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GuarigioneProcesso di definitivo recupero dell’organismo dopo una malattia.
Può verificarsi con
- una perfetta ricostruzione del tessuto e degli organi colpiti (rigenerazione, renewal),
- oppure possono residuare esiti di tipo cicatriziale o funzionale (riparazione, repear).
Stimoli lesivi
Infiammazione
Guarigione
Morte cellulare
Ripulitura e sostituzione cellulare
rigenerazione riparazione= sostituzione delle cellule morte con cellule dello stesso tipo.
Situazione tipica dei tessuti costituiti da CELLULE RINNOVABILI: continuano a proliferare tutta la vita (es. epitelio gastrointestinale o cellule emopoietiche) o da CELLULE POTENZIALMENTE RINNOVABILI: normalmente hanno uno scarso ritmo di proliferazione cellulare ma in seguito alla perdita di elementi cellulari dello stesso tipo sono in grado di proliferare rapidamente in quanto mantengono la potenzialità di replicarsi (es. epatociti, cell. tubuli renali, fibroblasti, osteociti, condrociti).
= sostituzione del tessuto specializzato morto con tessuto connettivo. Si ristabilisce una continuità tissutale ma spesso viene persa la funzionalità del tessuto.
Situazione tipica dei tessuti costituiti da CELLULE PERENNI, cellule che non mostrano capacità proliferativa nella vita adulta (es. cellule cardiache o nervose).
Guarigione
Es tipico di riparazione=
GUARIGIONE DI FERITE
Tipi di tessuto
Tessuti labili: sono composti da cellule indifferenziate, dalla vita breve (da pochi giorni a qualche settimana), sono caratterizzati dalla capacità di rinnovare continuamente gli elementi cellulari morti; appartengono a tale tipo di tessuti gli epiteli di rivestimento e il sangue.
Tessuti stabili: (fra i quali i tessuti connettivi, il tessuto muscolare liscio, taluni epiteli ghiandolari) sono costituiti da cellule che, raggiunta la differenziazione al termine dell’accrescimento, cessano di moltiplicarsi, tendendo a conservarsi stabilmente; in caso di lesioni possono riacquistare però la capacità di riprodursi per riparare o sostituire la parte di tessuto morto. Sono stabili gli epatociti le cellule muscolari lisce, i fibroblasti, le cellule endoteliali.
Tessuti perenni: sono costituiti da cellule che si differenziano precocemente, durante lo sviluppo embrionale, crescendo poi soltanto di volume, ma non più di numero, nelle successive fasi dello sviluppo corporeo, incapaci quindi di sostituire gli elementi cellulari distrutti o danneggiati; sono perenni sia il tessuto nervoso sia il tessuto muscolare striato.
Tessuto: complesso delle strutture cellulari che formano gli organi. Sulla base di criteri morfologici, embriologici e funzionali, si distinguono quattro gruppi fondamentali di tessuti: il tessuto connettivale, o trofomeccanico; il tessuto epiteliale, o di rivestimento; il tessuto muscolare, o contrattile; il tessuto nervoso.
Figura 14.3 - Rapporti esistenti tra tipo cellulare danneggiato, rigenerazione e “restituito ad integrum”.
Dal volume: Pontieri “Patologia Generale” Piccin Nuova Libraria S.p.A.
Figure 3-3 Ciclo cellulare. La fugura mostra le fasi del ciclo cellulare (G0, G1, G2, S, e M). Le cellule dai tessuti labili (epidermide, tratto gastrointestinale) reciclano continuamente; le cellule stabili (epatociti) sono quiescenti ma possono entrare nel ciclo cellulare; le cellule permanenti (neuroni e miociti cardiaci) hanno
perso la loro capacità di proliferare.
Downloaded from: Robbins & Cotran Pathologic Basis of Disease (on 7 April 2007 10:39 AM)
© 2007 Elsevier
Il processo riparativo coinvolge elementi cellulari e non che regolanola formazione di tessuto connettivo che sostituisce il tessuto che non
è stato rigenerato con la formazione di una “cicatrice” (fibrosi o processofibrotico)
La capacità rigenerativa di un tessuto dipende dal suo essere costituitodi cellule perenni, stabili o labili.
Figure 3-25 Riparo dopo danno e infiammazione acuta. Si può avere rigenerazione o formazione di una cicatrice. Se il dano è persistente si ha formazione di cicatrice e fibrosi.
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Cellule staminaliLe cellule staminali sono caratterizzate da:
capacità di rigenerazione
replicazione asimmetrica: dalla divisione si dormano una cellula che rimane staminale e
una che può differenziarsi in alcune direzioni
Le cellule staminali embrionali sono totipotenti: sono capaci di differenziarsi in tutti i citotipi dell'organismo.
Le cellule staminali adulte possono differenziarsi in un certo numero di citotipi a seconda del tessuto dal quale provengono.
Figure 3-2 Meccanismi di regolazione della popolazione cellulare. Il numero di cellule nei tessuti può venire alterato da un aumento o diminuzione di produzione dalle cellule staminali, dalla morte cellulare per
apoptosi o da cambiamenti nella velocità di proliferazione e differenziamento.
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Le cellule staminali possono essere “multipotenti” o “unipotenti”
Figure 3-4 Passaggi nel clonaggio terapeutico usando cellule staminali embrionali per la terapia cellulare.
Il nucleo dipolide di una cellula adulta da un paziente viene introdotta in un oocita enucelato.
L'oocita viene attivato e il zigote si divide diventando una blastocisti che continene il DNA donatore.
Dalla blastocisti si otengono cellule staminali embrionali.
Queste cellule sono capaci di differenziarsi invari tessuti, sia in coltura che dopo trapianto nel donatore.
Lo scopo di questa procedura è la ricostituzione di un organo di un paziente usando cellule dello stesso per evitare il rigetto.
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Figure 3-5 Nicchie di cellule staminali in vari tessuti. A, Cellule staminali localizzate in una protuberanza del bulbo capillifero, serve da cellula staminale per il follicolo del capello e per l'epidermide. B, Cellule
staminali intestinali lalizzate alla base di una cripata del colon C , Cellule staminali nel fegato. D, Cellule staminali corneali localizzate nella regione del limbo tra la congiuntiva e la cornea.
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Figure 3-7 Differenziazione delle cellule embrionali e generazione di cellule di tessuti da precursori del midollo osseo. Durante lo sviluppo embriogenico si formano i tre strati germinali: endoderma, mesoderma e ectoderma, che generano poi tutti i tessuti corporei. Le cellule staminali adulte che si localizzano in organi derivati da questi strati producono cellule che sono specifiche per l'organo in cui esse risiedono. Tuttavia esistono alcune cellule staminali adulte di midollo osseo che oltre a produrre cellule ematopoietiche (dal mesoderma) possono generare anche cellule per tessuti che derivano da endo ed ectoderma (freccie rosse).
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Figure 3-6 Vie di differenziazione per le cellule stromali pluripotenti del midollo osseo. L'attivazione di proteine regolatorie da parte di fattori di crescita, citochine o componenti della matrice porta alla
reclutazione di cellule staminali che si differenziano in specifiche linee cellulari.
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InfiammazioneSi innesca la risposta infiammatoria, con formazione di essudato e arrivo di cellule (macrofagi e neutrofili) che digeriscono la fibrina, la matrice extracellulare danneggiata, le emazie e i dedriti cellulari. I prodotti cellulari che si formano in questo processo sono chemiotattici per i macrofagi che continuano la loro azione di ripulitura della ferita.
EmostasiLe arteriole recise si contraggono, il sangue stravasato coagula (si forma la crosta) e le piastrine si accumulano alle estremità dei vasi recisi. La fibronectina è presente nel plasma fuoriuscito dai vasi e legandosi alla fibrina e al collagene da una stabilizzazione meccanica La trombina attira i macrofagi e stimola la replicazione dei fibroblasti. Il PDGF liberato dalle piastrine è mitogeno e chemiotattico per i fibroblasti
Migrazione cellulareDopo 24 ore alcune cellule residenti cominciano a muoversi: i fibroblasti, le cellule dell’epidermide e le cellule endoteliali. Ai margini della ferita si formano delle lingue epiteliali che spostano la crosta verso la superficie. Si formano i germogli capillari.
Formazione del tessuto di
granulazioneI fibroblasti attivati dai fattori di crescita si moltiplicano e producono collagene di tipo III, proteoglicani e fibronectina. L’angiogenesi è progredita fino al punto di consentire il congiungimento delle estremità dei vasi. Fibroblasti neoformati mescolati con i nuovi capillari costituiscono il tessuto di granulazione.La cicatrice iniziale
Il tessuto di granulazione si arricchisce sempre più di fibre di collagene che nel frattempo comincia ad essere sostituito dal collagene di tipo I. I macrofagi digeriscono la restante fibrina.
La cicatrice maturaLa cicatrice diventa una massa di tessuto fibroso con molte fibre di collagene, stabilizzate da legami intermolecolari, poche cellule e pochissimi vasi (fibroblasti e cellule endoteliali vanno incontro ad apoptosi). Le fibre elastiche sono sempre poche(la cicatrice resta poco elastica).
Una cicatrice per quanto matura non è mai resistente come la cute normaleUna cicatrice per quanto matura non è mai resistente come la cute normale
Guarigione di ferite con margini separati
Caratterizzata dal fenomeno della “contrazione della ferita”. Nelle ferite con margini separati i fibroblasti del tessuto di granulazione acquisiscono un fenotipo contrattile e prendono il nome di MIOFIBROBLASTI, simili a cellule muscolari lisce. Essi presentano fibrille intracellulari acto-miosiniche e microtendini (fasci fibrosi che emergono dalle cellule nella stessa direzione delle fibrille intracellulari).
Fattori che intervengono nella guarigione delle ferite
-Infezioni: le infezioni batteriche delle ferite sono sostenute per lo più da streptococchi e stafilococchi che provengono dagli abiti, dalla cute o dall’apparato respiratorio. Si possono anche avere contaminazioni batteriche con microorganismi del suolo (es. clostridi del tetano). L’effetto di un’infezione è quello di prolungare la fase dell’infiammazione con formazione di grandi quantità di essudato (pus). Se l’infezione non è molto grave la guarigione si compie ugualmente anche se più lentamente e con formazione di un tessuto cicatriziale più abbondante. Infezioni gravi invece impediscono ogni processo di guarigione.
-Apporto ematico: un apporto ematico adeguato è necessario per un efficiente processo di guarigione: è necessario sia per l’apporto di ossigeno e nutrienti che per l’apporto delle cellule che intervengono nella formazione del tessuto di granulazione.
-Glucocorticoidi:il cortisone e composti analoghi diminuiscono la capacità microbicida dei polimorfonucleati e inibiscono la fosfolipasi A2 (azione anti-infiammatoria); inibiscono inoltre la cicatrizzazione in quanto impediscono la formazione di nuovi vasi sanguigni e la migrazione e proliferazione dei fibroblasti (uso del cortisone in oculistica in caso di lesioni alla cornea per ridurre il rischio di opacità dovute alla formazione di cicatrici).
Complicanze nella guarigione delle ferite
Infezioni: cocchi piogeni (stafilococchi e streptococchi) germi gram-negativi clostridium tetani e clostridium perfrigens (bacillo della gangrena gassosa)
Deiscenza: rottura, riapertura o cedimento della ferita o cicatrice
Formazione di cheloidi: eccessiva proliferazione del tessuto connettivo
Guarigione dalle fratture
- Processo simile a quello di guarigione delle ferite cutanee
- Può avveniere per prima o seconda intenzione
Fasi: 1. formazione del coagulo 2. Reazione infiammatoria 3. Fenomeni proliferativi: cellule endoteliali, condroblasti (condrociti e osteoblasti)
Formazione del callotessuto connettivo fibroso che diventa poi più consistente tramite produzione di
cartilagine da parte dei condrociti, gli osteoclasti rimuovono fibre e cartilagine e gli osteoblasti producono tessuto osteoide
il tessuto osteoide diventa poi tessuto osseo per deposizione di sali di calcio
Complicanze: infezioni, persistenza del tessuto fibroso
Figure 26-18 A, Frattura della fibula. B, Sei settimane più tardi: formazione callosa.
Downloaded from: Robbins & Cotran Pathologic Basis of Disease (on 7 April 2007 03:40 PM)
© 2007 Elsevier
Figure 3-11 Rigenerazione del fegato dopo una epatectomia parziale.
Pannello in alto: lobi del fegato di ratto. L'epatectomia parziale rimuove 2/3 del fegato. Dopo 3 settimane i lobi rimanenti si allargano fino a raggiungere una massa equivalente a quella del fegato originale. Non si riforma la divisione in lobi originale.
Pannello in basso: tempistica della replicazione del DNA, della mitosi degli epatociti e dell'espressione di RNAm durante la rigenerazione del fegato. L'espressione di protooncogeni c-fos, c-jun, e c-myc avviene nella prima fase di espressione genica durante il processo di rigenerazione.
Downloaded from: Robbins & Cotran Pathologic Basis of Disease (on 7 April 2007 12:01 PM)
© 2007 Elsevier
Il processo di rigenerazione del fegato
Figure 3-13 Avvio e mantenimento del ciclo-cellulare per la replicazionde degli epatociti nel processo di rigenerazione del fegato. Gli
epatociti quiescenti diventano capaci di entrare nel ciclo cellulare attraverso una
prima fase di stimolazione da parte di diverse citochine tra cui TNF e IL-6.
I fattori di crescita, principalemente HGF e TGF-fanno progredire il ciclo dellulare e
innescano la replicazionde del DNA. La norepinefrina, l'insulina, l'ormone tiroideo e
l'ormone della crescita agiscono come adiuvanti in questo processo di
rigenerazione. I fattori che determinano la terminazione del ciclo sono ancora
sconosciuti ma probabilmente comprendono inibitori del ciclo cellulare, inibitori della
produzione di fattori di crescita e la diminuzione di richiesta di reazioni
metaboliche al fegato.
Downloaded from: Robbins & Cotran Pathologic Basis of Disease (on 7 April 2007 12:01 PM)
© 2007 Elsevier
Lesioni croniche del fegato come nel caso di assunzione prolungata di alcool o nel caso di epatite causano una perdita cronica di tessuto. A questo fa seguito il tentativo di guarigione che si manifesta nella rigenerazione degli epatociti e nella fibrosi (=eccessiva deposizione di collagene): la normale architettura del lobulo epatico viene sostituita da noduli iperplastici di cellule epatiche circondati da spessi fasci di collagene CIRROSI
CIRROSI
Guarigione nel sistema nervoso- Sistema nervoso centrale: lesioni irreversibili.
Le cellule della glia (tessuto interstiziale), o astrociti
formano una cicatrice
- Sistema nervoso periferico: si ha guarigione se non sono coinvolti i neuroni da cui
partono gli assoni e se i due monconi periferici di
assone rimangono ravvicinati
Degenerazioneascendente
Degenrazione secondaria o walleriana
Figure 12-14 Rappresentazione schematica della progressione della necrosi miocardica dopo una occlusione dell'arteria coronarica. La necrosi inizia in una piccola zona del miocardio sotto la superficie dell'endocardio nel centro della zona ischemica. L'irrorazione di questa intera regione del miocardio (tratteggiata) dipende dal cavo
occluso ed è l'area a rischio. Nota che una zona molto stretta del miocardio immediatamente sotto l'endocardio è risparmiata dalla necrosi perchè può essere ossigenata per diffusione dal ventricolo. Il risultato finale
dell'ostruzione del flusso sanguigno è la necrosi del muscolo che dipendeva dalla perfusione dell'arteria ostruita. Quasi l'intera area a rischio perde vitalità. Il processo è detto INFARTO MIOCARDICO.