Glottologia Le Lingue e Il Linguaggio

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  • 8/4/2019 Glottologia Le Lingue e Il Linguaggio

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    Giorgio Graffi

    Sergio Scalise

    Le lingue e il linguaggio

    Introduzione alla linguistica

    In verde in ogni capitolo quel che ho tratto dal Nespor per integrare...

    CAP I - CHE COS'E' IL LINGUAGGIO

    1. La linguistica, il linguaggio e i linguaggiLinguaggio: sistema di comunicazione tra emittente e riceventeI diversi linguaggi (animale, computer, umano...) hanno una struttura specifica. La linguistica cercaleggi generali per questa struttura --> disciplina descrittiva e non normativa come la grammatica;descrive come effettivamente si esprimono le persone.

    2. Caratter. proprie del linguaggio umanoDiscreto: i suoi elementi si distinguono gli uni dagli altri per limiti ben definiti (lettere distinte ecc).Quello animale (es. api) invece continuo, cio per cambiare messaggio non modifiche nette (cambiolettera) ma sottili e graduali.Doppia articolazione: pochi fonemi privi di significato proprio formano, se combinati insieme, un numealtissimo di segni(=entit con significante e significato). Nelle api invece ogni piccolo movimento ha usignificato, e non composto da piccoli movimenti privi di significato.Si creano sempre parole nuove, a differenza che negli animali.Ricorsivit: frasi sempre nuove inserendo una frase nell'altra --> numero frasi possibili infinito. Non c'ricorsivit negli animali.Discretezza e ricorsitiv ci sono invece entrambe nel linguaggio informatico.Dipendente dalla struttura: complesse relazioni tra gli elementi di una frase, anche non direttamenteadiacenti; se questi non sono ben sistemati la rendono agrammaticale. Il linguaggio informatico disolito indipendente dalla struttura, cio ogni elemento determinato solo da quelli adiacenti [...o.O manon vero!!!]I tentativi di insegnare un linguaggio umano alle scimmie (usando quello per sordi, dato che l'anatomianon permetteva loro di articolare parole) sono falliti: comunicano s, ma non hanno ricorsivit e nonimparano automaticamente come i bambini.

    3. Il linguaggio e le lingueLinguaggio: sistema di comunicazione dotato delle caratteristiche di cui sopraLingua: forma specifica che questo sistema assume nelle varie comunit.Gli umani hanno un linguaggio e tante lingue.Universali linguistici(=elementi comuni alle varie lingue): ricorsivit e dipendenza dalla struttura

    Differenze tra lingue: ordine delle parole

    CAP II - CHE COS'E' UNA LINGUA

    La lingua un sistema articolato in pi sistemi, livelli linguistici: dei suoni (fonologia), parole(morfologia), frasi (sintassi), significati (semantica). Ogni livello interdipendente con gli altri.

    1. Parlato e scrittoLa linguistica privilegia la linguaparlata, perch:- ci sono lingue parlate e non scritte; la scrittura aspetto secondario- il bambino impara prima a parlare, e lo fa in modo naturale, non come per lo scrivere- la parlata cambia pi in fretta della scritta, che invece tende a mantenersiIn pi gli alfabeti (che servono a scrivere) sono spesso incongruenti con i suoni (vedi inglese)

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    2. Astratto - concretoOgni volta che parlando si ripete una lettera, questa diversa (per durata, altezza...); per ogniripetizione ha qualcosa di "uguale" che la distingue da un'altra lettera.Su un livello astratto, c' una e una sola /a/, che si pu poi realizzare in n modi diversi su un livelloconcreto. La distinzione tra /a/ ed /e/ linguistica, quella tra le loro concretizzazioni no.

    2.1 "Langue" e "parole" (Saussure)Parole: esecuzione linguistica concreta realizzata da un individuo.Langue: lingua della collettivit, sociale e astratta, che l'individuo non pu modificare da solo.

    La langue necessaria perch gli atti diparole siano intellegibili, laparole necessaria perch la lingufunzioni.

    2.2 Codice e messaggio (Jakobson)Codice: insieme di potenzialit astratto tipo il punto e la linea del codice morse.Messaggio: atto concreto costruito sulle unit base fornite dal codice.

    2.3 Competenza ed esecuzione (Chomsky)Competenza: ci che l'individuo sa della propria lingua, in astrattoEsecuzione: ci che ne fa, in concretoParole, messaggio ed esecuzione pi o meno si equivalgono; langue e competenza sono diverse (laprima sociale, la seconda individuale)

    3. Conoscenze linguistiche di un parlante3.1 fonologicaUn italiano sa quali suoni sono della sua lingua e quali no; cambia automaticamente il suono della cpassando da amico ad amici, ecc3.2 morfologicaUn italiano sa che quasi tutte le parole finiscono in vocale, possiede un certo vocabolario, in grado diformare parole nuove e applicare suffissi e prefissi, capendo quando non si pu fare3.3 sintatticaCostruiscono e capiscono senza problemi frasi nuove, capendo quando sono agrammaticali3.4 semanticaRiconoscono il significato, intuiscono la sinonimia e l'antonomia (sinonimi e contrari), interpretano frasambigue, colgono relazioni di significato tra le parole

    3.5 la grammatica dei parlantiCostruita da fattori innati e acquisiti. Il bambino non sa regole ma le acquisisce a partire dai dati,costruendosi una grammatica. Quella dei libri un pallido tentativo di descrivere quella grammatica l!

    4. Una lingua non realizza tutte le possibilitOgni lingua non ha tutti i suoni possibili, n il lessico per descrivere ogni cosa specificamente, nrealizza tutte le possibilit morfologiche (ad es non tutti i suffissi si possono applicare a tutte le parole)n sintattiche (ad es l'ordine delle parole non pu essere totalmente a caso)

    5. Sintagmatico e paradigmaticoRapporti sintagmatici: i suoni sono influenzati da quelli adiacenti. Si hanno tra elementi in praesentia,cio co-presenti.

    Rapporti paradigmatici o associativi: esistono tra tutti i suoni che possono comparire nello stessocontesto (ad es stolto, sdoganare, scorta, sgombro...), ma solo in absentia, cio se c' un suono nonpu esserci l'altro. Tutti i suoni che possono comparire nello stesso contesto hanno qualcosa in comunead es quelli elencati formano la classe di suoni occlusivi.Tali rapporti non ci sono soltanto tra suoni ma anche tra tutti gli elementi che sono reciprocamentecondizionati (ad es "il questo" non si pu dire: o dici il o dici questo, quindi hanno un rapportoparadigmatico; in "il mio libro" le parole hanno un rapporto sintagmatico, perch si influenzano: non spotrebbe dire "il mia libro").Le desinenze dei verbi hanno rapporti paradigmatici tra loro --> formano unparadigma di forme che spossono aggiungere (una ad esclusione dell'altra) alla stessa base.

    6. Sincronia e diacroniaLo studio del cambiamento linguistico nel tempo diacronico; lo studio di una lingua senza considerare

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    il fattore tempo sincronico.

    7. Il segno linguisticoUna parola un segno. Un segno unione di significato e significante. Un segno ha:- distintivit: botte si distingue da notte ecc...- linearit: si estende nel tempo (se parlato) o nello spazio (se scritto) --> quindi c' un prima e undopo- arbitrariet: l'accordo tra significante e significato convenzionale. Eccezioni all'arbitrariet sono leforme onomatopeiche, che fra l'altro evolvendosi possono perdere l'origine sonora e diventareconvenzionali.

    I segni possono essere anche non linguistici (cartello stradale...).Linguistica: studia i segni linguisticiSemiologia o semiotica: studia segni in generale

    8. Le funzioni della linguaSecondo Jakobson, ci sono 6 componenti necessarie alla comunicazione linguistica. A ciascuna di essecorrisponde una funzione linguistica secondo questo schema:parlante - emotivareferente (ci di cui si parla) - referenzialemessaggio - poeticacanale (attraverso cui si comunica) - fticacodice - metalinguistica

    ascoltatore - conativa

    Descr delle funzioni:- emotiva: si realizza quando il parlante "esprime", pi che comunicare. Si realizza spt nella lirica.- referenziale: informare in modo neutro- poetica: il messaggio costruito in modo tale da costringere a ritornare sul messaggio stesso perapprezzarne il modo in cui formulato (suoni, parole...)- ftica: controllare se il canale aperto ("mi senti?")- metalinguistica: si parla del codice stesso (un libro di grammatica)- conativa: comando o esortazione rivolti all'ascoltatore perch cambi comportamento.Ogni tipo di testo realizza prevalentemente una delle funzioni jakobsoniane.

    9. Lingua e dialetti

    italiano standard - italiano regionale (Nord-Centro-Sud) - dialetto locale.In realt la stratificazione pi complessa: italiano scritto - parlato formale - parlato informale -regionale - dialetto di koin (regione dialettale, tipo veneto, lombardo...) - del capoluogo di provincia -locale

    10. Pregiudizi linguisticiNon c'erano lingue semplici che poi si sono evolute: tutte le lingue hanno sistemi fonologici, morfologice sintattici complessi.Tutte le lingue hanno una loro logica interna.I dialetti sono complessi come una lingua (tant' che le lingue nazionali spesso sono dialetti in origine)Le lingue sono facili o difficili da imparare a seconda della lingua di partenza [...ma va'???]

    CAP III - LE LINGUE DEL MONDO

    Introduzione

    L'organizzazione Linguasphere ha classificato le lingue del mondo in 9 ordini di grandezza secondo ilnumero di parlanti. L'inglese ha pi di un miliardo di parlanti ed 9; l'italiano 7. La statistica tieneconto anche di chi parla una lingua come seconda lingua, e parte dal presupposto che tutti gli abitanti un paese ne parlino la lingua (cosa che non vera ad es per gli anziani italiani che parlano solo

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    Altre classificazioni, pi rilevanti dal punto di vista linguistico:

    Genealogica: due lingue sono parte dello stesso gruppo se derivano dalla stessa lingua originaria (olingua madre, che diverso da madrelingua), ad es le lingua romanze hanno come lingua madre illatino, e fanno parte anche di una linea genealogica pi ampia, l'indoeuropeo, che una famiglialinguistica. Unit genealogiche dalla pi ampia alla pi ristretta: famiglia linguistica - gruppi (o classi) -sottogruppi (o rami).

    Tipologica: due lingue sono tipologicamente collegate se hanno caratteristiche comuni. Non detto checi sia anche un legame genealogico, anche se possibile.

    Areale: affinit tra lingue genealogicamente non collegate, ma che si parlano in luoghi vicini e quindi ssono influenzate. Lingue di questo tipo formano una lega linguistica. Ad es cinese e giapponese nonhanno la stessa lingua madre, ma si sono influenzate; c' poi la lega linguistica delle lingue slave,appartenenti a gruppi diversi (pur avendo la stessa famiglia linguistica indoeuropea) ma con carattericomuni.

    1. Classificazione genealogica: le famiglie linguistiche

    Famiglie linguistiche principali:

    - indoeuropea

    - afro-asiatica (cui appartengono fra l'altro egiziano, arabo, ebraico)

    - uralica (finlandese, estone, ungherese...)

    - sino-tibetana (cinese mandarino, tibetano...)

    - nigerkordofaniana (lingue subsahariane come il swahili)

    - altaica (asia centrale: turco, mongolo...)

    Ci sono altre famiglie consistenti pi alcune minori, le quali comprendono ciascuna poche lingue ( ilcaso delle lingue amerindiane degli indiani d'america, molte e non collegate fra loro; oppure del bascoin europa).

    Si pu dimostrare che due lingue sono apparentate, ma non che... non lo sono. Quindi anche linguefinora considerate divise potrebbero rivelare una comune origine.

    2. La famiglia linguistica indoeuropea

    Intorno al 1830 si dimostr che sanscrito (antica lingua indiana) e lingue europee sono collegate --> dci il termine famiglia linguistica indoeuropea. E' suddivisa nei gruppi:

    - indo-iranico: coi sottogruppi indiano (comprendente lingue antiche come sanscrito e vedico, e ancoraparlate come hindi e urdu) e iranico, ulteriormente suddiviso in occidentale (persiano antico e modernocurdo...) e orientale (afgano...)

    - tocario: rappresentato da due lingue estinte chiamate Tocario A e B

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    - anatolico: lingue estinte, come l'ittita

    - armeno

    - albanese

    - slavo: diviso nei sottogruppi orientale, occidentale, meridionale

    - baltico: lituano, lettone e varie lingue estinte

    - ellenico: greco

    - italico: suddiviso nei sottogruppi orientale (lingue poi estinte come osco, umbro, sannita) eoccidentale (da cui deriva il latino e quindi le lingue romanze)

    - germanico: suddiviso in orientale (gotico), settentrionale (svedese, danese...), occidentale diviso inanglo-frisone (da cui l'inglese) e neerlando-tedesco (olandese, nederlandese, afrikaans parlato daicoloni in africa, yiddish dialetto degli ebrei tedeschi)

    - celtico: suddiviso in gaelico (irlandese, gaelico di Scozia) e britannico (gallese, bretone...)

    Si nota che classificazione genealogica e geografica non coincidono.

    3. La classificazione tipologica

    Pu essere morfologica o sintattica.

    3.1 Tipologia morfologica

    Isolante: quasi totale mancanza di morfologia. I nomi non si distinguono n per caso, n genere nnumero; i verbi non hanno differenze di persona, tempo, modo ecc. Per indicare le relazioni tra leparole si fa quindi grande uso di particelle. Funziona cos il cinese, ma anche un po' l'inglese (verbiindeclinabili...).

    Agglutinante: ogni parola contiene tanti affissi (cio forme da legare alla parola) quante sono lerelazioni grammaticali che devono essere indicate; gli affissi si "sommano" tra loro.

    Flessiva: tipica delle lingue indoeuropee. Caratteristiche:

    - le relazioni grammaticali sono indicate da un unico suffisso. E' quel che accade in latino: -ibus indicasia ablativo sia plurale, mentre una lingua agglutinante come il turco avrebbe usato un suffisso perindicare l'ablativo e ci avrebbe attaccato un altro suffisso per indicare il plurale.

    - c' flessione interna: variazione della vocale radicale della parola (esco - uscii). Nelle lingue semitichea differenza che nelle indoeuropee, la flessione interna non riguarda solo alcuni verbi ma tutti, e allorasi parla di tipo morfologico introflessivo.

    - si suddivide in sottotipo analitico (come in italiano, si possono usare anche pi parole per realizzareuna relaz grammaticale: uscii/sono uscito), sintetico (si usa una sola parola, come in latino: exii) epolisintetico (un'intera frase si pu esprimere con una sola parola, come in eschimese)

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    Le lingue possono avere alcune caratteristiche riconducibili a una tipologia e altre a un'altra.

    3.2 Tipologia sintattica

    Indaga l'ordine delle parole; in particolare:

    - se ci sono preposizioni o posposizioni (preposizioni messe dopo, es in giapponese si dice "cena dopo"non "dopo cena")

    - la posizione del verbo rispetto a soggetto e oggetto. I tipi di ordine dominanti sono SVO, SOV e VSO

    - la posizione del complemento di specificazione (indicato dalla G di genitivo) rispetto al nome cui siriferisce

    - la posizione dell'aggettivo rispetto al nome cui si riferisce

    Esistono correlazioni sistematiche nelle varie lingue tra queste caratteristiche, e si possono riassumere

    negli universali implicazionali, cos detti perch si implicano a vicenda:

    1) VSO/Pr/NG/NA

    2) SVO/Pr/NG/NA

    3) SOV/Po/GN/AN

    4) SOV/Po/GN/NA

    In generale, si pu concludere che la differenza fondamentale tra ordine VO e OV (indipendentementdal soggetto):

    VO preposizionale e mette sia aggettivo che genitivo dopo il nome;

    OV posposizionale e li mette prima.

    Chiaramente una semplificazione (ad es le lingue di tipo 4 sono OV ma mettono l'aggettivo dopo); cisono anche lingue che non seguono nessuno di quei quattro schemi.

    4. I sistemi di scrittura delle lingue del mondo

    Ideografico (o logografico): come quelli degli antichi egizi o sumeri, oggi dei cinesi. Ad ogni simbolocorrisponde un concetto. Ma poi sopraggiungeva un uso fonetico di questi simboli (detti ideogrammi):se due di essi, per un caso di omonimia, venivano pronunciati allo stesso modo, diventavanointercambiabili nella scrittura. Da ci nato il sistema sillabico.

    Sillabico: certi segni passano a indicare certi gruppi di suoni. Il numero di segni passa dalle migliaia desistema ideografico al centinaio.

    Alfabetico: elaborato nella 2 met del II millennio a.C. da popolazioni semitiche; i Fenici non loinventarono ma lo trasmisero ai Greci. A ogni suono corrisponde un segno, in teoria; in pratica non cos (ad es in inglese...), perch le lingue si sono evolute: una volta anche l'inglese si pronunciava

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    com' scritto, ma la forma grafica non stata al passo dei cambiamenti nella lingua parlata.

    I Greci adattarono l'alfabeto fenicio; da quello greco derivano l'alfabeto latino e il cirillico.

    Il sistema di scrittura non connesso all'apparentamento fra le lingue: lingue non apparentate possonusare lo stesso alfabeto e viceversa.

    CAP IV - I SUONI DELLE LINGUE: FONETICA E FONOLOGIA

    Introduzione

    Fonemi: suoni che funzionano linguisticamente, andando a formare parole. A volte si influenzanoreciprocamente.

    1. Fonetica

    Articolatoria: studia la produzione dei suoni.

    Acustica: studia la natura fisica e la propagazione dei suoni.

    Uditiva: studia la ricezione del suono.

    1.1 L'apparato fonatorio

    Se l'aria esce solo dalla bocca si producono suoni orali, se anche dal naso suoni nasali.

    1.2 Classificazione dei suoni

    Secondo tre parametri: modo di articolazione (come si posizionano gli organi della fonazione), punto darticolazione (dove si modifica il flusso d'aria: sulle labbra, denti, palato...), sonorit (se le corde vocalvibrano il suono sonoro, altrimenti sordo).

    Su questi parametri si basa l'alfabeto fonetico internazionale.

    1.3. Classi di suoni

    Vocali: l'aria esce senza incontrare ostacoli. Sono sempre sonore.

    Consonanti: l'aria o momentaneamente bloccata o attraversa una fessura stretta. Sono sia sonore chsorde.

    Semiconsonanti: articolate come le vocali e sempre sonore, hanno anche caratteristiche delleconsonanti (ad es non fanno nucleo di sillaba).

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    Sonoranti: raggruppa vocali, semiconsonanti, liquide e nasali. Si tratta di fonemi tutti sonori, il cuiflusso d'aria esse abbastanza liberamente. Tutti gli altri suoni sono ostruenti; in cui il flusso d'ariaincontra ostacoli.

    2. I suoni dell'italiano

    Vedi schema pag 79.

    2.1 Consonanti dell'italiano

    Vedi pag 80-81 [non riesco a trascrivere i simboli fonetici]

    2.2 Vocali dell'italiano

    Sono sette [vedi schema pag 81-82]

    Si classificano secondo la posizione della lingua che le pronuncia, che pu essere:alta o bassa rispetto al palato

    anteriore o posteriore

    con labbra arrotondate o no

    2.3 Combinazione di suoni

    Nessi consonantici: combinazioni di consonanti. Ci sono delle restrizioni (tipo in italiano se una parolainizia con tre consonanti, la prima per forza una s)

    Dittonghi: combinazioni di vocali e approssimanti (cio semiconsonanti/semivocali). Possono essereascendenti(approssimante seguita da vocale accentata) o discendenti(vocale accentata seguita daapprossimante)

    Iato: combinazione di due vocali appartenenti a sillabe diverse (idea, beato)

    3. Suoni e grafia

    Un sistema grafico coerente quando a un suono corrisponde un solo segno e viceversa. In italiano cisono alcune incoerenze:

    - due simboli diversi per un suono: cuore/quando

    - due suoni scritti con lo stesso simbolo: sera/rosa, razza/mezzo, cera/carta

    - due o tre simboli si uniscono per rappresentare un solo suono: legno, esci, che, aglio ecc.

    - simboli solo grafici, cui in quella parola non corrisponde alcun suono: la iin Giorgio o in scienza, la h

    4. Trascrizione fonetica

    I suoni possono essere semplicio geminati(=raddoppiati, anche per le vocali).

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    La lunghezza si indica con : (i due punti) messi dopo il suono da allungare (nel caso delle affricate, chesi scrivono foneticamente con due segni affiancati, : va messo dopo il primo segno).

    L'accento si indica con ' (l'apice) messo prima della sillaba accentata. Sui monosillabi si pu nonindicare.

    Le maiuscole e gli apostrofi non si indicano.

    4.1 Confini

    A volte si indicano i confini di sillaba (con un punto .), morfema (+) e parola (# a inizio e fine parola).

    5. Fonetica e fonologia

    Fonetica: studia l'aspetto fisico dei suoni

    Fonologia: studia la funzione linguistica dei suoni, indagando:

    - quali sono i fonemidi una lingua, cio se a un diverso suono corrisponde un diverso significato (ad esin italiano pronunciare la r o la R moscia non cambia il significato della parola)

    - come si combinano i suoni fra loro

    - come si modificano combinandosi

    5.1 Contesto

    Distribuzione di un suono: certi suoni possono comparire solo vicino a certi altri. Classi di suono similehanno distribuzione simile.

    5.2 Foni e fonemi

    Foni: suoni scelti da una lingua per usarli nel linguaggio articolato. Hanno valore linguistico se sonodistintivi(differenziano il significato delle parole)

    Coppie minime: coppie di parole differenziate per un solo suono nella stessa posizione (premo/tremo)

    Fonemi: segmento fonico con:

    - funzione distintiva

    - non scomponibile in altri segmenti con funzione distintiva

    - definito solo da caratteri che abbiano valore distintivo

    I fonemi (indicati tra barre oblique) sono unit astratte, che si collocano a livello di langue, di

    http://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#languehttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#langue
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    competenza; essi si realizzano nei foni (tra parentesi quadre), che sono invece al livello concreto diparole, di esecuzione.

    Suoni intercambiabili: possono trovarsi nel medesimo contesto (ad es /p/ e /b/ lo sono:pare e bare...)

    5.3 Le regole di Trubeckoj

    Servono a stabilire se due foni abbiano valore distintivo e siano quindi fonemi di una certa lingua.

    [Per la definizione rigorosa delle tre regole vedi pag 89-90]

    Prima regola: se due suoni usati nello stesso contesto cambiano significato alla parola o la rendonoirriconoscibile, sono realizzazioni di fonemi diversi.

    Seconda regola: ...viceversa ^^

    Terza regola: se due suoni simili a livello articolatorio non si possono mai trovare nelle stesse posizionisono varianti combinatorie dello stesso fonema

    La linguistica statunitense ha preferito i concetti di:

    distribuzione contrastiva (si ha quando due foni nello stesso contesto danno vita a parole di significatodiverso --> e allora sono realizzazione di due diversi fonemi)distribuzionecomplementare (quando due foni non possono mai ricorrere nello stesso contesto, etuttavia sono foneticamente simili --> allora sono due allofonidello stesso fonema)

    5.4 Allofoni

    Il fono [s] pu esserci solo in un certo contesto (iniziale di parola prima di vocale, finale di parola, primdi consonanti sorde), e [z] a sua volta solo in un contesto diverso da quello di [s] (tra due vocali oprima di consonanti sonore). Sono due foni che non possono ricorrere nello stesso contesto, per sonosimili: ecco realizzate le condizioni di una distribuzione complementare. Si dir allora che c' un solofonema, /s/, che a seconda del contesto si realizza come [s] o [z].

    Analogamente, n velare e n labiodentale possono stare solo in contesti diversi e sono perci allofoni demedesimo fonema /n/.

    5.5 Varianti libere

    Varianti libere: due foni possono trovarsi nello stesso contesto e non cambiano il significato della parol

    [molto utile schema pag 92]

    5.6 Opposizioni fonologiche

    http://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#languehttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#langue
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    da fare?

    6. Tratti distintivi

    Binarismo: teoria di Jakobson secondo cui ogni fonema si pu definire dicendo se ha o meno un certotratto distintivo, quindi per scelte binarie.

    Le caratteristiche considerate sono elencate a pag 95.

    7. Regole fonologiche

    Fanno cambiare un suono in un altro a seconda del contesto (ad es la c che diventa velare o affricata aseconda della vocale che ha dopo).

    Si scrivono: A --> B/___C, cio: il suono A diventa il suono B quando vicino a C.

    Descrizione strutturale: la parte di regola che descrive la situazione esistente prima che si verifichi il

    fenomeno

    Cambio strutturale: la parte di regola.... dopo il fenomeno

    7.1 Parentesi

    Nella scrittura delle regole fonologiche, le parentesi:

    tonde: racchiudono una condizione facoltativa, ad es se scrivo g(:) intendo "il suono g o il suono graddoppiato..."

    graffe: racchiudono pi suoni fra i quali si pu scegliere, tutti ugualmente buoni per applicarci la regolain questione

    7.2 Regole fonologiche espressi in tratti binari

    Le regole si possono esprimere indicando direttamente i fonemi coinvolti, ma anche scrivendo fraparentesi quadre un tratto distintivo che ne accomuna diversi. Se il tratto c' si fa precedere dal +, seno dal -.

    8. Fenomeni fonologici e tipi di regole

    Le regole possono cambiare tratti distintivi, inserire o togliere segmenti (metatesi) o cambiarne l'ordin

    8.1 Assimilazioni

    Totali: il segmento assimilato sparisce (ad es in+ragionevole --> irragionevole)

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    Parziali: il segmento cambia (ad es in+probabile --> improbabile).

    L'assimilazione poiprogressiva se il segmento che la provoca prima di quello che viene assimilato,altrimenti regressiva.

    Ci sono assimilazioni diacroniche, avvenute nell'evolversi delle lingue (ad es nel passaggio dal latinoall'italiano: factum --> fatto).

    Dissimilazione: processo inverso all'assimilazione.

    Metafonesi: assimilazione che coinvolge due segmenti non adiacenti.

    Armonia vocalica (c' anche quella consonantica): in turco e ungherese, l'assimilazione avviene anchetra parole vicine.

    Cancellazione: eliminazione di un segmento in certi contesti, ad es quando:

    - si aggiunge un suffisso a una parola e la vocale che lo precede viene cancellata.

    - la vocale finale cancellata sotto influsso della parola seguente (lo albero...)

    - troncamento: cancellaz facoltativa di una [e] o una [o] a fine verbo (andar..)

    Inserzione (o epentesi): pi rara della cancellazione, ad es in spagnolo davanti a sc si aggiunge una e("escuola")

    Riduzione: un segmento diventa meno forte, ad es per

    - degeminazione

    - coalescenza:fusione di due segmenti in uno unico, spesso per semplificare la strutt sillabica.

    - indebolimento consonantico come la c toscana...

    Rafforzamento: diventa pi forte, ad es per

    - geminazione

    -dittongazione: crea un dittongo da una vocale.

    Le sillabe non accentate tendono a subire fenomeni di riduzione, quelle toniche di rafforzamento.

    9. La sillaba

    Def fonetica: "unit prosodica di foni agglomerati attorno a un picco d'intensit"Def fonologica: vede una correlaz tra sillaba e parola

    In italiano formata da un nucleo sillabico (costituito da una vocale o un dittongo), eventualmentepreceduto da un attacco e/o seguito da una coda. Nucleo + coda formano la rima.

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    E' aperta se non ha coda, altrimenti chiusa.

    Aplologia: cancellazione di una sillaba quando due parole si uniscono a formarne una unica, quindi percomposizione (cavalli+leggeri --> cavalleggeri)

    10. Dalla parola ai tratti distintivi

    [schema inutile a pag 103]

    11. Fatti soprasegmentali

    Finora abbiamo considerato fenomeni fonologici legati a segmenti, cio fonemi. Ma ce ne sono altri:

    11.1 Lunghezza

    Durata temporale dei suoni. In italiano la lunghezza delle vocali non tratto distintivo (com'era inlatino), quella delle consonanti s.

    11.2 Accento

    Propriet delle sillabe e non dei segmenti. In italiano non ci sono regole che rendano prevedibile doveva l'accento. C' qualche regola ma di tipo morfologico (ad es i verbi al passato remoto 3 personacant lod...). Nelle lingue con accento fisso, questo non pu essere ovviamente un carattere distintivo

    Se una parola ha pi accenti, il primario indicato con l'apice e il secondario col pedice.

    11.3 Intonazione

    Le dichiarative hanno curva melodica con andamento finale discendente, le interrogative ascendente. Iitaliano le interrogative si distinguono solo grazie all'intonazione.

    11.4 Tono

    Una sillaba si pu pronunciare ad altezze diverse. In cinese tratto distintivo.

    L'accento pu cambiare

    nella derivazione (un primario pu diventare secondario). per l'esigenza di alternanza ritmica: come nel caso di aritmie, che si formano:

    affiancando due sillabe toniche (torner sbito --> trnerasbito) affiancando troppe sillabe atone (non so se te lo dar --> non s se t lo dar)

    Neutralizzazione: ?!?!?!?!?

    4.7 Naturalezza: un fenomeno fonologico presente in molte lingue pi naturale di uno sporadico.

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    12. Il sistema fonologico dell'inglese

    [...io propongo di ignorarlo.]

    13. Diversit fonologica tra le lingue

    [idem]

    CAP 5 - LA STRUTTURA DELLE PAROLE: MORFOLOGIA

    Introduzione

    Morfologia: studio delle parole e delle forme che possono assumere. Le parole possono essere semplicad es [capo], o complesse (divise inprefissate [ex-capo], suffissate [capetto], composte[capostazione]). Entrambe possono essere flesse per genere, numero...

    1. La nozione di parola

    Unit del linguaggio. Non possibile trovarne una definizione univoca, perch incerte lingue ci sonolunghissime parole composte, frasi concentrate in una parola unica... dove parola s'intende elementotra due spazi bianchi - ma questa definizione vale solo per le lingue che hanno una scrittura!

    Parola fonologica (tutto ci che si raggruppa attorno a un accento primario), morfologica e sintatticasono diverse (ad es capostazione morfologicamente una parola, fonologicamente due perch ha dueaccenti...).

    Una possibile definizione considerare parola quell'unit che non pu essere interrotta dall'inserimentodi altre unit.

    1.1 Tema, radice e forma di citazione

    Lemma o forma di citazione: forma che si trova sul dizionario, non flessa.

    Un verbo ha una desinenza flessiva, tolta la quale resta il tema, che suddivisibile in una radice e unavocale tematica.

    2. Classi di parole

    Nome, verbo, aggettivo, pronome, articolo, preposizione, avverbio, congiunzione, interiezione. Alcuneclassi sono variabili, altre invariabili; alcune chiuse (non si potranno aggiungere altri elementi), altre

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    aperte.

    Nome e verbo sono parti del discorso universali, ci sono in tutte le lingue; le altre no.

    Le parti del discorso si possono definire, pi che secondo criteri semantici, secondo pi precisi criteridistribuzionali, cio su come si "distribuiscono", si associano alle altre parti del discorso: non si possonmettere insieme a caso nomi, verbi, articoli ecc.

    2.1 Categorie e sottocategorie

    Come nella fonologia, anche qui si possono distinguere trattiper distinguere ulteriormente insottocategorie le parti del discorso (ad es nome: umano, comune, numerabile, animato, astratto). Aogni sottocategoria sono associabili solo determinati suffissi.

    3. Morfema

    E' la pi piccola parte di una lingua dotata di significato. E' un segno linguistico, dotato di significante e

    significato. Tale significato pu essere:

    lessicale: che non dipende dal contesto; ad es libr- un morfema lessicale che significa insieme di fogstampati

    grammaticale: esprime una funzione grammaticale e riceve significato anche dal contesto; ad es la -idlibrisignifica "plurale"; la preposizione diha funzioni diverse a seconda del contesto.

    3.1 Morfemi liberi e legati

    Liberi: possono stare da soli in una frase

    Legati: devono aggiungersi ad altre unit (ad es i morfemi flessivi, i suffissi, i prefissi)

    3.2 Parola e morfema

    Le parole possono essere mono, bi, trimorfemiche e oltre.

    3.3 Morfema e allomorfi

    Allomorfo: rappresentazione concreta di un morfema, che un'unit invece astratta. Di solito a ognimorfema corrisponde un allomorfo, ma in certi casi pi di uno: ad es gli articoli ie glisono dueallomorfi, la cui distribuzione determinata dal contesto fonetico.

    4. Flessione, derivazione e composizione

    Derivazione: avviene con l'aggiunta di un affisso (prefisso, infisso o suffisso).

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    Composizione: forma parole nuove a partire da due esistenti.

    Flessione: aggiunge alla parola di base informazioni su genere, numero, caso, tempo, modo, diatesi,persona.

    5. Morfologia come processo

    Una categoria lessicale pu nascere come tale o diventarlo a partire da una parola che faceva parte diuna categoria diversa (centro (nome) --> centrale (agg)). Ci si pu chiedere come avvengono i procesdi derivazione o di composizione.

    Composizione: combina due forme libere.

    Derivazione: combina una forma libera e una legata.

    Prefissazione: aggiunge un morfema a sinistra della parola, di norma non ne cambia l'accento n lacategoria lessicale

    Suffissazione: aggiunge un morfema a destra, di norma cambia l'accento e la cat. lessicale: da nome a

    verbo o aggettivo (o a volte resta nome), da verbo a nome o aggettivo, da aggettivo a nome o verbo oavverbio.

    5.1 Altri processi

    Conversione: cambiamento di cat. lessicale senza aggiunta di infissi (ad es vecchio --> il vecchio)

    Reduplicazione: raddoppiamento parziale o totale (di un segmento o di tutta la parola); pu avvenire ivarie lingue in fase di composizione, derivazione o flessione.

    Parasintesi: verbale o aggettivale, unisce a una parola sia un prefisso sia un suffisso, ma la sequenzaprefisso+base o base+prefisso, da sole, non hanno significato.

    6. Allomorfia e suppletivismo

    Suppletivismo: c' quando in una serie morfologicamente omogenea si trovano radicali diversi, conevidenti rapporti semantici ma non formali (ad es vado - andiamo). Pu essere:

    - forte: l'intera radice diversa

    - debole: c' una base comune riconoscibile

    L'allomorfia si esprime attraverso un'alternanza motivata fonologicamente, il suppletivismo no. Ovveroc' una regola per cui "corretto" diventa "correzione"; e si deduce dal fatto che ci vale per molti altriaggettivi simili: perfetto-perfezione, distratto-distrazione... perci "corretto" e "correzione" sono dueallomorfi. Invece il passaggio da "Arezzo" a "aretino" tipico solo dei nomi etnici, non rappresenta unaregola generale; perci si pu dire che un caso di suppletivismo (debole).

    7. Parole semplici e parole complesse

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    Semplici: non derivate n composte; altirmenti sono complesse.

    8. Parole suffissate

    Classi di suffissi:

    Deverbali: formano nomi d'azione o deverbali astrattiche rappresentano l'atto espresso dal verbo

    (ammirare --> ammirazione); in certi casi diventano concreti (costruire-->costruzione) prendendo ilnome di nomi risultato. Uno stesso nome pu essere astratto e concreto a seconda del contesto.

    Agentivi: giornal-aio, post-ino...

    Valutativi: accrescitivi, peggiorativi, vezzeggiativi...

    Alcuni suffissi prediligono legarsi a certe basi piuttosto che ad altre.

    9. Parole prefissate

    Soprattutto nomi e aggettivi, seguiti dai verbi. Alcuni sono specifici di ambiti particolari (scientifici...).

    10. Morfologia e significato

    A significati diversi possono corrispondere suffissi diversi; altre volte lo stesso suffisso si usa persignificati diversi (tipo -aio in genere chi vende qualcosa, ma orologiaio costruisce anche orologi...).

    La semantica di una parola complessa composizionale quando il suo significato pu essere trattodall'analisi degli elementi che la compongono. A volte non possibile, se magari la parola nel lessicoda molto tempo e ha assunto significati idiomatici non pi desumibili dai suoi componenti.

    11. Composti dell'italiano

    In italiano la composizione forma essenzialmente nomi, tranne quando il composto formato da:

    - due aggettivi

    - un agg di colore pi un nome (giallo oro...)

    11.1 Testa dei composti

    E' il costituente che condivide col composto la cat. lessicale e i tratti sintattico-semantici (il significato,genere...). Ad es campo un nome, camposanto un nome anch'esso, allora campo la testa;capostazione un capo, non... una stazione, quindi capo la testa.

    11.2 Ancora sulla testa dei composti

    In alcune lingue si identifica a seconda della posizione. In italiano di regola a sinistra, ma in casi di

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    calchi dall'inglese, residui latini e regole non pi produttive si trova anche a destra.

    11.3 Composti e sintagmi

    Si distinguono dal fatto che:

    - un composto una parola, quindi non ci si pu inserire nulla in mezzo; un sintagma no.

    - i componenti di un composto sono invisibili alla sintassi, che invece considera tutto il compostonell'insieme (per cui ad es nella frase non ci si pu riferire con un pronome a un componente delcomposto da solo)

    11.4 Altri tipi di composti

    Neoclassici: due forme legate di origine greca o latina.

    Incorporanti: si forma un verbo composto, il cui primo elemento il complemento oggetto (ad es to

    babysit)

    Sintagmatici: ad es "a pipe and slipper husband", "un marito pipa e pantofole". E' una costruz pisintattica che morfologica, infatti si possono inserire altri elementi in mezzo

    Reduplicati: composti costituiti dalla stessa parola ripetuta.

    Troncati: composti il cui primo elemento viene troncato.

    11.5 Composizione e flessione

    E' difficile prevedere la flessione di un composto, ci sono possibilit diverse tutte realizzabili(capistazione, ma capogirie capimastri).

    11.6 Composti endocentrici, esocentrici e dvanva [..o.O ma che cazzo !!!]

    Endocentrici: composti che hanno una testa.

    Esocentrici: senza una testa riconoscibile (ad es dormiveglia non n un dormire n una veglia...).

    Dvanva: tipici del sanscrito ma ci sono anche in italiano, hanno due teste (ad es cassapanca: unacassa, ma anche una panca, ed entrambi i nomi concordano con cassapanca)

    12. Regole di riaggiustamento

    Quando in un composto ad es qualche suono viene cambiato o eliminato.

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    CAP VI - LESSICO E LESSICOLOGIA

    Introduzione

    C' un lessico dei parlanti e uno dei dizionari.

    I morfemi (le parole semplici) di una lingua devono essere memorizzate per essere usate, non si

    deducono; le parole in gran parte si memorizzano e un po' si producono, le frasi si inventano seguendoregole.

    1. Il lessico mentale

    I parlanti hanno conoscenza di un proprio dizionario mentale di parole, del loro funzionamento(declinazione dei verbi ecc) e di come si traducono i suoni in segni alfabetici.

    Non si sa bene se le forme flesse siano sempre derivate tramite regole o in parte memorizzate comesono (spec. le irregolari)

    2. Dizionari

    Un dizionario si pone a livello della langue. E' formato da lemmi. Si costruisce a partire da corpora scri(ad es tutto ci che ha scritto Dante). Un parlante non ne conosce tutte le parole, ma ne conosce altreche nel diz non ci sono.

    2.1 Un esempio: la preposizione "a"

    [paragrafo inutile]

    2.2 Lessicalizzazioni

    Espressioni il cui significato non desumibile dalle parti che lo compongono, ad es le espressioniidiomatiche, che infatti sono spiegate sul dizionario. Tale processo trasforma un gruppo di parole inun'unit lessicale che si comporta come una parola sola.

    Grammaticalizzazione: una parola perde il suo significato lessicale per assumerne uno grammaticale (aes -mente da nome diventa suffisso)

    2.3 Sigle e abbreviazioni

    Acronimo: formato dalle iniziali di ciascuna parola

    Parole-macedonia o incroci: ad es polfer da polizia ferroviaria

    http://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#languehttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#lemmahttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#languehttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#lemma
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    3. Stratificazione del lessico

    In ogni lingua il lessico ha diversi strati, ad es l'italiano ha uno strato di parole di origine latina, uno diorigine greca, inglese, ecc.. Certi affissi preferiscono legarsi a parole di certi strati e non ad altri. A voltstrati si mescolano in forme miste (ad es epatobiliare, dal latino e dal greco).

    3.1 Stratificazione dell'italiano

    Calchi: interferenza tra sistemi linguistici diversi per cui, nel passaggio da una lingua all'altra, di una

    parola viene riprodotta la struttura morfologica, sintattica o semantica;

    Prestito: come il calco, ma la riproduzione pi centrata sul significante. Pu essere:

    - adattato: entrato nell'italiano in epoca remota, non pi riconoscibili come straniere. E' possibileformarne composti.

    - non adattato: non possibile formarne composti

    I dizionari distinguono anche stratificazioni di uso e registro stilistico (antico, dialettale, letterario...);alcuni segnano le parole anche come fodamentali(2000 parole frequentissime), ad alta disponibilit(legati a oggetti quotidiani) e ad alta frequenza.

    4. Dizionari stilistici

    Ci sono dizionari monolingui, bilingui, plurilingui, etimologici, sinonimi e contrari...

    4.1 Dizionari elettronici

    [paragrafo inutile]

    4.2 Giochi

    [paragrafo inutile]

    4.3 Dizionari inversi

    Ordinano le parole in ordine alfabetico non secondo la lettera iniziale, ma quella finale --> si ottengonoliste di parole che terminano con lo stesso suffisso.

    4.4 Dizionari di frequenza

    Lif: lessico di frequenza della lingua italiana contemporanea, mette le parole in ordine di frequenza,specificandone la frequenza nei diversi tipi di testi (teatrali, romanzi, cinematografici...). Pu servire pele lingue straniere, per privilegiare lo studio delle parole pi usate.

    Lip: come il lif, ma raccoglie campioni di parlato di 4 citt italiane. Ne emerge che le parole pi usatenel parlato sono quelle pi radicate nell'italiano, piuttosto che gli esotismi.

    4.5 Concordanze

    Liste di testi in cui una parola appare.

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    CAP VII - LA COMBINAZIONE DELLE PAROLE: SINTASSI

    Introduzione

    Ci sono frasi grammaticali e non. (Non detto che una frase grammaticale abbia anche senso). Lasintassicerca i motivi per cui una frase suona "ben formata" e un'altra no; anzi, il suo oggetto non solo la frase, ma anche le altre possibili combinazioni di parole (discorsi e testi, oppure sintagmi, cio

    gruppi di parole).

    1. La valenza

    La valenza di un verbo il numero di elementi a cui quel verbo deve essere associato affinch abbiasenso. Tali elementi si chiamano argomenti. Ci sono verbi:

    - avalenti: senza nessun argomento (es piovere)

    - monovalenti(es i verbi intransitivi, cui basta il soggetto)

    - bivalenti(es transitivi)

    - trivalenti: verbi "di dire" o "di dare"

    Oltre al verbo e ai suoi argomenti, in una frase ci sono elementi facoltativi detti circostanziali. Adifferenza degli argomenti, la loro collocazione nella frase pi libera.

    2. I gruppi di parole

    Criteri per riconoscere un gruppo di parole (o sintagma):

    - movimento: le parole si spostano insieme

    - enunciabilit in isolamento: hanno senso anche non in una frase completa, se messi nel contestoopportuno.

    I sintagmi hanno una testa, ad es in "a mezzanotte" la testa a, in "il poliziotto" poliziotto. A seconddella testa, si distinguono sintagmi di tipo preposizionale, nominale, verbale, aggetivale.

    Coordinabilit: gruppi di parole di tipi diversi non sono coordinabili.

    [Per rappresentazione sintagmi in diagrammi ad albero e parentesi etichettate, vedi pag 168-169]

    I sintagmi sono i costituentidella frase, e possono essere sudidvisi in altri sintagmi pi piccoli, fino aicostituenti ultimi.

    2.1 Gli indicatori sintagmatici e lo "schema X-barra"

    da fare?

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    3. Le frasi

    3.1 Frasi e gruppi di parole

    Qual la differenza tra frasi e gruppi di parole? Le frasihanno un soggetto e un predicato, il cuirapporto di dipendenza reciproca (se c' uno serve l'altro e viceversa). Invece tra la testa del gruppodi parole e gli altri elementi (modificatori) non c' dipendenza reciproca. Quelle che genericamente

    chiamiamo frasi sono:

    - espressioni di senso compiuto che sono gruppi di parole con struttura predicativa (soggetto epredicato)

    - espressioni di senso compiuto che non sono gruppi di parole e non hanno strutt. predicativa

    - strutture predicative senza senso compiuto

    Proposizione: frase con struttura predicativa.

    3.2 Tipi di frasi

    Semplice: non contiene altre frasi, viceversa complessa (operiodo). La frase semplice si puclassificare secondo il punto di vista della:- dipendenza: una frase semplice pu essere principale o dipendente; la principale pu essere o menoindipendente (se ha senso compiuto da sola).

    - modalit: dichiarative, imperative, interrogative (suddivise in interrogative s-no e interrogative wh,cio quelle che rispondono alle wh questions..), esclamative.

    -polarit: affermative e negative

    - diatesi: attive e passive

    - segmentazione: in una frase segmentata, un sintagma messo in rilievo rispetto agli altri (ad es"questo signore, Dio gli ha toccato il cuore")

    [utile schema pag 179]

    3.3 Relazioni tra frasi di tipo diverso

    Trasformazioni: corrispondenza sistematica tra frasi di tipo diverso, per cui a una dichiarativacorrisponde un'interrogativa che ne differisce solo per l'intonazione; a un'affermativa una negativa chedifferisce solo per il non; ecc..

    Grazie alla ricorsivit in teoria possibile costruire frasi con moltissime subordinate; frasi del genereper appartengono alla competenza del parlante pi che all'esecuzione concreta.

    Livello di rappresentazione: a un livello astratto, i vari sintagmi si troverebbero in una certa posizione,poi tramite un movimento arriverebbero dove li percepiamo [vedi esempio 49' pag 181]

    http://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#ricorsivitahttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#ricorsivita
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    3.4 Tipi di frasi dipendenti

    Argomentali: frasi che rappresentano argomenti del verbo della frase principale. Viceversa sonocircostanziali.

    Frasi circostanziali: temporali, causali, concessive, finali, condizionali, concessive, comparative

    Frasi argomentali: completive (oggettive e nominali (costituiscono l'argomento di un nome e non di unverbo: il fatto che....) ), soggettive, interrogative indirette

    Frasi relative: restrittive (indica, nell'insieme a cui si riferisce, il sottoinsieme da considerare) eappositive (aggiunge informazioni).

    [utile schema pag 184]

    Considerando non la dipendenza ma la forma, le frasi si distinguono anche in esplicite (contenenti unverbo di modo finito) ed implicite.

    3.5 Rappresentazione formale della struttura di una frase

    da fare?

    4. Soggetto e predicato

    Le definizioni tradizionali sono corrette, ma parziali: non distinguono i diversi livelli di analisi della frase(sintattico, semantico e comunicativo).

    A livello sintattico:

    - il soggetto quell'argomento che ha obbligatoriamente stessa persona e stesso numero del verbo.

    - ilpredicato il verbo pi i suoi argomenti, ovvero il sintagma verbale

    A livello semantico:

    - meglio non parlare di soggetto ma di agente: "colui che compie l'azione"

    - non si parla di predicato ma di azione (o di stato, se la frase non esprime un'azione)

    - il soggetto sintattico chiamato esperiente

    A livello comunicativo:

    - non si parla di soggetto ma di tema, nel senso di tema da svolgere

    - al posto di predicato si dice rema

    5. Categorie flessionali

    Genere, numero, caso, tempo, persona e modo.

    http://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#argomentihttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#circostanzialihttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#argomentihttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#circostanziali
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    Accordo: se due parole hanno le stesse categorie flessionali.

    Reggenza: se una parola ha una certa cat. flessionale perch le stata assegnata da un'altra parola,che ha cat. diversa (ad es un nome in un determinato caso perch retto da un certo verbo)

    5.1 Genere, numero e persona

    Genere: non c' corrispondenza col sesso. Molte lingue hanno pi generi. Nelle lingue romanze c'accordo di genere tra nomi, aggettivi e predicati.

    Numero: in certe lingue c' il duale e il triale. In italiano tutti gli elementi di un sintagma sono accordain numero con la testa del sintagma stesso.

    Persona: sono tre e si ripetono per ciascun numero (sing e plur in italiano). Il noipu essere inclusivoesclusivo del parlante, e in certe lingue le due forme sono distinte.

    5.2 Caso

    Indica la relazione tra un elemento nominale e le altre parole della frase. Esiste in tutte le lingue, masolo in alcune si esprime morfologicamente con una categoria flessionale (e allora si parla di casimorfologici). Il numero di casi morfologici varia a seconda della lingua.

    Il genitivo (espresso come caso morfologico o con preposizioni) esprime la relazione di un nome con ualtro; pu essere soggettivo o oggettivo [vedi esempi pag 195]

    5.3 Tempo e modo

    Il tempo cronologico diverso dal grammaticale (ad es in inglese si usano parole diverse, time e tensee non c' per forza corrispondenza.

    Momento dell'enunciazione (quando si dice una cosa) e momento dell'evento (quando avvenuta/avverr) sono diversi; a volte c' anche un momento di riferimento, quello della fraseprincipale, distinto dagli altri due (as es in "quando gianni era gi partito da tempo, Piero finalmentearriv" si distinguono i 3 momenti).

    Aspetto: pu essere imperfettivo (se il tempo imperfetto o trap pross, indica azione incompiuta) operfettivo (pass pross e remoto, trap remoto, azione compiuta). Ma va precisato che pass prossdescrive un evento passato i cui effetti si sentono ancora nel presente (si dice che compiuto), il passremoto non ha pi rapporto col presente (quindi aoristico).

    Modo: atteggiamento del parlante rispetto all'evento descritto dal verbo:

    Modi finiti:

    - indicativo: constatazione

    - congiuntivo: desiderio o augurio

    - imperativo: ordine

    - condizionale: possibilit o irrealt

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    Modi non finiti (perch non distinguono le persone)

    - infinito, gerundio, participio

    CAP 8 - IL SIGNIFICATO E L'USO DELLE PAROLE E DELLE FRASI: SEMANTICA E PRAGMATICA

    Introduzione

    Semantica: studia il significato delle espressioni linguistiche.

    Pragmatica: studia il loro uso.

    Cos' il significato? Definirlo come "segmento di realt" cui una frase si riferisce sarebbe parziale,perch:

    - ci sono differenze nel modo in cui ogni lingua definisce la realt - eppure quella realt la stessa. Ades, in inglese wood significa sia legno che bosco, ma non che un inglese non sappia distinguere i due

    concetti.

    - esistono relazioni di significato interne alla lingua, al di l del rapporto di una frase con la realt:"Gianni scapolo, ma sposato" si identifica subito come una contraddizione, anche se non sappiamocome sia effettivamente Gianni.

    - si usano spesso frasi in senso non letterale.

    1. Significato, denotazione e riferimento

    Significato: modo di indicare la realt attraverso espressioni del linguaggio.

    Riferimento: realt denotata da tali espressioni. Alcuni parlano di denotazione (il lessema in quantotale) distinta dal riferimento (ci a cui concretamente ci si riferisce in quella tal frase). Ad es ledefinizione del dizionario di "gatto" ne indica la denotazione, il "gatto" della frase "il gatto sta sullapoltrona" il riferimento.

    Il linguaggio umano si pu riferire non soltanto alla realt, ma anche a mondi possibili e inesistenti, cunoi possiamo riferirci come se esistessero; allo stesso modo, esistono parole astratte, di cui per siparla come di oggetti concreti.

    2. Semantica lessicale

    2.1 Ambiguit del significato: omonimia e polisemia

    Lessemi ambigui: hanno pi di un significato. Si pu trattare di:

    -polisemia: se i significati sono in qualche modo collegati (collo umano e di bottiglia, mano fisica e divernice...)

    - omonimia: i significati non c'entrano nulla (spesso come frequentemente o grosso, vite che si avvita

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    plurale di vita...)

    2.2 Ancora sulla polisemia

    da fare?

    2.3 Estensioni del significato, metafora e metonimia

    Metafora: uso traslato di una parola

    Metonimia: estende il significato di una parola a un altra connessa al prima da "contiguit"

    2.4 Relazioni di significato: sinonimia, antonomia, iponimia, iperonimia

    Sinonimia: stesso significato

    Antonomia: significati opposti, che possono essere proprio contrari(nero/bianco) o contraddittori(scapolo/sposato)

    Iponimia: un significato contenuto nell'altro: uccello iponimo di animale

    Iperonimia: un significato contiene l'altro

    2.5 Analisi del significato in tratti semantici

    da fare?

    3. Semantica frasale

    Principio di composizionalit: il significato di una frase dipende dalla combinazione dei significati delleparole che la formano. Ci non vale sempre, ad es nel caso delle lessicalizzazioni.

    3.1 Tautologia, contraddizione, analiticit, presupposizione

    [Tautologia e contraddizione si sa cosa sono]

    Analiticit: si presenta in frasi la cui verit o falsit determinabile solo sulla base del significato deiconnettivi frasali(e, o...).

    Presupposizione: frase che deve esser vera perch le frase conseguenti abbiano un valore di verit.Altrimenti, esse non sono n vere n false, ma inappropriate.

    http://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#lessicalizhttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#lessicaliz
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    3.2 Frasi con quantificatori e pronomi

    Quantificatori: tutti, nessuno, qualche, ogni, uno...

    Portata del quantificatore: se ad es un pronome si riferisce a qualcuno che dentro al gruppo indicatodal quantificatore, allora nella sua portata.

    In "ogni ragazzo ama la sua ragazza", "sua" pu rientrare o meno nella portata di "ogni": se ci rientra,s'intende che ogni ragazzo ama la propria ragazza; se no, sua riferito a una persona al di fuori

    dell'ogni, la ragazza di qualcun altro. Nel primo caso "sua" legato, nel secondo libero.

    Un pronome personale non pu essere legato entro la frase semplici in cui si trova, un pronomeriflessivo invece deve esserlo. In "Gianni lo ha ingannato", lo pu riferirsi a chiunque; in "Gianni haingannato se stesso", si pu riferire solo a se stesso.

    4. Gli atti linguistici

    4.1 Tipi di atti linguistici

    Locutori: pronunciare parole e sintagmi

    Proposizionali: riferirsi a determinate entit e dirne le propriet

    Illocutori: constatare, ordinare, consigliare, promettere, ecc

    Perlocutori: tentare di produrre un effetto sull'interlocutore (convincerlo...)

    In ogni atto linguistico questi atti sono compresenti; l'unico che non si realizza sempre ilproposizionale. Le varie forme di atti illocutori non fanno confuse col le diverse modalit assunte da unfrase: una domanda non per forza una frase interrogativa... in questi casi si parla di atti linguisticiindiretti.

    4.2 I performativi

    Certi atti illocutori contengono verbiperformativi, cio che, nel momento stesso in cui si pronunciano,compiono un'azione (ad es "prometto che...")

    5. Uso letterale e non delle espressioni linguistiche

    Secondo Grice, la conversazione regolata da massime, cio raccomandazioni al parlante, di 4categorie:

    quantit: fornisci l'informazione necessaria, non scarsa n superflua;

    qualit: sii veritiero;

    relazione: sii pertinente alla conversazione;

    modalit: evita ambiguit, sii breve ed ordinato.

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    A volte queste regole sono violate dal parlante: in certi casi per la violazione solo apparente, perchil parlante voleva usare certe espressioni in modo non letterale, realizzando una implicaturaconversazionale. "Qualche studente ha superato l'esame" avrebbe come implicazione logica chequalcuno, ma anche tutti, ha superato l'esame; invece l'implicatura che solo qualcuno l'ha superato,qualche altro no: infatti questa la conclusione che meglio segue la massima della quantit.

    Altre implicature ci sono quando si parla ironicamente o metaforicamente.

    CAP 9 - SOCIOLINGUISTICA E DIALETTOLOGIA

    Introduzione

    Stratificazione della lingua:

    Diastratica (o verticale): differenze tra strati sociali.

    Diatopica (o orizzontale): differenze dialettali.

    Diafasica: differenze di formalit.

    Diamesica: differenze legate al modo di comunicare (lettera, email..).

    1. Linguistica teorica e sociolinguistica

    La prima si occupa di "idealizzazioni" e studia il linguaggio come capacit; la seconda considera l'usoeffettivo della lingua.

    2. Sociolinguistica

    Mentre la linguistica pone particolare attenzione alla distribuzione contrastiva (ad es quella di [p] e [b]la sociolinguistica si fonda sull'ipotesi che la variante libera (ad es [r] e [R] moscia) non esista, perchtutte le volte che esistono due modi diversi di dire una cosa, significa che c' una scelta, e tale sceltapu essere correlata a fattori sociali.

    I modi diversi di dire una cosa non riguardano solo la fonologia, ma tutti i livelli linguistici [vedi esemppag 225]

    2.1 Centralizzazione a Martha's Vineyard

    da fare?

    2.2 Comunit linguistica

    http://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#varlibhttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#varlib
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    Tutti quelli che parlano una certa lingua; ma non omogenea, bens stratificata.

    2.3 Repertorio linguistico

    Insieme di codici e variet che un parlante sa padroneggiare. Quando un parlante dispone di pi variet(ad es italiano standard e regionale) pu passare da una all'altra: il code switching.

    2.4 Competenza comunicativa

    Capacit dei parlanti di usare la lingua nei modi appropriati alle varie situazioni. E' un fatto individuale,non sociale.

    2.5 Funzione di presentazione

    Parlando trasmettiamo inconsciamente informazioni su di noi (attraverso l'accento ad esempio)

    3. Sociologia del linguaggio

    Studia la societ in rapporto con la lingua, su una scala pi ampia rispetto alla sociolinguistica: ad es s

    occupa di favorire o meno il bilinguismo in un'area, determina gli atteggiamenti verso le lingueminoritarie, le riforme ortografiche ecc..

    4. Etnografia della comunicazione

    E' una sottodisciplina della sociolinguistica, in quanto si occupa di una particolare relazione tralinguaggio e societ: si fonda sull'ipotesi che l'interazione verbale sia il luogo principale dellatrasmissione di schemi culturali, quindi studia queste interazioni nella vita quotidiana. Osserva ad es capre e chiude una conversaz, cosa rappresenta il silenzio, come ci si scusa, ecc..

    4.1. I pronomi del potere e della solidariet

    Ci sonopronomi di cortesia (lei, voi) e di solidariet (tu); se entrambi gli interlocutori usano lo stessoc' simmetria, altrimenti asimmetria. A seconda dei paesi ci sono abitudini diverse, tipo in Olanda all'usi danno tutti del tu.

    5. Lingua e dialetto

    Ci sono numerosi criteri per distinguerli, ma non sempre danno soluzioni univoche; ci sono dialetti chevorrebbero essere riconosciuti come lingue.

    La differenza tra lingua e dialetto non "di sistema": sono entrambi sistemi linguistici a tutti gli effettiLa diff potrebbe stare nell'ampiezza lessicale, ma anche quella ampliabile.

    5.1 Dialettologia e geografia linguistica

    Studio dei dialetti che si divide in:

    dialettologia diacronica: evoluzione, ad es, del latino in un certo dialetto

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    geografia linguistica: produce atlanti linguistici, spiegando come si dice ogni parola in ciascun dialetto.

    6. Dialetti in Italia

    Dante fu il primo a individuarne 14, nel De vulgari eloquentia. Oggi la suddivisione in dialetti:

    settentrionali, divisi in gallo-italici (nordovest e emiliaromagna) e veneti (nordest)

    toscanicentromeridionali, tutti gli altri tranne i meridionali estremi(salentino, calabr. meridionale e siciliano).

    [I fenomeni che li caratterizzano sono elencati a pag 235]

    Alloglossia: si parlano lingue straniere, ad es nelle zone di confine o immigrazione

    7. Bilinguismo e diglossia

    Bilinguismo: tutti gli abitanti della zona padroneggiano le due variet;

    Diglossia: le variet sono usate in modo complementare, e una variet ha uno statuto socioculturale p"alto" dell'altra.

    Le due situazioni possono esserci:

    entrambe: ad es sai bene sia italiano che dialetto, ma li usi in ambiti diversisolo diglossia: solo una parte della popolaz sa l'italiano, il resto solo il dialettosolo bilinguismo: sai italiano e dialetto ma non ne dividi gli ambiti

    nessuna: molto improbabile che si verifichi, perch ci sono sempre differenziazioni interne a unacomunit.

    8. Lingue pidgin e lingue creole

    Pidgin: lingua occasionale che nasce tra due gruppi di lingue diverse, che obbligati a comunicare neinventano una che riprende lingua indigena e lingua sovraimposta (ad es da un colonizzatore), creandocodici molto semplificati.

    Creole: lingua della nuova generazione nata da quelli che parlavano un pidgin. Si stabilizza e si creadelle regole.

    CAP 10 - LA TRASFORMAZIONE DELLE LINGUE: LINGUISTICA STORICA

    Introduzione

    Linguistica storica: studia il mutamento delle lingue nel tempo. Sviluppatasi dai primi anni dell'800,cerca di ricostruire i suoni originari, alla base delle lingue poi sviluppatesi, col metodo della

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    comparazione tra le lingue. Umanisti pre-ottocenteschi credevano che la lingua cambiasse solo percause esterne (tipo invasioni barbariche), tranne Dante che sosteneva che il tempo fosse sufficiente acambiarle: la posizione riconosciuta tutt'oggi come vera. Ogni bambino che impara la lingua daigenitori ne sviluppa una competenza propria, quindi diversa; differenze cos lievi, sommandosi nellegenerazioni, provocano cambiamenti forti.

    1. Il metodo comparativo e la ricostruzione delle lingue originarie

    1.1 Caratteristiche del metodo comparativo

    Non vanno confrontate parole a caso per dimostrare che due lingue hanno un antenato comune, perchspesso le somiglianze sono dovute a prestiti. E' meglio confrontare parole "native", come quelle cheindicano numeri, parti del corpo o nomi di parentela.

    Bisogna cercare corrispondenze sistematiche tra fonemi e morfemi in una certa lingua, ovvero scoprireche a determinati fonemi e morfemi in una lingua ne corrispondono certi altri in un'altra. Cos si potrdimostrare che anche parole apparentemente molto diverse hanno la stessa etimologia: il caso dipiede e foot.

    Le corrispondenze devono trovarsi in molte parole native; va poi ricostruito il cammino che ha portatola parola a trasformarsi.

    Mentre per le lingue romanze abbiamo moltissimi scritti nella loro lingua originaria, il latino, per quellegermaniche non ne abbiamo nessuno, e tuttavia si pu ipotizzare una lingua originariaproto-germanic(o germanico comune).

    Le corrispondenze si cercano tra morfemi e fonemi, non tra parole.

    1.2 L'albero genealogico delle lingue indoeuropee

    Confrontando le lingue pi strettamente apparentate, si ricostruisce una lingua originaria (tipo ilgermanico comune); confrontando le lingue orig. ricostruite per i vari gruppi linguistici si risale allalingua orig. dell'intera famiglia (tipo indoeuropeo).

    Se ne pu disegnare un albero genealogico; alcuni lo criticano perch non prevede contatti tra i ramidell'albero; in pi un gruppo potrebbe avere alcune caratteristiche comuni con un gruppo A e altrecomuni con un gruppo B.

    Cos stato ideato un altro modello, la teoria delle onde: alcuni fenomeni linguistici arrivano fino a uncerto punto, altri si incrociano, ecc., come le onde. Le linee che li delimitano si chiamano isoglosse.

    L'albero utile a sottolineare le differenze tra i sistemi fonologico e morfologico di un gruppo di lingue;inoltre presenta l'indoeuropeo come lingua omogenea;

    Le onde rappresentano meglio l'estensione dei fenomeni in una famiglia, anche in senso cronologico, edistingue l'indoeuropeo in dialetti.

    1.3 Un esempio di ricostruzione

    [paragrafo inutile]

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    2. Il mutamento fonetico e le "leggi fonetiche"

    Great Vowel Shift: "grande mutamento vocalico" nella lingua inglese, avvenuto all'inizio del '500, che hsegnato il passaggio dal middle al modern english. La grafia dell'inglese non ha seguito quasi mai imutamenti fonetici; questi, operando con assoluta regolarit, sono stati definiti come legge fonetica.

    Tra fine 800 e inizio 900, i Neogrammatici sostennero che il mutamento fonetico fosse privo di

    eccezioni, perch queste ultime (che c'erano sempre) erano comunque dovute ad altri fattori anch'essispiegabili. Oggi si conferma questa posizione.

    Una legge pu presentare eccezioni per motivi riassumibili in due gruppi: o fattori esterni alla leggefonetica in questione, o dal contatto con altre lingue.

    [Riassumo qui in un paragrafo unico i par. dal 2.1 al 2.5]

    Fattori del primo gruppo:

    - Effetto di un'altra legge. Ad es, secondo una legge fonetica, il lat. vinco, lingua, familia doveva initaliano trasformare la /i/ breve in /e/. Ma secondo il fenomeno dell'anafonesi, la /e/ tonica italianadiventa /i/ davanti a nasale velare e a laterale palatale.

    - Contesto fonetico. Se certi fonemi sono adiacenti a certi altri, subiscono determinati cambiamentidiversi da quelli previsti dalla legge generale.

    -Analogia: un meccanismo che crea forme nuove sul modello di forme esistenti - quindi un

    fenomeno morfologico, ma crea apparenti eccezioni a leggi fonetiche. Ad es "io amavo" dovrebbe esse"io amava" dato che deriva da amabam, ma ha preso la desinenza o per analogia col presente "ioamavo". La forza dell'analogia sta nell'amalgamare le varie forme in un'unica regolarit - e le linguetendono sempre a regolarizzarsi, tranne che per le forme irregolari di uso molto comune.

    - Contaminazione: gli elementi di una forma si mescolano con quelli di un'altra, ma dove l'elemento diuna non corrisponde a quello dell'altra in modo cos preciso come nell'analogia; pi una mescolanza.

    -Assimilazione e dissimilazione v. cap IV

    - Metatesi: cambia l'ordine dei segmenti, ad es crocodilus --> coccodrillo

    -Aplologia v. cap IV par 9

    Fattori del secondo gruppo (contatto tra lingue):

    Prestiti linguistici tra lingue:

    - culturalmente e cronologicamente sullo stesso livello: ad es. l'inglese pay dovrebbe essere faysecondo le leggi fonetiche, ma cos in quanto prestito dal francese paier.

    http://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#assimilazhttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#assimilazhttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#assimilazhttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#assimilazhttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#assimilazhttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#metatesihttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#aplologiahttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#aplologiahttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#aplologiahttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#assimilazhttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#metatesihttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#aplologia
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    - una morta e una parlata. Sono tantissimi in italiano i prestiti da latino e greco.Allotropi: coppie diparole italiane derivanti dalla stessa parola latina, ma una entrata in italiano secondo un mutamentofonetico "regolare", l'altra di "derivazione dotta", cio presa a prestito dagli eruditi in epoca successivaAd es dal plebem latino derivano l'italiano pieve (conforme a tutte le leggi fonetiche) e plebe, preso aprestito nel Due-Trecento.

    - un dialetto e una lingua standard.

    2.6 Conclusione sulle leggi fonetiche

    Non sono state trovate reali eccezioni alle leggi fonetiche, ovvero casi in cui un suono A mutato, inuna stessa lingua, a volte in B a volte in C; quando avviene per i motivi sopra spiegati.A differenza di quelle scientifiche, tuttavia, le leggi fonetiche hanno validit limitata nel tempo e nellospazio: sono corrispondenze sistematiche tra suoniin fasi storiche diverse di una stessa lingua.

    Qualunque ricostruzione etimologica che implichi corrispondenze diverse deve essere giustificata odall'individuazione di un'altra legge, o da un particolare contesto fonetico, o da particolari fattori odall'entrata nella lingua di prestiti.

    3. Il mutamento morfologico

    Analogia (da "sviolinare" posso inventare "sviolinatore" per analogia con le parole che terminano in-tore)

    Retroformazione: fenomeno per cui B sembra derivare da A, ma in realt A che deriva da B. Spesso confusione accade perch la vera parola base ha un suffisso in pi rispetto alla derivata.

    Grammaticalizzazione: un lessema si trasforma in un morfema legato. Ad es -mente in origine eral'ablativo di mens, e "sincera mente" significava "con mente sincera"; poi mente ha cominciato ad

    essere percepita come suffisso.

    Ricategorizzazione: per il passaggio dai tre generi latini ai due italiani. Di solito i neutri diventanomaschili anche grazie al fatto che accusat neutro e maschile sono uguali; ma a volte no, come per"foglia".

    4. Il mutamento sintattico

    Ne sono esempi il passaggio dal latino in cui c'era solo il perfetto agli italiani passato prossimo eremoto; la nascita degli articoli; in inglese, la divisione tra verbi lessicali (quelli... normali) e i modali

    (come can).

    Il latino una lingua prevalentemente OV (oggetto-verbo) anche se l'ordine delle parole non semprefisso e non possiamo chiedere a un antico romano quale ordine gli sembri pi normale^^. Le lingue OVdovrebbero avere altre caratteristiche, come l'essere posposizionali, ma questo per il latino non deltutto vero, ha piuttosto molte preposizioni; quanto all'ordine NA, non certo fisso, anzi. L'italiano,invece, una lingua VO e ne possiede regolarmente tutte le caratteristiche.

    5. Il mutamento lessicale e semantico

    http://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#OVhttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#OV
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    Mutamento semantico: in base alla definizione di significato, un mutamento semantico sar uncambiamento nel modo di indicare la realt. Il cambiamento pu avvenire per:

    restringimento del significato: ad es il fortuna latino significava sorte, in italiano solo buona sorte

    ampliamento del significato: ad es virtus indicava le qualit dell'uomo maschio, in italiano in generalequalit positiva

    metafora: capire viene da capere=afferrare, quindi la metafora afferrare con la mente

    metonimia: contiguit col significato precedente: da buccam=guancia a bocca

    sineddoche: parte per il tutto: l'inglese stove=stufa viene da stube che indicava stanza riscaldata

    iperbole: da un significato pi forte a uno pi debole

    litote: da un significato pi debole a uno pi forte

    degenerazione: parola che indicava una cosa di livello elevato passa a indicarne una di livello basso:facchino deriva dall'arabo faqih, originariamente "giureconsulto"

    innalzamento: il contrario.

    passaggio da significati concreti a astratti (l'inglese understand=staresotto

    passaggio da nomi propri a nomi comuni (il tedesco Kaiser=imperatore viene da Caesar)

    http://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#significatohttp://docs.google.com/View?docid=ddxnpch3_23rkbfw#significato