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Parrocchia S. Maria Immacolata – Motte di Luino
Via delle Motte, 21 – 21016 – Luino (Va) – tel. 0332 530306
Sito web: http://parrocchia‐motte‐in‐luino.webnode.it/ email: [email protected]
In questi mesi ci sono stati dei fatti che avrebbero dovuto aver coinvolto anche la nostra parrocchia:
L’oratorio estivo in collaborazione con la Valdumentina, che si è svolto per tutto il mese di luglio, ed
ha visto la partecipazione di una sessantina di ragazzi
e ragazze delle scuole elementari e medie, con la
collaborazione del diacono Giorgio Campoleoni ed
anche del chierico Marco di terza teologia, oltre alle
animatrici delle Motte e di Dumenza, e di alcuni
giovani. Per i momenti di laboratorio si è avuta la
collaborazione del CAI di Luino, delle Guardie
Forestali, e di altre persone che si sono prestate ad
insegnare cose pratiche ed utili oltre che a momenti
di gioco e svago. Un vivo ringraziamento a tutte le
persone che hanno garantito la loro presenza.
Il 28 luglio abbiamo celebrato la festa compatronale di S. Anna che si è svolta all’aperto per dare una
maggiore possibilità di partecipazione sia alla S. Messa che al pranzo comunitario, con una
partecipazione più che lusinghiera. Si è voluto dare un motivo di diversità rispetto al passato anche
per accogliere diverse richieste di collocazione da parte di alcuni abitanti delle Motte. Questo anche
in accoglimento dell’esortazione di Papa Francesco di andare verso “le periferie”, cioè per favorire
coloro che identificano la chiesa come un edificio arcaico e chiuso.
Le Giornate Mondiali della Gioventù in Brasile che ci hanno richiamato l’attenzione alla Chiesa
giovane e per i giovani, anche nelle nostre comunità.
Memoria a ricordo ad un anno dalla morte del
Card. Carlo Maria Martini. Ricordo alcuni suoi
insegnamenti:
1. Non essere sorpreso dalle diversità ma
accoglierle come un dono di Dio.
2. Corri dei rischi per la fede, è il grande
rischio della vita: “chi perderà la vita
per causa mia la troverà” (Matteo,
16:25). Fare tutto per Cristo e per il
vangelo.
3. Sii amico dei poveri e degli umili.
4. Alimèntati con il vangelo perché il Pane di Dio è Colui che discende dal cielo e dà la Vita al
mondo (Giovanni, 6:33)
5. Queste quattro attitudini o esercizi – Lectio divina, Autocontrollo, Silenzio e Umiltà.
6. Parlare con il cuore e con la vita uniti in Cristo ed a Dio
7. A tutti dico amatevi gli uni gli altri, così vivrete nella giustizia, nel perdono e nella pace.
Servitevi con amore a vicenda facendovi prossimi a tutti, perché chi rende il più piccolo
servizio al minimo di tutti i fratelli lo rende non solo al mistero della dignità umana ma a ciò
che la fonda, cioè al mistero di Gesù.
don Ilario
Giornalino N. 193– luglio/agosto 2013
stampato in proprio ad uso parrocchiale
Eventi di questi mesi
Nelle Rivelazioni di S. Brigida (l. VI, e. 104)' si legge che la Santa ebbe in dono dall'Abate di S. Paolo fuori mura di Roma una reliquia del Braccio di S. Anna che conservasi colà nella ricca cappella delle Reliquie. Ora mentre essa pensava al modo di collocare tali Reliquie della Santa Avola di Gesù per custodirle ed onorarle nel modo più degno, le
apparve S. Anna stessa che le disse: « Io sono Anna, la Patrona di tutti i coniugati che furono prima delle legge di grazia; e sono la Madre di tutti i coniugati cristiani, perché Dio volle prendere carne dalla mia discendenza, e perciò tu, figlia mia, invocherai il Signore con questa preghiera: Sii benedetto, o Gesù, Figlio di Dio e della Vergine, che ti degnasti eleggerti per Madre Colei che fu il frutto del sacro coniugio di Anna e Gioacchino; per le preghiere di entrambi abbi pietà di tutti coloro che vivono nello stato coniugale, affinché si accresca il numero dei glorificatori di Dio. Così sia.
PREGHIERA PER LA PROTEZIONE DEI FIGLI
Gloriosa Sant'Anna, protettrice delle famiglie cristiane, a te io do i miei figli. So che li ho ricevuti da Dio e che a Dio appartengono. Pertanto ti prego di concedermi la grazia di accettare ciò che la Divina Provvidenza ha disposto per loro. Benedicili, o misericordiosa Sant’Anna e mettili sotto la tua protezione. Non ti chiedo per loro privilegi eccezionali. Solamente desidero consacrarti le loro anime e i loro corpi, affinché tu ci possa preservare da ogni male. A te affido le loro necessità temporali e la loro salvezza eterna. Imprimi nei loro cuori, o mia buona Sant'Anna, l'orrore del peccato, allontanali dal vizio, preservali dalla corruzione, conserva nelle loro anime la Fede, la rettitudine e i sentimenti cristiani ed insegna loro ad amare Dio sopra ogni cosa, come lo hai insegnato alla tua purissima Figlia, l'immacolata Vergine Maria. Sant'Anna, tu che sei stata specchio di pazienza, concedimi la virtù di affrontare con pazienza e amore le difficoltà che si presentano nell'educazione dei miei figli. Per loro e per me, chiedo la tua benedizione, o madre celeste piena di bontà. Che ti onoriamo sempre, come Gesù e Maria, che viviamo conformemente alla volontà di Dio e che dopo questa vita incontriamo la beatitudine nell'altra, riunendoci a te nella gloria per tutta l'eternità Così sia.
Preghiera a S. Anna
Domenica 28 luglio 2013. È una vera giornata di luglio con caldo afoso fin dal mattino. Il cielo
limpido, il sole che fin dal mattino fa sentire i suoi effetti stagionali e la gente che s’incammina per
la funzione religiosa con passo lento e leggermente affannoso. Quest’anno, per la prima volta, si è
voluto celebrare questa giornata in modo un po’ diverso dal solito. Con la collaborazione fattiva
degli amici del locale Asilo infantile, il tutto è stato organizzato e preparato direttamente al campo
sportivo delle Motte.
Per l’occasione, si è usufruito del
tendone che ogni anno viene allestito
per la festa dell’asilo, che si svolge la
settimana subito successiva. È stato
allestito un altare proprio per le
celebrazioni all’aperto posto in
posizione ben visibile. Il coro,
posizionato dietro all’altare sulla
pedana rialzata, in modo strategico per
essere visto e ben ascoltato dalle
persone presenti alla S. Messa.
L’invito a partecipare è stato esteso
anche alla comunità di Dumenza, ed
all’omelia don Ilario ha ricordato una
frase dell’emerito card. Dionigi Tettamanzi: “Ama la parrocchia vicina come fosse la tua”. È bello
questo spirito comunitario in un tempo di disgregazione totale della società, dove i valori veri della
vita vengono calpestati per dare spazio all’egoismo ed al relativismo.
Alice, che per la prima volta si è impegnata all’organo da sola, per l’accompagnamento del coro
coadiuvata da Giovanni con la chitarra, per l’occasione ha presentato qualche musica nuova. Il tutto
si è svolto con assoluta regolarità. Al termine si è avuto il consueto incanto dei doni. Si ringraziano
tutte le donne che con amore e spirito di aiuto hanno provveduto a preparare le torte per questo
gesto verso la parrocchia. Quest’anno l’introito è stato di circa € 900.
Dopo la S. Messa, sempre sotto al tendone si è svolto il consueto pranzo comunitario. La
partecipazione è stata buona, con la presenza di oltre 250 persone. Gli amici dell’asilo avevano
predisposto una cucina da campo ben attrezzata con menù tipico di una festa paesana: polenta e
spezzatino, gelato e caffè.
La parrocchia ringrazia tutti coloro che hanno prestato il loro impegno per la buona riuscita della
festa, dimostrando che se si vuole si può ritrovare quello spirito che fa comunità, nel segno di aiuto
reciproco.
Essere “attuali” troppo spesso significa indulgere alla bassezza dei costumi.
Quando qualcuno ti dice che sei cambiato, normalmente significa che sei peggiorato.
Festa compatronale di S. Anna
In occasione della festa compatronale di S. Anna è ormai consuetudine ricordare anche le coppie di sposi della nostra parrocchia nei loro anniversari. Quest’anno la cerimonia si è tenuta al campo sportivo delle Motte, dove si è celebrata la S. Messa officiata dal parroco don Ilario. Come sempre ricordano questa ricorrenza le coppie che in questo anno ricordano il loro 1° anno di matrimonio e poi tutte quelle con 5 anni e successivamente sempre con un multiplo di 5. Sono state 10 le coppie che in questa occasione hanno rinnovato il ricordo della loro unione ed al termine della S. Messa hanno ricevuto un riconoscimento direttamente dalle mani del parroco. È stata una cerimonia semplice, ma sempre molto apprezzata, che aiuta con l’esempio a dimostrazione che anche in questa epoca imbevuta di relativismo è possibile far valere l’amore all’egoismo. La parrocchia ed i parrocchiani uniti porgono i loro auguri per una felice continuazione.
Le coppie di sposi che hanno ricordato il loro matrimonio sono: 1 anno Elena Nava e Alessandro Fleri 5 anni Deborah Lomonte e Giacomo Binda 20 anni Antonella Cozzi e Luca Pari 25 anni Susanna Orioli e Giovanni Ferrari 40 anni Carla Ambrosetti e Salvatore Montalto 45 anni Aureliana Saredi e Silvio Lischetti 50 anni Cristina Lucca e Giovanni Lozza 50 anni Maria Ballinari e Franco Pallavicini 55 anni FrancaBrigatti e Ettore Ferrari
Gli oratori più collaudati ed efficienti, meglio attrezzati ad interpretare le sfide dei nuovi tempi, esistono praticamente soltanto al nord dell’Italia (la
Lombardia ne può vantare circa la metà del totale). C’è il gioco, certo: ma l’oratorio non esiste soltanto come struttura per far giocare - con la
sottolineatura educativa specifica - chi lo frequenta.
Il problema fondamentale è quello dell’occupazione intelligente e diversificata del tempo libero. Si tratta di offrire assistenza formativa nelle ore in cui i genitori sono assenti da casa, perché impegnati entrambi sul lavoro. E c’è, per esempio, la necessità di aiutare i ragazzi, in ogni fascia scolastica, a fare i compiti, a preparare le lezioni del giorno dopo...In molte regioni d’Italia, assai spesso, l’oratorio è l’espressione di un sacerdote, che si mobilita per corsi di catechismo domenicali e per fare... gruppo (tra ragazzi e adolescenti), crea squadre di calcio e di pallavolo. L’oratorio a volte consiste in un “circolo” di giovani volontari che promuovono eventi e iniziative varie per animare i loro paesi, le loro comunità parrocchiali. Questa panoramica generale degli oratori in Italia, per fortuna, sta a poco a poco cambiando. Anche nelle regioni del Centro e del Meridione del nostro Paese stanno spuntando istituzioni proiettate verso il “modello lombardo”. Ma, lo sviluppo delle nuove realtà
oratoriane è lento e faticoso, perché
queste (nuove realtà), rispetto a quelle
operanti da lunga data, hanno sfide
aggiuntive da vincere: come quelle ‐ oltre
a trovare i mezzi per costituirsi e
consolidarsi in contesti per lo più poveri ‐
di dover, magari, strappare i ragazzi e gli
adolescenti alla camorra e tenerli legati
all’assolvimento dell’obbligo scolastico,
prima di poter cominciare a formarli come
cristiani, come uomini, come cittadini,
come... atleti. Nell’autunno dello scorso
anno, a Bergamo e Brescia si è tenuto un
Happening che ha riunito 1500 persone,
provenienti da poco meno di 500 centri
della penisola e delle isole. Questo raduno
ha consentito una reciproca conoscenza,
uno scambio di esperienze, l’impostazione
di collaborazioni o il consolidamento di
rapporti già in atto. Durante assemblee o
riunioni, prima a Bergamo, poi a
Montichiari, infine a Brescia, hanno
parlato vescovi, dirigenti della pastorale
giovanile ai diversi livelli, esperti di
pedagogia e di sociologia. Ogni estate, gli
oratori hanno un momento
eccezionalmente felice: nei C.R.E. (Centri
ricreativi estivi) e nei Grest (Gruppi estivi),
formati per accogliere e tenere
“impegnati” i ragazzi e gli adolescenti, nel
periodo delle vacanze scolastiche. Qui, si
registra una quotidiana presenza di circa
un milione e mezzo di ragazzi e di giovani,
con tendenza all’aumento delle presenze.
Sicuramente, ha il suo peso la crisi
economica, che costringe tante famiglie,
impossibilitate a concedersi un soggiorno
al mare o sui monti, a mandare i figli
almeno a... ricrearsi all’oratorio.
Da tale scelta viene anche la
dimostrazione che l’oratorio è tuttora
percepito come realtà viva e attiva,
adeguata, “utile”. Sta quindi all’oratorio,
con una intelligente impostazione, con le
sue proposte e con le sue iniziative,
rendersi “attraente”, “accattivante” anche
al di là delle emergenze economiche e
sociali. E come può fare centro in tale
prospettiva? Nei giorni dell’Happening, a
Bergamo e a Brescia, è stato messo sul
tappeto anche questo cruciale
interrogativo. Qualcuno ha fatto osservare
che ‐ anche se contano molto gli ambienti,
le attrezzature funzionali e
all’avanguardia, le “aperture” alla
modernità nelle iniziative ‐ in un oratorio
come si deve occorrono primariamente
persone, disposte e preparate a prendersi
cura, con costanza e passione, di ragazzi,
ragazze, adolescenti, bisognosi di un
amorevole accompagnamento nella loro
età evolutiva.
Dumenza, giovedì 18 Luglio 2013
Noi ragazzi dell’oratorio di Dumenza e Motte ci siamo recati in gita al castello di Venegono
Superiore, per trascorrere un’entusiasmante giornata in compagnia dei missionari comboniani.
Appena scesi dal pullman siamo stati sorpresi da una leggera pioggia estiva che tuttavia non ha
rovinato la nostra giornata di giochi.
Siamo poi stati accolti dai padri missionari
Maurizio e Massimo che ci hanno
accompagnato in un coinvolgente viaggio
virtuale in Mozambico, ripercorrendo la
vita di Fratel Alfredo Fiorini, un medico
volontario ucciso durante la guerra civile.
Prima di dare inizio alle attività siamo stati
divisi in due squadre: quella di Maputo, dal
nome della capitale del Mozambico, e
quella di Zambesi, come l’importante
fiume che attraversa il paese. Ogni gruppo
ha ricevuto una busta contenente
istruzioni per svolgere al meglio le attività: noi ragazzi ci siamo cimentati in prove di recitazione,
memoria e scrittura creativa. Nel pomeriggio ci siamo messi in gioco con gare di agilità,
prontezza di riflessi e velocità. L’ultima attività è stata la caccia al tesoro nel parco del castello,
al termine della quale è risultato un pareggio tra le due squadre. Vista la situazione, i padri hanno
allora deciso di porci alcune domande riguardo la vita di Fratel Alfredo, al termine delle quali
abbiamo decretato il vincitore dei giochi: la squadra Zambesi.
Al termine della giornata abbiamo fatto ritorno a casa stanchi ma felici.
Le animatrici dell’oratorio estivo
Gita a Venegono Superiore
E sempre Antonio racconta che una volta era
abbastanza rischioso avventurarsi verso
Longhirolo, a causa del forte campanilismo
esistente in quella zona. Lo stesso valeva anche
per recarsi a Dumenza, ed allora ci si organizzava
per poterci andare, ma solo costituendo un
gruppo di persone perché dopo il ponte del
“Colombè” diventava zona pericolosa. Questa
purtroppo era una prerogativa non solo delle
Motte in generale ma una specie di salvaguardia a
protezione del proprio piccolo territorio.
Continuando con il suo racconto ricorda di aver
avuto una maestra che si faceva pettinare i capelli
e lavare i piedi.
Raccontando
poi dei tempi
prima della
seconda guerra
mondiale lui
ricorda quali
erano gli
obblighi ed i
comportamenti
di quel periodo.
Sono sempre le
sue parole
quando dice
che: “allora,
durante il
tempo di guerra, eravamo i balilla, ci vestivano con
la divisa appropriata e ci ponevano in testa un
cappello con un fiocco e poi tutti in cortile e per le
strade a fare le passeggiate, rigorosamente in
formazione come le squadre. Già da piccoli
venivamo inquadrati come le squadre fasciste,
tutti vestiti in ordine e fare ginnastica e, quando
interrogati, dovevamo fare il saluto al duce”.
Questi sono sprazzi dei ricordi di Antonio che li
racconta con un po’ di emozione negli occhi.
Continuando nel suo racconto dice: “a quei tempi
c’era il regime e se facevi qualche cosa che non
rispecchiava le leggi eri portato via e finivi nei
campi di concentramento, dove nessuno qui
sapeva che cosa succedeva”.
Qui il suo racconto si sposta verso altri momenti
vissuti: “mio padre” dice ancora Antonio “è andato
tre volte in America portandosi appresso la sua
accetta, perché faceva il boscaiolo, e la almeno
poteva guadagnare dei soldi, mentre qui era un
lavoro che non dava alcun sostentamento. Con i
soldi che ha guadagnato è riuscito a comperarsi
una masseria al Paü e con l’aiuto di mio nonno era
riuscito ad avere 35 mucche, 2 cavalli diventando
tra le persone benestanti della zona”. Poi ci fu il
periodo del militare, ed allora la ferma
obbligatoria era di 18 mesi, e per spostarsi in
montagna si usavano i muli che venivano caricati
per il trasporto dei materiali.
A questo punto, nella chiacchierata interviene
anche la signora Marisa, perché anche lei vuole
raccontare qualche cosa che ricorda con piacere. I
suoi ricordi si collocano a quando ha conosciuto
suo marito e dice: “io avevo 16 anni e ci siamo
conosciuti al mese di maggio. Mio padre non
voleva che ci vedessimo perché diceva che ero
troppo giovane. Ovviamente, come tutti gli
innamorati, anche noi avevamo escogitato i nostri
segnali convenzionali e quando volevamo vederci
Antonio faceva un fischio ed io capivo subito e poi
mi chiamava sottovoce. Allora aspettavo che mio
padre andasse alla stalla e così avevamo un
momento per stare assieme. Solo pochi minuti ma
erano sufficienti per avere un nostro momento
tutto per noi. Lui aveva 3 anni più di me ma per un
uomo, prima di mettersi con una donna,
passavano anche 2 o 3 anni, e noi siamo stati
fidanzati per 6 anni e mezzo. Poi venne il tempo di
pensare alla nostra casa e siccome non c’era la
strada, che fu fatta solo nel 1970, con forza e
pazienza e con la “gerla” in spalla ce la siamo
costruita tutta da soli.
Nella nostra famiglia eravamo in 6 e la mia
mamma, per il troppo lavoro, ha perso un
bambino. Il fatto non poteva rimanere nascosto e
fu fatta debita denuncia. A quel tempo, prima
della guerra, chi non denunciava fatti del genere
era passibile di fucilazione. Come in ogni periodo
storico anche allora c’erano leggi buone e meno
buone ma tra quelle positive ricordo le leggi per la
maternità e l’infanzia, le 200 ore, le leggi
riguardanti la pensione, di cui oggi se ne godono
pienamente i risultati, e le ferie. Fino ad allora si
lavorava fin quando una persona poteva resistere
ed aveva la forza per continuare a lavorare.
Alice (continua 2)
Baden Powell diceva che “la religione si può cogliere d’intuito, non insegnare. Non è un abito esteriore da indossare la domenica”. Deve essere qualcosa di profondo, fa parte del carattere. É
strano che dicesse che già al suo tempo (inizio 1900) che “le azioni di un gran numero dei nostri giovani sono guidate in minima parte da convinzioni religiose” e aggiunge una cosa importante, ancora attuale:”ciò si può attribuire al fatto che nella formazione religiosa del ragazzo ci si è preoccupati di istruirlo anziché di educarlo”. Baden Powell, era molto concreto e pratico e con la sua esperienza di educatore vedeva delle cose che oggi, nel documento del decennio dei Vescovi Italiani vengono riprese. Lui ci dice che la religione viene dall’interno, dalla coscienza, dall’osservazione, dall’amore e pervade tutte le azioni del ragazzo. E non è una formalità e non deve essere insegnata come una lezione. Per questo insiste che la religione non si può insegnare, ma si può coglierla d’istinto e la natura, ce lo ricorda, ci può aiutare ad incontrare Dio in ogni momento. Interessante questa riflessione “la religione può e deve essere insegnata al fanciullo, non in modo sdolcinato o misterioso o lugubre. Il ragazzo è prontissimo ad accoglierla, se
gli viene presentata nel suo aspetto eroico e come una naturale e quotidiana dimensione di ogni uomo autentico”. Lui parlava dopo la prima guerra mondiale e si vedeva il calo della frequenza religiosa in tutte le chiese. Insiste dicendo che “la religione non è qualcosa di collaterale alla vita, ma la vita stessa nella sua forma migliore”. Bellissima e chiara, una volta per tutte, questa frase: “Nessun uomo può essere veramente buono, se non crede in Dio e non obbedisce alla Sue leggi. Per questo, tutti gli Scout devono avere una religione”. Cita pure una frase di Abramo Lincoln “quando vedo una Chiesa con scritto sull’altare le parole: amerai il Signore Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e, inoltre, amerai il prossimo tuo come te stesso, quella è la Chiesa alla quale sento di appartenere”. Fa una considerazione che, credo, possa essere attuale anche per oggi “i giovani non tollerano più di essere governati da dogmi, ma sono pronti a cercare da soli le conoscenze e le motivazioni della loro fede. Essi ricercano i principi fondamentali piuttosto che le varie forme in cui tali principi si trovano ad essere camuffati”. Per finire questa frase di un
vescovo di Birmingham ci fa riflettere molto “non possiamo fare un mondo nuovo, presentando uomini vestiti in abiti vecchi. Gesù ha un messaggio per ogni tempo, un messaggio di importanza vitale per la nostra epoca”. Leggendo Baden Powell non si può non pensare come sia attuale quello che pensa ed è per questo che gli scout, e non solo loro, farebbero tesoro di queste riflessioni.
Giovanni
il mondo SCOUT
Moralità a perdere Le due facce di un vivere paradossale
Il paradosso del nostro tempo nella storia è che abbiamo edifici sempre più alti, ma moralità sempre più basse. Autostrade sempre più larghe, ma orizzonti sempre più ristretti. Spendiamo di più, ma abbiamo meno, compriamo di più, ma godiamo meno. Abbiamo case più grandi e famiglie più piccole, più comodità, ma meno tempo. Abbiamo più istruzione, ma meno buon senso, più conoscenza, ma meno giudizio. Più esperti, e ancor più problemi, più medicine, ma meno benessere. Beviamo troppo, fumiamo troppo, spendiamo senza ritegno, ridiamo troppo poco. Guidiamo troppo veloci, ci arrabbiamo troppo, facciamo le ore piccole, ci alziamo stanchi, vediamo troppa TV. E preghiamo di rado.
Abbiamo moltiplicato le nostre proprietà, ma ridotto i nostri valori. Parliamo troppo, amiamo troppo poco e odiamo troppo spesso. Abbiamo imparato come guadagnarci da vivere, ma non come vivere. Abbiamo aggiunto anni alla vita, ma non vita agli anni. Siamo andati e tornati dalla Luna, ma non riusciamo ad attraversare la strada per incontrare un nuovo vicino di casa. Abbiamo conquistato lo spazio esterno, ma non lo spazio interno. Abbiamo creato cose più grandi, ma non migliori. Abbiamo pulito l’aria, ma inquinato l’anima.
Abbiamo dominato l’atomo, ma non i pregiudizi. Scriviamo di più, ma impariamo meno. Pianifichiamo di più, ma realizziamo meno. Abbiamo imparato a sbrigarci, ma non ad aspettare. Costruiamo computers più grandi per contenere più informazioni, per produrre più copie che mai, ma comunichiamo sempre meno. Questi sono i tempi del fast-food e della digestione lenta, ricchi profitti e povere relazioni. Questi sono i tempi di due redditi e più divorzi, case più belle, ma famiglie distrutte. Questi sono i tempi dei viaggi veloci, dei pannolini usa e getta, della moralità a perdere, delle relazioni di una notte, dei corpi sovrappeso e delle pillole che possono farti fare di tutto, dal rallegrarti al calmarti, all’ucciderti”.
George Carlin
Il santo si serve della verità per trovare la giusta direzione, il moralista se ne serve come di una spada
contro gli altri e coprire così la sua ipocrisia.
Quando la nostra mente è meno luminosa, il nostro cuore meno generoso, noi diventiamo ostinati;
l’ostinazione nasce dalla povertà dell’animo.