossola M. Verga M. A. Visceglia,Firenze, Olschki, 2003, pp. 139-159 (la breve citazione da me riportata alle pp. 158-159).

    85 Indicando nel pontificato di Paolo V il momento di massimo sfruttamento dei ci-miteri paleocristiani anche se un fortissimo, e forse maggiore, rigurgito si ebbe poi altempo di Alessandro VII , non concordo dunque con quanto affermato da A. Polonyi(Rmische Katakombenheilige Signa authentischer Tradition. Zur Wirkungsgeschichte

    einer Idee in Mittelalter und Neuzeit, Rmische Quartalschrift fr christliche Altertums-kunde und fr Kirchengeschichte, LXXXIX [1994], pp. 245-259), che ha proposto divedere nellultimo decennio del XVII secolo il momento culminante e pi intenso della

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    1609-1611, ad esempio, le fondazioni chiesastiche gestite dai gesuiti cre-monesi ricevettero un altissimo numero di particelle ossee provenienti

    dai cimiteri romani. Secondo quanto raccolto nelMenologium sanctorumquorum reliquiae in Cremonensi PP. Societatis Jesu, seu Marcellini et Petriecclesia adservantur redatto dal gesuita veneziano Francesco AntonioZaccaria86 e pubblicato in allegato alla Cremonensium Episcoporum seriesnel 1749, infatti, per merito del confratello Ottaviano Navarola87 giunse-ro a Cremona dalle catacombe romane una grande quantit di ossa mino-ra, capita, brachia, dentes e cinerum pulvinaria di martiri delle prime per-secuzioni. Analizzando con attenzione le molteplici citazioni riservatealle reliquie provenienti da Roma contenute nella lista compilata dalloZaccaria88, possiamo circoscrivere allarea salario-nomentana del subur-bio romano la zona in cui il Navarola si rec pi spesso per acquisire restiossei. Per lo pi, pur se ancora al tempo di Zaccaria tutti i distinti cimi-teri sotterranei delle vie Salaria nova et vetus erano creduti essere partedellunico enorme complesso funerario ipogeo intitolato a Priscilla89,potremmo sostanzialmente riconoscere nel cimitero di Ermete oBassilla90 lunico complesso catacombale dal quale Navarola cav le reli-quie inviate a Cremona.

    pratica delle traslazioni delle particelle ossee dalle catacombe romane. Sul tema delle reli-quie catacombali, analizzato lungo tutto larco del XVII secolo, sto ultimando un lavoroche avr come titolo Saeculum sanctorum. Catacombe, reliquie e devozione nella Romadel Seicento.

    86 Su di lui, con ricca bibliografia, M. Zanfredini, Zaccaria, Francesco Antonio, inDiccionario Histrico de la Compaa de Jess, IV, pp. 4063-4064.

    87 Rettore del noviziato gesuitico di S. Andrea al Quirinale, scrisse la Historia DomusProbationis Romanae ad S. Andreae ab eius fundatione ad annum1612.

    88 Cfr.Menologium sanctorum quorum reliquiae in Cremonensi PP. Societatis Jesu, seu

    Marcellini et Petri ecclesia adservantur, in Cremonensium Episcoporum series a FerdinandoUghellio primum contexta; deinde a Nicolao Coleto aliquantulum aucta; nunc tandem aFrancisco Antonio Zacharia Soc. Jesu presbytero restituta, emendata, pluribusque ineditisDocumentis locupletata, Milano, in Regia Curia, prostat apud Josephum Bonacinam, 1749,pp. 190-191; 195-196; 201; 211; 214; 217; 218-222; 224-225; 231-232; 234; 236; 243; 251.

    89Ibidem, p. 201: Sed omnia Coemeteria, quae in via Salaria exstant, complecteba-tur, ut Aringhius probat in Roma Subterranea.

    90 Sul cimitero, dotato di una basilica semipogea impostata sul sepolcro del martireErmete, si vedano O. Marucchi, Le catacombe romane. Opera postuma, Roma 1933, pp.568-581; Styger,Die rmischen Katakomben, pp. 245-253; con bibliografia Pergola,Le ca-tacombe romane, pp. 115-119. Sulla basilica in particolare, si veda lo studio di R.

    Krautheimer, Corpus Basilicarum Christianarum Romae. Le basiliche paleocristiane diRoma (sec. IV-IX), I-IV, Citt del Vaticano, Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana,1937-1980, I (1937), pp. 195-208.

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    Ruolo fondamentale nella gestione dei delicati rapporti con le alte ge-rarchie ecclesiastiche che concedevano i permessi di scavo negli antichi

    cimiteri dovette certamente avere in questi anni il Generale atriano dellaCompagnia di Ges Claudio Acquaviva91, il cui nome ricorre spesso neidocumenti del tempo in relazione a esumazioni e traslazioni di reliquie.Il suo impegno, per citare un esempio, fu determinante nel recupero deicorpi del martire Vittore e del suo compagno anonimo dal cimitero diErmete nel 1611 e nella loro traslazione a Lille, Insulis urbe Flandriae,come chiaramente attestato dalla Translatio sive triumphus Sanctorum

    Martyrum, Victoris et sociicompilata dal gesuita Joannes Buzelinus per iFlandriae Gallicanae Annales e pubblicata pi tardi nel tomo terzo degli

    Acta Sanctorum di gennaio92. Allo stesso modo, limpegno profondo delreligioso di Atri nella distribuzione delle reliquie ex ossibus alle numero-se comunit gesuitiche che ne facevano richiesta emerge anche da unadettagliata epistola inviata nel 1612 dal gesuita Angelin Gazet93 al confra-tello tournaisien Louis de Landres, Rettore del Collegio gesuita di Arras:in tale documento, menzionato gi rapidamente da Alfred Poncelet nel192794 e pubblicato interamente da Marcel Van Cutsem sette anni pi

    91 Oltre allattento ritratto di M. Rosa, Acquaviva, Claudio, in Dizionario biograficodegli Italiani, I (1960), pp. 168-178, si veda ora, con bibliografia aggiornata, il profilo diM. Fois, (Generales: 5) Aquaviva Claudio, in Diccionario Histrico de la Compaa deJess, II, pp. 1614-1621. A conferma del rinnovato interesse storiografico per il genera-lato di Acquaviva dopo il classico saggio di J. de Guibert, Le Gnralat de ClaudeAquaviva (1581-1615). Sa place dans lhistoire de la spiritualit de la Compagnie de Jsus,Archivum Historicum Societatis Iesu, X (1941), pp. 59-93 si vedano ora A. Guerra,Un Generale fra le milizie del Papa. La vita di Claudio Acquaviva scritta da FrancescoSacchini della Compagnia di Ges, Milano, F. Angeli, 2001; e La linea Acquaviva. Dalnepotismo rinascimentale al meriggio della riforma cattolica, Atti del Secondo ConvegnoInternazionale di studi su La casa Acquaviva dAtri e di Conversano, Conversano 24-26

    novembre 1995, a cura di C. Lavarra, Galatina, Congedo, 2005; e si ricordi anche il semi-nario di studi organizzato dallUniversit Roma Tre e dallcole des Hautes tudes enSciences Sociales a Roma nei giorni 28-30 ottobre 2002 sul tema Politica e religionenellEuropa moderna. Il generalato di Claudio Acquaviva (1581-1616).

    92Acta Sanctorum, Ianuarii Tomus III, Parisiis, apud Victor Palm Bibliopolam, 1863,pp. 167-174, e vd. anche M. Boldetti, Osservazioni sopra i Cimiterj de santi Martiri edantichi cristiani di Roma, aggiuntavi la serie di tutti quelli che fino al presente si sono scop-erti, e di altri simili, che in varie parti del mondo si trovano, con riflessioni pratiche sopra ilculto delle sagre reliquie, Roma, presso Gio. Maria Salvioni stampatore VaticanonellArchiginnasio della Sapienza, 1720, p. 246.

    93 Su di lui (1568-1653), professore di Retorica e Greco e poi Rettore del Collegio di

    Arras, si veda Sommervogel,Bibliothque de la Compagnie de Jsus, III, coll. 1296-1299.94 A. Poncelet, Histoire de la Compagnie de Jsus dans les anciens Pays-Bas, I-II,Bruxelles, Lamertin, 1927, I, p. 573 nota 2.

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    tardi95, si descrive la visita ad un cimitero della via Salaria creduto allo-ra essere quello di Priscilla, ma ovviamente da ritenersi quello di Erme-

    te96

    e con chiarezza esplicita si ricorda lesistenza di un permesso rila-sciato dal pontefice regnante allAcquaviva per cavare dallantico cimite-ro in questione reliquie da inviare a chiunque, meritevole, ne avesse fattorichiesta97. Nuovamente per merito di Acquaviva, estratto dal medesimocimitero di Ermete descritto dal Gazet come un interminabile labirin-to98 , sul finire del mese di giugno del 1612 giunse alla Ecclesia Novitia-tus Societatis Jesu di Tournai, ove fu accolto con grandi celebrazioni99, ilcorpo della presunta martire cristiana Deppa100, il cui semplice elementoonomastico piuttosto singolare e soprattutto assolutamente sconosciu-to al mondo antico101 lascia pochi dubbi sulla effettiva natura del corpo

    95 Cfr. Van Cutsem, Une lettre indite du P. Gazet, pp. 334-342. Erroneamente, per,in tale articolo si cita come destinatario della missiva un non meglio specificato L. deLandas invece che Louis de Landres.

    96 Che si tratti del cimitero di Ermete evidente, ad esempio, da un accenno alla pro-priet dei gesuiti contenuto nella lettera: Or le 6 de novembre dernier ie fus envoi audict cimetiere de Priscille avec trois de nos Freres dont les deux estoint des maons, etpour vous faire plaisir ie Vous descriray par le menu notre petit exploict. Premierementil vous faut scavoir que lentre de ce cimetire est dessoubs une maison appelle la

    Pariole, que le College Romain a aux champs, une petite demy lieue hors de Rome, viaSalaria (ibidem, p. 340).97Ibidem, pp. 339-340; ho gi citato il passo sopra, nota 62.98Ibidem, p. 341: La longeur et circuit de cet cimetier est incognu et il y a des alle-

    es de tous costez qui traversent et retraversent de sorte que cest un vray labirinthe et defaict, en aucuns costez nous y avions des petites cordes tendues de peur de nous perdre.On y a mis aussi a certain coing des assellettes pour indice o il falloit tourner; il y a detels ambulachres ou allees trois lune sur lautre en beaucoup dendroicts. La paura dismarrirsi nel buio labirinto sotterraneo, evocata nella lettera, costituisce uno dei pi anti-chi e perduranti topoisui cimiteri romani; per una raccolta di tal genere di racconti fan-tasiosi rimando al mio articolo Miti e realt delle catacombe romane, Storiografia, VII

    (2003), pp. 71-99.99 Cfr. Ex litteris Rdi Patris Ludovici Carlerii datis Tornaci 9 Julii 1612 ad R.P.Cornelium Cornelii, Analecta Bollandiana, VII (1888), pp. 83-85.

    100 Cfr. Acta Sanctorum, Iunii Tomus V, Venetiis, Apud Sebastianum Coleti et Jo.Baptistam Albrizzi Hieron. Fil., 1744, p. 155. Sulla santa, cfr. P. Villette, Deppa, inBibliotheca Sanctorum, IV (1964), col. 575.

    101 Piuttosto che pensare ad un hapax onomastico, riterrei il nome della santa ancoraoggi venerata in Belgio un errore, difficile da dire se voluto o meno, del cavatore che po-trebbe aver male interpretato il testo epigrafico presente sulla lastra di chiusura del de-funto. Avrebbe cio, in pratica, confuso la stereotipata e comunissima formula auguralefuneraria paleocristiana depositus o deposita in pace (solitamente abbreviata come d.p. o

    dep.pa.) per lelemento nominale del defunto sepolto nel loculo. Sulle iscrizioni del cimi-tero di Ermete, si veda il dettagliato studio di C. Carletti, Iscrizioni cristiane inedite dalcimitero di Bassilla ad S. Hermetem, Atti della Pontificia Accademia Romana di

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    santo e sulla discutibilit dei criteri adottati dai cavatori di reliquie sei-centeschi per il riconoscimento dei segni di martirio nelle antiche sepol-

    ture delle catacombe102

    .E ancora nelle Fiandre, lanno successivo, cum facultate di Paolo V,Claudio Acquaviva invi un grande numero di reliquieRomae in coeme-terio Priscillae inventas, estratte quindi dal cimitero di Ermete. Fu cos,dunque, che nel corso del 1613 giunsero: ad Arras il corpo di san Floren-tino103, ad Anversa quello di san Prospero104, a Dinant quello di santa Po-licronia eiusque Socii martyrum105, a Douai quello di san Terenziano e delsuo compagno anonimo106 e a Mons le spoglie pi tardi battezzate disantEnrico107.

    A comprendere come si potessero ottenere i permessi per incaricare ipadri gesuiti ad effettuare la cava delle reliquie, giovano alcuni preziosidocumenti conservati nellArchivio della Compagnia di Ges108. Nelmese di maggio del 1612, come apprendiamo da un documento rogatonel 1642, Ortensia Santacroce moglie del Generale delle galere ponti-

    Archeologia s. III, Memorie in 8, volume II, Citt del Vaticano, LErma di Bret-schneider, 1976. Sullepigrafia cristiana dei primi secoli in generale, con particolare rife-rimento agli elementi onomastici dei formulari, D. Mazzoleni, La produzione epigraficanelle catacombe romane, in V. Fiocchi Nicolai, F. Bisconti, D. Mazzoleni,Le catacombecristiane di Roma. Origini, sviluppo, apparati decorativi, documentazione epigrafica,Regensburg, Schnell & Steiner, 1998, pp. 147-184.

    102 Sullargomento mi permetto rimandare al mio studioDallinventio del corpo santo,alla costruzione della reliquia: Giovanni Angelo Santini, detto il Toccafondi, pittore romano,Studi Romani, LIII (2005), pp. 94-121. Con maggiore approfondimento anche M.Ghilardi, Quae signa erant illa, quibus putabant esse significativa Martyrii? Note sul ri-conoscimento ed autenticazione delle reliquie delle catacombe romane, Mlanges de lcolefranaise de Rome Italie et Mditerrane, CXXII, 1, (2010), pp. 81-106.

    103 Cfr. Acta Sanctorum, Iulii Tomus III, Venetiis, Apud Jo. Baptistam Albrizzi

    Hieron. Fil. et Sebastianum Coleti, 1747, p. 474.104Ibidem.105 Cfr.Acta Sanctorum, Octobris Tomus VI, Tongerloae, Typis Abbatiae, 1794, p. 166.106 Cfr. Acta Sanctorum, Aprilis Tomus I, Venetiis, apud Sebastianum Coleti et Jo.