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HIRAM Rivista del Grande Oriente d’Italia n. 3/2004  EDITORIALE 3 Morale e Diritto positivo Gustavo Raffi 9 Daidalos. Il gioco dell’Artista Dario Banaudi 21 Centralità dell’Uomo: Dante Alighieri e Cecco Angiolieri Pietro Francesco Bayeli 31 Genesi ed evoluzione della corrente teosofica all’interno della cultura europea Antonio D’Alonzo 57 Solve et Coagula Morris L. Ghezzi 75 Il concetto di Libertà nell’evoluzione del pensiero scientifico Marcello Mafucci 83 L’esoterismo in Sicilia Bent Parodi ATTUALITÀ  89 SEGNALAZIONI EDITORIALI  95 RECENSIONI 111 Luigi Sessa, I Sovrani Grandi Commendatori. Breve storia del Supremo Consiglio d’Italia del RSAA - Palazzo Giustiniani. Bastogi Editrice Italiana, Foggia, 2004. di Giuseppe Capruzzi

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    HIRAM

    Rivista del Grande Oriente dItalia

    n. 3/2004

    EDITORIALE

    3 Morale e Diritto positivoGustavo Raffi

    9 Daidalos. Il gioco dellArtistaDario Banaudi

    21 Centralit dellUomo: Dante Alighieri e Cecco Angiolieri

    Pietro Francesco Bayeli

    31 Genesi ed evoluzione della corrente teosofica allinterno della cultura europeaAntonio DAlonzo

    57 Solve et Coagula Morris L. Ghezzi

    75 Il concetto di Libert nellevoluzione del pensiero scientificoMarcello Mafucci

    83 Lesoterismo in SiciliaBent Parodi

    ATTUALIT 89

    SEGNALAZIONI EDITORIALI 95

    RECENSIONI111 Luigi Sessa, I Sovrani Grandi Commendatori. Breve storia del Supremo Consiglio dItaliadel RSAA - Palazzo Giustiniani. Bastogi Editrice Italiana, Foggia, 2004.

    di Giuseppe Capruzzi

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    HIRAM, 3/2004Direttore: Gustavo RaffiDirettore Scientifico: Antonio PanainoCondirettori: Antonio Panaino, Vinicio SerinoVicedirettore: Francesco LicchielloDirettore Responsabile: Giovanni LaniComitato Dire t t i v o:Gustavo Raffi, Antonio Panaino, Morris Ghezzi, Giuseppe Schiavone, Vinicio Serino, Claudio Bon-vecchio, Gianfranco De Santis

    Comitato Scientifico:Presidente: Orazio Catarsini (Univ. di Messina)Giuseppe Abramo (Saggista) - Corrado Balacco Gabrieli (Univ. di Roma La Sapienza) - Pietro Battaglini (Univ. di Napoli) - Euge-nio Boccardo (Univ. Pop. di Torino) - Eugenio Bonvicini (Saggista) - Enrico Bruschini (Accademia Romana) - Giuseppe Cacopardi(Saggista) - Silvio Calzolari(Orientalista) - Giovanni Carli Ballola (Univ. di Lecce)- Paolo Chiozzi (Univ. di Firenze)- Augusto Com-ba (Saggista) - Franco Cuomo (Giornalista) - Massimo Curini (Univ. di Perugia) - Eugenio DAmico (LUISS di Roma) - DomenicoDevoti (Univ. di Torino) - Ernesto DIppolito (Giurista) - Santi Fedele (Univ. di Messina) - Bernardino Fioravanti (Bibliotecario delG.O.I.) - Paolo Gastaldi (Univ. di Pavia) - Santo Giammanco (Univ. di Palermo)- Vittorio Gnocchini (Archi- vio del G.O.I.) - GiovanniGreco (Univ. di Bologna) - Giovanni Guanti (Conservatorio Musicale di Alessandria) - Panaiotis Kantzas (Psicoanalista) - GiuseppeLombardo (Univ. di Messina) - Paolo Lucarelli (Saggista) - Pietro Mander (Univ. di Napoli LOrientale) - Alessandro Meluzzi (Univ.di Siena) - Claudio Modiano (Univ. di Firenze) - Giovanni Morandi (Giornalista) - Massimo Morigi (Univ. di Bologna) - GianfrancoMorrone(Univ. di Bologna) - Moreno Neri (Saggista) - Maurizio Nicosia (Accademia di BelleArti, Urbino) - Marco Novarino (Univ.di Torino) - Mario Olivieri (Univ. per stranieri di Perugia) - Massimo Papi (Univ. di Firenze) - Carlo Paredi (Saggista) - Bent Parodi(Giornalista) - Claudio Pietroletti (Medico dello sport) - Italo Piva (Univ. di Siena) - Gianni Puglisi (IULM) - Mauro Reginato (Univ.di Torino) - Giancarlo Rinaldi (Univ. di Napoli LOrientale) - Carmelo Romeo (Univ. di Messina) - Claudio Saporetti (Univ. di Pisa) -Alfredo Scanzani (Giornalista) - Michele Schiavone (Univ. di Genova) - Giancarlo Seri (Saggista) - Nicola Sgr (Musicologo) -Giuseppe Spinetti (Psichiatra) - Gianni Tibaldi (Univ. di Padovaf.r.) - Vittorio Vanni (Saggista)

    Collaboratori esterni:Giuseppe Cognetti (Univ. di Siena) - Domenico A. Conci (Univ. di Siena) - Fulvio Conti (Univ. di Firenze) - Carlo Cresti (Univ. diFirenze) - Michele C. Del Re (Univ. di Camerino) - Rosario Esposito (Saggista) - Giorgio Galli (Univ. di Milano) - Umberto Gori( U n i v.di Firenze) - Giorgio Israel(Giorna- lista) - Ida Li Vigni (Saggista) - Michele Marsonet (Univ. di Genova) - Aldo A. Mola (Univ.di Milano) - Sergio Moravia (Univ. di Firenze) - Paolo A. Rossi (Univ. di Genova) - Marina Maymone Siniscalchi (Univ. di RomaLa Sapienza) - Enrica Tedeschi (Univ. di Roma La Sapienza)

    Corrispondenti esteri:John Hamil (Inghilterra) - August C.T. Hart (Olanda) - Claudiu Ionescu (Romania)- Marco Pasqualetti (Repubblica Ceca) - Rudolph Pohl(Austria) - Orazio Shaub (Svizzera) - Wilem Van Der Heen (Olanda) - Tamass Vida (Ungheria) - Friedrich von Botticher (Germania)

    Comitato di Redazione: Guglielmo Adilardi, Cristiano Bartolena, Giovanni Bartolini, Giovanni Cecconi, Guido DAndrea, OttavioGallego, Gonario GuaitiniComitato dei Garanti: Giuseppe Capruzzi, Massimo Della Campa, Angelo Scrimieri, Pier Luigi Te n t i

    Art director e impaginazione: Sara CircassiaStampa: E-Print s.r.l. - Via Empolitana, Km. 6.400 - Castel Madama (Roma)

    Direzione - Redazione: HIRAM - Grande Oriente dItalia - Via San Pancrazio, 8 - 00152 Roma - Tel. 06-5899344 fax 06-5818096Direzione editoriale: HIRAM - Via San Gaetanino, 18 - 48100 RavennaRegistrazione Tribunale di Roma n. 283 del 27/6/94

    E d i t o r e: Soc. Erasmo s.r.l. - Amministratore Unico Mauro Lastraioli - Via San Pancrazio, 8 - 00152Roma - C.P. 5096 - 00153 RomaOstienseP.Iva 01022371007 - C.C.I.A.A. 264667/17.09.62Servizio abbonamenti: Spedizione in Abbonamento Postale 50% - Tasse riscosse

    ABBONAMENTI:ANNUALE ITALIA: (4 numeri)20,64 - un fascicolo 5,16 - numero arretrato: 10,32ANNUALE ESTERO: (4 numeri)41,30 - numero arretrato: 13,00La sottoscrizione in una unica soluzione di pi di 500 abbonamenti Italia di 5,94 per ciascun abbonamento annualePer abbonarsi: Bollettino di versamento intestato a Soc. Erasmo s.r.l. - C.P. 5096 - 00153 Roma Ostiense - c/c postale n. 32121006Spazi pubblicitari: costo di una pagina intera b/n: 500.

    HIRAM viene diffusa in Internet sul sito del G.O.I.: www.grandeoriente.itE-mail della redazione: [email protected]

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    Morale e Diritto positivo

    di Gustavo Raffi

    Gran Maestro del Grande Oriente dItalia

    Although in few months, with the beginning of the new year, the Grand Orientof Italy will celebrate 200 years of its original foundation, We do not feel con -tent with a simple list of apologetic and self-celebrative meetings, but We stillthink that our Craft has the duty to be a protagonist of the cultural and socialdebate, in particular in our country, where, differently from many other morelaical States, the laws concerning the artificial fecundation have suffered strongrestrictions only because of moral and theologic reasons to be imposed on thetotality of the population. If, on the one hand, we do not intend to propose a dif -ferent theology or to contrast Catholic theology, because Freemasonry is not areligion, on the second hand, We insist on the necessity to maintain a strongdistinction between positive right and moral law. In this framework the laicalState has the duty to respect the freedom of the private citizens from any boldpretension of the religious authorities, which aim at a control of the moral life ofthe entire population. This freedom has to be guaranteed in particular in fieldslike that of the artificial fecundation or that of the onthological definition of theembryo, where our standard patterns become day after day obsolete and the

    progress of sciences is changing with a lot of consequences on the very percep -tion of the reality.

    hela Massoneria italiana, inparticolare quella rappresen-tata dal Grande Oriente dI-

    taliadi PalazzoGiustiniani, abbiaunasto-riaalquantoprestigiosaeormai secolare

    un fatto ben noto, visibile non solo negliordini di precedenza attribuiti alle nostredelegazioni in occasionedi Gran Loggeestere o dim e e t i n g s massonici mondiali,maancheesoprattuttoper il pesocheessaha avuto nella storia, innanzitutto spiri-tuale e culturale, del nostro Paese.

    Lapprossimarsi, quindi, di una sca-denza cos carica di significato storicoqualelanniversariodel secondocentena-rio dallerezione delle colonne dellanostra Comunione non pu che suscitare

    una serie di riflessioni profonde, che sipongono, per, al di l delle autocelebra-zioni e dei pi che giustificati sentimentidi soddisfazione. Perquesteragioni note-volesarlimpegnodellaGranMaestran-zanel promuovere, duranteil corso delprossimo anno di Vera Luce, una serie

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    EDITORIALE

    articolatadi iniziativeculturali esociali digrande richiamo, che vedranno impegna-taanchequestarivista e chiara-mente tutti i Fratelli del G.O.I.

    Ma ci non esaurit certa-mente il nostro compito etico.

    Come i nostri lettori ricorde-ranno, da tempo che andiamodicendo che la Massoneria,almenoperquantoci riguarda,

    profondamente cambiata; piche festeggiare e compiacercivorremmo inveritcontribuiread una pi circostanziata rifles-sionesui temi di cui si staoggidibattendo, in modo taloraaspro, nella nostra societ; inparticolare, riteniamodi estremaimportanza invitare tutta laComunionead una pi accortaattenzione sualcune fondamen-tali questioni bioetiche. Fortidella nostra storia, che , peralcuni aspetti, diversa da quelladi altreMassonerie,ebenconscidellaspecialesituazioneitalia-na,puroperandosemprenel sol-co deiL a n d m a r k s di A n d er s o n ,noi guardiamoal futuroeci sen-tiamopartevivadel presente;ndepressi laudatores temporisa c t i n imbalsamati sacerdoti diunaliturgiachesi esaurisceconsestessa,

    i Massoni hanno ben chiara limportanzadellebattaglielaicheecivili chenehannodistinto lidentitstoricaechenehannofattodei protagonisti edegli interpreti del-la societ civile e non dei parrucconi chenon hanno nulla da dire e da rappresenta-re al di l dei loro paramenti.

    Le norme attuali che regolano in Italiala procreazione assistita ci sembrano

    alquanto insoddisfacenti;esseappaionopalesemen-teispiratee incentratesudi unaseriedi pregiudizireligiosi, che tentano disostituirsi alle sceltedel-lindividuo, secondo unmodulo di antica tradizio-

    ne clericale volto a subor-dinare la libera ricercascientifica a dogmi meta-fisici. Sembra che, quasicomeai tempi di GalileoGalilei, un certo oscuran-tismo religioso voglia,ancoraoggi, imporrelimi-ti legali alla scienza, alprogresso e alla creativitumana.

    Queste nostre conside-razioni non devone essereprese, soprattutto nelmondo cattolico, che sap-piamo leggerci con unacerta attenzione, comelennesimamanifestazio-ne di relativismo e di dei-smo massonico. In realt,anche quando non si affattodaccordo,vorrem-

    mo mantenere un dialogo sereno senza

    rispondere a priori alle solite accuse, cheinrealtspostanosutemi superati daannile questioni pi importanti. Ribadiamoallorachenoi r i s p e t t i a m o il puntodi vistateologico dellaChiesaeci rifiutiamo dientrarenel s u o meritocomeComunioneMassonica, giacchlaLiberaMuratoria

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    Morale e Diritto positivo, G. Raffi

    non solo non ha una teologia, ma nondeveaffattoaverla,penail trasformarsi inuna religione. Molti Massoni probabil-mentepotranno ancheconcordareconilpunto di vistadella ChiesaCattolica u t is i n g u l i equin-di si atterran-no, selo riter-

    ranno oppor-tuno, a tuttaquellaserie dic o mp o r t amen-ti e di regoleche la lorocoscienzareli-giosa dettereventualmente loro (n per questo, lanostraIstituzionepotrebbeinalcunmododiscriminarli o biasimarli per questeragioni); daltro canto, proprio per lade-sione a quei princpi etici che ci distin-guono, tali Fratelli difenderanno il dirittodegli altri cittadini nel percorrereuncam-minodiverso,soprattuttoinuncampochevede emergere nuove e rivoluzionariescopertedinanzi allequali tantedefinizio-ni morali del concetto di i n d i v i d u u s(segnatamente nel caso dellembrione)appaiono francamente sempre meno ade-guatee taloradel tutto scientificamenteout of date.

    A nostroavviso, il dirittopositivodeverestare nettamente separato dalla moraledi qualsiasi religione (e quindi la questio-ne non vale solo nei confronti del mondocattolico,maadesempiodi quellomusul-mano,etc.), mentrelo Statohail dovereinalienabile di garantire la propria indi-

    pendenza, favorendo leggi che rispettinolautonomiadecisionaledellindividuo, insostanza, la sua libert, sottraendoloallimposizione di norme scaturite da

    visioni olistichee moralmenteesaus t i veespresse daalcune a u t o -rit superiori

    che possanoarrogarsi ildiritto di sce -

    gliere per luisu tutte quellequestioni cheriguardano lasua salute e la

    sua vita, comehaespressamente scrittonelManifesto di bioetica laica un gruppodi studiosi della levatura di Carlo Flami-gni,Armando Massarenti, Maurizio MorieAngelo Petroni (Sole 24 Ore, Domenica19 giugno 1996).

    Letica chedifendiamo quindi une-tica laica, sebbene per nulla antireligiosa;essa si pone semplicemente come nondogmaticaeaperta, soprattuttodinanzi aduna Scienza che viene a ribaltare costan-tementeunaseriedi conoscenze sedi-mentate da secoli e che appaiono di voltain volta del tutto superate; lapplicazionedi unetica inamovibile, di una verit

    acquisita ora e per sempre, poich fonda-ta su concezioni morali e filosofichesta-bilitemolti secoli orsono,qualorafosseutilizzataper imporreatutti nonsologiu-dizi morali inappellabili, maanchenormedi comportamento, leggi e sanzioni pena-li, rischierebbedideterminareuncontesto

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    EDITORIALE

    del tutto intollerante, fazioso e, in sostan-za, fondamentalista.

    Percepiamo, ovvia-mente, la contradditto-rietdi tantesituazionie anche la difficoltdiuna parte del mondocattolico a metaboliz-zareundialogocon lascienza ed il progresso

    trapassatoefuturo,traimpianti teologici enuovi scenari fisico-biologici. Ad esempio,oggi (eprobabilmenteper molti secoli anco-ra) non saremo in gra-do di affermare lesi-stenzao meno di altrimondi abitati nellim-mensit dellUniversoo semplicemente dialtre forme di vita,anche se ci risultaalquantopossibile, senonaddiritturapro-babile; tale evidenza, ovviamente, hacambiato anche il punto di vista dellaChiesa, cheuntempoavrebbesenzaindu-gi rifiutato(comeineffetti rifiut)unasif-fattaesconvolgentenozione, laqualeine-vitabilmente avrebbe spiazzato (secondounacertaopinione) lacentralitelunicitdellaTerra nel piano creativo e pi speci-

    ficamentedel ruolodel Dio-incarnatonel-la storia, relativizzandola (almeno in par-te) in quella del Cosmo, dove altri casisimili avrebbero, inteoria,potutoaccade-renellinfinitavolont e libert di Dio,cheresta, comunquelasi pensi, incono-scibile in tutta la sua grandezza.

    Cos, per tornareallembrione e allepolemichecheinfiammanoladiscussione

    attuale, ci sembra che ladeterminazione del suostatuto ontologico, alme-no come proposta dallaChiesaCattolica, sia benlungi dallesserescientifi-camente inappellabile,visto che, dal punto di

    vista biologico, comeosservava Maurizio Mori(La fecondazione artificia -le. Una nuova forma diriproduzione umana,Laterza, Roma-Bari1995), dopo la feconda -zione il prodotto del con -cepimento non presentaancora la relazione disubordinazione delle par -ti al tutto richiesta dal -l i n d i v i d u a l i t , mentre,

    peraltro, proprio ci cheoggi viene chiamato pre- o pro-embrione dispone di un carattere stoca-stico, ovvero indeterminato, giacchpotrebbe dividersi e dare origine, adesempio, a due o pi gemelli. Resta, inol-tre, aperto il problema della mancanzanellembrione di unacorteccia cerebraleadeguatamente formata, come ben evi-denziaAndrea Panzavolta (nel saggioL a

    Procreazione medicalmente assistita inItalia. Dubbi, pregiudizi, scenari del futu -r o. ParteIV. Il dibattito etico, I, Forl; sivedaallindirizzo web http://www. b r ai n-g i o t t o . c o m/ B I O E T I C A / I n t r o d u z i o n e. H TML), fatto che parrebbe escludere, alme-no in quellafase, la razionalit. Nonc

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    Morale e Diritto positivo, G. Raffi

    quindi da stupirsi se anche un teologosalesiano come Norman M. Ford, in unsuo saggio uscito nel 1988 (When did Ibegin? Conception ofthe human indivi -dual in history,

    philosophy ands c i e n c e, Cambrid-ge 1988; tr. it.Quando comincio

    io? Il concepi -mento nella sto -ria, nella filosofiae nella scienza,Baldini e Castol-di, Milano 1997),abbia mostratoalcuneinteressan-ti aperturea-dog-matiche, sollevan-doconmoltaone-st intellettualenon pochi interroga-tivi dettati proprio dalla difficolt di defi-nire ontologicamente lembrione nelleprime due settimane di vita.

    Non meno gravi ci sembrano le consi-derazioni relative alle accuse di tecnocra-zia relativealla fecondazione artificialeeterologa, innazitutto perchfondatesulprincipiocheesistaunaleggemoraleuni-versale capace di definire una visionenecessariamente condivisibile della natu-

    ra alla cui obbedienza richiamare tutti gliuomini. Si opportunamente fatto notareche non esiste nulla di piculturaledelladefinizione di Natura. Quanto alle que-stioni relative alla definizione di figlio insenso giuridico e biologico riscontriamounaseriedi capziosit; inparticolarmodo

    nellideacheil donatorenellafecondazio-neeterologasarebbeunafigurainquietan-te.A parteil fattochetalepuntodi vistanon risulterebbe affatto confermato dalle

    ricerche sociologiche,esso resta pi un pun-to di vista, unimpres-sione, piuttosto cheuna verit moraleoggettiva. Sono la

    libera scelta, lavolont, il deliberatoconsenso e lamoredei genitori chedesi-deranoavereunfiglio,anche attraverso lafecondazione eterolo-ga, i fatti che cisembrano centrali, suiquali Noi ci riufiutia-mo di dare giudiziontologici.In attesa, quindi, di

    ritornare in modo certamente pi circo-stanziato e incisivo su questi temi, ancheesoprattuttoattraverso lavocedi alcunitrai pi grandi protagonisti del dibattitoscientificoedellaricerca, riteniamodove-roso, proprio in questa concitata fase del-lastoriadellasocietitaliana, ribadireconforza quei valori laici, intorno ai quali sifondano tutti i moderni Stati democraticiedi dirittoechesonostati affermati dopo

    oltrequattrosecoli di lottenel nomedelladifesa dei fondamentali princpi di libertedi tolleranza: lotte che hanno visto l aLibera Muratoria Universale sempre inprima linea.

    Nellapprossimarsi del nostro bicente-nario, vogliamo quindi ribadirecomela

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    EDITORIALE

    Libera Muratoria Univer-sale abbia svolto un ruolostorico e culturale di fon-damentale importanzasulla strada della conqui-stadi unampionumerodidiritti e di libert; su que-sto solco, la nostratradi-zione culturale si senteora vicina a coloro che,

    nel mondolaico,voglionodifendere la libert diricercaela fecondazioneeterologa; per questaragione ci sentiamo chia-mati a superare, attraver-so il dialogo e il confron-to, unaseriedi posizioniche rispettiamo, ma cheriteniamoinaccettabili, seimposte a forza a tutti.

    Occorre difendere oggi comeinpassa-to la libert delles-sere umano, le suescelte individuali e ilprogresso della cono-scenza scientifica,soprattutto in materiecos moralmente opi-nabili e soggettive,

    comequelleriguardan-ti la procreazione,doveci parepioppor-tuno affidare il quadroconoscitivo alla scien-zae le scelte, sempred i fficili, alla coscienzadellindividuo.

    Meno si legiferainproposito, meglio sarper la libert di tutti.

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    DAIDALOSIl gioco dellArtista

    di Dario Banaudi

    Architetto

    D a i d a l o s : the Artists game. Dadaleos means in Greek done with art.

    Dedalus, the builder of the Labyrinth is the prototype of the Artist. The hero, theinitiated, reaches the dark and secret centre, womb of the mother-earth, site of themateria prima (row material), of the primordial chaos, in which the powers ofnature coexist. The cave is the place for the transmutation. The Maze Game, akind of ritual dance in form of spiral, in the Northern countries is called Danceof Tro y. Theseus, the winner of the Minotaur, during the back journey fromCrete to Athens with some other young people on the island of Delos performedthe so-called Dance of the Cranes, a dance which is done holding the handstogether, in a continuous line like flying cranes, like the Aryannas thread insidethe Labyrinth. The Goose Game is based on a spiral trace and probably arisesfrom the so-called Snake Gameplayed in the ancient Egypt. Children, even notso long ago traced on the ground with chalk a numbered grid of squares, in crossform. They called it Paradise o rWorld. The game was done marching and

    jumping on one leg, like in the Theseuss Dance of the Cranes. The Maze is them u n d u s, the place of life, the symbol of lifes travel. The Maze of ChartresCathedral was said la lieue (the league), but also le lieu (the place), the place p a rexcellence, the place where the initiate crosses his way to knowledge.

    a d a l e o s o d a d a l o s vuol dire,ingreco, lavoratocon arte.Dedalo, il costruttore del

    Labirinto lArtista per eccellenza.Solo laviapi lungaconduceallaper-

    fezione.La via che conduce dal significante al

    significatonondritta, si snodasinuosacome il cammino del serpente, cheper-

    correleoscureinterioradellaterraetornaalla luce rinnovato.

    Leinteriora, il pacco di visceri cherichiama la forma del labirinto creteseinciso sulle monete di Cnosso (V s ec .a.C.), cos come quello pi antico dellatomba di Luzzanas in Sardegna (III mil-lennio a.C.) o quello inciso sullanforaetrusca di Tragliatella (VII sec. a.C.).

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    La donna, la femminilit, lintuizioneche liniziato padroneggia percompiere il suo gesto, percondurrelOperaacompi-mento, lArianna,l a r c h n tessitricedelfilo che consente dicatturare la predae diucciderla.

    La preda diventa il

    predatore.Teseo si nascondetrale vittimedasacrifi-caredateinpastoal Mino-tauro, il mostrogeneratodal-la lussuriadi Pasifae, presadaltoro biancodi Posidone, epenetranellabirintomunitodel filo, lineaininterrottadellatradizione, catenadi unioneiniziati-ca, corda a nodi del Maestro.

    Leroe, liniziato, raggiungeil centrooscuroesegreto, grembodellamadreter-ra, luogo della materia prima, del c h a o sprimigenionel quale coesistono le forzeindistinte della natura.

    lavisitanel grembo interioris terrae. ladiscesaagli inferi, dacui si rinascenuovi nellessere.

    Sulleportechedannoaccessoallantrodella Sibilla Cumana, Enea posto difronte allimmagine del labirinto di Cretae alla rappresentazione del mito.

    Luomo che cerca risposte alle

    domande estreme, il costruttore di citt(Eneadaroriginecon la suastirpeallafondazionedi Roma), penetranel luogooscuro per ricevere il responso, lindi-cazione, liniziazione.

    Il labirinto chestasullaportalem-blema del lungo viaggio che lo ha portato

    fin qui, delle prove che ha dovutoaffrontare e superare per essere

    messo nella condizione diessere iniziato.

    Enea chiede di poterrivedereil proprio padreAnchise ( il ritorno alleorigini, la ricerca delfilodellatradizione) rie-vocando altri eroi che

    compirono la stessaesperienza: Orfeo, Tes eoe Eracle.

    Facile la discesa versolAverno / dice la Sibilla

    ma il pi ritrarre e risalire al sole, /questa limpresa e la fatica.

    Virgilio, Eneide

    Nondifficile laccesso alloscurit,difficile tornare fuori a riveder le stelle.

    I labirinti sono simboli parlanti del -la Grande Opera considerata sottoil rapporto della sua realizzazionem a t e r i a l e dice Fulcanelli (L e sDemeures Philosophales, 1930) cos li vediamo incaricati diesprimere le due grandi difficoltche comporta lOpera: 1 a c c e d e r ealla camera interiore; 2avere la

    possibilit di uscirne. Di questi due

    punti, il primo riguarda laconoscenza della materia, che assi -cura lentrata, e quella della sua

    preparazione, che lartista compie acentro del dedalo. Il secondo con -cerne la mutazione, con il soccorsodel fuoco, della materia preparata.

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    Daidalos. Il gioco dellArtista, D. Banaudi

    Lacavernail luogodovesi compielatrasmutazione, il labirintorappresentatosulle porte dingresso.

    Si pu quindi vedere il labirin-to come simbolo del percorsoiniziatico, delle prove dasostenere per giungere allacameradi mezzo,del cammi-no dingresso nel d e d a l o, lacui difficolt solo la met

    dellOpera.Nella cattedrale il labirintoiscritto nel pavimentosi trova(Chartres, Amiens, Reims) incorrispondenza delle prime cam-pate.Talelabirintoprevedeuncammi-nodi purificazione, di consapevolezza, dipenitenza, di concentrazione e medi-tazione, una prova dingresso, che pre-cedelaccessoal luogodellaltare,al S a n -to dei Santi.

    Il labirinto nonlarappresentazionedella caverna, ma ad essa allude.

    Il luogo dellesperienza preliminaredelliniziando la grotta delgabinetto diriflessione.

    Laperditadi equilibrio, che lentratain un ambiente oscuro ed estraneo nelquale immagini misteriose o terribili altempostessodisorientanoeorientanolamente, fa andarecon il pensiero al fattoche la sede dellequilibrio stesso al di ldel padiglioneauricolare, figuraessastes-

    salabirintica,unastrutturachedel dedaloe del meandro ha la conformazione.Il labirintononpropriamenterappre-

    sentato dalla spirale, ma a questo segno collegato, anzi, forse, ne costituisceunevoluzione,ecomunqueinogni modolo comprende.

    Sul ventredi alcunestatuettedellaDeaMadre incisa una spi-

    rale; sustelechesem-brano raff i g u r ar e

    divinit fem-minili, come lastelediTegl i o ,disegni geo-metrici chealludono alla

    forma labirin-tica sono asso-ciati a volute

    spiraliformi.Il ventre, la

    Madre, la spirale,lutero, la caverna: come

    unagestazionenelloscurit, unaveraepropria venuta alla luce.

    Lafigurafemminileassociataal sim-bolodel serpente. Il serpenteallude,comeabbiamo detto, al viaggioal centro dellaterra, ravvolto su se stesso, lU r o b o r u sr a ffigura il moto incessante dellacreazione, linfinito, il processo continuodellUniverso che crea se stesso, ma siriferisce anche alla trasmissione dellaconoscenza. Esso si presenta avvolto aspirale attorno allalbero della conoscen-za del bene e del male, per offrire ad Evail frutto dellalbero, e, attraverso di lei,consegnarlo alluomo.

    Il serpente avvolto attorno al

    Caduceo, al bastone diH e r m e s, talora informa singola, talora in forma duplice,poich il simbolo sempre ambivalente,cos come il serpente pu rappresentaresia il bene che il male, cos come il pavi-mento a mosaico alterna i quadratibianchi a quelli neri.

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    Anche questo pavimento a scacchieraunimmaginecheil labirintocomprendee in cui esso compreso.

    La mossa del cavallo, ilpercorso a elle, la squadrasecondolaqualeil C o m -

    p a g n o si muove,descrive, sulla scac-chiera, nientaltroche un movimento

    a l t e r n a t i v a me n t evorticoso in sensoorario e poi antio-rario, che ricordaquellodelledanzeritu-ali di cui abbiamo dettoe lo stesso percorso che sisnodaallinternodel labirinto.

    Il segno dellos w a s t i k a che tro-viamo come figura simbolica del motoperpetuo della creazione una croce i cuibracci, ripiegati allestremodannolasen-sazione del movimento e sembraesprimere geometricamente lo schemaformativo del labirinto.

    Il M a e s t r o sa tracciare la figura dellabirintopartendo dalla croce, equandocostruirlacattedralecostruirfigurechenascono dalla geometria, dalluso sapi-ente della squadra e del compasso, il cer-chio (Chartres) lottagono (Amiens eReims).Al centro del labirinto il costrut-tore era rappresentato con gli strumenti

    del suo sapere.Nel gicitatodisegnodi Tragliatellailsegno del labirinto sta tradue cavalieri(sul cui scudo sono delle oche: il Giocod e l l O c a) e due coppie che si congiun-gono.Ancoralidea della procreazione collegata alla figura del labirinto.

    Sul labirinto si torva la scrittaT r u i a.Enea venne da Troia e peregrin a lungo,

    prima di giungerealla fine del suoviaggio. Laguerradi Troiaebbe

    comeorigineunrapimentoecome motivo principale la

    l i b e r a z i o n e opiprecisa-mente lariconquista diuna donna.

    Il giocodel labirin-

    to, danza rituale spi-raliforme, nei paesinordici chiamato

    Danza di Troia. Ungruppo di giovani si

    muove con un andamentoaspiralevolteggiando, come

    nelle danze dei d e r v i s c i, nellequali labitoeil corpodisegnanonel-

    laria dei vortici. Il primo di essi che rag-giunge il centro del percorso disegnato aterra per guidare la danza, trova una fan-ciulla, con la quale si congiunge a livellosimbolico.

    Teseo, vincitore del Minotauro, nelviaggio di ritorno ad Atene, esegu conaltri giovani, sullisola di Delo, la cosid-dettaDanza delle Gru, unadanzachesicompie tenendosi per mano, in una filacontinua, comequelladellegruin volo,come il filo di Arianna svolgendo un per-corso a meandro, una sorta di rito evoca-tivo del cammino vittorioso allinterno

    del labirinto.

    E il nostro Mercurio filosofico luccello di Hermes, al quale si danche il nome di Oca, o di Cigno, equalche volta quello di Fagiano.Sono le sublimazioni che descrive

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    Daidalos. Il gioco dellArtista, D. Banaudi

    Callimaco ( v v. 2 5 0 - 2 5 5 ) n e l l Inno aDelo quando afferma, parlando deicigni: (i cigni) volteggiarono settevolte attorno a Delo [ ] ed essinon avevano ancora cantato lotta -va volta, quando Apollo nacque.Fulcanelli,Le Mystre des Cath -

    drales, 1925

    Il classico labirin-

    tocretese, cheabbi-amovistorappresen-tato sullemonetediCnosso, ha sette cir-convoluzioni.

    Sette sono i vizicapitali contro iquali luomo develottare per purificar-si dalleimpurit,perallontanarsi da ciche m e t a l l i c o, esette sono le virtchedeveperseguiresulla via della per-fezione.Settesonoi giorni dellaGenesi eil ciclo di compimento dellOpera.

    Il Gioco dellOca, che Fulcanellidefinisce Labirinto popolare dellartesacra, e raccolta dei principali geroglificidella Grande Opera (Les DemeuresP h i l o s o p h a l e s,cit.),si fondasuuntraccia-toaspiraleeforsederivadal cosiddetto

    Gioco del Serpente o m e h e m p r at i c at onellantico Egitto (Roger Bgey, L aGomtrie Sacre ou la Magie des Formes,1995) gioco la cui originerisalirebbealI V millennio avanti Cristo, scoperto inuna tomba della prima dinastia e conser-vato al museo del Louvre.

    Larea del gioco formata da 135caselle disposte a spirale, sul corpo di unserpentearrotolato susestesso. Ritrovi-amo qui il simbolo della conoscenza, rin-forzato dallanozionedi segreto di cui ilserpente, avvolgendo il percorso con lesue spire (la cinta sacra, il solco invalica-bileattorno allacitto le stessemura, ilcerchiodi fuoco) nasconde, impediscee

    protegge laccesso da

    chi non suff i c i en t e-menteilluminatoperscoprirlo.

    Anche il GiocodellOca (dans lalangue des oiseaux:

    Jeu de lOie = Jeu desL o i s) limmaginespiraliformeededali-ca di un viaggioiniziatico, di unaricerca avventurosa.

    Laleggendadellaricerca del Graal, ilvaso della conoscen-

    zaci fa ancora imbattere in un volatilebianco, il Cigno, che Fulcanelli ha raf-frontato allOca.

    A proposito del vaso si pu notarecome le viscere degli animali cacciati, leimprontedel pollicedel costruttoredi vasinella creta fresca, probabilmente, sonostati il modello e lemblema primario del

    labirinto.

    Elohim disse: faremo Adamo ( l u o-mo fattodi terra; a d a m a t e r r a i nlinguaebraica) a nostra immagine esecondo la nostra somiglianza.

    dalla Bibbia di Chouraqui

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    Il creatore lascia la propria improntanel corpodi terra. Nel segno del pollice,limprontadellartistached formaallamateria il segno della spirale, il vorticedel cosmo, delluniverso creato.

    Nella catte-drale di Ferraralartista e Fratel-lo maestro Nic-col(XII secolo)

    rappresenta nel-lAtlante, nellafiguradelluomoche regge unadellecolonnedelportale, lArtistacreatoredel tempio,cheportasullespallelonoree loneredi dareformaal luogodincontrotrail cieloelaterra.Sul ventredellArtista rappresentataunaspirale,replicadelle sueviscere, del suo centro,dai quali traesimbolicamenteil nutrimen-to allattivit creativa, la cui sede, ilcervello, anchessaconformatain unaserie di meandri.

    Loca (o lanatrache unoca selvati-ca) il messaggero dellal-di-l.

    La migrazione da una regione allaltra piena di sorprese e di difficolt.

    Quando i Faraoni furono identificaticon il sole, la loro anima fu rappresentatasotto la forma di unoca, perch loca ilsole uscito dalluovo primordiale.

    InEgittoleocheselvaticheeranocon-sideratecomedei messaggeri tralaterraeil cielo.

    Il gioco composto di 63 caselle, col-locateaspirale. Peravanzare, il giocatorelancia dei dadi di forma cubica che suogni faccia portano dei numeri che vanno

    daunoasei. Lasommadei punti riportatisulle due facce opposte di questi dadi(1+6; 2+5; 3+4) d sempre sette.

    Sette, abbiamo detto sono le spire dellabirinto.

    N e iman o s c r i t t im e d i o e-vali, comen el l I m a g o

    M u n d i d iOnorio diAutun sit r o v a n os o v e n t e

    d i s e g n ilabirintici e, fanotarePaoloSantarcangeli(Il libro dei Labirinti, 1984) m o s t r a n d ouna chiara preferenza di serbare nelnumero dei rigiri il sacro numero sette.

    La casella 42 (sei per sette) porta illabirinto, lacui difficoltfaretrocederedi12 caselle, al numero 30 (12 e 30 sonoanchessi multipli di sei).

    Il sei il numero del Sigillo diSalomone, simbolo alchemico e risultatodella compenetrazione di due triangoli(unoconil verticeversolalto, laltroconil vertice verso il basso) simbolo delleforze che vanno versoil cielo e di quelleche scendono sulla terra, dei collegamen-ti tra ci che sta in alto con ci che sta inb a s s o (come dice Hermete Tr i s meg i s t o )

    cos come appunto loca il simbolo delmessaggero tra i due mondi.Il sei inoltre, nellincontrosimbolico

    trail triangolo rivolto in bassoeil trian-golo rivolto in alto, il numero del rappor-to tra il bene e il male, il numero dellaprova, cos come il gioco e il labirinto

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    Daidalos. Il gioco dellArtista, D. Banaudi

    comportano un simile percorso analogicotra forze contrastanti.

    Louis Charpentier (cit. da RogerBegey, cit.) osserva :

    63 la casella dellaporta. Se il centroavesse un numero ilsuo numero sarebbe64. Tante caselle

    quanto sono quelledella scacchiera.

    La casella 64 evocaun frammento perduto,nella cui ricerca luomodella stella impegnato.

    quel pezzo man-cante, la chiave dellacostruzionedel tempio,che detta la parolaperduta.

    AncoraLouisCharpentier,apropositodi questo gioco evoca il Dio Egiziano opiesattamenteil n e t e rGeb,talvoltarap-presentatocomeunuomocheportauno-ca sulla testa: questoca accompagnata,nel geroglifico del dio, da una gamba, fat-to che rafforza lidea secondo cui loca associata ad una sorta di marcia simboli-ca. La gamba, che rappresentata sinteti-camente con la parte verticale dal ginoc-chio in gi e dalla parte orizzontale del

    piede, alludeverosimilmenteal simbolodella squadra; questo avvicina il pro-cedere nel gioco delloca, spirale labirin-tica, alla marcia di colui che, visitando ilventredella GrandeMadre, le i n t e r i o r a,procede, rettificando, nella ricercadellapietra nascosta.

    I ragazzi, untempononmoltolontano,tracciavano ancora per terra, con il gesso,un reticolo numerato per giocare.

    La forma era quelladi una figura cruci-forme, suddivisa incaselle, cheterminava,nella parte superiore,con un semicerchio.

    Allinterno di tale

    semicerchiotalvoltasiscrivevaParadiso.Limmagine evi-

    dentemente simile aquella della pianta diuna cattedrale, con lanavata, il transetto (idue bracci corti dellacroce), labside a con-cludere il tempio, afare da sfondo

    allaltare, ad evocare la volta celeste, aricordare cheil tempio il luogo dove laterra si unisce al cielo, cos come la crocesegna con lincontro dei suoi assi, il pun-to dincontro tralorizzontale e il verti-cale, tra ci che sta in basso e ci chestain alto.

    Il gioco si chiamavaP a r a d i s o, oppureParadiso e I n f e r n o, oppure semplice-mente ilMondo.

    Ai quattro angoli del quadrato nelqualeinscritto il labirintodellaChiesa

    di Sainte Foy a Slstat, inAlsazia, sonorappresentati i quattrofiumi dellaGenesi.

    Il Signore Iddio piant un giardinoin Eden, ad oriente, e quivi poseluomo che aveva formato; [] I nEden nasceva un fiume che irrigava

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    tutto il giardino e quindi si divide -va in quattro capi. Il nome del pri -mo Fison [ ] il secondo fiume sichiama Gihon [ ] il terzo si chia -ma Tigri [ ] il quarto

    fiume lEufrate.

    Il gioco del Paradisosi svolgeva con unaseriedi marcedotatedi

    una sempre maggioredifficolt (Paolo Santar-cangeli definiscemoltobene p e r e g r i n a z i o n ei m p e d i t a il viaggio sim-bolico nel labirinto).

    Si lanciava unapietra sulla casella dacui partire, la prima, poila seconda, poi quellasemprepi lontana, chedoveva essere raggiuntacon un salto.

    Il percorsoeracompiuto,poi, saltandosu una gamba sola (non proprioquestalaDanza delle gru di Teseo?).

    Giunti allaltezzadellacasellacosid-detta del riposo, si appoggiavano i duepiedi per terra, poi si ripartivasuunpiedesolo e, arrivati sul braccio pi corto dellacroce, (lanticamera del Paradiso) siappoggiavanoancorai duepiedi per terra,allargando le gambe.

    Con le gambe si disegnava cos un tri-angolo conil vertice rivolto verso lalto,simboloprimo,nei geroglifici egiziani delcapo del Dio (al centro del transetto, nel-la cattedrale, laltare di Dio, luogo del-lincontro con la divinit) simbolopitagorico della saggezza (si dice con i

    piedi per terra di chi agisce con prudentesaggezza, come chi deve procedereessendo giunto al centro del labirinto),simbolo del fuoco e dellintellettocreati-

    vo (il fuoco dellArtista).In questa posizione

    poteva accadere dial l argare le bracciaalzandole allaltezzadelle spalle: la figura

    conlaqualerappresen-tato luomo di Vitruvio eil noto disegno dellUo-mo inscritto in un cer-chio di Leonardo, il cer-chio del quale il centro ovunque e la circon-ferenzainfinita, luomoal centro dellUniverso,luomo che con il suocorpo ne sia una mani-festazione che la misura,luomo che portadentro

    di s,nel propriocentro, il centrocreativodellUniverso, il GrandeArchitetto, delquale fatto a immagine e somiglianza.

    Giunti inquestaposizioneal centrodelSantodei Santi, dopo averposato i piedi

    per terra si facevaun salto invertendo laposizione, per porsi nella condizione ditornare indietro (l a l c h i m i s t e dice ilfratello di Heliopolis refait donc, ensens inverse, mais avec prudence, lenteur,

    persvrance, le parcours rapidementeffectu au dbut de son labeur).

    Ma il pi ritrarre e risalire al sole /questa limpresa e la fatica.

    lavvertimento della Sibilla.

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    Daidalos. Il gioco dellArtista, D. Banaudi

    Il labirinto il m u n d u s, il luogo, loscenariodovesi svolgelavita,il simbo-lo della vita stessa.

    Il Labirinto della Catte-drale di Chartres era dettola lieue (la lega, poichiltempo per percorrerlo inginocchio, rappresentandoin penitenza il pellegri-naggio a Gerusalemme,

    era quello che si impiega-vaper percorrerea piedila distanza di una lega)maanchele lieu, il luogoper eccellenza, il luogodove liniziato percorre ilsuo cammino verso laconoscenza.

    Unaltro gioco si prati-cava fino a pocotempo fa, ma lo si trovaanche fra le antiche incisioni rupestri, edil cosiddettogioco del filetto o t r i s o i llupo e la pecora.

    Si tratta di un disegno in genere incisosu una pietra che troviamo anche talvoltasul rovesciodellescacchiere, costituitodatre quadrati concentrici (la triple enceintedes druides) collegati daquattrolineeper-pendicolari ai lati edalleduediagonali (ilquadrato, la croce, i raggi del cerchio nelquale inserito il quadrato: la terraquadrata perch finita, secondo quattrodirezioni, il cielo, il cerchio simbolo del-

    linfinitavolta celeste, la croce, simbolodellunione tra il cielo e la terra, per ilcentro della quale passa laxis mundi,lasse del mondo.

    Viene detto filetto, perch labilitprimaria in questo gioco consiste nel-lallineare le pedine secondo un filo con-

    tinuo (il MaestroharicevutodaA r i an n alo strumento delliniziato, il filo delsaperetradizionale); tris perchtresono

    i quadrati, tre sono lecinte sacre della citt(scrivono Chevalier eGheerbrantnel D i c t i o -nnaire des symboles:la formation par troisest, avec le carr,

    dailleur en conjonc -tion avec lui, la base delorganisation urbaneet militare).

    Tresonolefasi del-la Grande Opera, tresono i suoi elementideterminanti: lo zolfo,il mercurio e il sale, i

    tre simboli che liniziando trova nellaCaverna.

    Le pedine sono bianche e nere, il lupoe la pecora, il neroe il bianco delp a v i -mento a mosaico, la prova visiva del benee del male.

    Il giardinodellEden, il P a r a d e i s o s diviso in quattro parti dai quattro fiumi,cos comei quadrati sonodivisi inquattronel gioco; al suo centro stalalbero dellaconoscenza del bene e del male, lalberodel serpente, lalbero della spirale, il cen-tro del labirinto.

    Nel gioco del Mondo o del Paradiso,

    di cui parlavamo prima, nella prima pro-va, si getta una pietra sulla casella che sivuole raggiungere, la si raggiunge con unsaltoepoi si compie il percorsocammi-nando su una gamba sola (laDanza delle

    g r u: la gruunuccello migratorecomelOca selvatica).

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    Camminando su una gamba sola, ilgiocatorepercorreil labirinto,cercando l adiritta via, la strada maestra, la strada delMaestro, e, giunto ametdel viaggio, ponei piedi aterraeinvertelamarcia,enel suoper-corso, per il ritorno, sisposta di lato, perseguire la via della

    luce, e disegna a terrauna elle, la mossa delcavallo, il passo delCompagno.

    La pietra segna lameta, il viaggio laricercadellavia diritta:rectificando troverai la

    pietra.Nelleprovesucces-

    sive, sempre pi diff i-cili, si cammina ponendo sul piede destrouna pietra, e nellultima, si rovescia ilcapo allindietro per impedire la vista deldisegno a terra e si porta la pietrasullafronte (dal piede, che tocca la terra, lapietra portata nel cielo, che il capo rap-presenta).

    Poi bisognaprocederefermandosi adogni casella, senza calpestare le lineedivisorie.

    Per superare la provaoccorre control-lareil proprio agire, conoscereperfetta-

    mente landamento del percorso, il suodisegno, la sua forma, la sua misura (sul-laportadel Tempiodei Misteri stascritto:conosci te stesso, e insieme conosci lamisura).

    Occorre saper usare la squadra e ilcompasso, conoscere la geometria.

    Al centro dellacroce, nellaposizionedelluomoArtista, coni piedi, lemani elatesta,abbiamosegnatoconil nostrocorpo

    la figura del Pentagram-ma, della stella a cinquepunte, simbolo eccel-lente di Pitagora (N e s -suno qui entri, che nonconosca la Geometria).

    La pietra stata

    trovata, ma bisognasaperla portarenel pro-prio viaggio; lArtistaportacons, portain sla pietra, per uscireconessa dalle tenebre dellabirinto, dal crogiuolodellopera, dal fuocodellathanor(al centro iltriangolo simbolo delfuoco: le second con -

    cerne la mutation, par le secours du feu,de la matire prpare).

    Per non far caderela pietra, il gioca-tore che laporta sul piededevetenerelagamba rigida, come nel geroglifico diGeb: il segno della squadra, il segno dichi lavora la pietra.

    Mentreprocede,adognipasso,luomocon la pietrasulla fronte recita unasortadigiaculatoria: h a m.Il suonoquellodel-linspirazione, il suonosul qualeci si con-centra, seguendo mentalmente il suono

    del proprio respiro per raggiungereunostatodi calmaconcentrazione, premessadella meditazione(in quellaposizioneilrespiro pi ampio). lo stato che attivail processo dellintuizione conoscitiva,che consentedi comprendere il finedelviaggio.

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    Daidalos. Il gioco dellArtista, D. Banaudi

    Chi controlla che non vi siano errorinel percorso (il Maestro, la Guida, Vi r-gilio, Arianna) risponde pronunciandoSalam, senonsi commes-so un errore, e il camminopu proseguire; rispondeinveceSalamon, seil pas-so o loperazione sonosbagliati, e quindi bisognatornareallinizio, comenel

    gioco dellOca.A proposito della figuradel labirinto, Fucanelli (L e sDemeures Philosophales,cit.) afferma che:

    Ornait frequemment lesfrontispices des manu -scrits alchimiques dumoyen ge. On lappelaitcommunment Labyrinthede Salomon, [ ] elle se trouvait

    reproduite sur le dallage de nosgrandes glises ogivales.

    Il dedaloeradunqueassociatoal nomedel Costruttore del Tempio.

    Al nome di colui per il quale Hiramlarchitetto, il figlio della vedova, espertoin ogni genere di lavoro in bronzo, fuseleduecolonneinbronzo,leduecolonnedainomi diversiJachin eBoaz.

    Il bronzouniscelo stagnoe il rame, i

    colori della luna e del sole.E i dueastri evocanoil nerodelletene-bredellanottee il bianco della lucedelgiorno.

    Al centro del Tempio di Salomone stail Santo dei Santi, il luogo dellArca del-lAlleanza, il luogo dellinizio e della

    fine, il luogo della conoscenza del bene edel male, il luogo della coincidenza degliopposti.

    Al centrodelloschema del gio-co del Paradisoil giocatore saltae inverte il cam-mino, mostra,arrivando, la

    faccia versolabside, versoilcielo, e poi,invertendo, tor-naversolaterra.

    Al centro sitrova lo spec-chio. S p e c u l a r e lArte delfilosofo, lArte

    Reale speculati-va, ma insieme deve essere operativa, nelsenso pi ampio che Gunon ha dato allaparola (Ren Guenon,Aperus sur lini -t i a t i o n, trad. it. Considerazioni sul -lIniziazione, 1966).

    Il lungo e faticoso Lavoro, il lavorodellArchitetto, il lavoro di Dedalo, illabor intus, la faticae la ricerca pazientedellOpera.

    S p e c u l a r e ancheesplorare,osservareallintorno, ricercare,esaminareattenta-mente (nellosservare attentamente, loc-

    chio, insieme alla mente, non percorreforse una spirale, un labirinto?).S p e c u s lantro, la cavernainiziatica.

    S p e c u l u m lo specchiocheliniziatotro-vaal centrodel labirinto, nellaprovadimezzo, il conosci te stesso, la riflessione,e linversione dellessere.

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    Il salto al centro della croce.Al centrodel LABIRINTOlaparola.Il lavoro conduce alla parola.Cos basta cercarla, facendo un

    salto, il saltodellilluminato, ilsalto delle u r e k a, il salto digioia, e operando unin-versione.

    Il gioco il giocodella croce, la croce

    lamatricedel labirinto.G e n e r o s a m e n t elAdepto, figlio diHeliopolis, allude allacroce, quella chericevette i trechiodi orri-bili e indica la via del fuoco.

    Post Scriptum

    Avrei desiderato che il titolo di questeriflessioni fosse: Il Simbolo dei

    S i m b o l i, poich il labirintocontiene e riassume tutti

    gli elementi del linguag-gio simbolico.

    Il percorso che lamente compie attra-

    versando i veli delsignificato proprioquella che il labirintorappresenta.

    Ma poi non hosvoltoquestatesi: imboc-

    cata la porta, ho preso unastradadifferente,unadelletante

    possibili, o forse lunica, quella cheporta a vederne molte, a scegliernealcune,apercorrerne,per finire,unasola.

    E cos, questo mio lavoro, ha presoesso stesso la forma del labirinto.

    La forma corrisponde al contenuto.Il titolo, allora, era, in fondo, quello

    giusto.

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    Centralit dellUomo:Dante Alighieri e Cecco Angiolieri

    Due uomini, due modi di essere, due centralit

    di Pietro Francesco Bayeli

    Universit di Siena

    In the present article the Author analyzes the radical difference between twofamous XIIIth century Tuscanian poets: Dante Alighieri and Cecco Angiolieri.The direct contrast between them shows not only two different characters, butalso two incompatible perceptions of the world and of the life; in other words twocontrasting spiritual identities.

    uomo nonpu, in primis,cheoccuparsi di sestesso,e quandanche rivolga la

    propria attenzionealla terra, al mare, alcielo, alle stelle, alluniverso intero, lo fain ragione della propria persona, dellapropria centralit.

    unegocentrismoinnegabile,naturalee spontaneo: sia in una visione centripetadi attrazione, di richiamo al proprio Io, diincombenzadellAmbiente, del Mondo,del Creato, visti comescenari che ci cir-

    condano, cheesistonoperchnoi esisti-amo; sia in una visione centrifuga diestrinsecazione, di astrazione, di identifi-cazione del proprio Io, dispiegato nellaNatura, nel Firmamento, nellUniversoinfinito: un dissolversi delluomo nel-lambito del Creato.

    Negare questo egocentrismo negare

    la verit.Riferimenti e conferme sia storiche,

    sia poetiche, sia letterarie di questo ego-centrismo si possono evidenziare adesempio nelloperaprincipaledi Dante:La Divina Commedia.

    Luomoal centrodelleTreCantiche:I n f e r n o, P u r g a t o r i o, P a r a d i s o, cio i treaspetti dellanimo umano.

    I n f e r n o: laffermazione dei Sette

    Vizi Capitali (Superbia, Av ar i z i a,Lussuria, Invidia, Gola, Ira,Accidia), la negazione dei DieciComandamenti.

    P u r g a t o r i o: lincertezza, lindeci-sione; una cattiveria incerta, unabont incompiuta.

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    P a r a d i s o: lesaltazione utopica,mistica delle VirtTeologali: Fede,Speranza, Carit.

    Luomo, nella realt, nel-la essenza naturale delCreato, ha in s tutte etrequestepotenzialit:Male, Indiff er en z a,Bene.

    Ma questo uomocome vuole essereconsideratoedesami-nato: nella utopicaesaltazione del bene,ovvero nella concretezzadi unlaidoegoismoequindiin unottica parziale della suacomplessa personalit? Oppure lovogliamo studiare nella realt basculantedellesuetreanimedel Bene, del MaleedellIndifferenza?

    Logicaerazionalitci impongono distudiarlocos comeessorealmente, coscomelanaturalo haconcretamentefor-mato: complesso, contrastante, contrad-dittorio, paradossale.

    Sequestalarealt, sequestoil veroUomo ancheleespressioni del suo pen-siero non possono essere che complesse,contrastanti, contraddittorie, paradossali.

    LUomo deve essere considerato nellasua realt, vissuto nella sua naturale

    poliedricit,amatonellesuerealizzazioni,odiato per le sue negazioni e perversioni,biasimatoper lesueindecisioni,per lasuaindifferenza.

    inquestocoacervodi valori filosofi-ci, religiosi, etici, morali, giuridici, politi-ci, chelUomodeveessererealmentepre-

    miato o punito a seconda di quei meriti odemeriti che il senso pi comune della

    giustizia, il buon senso, confer-mano come valori primari,

    immutabili, eterni e daritenersi universali.

    E torniamo aDante A l i g h i er i(1265-1321), alla

    sua maestosit,allasuagrandezzae universalit.NellaDivina Com -

    m e d i a ha espressotutta la complessit

    dellUomo e con forzapoetica, nella struttura alle-

    gorica del Poema, ha dispiegatoadalto livello lequilibrio di unagrandelezione morale e civile. unopera perlumanit.

    Recentemente,aSiena, sonostati pub-blicati, a curadi Menotti Stanghellini, iS o n e t t idi Cecco Angiolieri, nato nellastessacittnel 1260daLisadeS al i mbenie da Angioliero, figlio di A n g i o l i er oSolafica, famiglia nobile di parte guelfa.

    La morte di questo soldato e cittadino,riottoso eribelle, etero ed omosessuale,appassionato di poesia, pittore di unoscorcio di vita senese medievale, vienefatta risalire al febbraio del 1313.

    Cecco, discendente di banchieri arric-chiti, ha il denaro nel sangue, il poetadellemonetedoro, dellamoreprofano,carnaleesanguigno,il poetadegli istin-ti umani, odorosi e sudaticci. Il suo scor-ciodi vitadi basso livello, manonperquesto meno vero e dimostrativo della

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    complessitdellapsicheumana.Ecco alcuni dei Sonetti.

    Amore e pene damore perRebecca (Becchina):

    3 SONETTO

    Sonetto, da poi chio nontrovo messo,

    che vada a quella che l mecor disia,merz, per Dio! or mi va tustessoda parte mia, e s che beneistia;

    e dille che damor so mortoadesso,se non maiuta la sua cortesia:e quando tu le parli, sta dun canto,chio ho dogni persona gelosia.

    Se mi degnasse volermi a servente,(ancor non mi si faccia tanto bene),

    promettile per me: sicuramente;

    che ci che a la gentile si conviene,io lo far di buon cor, s, lealmente,s che ella avr piet delle mie pene.

    MaRebeccarispondemostrando unacerta indifferenza:

    7 SONETTO

    La mia malinconia tanta e tale,chio non credo che segli l sapesse,un, che mi fosse nemico mortale,che di me di pietade non piangesse.

    Quella per cui mavvien,poco ne cale,ch mi potrebbe, se ellavolesse,

    guarir in un punto ditutto il mio male,se ella pur: Io todiomi dicesse.

    Ma questa la risposta

    che ho da Lei,che ella non mi vuol nmal n benee che io vada a far li fat -ti miei:

    che ella non cura se ioho gioia e pene,

    men duna paglia che le vatra i piei;mal grado nabbi Amor, che a lei midiede.

    Lamoredi Cecco per Rebeccacosgrande da fargli rifiutare persino loro.Ma una licenza poetica, una rinunciaipotetica, una ipocrisia.

    17 SONETTO

    Se tutta lacqua balsamo tornasseE la terra oro doventasse a carrate,e tutte queste cose me donassequel che navrebbe ben la podestate,

    per che mia donna del mondo pas -sasse,io gli direi: Missere, or labbiate;ed anzich al patto mi accordassi,sosterrei dura morte, en veritate.

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    Ch solamente due o pur tre capeglicontra sua voglia non vorreilescisse,

    per caricar doro mille cammelli.

    Ma io vorrei che ella mel credesse;ch tante maitinate e tanti svegli,come li fo, noncredo chio li

    perdesse.

    Prosegue cosl a v v i c i n a me n t oamoroso:

    19 SONETTO

    son s altamenteinnamorato,a la merz dunadonna e dAmore,che non ha al mondo re n impera -

    tore,a cui volesse io gi cambiar mio stato;

    chio amo quella a cui Dio ha donatotutto ci che conviene a gentil core;donqua, chi di tal donna servidoreben se pu dir che in un buon piane -to nato.

    Ed ella hal cor tanto cortese e pianoinver di me, la mia gentile manza,che, sua merc, basiata li ho la mano.

    E s, me di ancor ferma speranzaChe di qui a poco, se Dio me fa sano,che compier di lei mia disianza.

    Scoppia il desiderio sessuale:

    18 SONETTO

    Io ho s gran paura di fallareVerso la dolce gentil donna mia,chio non lardisco la gioia doman -dareche l mi coraggio cotanto disia;

    ma l cor mi dice pur das -sicurare,

    perch in lei sento tantacortesia,cheo non potrei quel dicern farechadirasse la sua segnoria.

    Ma se la mia ventura miconsenteChella mi degni di farmiquel dono,

    sovrogni amante vivergaudente.

    Or va, sonetto, e chielle perdono,sio dico cosa che le sia spiacente:ch sio non lho, gi mai lieto nonsono.

    Becchina si concessa e Cecco haavuto quello che desiderava:

    23 SONETTO (dialogato)

    C e c c o : Becchinamore, io ti solevo

    odiarea rispetto chio tamo ora di buoncuore.R e b e c c a : Cecco, s mi potesse inte fidare,el mie cuor fura di te servidore.

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    Centralit dellUomo: Dante Alighieri e Cecco Angiolieri, P.F. BayeliC e c c o : Becchinamore, piacciati

    provareSe io ti son leal o traditore.R e b e c c a : Cecco, sio mi potessein te fidare,el mie cuor fura di te servi -dore.C e c c o : Becchinamore, or veg -

    gio certamenteChe tu non vuoi che io servir ti

    possa,da pu che mi comandi limpos -sibile.

    R e b e c c a : Cecco, lumilt tuamha s rimossa,che giammai ben n gioia il micor sente,se di te nove mesi non vo

    grossa.

    Il desiderio soddisfatto, ora Cecco sazio e tranquillo.

    26 SONETTO

    Qualunque ben si faccia, natural -mentenasce dAmor, come dal fior el frutto,chAmor fa lomo essere valente.

    Ancor fa pi: chegli non trova sbrutto,

    che per lui non si adorni immanti -nente,e non par esso poi, tanto si muta tutto;dunque po dicer bene veramente:chi non ama sia morto e destrutto!.

    Chomo val tanto, quantha in s bon -tate

    E la bont senza Amor non p stare:dunque, ben ho io usato veritte.

    Or va, sonetto, senzadimorare,a tutti innamorati einnamorate,e di lor che Becchinache ti fa fare.

    Cecco non resistealleterno femminino:ha tradito Rebecca peruna certa Piera, nonmeglioidentificatadallecronache dellepoca:

    42 SONETTO(dialogato)

    Cecco: Becchinamor.Rebecca: Che vuo, falso tradito?

    Cecco: Che mi perdoni.Rebecca: Tu non ne s degno.Cecco: Merz, per Deo!R e b e c c a : Tu vien molto gecchito.Cecco: verr sempre.Rebecca: Che sarammi di pegno?

    Cecco: La buona f.Rebecca: Tu ne sei mal fornito.Cecco: No verso di te.R e b e c c a : Non scalmar, che io nevegno.Cecco: In che fallai?.Rebecca: Tu sa che labbo udito.Cecco: Dimmel, amor.R e b e c c a : Va, f che ti venga unsegno.

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    Cecco: Vuo pur chio muoia?.Rebecca: Anzi, mi par millanni.Cecco: Tu non di bene.Rebecca: Tu minsegnerai.Cecco: Ed io morr.R e b e c c a : Oim, che tu mingan -ni!.

    C e c c o: Dio te lo per -doni.

    R e b e c c a : E ch non tene vai?Cecco: Or potessio.R e b e c c a : Tegnoti perli panni?C e c c o: Tu tieni lcuore.Rebecca: E terr con i tuoi guai.

    Le tre gioie di Cecco:

    74 SONETTO

    Tre cose solamente mi so in grado,le quali posso non ben fornire:cio la donna, la taverna e l dado;queste mi fanno l cuor lieto sentire.

    Ma s me le conven usar di rado,ch la mia borsa mi mette a mentire;e quando mi sovvien, tutto mi sbrado,che io perdo, per moneta, il miodisire.

    E dico: Dato li sia duna lancia!,e ci a mi padre, che mi tien s magro,che tornerei senza indugio anche diFrancia.

    Trar un denai di man seria pi agro,

    la man di pasqua che si d la mancia,che far pigliar la gru ad un bozzagro.

    Si presenta poi lavversione per ilpadre, espressa con parole rabbiose:

    78 SONETTO

    Il pessimo e ilcrudele odio

    chio portoa dirittaragione al

    padre meo,il far vivar

    pi che aB o t a d e o ,

    e di ci, buon Dio, me ne sono accor -t o .

    Odi, Natura, se tu hai gran torto:laltrier li chiesi un fiasco di raspeo,che ne ha ben cento cogna il can

    giudeo;in verit, vicin mebbe che morto.

    Se io gli avessi chiesto di vernac -cia!,dissio, solamente a lui a provare:s, mi volle sputar entro la faccia.

    E poi m detto chio nol debba odi -are!

    Ma chi sapesse ben ogni sua traccia,direbbe: Vivo, il dovresti mangia -re!.

    Ma forse tutti i torti il padre non li ha:sentite che dissipatore!

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    Centralit dellUomo: Dante Alighieri e Cecco Angiolieri, P.F. Bayeli93 SONETTO

    I son s magro che quasi traluco,de la persona no, ma de lavere;ed abbo tanto pi a dar che avere,che m rimaso men dun

    fistuco.

    Ed mmi s turato ognimi buco,chio non ho pi che darn che tenere.Ben m ancora rimastoun podere,che frutta lanno il valordun sambuco!

    Ma non ci ho forza, chiosono innamorato;ch s io avesse pi oro chenon sale,

    per me saria in poco tempo dilapida -

    to.Or mi paresse almeno pur di far male!

    Ma come pi struggo, pi son avvi -atodi voler far di nuovo capitale.

    CeccoAngiolieri appareancheparti-colarmente depresso:

    97 SONETTO

    Io, ho s poco di quel chio vorrei,che non so chio potesse meno avere;e s mi posso un cotal vanto dare,che sio toccassi oro, piumbo il farei.

    Ch sio andassi al mar, non credarei

    Gocciola dacqua potervi trovare:s chio sonoggi al massimo di sven -tura,che se volessi, scender pi in bassonon potrei.

    Per malinconia nonmi dar,anzi mallegrer delmi tormento,

    come fa del rio tem -po luom selvaggio.

    Ma che maiuta solun argomento:chio aggio uditodire ad omo saggiochel vne un giornoche val pi di cento.

    Cecco,spregioso,arrogante, invidioso,litigioso,sguaiatocondileggiosi esprime

    contro Dante Alighieri:

    111 SONETTO

    Dante Alighier, sio son buon bego -lardo,tu me ne tien ben la lancia a le reni;sio desino con altrui, tu vi ceni;sio mordo il grasso, tu vi sughi ellardo;

    sio cimo il panno, tu vi freghi el car -

    do;sio so discorso, tu poco t affreni;sio gentileggio, tu misser tavvieni;sio so fatto romano, tu lombardo.

    Si che, laudato Iddio, rimproverarepoco pu luno a laltro di noi due:

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    sventura o poco senno ce l fa fare.

    E se di tal materia vo dir pie,Dante, risponde, chio tavr a stan -care,chio son lo pugnerone, e tu se l bue.

    Ma Dante dallalto dellapropria personalit, del suocarisma, senza neppure

    nominarlo,perchCec-co considerato comeniente,nessuno,econun sarcasmo, unasatira,unironiatagli-enti, penetranti, uren-ti, loponetraleS a n e s i

    g e n t i del Canto29del-lInferno(Girone8,Bol-giaX), condannateagrattar-si rabbiosamente la scabbia, larogna, per leternit: una pena umiliante,

    dispregiativa. Non una sofferenza digni-tosa seppur grave e dolorosa, come indi-cato dalla legge del contrappasso (penemodulateper analogia o contrasto sullecolpe commesse, in modo da punirecostantementelacolpacommessaeripro-porla, a monito, per leternit).

    Ed io dissi al Poeta: Or fu giammaiGente s vana come la Sanese?[]

    Onde laltro lebbroso, che mintese,Rispose al detto mio: tranne lo Stric -caChe seppe far le temperate spese;E Niccol, che la costuma riccaDel garofano prima discoverseNellorto, dove tal seme sappicca,

    E tranne la brigata in che disperseCaccia dAscian la vigna e la gran

    frondaE lAbbagliato il suo senno proferse.

    Infine la vera indole di Cecco: provo-catorio, sarcastico,aggressivo, irriverente,

    dissacrante, blasfemo, ma, nello stes-so tempo vibrante e originale:

    82 SONETTO

    Sio fosse foco, ardereilmondo;sio fosse vento, lo tem -

    pesterei;sio fosse acqua, i lan -

    negherei;sio fosse Dio, mandere il en

    profondo

    sio fosse papa, allor sarei giocondo,

    ch tutti i cristiani imbrigarei;sio fosse imperator, ben lo farei:a tutti taglierei lo capo a tondo.

    Sio fosse morte, andarei a mi padre;sio fosse vita, non starei con lui:similemente faria da mi madre.

    Sio fosse Cecco, comi sono e fui,torrei le donne giovani e leggiadre,e vecchie e laide lasserei altrui.

    Una vita di esaltazionedel vino, deipiaceri, del danaro,delledonne,unaasso-lutadeprecazioneossessivadellapovert,unodio per i genitori, unadissacrazionedelladivinit,unamaledizionedel mondoche gli impedisce la soddisfazione deipropri vizi.

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    Centralit dellUomo: Dante Alighieri e Cecco Angiolieri, P.F. BayeliMa,anchequestounuomo,infernale

    per la sua carnalit e visceralit, non cer-toparadisiaco per misticaeutopia. unuomosbilan-ciato nel suo essere enei suoi desideri, carentedi quellequilibrio, diquella centralit riscon-trabile invece su Dante,nellesuetreCantichedel-

    l I n f e r n o, delP u r g a t o r i o,del Paradiso.Non un confronto

    letterario quello chedesiderofaremaunacon-trapposizine di caratteri,di personalit, di visionedel mondo edei suoi valori: duediversecentralit delluomo.

    Cecco: unacentralitalivellodel tuttoviscerale,animale, ferino.Dante:unacen-tralit sublimata da valori culturali, etici,morali, ma non priva di risentimentiumani espressi alluopo con ironia efinanche sarcasmo.

    A parte le intrinseche qualit e poten-zialit delluno e dellaltro, la figura dan-tescasi stagliaper lequilibrio interiore,per lampiezza delle vedute.

    Cecco: uno scorcio di vita Senese;Dante: uno scorcio di Umanit.

    Conclusioni:

    Luomo vive, si muove, bascula traisuoi estremi del Beneedel Male,conper-no centrale sulla Indifferenza.

    Varianti di personalit, di cultura, dieducazione propongono livelli diversi diespressione, di rappresentativit e con-

    seguentemente di equilibrio. Ecco alloraun Cecco indecoroso, indecente, una per-

    sonalitvisceraleallaricer-cadi godimenti concreti,di sensazioni fisiche delsesso, del palato, dellavanagloriadellevinciteal gioco dei dadi, dellaprevaricantesupremazianellavitadi tutti i giorni.

    Dante dignitoso, deco-roso, colto, erudito,intellettuale, teologiz-zante e tuttavia nonscevro di sentimenti, dirisentimenti umani,

    capace di ricorrere allaironia, al disprezzo, alla satira, al sarcas-mo, in undesiderio meschino mamoltoumano di vendetta.

    Nellunolequilibriospostatosul sel-vaggio, sullanimalesco, sullistinto nonscevrodi sprizzantegenialit. Nellaltrolequilibrio bascula tra la spiritualit, lanobilt, lelevazione dellintelletto e lacorposit dei sentimenti umani.

    Tramite lo studio di questi due Autori,contemporanei e contrapposti, si con-cretizzano gli esempi di centralit del-luomo enunciati altrove in termini stori-ci, generali, socio-politici, teorici. Iprincpi generali riducono, diluisconolentit e la percezione dei problemi.

    Lapersonificazione, il confrontotralediverse figureumane, speciese contrap-poste, avvicina, rende pi percepibile,realizza pi concretamente la compren-sionefilosoficadellacentralitdelluomo,o meglio delle differenti centralitdegliuomini.

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    Riferimenti bibliografci:

    D.Alighieri (1914) La Divina Commedia. Hoepli Editore.D.Alighieri (1935) La Divina Commedia. Sonzogno Editore.C.Angiolieri (2003) Sonetti. Accademia dei Rozzi, Siena.P. F.Bayeli (2003) Centralit dellUomo, Hiram3/2003,49-53.ErasmoEditore,Roma.

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    Genesi ed evoluzione della corrente teosoficaallinterno della cultura europea

    di Antonio DAlonzoSaggista

    Through eight sections the Author traces the history and development of theTheosophical thought. First the Author introduces the general argument of thecontribution, then He describes the main aspects of this doctrine from its begin -ning in the XVIth century till its evolution in the XIXth.

    1 . Introduzione: periodizzazione ecronologia della corrente teosofica

    Capita sempre pi spesso, special-mente su Internet, di leggere articoli cheerroneamente riducono la correnteteosoficaallasoladottrinadivulgatadallaSociet Teosofica (S. T.), fondata nel1875 a New York da Madame HelenaBlavatsky e dal colonnello Henry SteelOlcott.Al contrario, la corrente teosoficapresenta, al suo interno, almeno sei suc-cessivestratificazioni storicheed pro-fondamente radicata nella cultura euro-

    pea, in particolare germanica. Nel sostra-to culturale tedesco della teosofia deve

    essere ricercato il motivodel pregiudiziogunoniano, che diventa addiritturaunostilitferocenei confronti dellaS.T. ,

    in particolare della Blavatsky. Il pensierodi Gunon focalizzato, dopo il periodogiovanile, sulletradizioni medio/estremo-orientali inparticolaresullesoterismoislamico avalla cos la sua ripulsioneper tutto ci che dorigine germanica: ilsilenzioestesoancheal paracelsismoedalla N a t u r p h i l o s o p h i e. Per Gunon, lateosofia prima della Blavatsky coinvolgepochi nomi1;malarealteffettivadiver-sa, e la corrente teosofica , al contrario,

    una delle pi importanti nella storia del-lesoterismo occidentale.

    1 Gunon, 1921: Tali sono, per esempio, delle dottrine come quelle di Jacob Boehme, di Gichtel, diWilliam Law, di Jane Leade, di Swedenborg, di Louis-Claude de Saint-Martin, dEckarthausen: noi nonpretendiamo di dare una lista completa, ci accontentiamo di citare qualche nome fra i pi conosciuti.

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    Sommariamente, possiamo distinguerenella storia della teosofia occidentale:

    Unperiodoproto-teosofico (primameteinizio secondametdel XVI sec.) checomprende le opere di Grard Dorn(1530-1584), Val en t i nWeigel (1533-1588),

    Johann Arndt (1555-1621), Heinrich Kun-

    rath (1560-1605).Una prima et del-loro della teosofia(seconda met delXVI-XVII sec.): JacobBoeheme (1575-1624), Jane Leade(1623-1704), JohnPordage(1608-1681),Quirinus Kuhlmann(1651-1689), JohannG e o rg Gichtel (1638-1710).Una fase intermedia interrotta dalloperadi Emmanuel Swedenborg (1688-1772).Una seconda et delloro (fine XVIIIsec.):MartinezdePasqually (1727-1774),FriedrichCristophOetinger (1702-1782),Louis-Claude de Saint-Martin (1743-1803).Un periodo (XIX sec.) che va da Franzvon Baader (1765-1841) alla N a t u r -

    philosophie (1815-1847).

    Un rapporto di discontinuit oggettiva, lacomparsadellagicitataSocietTeo s o f i-ca nel 1875 a New York.

    Dobbiamo includere in questa som-mariaperiodizzazione altri nomi illustri:GottfriedArnold (1666-1714), A eg i d i u s

    Gutmann, Julius Sperber (morto nel1616) Karl von Eckartshausen (1752-1803), J. Heinrich Jung-Stilling (1740-1817), Frdric Rodolphe Salzmann(1749-1821), Michael Hahn(1758-1819),Franz Hoffmann (1804-1881), Julius

    H amb u rger (1801-1884). In Olanda:

    J .B. Van Helmont(1577-1664), F. M .

    Van Helmont(1577-1664).In Inghilterra:

    Robert Fludd(1574-1637), HenriMore (1614-1687),William Law(1686-1761), D.Andreas Freher(1649-1728). InFrancia: PierrePoiret (1646-1719),

    Antoinette Bourignon (1616-1680), J .P.D. Membrini (1721-1793).Sonodaricor-dare, oltreallaLeade, duealtreteosofe,che pur non raggiungono la profonditspeculativa della prima: Bathilde dOr-lans (1750-1822) e Julie de Krdener(1764-1824).

    2. Caratteristiche e fondamenti dottri -nali della teosofia

    Ovviamente, tutti questi autori presen-tanodottrineespeculazioni variegate; tut-tavia, i teosofi europei sembrano semprefareriferimentoatrecapisaldi teoretici, ingrado di discriminare la teosofia dallealtrecorrenti esotericheoccidentali: il tri-angoloD i o - U o m o - N a t u r a , il primatodel

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    mito biblico della Creazione, la c c e s s odiretto delluomo al Mondo Superiore2.

    Il triangolo D i o - U o m o -N a t u r a caratteristico dellaspeculazioneteosofica, riman-da ad una delle classiche tria-di dellesoterismooccidentale.Dio occupa soventeil verticesuperiore, mentre alle altre

    due polarit sono riservati ivertici inferiori. La collo-cazione dellUomosullo stes-so piano (inferiore) dellaNatura indica la Caduta origi-naria, la catabasi; ma implicaanche che lesperienza umananon sia un mero essere-nel-mondo, una heideggeriana gettatezzanellinautenticit della dimensioneesistenziale: perch luomo pariteticorispetto alla Natura e di-scende diretta-mente da Dio. In altre parole, in ognimomento,daqualunquecondizione, luo-mo pu trascendere il suo destino eritornare (anabasi) al Principio, senzadovernecessariamentepatirei limiti onto-logici imposti alle altre creature.

    Il mito biblico della Creazione indicailrecupero dellImmaginario, dellelemen-to narrativo della Genesi e di tutti queifattori fantastici disconosciuti dallateolo-

    gia ufficiale. Mentre questultima si aff i-nasempre pi alle raffinate speculazioni

    logocentriche, la teosofia si appropria delrimosso teologico, della valenza allegori-cadel mitocosmogonicoeliberail sim-

    bolo ridottoormai amerasuperstizione dallagognadellametafisicascolastica.La teosofia appare dunquecome una sortadi teolo-gia dellimmagine3.

    Laccesso diretto aimondi superiori garanti-to, essenzialmente, dalpoteredellImmaginazionecreatrice.Questafacoltdioriginedivinaepresenteinmanieralatentenelluomo,

    assicura: 1) la possibilit diesplorarei diversi livelli dellarealt;2) direalizzare lanabasi, la fusione estatica eprovvisoria con il piano divino; 3) dirigenerarsi allinterno di un corpo diluce in gradodi garantire una secondanascita e assicurare cos la salvezza per-sonale.Questultimapossibilitprestataalla teosofia dal paracelsismo da cui infondo la teosofia discende ma anche daalcuni passi dei trattati ermetici p r es en t iallinternodel CodiceVI di NagHamma-di, ritrovato nel 1945. La seconda, realiz-zazione della vis imaginativa r i man d ainvece, in una prospettiva affine, allaquestione classica del luogo mistico,

    vale a dire del punto dincontro dellu-mano conil divinodenominato,di volta

    33 Genesi ed evoluzione della corrente teosofica allinterno della cultura europea, A. DAlonzo

    2 Faivre, 1996.3 Faivre, 1996: 53.

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    in volta, syntresis (egemonikn),princi -pale mentis, apex mentis, p r i n c i p a l ec o r d i s, scintilla anima4,etc. Tuttavia tra misticaed esoterismo esiste unoiato invalicabile. L es o-teristavivedi teofanie,disimbologie mediatricidellamanifestazionedelSacro; il misticoscavalca

    tutti i gradini dellascaladi Giacobbe e realizzalUnit del suo spiritocon quello divino. Leso-terista si sofferma a con-templare le figurinedel mistero; il misticodopoaver annichilitolIo,annientaancheDio stesso.

    La teosofia, nascendo allinterno diunaculturadominatadallapredicazioneluterana, si pone fin dallinizio in unaprospettivaalternativatesaal recuperodelsimbolismo mitico del c o r p u s b i b l i c o .Allinizio del XVII sec., la teologiaprotestanteera inevitabilmente inariditadal sospetto luterano sulla filosofia, con-siderata una disciplina arrogante edempia, tesa a sostituire la predicazione diCristo con la r a t i o umanistica. Sospettochedovettepresto estendersi alla stessateologia razionale. La teosofia sorge cos

    per colmare un vuoto, per rispondere aunadupliceesigenzaspirituale: daunlato

    recuperare il Mito espulso dalla specu-lazione scolastica alla fine del medioevo,

    edallaltrolatoripro-porreuna metafisi-ca alta, incentratasul primato dellin-teriorit,enfatizzatoda Lutero. Se il dis-crimine principaledei rapporti traluo-

    mo e Dio la Scrit-tura, allora lespe-rienza soggettivadella Lettura diven-taprioritaria, alter-nativaa ogni medi-azione ecclesiastica

    percepita, adesso, come arbitraria, vessi-latriceesuperstiziosa.Naturalmentetuttoquesto avviene allinterno di un pianostrettamente teoretico, perch storica-mente i pastori protestanti si rivelanofortemente ostili verso quel profetismo,che il loro maestro ha in qualche modocontribuitoaforgiareediffondere. Inaltreparole lenfatizzazione dellinterioritteorizzata da Lutero, inizia a spaventare isuoi stessi accoliti.A Grlitz,nellaSlesia,Boehme fu per lungo tempo perseguitatodal pastore luterano Gregor Richter; lesueopereostracizzate, lafamigliaelasuapersona diffamateanchedopo lamorte5

    del teosofo, avvenutanel novembre del

    1624.

    4 Vannini, 1999.5 Indicativolepisodio finaledelladevastazionedellasuatomba,dapartedelleplebi inferocite,aizzate dagli anatemi di Richter.

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    Genesi ed evoluzione della corrente teosofica allinterno della cultura europea, A. DAlonzo

    Certamentenel m i l i e u latino, le cosenon andavano meglio per i liberipensatori, eil rogo di GiordanoBrunonel febbraio del 1600netestimonianza. Tuttavia, laChiesaromana, findallinizio,siera schierata contro la libertdellinterpretazione soggettiva,assurgendoal ruolodi mediatricespirituale e di detentrice della

    dottrina. Il protestantesimo, alcontrario, si pone solo successi-vamente contro quella Libertdel cristiano, rivendicata daltitolostessodelloperaprincipaledi Lutero e che era stato il caval-lo di battaglia del Riformatore.

    A tuttequesteproblematiche, lasecon-daetdella corrente teosoficaaggiungeunapeculiarit. Inmodoancorpimarca-to rispetto alla prima epoca boehmiana epoi allafaseintermediadi Swedenborg, lateosofia tardo-settecentesca acquista unaconnotazione eclettica, globalizzante. Iteosofi successivi a Swedenborg cercanodi elaborareun sistema unitario di pen-siero,unascienzauniversale, capacedin-tegrare armonicamente le correnti eso-teriche del Rinascimento e la scienzamoderna. Si ricercano le fondamentadiunsaperetotale. Emblematicoil casodiFriedrich Cristoph Oetinger, forse il pi

    grande erudito dellesoterismo occiden-tale.Tuttavia, lavastissimaconoscenzadiOetingerpresentaunacaratteristicainedi-ta eassentenegli altri sapienti. Il magodel Sud padroneggiava oltrealla plu-ralitdelletradizioni esoteriche anchelafilosofia e la scienza del suo tempo. In

    altreparole, la(quasi) totalitdelloscibileumano: dallacabbala allafisiognomica, dal neopla-tonismo alla dialettica,dallelettrologia fino almagnetismo.

    3 . Il periodo proto -teosofico (prima/seconda

    met del XVI sec.)

    Come abbiamo detto,la corrente teosofica siforma per colmare unvuoto, per recuperare la

    dimensione mitica dellImmaginario reli-gioso occidentale strutturato allinternodei mitologemi biblici. Seda un lato lacontinuitoggettivapuessererintraccia-tanella scuola di Chartres, o, per restarein ambito germanico, nelle sapientivisioni di Hildegarde di Bingen (1098-1179), dallaltro per quanto riguarda lavera e propria filiazione esoterica sideve guardare alleredit paracelsiana.Nel primo caso si devericordarecome,prima dellavvento della Scolastica, lateologia fosse una forma di pensieromolto vicina a quella esoterica. La scuoladi Chartres, ad esempio, possedevaunametafisica intrisa di suggestioni sim-boliche e mitiche. Le stesse visioni di

    Hildegarde di Bingen sono pervase dirichiami gnostici emanichei: inogni caso,ermetici. Del resto, Paracelso (1493-1541) afornirei capisaldi dottrinali, pipropriamente qualificabili come esoteri-ci, alla speculazione teosofica.

    La ricerca paracelsiana si esplica nel-

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    lelaborazione di una Filosofia dellaNatura (ancorauna volta, rimossa dallaScolastica), strutturata sulla medicina,sulla cosmologia, sulla cor-rispondenza simbolica deipiani del Cosmo. soprattuttoquestultimo aspetto adiventareprioritario allinternodellimpianto teoreticoteosofico. Mentre lAntico

    Testamento presenta il MondocomeeffettodellaCaduta,del-lincolmabile distanza/sepa-razioneassiologicatralaNatu-ra e Dio, tra il Creato e il Cre-atore, trail Padroneei servi,Paracelsorestituisceplatonica-mente unadignit ontologica alregno della Materia, facendola assurg er eacopia,specchio del Cielo.SelaNaturaunriflesso,seppurimperfetto,del Mondointelligibile, allora essa non pu essereconsideratasoltanto come radicale frat-tura ontologica generata dal peccatoedenico. Il Creato, quantomeno, diventaunamappa per ritrovare il volto nascostodel Creatore-che-giudica.

    Leredit paracelsiana quindi con-fluita nella speculazione teosofica, chetuttavianondeveesserepensatacomeunavera e propria dottrina unitaria, ma, piut-tosto, come un complesso di elaborazionisoggettivecondivisenel richiamo ai tre

    postulati sopra descritti (il triangolo Dio-Uomo-Natura, il primatodel mito, lac-cesso diretto al Mondo Superiore). Come

    abbiamo visto, usuale far coinciderelavventodellacorrenteteosoficaveraepropria con linizio della speculazione

    boehmiana; quin-di ci che pre-cede la comparsadel Ciabattinodi Grlitzsoli-tamenteindicatocome periodo

    p r o t eo s o f i c o ,senza che questopossasignificarela svalutazioneintellettuale deisuoi esponenti.S emp l i c emen t e,

    Grard Dorn,ValentinWeigel, JohannArndt, HeinrichKunrath sono pi lontani dalla teosofia diBoehmeepivicini aParacelso,di quan-to lo sia, ad esempio, Swedenborg.

    Grard Dorn(1530-1584), infatti, puessere considerato come il vero e proprioepigonoecontinuatoredi Paracelso.Oltrea commentare e promuovere gli scrittiparacelsiani, Dorn elabor una Filosofiadella Natura molto raffinata, attenta aivari postulati alchemici.

    Nelloperadi ValentinWeigel (1533-1588), possiamo rintracciare oltreallasolita influenza paracelsiana anche

    lereditdellamisticarenano-fiamminga6.Fu soprattutto Meister Eckhart, tra imistici medioevali tedeschi, ad influen-

    6 Solitamentesi tendearicondurrelamisticarenano-fiamminga(XIII -XIV) aRuusbroec,aMeis-ter Eckhart, a Suso, a Taulero, allAnonimo Francofortese, a Cusano.

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    zare il pastore protestante, autore di untrattatointitolatoGnthi seautn (C o n o s c ite stesso). Il fulcro della meditazioneweigeliana il rifiuto dellautorit esteri-ore, confessionale, dot-trinale (egli abbandonanche le cariche reli-giose per proseguire lesuemeditazioni libereesolitarie). Il principio

    dello Spirito, la scintil-la divina, si trovaall interno dellanimastessa, nelluomo interi-ore.Allo stesso modo lachiesa storica e la Scrit-tura, non hanno impor-tanza per Weigel: laSalvezza non provienedal Cristostorico,madal Cristointeriore,immagineperfettadellintroiezioneillu-minata e appartata. Luomo interiorediventa quindi il fondamento del macro-cosmo, perch contiene in se stesso lagenerazione del Logos divino.

    AncheJohnArndt (1555-1621) fu unpastore protestante tedesco. Redassediverse opere della mistica medievale;oltre che ad Eckhart sispir ad altreimportanti figure religiose, comeA n g el adaFoligno eBernardo di Chiaravalle. Ilcapolavoro di Arndt sono i Sei libri delc r i s t i a n e s i m o (in un primo tempo i libri

    eranoquattro), incui tentadi armonizzareecombinarelamisticamedievalecon ilparacelsismo e lalchimia. Troviamo in

    Arndt anche la cosiddettadottrinadellaseconda nascita, ossia la formazione diun nuovo corpo allinterno dellanima, ingrado di realizzare la salvezza personale.

    Heinrich Kun-rath (1560-1605)scrisselA m p i t h e -atrum Sapientiae

    A e t e r n a e, un trat-tato alchemico-

    teosoficochecon-tribu a diffondereinGermaniail ter-mine teosofia,soppiantando pro-gressivamente lad e n o mi n a z i o n epi datata e

    sospettadi magiad i v i n a7. LA m p i t h e a t r u m segna anchelinizio di un nuovo stile, un modo inedi-todi scrivereespecularericcodimmagi-nieillustrazioni. Daquestomomento,tut-ti i libri di alchimia si arricchiscono disimboli disegnati allinterno di paginecoloratissime; tuttavia, la ricercaicono-grafica subisce presto una battuta diarrestoedsoltantonel secolosuccessivoche simpone definitivamente.

    4 . La prima et delloro della teosofia(seconda met del XVI-XVII sec.)

    Solo con Jacob Boehme, per, la cor-rente teosofica acquista la sua conno-tazione definitiva. Il vero fondatore della

    7 Faivre, 1996.

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    teosofianascenel 1575adA l t - S ei denberg(Slesia). Nel 1599 si spost nellavicinaGrlitz dove esercitper tutta la vita ilmestiere di calzolaio.Sposa CaterinaKuntzschmann, figliadi un macellaio. Lostesso Boehme, eranato in una famiglia

    molto povera, stu-diandodaautodidatta.Alla nascita del primofiglio, Boehme inizia ad avere le sue illu-minazioni. Il primo testo, lAurora chesorge del 1612, ma il manoscritto circo-laprimaclandestinamente,diffondendolafama di Boehme ed attirando su di lui li-radi GregorRichter,pastoreprotestanteaGrlitz. Nel 1613, Richter fa arrestareBoehmecon laccusadi eresia. Boehmevienerilasciatoconlacondizionedi smet-tere di scrivere. Jacob, tuttavia, ricomin-cia presto a divulgare il suo pensieroanchefuori della Slesia. Tra il 1619 e il1623 scrive: Descrizione dei tre principidellessenza divina, la triplice vita del -l u o m o, Quaranta questioni sulle anime,Lincarnazione di Cristo, Sei puntit e o s o f i c i, Lelezione di grazia, De signa -ture rerum,Mysterium magnum. MalaVia a Cristo, stampata nel 1624, cherisveglia lira, mai sopita per la verit, di

    R i c h t er. I l ciabattino di Grlitz sotto-postoadunnuovoprocesso: invanocercadi ottenerelaprotezionedel principe. Nelmaggiodel 1624, Richter scatenalecom-pulsioni delle masse contro la famiglia di

    Jacob. Il 17 novembre Boehme muore;qualchemeseprima,erascomparsoanche

    R i c h t er. Il funerale religioso vienecon-cesso a Boehme con grosse difficolt e

    tramite la medi-azione del con-siglio comunale,interpellato da unamico del teoso-fo. A f u n er al eavvenuto, comericordato, la sua

    tombavienepro-fanatadalla follainferocita.

    Nel 1610 mentre sta contemplando unvaso di stagno, avviene la primavisione, che svela a Boehme come larealtsiacostituitadadiversi corrispon-denti piani ontologici, ordinati gerarchi-camentedalivelli assiologici. Nellastoriadella filosofia occidentale, lidea chelessere sia strutturato da differenti pianidi manifestazione, appare per la primavoltanelle dottrinenonscritte di Pla-tone. Successivamente, la teoria vienerielaborata da Plotino e poi dallo Pseudo-Dionigi. Nella cultura indiana, la ritrovi-amo, nelle Upanisad. Per quanto riguardail visionarismo, esiste un filo rosso cheriallaccia Boehme a Hildegarde di Bin-gen. Lafenomenologiadi questevisionidivine che niente impedisce diequiparare a semplici allucinazionipsichiche rimanda ad un flusso di

    emozioni e proiezioni inconscedisordi-nate da parte del soggetto, che disperata-mente anela allunione con il Dio.Unione, tuttavia, destinata allo scacco,perch legata alle dinamiche del senti-mento damore, allineffabiledicotomiatra lamante/Io e lamato/Dio: contrappo-

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    sizione insolubile, perch lamante hasempre bisogno della dualit per potercontinuare, appunto, ad amare8.

    ConBoehmesi ha, tuttavia,unaripresadel visionarismoinnescatasudi unapercezionemeno sentimentale e piesoterica dellarealt. Succes-sivamente, Swedenborg, purmantenendosi sostanzialmente

    indipendentedaBoehme, con-tinuer quella tradizione delvisionarismo, ispirando a suavoltainteregenerazioni di poeti,letterati eartisti, tracui Blake,Goethe, Balzac, Baudelaire,Emerson,Yeats, Strindberg9.

    A u r o r a pu essere consideratacomelatto di nascitadellateosofia. Scritta intedesco, essa ripresenta una N a t u r -

    p h i l o s o p h i e di tipo paracelsiano armoniz-zata dallinflusso della mistica medievaletedesca. Nella teosofia boehmiana sitrovano scarse tracce dellermetismoalessandrino e della cabbala ebraica.Limpiantodottrinaleimperniatoprinci-palmentesul paracelsismo, conqualcheriferimento alchemico e timidi accenni

    allacabbalaebraica. Importanteancheilrichiamo alla interiorit che trasforma

    lesteriorit della Scrittura,attraverso una lenta riletturadellanima, in essenza dellospirito. La Redenzione, perBoehme, il passaggio dallastoriaallessenza. Il processodi progressiva introiezionedello spirito conduceal di l

    del fondamento (Grund), ver-so labisso senza fondo(U n g r u n d). LU n g r u n d, perBoehme, Dio stesso10, voleresenza fondo; mentre ilFiglio concepito come

    volere generato dallabissoinfinito; lo Spirito come lesito delvoleredellabisso.Lacontemplazionediquesto Nulla eterno la vera Sapienzadivina, che d piacere a Colui che lapersegue. Trattandosi di contemplazionepura ed eterna, la Sapienza identificatadaBoehmeconlo stesso Logosgiovan-neo. La Creazione frutto dellira e del-lo sdegno dellabisso: dalla volont diDio scaturisce il Mondo, ma anche ilMale, chetrovacos lasuagiustificazioneallinterno del processo dattivazione del

    8 Sulla questione dellavia amoris, si rimanda a Vannini 1999: 160-168.9 OltrecheYeats, il qualefudirettamenteimpegnatoindiverseorganizzazioni magico-iniziatiche,non si pu dimenticare la prossimit dellopera di William Blake allesoterismo occidentale. Per appro-fondire mi permettodi rinviare al mio contributoLa poesia hermetica di William Blake, Hiram 1/03 (siveda anche il sito www.grandetriade.it).10 Si noti comequestaconcezionerimandi allatradizionedella teologia mistica: dallo Pseudo-Dionigi a MargheritaPorete, a MeisterEckhart, Dio viene sempre pensato conattributi negativi, come Tenebra luminosissima o Nulla, in quanto superiore ad ogni determinazione positiva che finirebbeper limitarne lessere.

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    volere senza fondo. Processo cheporter, tuttavia, allestinzione stessa delMaleeal RitornonellUnitdel

    Tutto. Uomo, Natura e Dionon sono, infatti, nellessenza,eterogenei: il mito dellAn-drogino testimonia, perBoehme, proprio la possibilitdella Reintegrazione finalenellUno.

    JaneWard,nacquenel 1623a Norfolk. Fino alladolescen-za visse nellagiatezza eco-nomica, poi si convertrepentinamente. Si spos aLondra allet di ventuno anniconWilliamLeade:ebbequat-tro figlie. Lincontro conPordage(1608-1681; autoredi T e o l o g i a

    Mystica, or the Mystic Divinitie of theEternal Invisibles) la avvicin allateosofia di Boehme, di cui tradusse ininglese le opere. Ritiratasi definitiva-mentedallavitaattivaemondana, scrissediverseopere(tralequali si puricordare,The Laws of Paradise, given forth by Wis -dom to a