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1/22 I CERONI e IL CULTO DI SAN GIACOMO Pier Giacomo Rinaldi Ceroni

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I CERONI e

IL CULTO DI SAN GIACOMO

Pier Giacomo Rinaldi Ceroni

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In copertina MADONNA CON BAMBINO, SAN GIACOMO E SAN ANTONIO ABATE.

Quadro del 1624 che era collocato nell’antica Chiesa di San Giacomo a Ceruno, ora scomparsa IL CASTELLO DI CERUNO – Casola Valsenio (RA) Particolare corridoio carte geografiche - Musei Vaticani - 1570 Egnazio Danti

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Breve presentazione Dico subito una cosa: che l'intitolazione di un edificio di culto non fu mai - specialmente nel

Medio Evo - una scelta casuale. Il santo (o i santi) prescelti dal fondatore dovevano esprimere un significato comprensibile alla popolazione residente in un certo luogo o semplicemente di passaggio. Dal santo si invocava una sicura protezione confortata dalla tradizione della Chiesa o dalle credenze diffuse tra la gente.

Quando, dunque, nel 1475, Brunorio di Salvuccio Ceroni promosse la costruzione di una cappella a Ceruno dedicandola ai santi Giacomo e Cristoforo, aveva in mente un progetto ben

preciso. Certo, si trattava di assicurare a quelli della sua consorteria una chiesa più facilmente raggiungibile della parrocchiale situata a Casola Valsenio. In più, l'edificio sacro avrebbe espresso la potenza del suo gruppo parentale, ormai avviato ad esercitare un ruolo politico di rilievo nel contesto della vallata: ciò di cui le autorità religiose - il vescovo, soprattutto - non poteva non tener conto.

Tutto vero, o almeno verosimile agli occhi dello studioso. Di meno immediata comprensione può essere il motivo per il quale Brunorio decise di dedicare la nuova costruzione ai due santi cui ho già fatto cenno. Nella seconda metà del Quattrocento l'immagine di san Giacomo s'è ormai fissata - a livello iconografico - su quella di un viandante. Per tutti, ormai, la sua figura si identifica per il cappello, il bordone, la conchiglia, la verga del pellegrino incamminato sul percorso che conduce in Galizia al santuario di Compostella. Per tutti e in particolare per la popolazione delle nostre zone dalle quali partì il primo gruppo di devoti di s'abbia notizia per l'Italia, nel lontano 1160.

Se tale è la rappresentazione consolidata del 'fratello di Gesù', ben si comprende la ragione che indusse il Ceroni ad associargli l'invocazione a san Cristoforo, altro santo protettore dei viaggiatori. La sua immagine è posta ovunque si imponga il guado pericoloso di un corso d'acqua oppure quando si tratti d'inerpicarsi per strade accidentate, passi o valichi alpini.

Insieme, dunque, san Giacomo e san Cristoforo erano ricordati su itinerari piuttosto frequentati, seppur malagevoli. Così avvenne a Ceruno, evidentemente posto su un tratturo che

metteva in comunicazione due valli sul tracciato conducente dalla Romagna alla Toscana. Non per caso, certo, il medesimo abbinamento dei due santi protettori lo ritroviamo fin dal secolo XII in una località non molto distante da Ceruno - Cerreto - a desiganre un modesto ospedaletto rurale: ossia una struttura predisposta a sollievo di un viaggio che, tempo addietro, presentava notevoli incognite.

Col passare degli anni - a quanto pare - il nome di san Cristoforo tese a scomparire dagli

atti ufficiali: ma ciò poco importa perché, nella ricostruzione storica , si deve porre attenzione all'atto istitutivo originario. In esso si racchiude il significato di una scelta che - occorre ben ribadirlo - non fu mai occasionale.

Per piccoli passi si aggiunge così un altro tassello alla storia non solo della consorteria dei Ceroni, ma della stessa vallata del Senio: crocevia di culture, di commerci (non sempre leciti), di scontri militari. La grande storia si fa anche così, guardando alle pulsazioni della vita diffusa

tra comunità minuscole ormai disperse dal vento impetuoso di eventi sì prodotti dagli uomini, ma infine soggetti ad un potere che sfugge dalle loro mani, dalle loro previsioni, dai loro calcoli.

Prof. Andrea Padovani Ordinario di Storia del Diritto Italiano

Facoltà di Giurisprudenza – Università di Bologna

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I CERONI ED IL CULTO DI SAN GIACOMO Certamente se ci fosse ancora il mio caro amico e valente storico Mons. Giancarlo Menetti,

Arciprete di Casola Valsenio per 44 anni, non avrei avuto alcuna difficoltà nello scrivere argomenti di storia locale perché confrontandomi gli avrei presentato il mio lavoro ed avremmo valutato insieme la validità dei dati disponibili, le informazioni ricevute, le possibili ipotesi e cosa sarebbe stato giusto scrivere a riguardo. All’Arciprete procuravo molti documenti che trovavo presso i vari Archivi di Stato e mi affidavo a lui per le traduzioni dal latino o per la lettura dei documenti scritti in un italiano “antico difficile”. Facevamo spesso discussioni sui vari temi di storia locale, talvolta anche portando avanti opinioni differenti, ma trovavamo poi una sintesi su quanto discusso. Purtroppo l’Arci non è più qui con noi, ma sono sicuro che continuerà ad ispirarmi e sostenermi in queste mie ricerche. E’ successo infatti che mentre facevo le ricerche per la preparazione di questo studio, ho trovato un suo documento che mi è stato di aiuto e che annoterò nel prosieguo del lavoro. Ho sempre sentito il forte legame della nostra famiglia verso San Giacomo, nostro Santo Patrono. Solo in tempi recenti ho realizzato l’unicità dell’avere il Santo Patrono di famiglia, soprattutto se si considera la longevità di tale culto che ha più di ottocento anni. Ho ritenuto fosse necessario scrivere di questa devozione a San Giacomo nella speranza che altri possano in seguito approfondire integrando la mia ricerca. Mi sembra opportuno iniziare con la preghiera a San Giacomo. La Consorteria dei Ceroni, associazione senza scopo di lucro, costituitasi ufficialmente il 3 giugno 2000, chiese al Cugino Mons. Francesco Giacometti Ceroni (che ci ha lasciati nel gennaio del 2014), in quel tempo Vicario Vescovile della Diocesi di Imola, di scrivere una preghiera per San Giacomo (maggiore)

da poter recitare in occasione dei vari incontri dei Ceroni. La preghiera, che di seguito riporto, fu preparata da Mons. Francesco nel luglio dello stesso anno.

PREGHIERA A SAN GIACOMO maggiore

“O San Giacomo, tu, che chiamato da Gesù, lasciasti la barca e il padre, ti mettesti alla sua sequela e fosti scelto per esserGli accanto nella Trasfigurazione e nel Getsemani, tu che avevi chiesto al Maestro di sedere alla sua destra nel Suo Regno e fosti invece il primo Apostolo a morire per la tua fede, noi ti riconosciamo Patrono delle nostre famiglie, che hanno per stemma il cervo, simbolo di chi cerca Dio, fonte di acqua viva, di amore e di pace.

A te domandiamo forza per vivere la fede con la tua generosità, per gustare le gioie della vita, per superare le tentazioni e le prove. Ti chiediamo pace e serenità per ciascuno di noi e per le nostre famiglie. Tieni lontano da noi l’incomprensione, le divisioni, la mancanza di dialogo.

Nella gioia di appartenere allo stesso ceppo, intendiamo essere fedeli ai valori tramandatici dai nostri avi. Tu, pellegrino fino a Compostela, fa che anche noi, pellegrini su questa terra, spinti dalla sete di Infinito, raggiungiamo i nostri Cari nella gloria di Dio.”

(Con approvazione ecclesiastica) Come si può constatare nella preghiera ci sono specifici richiami alla storia della nostra famiglia ed in particolare si fa riferimento alle incomprensioni, alle divisioni, alla mancanza di dialogo che furono le cause determinanti della fine dell’antica Consorteria Ceroni.

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I CERONI Prima di addentrarci specificatamente nel tema del culto a San Giacomo è importante sottolineare lo stretto collegamento di parentela che c’è sempre stato tra i “Cugini” Ceroni di

Lepreno (Serina - BG) e quelli di Ceruno (Casola Valsenio – RA). Lo facciamo utilizzando l’albero genealogico contenuto nel manoscritto del 3 dicembre 1729 del notaio Spanocchia di Fontanelice (BO) che “garantiva” di aver ricopiato esattamente il manoscritto originale di Don Domenico Mita. Questo documento fu utilizzato dal Cardinale Mons. Giovanni Soglia Ceroni che lo fece stampare in latino. L’originale è in possesso della Famiglia Bona di Bologna, discendenti del Cardinale Soglia Ceroni, da parte della di lui sorella. Io possiedo la fotocopia dell’originale fatta

insieme a Mons. Giancarlo Menetti negli anni novanta, dopo aver ottenuto il consenso del legittimo proprietario.

Particolare dell’iscrizione riportata alla base dell’albero genealogico, sotto il nome del nostro Capostipite Bonaventura Ceroni: “Discendenze dagli antichissimi Fondatori e Signori della forte Rocca e Borgo di Cerone siccome [così come] della Terra di Serina Alta [Lepreno] sul Bergamasco: oriondi della Città Arciducale d’Inspruck [Insbruck] nella Germania [ora Austria]” Qui ricordiamo che anche Matteo Ceroni, bergamasco, era a Ceruno verso la fine del 1300 e lui

fu il capostipite certo dei Ceroni detti “Lancieri”, padre di Giovanni da cui discesero poi …..

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MATTEO fine 1300

| CRISTOFORO ----------------------------------- GIOVANNI --------------------------------------- FRANCESCO

| 1430 |

LAULO (da cui i Lolli Ceroni) (detto il Lanciere) SALVUCCIO SILVESTRO da cui i | | . BRUNORO BALDASSARRE

da cui i da cui i Brunori Ceroni Baldassarri Ceroni

ALBERTO PAOLO MICHELE RINALDO MELCHIORRE BARTOLOMEO GIACOMO (detto Bertone) (detto Polo) (detto Marondolo) (sacerdote) (detto Ravaglio) (detto Giacometto) da cui i da cui i da cui i da cui i da cui i da cui i

Berti Ceroni Poli Ceroni Marondoli Ceroni Rinaldi Ceroni Ravagli Ceroni Giacometti Ceroni

Questa divisione in gruppi familiari si rese necessaria per l’elevato numero dei componenti la famiglia Ceroni e per l’importanza data ai capostipiti. La divisione serviva a meglio riconoscersi

all’interno della famiglia. E così i Ceroni arriveranno compatti fino al 28 Ottobre 1523 data della loro gloriosa vittoria sulle truppe imolesi guidate dal Capitano Guido Vaini di Imola e da Ramazzotto Ramazzotti di Scaricalasino (Monghidoro). E’ da questo momento che iniziano le spaccature della Consorteria Ceronese in particolare tra i Ficchi Ceroni ed i Ceroni di Giovanni detti i Lancieri. Purtroppo il grande ceppo si divise in vari clan coalizzati gli uni contro gli altri e nel 1533 le cose degenerarono fino ad un punto di non ritorno, perlomeno con i Ficchi.

IL CULTO DI SAN GIACOMO

Nel 1631, dopo una polemica durata una trentina d’anni, il papa Urbano VIII stabilì la redazione definitiva del testo relativo a San Giacomo nel Martyrologium Romanum, nel quale alla data 25 luglio si leggeva (testo originale in latino di cui riporto qui la traduzione): “Festa di San Giacomo Apostolo, che fu fratello di San Giovanni

Evangelista, e in prossimità della solennità di Pasqua fu fatto decapitare da Erode Agrippa, primo fra gli Apostoli colse la corona del martirio. Le sue sacre reliquie, trasportate in questo giorno da Gerusalemme in Spagna, e nascoste in Galizia, agli ultimi confini della terra di quei tempi, famosissime per la venerazione di quelle genti, e per il concorso di numerosi

Cristiani, che colà andavano per devozione e per voto, sono piamente venerate con sommo rispetto”. I Ceroni a Lepreno – Serina (BG)

I Ceroni avevano iniziato il culto a San Giacomo da molto prima il riconoscimento del papa Urbano VIII, infatti già nel 1195 gli

avevano eretto una chiesa a Lepreno (Serina Alta), Serina (BG) e nel 1551 avevano apposto sul muro della chiesa lo stemma Ceroni qui di seguito raffigurato.

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Stemma Ceroni all’esterno della chiesa di S. Giacomo a Lepreno (detto anticamente Serina Alta) – Serina – BG -

I Ceroni a Ceruno-Casola Valsenio (RA) Il notaio Giovanni Cattanei di Casola così

scriveva: “Alli 23 aprile 1476, presentandosi Brunoro del fu Salvuzio Ceroni a Mons. Giorgio Bucchi da Carpi, Vescovo d’Imola, gli espose d’avere di recente fatta costruire a tutte sue spese una chiesa ad onore di S. Giacomo e Cristoforo nella curia di Ceruno,

però chiedeva d’esserne dichiarato padrone insieme ai suoi eredi e discendenti”. Questo atto ufficializzava la costruzione della chiesa di San Giacomo e Cristoforo a Ceruno. Era comunque da molti anni che i Ceroni di Ceruno pregavano San Giacomo (il maggiore, sepolto a Compostela – Galizia - Spagna), probabilmente per la forte influenza che i “cugini” di Lepreno, Serina (BG) avevano avuto su di loro. Io mi spingerei ad aggiungere anche una ulteriore motivazione alla dedizione verso questo santo, il fatto che i Ceroni di Romagna, essendo principalmente soldati di ventura al soldo di Principi italiani e Papi, consideravano San Giacomo, protettore dei cavalieri e soldati, il loro naturale santo patrono. Dobbiamo quindi ritenere che la Festa di San Giacomo fosse celebrata fin dal 1476 in quel di Ceruno.

Nel 1927 veniva pubblicato, dopo la sua morte, il libro di Padre Serafino Gaddoni “Le Chiese della Diocesi di Imola”, volume primo, che trattava dei luoghi di culto della valle del Senio. Padre Gaddoni aveva visitato tutti i luoghi di culto, le chiese, le cappelle, le case gentilizie, ecc. di cui lui faceva la storia basando le sue ricerche sui documenti degli archivi parrocchiali, comunali e presso quelli delle famiglie proprietarie dei luoghi descritti. Riguardo la Chiesa di San Giacomo di Ceruno scriveva nel 1927 quanto qui di

fianco riportato.

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Purtroppo questa chiesa è crollata e scomparsa completamente a causa di uno smottamento. Riteniamo che questo sia avvenuto prima del 1741, perché il Vescovo Marelli il 6 ottobre del 1741 effettua una visita pastorale all’oratorio di S. Giacomo di Ceruno, quello cioè vicino alla

torre e non alla chiesa. Più avanti parleremo di questa visita. Questa completa scomparsa dei resti della chiesa ha portato per molti anni a far credere, anche alle nostre genti che la Chiesa di San Giacomo fosse la chiesetta vicina alla torre di Ceruno che in realtà è l’Oratorio di San Giacomo. E’ strano come possano registrarsi certe “dimenticanze”. Pur in presenza di una storia tramandata oralmente all’interno della famiglia, con il trascorrere degli anni purtroppo accadimenti passati sono stati del tutto dimenticati. Prova ne è che nel

1991, ancora vivente il Prof Augusto Rinaldi Ceroni, memoria storica della famiglia Rinaldi Ceroni, io scrivevo sul mensile casolano “Lo Specchio” un articolo, qui riportato, che risvegliava in lui curiosità, ma nessun ricordo.

SAN GIACOMO DI CERUNO

UNA CHIESA SCOMPARSA Per tutti gli studiosi di cose antiche riferentisi principalmente alle chiese ed alle istituzioni caritatevoli dei nostro territorio, il punto di riferimento indiscusso è il libro "Le chiese della Diocesi di Imola " che padre Serafino Gaddoni scrisse e che fu pubblicato nei 1927 dopo la sua morte. Padre Gaddoni fece una ricerca accurata presso tutte le parrocchie della nostra diocesi cercando meticolosamente i dati storici relativi ai luoghi, alle chiese ed alle istituzioni caritatevoli che erano sorte nel corso dei secoli. Il solo libro pubblicato si riferisce alla storia della vallata del Senio e

ben due pagine vengono riservate anche alla chiesa di Ceruno dedicata ai Santi Giacomo e Cristoforo costruita da Brunoro di Salvuccio nel 1475. Una errata interpretazione di quanto scritto e la mancanza di ricordi storici diretti ha fatto sempre supporre che la piccola chiesina vicino al torrione di Ceruno fosse la suddetta chiesa di S. Giacomo. Certo è che il Gaddoni indicava chiaramente che "La chiesa era costruita su d'un basso poggioletto, distante 200 passi dalle case e torri di Ceruno, con la porta a mezzogiorno". Già il verbo usato "era" stava ad indicare la non esistenza della chiesa nel momento in cui scriveva,

inoltre i "200 passi" la collocavano indubbiamente in una zona distante dal torrione attuale, infine la porta d'ingresso della chiesina vicino alla Torre è rivolta verso est e non a sud come da lui indicato. Ulteriori informazioni del Gaddoni indicano come ultimo Rettore della chiesa Francesco Soglia nel 1740, mentre il giuspatronato passò, il 5 Dicembre 1749, a Manfredo Zambelii. Le ultime righe dicono "E’ oggi proprietaria della Torre di Ceruno e perciò anche della bella chiesina, a volta e di solida costruzione, la famiglia Rinaldi (Ceroni) del Cantone ....". Qui fa riferimento all'oratorio vicino al Torrione di Ceruno indicandolo genericamente come "la bella chiesina, a

volta ..." e non come la chiesa di San Giacomo come si era ritenuto fino ad ora che essa fosse. Quello che ha fatto comprendere esattamente l’errore in cui si era caduti fino ad oggi è stato il ritrovamento e lo studio delle mappe catastali di inizio Ottocento in cui è chiaramente indicata "Antica chiesa di San Giacomo" (vedi di seguito mappa catastale (1) la prima di tipo moderno fatta dallo Stato Pontificio). Essa è ubicata circa a metà strada fra la Torre di Ceruno ed il podere la Collina con la porta volta a mezzogiorno. Probabilmente una frana ne ha cancellato

completamente le tracce. Quando agli inizi degli anni ‘70 il Sig. Paolo Pozzi, durante i lavori di scavo con la ruspa per allargare la strada che porta a Ceruno, trovò diverse ossa umane, sepolte successivamente nel cimitero di Settefonti, trovò sicuramente i resti di coloro che erano stati sepolti nel cimitero attiguo alla chiesa (i Ceronesi venivano tumulati al suo interno). Durante questi lavori non fu però trovata alcuna traccia dì muri, come ha detto il Sig. Pozzi da me interpellato. I vecchi Rinaldi Ceroni, ancora viventi, compreso anche il Prof Augusto R.C. non avevano ricordi dell’antica Chiesa di San Giacomo, neppure informazioni avute su questo argomento dai loro genitori o nonni; pertanto la scomparsa della chiesa di San Giacomo la si deve collocare probabilmente ad un periodo antecedente al 1800.

1 Archivio di Stato in Roma: carta catastale del 20 settembre 1812. La prima fatta con il sistema moderno del catasto.

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II catasto del 1778 (catasto senza mappatura), descrive nei particolari i beni di proprietà delle varie persone ed enti, ma non

menziona la presenza della chiesa. Esso riporta solo degli appezzamenti di terreno ad essa appartenenti. Quindi la scomparsa della chiesa deve essere avvenuta tra il 1740, data del suo ultimo

rettore ed il 1778 anno di stesura dei dati catastali. Probabilmente negli archivi vescovili potrebbero trovarsi dei dati più precisi a riguardo.

Catasto “Gregoriano” del 20 settembre 1812 – presso Archivio di Stato in Roma Particolare della chiesa di San Giacomo e della vista di insieme

Prima di prendere visione del libro, che si trova presso l’Archivio Vescovile di Imola, in cui il Vescovo Marelli parla in dettaglio della sua visita pastorale nel territorio di Casola, avevo già supposto che l’oratorio dedicato a San Giacomo vicino alla torre di Ceruno fosse stato costruito prima della chiesa. Avevo raggiunto questa convinzione pensando al fatto che tutti i Ceroni sono sempre stati profondamente credenti e, per loro stessa definizione, si definivano “GUELFI”, cioè

seguaci del Papa. Se a questo aggiungiamo anche le loro antiche tradizioni militaresche è sicuramente pensabile che avessero costruito l’oratorio di San Giacomo nel mezzo del villaggio di Ceruno, vicino alla Torre, per pregare. Era per loro più semplice assistere alla Santa Messa ed a tutte le funzioni religiose a pochi metri dalla loro casa, piuttosto che andare presso la chiesa di Settefonti o a quella di Casola perché entrambe molto distanti. Poi nel 1476, forse per l’accresciuto numero degli abitanti del villaggio di Ceruno e anche forse per qualche soldo di ingaggio militare resosi disponibile, fu costruita la chiesa di San Giacomo e Cristoforo. Leggiamo ora cosa scrive il Vescovo Marelli riguardo la sua visita all’Oratorio di S. Giacomo di Ceruno del 6 ottobre 1741 (ho ritrovato questa traduzione di Mons. Giancarlo Menetti pochi giorni orsono in mezzo ad alcune carte).

“........ Ritornando alla residenza solita di Casola, ho visitato l’Oratorio o chiesa di S. Giacomo Apostolo, posta entro i confini della Parrocchia di Stifonti nel luogo chiamato Ceruno. Ispezionato l'unico altare, presa visione delle suppellettili di cui mi è stato trasmesso l’inventario, osservato il corpo della chiesa ho ordinato quanto più sotto. Questo oratorio fu eretto fin dai tempi più antichi, infatti da un decreto o sentenza emanato

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dall’ordinario Serafino Gazolini (?) Proauditore del Papa constò che era stato eretto fin dal 1300 da quelli di Ceruno per loro comodità, per potervi lì ascoltare la messa e senza alcun altro scomodo. Questa sentenza fu emanata dall’Ordinario di quel tempo nell’anno 1533 con la quale il predetto oratorio era assegnato al chierico Camillo Campellozzi di Casola come se si trattasse

di un beneficio, ma essendosi fatto ricorso presso Gregorio XIII da Marco Antonio Ceroni, dal predetto Proauditore di Sua Santità, quelli di Ceruno furono reintegrati nel possesso dell’oratorio e il possessore immesso dall’Ordinario fu rimosso, come appare in un documento in cartapecora esistente presso Bartolomeo Soglia, consegnatogli da Rosa Caroli Brunori Ceroni quando questa, sorella ed erede del Rev.do Pietro Antonio Ceroni ultimo possessore di detto oratorio, cedette a lui [Bartolomeo Soglia] questo oratorio a rogito di Antonio Linguerri Notaro di Casola il giorno

29.4.1740. In questo oratorio si riscontra l’obbligo d’una messa da dirsi in un giorno qualsiasi della

settimana come consta dall’instrumento di Silvestro Soglia (10.10.1691). Questo onere veniva spartito fra i sei fratelli cugini Ceroni di Ceruno, poi col passaggio dei beni infrascritti, passò in integro agli eredi Caroli Ceroni come da rogito del medesimo Silvestro Soglia (8.3.1692). Possiede dunque questo oratorio: 1. Un pezzo di terra arativa, saldiva, gineprata di 4 tornature. 2. Quattro tornature di terra lavorativa. 3. Un pezzo di terra pascolativa di due tornature. 4. Un altro pezzo di terra lavorativa, saldiva di 1 tornatura e mezzo. 5. Un pezzo di terra a vigneto nello stesso comune e parrocchia lasciato a questa chiesa dal

Rev.do Pietro Antonio Brunori Ceroni ultimo proprietario dell’oratorio come da suo testamento rogato da Pontelonghi notaio di Fognano.

Dichiarano che da tutte queste terre si ricavi una rendita di scudi 6. Il contadino in luogo delle regalie ha versato in Brisighella l’obolo di 80 [baiocchi ?]. L’attuale amministratore o Rettore è il Diacono Don Francesco Soglia fin dal giorno 29 Aprilo 1740, nominato da Bartolomeo Soglia con rogito Antonio Linguerri e l’ho infornato di celebrare N° 40 messe per l’anno corrente. Preso visione di tutto ho dato questi ordini: Mettere un Crocefisso scolpito sulla croce dell’altare. Indorare la patena e il calice entro sei mesi.

Ricamare la croce, dove vi manca, nei corporali, amitti, palle, purificatoi e veli omerali. Rinnovare la parte anteriore 1 due casule: bianca e nera. Per la riduzione delle messe si è detto pronto “servatis servandis”. La relazione del Marelli consta di quattro pagine, ma qui di seguito evidenzio solo la parte in cui il Vescovo precisa che l’Oratorio fu costruito nel 1300, da chi e perché.

“Questo Oratorio fu eretto fin dai tempi più antichi, infatti da un decreto o sentenza emanato dall’ordinario Serafino Gazolini (?) Proauditore del Papa constò che era stato eretto fin dal 1300 da quelli di Ceruno per loro comodità, per potervi lì ascoltare la messa e senza alcun altro scomodo.” Come si può notare dai beni posseduti e dagli arredi l’oratorio era un luogo di culto semplice, se non spartano. Tra le poche cose rimaste c’è il quadro

della vecchia chiesa, menzionato dal Padre Serafino Gaddoni, dipinto nel 1624 che raffigura la Madonna con bambino, San Giacomo e Sant’Antonio Abate. Fu fatto restaurare negli anni settanta dal Conte Dott. Rinaldo Rinaldi Ceroni che mi diede personalmente questa foto in cui si possono notare le diverse fasi del

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restauro che hanno riportato il quadro alla sua versione originaria. Si possono anche leggere le note a mano di Rinaldo.

LE DIVERSE FASI DEL RESTAURO DEL QUADRO

La Madonna con bambino, San

Giacomo e Sant’Antonio Abate a restauro ultimato. Quadro del 1624 fatto restaurare nel 1976 dal Conte Dott. Rinaldo Rinaldi Ceroni

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LA FESTA DI SAN GIACOMO Come Rinaldi Ceroni, sapevamo che

la Festa di San Giacomo, celebrata a Ceruno rigorosamente il 25 luglio giorno dedicato al Santo, era una antica festa. Dagli anni ‘40 e fino alla sua morte, Don Giuseppe (Beppe) Rinaldi Ceroni era l’organizzatore di questo incontro e il depositario di una

vacchetta (piccolo e stretto libro) su cui i sacerdoti convenuti per la celebrazione delle messe apponevano la firma. Le prime annotazioni delle messe celebrate risalgono al 1868; tuttavia nella

vacchetta viene indicato che la festa era molto antecedente a quella registrazione. In data 1 luglio 1869 si legge: “Dall’inventario fatto sotto la data del 1 dicembre 1778 per cura del Molto Reverendo Sig. Don Benedetto Zambelli, proprietario dell’oratorio di San Giacomo Apostolo di Ceruno, e consegnato a Sua Eminenza Reverendissima Carlo Cardinal Bandi Vescovo di Imola, si estrae la seguente nota che riguarda gli oneri delle messe dell’Oratorio suddetto.

Si devono far celebrare in perpetuo messe fatte infra annum numero venti che al presente si fanno celebrare alla ragione di un “giulio” l’una, quale limosina imposta annualmente @ 2. E più si devono far

celebrare il giorno di San Giacomo messe quattro per la limosina pura di dette messe si spendono baiocchi 15 per ciascheduna in tutto @=: 60. Ora per decreto del 1 luglio 1869 per Sua Eccellenza Em.ma Mons. Vincenzo Moretti Vescovo d’Imola sono ridotte al numero di undici N. 11.” (qui a fianco la riproduzione della vacchetta in bianco e nero) “L’impegno” delle messe fu ridotto ulteriormente in seguito.

Da queste note si capisce che l’inizio della Festa di San Giacomo doveva essere antecedente al 1778, cioè una festa celebrata da più di 230 anni. Già così molto antica. Tuttavia una scoperta effettuata da Giovanni Rinaldi Ceroni ha cambiato queste date portandole molto più indietro nel tempo.

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A seguito della morte della zia Pia Rinaldi Ceroni (sorella di Don Beppe Rinaldi Ceroni), Giovanni, riordinandone le carte, ha trovato un’altra vacchetta risalente al 1837 che ci permette di fissare meglio l’inizio della festa di San Giacomo. Infatti in questa seconda vacchetta, riportata di seguito (a colori) leggiamo:

“Nel nome di Dio. Anno del Signore 1837.

Libro in cui, atteso il legittimo

riordinamento compiuto dalla santa memoria del Vescovo Marelli alla data del 26 di maggio del 1744, così come risulta agli atti della cancelleria, dai quali si prenderà nota dell’onere di 24 messe da celebrarsi nell’anno, le quali siano, beninteso, venti nel corso dell’anno (in qualsiasi parte) e quattro nella festa dell’Apostolo S. Giacomo il Maggiore, nell’oratorio chiamato Ceruno attualmente spettante per diritto di patronato alla famiglia di Francesco Alpi di Casola.”

Questo significa che il “riordinamento” delle messe veniva applicato a qualcosa di già preesistente, e ciò porta quindi a pensare che la festa fosse antecedente al 1744, una celebrazione vecchia almeno 270 anni.

A quando dunque possiamo far risalire il suo inizio? Per il momento, purtroppo, non sono in grado di dare una risposta, ci si può solo augurare di entrare in possesso di ulteriori informazioni sperando di trovare altre “vacchette” antecedenti a

quelle attualmente conosciute. Ritengo che debbano essercene altre visto che questi documenti dovevano registrare le celebrazioni di ben 93 anni (1837 – 1744), ed in considerazione del fatto che per ogni anno ci dovevano essere,

almeno nei primi periodi, le 24 firme dei sacerdoti celebranti ad ogni messa. Penso si dovrà fare una ricerca per individuare le famiglie che detenevano il giuspatronato dell’oratorio in quegli anni e sperare che tra i loro documenti possano trovarsi riferimenti precisi.

VACCHETTA DEL 1837

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CELEBRAZIONE DELLA FESTA DI SAN GIACOMO DEI CERONI Quanto segue mi è stato riportato dai parenti Rinaldi Ceroni che hanno frequentato questa festa, terminata come raduno famigliare verso la metà degli anni ‘60, mentre le messe hanno

continuato ad essere celebrate e venivano sempre riportate nella “vacchetta”. Il 25 luglio, giorno della Festa ci si incamminava per raggiungere Ceruno verso le sei del mattino. Chi andava a piedi, chi saliva sui birocci trainati dai buoi, chi a cavallo (vedi di seguito una foto degli anni trenta). Una volta giunti in loco si andava nel piccolo oratorio adiacente la Torre per partecipare alle celebrazioni eucaristiche. I numerosi preti presenti, tra i 15 e i 20 ed oltre, tra

cui molti Ceroni, consentivano il susseguirsi delle funzioni eucaristiche. Si celebravano quattro messe, in suffragio dei morti della famiglia. L’ultima messa si teneva alle ore 9,30 ed era quella solenne e cantata. Dopo le celebrazioni i Rinaldi Ceroni si ritrovavano a chiacchierare con parenti ed amici all’ombra della Torre e ci si aggiornava sulle rispettive famiglie dando così una continuità all’unione del più largo gruppo familiare. Ovviamente non poteva mancare la parte conviviale che, data l’ora, consisteva in un’abbondante colazione. I Celebranti utilizzavano il Calice della Famiglia risalente al XVI secolo con inciso lo stemma dei Ceroni. Al termine della celebrazione solenne veniva esposto il reliquiario con le reliquie di San Giacomo che era baciato da tutti i presenti (di seguito le foto dei nostri oggetti sacri). La Festa terminava verso mezzogiorno quando tutti ritornavano verso casa. Ora la Festa di San Giacomo è organizzata ogni anno a Casola Valsenio dalla Consorteria dei Ceroni.

Gruppo di Rinaldi Ceroni in cammino verso Ceruno il giorno della Festa di San Giacomo

Nella foto degli anni trenta sono riconoscibili partendo dalla sinistra: 2° Paolo Rinaldi Ceroni (Palita)

3° Rosa Cantagalli sua moglie a cavallo

4° Aldo Rinaldi Ceroni, maestro, del ramo di

Cà de Mlò (Cà di Melone o Milone)

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5° Vittoria Vivoli a cavallo, moglie del Prof. Augusto

6° Prof. Augusto Rinaldi Ceroni

9° Pietro Rinaldi Ceroni, mio padre 10° Antonio Rinaldi Ceroni, a cavallo 11° Giacomo Rinaldi Ceroni, mio nonno

N.B. Giacomo, mio nonno ed Antonio Rinaldi Ceroni erano rispettivamente il maggiore ed il

minore di 11 fratelli

Il calice ed il reliquiario della famiglia, usati durante le celebrazioni, venivano tenuti nel piccolo Oratorio di San Giacomo. Vennero a mancare attorno agli anni ’60 senza che si sapesse come e chi fosse l’autore della scomparsa. Improvvisamente negli anni ‘90, quando già avevamo ripreso da alcuni anni gli incontri per celebrare la festa di San Giacomo, questi due oggetti sacri vennero recapitati, in maniera anonima, a Don Graziano Rinaldi Ceroni perché ritornassero alla famiglia e fossero nuovamente utilizzati come in effetti accade in occasione delle messe che vengono officiate per la festa di San Giacomo durante l’incontro della Consorteria dei Ceroni.

ANTICO CALICE DEI CERONI - SECOLO XVI Prego notare nella foto a destra come si sia cercato di abradere l’incisione dello stemma Ceroni,

che rimane tuttavia visibile a occhio nudo. Probabilmente c’era stato il tentativo di non far riconoscere la provenienza del calice.

Particolari della base del calice. In alto dove è stato abraso lo stemma

dei Ceroni

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ANTICO RELIQUIARIO DEI CERONI - SECOLO XVI

Particolare del reliquiario: Beata Maria Vergine San Giacomo Maggiore Apostolo Santa Teresa Vergine

Al termine della cerimonia religiosa, il celebrante fa baciare il reliquiario pulendolo con un panno

dopo ogni bacio.

Altro documento catastale della Chiesa di San Giacomo e della vista

di insieme

Raffigurazione di Ceruno in una cartografia del 1816 del Governo Pontificio, denominata “PIANTA dimostrativa di tutte le strade e

scoli esistenti nella comune di Casola Valsenio” (particolare). Come si può notare viene raffigurato con almeno due torri alte.

Archivio di Stato in Roma

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ALCUNE FOTO DI CERUNO E DELLE FESTE DI SAN GIACOMO

Ceruno: Foto su lastra di vetro del 1902 scattata dal Dott. Luigi Rinaldi Ceroni

San Giacomo 1946 A sinistra il giovane Don Beppe

Festa di San Giacomo nel dopoguerra. Si riconoscono tra gli altri i seguenti Rinaldi Ceroni: Amedeo, Prof. Augusto, Antonio, Don Beppe, Angela,

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LA FESTA DI SAN GIACOMO OGGI

2008 Festa di San Giacomo – Santa messa all’ombra della torre di Ceruno: Da sinistra: S.E. il Vescovo di Imola Mons. Tommaso Ghirelli, Don Graziano Rinaldi Ceroni, Mons. Giancarlo Menetti, Gabriella Rinaldi Ceroni, Angelo Ceroni

2004 Festa di San Giacomo – Santa messa all’ombra della torre di Ceruno. Da sinistra: Don Graziano Rinaldi Ceroni, Mons. Francesco Giacometti Ceroni, Il Canonico Don Guerrino Ceroni e alle spalle Mons.

Giancarlo Menetti

I Ceroni attendono l’inizio della Santa Messa presso la chiesa di Pagnano, che contiene diversi

cimeli della famiglia Ceroni. Questa chiesa è l’usuale ritrovo della Consorteria per la messa celebrativa della Festa di San Giacomo.

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IL PELLEGRINAGGIO A SANTIAGO DI COMPOSTELA Nel corso dei secoli sicuramente molti Ceroni sono andati in pellegrinaggio a Compostela per pregare sulla tomba di San Giacomo, ma di questi non abbiamo documenti certi.

Sicura e documentata è l’esperienza del cammino fino a Compostela nella lontana Galizia nel 2010, anno del Giubileo Jacobeo, da parte di otto amici tra cui due Rinaldi Ceroni. Sei casolani: Alessandro Righini (il veterano), Pier Giovanni Rivola, Michele Rinaldi Ceroni, Pier Giacomo Rinaldi Ceroni, Franco Tronconi, Gianni Lasi, il faentino Pier Domenico Laghi, la Castellana Serena Martelli. Sono partiti a piedi il 5 luglio da St. Jean Pied de Port in Francia, ai piedi dei Pirenei, passando per Roncisvalle, Pamplona, Puente la Reina, Burgos, Leon, S. Domingo della Calzada,

La Cruz de Ferro, O Cebreiro, i monti della Navarra, la meseta della Castilla J Leon, le montagne e le gole del Bierzo, i boschi di eucalipto della Galizia e tante altre tappe che li hanno portati, in un viaggio di 800 km a Santiago. In un così lungo viaggio non sono mancati i problemi, ma l’esperienza portata a termine e il raggiungimento della meta finale hanno ripagato abbondantemente della fatica e dei piccoli o più consistenti disagi affrontati. Purtroppo per seri problemi ai piedi il sottoscritto ha fatto solo circa 500 chilometri di cammino. Tante le preghiere recitate in gruppo o pensate nel silenzio della meditazione personale; tante le intenzioni personali e quelle affidateci dalla comunità di Casola Valsenio e consegnate a nostro Signore con la richiesta di intercessione della Madonna e dei Santi; tante le Sante Messe ed i momenti di spiritualità a cui abbiamo partecipato. Uno degli otto pellegrini, molto razionalmente, e tecnicamente, ha sintetizzato così: 23 tappe corrispondenti ad altrettanti giorni di effettivo cammino, 800 i km percorsi, un milione e duecentomila i passi messi in fila uno dietro l’altro, 65 km di rosari recitati.

Ci si è posti spesso, naturalmente, la domanda sul senso di un pellegrinaggio, specie di un pellegrinaggio come questo, e la risposta più aderente alla sensibilità di tutti è stata questa: “Il pellegrinaggio è una preghiera a cui partecipa tutta l’anima ed il corpo di una persona, una preghiera in cui alla spiritualità si unisce la poesia, lo spirito di avventura, la tenacia, l’impegno fisico, la contemplazione affascinata del creato, insomma una preghiera opera d’arte, un qualcosa in più, rispetto all’ordinario, che si offre al Signore.”

Il passaporto del pellegrino con i timbri degli “albergue” per i pellegrini lungo il percorso

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PER CONCLUDERE Sono sicuro che questa sia solo una traccia della nostra storia e della nostra devozione verso San Giacomo. Chi può fornire altre notizie, foto, informazioni non esiti ad integrare questo breve

lavoro. Un ultimo pensiero ed una preghiera va ai nostri genitori, ai nonni ed in generale a tutti i nostri progenitori. A tutti i Cugini che ci hanno lasciato, in particolare ai Cugini sacerdoti e missionari che sono stati sicuramente importanti nel sostenere la nostra fede. Al Prof. Augusto per quanto ha fatto per il suo paese di origine e per il suo amore per la storia e la Famiglia. Aggiungo un particolare ricordo dei due CUGINI (così è come noi ci indirizziamo agli appartenenti alla Consorteria dei Ceroni) che ci hanno lasciato, ma che sono sempre nel nostro cuore e vi

rimarranno a imperitura memoria: Il Canonico Don Guerrino Ceroni, morto il 15 novembre 2008, fu tra i soci fondatori della

Consorteria Ceroni. Ha passato i suoi oltre 60 anni di sacerdozio per la maggior parte a Casola Canina di Imola, ma per ricordare la pieve di Monte Mauro, sua prima parrocchia, ha fatto costruire ed installare a sue spese una campana di 900 Kg su cui ha fatto anche imprimere lo stemma dei Ceroni.

Mons. Giancarlo Menetti ci ha lasciati il 6 febbraio 2010 ed è stato Arciprete di Casola Valsenio per 44 anni. E’ stato l’instancabile storico della Consorteria, ha scritto il libro "LA STORIA DEI CERONI" traducendo in italiano il manoscritto del 1630 di Don Domenico Mita, corredandolo di abbondanti note esplicative. Questo libro è stato tradotto in spagnolo nel giugno 2003 da Margarita Ceroni del Cile. Il 30 gennaio 2010, proprio pochi giorni prima della sua dipartita, Mons. Menetti aveva presentato pubblicamente a Casola il suo secondo libro “Storia della Valle del Senio” desunta dal manoscritto del sacerdote Don Giovanni Antonio Linguerri Ceroni morto

nel 1809. Questo libro è sicuramente fondamentale per la storia della nostra valle in quanto il Linguerri Ceroni aveva avuto la possibilità di visionare direttamente documenti originali che oggi non esistono più a causa della guerra e di vari furti. A San Giacomo, Santo protettore della Consorteria dei Ceroni, chiediamo di proteggerci e di aiutarci a ricreare e mantenere la nostra unità, lo spirito di parentela, amicizia e solidarietà per

essere una forte Consorteria che agisca con lo spirito dell’unità familiare. Gli chiediamo particolarmente di aiutare il gruppo animatore della Consorteria Ceroni a perseguire e raggiungere gli obiettivi indicati dal nostro statuto: Riunire tutti coloro che si chiamano CERONI o con cognomi da questo derivato. Promuovere il loro spirito di gruppo e consolidare gli antichi vincoli di parentela. Approfondire gli studi sulla storia della famiglia con ricerche, pubblicazioni di libri,

monografie, articoli, organizzazione di conferenze, incontri, ecc. Stimolare gli studi storici della famiglia con borse di studio e premi. Mantenere viva la festa di San Giacomo a Casola Valsenio, protettore della Consorteria

CERONI. Stimolare i giovani della consorteria agli studi, arti e mestieri e premiare i più meritevoli.

Ing. Pier Giacomo Rinaldi Ceroni Presidente de LA CONSORTERIA DEI CERONI

Settembre 2014

Attestazione di PELLEGRINO a Pier Giacomo Rinaldi Ceroni

(Petrum Jacobum Rinaldi Ceroni)

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LA CONSORTERIA DEI CERONI via Matteotti 90, 48010 Casola Valsenio (RA)

Un grazie particolare va alla

RICOH Italia Srl Filiale di Bologna sede di Imola

Via Ugo La Malfa 10 int. 3, 40026 Imola (BO)

Che ci ha permesso questa pubblicazione