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HP 11/10 PRIMA RIVISTA SCRITTA DAI LETTORI LA PARK HYDE

Hyde Park Novembre 2010

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Hyde Park rappresenta l’angolo del web dove ogni cittadino può pubblicare quello che… più gli sta a cuore! Lo spirito è simile al noto speakers’ corner (angolo dell’oratore), del famoso parco londinese, di cui la nostra rivista ha assunto appunto il nome. Inviate i vostri articoli, poesie, racconti, recensioni e altro all’indirizzo [email protected] : presto li vedrete pubblicati.

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PRIMARIVISTASCRITTA

DAI LETTORI

LA

PARKHYDE

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DIRETTORE RESPONSABILE

ANTONIO BORGHESEART DIRECTOR

E EDITORE MARCO SAVARESE

PUBBLICITA’ E MARKETING GRAFIKAEWEB

DI GIAMPIERO LAGOSTAMPA

GRAFFIETTI STAMPATI 01027 MONTEFIASCONE

VITERBO (ITALY)

11/10RIVISTAHYDEPARK.ORG

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REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI NAPOLI CON IL N. 66 DEL 28/09/2009

SITO WEB RIVISTAHYDEPARK.ORGEMAIL [email protected]

FOTO COPERTINA SOMMARIO ALESSIO COGHE FLICKR.COM/PHOTOS/ALXCOGHE

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FLICKR.COM/PHOTOS/LINHNGAN GRAFIKA E WEBGRAFICA PUBBLICITARIA

E WEB DESIGN

INFOLINE 327 5787536 - WEB GRAFIKAEWEB.COM - EMAIL [email protected]

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Il dramma di Avetrana, consumatosi con la morte della appena quindicenne Sarah Scazzi, ha sicuramente scosso una nazione intera. Dopo 42 giorni di ricerche spasmodiche, infatti Michele Misseri, l’ormai tristemente noto zio di Sarah, durante il lungo interrogatorio a cui è stato sottoposto, ha messo fine alla teoria che la nipote fosse scomparsa, confessando di averla uccisa e gettata in un pozzo. Non prima, stando almeno alle prime deposizioni del reo confesso, di aver abusato della ragazza. Parliamo di prime deposizioni, perché “zio Michele” oltre a (maldestramente) fingere, prima dell’agghiacciante “pentimento”, di aver ritrovato il cellulare di Sarah nelle campagne nelle quali lui stesso lavorava, ha dato diverse versioni dei fatti agli inquirenti. Versioni che di volta in volta muta, ma ciò nonostante sufficienti per la Procura della Repubblica ad emettere un’ordinanza di custodia cautelare per lui e per Sabrina Misseri, figlia di Michele ed in pratica una sorella per Sarah. Nell’attesa che la Giustizia faccia il suo corso, e le indagini vengano concluse, la vicenda assume, quindi, sempre più i contorni di un romanzo giallo. E, al contempo, i luoghi dell’orrore, sembrano essere diventati un set cinematografico, e per la curiosità delle persone e a causa dell’invasione, troppo massiccia, di reti televisive e giornali. Dando, così, un immagine invadente, e poco rispettosa nei riguardi della tragedia e del dolore che la stessa ha cagionato. Approfondire il contenuto di una notizia, rientra certo nelle corde e nel lavoro dei media, su questo siamo d’accordo. Non è condivisibile, invece, l’esasperazione di tale concetto, l’accanimento mediatico nei confronti della vicenda. Il piccolo e tranquillo paese di Avetrana è ormai da giorni invaso da telecamere e taccuini, quasi picchettati davanti al cancello di casa

LA CITTADINA PUGLIESE, TEATRO DELL’OMICIDIO DELLA GIOVANE SARAH SCAZZI, E’ DA MESI SOTTO UNA TANTO

FORTE, QUANTO VERGOGNOSA PRESSIONE MEDIATICA

Misseri, o meglio dire dinanzi al garage dove si sarebbe svolto il delitto, e certo non è toccata miglior sorte all’abitazione della mamma di Sarah, Concetta Serrano. Ogni giorno, accendendo la tv negli orari e canali più disparati, non è difficile imbattersi in collegamenti che ormai evidenziano, in modo quasi morboso, ogni minimo particolare legato agli spostamenti dei protagonisti della vicenda, da dare poi “in pasto” ai vari speciali e talk show, i quali hanno innalzato un processo parallelo a quello vero e proprio, di cui invece dovrà occuparsi il Tribunale di Taranto. L’impressione a volte è che basti essere avetranese, per essere ritenuto una persona da intervistare, perché magari custode di chissà quale segreto da scovare, una cosa assurda e disgustosa. Certo è che la “monotonia” della cittadina pugliese, prendendo spunto dalle parole che la stessa Sarah utilizzava nei suoi diari per descrivere il proprio paese, dal quale spesso pianificava la fuga, è stata infranta. Quei diari che hanno rappresentato il primo tassello del polverone mediatico che si è alzato. Pochi giorni dopo la scomparsa di Sarah, avvenuta il 26 agosto 2010, sono infatti stati diffusi gli scritti presenti su quei fogli: pagine nelle quali Sarah riponeva le proprie intime confidenze, tra complessi, amori, sogni ed insofferenze. Una forte indelicatezza, per usare un’eufemismo, così come quella di cui è stata accusata la trasmissione di RaiTre “Chi l’ha visto?”, andata in onda il 6 ottobre. In quella puntata l’ospite era Concetta Serrano, collegata da casa Misseri, pronta a lanciare l’ennesimo appello a chiunque avesse potuto fornire indicazioni utili a ritrovare sua figlia. Le notizie arrivano, ma di una gravità crescente. E più la conduttrice, Federica Sciarelli, legge in diretta i continui aggiornamenti dell’ “ultim’ora” provenienti dall’Ansa e da altre agenzie di stampa, più si affievoliscono, sempre in tempo reale, le speranze di mamma Concetta di riabbracciare la

ASPETTANDO LA GIUSTIZIA, VIA

LE “TROUPE”DA AVETRANA

DI ANTONIO BORGHESE

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sua Sarah viva. Il giorno dopo, insieme al recupero del cadavere della povera Sarah, piovono le critiche, da parte di stampa ed opinione pubblica, su “Chi l’ha visto” e il suo staff, rei di non aver interrotto prima il programma, decisione vista come una forma di “sciacallaggio” in nome dell’audience. Superati gli strascichi di una serata orribile, aldilà delle polemiche, Avetrana si ferma stringendosi intorno a Sarah per l’ultimo saluto e sprizzando odio per l’ “orco” Michele. La pressione mediatica, invece, è senza soste, e deflagra il business legato alla vicenda. La legge, non scritta, del “tutto ha un prezzo” è spietata: lauti compensi non solo per ottenere foto, ma anche per rilasciare interviste in esclusiva, a cominciare dagli avvocati di Michele e Sabrina Misseri. Legali che non si sono fatti scrupoli, in barba alla deontologia professionale, ad accettare di essere “ospitati” nelle varie trasmissioni. Anche il segreto istruttorio, che copriva atti secretati è stato calpestato, da ignoti non ancora individuati. I documenti sono stati, infatti,

diffusi senza freni, escludendo qualche testata il cui direttore si è opposto alla pubblicazione. La maggior parte degli atti di indagine (le spontanee informazioni degli indagati e le dichiarazioni rese dalle persone informate dei fatti) sono usciti fuori dalle mura della Procura per essere pubblicati sulla testata di turno. Insomma uno scandalo dopo l’altro, che auspichiamo non rallenti la già difficile strada intrapresa dagli inquirenti alla ricerca della verità. La verità sulle sorti di una ragazza di appena 15 anni, alla quale è stata tolta la vita in circostanze ancora del tutto da chiarire. Nei giorni passati si è parlato tanto di ritirare le nostre truppe militari in Afghanistan, sarebbe bello che oggi si parlasse di ritirare le troupe televisive da Avetrana, oltre a chiedere, ai tanti “turisti dell’orrore”, che affollano la cittadina pugliese, facendo tappa nei luoghi chiave della tragedia, di lasciare quei luoghi. Non ci si rende conto che tutto ciò equivale ad uccidere nuovamente Sarah e la sua famiglia, la quale, ora e più che mai, ha, invece, bisogno solo di pace.

FLICKR.COM/PHOTOS/S4XTON

HYDE EDITORIALE

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Durante un galà d’addio con i suoi sodali, pare che il buon Bertolaso si sia lasciato andare a una piccola riflessione:<< L’unico rammarico che avrò, che avremo, sarà che purtroppo fra Vesuvio e Campi Flegrei non è successo niente. È l’unica che ci manca>>. I sodali giù a ridere e a grattarsi nelle parti mollicce fino a spezzarsi le unghie. Al che l’uomo che si corolla il collo col tricolore, avrebbe poi rincarato la dose aggiun-gendo: “Inutile che vi grattiate, da buon leghista vi dico che non sarebbe tutta questa disgrazia !”. Bertolaso pare abbia un po’ rimarcato le orme degli in-temperanti che non molto tempo fa si divertivano negli stadi d’ol-tre Tevere a mostrare striscioni della serie: forza Vesuvio. Ora lo fanno sul web: forse sarà un iscritto, Guido, giacché si è crogiolato tra una portata e l’altra, in quel gioco di necessaria simpatia che i sinistri cercano a tutti i costi, facendo battute sui poveracci, magari sporchi brutti e cattivi, che hanno la fortuna o la sfortuna di abitare ai margini di zone vulcaniche particolarmente rischiose.

I protettori hanno detto che si è frainteso, e che voleva-no dire ben altro. Riferiscono che la chiave di lettura dell’infame affermazione debba così essere interpretata: un modo per dire che in tutta consapevolezza la protezione civile sarebbe in grado di affrontare e superare anche un’eventuale crisi vulcanica in Campania. Questa tesi ottimistica oltre ad essere carica d’ipocrisia, è comunque decisa-mente comica e a tratti sadica. L’emergenza vulcani partenopei speriamo che si affronti e si superi utopisticamente sempre e solo davanti a un buon bicchiere di vino rosso, per arrossire guance senza pudore, come quelle del protagonista della gaffe… La real-tà delle aree vulcaniche campane è ben diversa, con il Vesuvio sempre lì a minacciare dirompenze pliniane, e i Campi Fle-grei con un big bang eruttivo latente lì nelle viscere profonde. La sfortuna di quei poveracci che abitano la parte pede-

BERTOLASO FORZA

VESUVIOBERTOLASO:<< L’UNICO

RAMMARICO CHE AVRÒ, CHE

AVREMO, SARÀ CHE PURTROPPO FRA

VESUVIO E CAMPI FLEGREI NON È

SUCCESSO NIENTE. È L’UNICA CHE CI

MANCA>>DI MALKO

FLICKR.COM/PHOTOS/ROBERTO_FERRARI

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montana del noto Vesuvio o gli anfratti flegrei è doppia: da un lato sono sottoposti a un pericolo tutto naturale rappresentato dal fuoco vulcanico; dall’altro, e qui il pericolo è tutto uma-no, dipendono per la loro salvezza da un dipartimento, quello della protezione civile, avvezzo alla propaganda piuttosto che alla sicurezza e alla chiarezza, e alla forma piuttosto che alla sostanza. E qui il meritevole e misericordioso volontariato che è puntualmente tirato in ballo come scudo non c’entra assoluta-mente niente! Il buon Bertolaso e sodali, ma non è una scoperta di oggi, riferiscono in giro per il mondo che il loro ufficio ha ela-borato un piano d’emergenza Vesuvio, che è un capolavo-ro organizzativo. Nulla di più falso. Il piano, di là dalla propa-ganda affidata a comparse in gonnella, addirittura non esiste, fatta eccezione per la copertina traslucida e a colori. Oltre la nota introduttiva, la bozza esistente contiene una disquisizione scientifica, una classificazione dei livelli di allerta e indicazioni di massima che non hanno nulla di operativo. Non esistono istruzioni scritte o orali da impartire a una popola-zione, che, in questa sciagurata condizione, è particolarmente

impotente e completamente affidata alle mani degli imbonitori di professione (l’Aquila docet). Dalla prima bozza del piano nazionale emergenza Ve-suvio, pubblicata nel 1995, nulla si è reso concreto, tant’è che siamo ancora all’anno zero o se volete al palo dell’incertezza, con una popolazione che in tutta franchezza, a fronte del ri-schio Vesuvio o flegreo così trattato, preferisce come metodo affidarsi più che a Bertolaso e compagni, a scongiuri, madon-ne, San Gennaro e fatalismo: a vedere i risultati non gli si può certo dare torto. Una protezione divina è proprio quella che ci vuole contro le iatture lanciate all’aria da quella terrena, la cui principale funzione sembra essere quella di un efficiente se-gretariato al servizio dei potenti, piuttosto che una struttura a sostegno dei bisognosi. Eppure il personaggio dovrebbe avere nel suo DNA una propensione alla pietas, un sentimento verso il prossimo non comune. Bertolaso si fregia della medaglia di cavaliere di gran croce ordine al merito della Repub-blica Italiana: la lavi e la lucidi, perché quelle affermazioni da pseudo leghista l’hanno notevolmente imbrunita!

<<INUTILE CHE VI GRATTIATE, DA BUON

LEGHISTA VI DICO CHE NON SAREBBE TUTTA

QUESTA DISGRAZIA !>>

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HYDE ATTUALITA’

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PENA DI MORTE: OCCHIO PER OCCHIO?

DI STEFANIA SARRUBBA

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Non sono pochi i sostenitori, non solo virtuali, dell’ese-cuzione capitale, ritenuta uno strumento giusto di punizione per reati gravi, quali omicidio e alto tradimento, nonché un’alterna-tiva alle esose spese carcerarie. Ancora, questa viene considerata un valido deterrente dal reiterarsi di simili infrazioni. Si crede, in-fatti, che questa possibilità, contemplata da leggi di nazioni anche molto diverse tra loro, faccia diminuire il numero di omicidi, con particolare riferimento a quelli seriali.In realtà, come dichiarano opportunamente i contrari alla pena di morte, questo mezzo risulterebbe fortemente coercitivo agli occhi degli individui, oltre che inumano in ogni sua forma di ap-plicazione. Pur tralasciando l’ovvia violazione dei diritti umani che si perpetra con la pena capitale, non mancano ragioni di altra natura, pratica e filosofica. Infatti, nel primo caso, la riabilitazio-ne sociale del condannato, che dovrebbe essere il fine ultimo del sistema carcerario, diviene di fatto inattuabile; nel secondo, si va incontro ad una sorta di legittimazione dell’omicidio da parte del-lo Stato. In effetti, arrogandosi il diritto di decidere delle sorti dei suoi cittadini e di privarli della vita, esso stesso compie un omi-cidio, forse persino più grave poiché attribuibile all’organismo posto al di sopra delle pulsioni del singolo e teso alla tutela della civiltà. In conclusione, appare fondamentale non lasciarsi condizionare dalla brutalità degli eventi di cronaca su un tema piuttosto delicato e dibattuto quale quello della pena di morte, considerata, con un accostamento azzardato eppure efficace, un retaggio della legge del taglione, unica soluzione alle controversie giudiziarie presso i popoli antichi, oggi decisamente anacronisti-co.

A vvenimenti di cronaca recenti hanno riportato all’attenzione la questione della pena di morte, pur sotto prospettive diverse. Il pensiero va in primo luogo al caso di Sakineh, l’irania-na condannata alla lapidazione e poi all’impiccagione per adul-terio e omicidio, quest’ultimo confessato dalla stessa in seguito a due giorni di interrogatori e di probabili torture. Il mondo oc-cidentale si è mobilitato affinché la sentenza non venisse messa in atto nei confronti dell’ennesima musulmana colpevole di aver avuto relazioni extra-coniugali, sostenendo la barbarie della pena capitale, ancora applicata in 58 stati. Ma restringendo di poco il campo e mettendo a fuoco su eventi vicini, ci si trova davanti a un altro scenario, pur con le do-vute differenze. Crimini più o meno efferati, non ultimo l’omici-dio della 15enne Sarah Scazzi, causano orrore tra la popolazione, atterrita dalla violenza di gesti di questo genere. La solidarietà alle famiglie di vittime della crudeltà uma-na può incorrere, però, nella trasformazione in qualcos’altro. Indignazione che spesso sfiora il fanatismo, acuita dall’abuso dei media nel proporre le vicende più macabre in una dimensione a volte al di là di quella informativa. Basta uno sguardo a Facebook, purtroppo amato-odiato specchio dell’attualità, per percepirlo. Innumerevoli pagine a sostegno dell’introduzione della pena di morte, magari create dalle stesse persone che si recano in piazza a manifestare per Amnesty International. Il controsenso appare evidente, come per molti altri aspetti della società contempora-nea. Può un criminale, per quanto responsabile di atti cruenti, essere punito con la morte?Si ritorna sulla domanda che divide da sempre l’opinione pub-blica.

PUÒ UN CRIMINALE, PER QUANTO

RESPONSABILE DI ATTI CRUENTI,

ESSERE PUNITO CON LA MORTE?

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a provincia di Napoli si estende su di una superficie di 1171 Km2 annoverando 92 comuni e una popolazione di oltre 3.000.000 di abitanti, con una densità me-dia abitativa che supera le 2600 unità per Km2.Il dato che spaventa analizzando queste cifre, è il fatto tutt’altro secondario che ben tre distretti vulcanici si accalcano all’interno di questo misurato perimetro amministrativo. Tra l’altro tutti vul-cani (Vesuvio, Campi Flegrei e Ischia), con indici di perico-losità non certo minimi. Molti non addetti ai lavori affermano che l’allarmismo che sovente si alza sul rischio vulcanico campano è eccessivo, per-ché la storia stessa degli insediamenti dimostra una perdurante capacità della popolazione a coabitare con siffatto pericolo.In realtà, quello che non è tenuto in debito conto, è la totale spro-porzione in termini di densità abitativa tra quelli che erano gli ag-glomerati urbani di una volta rispetto a quelli attuali, superaffollati e senza strutture stradali idonee a sostenere i flussi di traffico, già in situazioni normali. Non dimentichiamoci che gli indici di af-follamento sono una variabile fondamentale, che fanno innalzare inusitatamente i livelli di rischio a prescindere dal pericolo che si vuole prendere in esame. I Campi Flegrei sono definiti il vero vulcano di Napoli,

non solo per la contiguità territoriale, ma anche e soprattutto per il sottosuolo di tufo giallo su cui poggia buona parte della me-tropoli. Il tufo è un prodotto derivante dall’attività eruttiva esplo-siva di alcuni vulcani ubicati nella caldera flegrea. L’area flegrea è famosa per il bradisismo, cioè l’innal-zamento e l’abbassamento periodico del suolo che, tra glia anni 70’ e 80’ in due distinte crisi, destò preoccupazione, allarme e polemiche, per lo sgombero del rione terra (quartiere storico-popolare di Pozzuoli) e altri quartieri puteolani, con la costruzio-ne d’insediamenti alternativi da molti ritenuti inutili soprattutto per l’ubicazione. Infatti, l’area scelta per erigere i nuovi fabbricati (al rione Toiano e Monteruscello), rientra nel comprensorio della stessa Pozzuoli.La solfatara è un altro cratere caratteristico dell’area, meta di tan-ti turisti che si soffermano a osservare le sue calde “effusioni”. In questa terra di rara fertilità, sono ben visibili gli appa-rati esterni di alcuni dei circa 40 vulcani che costellano il distretto, tra cui Monte Nuovo che nacque in pochi giorni nel tutt’altro che lontano 1538, distruggendo il villaggio di Tripergole.Al Prof. Giuseppe Mastrolorenzo, esperto vulcanologo, po-niamo alcune domande:

RISCHIO VULCANICO AI CAMPI FLEGREI:

INTERVISTA AL PROF. GIUSEPPE

MASTROLORENZOI CAMPI FLEGREI SONO TRA I POCHISSIMI SITI AL MONDO

QUALI POSSIBILI SEDE DI “SUPER ERUZIONI”, CIOÈ EVENTI ESPLOSIVI DI STRAORDINARIA ENERGIA, CHE,

OLTRE A DEVASTAZIONI SU SCALA REGIONALE, POSSONO INDURRE

ANCHE MODIFICAZIONI CLIMATICHE SU SCALA PLANETARIA.L DI MALKO

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A Professore, l’indice di pericolosità vulcani-ca dei Campi Flegrei è simile al Vesuvio?

La caldera attiva dei Campi Flegrei è ritenuta a livello mondiale una delle aree a più alto rischio vulcanico. Il motivo è da ricer-carsi nella probabilità che un eventuale evento eruttivo sia carat-terizzato da un’elevata esplosività (indice di Esplosività Vulcanica -VEI- compreso tra 3 e 5), e ancora che tale evento possa avvenire nel breve o medio termine. Bisogna poi registrare un rilevante valore esposto (persone e beni), visto che una parte della città di Napoli si trova addirittura all’interno della caldera flegrea.Per questo distretto quindi, il rischio potrebbe essere addirittura superiore a quello calcolabile per il Vesuvio. Una vera competi-zione tra i vulcani napoletani che si contendono il “titolo” di vulca-no più pericoloso su scala mondiale. Inoltre, i campi Flegrei sono tra i pochissimi siti al mondo quali possibili sede di “super eru-zioni”, cioè eventi esplosivi di straordinaria energia, che, oltre a devastazioni su scala regionale, possono indurre anche modifica-zioni climatiche su scala planetaria.

B Dobbiamo temere l’area f legrea in sé, o ognuna delle bocche che caratterizzano questo di-stretto magari con indici di pericolosità diversi?

L’intera area calderica con un diametro di dodici chilometri può essere sede di bocche eruttive. Questa caratteristica, comune ad altre caldere vulcaniche attive, è uno dei fattori di rischio che ren-dono ancora più insidiosi i Campi Flegrei rispetto ai vulcani cen-trali come il Somma-Vesuvio.

Come dimostrato dalla distribuzione areale delle bocche eruttive negli ultimi 15.000 anni, le eruzioni possono avvenire da qualsiasi punto e in alcuni casi i centri eruttivi possono migrare o addi-rittura essere più di uno nel corso della stessa eruzione. Recenti simulazioni al computer, sviluppate in collaborazione con la dot-toressa Pappalardo dell’Osservatorio Vesuviano, hanno con-sentito di esaminare i possibili scenari di un’eventuale eruzione futura, tenendo conto dell’intensità e della posizione della bocca eruttiva. I risultati dimostrano che in caso di eruzione, il rischio si estenderebbe per oltre venti chilometri dalla cittadina di Pozzuoli e in tutte le direzioni.

C Il Golfo di Pozzuoli è l’altra semicircon-ferenza che manca alla caldera f legrea? Se sì con quali fenomeni sottomarini?

Il Golfo di Pozzuoli è la parte sommersa della caldera dei Campi Flegrei, ed è molto meno attiva rispetto a quella emersa e anco-ra in gran parte da studiare. Sono state rilevate alcune possibili strutture nei fondali, ma mancano dati precisi sulla tipologia di attività e sulla datazione degli eventi che qui sono avvenuti.

D Il bradisismo f legreo, a prescindere dalla sua evoluzione, è legato a un vulcanesimo secon-dario o è da intendersi un sintomo pre-eruttivo?

Il bradisismo è un fenomeno tipico di caldere vulcaniche attive ed è connesso in modo diretto o indiretto alla presenza di un siste-ma magmatico in profondità. Nel caso dei Campi Flegrei, alcune ricerche condotte da me e da altri geofisici e vulcanologi, hanno

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rilevato come il fenomeno bradisismico sia stato una costante dell’area flegrea. Eventi di sollevamento e di subsidenza del suo-lo sono documentati dalle evidenze negli strati geologici così come nei segni lasciati sui resti archeologici, quali sommersione di ville di epoca romana o tracce di erosio-ne marine su strutture oggi emerse.Una prima ipotesi collegava il bradisismo a variazioni di pressione e volume all’in-terno della camera magmatica. Di recente invece, abbiamo dimostrato la compatibi-lità del fenomeno con complessi processi di espansione e contrazione volumetrica dello spesso strato di rocce porose che co-stituisce il sottosuolo della caldera, fino alla profondità di almeno quattro chilometri.Queste modificazioni sarebbero comun-

que causate da variazioni di flusso di calore e/o fratturazioni in profondità riconduci-bili alle dinamiche del sistema magmatico. Pertanto, il bradisismo deve essere consi-derato un possibile precursore di un even-to eruttivo, anche se, in alcuni casi, come durante le crisi che si registrarono tra gli anni ’70 e ’80, il fenomeno non fu segui-to da un’eruzione. Al contrario, l’eruzione del Monte Nuovo del 1538, fu preceduta da un’intensa e prolungata crisi bradisi-smica, caratterizzata da sollevamento del suolo e sismicità.

E L’epicentro del bradisi-smo si è spostato nel tempo?

Sulla base di ricerche geologiche, geofisi-che e archeologiche, abbiamo evidenziato come, almeno negli ultimi millenni, i fe-nomeni bradisismici si siano concentra-ti proprio in prossimità del centro della caldera, in un raggio di alcuni chilometri. In un mio studio, ho dimostrato che, nel corso dei millenni, il bradisismo positivo, in altre parole il sollevamento del suolo, si è manifestato con crisi di anni e decenni, alternato, viceversa, da lunghi, e continui periodi di lenta subsidenza.

F IL RIONE TERRA RAP-PRESENTA O RAPPRESENTAVA UN PERICOLO UNICAMENTE PER LA FATISCENZA DELLE ABI-TAZIONI?

La città di Pozzuoli si trova al centro del-la caldera dei Campi Flegrei, ed è certa-mente l’area a maggior rischio da eventi pre-eruttivi e/o eruttivi. Nel corso delle due ultime crisi bradisismiche dei periodi 1970-1972 e, 1982-1984, furono evacuati rispettivamente il Rione Terra e l’area di via Napoli di Pozzuoli. Nel caso della prima crisi, l’attività sismica fu relativa-mente modesta, mentre nella seconda fu intensa con oltre quindicimila eventi, mol-ti dei quali avvertiti dalla popolazione. In entrambi i casi, l’evacuazione fu suggerita dal persistere dei fenomeni bradisismici e sismici e in particolare dalle condizioni fatiscenti degli edifici. In realtà, nella crisi degli anni ’80 e più ancora in quella pre-cedente, le conoscenze sulle dinamiche dell’area calderica flegrea e sull’effettiva pericolosità della stessa erano modeste. Con le conoscenze attuali, si sarebbe resa necessaria per una maggior tutela, un’eva-cuazione molto più rapida degli abitanti, da una superficie territoriale più ampia di quella realmente evacuata. A supporto di tale valutazione, l’eruzione del 1994 della caldera di Rabual in Nuova Guinea, ha dimostrato come i precursori possano pre-cedere anche solo di pochi giorni l’inizio dell’attività eruttiva.

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G CHE COSA PREVEDE IL PIANO D’EMERGENZA PER I CAMPI FLEGREI?

Il piano d’emergenza dei Campi Flegrei è di competenza del Dipartimento della Protezione Civile (Presidenza del Consi-glio dei Ministri) ed è in corso di aggiorna-mento con la consulenza di una commis-sione scientifica nazionale (commissione grandi rischi – rischio vulcanico).Sulla base dei risultati delle mie ricerche, ho più volte evidenziato sia in ambito scientifico-istituzionale sia attraverso i mass media, l’urgenza della stesura di un piano d’emergenza, che tenga conto del-la reale pericolosità dei Campi Flegrei, ampiamente riconosciuta dalla comunità scientifica nazionale e internazionale.Nel corso dell’ultimo decennio ho prodot-

to le prime e uniche mappe vulcanologico-probabilistiche di pericolosità per tutti gli scenari possibili, che a fronte di un vasto interesse in ambito scientifico, ma anche da parte dei mass media col supporto di specifiche interrogazioni parlamentari, non sono ancora state trasferite nel piano di emergenza.Resta il fatto che una crisi bradisismica potrebbe iniziare in qualsiasi momento e sfociare in un’eruzione che potrebbe rive-larsi catastrofica in assenza di un adeguato piano d’emergenza. Infatti, le attuali co-noscenze vulcanologiche e le tecniche di monitoraggio esistenti, non consentono di prevedere quando e dove avverrà la pros-sima eruzione e quale sarà la sua entità. Dall’istante in cui dovessero manifestarsi i fenomeni precursori, l’unica soluzione possibile consisterebbe nell’allontanamen-to immediato della popolazione residente nell’area a rischio, comprendente anche

interi settori della città di Napoli. Ovvia-mente con prassi successiva d’attesa fino all’evolversi in negativo o in positivo degli eventi.In più contesti ho evidenziato come in as-senza di un dettagliato piano d’emergen-za, che preveda tutti gli scenari sismici e vulcanici, si renda praticamente impossi-bile qualsiasi pianificazione territoriale e qualsiasi intervento nell’area a rischio. Tra questi ad esempio, il progetto di perfora-zione del sottosuolo a scopo scientifico e industriale nel territorio di Bagnoli, per cui recentemente è stato sollevato un forte allarme da parte di colleghi vulcanologi e geofisici, autorità e popolazione.

(La redazione esprime un particolare ringrazia-mento al Prof. Giuseppe Mastrolorenzo, per la cortese e preziosissima collaborazione scientifica che assicura ai lettori di Hyde ParK)

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oci, risa, nenie e ninna nanne popolano, ancora, quelle mura e quelle viuzze abbandonate, ormai, ad un desolato silenzio.Delle folte rampicanti si fanno strada, spedite e coraggiose, tra le vecchie pareti esterne di una casa: si avvicinano alle finestre cercando, disperatamente, di tapparle con le loro grosse foglie. Quasi, per non lasciar via di scampo agli spettri di antichi sentimenti, di antichi discorsi.Le signore, con il loro fazzoletto

annodato sotto al mento, si aggirano fra le tortuose vie alla ricerca dei loro bimbi, ora uomini; le giovani donne, avvolte in un mantello d’imposto pudore, stanno sedute lì, all’uscio delle loro case, intrecciando dita e lana, sognando la libertà: la stessa che troveranno le loro figlie e nipoti.I ‘padri di famiglia’, sudici e stanchi, continuano la loro lotta nei campi: la terra

LE GIOVANI DONNE, AVVOLTE IN UN MANTELLO D’IMPOSTO

PUDORE, STANNO SEDUTE LÌ, ALL’USCIO DELLE LORO CASE, INTRECCIANDO DITA

E LANA, SOGNANDO LA LIBERTÀ

NELLO SPAZIO DELLA MEMORIA: UN VIAGGIO TRA

LE OMBRE DEL NOSTRO PASSATO

V rappresenta la loro unica fonte di sostentamento.Poi, eccole lì, le povere bestie: giumente e asinelli in smanie sotto al sole cocente di mezzogiorno.Si, echi di vite vissute risuonano per l’antico centro abitato.Nessuno percorre più questi labirinti, una volta brulicanti di vita. Solo chi, per avidità, decide di abbattere qualche vecchio scrigno dei ricordi per sostituirlo con un’appariscente ufficio o checché sia.Ognuno di noi, ha avuto un’origine lontana in questi luoghi abitati, adesso, solo da ratti e piante selvatiche.Le nostre antiche dimore meritano rispetto. Da lì, noi, siamo partiti grazie ai sacrifici di uomini e donne, senza né libri e penne, dotati, però, d’immensa forza e di grande coraggio.Recuperiamo e rispettiamo il nostro centro storico, in ricordo di chi siamo stati.

DI ANGELA DE CASTRO

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HYDE PENSIERI

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Cos’è una città? Qual è il ruolo che svolge o che dovrebbe svolgere sul palcoscenico del teatro mondiale?A un primo impatto la risposta a queste domande può sembrare prepotentemente scontata, ma in realtà gli argomenti che ruotano intorno a questa tematica costringono chiunque ad affrontare l’oggetto con cautela e precisione in modo da poter realmente dare una soluzione a quei quesiti che “banalmente” coinvolgono ogni giorno la vita di miliardi di persone.La città è sostanzialmente il frutto di millenni di storia; è il riassunto di tutte le utopie ed ideologie dell’uomo, che forse inconsapevolmente è finito con l’abusare di questa artificiale condizione.La Città dell’antichità splendeva di una luce naturale, alimentata dall’infinita volontà di costruire ed impreziosire, ornare ed adorare dei potenti che spesso e volentieri si perdevano nel riflesso della loro vanità.Era la polis, città dei rapporti umani e sociali, in cui la politica si intrecciava al bisogno, e il potere all’interesse pubblico.Nella modernità la città perde questi connotati per identificarsi con

CITTÀ DELLA STORIA, CITTÀ DEGLI UOMINI

LA CITTÀ DELL’ANTICHITÀ SPLENDEVA DI UNA LUCE NATURALE, ALIMENTATA

DALL’INFINITA VOLONTÀ DI COSTRUIRE ED IMPREZIOSIRE,

ORNARE ED ADORARE DEI POTENTI CHE SPESSO E VOLENTIERI SI

PERDEVANO NEL RIFLESSO DELLA LORO VANITÀ

DI FRANCESCO RICCI

la borghesia prima e col proletariato poi.La storia spoglia la città della sua veste elegante costringendola ad indossare una superba armatura: nasce così la metropoli.Il capoluogo urbano però continua ad essere una sorta di sovrastruttura per la civiltà, in cui l’arte, la religione, la politica e l’economia si concentrano e sviluppano. La città moderna diviene centro e punto di riferimento per l’individuo che paradossalmente – e a volte involontariamente – infligge colpi mortali alla, oramai “sua”, realtà.I problemi con cui le città europee devono fare i conti al giorno d’oggi sono il traffico automobilistico, l’inquinamento e la manomissione dei centri storici; ma una questione forse ancor più grave però è stata sollevata con il sopravvento della periferia e della cosiddetta ‘esplosione urbana’. Il dilemma, benché possa sembrare irrilevante, in realtà sussiste ed è piuttosto sviluppato: la periferia sembra voler assumere una propria identità, per molti aspetti anomala e casuale, separandosi dal centro strutturato. Sotto molti punti di vista, il disordine, l’incompiutezza e l’anonimato periferico contribuiscono al

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diffondersi di questo “nuovo oggetto storico”, che pur essendo ovunque, si afferma come un “nessun luogo”.L’esempio più vicino a noi e a questa realtà è senza dubbio Napoli con le sue regole assurde e prospettive ingannevoli. Napoli è la città del crimine organizzato, la città in cui i bambini rischiano di morire con la sola colpa di essere nati sotto un accento sbagliato, la città del disordine e della negligenza sociale in cui un problema rischia di diventare un alibi, la città dai mille volti.Ma Napoli non è solo una “carta sporca”.Napoli è la vena storica di un’Italia ancora antica, è il teatro dei colori e della musica, è una realtà viva che conosce tutto il mondo e in cui tutto il mondo si ritrova: Napoli è come un sogno costruito di desideri e di paure su cui il sole non sempre conduce a un giorno nuovo.Forse è proprio qui che risiede la risposta alle domande iniziali: la città deve essere il connubio tra storia e uomini, in cui l’individuo lotta per migliorarsi e allo stesso tempo gode di una realtà indelebilmente scritta sulla sua pelle.

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A lessio Coghe è nato a Roma nel 1975. La passione per la fotografia l’ha avuta fin da piccolo. Il suo primo “strumento” fotografico è stato un’economicissima fujica, con cui realizzava dei reportages particolarmente efficaci per immortalare gite scolastiche e familiari su carta lucida. Le sue foto in quegli anni non avevano grandi pretese, ovviamente

perché gli mancava il necessario bagaglio tecnico e quella particolare visione delle cose che oggi invece, lo caratterizza rendendolo protagonista di uno stile personalissimo, assimilabile ai concetti del verismo perché le sue opere prendono spunti dal più grande palcoscenico del mondo: la strada. Poi fu la volta della polaroid, ma anche qui scattava senza sapere. Alessio Coghe si racconta e di sé dice: abbandonai la fotografia per un lungo periodo dedicandomi moltissimo alla lettura (leggevo qualunque cosa, prediligendo però i maestri dell’800 ma anche certa letteratura d’evasione). Poesia e racconti erano l’ordinarietà, con Charles Bukowski come faro guida. Lo scrivere è un’altra passione che non ho mai abbandonato… Ho sempre sostenuto che la poesia è un’ammissione di solitudine, un sentimento però, che non mi pervase mai realmente, ma in quel periodo avevo tempo per chiudermi in me stesso e riempire d’inchiostro le pagine dei quaderni, poi sostituiti dai moleskine.

ALESSIO COGHE: IL

FOTOGRAFO DI STRADA

UN PITTORE SI METTEREBBE MAI

A PARLARE DEI SUOI PENNELLI? NO DI CERTO… PIUTTOSTO, LA

FOTOGRAFIA DEVO

AMMETTERLO, HA COMPENSATO LA MIA RINUNCIA

ALLA POESIADI MARCO

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La mia vita annovera una notevole quantità d’impegni lavorativi i ma la fotografia è ritornata in primo piano nei miei interessi e con intenzioni tutt’altro che hobbystiche. Numerose macchine fotografiche sono passate tra le mie mani e tutte rigorosamente digitali (e ora sento la necessità di provare il brivido dell’analogico e magari di stamparmi le foto da me), ma evito di elencarle per tipo e marca. Un pittore si metterebbe mai a parlare dei suoi pennelli? No di certo… Piuttosto, la fotografia devo ammetterlo, ha compensato la mia rinuncia alla poesia. Nella fotografia di Alessio prevale in positivo un certo minimalismo che si pregia di varie esperienze, non solo esclusivamente fotografiche, ma anche derivate dalla metabolizzazione di film, musica e letture. Il tempo poi, ha prodotto una miscellanea ottimale acuendo nel fotografo il colpo d’occhio dell’artista moderno. Sono specializzato in street photography, dice, il genere da me preferito in assoluto e che mi ha portato a fondare una community

specializzata (SPC Street Photography Community). L’amore per questo stile mi ha condotto anche a scrivere un libro che è una guida per chi inizia e per chi la fotografia di strada già la pratica da qualche tempo. Oltre alla street photography e al reportage, amo pure il paesaggio urbano alla Stephen Shore, per intenderci. Nella vita sono passionale, e la passione la metto in tutto quel che faccio, dal lavoro all’amore. A proposito di amore, è per questo motivo che mi sono trasferito a Città del Messico. A gennaio ho sposato la donna della mia vita, e da giugno risiedo in questo paese dell’America latina. Adesso insegno lingua e cultura italiana, ma sono anche fotografo freelance. Oltre all’impegno con Hyde Park, sono diventato corrispondente dal Messico per Prisma News, periodico nazionale italiano Insegnare mi piace e credo sarà questa la mia attività anche in futuro, ma se il lavoro di fotogiornalista dovesse incrementarsi di molto, sarei costretto a operare una scelta che non ho dubbi… sull’obiettivo.

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HYDE RITRATTI IN A4

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FEDERICA FARINI “UNA STELLA NELLA SUA FETTA

DI CIELO…”SCRIVO PER VOCAZIONE E NON

SOLO PER PASSIONE. PERCHÉ I MIEI PENSIERI POSSANO TRASFORMARSI IN CONFORTO, SORRISI, LACRIME… EMOZIONI DA GENERARE COME UN EFFETTO FARFALLA IN ANIME A ME

SCONOSCIUTEDI MALKO

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Federica è nata a Milano nel 1977. Quel doppio sette dice che le ha sempre portato fortuna. Dopo il liceo linguistico approdò alla Facoltà di Scienze dell’Educazione, approfondendo quindi materie umanistiche come Sociologia e Psicologia.Dal 2002 all’anno 2004 si trasferì alle Isole Baleari. Ora lavora per una banca straniera e collabora con riviste di attualità, curando con passione alcune rubriche di moda e oroscopo.L’astrologia e la scrittura rappresentano i suoi hobbies, e spera un giorno di essere ricordata per qualcosa che ha scritto. Di se dice: scrivo per vocazione e non solo per passione. Perché i miei pensieri possano trasformarsi in conforto, sorrisi, lacrime… Emozioni da generare come un effetto farfalla in anime a me sconosciute. Giudico il potere della scrittura simile a quello di una pozione magica, capace di collegare e avvicinare le persone attraverso i sottili grovigli dei sentimenti migliori. Le parole hanno un cuore grande e possono diventare un messaggio di speranza per chiunque sia in grado di accoglierlo e farlo proprio.L’ironia e l’autoironia sono le caratteristiche che maggiormente la contraddistinguono, e alla domanda enuncia gli aggettivi che ti rappresentano, non ha dubbi nella risposta: solare, affidabile, estroversa, allegra, sincera, passionale e ardente.Racconta di sé: a volte non sono stata eterea né tantomeno perfetta. Sono caduta e mi sono ferita come tanti, ma sono riuscita a rialzarmi e a ritrovare la strada giusta. Spesso m’immagino come Alice nel paese delle meraviglie, che affronta ogni situazione con curiosità, spontaneità e semplicità.Nella vita ho sempre pensato che valesse la pena di provare a fare qualcosa piuttosto che rinunciare alla stessa idea di farlo. Se non si tenta, non si potrà nemmeno mai sapere come andrà a finire… Credo che niente sia realmente impossibile: è solo quando si arriva a pensare che nulla andrà bene che ci si chiude la via, perché è proprio sul nichilismo che il male si adagia e si diffonde. La Storia Infinita è il

mio film guida. Metafora dell’essere umano come figura del guerriero-bambino Atreyu, eroe inconsapevole della sua immensa forza chiamata coraggio. Audacia di lottare contro mostri e calamità; energia in grado di vincere i propri limiti, anche quando sembra impossibile riuscirci.Credo che dopo un dolore, sia dolce anche il momento prima di quella felicità che certamente tornerà a farci compagnia; una sensazione piacevole che inizia lì, ai margini dove la sofferenza s’accheta, lasciando spazio all’aspettativa del cambiamentoPiccola stella senza cielo, come canta Luciano Ligabue, mi fa ricordare di me…“Tanti ti cercano, spiazzati da una luce senza futuro. Altri si allungano, vorrebbero tenerti nel loro buio. Ti brucerai, piccola stella senza cielo. Ti mostrerai, ci incanteremo mentre scoppi in volo. Ti scioglierai, dietro a una scia un soffio, un velo. Ti staccherai, perché ti tiene su soltanto un filo, sai”…

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Luglio, 2009L’estate in cui uccisi mio padre avevo diciannove anni. Trascorsi gran parte del luglio di quell’anno chiusa nella mia stanza, giacendo sul letto senza lenzuola. D’estate la casa era surriscaldata dal tepore che vecchie finestre non riuscivano a filtrare come avrebbero dovuto.Viola.Il 16 luglio 1999 lo ricordo come un giorno viola, come le nuvole che scalzarono via il sole, regalando una pioggia sottile ma efficace. Fu l’unico giorno del mese in cui indossai la felpa rossa regalatami proprio da lui.Alle sedici e trenta, il corpo di polizia dell’Illinois era riunito intorno al cadavere di Connor Devoto, 60enne italoamericano, proprietario dell’Old Palace Hotel di Rockford. La ringhiera della terrazza su cui spazzava via polvere rossa non aveva retto il suo peso. Nessuno poteva immaginare che a provocare la morte di Devoto era stata, in realtà, sua figlia, Jennifer Devoto. Jenny, per gli amici.Il giorno viola volgeva al termine, e niente riusciva a scuotermi. L’assenza di mio padre era solo un’idea astratta. In realtà non avevo mai avuto un padre. O questo fu quello di cui mi convinsi sin dall’età pre-adolescenziale. Decisi che i rapporti consanguinei niente avrebbero potuto vincere contro quelli creati da altri fattori come l’amore, l’amicizia, la lealtà, l’onestà o tutta la serie di stronzate che una piccola e arrogante tredicenne potrebbe pensare alla sua età.Costantemente sola, l’unica persona da cui ero preceduta era la mia reputazione. Perché lei aveva vita propria, si nutriva del pettegolezzo altrui. Del buffo di quartiere che derideva le mie lentiggini, della bidella che mi credeva orfana, delle mie compagne di classe per le quali ero una povera tossica e da Thomas Stuart, grazie al cui rifiuto ad un appuntamento, diventai, per il college intero, la ‘lesbica dalle trecce rosse’.Dov’ero rimasta? Vedi papà? Sono così egocentrica che ho scritto più di me, che di te. Avevi proprio ragione, allora. Riprendo il discorso, ero alla concretizzazione della tua assenza. Si, non ho mai sentito la tua presenza. Non appena rifiutata la mia iscrizione presso l’All American HighSchool, fui felice del tuo sguardo di compassione, perché fu accompagnato da un sorriso che sembrava dirmi: “Non avevo alcun dubbio, tesoro”.Eppure fui sollevata. Se pensavo alle mie compagne di classe o allo stesso Thomas Stuart e ai loro genitori, piccolo borghesi arricchiti da chissà quale patto con il crimine, trascorrevo il resto della serata a vomitare sangue. Loro erano molto soli, ma a pensarci bene erano pur preceduti da qualcosa: la loro mente bigotta e retrograda. Grassa e maleodorante, la immaginavo vestita di tailleur e calze a rete, proprio come la signora Stuart, mentre trattava suo marito come l’ultimo dei servi che le preparava la cena.Scusa, papà. Il pomeriggio è dedicato solo alla tua assenza.

China sulla scrivania del suo ufficio, raccoglievo le sue cose, con la speranza che il vento portasse via tutto. Aprendo la finestra sentivo il vento cessare i suoi giri freschi, e la calura mi tormentava ancora.Sono trascorse dieci ore e la tua presenza stenta a sparire. Continuo a scrivere, un vortice di sensazioni spinge la penna rossa trovata in un comodino sul ripiano ‘ricevute fiscali. I tuoi fogli gialli sono pieni di sbavature. Scrivo, e, quando sono esausta, la mia mente è così vuota che esco fuori dalla porta e quasi ti chiamo. Apro la bocca e si ferma a mezz’aria, ricordandomi che non ci sei più.Jennifer, Jenny, Dev’O. Piccola, tesoro, puttana. Chi ero, quel pomeriggio? Chi credevo di essere, quale vestito avrei voluto indossare, e quali parole avrei usato per farmi compatire ancora? Quali sorrisi ammiccanti avrei regalato per attirare le attenzioni degli altri, e quali inganni avrebbe escogitato la mia mente per

DI CARMINE DELLA PIA

NERO EBANO (ASPETTANDO FINNEGAN)

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salvarmi il culo, ancora una volta?Quel giorno di luglio avevo compiuto diciannove anni da dieci mesi. Mi avvicinavo alla maggiore età come in una stanza buia, come se non mi riguardasse minimamente.La signora Devoto era stata la signorina Scezia, di padre veneziano e madre argentina. Aveva conosciuto il signor Devoto nei primi anni sessanta, ma si sposarono molto tempo dopo. Nel 1970, forse. La signorina Scezia, quando divenne Signora Devoto, cambiò molto. Credo che se avessero potuto incontrarsi, sarebbero state grandi nemiche, antagoniste di una vita, l’una avrebbe criticato i capelli dell’altra, il trucco dell’altra, le mani dell’altra. Mia madre lasciò mio padre all’Old Palace una sera del 1971, a pochi mesi dalla mia nascita. Lasciò la sua famiglia, e non vi fece più ritorno.China sulla tua scrivania, alzo la testa e penso che sia ora che scrivi al computer i registri dei clienti, i loro dati e i giorni di permanenza. Le

FLICKR.COM/PHOTOS/JEEVES

loro vite e le loro storie. Sei andato via, ma ti sento ancora, ti aspetto alla reception per la paghetta settimanale. Se fossi vissuto un giorno in più, non ti avrei parlato dell’ennesimo amante della mamma, sadica puttana in preda ad una crisi ormonale post-menopausa.Chiedevo del denaro a mio padre, facoltoso proprietario alberghiero dell’Illinois, ero esclusa dal college più importante della nazione, ma la mia delusione sparì quando Helena Goodson, in tabaccheria, iniziò a vendermi della purissima marijuana olandese.Fumo, papà, da molti mesi. La signora Johnson aveva sorpreso Kimberly a fumare nella sua stanza e la punizione durò fino al mese successivo. Tu sapevi del mio vizio? Ignoravi totalmente inventando a te stesso improbabili scuse per giustificare l’odore di erba provenire dalla stanza 3? Non te l’avevo detto prima che saltassi giù dalla terrazza, ma spesso ho desiderato le sberle della signora Johnson e l’isolamento di Kimberly.Libero il tuo studio dal superfluo, papà. Comincerò dalla scatola nero ebano che mi hai sempre tenuto nascosta sotto al tuo letto. Anch’io conoscevo i tuoi segreti, sai? E se un giorno avremmo parlato, raccontandoci tutto? Il perché, il dove e il quando dei nostri istinti? Aprirò la cassa nero ebano e ogni volta che, prendendo una boccata d’aria, la bocca vorrà esclamare il tuo nome, accenderò una sigaretta. E un’altra, e un’altra, e un’altra ancora. Quelle non sono sicura di poterle abbandonare. Smetterò, papà, quella merda non sfiorerà mai più le mie narici.Leggevo la mia storia di dieci anni fa mentre, su una poltrona di pelle, aspettavo la dottoressa Finnegan. Colei che di lì a poco avrebbe fermato la mia dipendenza.

NERO EBANO (ASPETTANDO FINNEGAN)

DOV’ERO RIMASTA? VEDI PAPÀ? SONO

COSÌ EGOCENTRICA CHE HO SCRITTO PIÙ DI ME, CHE DI

TE. AVEVI PROPRIO RAGIONE, ALLORA.

RIPRENDO IL DISCORSO, ERO ALLA CONCRETIZZAZIONE

DELLA TUA ASSENZA. SI, NON HO MAI SENTITO LA TUA

PRESENZA

HYDE RACCONTI

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“ANCHE LA NATURA ERA STATA FIN TROPPO MAGNANIMA DANDO AD OGNI CURVA LA GIUSTA PIEGA ED AD OGNI NEO IL SUO PREGIO”

POLONAISE

DI ROCCO GIUSEPPE TASSONE

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A ttraversando la veneziana la rossa luce del tramonto, in una sera d’estate calabrese, illuminava a chiazze ardenti la camera da letto. Il lenzuolo di seta sagomava un flessibile corpo che sinuosamente si muoveva al motivo della Polonaise di Chopin. La fresca seta si rotolava stringendo il suo contenuto da farlo traboccare come la soffice spuma dal bicchiere.Soffocato un sospiro a ritmo incostante accompagnava un dolce gemito d’amore. E tra la penombra i merletti ed i pizzi restavano muti!Polonaise era una giovane donna stimata ed amata. Anche la natura era stata fin troppo magnanima dando ad ogni curva la giusta piega ed ad ogni neo il suo pregio.Gli occhi felini, velati da un incognito desiderio, spesso vagavano nel vuoto segnando con le labbra un enigmatico sorriso. Sul lavoro era un simbolo: pronta a qualunque novità e situazione. Molti uomini restavano affascinati, ma Polonaise apparentemente lontana da ogni sentimento con un sorriso chetava gli istinti sprofondando dolcemente nella sua solitudine. Il suo io, profondamente segnato da un’insaziabile nascosta passione, conviveva con una struggente storia d’amore.In ufficio spesso si ritirava in bagno solleticata da un pungente fuoco che improvvisamente si impadroniva del corpo e di ogni ragione della povera donna e quando usciva era una vampata di rossore che piano piano sbiadiva mentre l’affannoso respiro ritornava alla normalità.Poi la sera, rifiutando ogni svago con gli amici, correva a casa, qualcuno ansioso l’aspettava: la sua perversione.Si tuffava nel suo morbido letto lasciando che il suo corpo, accarezzato dalla penombra al suono delle note polacche, scivolasse sulla seta e con essa perdersi in struggenti e narcisistiche visioni.Solitudini interrotte da mille fuggitivi immagini di corpi avvinti e desideri timidamente nascosti alla luce ma focosi al silenzio ed all’atonia della seta. E tra la penombra i merletti ed i pizzi restavano muti ad ascoltare passionali respiri che si accavallavano a soffocate parole, al cigolio del letto e a pensieri di freschi ruscelli montani: magari spegnessero il fuoco che bruciava anima e corpo!Poi quella sera il lenzuolo di seta, dopo aver rotolato in grande confusione, finì con l’irrigidirsi e un sonno profondo portò con se ogni segreto amore.E tra la penombra i merletti ed i pizzi restavano muti mentre Polonaise libera dalla sua ossessione si volò nell’aria finalmente parca!

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LA GIACCA, SOPRA LE SPALLEDI BRUNO MAGNOLFI

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Sto bene in questi ultimi tempi. Al medico ho detto che mi sento in grado di riprendere con il mio lavoro, la depressione ormai è alle spalle, soltanto una brutta fase della mia vita. Adesso frequentemente indosso una giacca, una bella giacca che ho comperato per caso, dopo averla vista in una vetrina mentre passavo davanti al negozio. E’ di colore rosso, un rosso un po’ scuro, per niente vistoso: i miei parenti vengono spesso a trovarmi e tutti mi fanno i complimenti per quella mia giacca. Ne sono fiero, dico la verità, indosso quella e mi sento subito meglio, giro per le strade con più sicurezza, maggiore indipendenza di prima. Certe volte la tengo sopra le spalle anche quando resto in casa. Non lo so, non so spiegarmi perché, ma so che è così, lo sento, per questo forse vorrei tornare al lavoro, per farmi vedere guarito da tutti i colleghi e con indosso la giacca. Oggi sono uscito di casa, non mi piace più stare lì fermo seduto a guardare il solito muro. Ho girato un po’ avanti e indietro nel mio quartiere, poi sono entrato dentro al caffè dove andavo fino a qualche anno fa. Un uomo mi ha riconosciuto e mi ha fatto un saluto, ma io non mi ricordavo per nulla di lui, così ho fatto finta di niente. Bella la tua giacca, dice quello, forse già mezzo sbronzo. Già, faccio io. Devi averla comperata da poco, fa lui, un nuovo modello, roba fine, che non si vede tanto spesso qua in giro. Annuisco, intanto metto i bottoni dentro alle asole tanto per fargli vedere come mi calza, ma quello butta giù un bicchierino e poi fa: potresti venderla a me, dice di un fiato, più o meno siamo uguali di taglia, sono sicuro che con una giacca così mi sentirei un’altra persona.Lo guardo come se non avesse detto un bel niente, cerco qualcosa dentro alle tasche con modi nervosi; quest’uomo mi sta facendo arrabbiare, penso tra me, dice soltanto delle sciocchezze, la giacca è la mia, non c’è alcun motivo per cui dovrei toglierla. Ma quello

insiste, dice: dai, fammela provare, non ci vuole niente, fa lui, così vediamo a chi calza meglio. Io non me lo filo neanche, e assesto un pugno sopra al bancone, tanto per fargli vedere di cosa sono capace.Ma quello cambia sistema, diventa più appiccicoso, adesso dice che non gli importa più niente della mia giacca, che diceva tanto per dire, e che anzi, è proprio di un colore impossibile, lui non la indosserebbe per nessuna ragione, se non per fare un piacere a un amico. Mi volto, nel locale non c’è nessuno, il barista fa le sue cose, mi sento di non sopportare ancora quell’uomo. Così dico a voce sempre più alta: basta, lei non deve dire più niente, né sulla giacca, né su altre cose, così quello si fa servire un altro bicchierino e lo offre anche a me, tanto per fare la pace. Io dico che mi fa male, ma quello insiste, infine mi porge il suo, e forse senza intenzione mi versa il liquore sopra la giacca. Sul momento non dico niente, ma la macchia è proprio davanti ed è appiccicosa. Quello si scusa, dice qualcosa con la sua voce per me insopportabile, io resto fermo, senza niente da dire, il barista mi fa: forse è meglio se adesso vai a casa. Io mi sento sempre più male, ognuno mi dice cosa è meglio e cosa è peggio per me, intanto la mia giacca ormai è rovinata, non potrò più indossarla, è un grosso guaio, penso, un guaio senza rimedio.Vorrei gettarmi addosso a quell’uomo, riempirlo di botte, ma mi sento sempre più debole, sono sicuro che non riuscirò neppure ad arrivare fino a casa. Barcollo fino all’uscita del caffè senza dire niente a nessuno, poi cado lungo disteso sopra al marciapiede di fronte: voglio morire qui, penso, non mi importa più niente se i miei colleghi di lavoro non riusciranno a vedere la mia giacca, incaricherò qualcuno per andare a spiegarglielo che mi stava bene, che era tagliata proprio su misura per me, che era una giacca davvero speciale.

DAI, FAMMELA PROVARE, NON CI VUOLE NIENTE, FA LUI, COSÌ

VEDIAMO A CHI CALZA MEGLIO. IO NON ME LO FILO NEANCHE, E

ASSESTO UN PUGNO SOPRA AL BANCONE, TANTO PER FARGLI

VEDERE DI COSA SONO CAPACE FLICKR.COM/PHOTOS/MIKEDEFIANT

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onna Annunziata Maresca uscì sull’uscio di casa che era ancora notte. Divaricò le gambe grosse e vigorose, si sollevò la gonna di panno fino alle ginocchia e mise le mani sugli stinchi. Accovacciata in quella posizione invocò la corrente – Soffia ponente. Soffia! -Nel suo volto di quercia l’acqua del Vallone, il fiume che lambisce Nocera, aveva scavato delle forre dove raccogliere le lacrime.Donna Annunziata aveva accompagnato al camposanto tutti i maschi della sua famiglia, con il pianto. Ma ogni notte li aveva accarezzati mentre dormivano. Perché solo nel sonno si accarezzano i bambini, per non gonfiargli il cuore con il calore delle tenerezze.Il pianto della donna si era sciolto nel legno e nel lino del letto di nozze, ora vuoto. E le sue urla rapprese come latte cagliato, sulla croce, sulle bare scure portate a spalla dai becchini.L’uscio della casa di Donna Annunziata si apriva su uno stanzone semi buio, al centro un tavolaccio dove mangiare, appoggiare la testa sulle braccia, ospitare, quando faceva buio, la stanchezza maleodorante delle mani che imparavano a firmare con il proprio nome. La stanza ristagnava sempre di odori contadini e di pomeriggio le voci sguaiate dei bambini urlavano a memoria le litanie parrocchiali.Chi ti ha creato? – Dio – rispondeva il coro. E chi è Dio? – e le bocche sdentate dei bambini articolavano – Dio è l’essere perfettissimo e… -Donna Annunziata si era chiesta spesso come fosse Dio, ma continuava a ridere mentre recitava le poste di rosario tra le vecchie del vicinato. Lei non ci capiva molto nei libri di preghiera. Le piaceva l’odore della carta spessa che ingialliva e la copertina nera disegnata a sbalzo con un san Pietro in trono. Avevano un profumo diverso.Guardava le figure nere di Cristo e degli apostoli nell’orto degli ulivi, e mangiava pane duro bagnato nell’olio.Con le dita unte d’origano seguiva i contorni rossi della passione.Com’era la passione? Lei se l’immaginava con i colori dei tramonti autunnali.

Il vicinato delle madri non si era ancora animato quando la donna uscì per sentire il vento sotto le gonne, tra le cosce.Annunziata amava il vento di ponente, ma era un segreto che custodiva stringendo i fianchi, con occhi gelosi che guardavano intorno.Sua nonna le raccontava che una donna è una crepa nella terra dove mettere radici: nata con un vuoto al centro che è capace di accogliere, confortare, accudire.Donna Nunziata pensava che sarchiare la terra e sgombrarla dalle pietre è un lavoro da uomini, di dita dure che spezzano un mallo di noce. Aveva rigovernato bestie e uomini per tutta la vita, allo stesso modo, imparando tutto: i maschi volevano svuotarsi, le femmine essere riempite. Era così anche per le piante. Per le rocce cave ingrossate dal fiume. Il destino della femmina è nascere gravida dell’uomo, anche quando è destinate alla sterilità.Lei era stata riempita dall’uomo dieci volte, e dieci volte era stata svuotata della sua piccola carne, che cercava il seno: ora tutti e dieci riempivano di nuovo la crepa sotto la terra, con tutti gli altri.In quel richiamo di vento si sgravava di tutto il peso dei suoi ottant’anni. Gli occhi celesti sfavillavano, e da quelle due finestre chiarissime tutte le nonne delle sue nonne guardavano il mondo, come l’avevano già visto nei secoli che erano passati su quelle terre.Donna Nunziata aveva i colori pallidi, biondi intensi e celesti sbiaditi, delle stirpi ungheresi che anticamente erano dilagate nei campi di Nocera. Quando la cripta del tempio non era stata ancora murata, una volta era scesa laggiù per aggirarsi tra le regine dei popoli ungheresi. Stavano sedute nelle nicchie di terra bruna. Nell’umidità aveva intravisto i loro volti, consumati dalla fatica di resistere al tempo e conservati dal buio.Si era sentita premere forte sullo sterno dalla pietra grezza, dal buco sterminato della cripta.Si affrettò fuori e fu sedotta dal vuoto, per la prima volta.Il vuoto della sua cavità riempita di vento. Corse fino alla cava di pietre dello zio, passò oltre e si diresse verso l’Affonnatore: è

SOFFIAPONENTE

DSUA NONNA LE RACCONTAVA

CHE UNA DONNA È UNA CREPA NELLA TERRA DOVE METTERE RADICI: NATA CON UN VUOTO AL CENTRO CHE È CAPACE DI

ACCOGLIERE, CONFORTARE, ACCUDIRE

DI DARIO DE GIACOMO

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questo il nome che i contadini danno ad una spaccatura enorme nella roccia.Stretta e lunga, perennemente battuta dalle acque del fiume, che in quel punto saltano nel vuoto e affondano tra le pietre, ridotte in schegge di un verde spugnoso. Ancora oggi quel luogo la faceva sorridere, perché quella fenditura assomigliava a una vagina.Da allora aveva osservato tutte le donne più anziane, quando scendevano al lavatoio e si chinavano, gonfie di panni, sullo scolo delle acque. Quando nessuno le guardava, entravano vestite nel fiume, sembrava che si lasciassero cullare.La nonna le aveva raccontato anche di una massa d’acqua più grande, che stava lontano, a Salerno, era simile al fiume ma enorme.Lì vanno le donne a bagnarsi, per conoscere il loro destino – così aveva detto la nonna. Per conoscere il destino. Ma Nunziata

non si era mai spinta a Salerno. Eppure il suo destino l’aveva conosciuto, prima nel fiume e poi sulla terra. Ora lo richiamava a gran voce dall’uscio di casa.Dalla fabbrica di muratura spirava il vento di Ponente.Soffia Ponente – lo incitò Donna Nunziata – Soffia! – e reclinò la testa sparpagliando i capelli.Nei libri di preghiera non c’era scritto questo, c’erano il fuoco e il respiro è vero. C’era Dio ma era descritto uomo come gli altri.Si sentì invasa di vento, sollevata come nessuna mano di maschio ne sarebbe capace. Una presa forte, delicata, che annega dentro il corpo sviscerandolo.Il suo destino cavo si riempiva di tutto. In quei rari momenti si riempiva davvero di tutto. Si sentiva perdere, mano a mano che il vento le cresceva dentro.Soffia Ponente. Soffia. – Lo incitò.

FLICKR.COM/PHOTOS/12392252@N03

HYDE RACCONTI 31

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EUCRASIA

JINN SUSSURRA ALLELI SIMMETRICI,LECCA FUNZIONI SURIETTIVE,

INGHIOTTE RECETTORI DACTILITICIE INVOCA AMBLIOPIA,

TENAGLIE E PULSIONI OTTICHESCIOLTE IN ASSEGNI INFLESSI:

TUTTO CIÒ DI CUI GLI UOMINI SI NUTRONO.

IBLIS SUSSURRA IL MIO NOME,SORRIDO, SI BRUCIA.

RAPSODIE

PURAMUSICA TRISTE

DI CUORE E ANIMA, FRAGILI E RISOLUTE,

VIVIAMO DI SORRISI E LACRIME, LAMENTI E SOSPIRI.

AMIAMO CON UN RESPIRO.SOGNIAMO SENZA SONNO

E DANZIAMO SE PUR STANCHE.CAPACI DI ASCOLTARE

ANCHE CIÒ CHE NON SI SENTE.INCONSAPEVOLI….

SIAMO OLTRE CIÒ CHE SAPPIAMO.IL NOSTRO CUORE PURO

NON MENTE MAI!

NELL’ARIA C’È IL SENTORELIEVE DI UNA PENA.COME UN AFFANNOCHE SI FONDE CON IL RESPIRO.SAPORE AMARO DI DISTACCO.RUMORE SECCODI LAMA CHE RECIDECHE SPEZZAUN EQUILIBRIO PRECARIOTRA CATENE E GABBIE ARRUGINITEVIVONO IN BILICO FANTASIE SEGRETELONTANO,UNA MUSICA TRISTEATTRAVERSA IL TEMPOTRA NOTE CADUTE SU FILI D’ERBA.E LACRIME AVVOLTE IN VELI DI RUGIADA.

DI MARIA TOSA SERENA GIOFFREDI

DI ANNA UTOPIA GIORDANO

FLICKR.COM/PHOTOS/AJKNOWLES FLICKR.COM/PHOTOS/MRGRUBB

HYDE POESIA

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UN NUOVO GIORNO

SENSO

DI CUORE E ANIMA, FRAGILI E RISOLUTE,

VIVIAMO DI SORRISI E LACRIME, LAMENTI E SOSPIRI.

AMIAMO CON UN RESPIRO.SOGNIAMO SENZA SONNO

E DANZIAMO SE PUR STANCHE.CAPACI DI ASCOLTARE

ANCHE CIÒ CHE NON SI SENTE.INCONSAPEVOLI….

SIAMO OLTRE CIÒ CHE SAPPIAMO.IL NOSTRO CUORE PURO

NON MENTE MAI!

NASCE UN NUOVO GIORNOE SUL MARE PARE ETERNO.

BRILLANO INVISIBILI DIAMANTISPARSI NEL BLU

E RIVOLI DI LUCIDA BIANCA SETASI PERDONO NELLA RIVA.

ACCAREZZANO L’OROE DIVENTANO UN CONFONDERSI

DI PREZIOSI GIOIELLICHE A RIMIRAR,

IL CUOR MAI SI STANCA.I FLUTTI IMPETUOSI

ACCOLGONO DOLCI PENSIERIE L’ONDA SPUMEGGIANTE

PORTA CON SÈI MIEI SOGNI.

VORREI STRAPPARTI IL CUOREE CRESCERE DENTRO TEAL POSTO SUO, PER POTERTI DAREIL BATTITO MARTELLANTE E SORDOCHE CI UNISCE ED ACCELERA SOPRA DI NOI.VORREI STRAPPARTI IL CUOREE CRESCERE SEMPRE DI PIÙRINCORRERE IL TUO SOSPIROE SPINGERE SEMPRE IN BASSO, ANCORA GIÙ.VOGLIO SCOPARTI IL CUOREE CREDERE CHE DENTRO TEPULSINO SOLO SENSO ED ARDORE.RESPIRO PIANO, UN GEMITOE NEL TUO PETTO ESPLODOCOLPISCO ANCORA, È QUASI UN FREMITO.E LÀ M’ACCORGOCHE M’HAI SLABBRATO IL CUOREE MENTRE MONTI DENTRO MEVIVO DEL TUO CALORE,MI LASCIO ANDARE…TI SFIORO IL SENO E SONO LÌ.LA MIA MADONNA APPAREÈ COME SOLE, È COME TE.ORMAI POSSO DORMIRETI STRINGO FORTE, RITORNO IN ME.

DI STEFANIA PAROLIN

DI ED WARNER FLICKR.COM/PHOTOS/AMYLOVESYAH

FLICKR.COM/PHOTOS/SUZYESUE

HYDE POESIA 33

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a luce, i colori, i suoni possono avere effetti terapeutici come avevano stu-diato gli antichi Greci, Egiziani, Ro-mani, Indiani e Cinesi.La cromoterapia moderna è legata ai nomi di Finsen e Rollier oltre a Man-del con la sua cromoterapia oppure a Ricciardi con la fototerapia e fonotera-pia (utilizzando i punti agopunturisti-ci tradizionali).Dalle esperienze di Newton, nel XVII secolo, con il prisma si resero visibili i

colori ovvero lo spettro elettromagnetico e si riconobbe che ogni colore spettrale possiede un diverso valore di oscillazione, misu-rato in Hz, ovvero rapporto tra la lunghezza d’onda e la frequen-za dove ogni corpo acquista un determinato colore perché la sua struttura molecolare lascia passare determinate onde elettroma-gnetiche e ne riflette altre ossia percepiamo come colore la parte riflessa della luce bianca.Goethe definì’ gli aspetti fisiologici del colore come percezione dell’occhio indacandone la legge armonica ed i collegamenti con il sistema neurovegetativo, scoperti da Becher nel 1954.Le scoperte di Einstein E=mC2 hanno evidenziato le trasforma-zioni tra energia e materia ed il fisico Popp dimostro’ recentemen-te come tutte le cellule emettono dei suoni (fononi) e delle luci (fotoni) in base al grado di equilibrio delle membrane cellulari

(intese come amplificatori e trasmettitori dei segnali elettroma-gnetici che viaggiano alla velocità della luce).Recentemente sono stati posti in relazione le frequenze elettro-magnetiche dei colori con i suoni ed alcuni farmaci omotossico-logici che possiamo riassumere come segue:

ROSSO = acidum muriaticum–belladonna–ignatia –silicea–helonias dioica–magnesia carbonica.E’ il colore della vita e del fuoco, l’amore, la rabbia, la collera, è il colore del cuore e dei polmoni (aumenta il battito cardiaco, la pressione sanguigna, la frequenza del respiro, è un colore caldo quindi non si deve usare nei processi infiammatori. La nota cor-rispondente è il Do.

ARANCIONE = ferrum metallicum–ammo-nium muriaticum–carbo vegetabilis–ambra grisea–ipecacuan-ha–camphora. E’ il colore della serenità e gioia, da buoni risultati nelle malattie del sistema nervoso e contro la stanchezza conti-nua. La nota è il Do diesis.

GIALLO = secale cornutum–kalium bichromicum–cocculus–kalium bromatum–phytolacca–ammonium broma-tum. E’ il colore simbolo del sole allo zenit, è allegria con distacco ed è il colore del sistema digerente, linfatico ed endocrino oltre al cervello sinistro ossia la razionalità. La nota è il Re.

L

I SEGNALI ELETTROMAGNETICI

ANTISTRESS

PROF. DR. RICCIARDI PASQUALE MAURIZIO

GOETHE DEFINÌ GLI ASPETTI FISIOLOGICI DEL COLORE COME PERCEZIONE DELL’OCCHIO INDACANDONE LA LEGGE ARMONICA ED I COLLEGAMENTI CON IL SISTEMA NEUROVEGETATIVO, SCOPERTI DA BECHER NEL 1954

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VERDE = Baptisia–baryum carbonicum–phosphorus. E’ il colore neutro con effetti armonizzanti, aiuta la concentrazio-ne e la memoria oltre al metabolismo. La nota è il Fa.

BLU = Bryonia–Rhus Tox–Symphytum–aconitum.E’ il colore della tranquillità e rilassamento oltre che antiinfiam-matorio e decongestionante. La nota è il Sol.

INDACO = pulsatilla–antimonium crudum–ignatia. E’ il colore del rilassamento e come nota corrisponde al La.

VIOLA = arsenicum album–acidum nitricum–ammo-nium muriaticum–camphora. E’ il colore del rilassamento pro-fondo e della meditazione quindi dell’emisfero destro (intuizione e creatività). La nota è il Si.

Le ricerche di Head, alla fine dell’800, e poi di Mackenzie appro-darono alla suddivisione segmentale dell’organismo ossia rico-nobbero e dimostrarono le affinità degli organi interni con le zone superficiali della parte posteriore del tronco (dermatomi, mioto-mi). I dolori così irradiati vengono definiti “trasposti” (transfer-red pain).Le vie di riflesso sono valide in entrambe le direzioni quindi è possibile stimolare con un massaggio Shatzu o con l’agopuntura tali zone cutanee e portare benefici sugli organi ad esse collega-te (riflesso cutaneo – viscerale). Il tracciato di tutti questi riflessi passa nel segmento spinale che diventa un punto determinante di distribuzione.Le esperienze di altri ricercatori come Puttkamer, Vogler, Corne-lius hanno confermato queste ipotesi.Inoltre è stato osservato che questi riflessi coinvolgono anche il sistema neurovegetativo (brividi lungo la schiena quando si per-cepiscono certi suoni o colori o massaggi).Le ricerche sulle endorfine condotte da Pomeranz, Chiu, Tere-

nius, Goldstein hanno dimostrato che uno stimolo periferico come un massaggio Shatzu su queste zone libera le endorfine (encefaline, dinorfina) molto più’ potenti degli oppiati esogeni (morfina, cocaina ecc).A livello cellulare il sistema simpatico si può considerare come un attivatore di energia, mentre il parasimpatico agisce in maniera strutturante come un fissatore di energia ed accumulatore. Così ogni campo di disturbo provoca il dominio del parasimpatico (Yin per i cinesi) cosi’ stimolando con l’agopuntura o con il mas-saggio Shatsu, attraverso il midollo spinale che funziona come preamplificatore e la formazione reticolare del tronco cerebrale che regola il gammatono responsabile del controllo posturale,si possono riequilibrare queste disfunzioni del neurovegetativo (via centripeta).Lo stimolo periferico con un ago o con l’agopressione (massaggio Schatsu) o con le tecniche osteopatiche diventa una informazione elettromagnetica che raggiunge il talamo e la cor-teccia cerebrale ottenendo una regolazione cibernetica del siste-ma Uomo.Così i punti delle zone riflesse si possono interpretare come punti di distribuzione di una rete di comunicazione cibernetica elettro-magnetica.Voltolini e Fliess svilupparono la riflessoterapia nasale stimolan-do il setto o la volta piuttosto che il corpo ed i muscoli nasali infe-riori e mediani anche con sostanze aromatiche.Nelle nostre esperienze abbiamo notato come il sinergismo te-rapeutico potenzi in maniera non lineare gli effetti dei singoli ri-medi.Così utilizzando la poltrona Shatsu,che noi preferiamo alla tera-pia manuale in quanto l’operatore,per quanto esperto ed allenato, dopo alcuni minuti di terapia non riesce a tenere costante la pres-sione da esercitare sui punti riflessi agopunturali, se la associa-mo alla musica e ai colori opportunamente scelti e magari anche all’aromaterapia otteniamo dei risultati considerevoli ed in tempi brevi sia per quanto riguarda lo stress che per alcune patologie funzionali.

FLICKR.COM/PHOTOS/MRSENIL

HYDE BENESSERE 35

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IL MITO DI LADY OSCAR

La sua autrice è stata accolta in Italia, a Novello a giu-gno e a Roma ai primi di ottobre, come una diva da una vasta platea di giovani donne e uomini cresciuti con il suo personaggio più famoso. Riyoko Ikeda, clas-se 1947, che continua la sua attività di autrice di man-ga alla quale preferisce però anteporre la sua nuova

passione come soprano leggero, è quasi stupita per come la sua Versailles no Bara, nota in Occi-dente come Lady Oscar, è ancora oggi amata e seguita da un pubblico che va da alcuni teen-ager che l’hanno riscoperta con i dvd e ai video su Youtube e magari anche grazie ai genitori, a professionisti quarantenni che non dimentica-no le serate del lontano 1982 quando arrivò in Italia.Più vicino alla sensibilità europea del romanzo d’appendice al femminile (inevitabile rievocare Dumas padre e la serie di Angelica) ma molto inserito nella tradizione degli shojo manga giap-ponesi, Lady Oscar è a tutt’oggi uno degli anime e manga più amati in Italia e non solo, uno dei più rappresentativi delle potenzialità di una for-ma d’arte per decenni sottovalutata e una delle vicende più amate nell’immaginario recente, tra storia, amore e morte.Il tema della ragazza costretta a vestirsi da uomo qui per volere paterno e che grazie a questo rie-sce a vivere avventure ben diverse da quelle che avrebbe come donna in una società maschilista, è molto caro agli shojo manga, da Ribbon no ki-shi, noto da noi come La principessa Zaffiro di Osamu Tezuka in poi e deriva da leggende e tradizioni orientali, le stesse che sono alla base della storia di Mulan, diventata lungometraggio anche per la Disney. Ma questo tema c’è an-che in Occidente, basti pensare a figure come Clorinda della Gerusalemme liberata, a Jolanda la figlia del corsaro nero di Salgari, al personag-

DI ELENA ROMANELLO

LADY OSCAR È A TUTT’OGGI UNO DEGLI ANIME E MANGA PIÙ AMATI IN ITALIA E NON SOLO, UNO DEI PIÙ RAPPRESENTATIVI DELLE POTENZIALITÀ DI UNA FORMA D’ARTE PER

DECENNI SOTTOVALUTATA E UNA DELLE VICENDE PIÙ AMATE NELL’IMMAGINARIO RECENTE, TRA STORIA, AMORE E MORTE

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gio storico di Giovanna d’Arco, che non fu l’unica donna nella vita reale a prendere abiti maschili per combattere, fu solo più sfortunata.La scelta dell’epoca, la Rivoluzione francese, adorata da Riyoko Ikeda, porta tantissimi fan di Oscar a diventare appassionati di Maria Antonietta e del Settecento: la ricostruzione storica è abbastanza impeccabile nei fatti narrati, un po’ meno dal pun-to di vista visivo, dove ci sono alcuni svarioni nella scelta dei costumi, delle armi e degli ambienti.La vicenda, tra amore e morte, appassiona e avvince, e la scelta, abbastanza coraggiosa se vista con occhi occidentali, forse più scontata in un’ottica orientale, di rinunciare all’happy ending consolatorio, abbastanza improponibile visto che diversi perso-naggi chiave della vicenda sono comunque destinati a morire tragicamente, alla fine rende la storia ancora più riuscita, anche se obiettivamente tragica, visto che molti, anche qui in Italia, ricordano la morte di Oscar e del fedele André come un vero e proprio trauma.Non c’è da stupirsi se a distanza ormai di quasi trent’anni dalla prima messa in onda su Italia 1 nella primavera del 1982 Lady Oscar continui ad attrarre pubblico, che nello specifico va a fare code chilometriche e a mettersi in cosplay per poter incon-trare Riyoko Ikeda, ma che fa anche altro normalmente, tipo collezionare materiale in tema, che siano le vecchie edizioni della Fabbri, che pubblicò il manga censurandolo della parte finale e appiccicandoci un improbabile lieto fine o le ripubbli-cazioni più recenti del fumetto o i gadget, a volte costosi e intro-

vabili ma decisamente imperdibili, o anche scrivere fanfiction sul web, incontrarsi in circoli, leggere libri su Maria Antonietta, rivedere le repliche su La 5 o i dvd.Quando si dice un oggetto di culto si può pensare comodamen-te a Lady Oscar, anche per chi poi non ha continuato a seguire il mondo dei manga e degli anime e che oggi non è certo un frequentatore abituale dell’universo otaku in tutte le sue forme, dai forum alle gare cosplay. Ma Oscar ha saputo travalicare confini e generi, interessi specifici e passioni circoscritte, diven-tando una protagonista dell’immaginario con la sua storia, tra avventura e amore, segnata dal destino e per questo ancora più coinvolgente.Ci sarà senz’altro un effetto nostalgia non da sottovalutare, quando risuonano le note dei Cavalieri del Re la commozione è quasi d’obbligo, ma c’è obiettivamente l’interesse e il merito di aver creato un personaggio che ha saputo diventare emble-matico. Icona femminista o gay, protagonista di una struggente storia d’amore immortale, emblema di un mondo di cambia-menti che la travolge, porta tramite cui si scoprono gli shojo manga ma anche la storia di Francia: Oscar è tutte queste cose, oltre che un manga ed anime di successo, ancora oggi all’avan-guardia come realizzazione e scelte d’animazione e regia, e ma-gari più ricco di contenuti di altri più recenti, dove l’esigenza di vendere gadget e le animazioni computerizzate sono diventate più importanti di una trama decente.Non si può dimenticare Lady Oscar, anche se si è cresciuti e magari ci si interessa ad altro, e non più al mondo dei fumetti.

HYDE RECENSIONI 37

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LA STREET PHOTOGRAPHY

E’ IN BIANCO E NERO!

PROVIAMO A SFATARE UN

MITOSCEVRA DAI COLORI

L’IMMAGINE SI RIDUCE ALL’ESSENZA

DI QUELLO CHE RAPPRESENTA LO

SCATTO SENZA INVADENTI

DISTRAZIONI CHE PUÒ GENERARE IL

COLOREDI ALESSIO COGHE

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Premetto subito che sono un pro-fondo amante del bianco e nero e che dovendo scegliere tra i due “mondi” ad occhi chiusi scelgo la fotografia black & white. A maggior ragione se parliamo di street photography.Perchè quando vediamo le foto inseribili in questo ramo della fotografia la mag-gior parte è in bianco e nero? Ma perchè è così che è nata la fotografia di repor-tage ed è così che è nell’immaginario di tutti coloro che conoscono il reportage e la street. La fotografia è nata in bianco e nero, e anche quando arrivò il colore esigenze di risparmio imponevano comunque la stampa in bianco e nero. A questa esigenza pratica però si aggiunse presso i fotografi di reportage la convinzione che solo fotografando in bianco e nero si riesce a rappresentare la realtà per immagini esattamente come la propria interpretazione dello scatto: Capa, Bresson, Berengo Gardin, giusto per fare qualche nome. In più scevra dai colori l’immagine si riduce all’essenza di quello che rappresenta lo scatto senza invadenti distrazioni che può generare il colore.Una tesi questa che mi sento di sposare totalmente a cui però fà da contraltare la certezza che a volte uno scatto, un particolare scatto ha ragion d’essere a colori. Un esempio calzante di ciò che sostengo è ben rappresentato dal celebre ritratto della ragazza afghana di McCurry, una delle foto più famose degli ultimi decenni. Chi non la conosce? Per ovvi motivi di copyrightt qui non possiamo pubblicarla, ma basta una semplice ricerca per immagini su google e la troverete.Se non fosse stata lasciata, o meglio pensata, a colori non avrebbe avuto lo stesso impatto che tutti riconosciamo a questo scatto. Ci sono ovviamente le solite con-trapposizioni da fondamentalisti sull’argomento, dai fedeli al totally black & white a chi sostiene che il mondo è a colori e come tale và rappresentato, ma io ritengo che la verità come quasi sempre stà nel mezzo.E di fronte ad una bella street a colori applaudo senza tentennamenti, pur essendo come detto uno che preferisce di solito il bianco e nero.Il mio consiglio riguardo alla street è scegliete senza indugio tra colori e bianco e nero, oppure non scegliete affatto. Ogni scatto a mio avviso fà storia a sè, a meno che non si tratti di un reportage che necessita comunque di un’omogeneità di lin-guaggio per dare un continuum alla storia che volete raccontare.

FLICKR.COM/PHOTOS/ALXCOE

HYDE STREET PHOTOGRAPHY

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DI EMILIANO MIGLIORUCCIHYDE STREET PHOTOGRAPHY

FLICKR.COM/PHOTOS/MIGLIO

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Navigando su in-ternet, per essere preci su sul portale VIMEO, mi sono imbattuto in un cortometraggio d’animazione, di questi ultramoderni stile Toy Story, che mi ha lasciato a dir poco sconvolto per la precisio-ne dei dettagli e la qualità grafica delle animazioni.Nei titoli di coda mi sono reso conto che il creatore era un certo Francesco Giroldini ed ho pensato “caspita” un italiano esperto di “COMPUTER ANIMATION”?Da una prima “navigata” la cosa che mi è balzata agli occhi è

che Francesco, oltre ad avere poco più di 20 anni, studia e vive in Florida. Essendo un appassionato del settore, mi sono messo sulle sue tracce per fargli qualche domanda sul suo interessantissimo lavoro. Francesco, molto gentilmente, ha subito dimostrato gran-de disponibilità nel rispondere a qualche mia domanda ed ecco cosa è uscito fuori in questa interessante intervista:

A – DOPO AVER VISTO “THE MONK & THE MONKEY” LA PRIMA DOMANDA CHE RIVOLGIA-MO A FRANCESCO GIROLDINI È QUESTA’: QUA-LE SCUOLA O PERCORSO FORMATIVO BISOGNA INTRAPRENDERE IN ITALIA PER LAVORARE NEL MONDO DELLA “COMPUTER ANIMATION”?

Vi racconto subito la mia esperienza formativa. Dopo aver finito la scuola media decisi di frequentare l’istituto I.T.S.O.S. Albe Steiner di Milano, per i suoi particolari settori di studio e per la sua flessibilità.Programmi come Maya, Photoshop, Flash o After Effects invece, imparai a usarli da solo aiutandomi con le guide e seguendo al-cuni tutorials online.Una volta conseguito il diploma, espressi interesse nel program-ma di studi offertomi dall’Istituto Europeo di Design, sempre di

“THE MONK & THE MONKEY” INTERVISTA A FRANCESCO GIROLDINI

“IL “PROCESSO TECNOLOGICO” IN ITALIA NON E’ SEMPLICEMENTE LENTO, MA E’ PIÙ CHE ALTRO

ASSENTE; SE NON AVESSI DECISO DI ANDARMENE VIA CINQUE ANNI FA, SAREI PROBABILMENTE

ANCORA UNO STAGISTA IN QUALCHE PICCOLO STUDIOS, MAL PAGATO E INSODDISFATTO”

HTTP://VIMEO.COM/HD#14441514DI MARCO

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Milano, ma l’esperienza non durò molto perché cercavo qualcosa di più incisivo. Pensai allora di recarmi all’estero per ricevere una maggiore formazione nel campo dell’animazione grafica. Deci-si d’iscrivermi al corso universitario di arte e disegno studiando Computer Animation alla Ringling in Florida. L’amico che mi consigliò questo percorso di studio invece, s’iscrisse in Savannah al College of Art and Design per formarsi sugli Special Effects. Dopo quattro anni di studi ci siamo laureati e sia io sia lui ab-biamo trovato subito ottimi impieghi nonostante l’America stia attraversando una delle peggiori crisi economiche, come del resto l’Europa.Altre scuole all’estero con una buona reputazione nel campo del-le arti grafiche sono: Calarts, in California; BYU in Utah; Aca-damy of Art in San Francisco; Supinfocom e Gobelins in Francia.In Italia non ci sono molte scelte in questo specifico campo e non si trovano strutture scolastiche capaci di formare pienamente nell’arte della computer animation.A prescindere comunque dalla qualità formativa, rimarrebbe difficile nel nostro Paese trovarsi poi un buon lavoro in questo settore dell’animazione. Paesi come gli Stati Uniti, l’Inghilterra o la Francia, offrono maggiori possibilità. Studiare all’estero, rima-nere in contatti con gli amici che condividono questa passione la-vorativa, rimane il percorso ideale per gli appassionati di grafica.

B – IN ITALIA E’ DA TANTO TEMPO CHE SI PAR-LA DI “FUGA DI CERVELLI”, UN FENOMENO CHE RISCHIA DI RALLENTARE SERIAMENTE IL PRO-GRESSO TECNOLOGICO ED ECONOMICO DEL PAESE. IL TUO PUÒ ESSERE CONSIDERATO UNO DI QUESTI CASI?

Purtroppo sì. Che io sappia il “processo tecnologico” in Italia è troppo lento; se non avessi deciso di andarmene via cinque anni fa, sarei pro-babilmente ancora uno stagista in qualche piccolo studios, mal pagato e insoddisfatto. Ogni tanto do un’occhiata al mercato italiano sperando che qual-cosa sia cambiato, ma durante la mia assenza non ho notato nes-sun cambiamento notevole che mi convinca a tornare.

C – IN ITALIA ESISTONO AZIENDE COMPETI-TIVE NEL MONDO DELLA “COMPUTER ANIMA-TION?”

Non che io sappia. No! Sarei felice se qualcuno mi dimostrasse il contrario…

D -HAI ANCHE LAVORATO PER LA PIXAR ANI-MATION STUDIOS CHE È UNA DELLE PIÙ IMPOR-TANTI CASE CINEMATOGRAFICHE SPECIALIZZA-TA IN “COMPUTER GENERATED IMAGERY”. CI RACCONTERESTI QUESTA TUA ESPERIENZA?

Ho avuto il piacere di lavorare in Pixar per tre mesi nell’estate del 2009 come Lighting Technical Director Intern, sotto la dire-zione del direttore della fotografia di “UP”: Jean-Claude Ka-lache.La mia esperienza in Pixar, pur se breve, ha avuto un impatto fondamentale sulla mia carriera e ha cambiato completamente

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HYDE VIDEO 45

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il mio modo di lavorare soprattutto dal punto di vista del perfe-zionismo.La Pixar si presentò nella primavera del 2009 nel mio college a intervistare alcuni studenti per offrir loro degli stage durante l’e-state: fui uno dei fortunati a essere scelto per l’intervista.All’epoca non ero ancora sicuro della specializzazione da intra-prendere (illuminazione, modellazione, texturing o animazione), ma, dovendo scegliere uno di questi dipartimenti (grandi studios non accettano generalisti), scelsi quindi illuminazione & compo-siting.In meno di 2 settimane fui intervistato una seconda volta al telefo-no da persone leggendarie nel campo dell’animazione quali Da-nielle Feinberg (direttore della fotografia in WALL-E), Jean-Claude Kalache (direttore della fotografia in UP) e finalmente venni accettato nel loro programma di tirocinio estivo.Dopo aver sofferto per un paio di mesi aspettando che il mio per-messo per lavorare arrivasse, volai a San Francisco e incominciai la mia esperienza lavorativa alla Pixar,Nelle prime due settimane fui introdotto alla loro pipeline: do-vetti imparare unix da zero e in un paio di giorni dovetti realiz-zare un piccolo “corto” di 10 secondi,e in solo due settimane mi dovetti occupare di tutti gli aspetti della produzione, escluso la modellazione, del surfacing e del rigging.Al termine di queste quindici giorni di training, incominciai il corso vero e proprio in illuminazione e compositing. Per due mesi e mezzo ci fu insegnato il loro programma d’illuminazione in det-taglio e ci furono dati esercizi sempre più complessi, al punto da essere a nostra volta capaci di illuminare un intero shot da zero, utilizzando appunto le loro tecniche d’illuminazione.

Per la maggior parte del corso ebbi il piacere di lavorare usando assets dal film “UP” e, a metà del corso, ebbi l’opportunità di lavorare a un trailer televisivo con i personaggi di “Toy Story 3”.Il corso fu strutturato in modo da alternare equamente il tempo di lavoro in classe, con quello da utilizzare in dimostrazioni prati-che, d’illuminazione e critiques in dettaglio per ognuno dei nostri esercizi.Le critiques per i miei esercizi furono le più dettagliate critiques che io abbia mai ricevuto in ambito professionale; il livello di det-taglio e attenzione ai particolari discussi in Pixar sono qualcosa di raro cui pochi studios riescono ad arrivare.Alla fine del corso ero in grado di illuminare qualsiasi shot con dimestichezza e cura nei dettagli.Ancora oggi ricordo con affetto tutte le persone che ho incontrato in Pixar e il tempo trascorso lavorando con alcune dei professio-nisti più in gamba del mondo.

E – QUALI PROGRAMMI SONO CONSIDERATI “LA BIBBIA” IN QUESTO LAVORO?

Maya e 3d studio max sono i due programmi principalmente usati nei maggiori studios di animazione; per modellazione ad alto li-vello di dettaglio: Zbrush è il software più usato. Photoshop è il pro-gramma più usato per creare matte paintings e dipingere textures.I più noti motori di rendering sul mercato sono Renderman, Men-tal ray e Vray.In Compositing generalmente si usa Nuke, Shake o After Effects.

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F – SE UNO GIOVANE VORREBBE INIZIARE “IN CASA” A MUOVERE I PRIMI PASSI NEL MONDO DELLA GRAFICA 3D, QUALE ATTREZZATURA TECNICA DOVREBBE COMPRARE?

Imparare a usare programmi quali Maya o 3d Studio e’ il primo passo per entrare nel mondo della computer graphic. Io suggeri-rei di comprare e leggere uno di questi libroni che consentono di farsi un’idea generale del programma e capire così le potenzialità del software.Molte persone fanno l’errore di ritenere che imparare il pro-gramma sia sufficiente per poter poi creare delle buone immagi-ni, oppure una buona storia o delle buone animazioni; in realtà avere il computer più veloce e l’ultima versione del software non fa’ molta differenza se non si sa come sfruttarli a proprio vantag-gio.Il mio suggerimento è sì di sviluppare la conoscenza tecnica dei programmi, ma allo stesso tempo occorre implementare anche le conoscenze artistiche. In effetti si ha bisogno di entrambe le cose. Tant’è che imparare a disegnare, pitturare e coltivare un senso di curiosità verso l’ambiente circostante, sono abilità e comportamenti importanti quanto conoscere un programma da cima a fondo.

G – TRASFERIRSI IN AMERICA PER LAVORA-RE E VIVERE DOPO L’11 SETTEMBRE È UN SO-GNO O UNA REALTÀ?

E’ un po’ tutti e due; sono stato molto fortunato a essere accettato in RIngling, e aver avuto l’opportunità di lavorare prima in Pixar e ora in DreamWorks.

Ho lavorato sodo per arrivare dove sono arrivato, e ho speso mol-to tempo per diventare pratico di burocrazia americana, quale chiave di volta per avere una carriera lavorativa negli Stati Uniti.Ho sempre fatto tutto da solo senza aiuti. La vita negli U.S. è un po’ diversa da quella in Italia; la gente qui è abituata a lavorare in teams e a fare amicizia velocemente; ma nessuna di queste amici-zie è molto profonda ed è facile sentirsi a volte soli.

H – CHE CONSIGLIO DARESTI AD UN GIOVA-NE LETTORE DI HYDE PARK APPASSIONATO DI GRAFICA E ANIMAZIONE IN 3D?

Consiglierei di impratichirsi nell’uso di programmi quali Maya e Photoshop: questo il più presto possibile, guardando dvd quali Gmonon e Digital Tutors, acquistando guide e libri vari.Disegnare, pitturare e fare pratica con la fotografia, sono attività essenziali per allenare l’occhio a riconoscere quali elementi por-tano a creare una buona immagine.Guardare due o tre film al giorno aiuta a stimolare un senso criti-co per la storia, la fotografia e le scelte di recitazione.Iniziare qualsiasi di queste attività al più presto possibile compor-ta vantaggi importanti per la propria carriera,tenuto conto che la maggior parte delle persone decidono di imbarcarsi in una pro-fessione solamente verso la fine dei loro studi superiori.Il settore dell’animazione è molto competitivo ed è facile pensare che non ce la si farà mai a trovare un buon lavoro e ci demo-ralizza facilmente. La mia opinione è che ogni secondo speso a lamentarsi e compiangersi è tempo che qualcun altro sta spen-dendo lavorando sodo e migliorando le proprie abilità, per cui la migliore garanzia per trovare un buon lavoro nel nostro settore, è di non considerare nemmeno per ipotesi l’idea di gettare la spu-gna, e lavorare sodo ogni giorno e tutti i giorni.

HTTP://FRANCESCOGIROLDINI.COM

HTTP://GIRO3D.BLOGSPOT.COM

HYDE VIDEO 47

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Presentato al WWDC 2010 di San Francisco. “Più di un semplice smartphone, più di un telefono”, “più del fratellino col numero 3”, “più di tutti i più” (citando definizioni trovate in rete).1,7 milioni di pezzi, prevendite incluse, venduti in soli tre gior-ni. Indovinato, sto parlando dell’Apple iPhone 4, ovvero il fa-mosissimo “melafonino”, di cui ogni geek che si rispetti è lette-ralmente innamorato, ma che riscuote sempre più consensi in ogni parte del mondo e in ogni fascia d’utenza. Ma per favore non si parli di “melacrazia”…Il mondo che si muove attorno alla punta di diamante di casa Cupertino, cuore della Silicon Valley, è ricco e affascinante, e le migliori (peggiori?) assurdità e fantasie che vi si trovano fan-no sorridere ma anche impallidire. Fra le tante, mi vengono in mente i video su YouTube che testimoniano le notti bianche di Nerd Italiani (le maiuscole sono obbligate) in tenda, a Luglio, fuori da un’Apple Store in attesa di acquistare all’alba il pro-prio gioiellino; o, sempre in tema video, le parodie degli spot dell’iPhone (“Non sono un matematico, ma 3 è meno di 4”).E nel caotico mondo iPhone-maniaco, meritano certamente menzione le “app”, piccole, grandi applicazioni (per iPhone,

DI SEBASTIANO SACCO

PARAFRASANDO FORSE LA BIBBIA (“PER OGNI COSA C’È IL SUO MOMENTO [...]”), GLI SPOT APPLE CI INFORMANO CHE “PER OGNI COSA

C’È UN’APP”

IPHONE 4 LE APP PIÙ STRANE

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ma anche per Android e altri sistemi) disponibili, nel caso di Apple, sugli appositi Store in rete. Parafrasando forse la Bib-bia (“Per ogni cosa c’è il suo momento [...]”), gli spot Apple ci informano che “per ogni cosa c’è un’app”. E in effetti, orga-nizzate in un bel pò di categorie, ce ne sono per tutti i gusti: riconoscitori di brani, che tramite algoritmi di matching fre-quenziale riconoscono canzoni che girano in radio o nell’im-pianto audio di un centro commerciale; giochi, classici come “Il pranzo è servito”, o un pò più sofisticati come quelli che sfruttano il sistema di posizionamento 3D dell’iPhone per con-sentire maggiore interattività con l’ambiente in cui si trova il videogiocatore; app biologiche (per la serie “Cosa c’è nel cibo che mangio?”); antifurti; editor video touch; e chi più ne ha più ne metta.Mi è venuta allora la curiosità di fare un’indagine su quelle che potessero essere alcune fra le app più particolari, quelle magari che più che per utilità, spiccano per singolarità e, perché no, idiozia. E con una rapida ricerca in rete, mi sono imbattuto in quanto segue:

FIT OR FUGLY. Giudica l’aspetto estetico di chi in quel mo-mento usa l’app, basandosi sul codice Fibonacci.IVOODOO. Come si intuisce facilmente, si tratta di un’app pensata per sostituire una vera bambolina voodoo, a volte sco-moda da portare con sé, con una virtuale. E’ anche possibile applicare una foto sul volto della bambola, per personalizzarla ed ottenere così un… più efficace effetto su colui/colei che è oggetto del nostro maleficio.HOLD ON!. Al prezzo di pochi centesimi, questa app pro-mette di aiutare coloro che stanno annoiandosi, presentando sul display dell’iPhone un pulsante “Hold” da cliccare per tut-to il tempo di cui si è “umanamente capaci”. La durata effet-tiva dell’attività viene così registrata e visualizzata all’utente annoiato. Ogni commento mi sembra superfluo.BLOWER. Letteralmente “Soffiatore”, è un’app che vi viene in soccorso quando siete… a corto d’aria. In occasione della vostra festa di compleanno, ad esempio, potreste dover spe-gnere le proverbiali candeline, ma non avere fiato sufficiente. L’app provvede, tramite il microfono dell’iPhone, a generare una pressione che si traduce in uno sbuffo d’aria. Puntandolo sulla torta, le candeline vengono spente.IBUBBLEWRAP. App grazie alla quale è possibile far scop-piare le caratteristiche bollicine d’aria degli imballi cliccando sullo schermo touch. Non ne conosco il nome, ma, suggeritami da alcuni colleghi, so che esiste un’app che simula sul display un boccale di birra pieno. Posando l’iPhone/boccale alle labbra e inclinandolo, si ottiene l’effetto della bevuta, e una volta “svuotato il bicchie-re”, posandolo sul tavolo, l’iPhone emette un sonoro… flato, secondo i costumi di alcune trattorie.

Ma questo è solo un piccolo elenco, delle stranezze dell’app-mondo. Ne conoscete altre? Segnalatele pure, qualche sorriso in più è certamente il benvenuto.

FLICKR.COM/PHOTOS/IVYFIELD

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uella che sto per raccontarvi è una storia intensa, senza lieto fine purtroppo. Vi parlerò di Donny Hathaway, un artista che seppur ebbe una carriera breve, resta tra i mostri sacri del Soul anni 70. Donny ha sempre avuto la musica nel sangue, a soli 3 anni cantava con sua nonna in un coro gospel! Dopo essersi laureato all’Howard University di Washington entra nel mondo delle produzioni musicali, inizialmente come autore e produttore. Lavora a Chicago alla Twinight Records dove prende parte a vari progetti che coinvolgono artisti del calibro di Aretha Franklin, Jerry Butler e Curtis Mayfield. Da qui inizia una collaborazione costante con “King Curtis” e sotto la stessa etichetta pubblica anche il suo primo singolo, The Ghetto, Pt.1 che scrive insieme al suo compagno di stanza Leroy Hutson. Il pezzo appare nel suo LP di debutto, “Everything is Everything”. Il suo secondo album “Donny Hathaway”, datato 1971 ha un suc-cesso decisamente superiore al secondo anche se molti critici storsero il naso, dato che 8 delle 9 tracce presenti sono delle cover di vecchi successi soul e gospel di artisti come George Clinton (She Is My Lady), oppure Leon Russell (A Song For You). Dire che Donny reinterpretò questi brani è limitativo, egli diede letteralmente nuova vita a grandi successi dimenticati da molti, tanto da essere considerati pezzi (da chi vi scrive) splendidi originali forse ancor più belli delle versioni precedenti. Quest’album è strapieno di sentimento. Riporta chi ascolta alle radici della musica nera con pezzi gospel come Ma-gnificient Sanctuary Band e Put your hand in the hand. Donny e il gospel sono una cosa sola, voce e musica si sposano in un’ emozione unica, in capolavori come Giving Up (originale di Van McCoy) dove la musica sembra un battito

DONNY HATHAWAY

Qcardiaco rallentato che avvolge e crea un’atmosfera unica, oppure in ballate come Little girl, She Is My Lady o Take a Love Song; che definire semplicemente “romantiche” è un eufemismo. Pezzi (o reinterpre-tazioni se volete, trattandosi di cover) che diventano opere sacre grazie alla voce calda di Mr. Hathaway, che incarna alla perfezione l’anima soul dell’artista sofferente e romantico. Già, sofferente. Donny durante il periodo più brillante della sua carriera inizia a soffrire di de-pressione. Gli venne diagnosticata una schizofrenia paranoica, una patologia che causa allucinazioni, crisi nervose e disturbi del sonno, ma comunque controllabile con farmaci. Cosa che Donny non sempre faceva causando non pochi problemi con le sue 2 figlie. In ogni caso seguì la terapia e continuò a scrivere e cantare. Nel 1972 viene pubblicato “Live”, album registrato durante due concert, uno a Hollywood e uno a Manhattan. Sulla scia del precedente lavoro, anche questo è un album quasi interamente di cover. Ci sono pezzi come What’s Goin On di Marvin Gaye, pubblicata l’anno prima, Little Ghetto Boy o Jealous Guy di John Lennon. Presente una nuova versione di The Ghetto e l’inedito We’re Still Friends. Molti con-

DONNY HATHAWAY È DA PIÙ DI 30 ANNI FONTE D’ISPIRAZIONE PER MOLTI ARTISTI E MUSICISTI COME ALICIA KEYS, GEORGE BENSON, STEVIE WONDER, ANTHONY HAMILTON E MOLTI ALTRI

NON SOLO PER L’ASPETTO MUSICALE E LO STILE DI CANTO MA ANCHE PER IL SUO STILE NELLO

SCRIVERE I TESTIDI FLAVIO DE LUCA

A.K.A. YAYO

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DI FLAVIO DE LUCAA.K.A. YAYO

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siderano quest’album come il migliore di Donny, personalmente considero superio-re l’album omonimo oppure il successivo a questo. Rimane comunque un ottimo disco, ricco di Soul che scalda il cuore e l’anima. Nel 1973, dopo l’album omoni-mo, inizia una collaborazione che viene considerato uno dei “Duo” più affiatati e azzeccati della storia, con Roberta Flack, sua ex compagna di studi. L’album, in-teramente di duetti ebbe un grande suc-cesso, soprattutto nelle classifiche pop. La voce sensuale della Flack è l’ideale da affiancare a quella profonda e calda di Donny. Tra i pezzi di maggior successo vi segnalo “Where is The Love” che entrò nelle TOP 5 di tutte le classifiche dell’e-poca. E alcune cover come You’ve Got a Friend e Baby I Love You di Carole King e You’ve Lost That Loving Feeling di Aretha Franklin. In seguito scrive e interpreta la colonna sonora per la serie TV Maude e per il film Come Back Charleston Blue.Il suo ultimo album in studio “Extension Of A Man” del 1973 contiene pezzi come Love, Love, Love e I Love You More Than You’ll Ever Know che restarono in vetta

alle classifiche R&B per varie settimane. Ma di questo album viene spesso ricor-data la ballata Someday We’ll Be Free o la sinfonica strumentale I Love The Lord, He Heard My Cry. I problemi mentali di Donny purtroppo non migliorarono e causarono un allontanamento, causato dalla con-tinua malinconia alternata a rabbia del povero Donny, da Roberta Flack con la quale si riconciliò nel 1978, quando torna in classifica con un nuovo duetto con Ro-berta Flack, The Closer I Get To You, per il suo album “Blue Lights in The Basement”. Il pezzo si posiziona al secondo posto nel-le TOP 100! Durante una sessione di registra-zione per il suo secondo album di duetti, nel 1979, ebbe delle crisi nervose soste-nendo che “i bianchi” stessero rubando la sua musica con delle macchine collegate al suo cervello… ovviamente la sessione venne sospesa e più tardi Donny venne trovato morto sul marciapiede del New York’s Essex House Hotel, dove pernottava nelle sua stanza al 15esimo piano. Aveva 33 anni. Distrutto dalla depressione e dai problemi di stabilità mentale, anche se molti sostennero che non si trattò di sui-

cidio. Roberta Flack rimase sconvolta dalla morte del suo caro amico e pubblicò le regi-strazioni sul suo album successivo dedicato interamente a Donny. Donny Hathaway è da più di 30 anni fonte d’ispirazione per molti artisti e musicisti come Alicia Keys, George Benson, Stevie Wonder, Anthony Hamilton e molti altri non solo per l’aspetto musicale e lo stile di canto ma anche per il suo stile nello scrivere i testi. Il suo uso innovativo del Rhodes Piano nei pezzi R&B ha influenzato molti artisti Neo Soul, e molti artisti hanno dedicato canzoni e tributi vari a Donny, come Amy Winehouse nella canzone Mr. Hathaway che parla dell’alcolismo e la depressione, men-zionato diverse volte dal rapper Common in un duetto con Lauryn Hill, Retrospect for Life, che contiene un campione di Song For You dello stesso Hathaway, nel 2001 Jay-Z in Girls, Girls Girls so un campione di Love, Love, Love; e potremmo continuare per mol-to ancora con i tributi e i pezzi campionati più e più volte. Segno quest’ultimo di quan-to sia stato innovativo e apprezzato il suo modo di suonare e interpretare la musica dell’anima, che con Donny Hathaway trova una delle sue massime espressioni.

R.I.P. MR. HATHAWAY

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a prima reazione che avrete ascoltan-do Dave Damato è che un sound così non può essere stato gene-rato da un musicista italiano. E invece è proprio così.Dave Damato, a dispetto del nome che suona molto italo ameri-cano, è di Giussano, canta in inglese, ha un sound molto molto molto funky ed ha una voce ricca di sfumature che ti entrano nel-la pelle e ti fanno ondeggiare quasi senza che te ne renda conto. L’amore sconfinato per questo artista è arrivato dopo aver ascoltato Jimmy, brano in cui Damato dimostra di avere del-le doti anche come songwriter. Chitarrista, batterista, cantautore, compositore… tutti i brani sono stati scritti, cantati, registrati da questo ragazzo, incluse le melodie di tutti gli strumenti: chitarra, batteria, basso, percussioni e tastiere. Inutile dire che in Italia di talenti del genere sono dav-

vero pochissimi ed è bello scoprire che sul web si possono ancora ascoltare persone con una vera passione per la musica, lontane dalle paillettes di certi reality che producono cantanti usa e getta. You have (what you want), Colours and flowers: ancora buona musica e ancora stupore.Ogni traccia di Dave Damato indossa un vestito diverso, che ri-sulta delicato e pieno di sfumature come la chitarra in Days and night e la voce di Dave che colora ogni canzone rendendola per-fetta per sé. Non sappiamo se After breakfast, il primo disco di Dave Damato, troverà un’etichetta che lo produca, non sappiamo qua-le sarà il destino di questo talentuoso ragazzo. Di certo speriamo di vederlo presto in giro live perché di musica genuina come que-sta ce n’è davvero bisogno.

IL FUNKY MADE IN ITALY HA UN NUOVO NOME:

DAVE DAMATOL DI VERONICA ERACLEO

MYSPACE.COM/DAVEDAMATO

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Ho tostato in forno 100 gr di mandorle pelate per una decina di minuti, a 150°. POI, le ho riversate nel frullatore e le ho tritate finemente. Polvere e pezzet-tini piccoli, li ho poi disposti in un contenitore. Per OTTIMIZZARE, ho poi mescolato in una cio-tola: il burro ammorbidito (circa 7 o 8 cucchiai) con lo zucchero a velo (100 gr) e farina (QUANTITA? La metà dello zucchero!).Dunque, ho riversato nella ciotola le mandorle pol-verizzate ;-) e 1 bustina di vanillina. Con il composto ottenuto, ho formato delle polpettine, grosse come noci (BACETTI DI LALLA) ed ho fatto cuocere in forno per 5 minuti, o poco più (= 7 minuti?).Subito dopo, le ho fatte raffreddare.In un pentolino, ho sciolto a bagnoTERESA ah, ah, ah :-) il cioccolato delle uova fondenti che non ho mangiato a Pasqua (circa 200 gr) e vi ho immerso i bacetti. Li ho messi, poi, a raffreddare su un piatto leggermente unto e... LI HO MANGIATI!SORRIDENDO, ovviamente ;-)

HYDE CUCINA GIOVANE

BACETTI DI CIOCCOLATO FONDENTE

FLICKR.COM/PHOTOS/ELJAY

DI LALLA

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Sai che faccio con quell’uovo di cioccolato che mi è avanzato, da Pa-squa?Lo prendo, lo butto in terra, lo prendo a calci, a cazzotti, ci salto su, lo alzo e rilancio a terra...INSOMMA: lo riduco in polvere. Polvere e pezzet-tini di cioccolata. YES ;-)VEDIAMO UN PO’:dispongo ½ pacco di farina (= 500 gr) a fontana sul tavolo. Nel mezzo ci metto 10 cucchiai di burro ammorbidito (200 gr), 3 di zucchero (60 gr), la polvere del mio uovo (pesava circa 300 gr - FON-DENTE), 4 uova intere e 1 bustina di vaniglia in polvere.PRIMA, lavoro rapidamente l’impasto e, POI, quando è ben amalgamato, lo avvolgo in un tovagliolo e lo metto in frigo per un’oretta. BRRRRRRRRRRRRRRR :-(Successivamente spiano la pasta a uno spessore di circa 1/2 cm, e... ne ricavo tanti biscotti a forma di.......... cuore (PENSO a Hyde, eheheh) :-) Li alli-neo nella teglia imburrata e spennello con il tuorlo di un altro uovo.Metto in forno a 180°. Dopo più o meno 10 minuti, ne assaggio uno e...SORRIDO!

FLICKR.COM/PHOTOS/DONGGA

BISCOTTI AL

CIOCCOLATO

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ARIETE (21/03-20/04): finalmente torna il sereno in amore nel mese di novembre, Venere positiva da gior-no 9 vi regala emozioni e novità e Marte dal sagittario riaccen-de la passione. Buona armonia e ottima intesa tra le coppie. Nel lavoro ci saranno delle novità positive, qualcuno sarà aiutato e i viaggi d’affari si concretizzeranno in positivo.

TORO (21/04-20/05): Venere non sarà più opposta in questo mese e questo vi renderà più sereni, meno ner-vosi e più concreti. Ritorna la serenità tra le coppie e chi ha chiu-so un rapporto riuscirà a voltare pagina. Vi sentirete più stabili. Nel lavoro la situazione migliora, non avendo più l’opposizione di Mercurio i dialoghi saranno più sereni e avrete più lucidità nel valutare le situazioni. Gestirete ogni cosa con più facilità.

GEMELLI (21/05-21/06): Venere entra in bilancia con moto retrogrado giorno 7. Le situazioni amorose miglioreranno un po’ ma è meglio essere prudenti e far passare questo mese. Marte in opposizione vi rende nervosi e Mercurio negativo può farvi dire cose poco carine e creare tensioni con il partner. Nel lavoro sarete più concentrati ed efficienti la prima parte del mese. Marte sfavorevole crea attriti con i colleghi, non sopporterete critiche e osservazioni.

CANCRO (22/06-22/07): bene la prima settimana del mese per le questioni d’amore. Poi potrebbe esserci un calo del desiderio, una stasi, qualche piccola incomprensione che si supererà facilmente. I single è meglio che agiscono durante la prima metà del mese dopo avrete meno voglia, meno entusia-smo. Nel lavoro sarete molto impegnati e forse accumulerete un po’ di stress e insoddisfazione se non otterrete i risultati sperati. Andranno meglio le questioni legali o le trattative commerciali.

LEONE (23/07-23/08): le situazioni in amore si sistemeranno nella seconda settimana di novembre quando Venere e Mercurio saranno positivi. Le coppie datate ri-scopriranno il piacere di stare assieme, si riaccenderà la passione e anche per chi si è appena sposato o ha iniziato una convivenza le cose cominceranno a girare bene. Favoriti i single che avranno ottime occasioni per incontri stimolanti e per divertirsi con gli amici. Nel lavoro Marte in trigono vi renderà più carichi e pieni di energia, entusiasti e dinamici ma attenzione non tutte le vostre idee sono vincenti. Mercurio vi renderà più convincenti e persua-sivi e favorirà i viaggi d’affari.

OROSCOPO NOVEMBRE 2010 SEGNO DEL MESE

“SCORPIONE”LA RAZIONALITÀ LUCIDA E L’ISTINTIVITÀ DOMINANO

PSICOLOGICAMENTE QUESTO SEGNO. MARTE SUO GOVERNATORE GLI DÀ L’AGGRESSIVITÀ, LA VOGLIA

DI COMBATTERE, LA TENDENZA A METTERE SEMPRE IN GIOCO LA PROPRIA VITA, LA FORZA DI DISTRUZIONE

UNITA ALLA PASSIONE, ALL’EROS PIÙ SFRENATO. L’AGGRESSIVITÀ È UNITA A UNA INTELLIGENZA LUCIDA E

QUINDI AGISCE SEMPRE IN MODO DIRETTO, A VOLTE PUÒ DEGENERARE IN SMANIA DI POTERE, GELOSIA, SETE DI VENDETTA. PUÒ AVERE UNA LINGUA TAGLIENTE E NON

TENERE CONTO DELLA SENSIBILITÀ ALTRUI, È UN LIBERO PENSATORE,PORTATO ALLA DISCUSSIONE.

LO SCORPIONE HA CON IL MONDO ESTERNO UN RAPPORTO CONFLITTUALE. BEN CONSCIO DELLE SUE

GRANDI INQUIETUDINI E CONTRADDIZIONI INTERIORI. MOLTO SOSPETTOSO E DIFFIDENTE NASCONDE UNA

PROFONDA EMOTIVITÀ.

DI MARIANGELA PRINCI

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CAPRICORNO (22/12-20/01): la seconda parte del mese vi vedrà più coinvolti dai sentimenti rispetto alla prima che verterà più sul lavoro. In amore vedrete più problemi di quelli che ci sono e sarete piuttosto pessimisti. Evitate di isolarvi e rimuginare su dubbi e situazioni. Chiarite piuttosto con il partner in maniera onesta e se ci sono davvero difficoltà insuperabili dite basta e girate pagina. Periodo sterile per i single. Nel lavoro sarete più motivati nella prima parte del mese concentrate quindi gli impegni in questo periodo, parte-cipate a convegni, fate colloqui, contattate nuovi collaboratori.

ACQUARIO (21/01-19/02): dopo un ottobre trascorso tra alti e bassi si torna a respirare un po’ di se-renità. Marte in sestile risveglia la passione e regala calde emo-zioni e con Venere e Mercurio a favore tutto torna a sorridere dando stabilità al rapporto. Si ritrova complicità e intimità. Ot-time occasioni si presenteranno a chi è ancora solo e ha voglia di innamorarsi o di vivere avventure passionali. Nel lavoro non abbiate paura di osare. Possedete una buona creatività che di solito non utilizzate. Bene i nuovi progetti e le collaborazioni. Seguite l’intuito.

PESCI (20/02-20/03): per quanto riguar-da l’amore questo mese suggerisce prudenza per evitare di commettere errori che potrebbero compromettere il rappor-to. Dovrete essere più pazienti, tolleranti e comprensivi con il partner ma anche analizzare il vostro comportamento che potrebbe essere a volte un po’ egoista e troppo sicuro di sé. Anche voi potete sbagliare. I single avranno poca voglia di flirts e divertimenti. Nel lavoro controllate l’impulsività e non fatevi coinvolgere in pettegolezzi dai colleghi con i quali potranno na-scere delle tensioni. Bene i primi giorni del mese per prendere decisioni poi è meglio aspettare.

VERGINE (24/08- 22/09): per quanto riguarda l’amore sarà un mese abbastanza neutrale. Chi è solo sarà contento così e non avrà voglia di darsi da fare per conoscere nuove persone e innamorarsi. Chi ha un rapporto stabile si accontenterà senza fare troppi sogni romantici. Le coppie sposate o conviventi avranno qualche discussione per problemi legati alla quotidianità. Nel lavoro Marte negativo vi renderà a volte insofferenti e impul-sivi e vi potrà fare avere delle reazioni esagerate che gli altri non capiranno. Non sarete al top riguardo la lucidità quindi cercate di controllarvi e rimandate le cose da fare se non sono urgenti.

BILANCIA (23/09-22/10): il ritorno di Venere nel vostro segno da giorno 8 vi porterà dei benefici, risol-verete le questioni in sospeso e ritroverete un po’ di armonia con la persona del cuore. Chi è ancora solo potrà contare sull’aumento del proprio fascino per fare nuove conquiste e per qualcuno ritorna un amore dal passato o lontano. Abbiate più fiducia e osate. Nel lavoro Marte e Mercurio in sestile vi renderanno più attivi e aperti alle novità e al cambiamento. Andranno bene i colloqui di lavoro o gli esami. Favorite le attività commerciali e le nuove collaborazioni, bene anche i viaggi.

SCORPIONE (23/10-22/11): il mese inizia bene sotto il profilo sentimentale. Nuovi incontri passionali per chi è solo e intimità e tante emozioni per le coppie. Nella se-conda parte attenti a qualche discussione, per gli altri sarà una fase neutrale e un po’ fiacca. Nel lavoro potrete contare su un’intelli-genza pronta e un buon intuito. Affronterete bene ogni situazio-ne, risolverete i problemi velocemente. Vi sentirete più ambiziosi e pronti a tutto, il vostro impegno sarà premiato.

SAGITTARIO (23/11-21/12): l’amore si riprende da metà mese con l’appoggio di Venere e Mercurio nel segno. Avrete piacere a stare con chi amate in maniera semplice e sincera, riscoprendo le piccole cose, i piccoli gesti. Vorrete vi-vere in armonia e senza tensioni. Chi è solo farà vita mondana e avrà diverse occasioni di incontri con persone interessanti. Nel lavoro impegnatevi a risolvere situazioni che non vanno e che state rimandando da tempo. Sarete ottimisti e anche impulsivi ma ciò potrebbe farvi commettere degli errori di valutazione.

FLICKR.COM/PHOTOS/SERZZ

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DI ANTONIO BORGHESE

spettava dopo gli allenamenti (un tradizionale turno di lavoro), ovvero alla propria vita privata. Voleva stare vicino alla moglie Carolina Marcialis, la ragazza che, a detta dello stesso Antonio“gli ha cambiato la vita”, e che ora sta vivendo una difficile gravidanza. Un diritto, quello alla privacy e alla famiglia, che il “Pibe de Bari” è riuscito sì ad ottenere ma, mettendosi dalla parte del torto con la stes-sa abilità con cui dribbla gli avversari in campo. A tradirlo sempre lei, la testa calda compagna di mille “cassanate”, che ha impedito ad un talen-to cristallino di diventare un vero campione, ma che pareva essersi messa a posto negli ultimi due anni. Due anni fantastici culminati con l’accesso della Sampdoria ai preliminari di Champions League, poi, il matrimonio con Carolina e il ritorno in Nazionale, dove il neo c.t. Cesare Prandelli gli ha riaperto quelle porte che Marcello Lippi aveva chiuso, facendo, così, di Cassano il leader della nuova Italia. Tra controsensi e tradimenti, però, chi ne esce davvero moralmente distrutto è Riccardo Garrone, il presidente della Sampdoria al quale va il merito di aver creduto, tre stagioni orsono,

La “Rete d’argento”, è il premio istituito dal Sampdoria Club “Gianni De Paoli”di Lavagna (in provincia di Genova) come ri-conoscimento al miglior calciatore blucerchiato della stagione precedente. Quest’anno ricorreva la 27.ma edizione del premio, in passato vinto da atleti che han-no segnato la storia passata della Samp, come Pagliu-ca, Vialli, Mancini, e quella più recente, come Volpi, Palombo e Pazzini. Per questa ragione, la società doriana ritie-ne molto importante questa gratifica, nonchè l’ormai tradizionale cerimonia di consegna ad essa collegata. La scelta di Antonio Cassano, come vincitore 2010, è sembrata la scelta più sensata, in virtù del fantastico campionato, appena trascorso, disputato dal talento barese come ulteriore segno dell’amore reciproco che ormai sembrava legare “FantAntonio” al club ligure. Si è, invece, passati, in un battito di ciglia, da un evento di celebrazione del proprio idolo, ad un evento che sta rischiando di far giungere al capolinea un idillio, una sorta di pomo della discordia calcistico. Cassano a quella festa non ci voleva andare, non per disprezzo, o divismo, verso i tanti tifosi pronti ad accoglierlo ed incensarlo, di questo ne siamo più che sicuri. Semplicemente, come tutte le “persone normali”, aveva la necessità di dedicarsi a ciò che gli

CASSANO, CROCE E DELIZIA DEL NOSTRO CALCIOENNESIMA BRAVATA DEL TALENTO DELLA SAMPDORIA: LITIGA ED INSULTA IL SUO PRESIDENTE GARRONE

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ad un giocatore che al Real Madrid era dato per finito, in sovrappeso (non a caso Cassano veniva soprannominato “gordito”, in italiano “grassottello” dai supporters madrileni) e spesso protagonista, in ne-gativo, più fuori che dentro il campo. Garrone ed il talento barese hanno quasi subito instaurato un sincero affetto paterno, che va oltre il semplice rapporto datore di lavoro-dipendente. Il presidente, peraltro, quando può cena a casa Cassano e, curiosità delle curiosità, ha regalato, allo stesso, per le nozze del suo pupillo, un originale servizio di piatti dipinti a mano, raffigu-ranti proprio Garrone e Cassano in coppia. Dicevamo di un pre-sidente distrutto, perché, visti i presupposti sopra indicati, poteva sentirsi anch’egli in diritto di chiedere qualcosa. Per esempio chie-dere a Cassano un piccolo favore personale: quello di presenziare al “Rete d’argento”, anche solo per il tempo necessario al ritiro del premio. Non è corretto, invece, da parte del giocatore, rispondere con pesanti e ripetuti insulti alla richiesta di spiegazioni sul perché

del proprio diniego. Epiteti che hanno spinto Garrone ad una decisione molto sofferta. Anziché andare “a quel paese” (così come invitato, in maniera non molto signorile, da Cassano), il primo tifoso doriano si è rivolto alla Lega Serie A chiedendo la risoluzione del contratto, in poche parole il licenziamento di “FantAntonio”. Un epilogo triste per chi “cinque minuti prima si voleva bene”, ed ora deve dialogare tramite avvocati e procu-ratori, oppure inviare una raccomandata per chiedere almeno di potersi allenare. Antonio Cassano non ha tardato a far pervenire una sua risposta, chiedendo scusa al presidente Garrone per il suo irrispettoso comportamento e dichiarando di voler fortemente restare alla Sampdoria, allontanando così eventuali sirene ju-ventine. Un attestato d’amore al quale potrebbe farne seguito un altro ancora più clamoroso: la rinuncia a circa la metà del suo cospicuo ingaggio (che ammonta a 2,8 milioni di euro), pur di ricucire lo strappo con la società. E di conseguenza evitare di mettere a repentaglio il posto, ed il gradimento, faticosa-mente riconquistati nella Nazionale, specie se si considera che il codice etico introdotto da Prandelli “taglia fuori” i giocatori che commettono gesti violenti o che tengono comportamenti antisportivi. La Sampdoria, nel frattempo, tace, e continua a seguire la linea che porta alla riunione del Collegio Arbitrale della Lega Calcio, il quale deciderà se sanzionare o meno il giocatore. A prescindere dal modo in cui si concluderà questa “telenovela”, resterà comunque un senso di amaro in bocca: eravamo tutti convinti che Antonio Cassano, uno dei patri-moni del nostro calcio, fosse diventato veramente “un altro uomo”, lontano anni luce dai tempi dei litigi con Capello, con i vari allenatori di turno, con gli arbitri. Pensavamo che ormai fosse pronto a deliziarci solo col suo immenso genio calcistico, invece c’è ancora (troppo) spazio per la sua sregolatezza.

HYDE SPORT FLICKR.COM/PHOTOS/CALIFORNIAPETE

HYDE SPORT 59

Page 60: Hyde Park Novembre 2010

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