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Quattordicinale gratuito di informazione, cronaca ed attualità - anno ii n. 7 - 12 Marzo 2013
Il corpo stanco, il
corpo che non lavora
Lasciando indietro e 'a caldo' le ini-ziative che le associazioni hanno
messo in campo l'8 Marzo a Palermo,abbiamo voluto, in questa edizione diInCittà, rappresentare alcune espe-rienze-testimonianza di un gruppo didonne impegnate ciascuna nel propriosettore professionale. Un modo sem-plice per tessere il filo di queste pariopportunità difficili, che rimangonosulla carta e nelle dichiarazioni diintenti delle istituzioni. La criticitàmaggiore a Palermo rimane confinatanella disoccupazione femminile, chepuò essere considerata il fattore chia-ve per realizzare un'emancipazionevera e durevole. Il sud e la Sicilia si confermano l'areaterritoriale con il più alto tasso didisoccupazione femminile. Gli ultimidati Istat, riferiti al 2012, registravanoche nell'Isola ben il 21,3 per centodelle donne in cerca di lavoro non èmai riuscita a trovare un'occupazione.Una percentuale nettamente più altanon solo rispetto al resto d'Italia, maanche nei confronti delle altre regionidel Mezzogiorno. Dietro la Sicilia ci
sono la Puglia (19,5 per cento), laBasilicata (18,3), la Campania (20,6)e la Calabria (18,5). La regione con ilpiù basso tasso di disoccupazione fem-minile è il Trentino Alto Adige (4,8).A conferma della crescente difficoltàdelle donne siciliane ad inserirsi nelmercato del lavoro c'è un dato allar-mante: dal 2009 al 2012 nel restod'Italia il tasso di attività femminile èdiminuito del 4%, in Sicilia il tasso diattività è passato invece dal 41 percento al 30,2. Significa che più di unadonna su tre continua a non affacciar-si sul mercato del lavoro.Tutte le misure europee spese inSicilia sino al 2010 non hanno pro-dotto alcun beneficio; i progetti diformazione e inserimento lavorativodelle donne (e degli uomini!) sono fal-liti nella speculazione clientelaresulle forniture, nell'assistenzialismoagli enti di formazione, nel supportoalla politica degli eletti. La recessio-ne va bene, esiste da cinque anni, sisente, ma il prodotto del nostrotempo costituisce anche il segno ine-quivocabile del fallimento delle poli-tiche per lo sviluppo messe in campodalle giunte regionali.
Altro dato preoccupante è quello rela-tivo al tasso di disoccupazione fem-minile di lunga durata, che si attestanel 2012 al 14,8 per cento. Anche inquesto caso la Sicilia si guadagna lamaglia nera tra le regioni italiane.In Sicilia resta ancora alta la forbicetra uomini e donne. Una forbice chenell'Isola si aggira intorno ai 9 puntipercentuali, un gap che nasce dalleinefficienze del sistema produttivo maanche da un ritardo culturale, in cuidominano la scena gli stereotipi digenere e le resistenze al cambiamen-to. Le azioni di diversity managementindispensabili per favorire una mag-giore partecipazione femminile almercato occupazionale sono ancoraparole vuote, dichiarazioni di inten-zione che muoiono sui tavoli dellaprogrammazione delle politiche dellavoro. Le speranze sono riposte nelnuovo corso della politica nazionale elocale, nella sinergia di forze tra leagenzie di formazione e sviluppo,nella riconsiderazione delle pariopportunità di genere come di un pro-blema di tutti.
Carl o Bai amo nt e
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L'8 Marzo delle donne di PalermoPercorsi e testimonianze