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Newsletter n. 10 – Ottobre 2014 Basta poco per rimproverare un uomo, ma occorre molto tempo per dimenticare un rimprovero. (massima cinese) Riflessioni Non vergognarsi Per quanto tempo mi sono vergognata per un rapporto “difficile” con il cibo che mi ha accompagnata per tanti, tanti anni. Un rapporto distorto, che ha reso anche tutto il resto della mia vita difficile da gestire e sostenere. Non è stato per niente facile, al contrario, è stato estremamente doloroso il capire e riconoscere che quello che la bulimia porta a fare è la conseguenza di una malattia. Il senso di inadeguatezza, di diversità, che accompagna chi soffre di bulimia, è estenuante, sfinente, anche perché non si tratta solo di ammettere di avere un problema, un problema che poi è una malattia, ma si tratta anche di cercare di vedere il proprio comportamento da una prospettiva diversa, una prospettiva che può aiutarci ad allegerire almeno un po' il peso che portiamo su di noi. Si tratta della prospettiva che dovrebbe permetterci di guardare le cose che facciamo con occhi diversi, quelli che vedono come causa delle nostre azioni una malattia, una malattia che ci può far perdere il controllo da un momento all'altro, a volte senza un minimo preavviso, senza darci la possibilità di mettere in gioco strategie per evitare quello che a volte è per noi inevitabile. Adesso, a distanza di anni, sono contenta di aver capito/ammesso/riconosciuto che le mie azioni non sono la colpa di una mia debolezza, non sono una punizione per qualche cosa che ho fatto come non sono una mancanza di volontà da parte mia di voler cambiare la mia vita. Sono invece il sintomo di un qualche cosa di più grande, di quella malattia che tante, tantissime persone si trovano ogni giorno a dover affrontare e che rischia di rovinare vite intere. “Gocce di colore” I disturbi del comportamento alimentare colorano di grigio le nostre giornate; sta anche a noi usare colori diversi per dipingere giorni nuovi

“Gocce di colore” - goccecolorate.files.wordpress.com filePer quanto tempo mi sono vergognata per un rapporto “difficile” con il cibo che mi ha ... come non sono una ... sensazione

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Newsletter n. 10 – Ottobre 2014

Basta poco per rimproverare un uomo,ma occorre molto tempo

per dimenticare un rimprovero.(massima cinese)

Riflessioni

Non vergognarsi

Per quanto tempo mi sono vergognata per un rapporto “difficile” con il cibo che mi haaccompagnata per tanti, tanti anni. Un rapporto distorto, che ha reso anche tutto il resto della miavita difficile da gestire e sostenere. Non è stato per niente facile, al contrario, è statoestremamente doloroso il capire e riconoscere che quello che la bulimia porta a fare è laconseguenza di una malattia.Il senso di inadeguatezza, di diversità, che accompagna chi soffre di bulimia, è estenuante,sfinente, anche perché non si tratta solo di ammettere di avere un problema, un problema che poiè una malattia, ma si tratta anche di cercare di vedere il proprio comportamento da unaprospettiva diversa, una prospettiva che può aiutarci ad allegerire almeno un po' il peso cheportiamo su di noi.Si tratta della prospettiva che dovrebbe permetterci di guardare le cose che facciamo con occhidiversi, quelli che vedono come causa delle nostre azioni una malattia, una malattia che ci può farperdere il controllo da un momento all'altro, a volte senza un minimo preavviso, senza darci lapossibilità di mettere in gioco strategie per evitare quello che a volte è per noi inevitabile.Adesso, a distanza di anni, sono contenta di aver capito/ammesso/riconosciuto che le mie azioninon sono la colpa di una mia debolezza, non sono una punizione per qualche cosa che ho fattocome non sono una mancanza di volontà da parte mia di voler cambiare la mia vita. Sono inveceil sintomo di un qualche cosa di più grande, di quella malattia che tante, tantissime persone sitrovano ogni giorno a dover affrontare e che rischia di rovinare vite intere.

“Gocce di colore”I disturbi del comportamento alimentare colorano di grigio le nostre giornate; sta

anche a noi usare colori diversi per dipingere giorni nuovi

La bulimia non è una scelta di vita, è una malattia e come tale va considerata e curata perché nonè una colpa ammalarsi. Per questo, anche se so che non è per niente facile, vorrei dire a tutte lepersone che stanno male per causa sua, di non vergognarsi, anche perché, lo so bene, il dolore chevivono è già abbastanza pesante. Non vergognarsi non significa accettare passivamente quello chesuccede, significa invece concederci di non essere sbagliati, diversi … anche perché non lo siamo,siamo solo delle vittime.

La vita è come una commedia,non importa quanto è lunga,

ma come è recitata.(Seneca)

Guarire? Ma lo voglio veramente?

Guarire ...Ma lo voglio veramente?Potrei dire di si, che guarire è quello che voglio ma che non sono abbastanza forte per farlo.O potrei dire di no, che non lo voglio davvero perché, in fondo, guarire vuol dire non essere piùmalati e diventare qualcun altro, qualcuno che non sono sicura essere in grado di proteggersi daldolore e da tutte le sfide della vita.La verità è che non lo so, si, non lo so nemmeno io. C'è tanta confusione in me. Da una parte c'èlei, la malattia, che quasi mi difende da quello che potrebbe farmi star male. Dall'altra però c'è lavita, con le sue occasioni e opportunità.... e in mezzo ci sono io, tra due fuochi, due fuochi che scaldano nei freddi inverni ma chepossono anche bruciare ...

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Decidere di farsi aiutare non è mai facile, tutt'altro, è una delle cose più difficili. Forse perchéchiedere aiuto significa decidere da che parte stare, significa decidere se voler continuare a(con)vivere con una malattia che ti porta allo sfinimento sia fisicamente che emotivamente o sevoler provare a (con)VIVERE.E' difficile? Di più, è una scelta complicata e molto, molto più che difficile perché dietro quellascelta c'è tanto, davvero tanto ... tutta una vita.

Ogni secondo della tua vita è un miracolodi cui puoi essere orgogliosamente felice,

non sprecarne più nemmeno uno.(Fabio Marchesi)

Testimonianze

Micaela – L'arcobaleno dopo la pioggia

Micaela, 39 anni, un compagno, una famiglia, un lavoro … tutto quello che apparentemente puòrendere felice una persona. In realtà però Micaela ha passato più di metà della sua vita incompagnia di queste tremende malattie che sono i disturbi del comportamento alimentare.Un ricordo sfocato su quello che è stato l'inizio di questa convivenza forzata con la malattia. Unasensazione di disagio nel vivere/convivere con sé stessa, la paura del dover crescere, la ricerca diun modo per occupare meno spazio possibile. Tanti anni di terapie, farmaci e ricoveri, numerosi,alcuni dei quali traumatici, per arrivare all'autolesionismo, tanto era il disagio e l'odio per la suastessa vita.Lentamente con fatica e dolore si sono fatti strada la consapevolezza dei sintomi e il tentativo diprovare a vivere. Per anni Micaela ha provato a cambiare, tra alti e bassi, tra momenti felici emomenti tristi. Ma i sintomi e la malattia erano sempre presenti ancora li, in agguato, e si sonoripresentati ciclicamente riprendendo i loro spazi, la loro forza e facendo ripiombare Micaela inun baratro da cui ogni volta pensava/sperava di essersi allontanata.E così costantemente riprendeva la battaglia, la lotta quotidiana. La ricerca costante di un appiglioper non lasciar vincere il sintomo e l'autodistruzione, la paura, lo sconforto, i sensi di colpa. Laconsapevolezza della gravità della situazione a cui si affiancavano le bugie dette agli altri, allepersone che si preoccupavano per lei. Non erano però bugie “cattive”, solo il tentativo dellamalattia di nascondere le cose e di impedire un reale cambiamento. Bugie che portavano con séuna bruttissima sensazione, quella di essere incapace di reagire, bugie a cui si abbinava undisperato tentativo di chiedere aiuto, in tutti i modi.Micaela è una biologa, sa tutto quello che c'è da sapere sul cibo, sulle sue proprietà e su quellache può essere una sana e corretta alimentazione, però quando di mezzo ci sono i disturbi delcomportamento alimentare nemmeno questo fa la differenza. Oggettivamente le cose si sanno, siconoscono, ma emotivamente, affettivamente, le cose sono molto, molto diverse. Il cibo è unnemico, qualunque forma e colore esso abbia. Il cibo è quel qualche cosa che fa star male e chebisogna in qualche modo evitare. La lucidità di questi pensieri, ossia la consapevolezza di quelloche si dovrebbe fare e di quello che invece si fa diventa per Micaela un altro grosso macigno daportare perché si abbina ad enormi sensi di colpa. Sensi di colpa che Micaela ha vissuto fino infondo, stando male. Accettare che questo era il risultato della forza della malattia non è stato

facile, soprattutto perché era vissuto come un'incapacità di cambiare le cose, un senso diimpotenza, sentimenti ed emozioni che rendono il tutto ancora più difficile.Forse è stato il grande lavoro che Micaela ha fatto su di sé, forse è stato l'aiuto che ha avuto daiprofessionisti che la hanno/stanno seguendo, forse la vicinanza delle persone che le vogliono beneo forse tutte queste cose messe assieme, fatto sta che Micaela ha trovato in sé una forza che noncredeva di avere e che invece era solo nascosta sotto il peso della malattia. Un giorno Micaela ha fatto i conti con se stessa, ha guardato la sua vita e ha provato a credere inquello che gli era sempre stato ripetuto, che la vita può essere bella anche con poco. E' riuscita acapire che se voleva, se ci credeva fino in fondo allora avrebbe potuto provare a cambiare la suavita, a riprendere in mano la sua esistenza. Ha 'semplicemente' detto VOGLIO PROVARCI,voglio provare con tutte le mie forze a vivere e piano piano, passo dopo passo ha cominciato avedere per la prima volta le cose belle che aveva e che erano sempre state vicino a lei anche senon riusciva a rendersene conto. Non è stato per niente facile, tutt'altro, ci sono stati momenti,giorni, in cui lo sconforto hanno preso il sopravvento e in cui Micaela ha perso la speranza e lafiducia in sé. Per fortuna però non ha mollato, ha continuato a lottare, credendo, sperando in quelfuturo migliore che la vita poteva dargli e che ora sta vivendo giorno per giorno.Tutta quella forza che serviva per mantenere un ferreo rigore, il digiuno, i sintomi e il dolore si ètrasformata in forza positiva per aggrapparsi alla vita e combattere giorno dopo giorno quellamalattia che ormai era diventata cronica.Micaela ha detto voglio provarci e ha cominciato a fidarsi e affidarsi ai suoi terapeuti, in tutto,come mai aveva fatto prima. Ha capito che la vita le offriva un'altra possibilità, che forse ancheper lei ci poteva essere una rinascita e che nella sua storia non era stata ancora scritta la parolafine, ma se voleva, con quella forza ritrovata, poteva scrivere ancora tante pagine.Ha cominciato a capire che il suo corpo, il suo più forte nemico, era lo strumento attraverso ilquale potere sentire non solo dolore e sofferenza ma l'amore, le emozioni e la gioia che la vita puòdare. Così ha iniziato a prendersi cura di se stessa, a fare piccoli gesti d'amore, a coccolarsi e piùsi riprendeva e stava meglio, più si avvicinava a un equilibrio di benessere nel quale mai avrebbesperato di arrivare. Ha capito che le ossa, prima tanto rassicuranti, erano invece un muro tra lei ela vita.Micaela ha fatto grandi, enormi passi avanti, ha ritrovato un equilibrio, si è riappropriata della suavita. Ora fa tante cose che prima non faceva, si concede cose che non avrebbe mai creduto dipotersi permettere, ha cambiato il suo modo di approcciarsi alla vita e alle sue difficoltà. Orasorride, si alza pensando alla bellezza della vita e delle cose che possono accaderle.Sa che c'è ancora strada da fare ma sa anche di averne fatta tanta, tantissima e di questo puòessere davvero fiera.E' andata avanti a piccoli passi ma quei “piccoli” passi (… che poi tanto piccoli non sono …) lehanno permesso di mettere le basi per un qualche cosa di speciale, una vita libera dal tormentoquotidiano di quei sentimenti dolorosi che chi si è imbattuto in un disturbo del comportamentoalimentare conosce.Quello che io, Micaela, vorrei riuscire a trasmettere con questo racconto è la testimonianza che,anche dopo anni di malattia, si può trovare la forza per riuscire a raggiungere un equilibrio che cipermetta di vivere e non solo di sopravvivere. Non c'è una formula magica o una strategia valida,ognuno ha il proprio percorso, ma se ci si crede, con tanta determinazione e affidandosi/fidandosidi specialisti ci si può rialzare e riprendere in mano la propria vita. Non bisogna arrendersi oscoraggiarsi è una battaglia quotidiana ma giorno dopo giorno si diventa più forti e si può riuscirea rinascere.

E' come quando c'è chi crede di essere feliceandando a vivere da qualche altra parte,

ma poi impara che non è così che funziona.Ovunque tu vada porti te stesso con te.

(Neil Gaiman)

No pro-ana

Un altro mondo

Mi rendo conto di quanto dal di fuori possa essere difficile capire l'importanza che può avere quelnumero, il numero che la bilancia ti da. In fondo cos'è di così particolare? È solo il tuo peso,l'indicatore dello spazio che occupi, è solo un numero ...In realtà non sempre è così e può succedere che quel numero assuma tutto un altro significato, cheesso non sia più solo un numero ma diventi molto, molto di più, un insieme di tante cose, quasi unmondo intero, il tuo mondo.Da quel numero infatti fai dipendere la considerazione che hai di te, il tuo valore, la tua persona,come se null'altro contasse. Poco importa quello che succede fuori, al di là dei confini di quelmondo, dove la vita, la vera vita, va avanti senza di te, allontanandosi sempre di più dal tuopresente.E allora lo spazio che occupi si assottiglia, si riduce sempre più fino quasi a scomparire. Mano amano che quel numero si abbassa tutto il resto si allontana, diventa quasi impercettibile e tu rischidi perderlo, di non poterlo più raggiungere.Lo so, quel numero è importante, ma la tua vita lo è molto di più, non lasciarla scappare.

Eventi

Venerdì 7 e sabato 8 novembre 2014 si terrà, a Varese, il Convegno Internazionale"I Disturbi del Comportamento Alimentare - Gli outcome e le possibili guarigioni",organizzato dal Centro DCA "Villa Miralago" di Cuasso al Monte. Il convegno siterrà presso la Sala Convegni Polo Biologico, in Via Dunant 3.

Esperti italiani e internazionali discuteranno insieme il delicato quanto fondamentaletema della guarigione e della valutazione degli esiti del trattamento dei DisturbiAlimentari.E' previsto l'accreditamento di 9 crediti ECM ai primi 100 iscritti (Medici, Psicologi,Dietisti, Educatori, Infermieri).

Per ulteriori informazioni è possibile contattare la segreteria organizzativa:Dr.ssa Francesca Cicala, Marta Colli, Giuseppina [email protected] - tel. 0332/920274

Avvisi

L'Associazione Mi Nutro di Vita promuove il Concorso letterario nazionale “Mi nutro diparole”, con il patrocinio della “Libera Università dell'Autobiografia”.Il concorso è rivolto a chi sta vivendo, in prima persona e non, il disagio dei disturbi delcomportamento alimentare.La scrittura può essere intesa anche come forma di aiuto, una sorta di “levatrice”, per usare unadefinizione del filosofo Duccio Demetrio, che rimette al mondo aiutando a far chiarezza dentrosé stessi e ad affrontare un disagio o un dolore, come quello che stanno vivendo coloro chesoffrono di disturbi del comportamento alimentare e i loro familiari. Al concorso, gratuito, si può partecipare con racconti originali, inediti e di esclusiva proprietàintellettuale dell’Autore. La premiazione e la presentazione del libro che raccoglierà,anche in forma anonima, le tre Opere vincitrici e quelle selezionate per la pubblicazione avverrànell'ambito del 15 Marzo 2015 - Quarta Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla.

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Se vuoi condividere la tua esperienza, esprimere il tuo pensiero o se hai il desiderio o il bisogno di parlare oconfrontarti con qualcuno oppure se sei un esperto del settore e vuoi contribuire con un tuo intervento puoi

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