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I comuni virtuosi: i 5 criteri (le 5 stelle) che li caratterizzano dal libro “L’Anticasta – l’Italia che funziona” di Marco Boschini Nel Maggio del 2005 nasce la rete dei Comuni Virtuosi. I comuni fondatori sono: Monsano (AN), Colorno (PR), Vezzano Ligure (SP), Melpignano (LE). Oggi il numero di Comuni iscritti è pari a 25, quasi uno per ogni regione italiana, diversissimi per caratteristiche e dimensione. Mediamente piccoli (sotto i 10.000 abitanti), vanno da poche centinaia di abitanti di Settimo Rottaro (TO) ai quasi 50.000 abitanti di Capannori (LU). In comune hanno la concretezza delle sperimentazioni a favore dell’ambiente e la complicità dei cittadini. Praticamente una rivoluzione, se pensiamo al panorama amministrativo degli oltre 8.000 comuni italiani. L’Associazione ha lo scopo fondamentale di raccogliere, valorizzare e diffondere buone prassi legate alla sostanziale riduzione dell’impronta ecologica di un territorio, facendo sì che una buona esperienza realizzata possa diventare un modello da replicare su larga scala. L’associazione assolve a questa sua mission statutaria attraverso un portale, www.comunivirtuosi.org , un blog, www.marcoboschini.it , una serie di pubblicazioni (Caro Sindaco new-global, Comuni Virtuosi, In Comune, Ambiente in Comune) , incontri e convegni promossi durante l’anno in giro per l’Italia. Una delle iniziative più importanti organizzate dalla rete è il Premio nazionale dei Comuni a 5 stelle, giunto alla sua seconda edizione. Va detto a questo punto della storia che i Comuni Virtuosi non esistono! Esistono cioè Comuni che, su singoli temi, stanno sperimentando azioni particolarmente virtuose e “rivoluzionarie”, ma che magari sono estranee e avulse dalla politica generale dell’ente, o che addirittura entrano in contraddizione con progetti paralleli. L’idea del Premio dei Comuni a 5 stelle nasce da questa constatazione, l’obiettivo di fondo è quello di veicolare un’idea di Comune Virtuoso che è frutto dell’ormai enorme banca dati esistente su centinaia di progettualità sperimentate con successo. Ad ognuna delle 5 stelle corrisponde un tema, per il quale abbiamo definito una serie proposte concrete che i Comuni che ambiscono a definirsi Virtuosi dovrebbero mettere in pratica. Le cinque stelle 1

I comuni virtuosi

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I comuni virtuosi: i 5 criteri (le 5 stelle) che li caratterizzanodal libro “L’Anticasta – l’Italia che funziona” di Marco Boschini

Nel Maggio del 2005 nasce la rete dei Comuni Virtuosi. I comuni fondatori sono: Monsano (AN), Colorno (PR), Vezzano Ligure (SP), Melpignano (LE). Oggi il numero di Comuni iscritti è pari a 25, quasi uno per ogni regione italiana, diversissimi per caratteristiche e dimensione. Mediamente piccoli (sotto i 10.000 abitanti), vanno da poche centinaia di abitanti di Settimo Rottaro (TO) ai quasi 50.000 abitanti di Capannori (LU).

In comune hanno la concretezza delle sperimentazioni a favore dell’ambiente e la complicità dei cittadini. Praticamente una rivoluzione, se pensiamo al panorama amministrativo degli oltre 8.000 comuni italiani. L’Associazione ha lo scopo fondamentale di raccogliere, valorizzare e diffondere buone prassi legate alla sostanziale riduzione dell’impronta ecologica di un territorio, facendo sì che una buona esperienza realizzata possa diventare un modello da replicare su larga scala.

L’associazione assolve a questa sua mission statutaria attraverso un portale, www.comunivirtuosi.org, un blog, www.marcoboschini.it, una serie di pubblicazioni (Caro Sindaco new-global, Comuni Virtuosi, In Comune, Ambiente in Comune), incontri e convegni promossi durante l’anno in giro per l’Italia.

Una delle iniziative più importanti organizzate dalla rete è il Premio nazionale dei Comuni a 5 stelle, giunto alla sua seconda edizione.

Va detto a questo punto della storia che i Comuni Virtuosi non esistono! Esistono cioè Comuni che, su singoli temi, stanno sperimentando azioni particolarmente virtuose e “rivoluzionarie”, ma che magari sono estranee e avulse dalla politica generale dell’ente, o che addirittura entrano in contraddizione con progetti paralleli. L’idea del Premio dei Comuni a 5 stelle nasce da questa constatazione, l’obiettivo di fondo è quello di veicolare un’idea di Comune Virtuoso che è frutto dell’ormai enorme banca dati esistente su centinaia di progettualità sperimentate con successo. Ad ognuna delle 5 stelle corrisponde un tema, per il quale abbiamo definito una serie proposte concrete che i Comuni che ambiscono a definirsi Virtuosi dovrebbero mettere in pratica.

Le cinque stelle

1. la 1° stella è la gestione del territorio. Noi pensiamo che sia arrivato il momento di porre un freno alla cementificazione selvaggia che ha portato negli ultimi 15 anni a divorare una superficie pari a quelle della Liguria e dell’Umbria messe insieme. Va detto a onor del vero che molte amministrazioni, anche quelle governate da sindaci e assessori sensibili al tema, sono spesso costrette a svendere pezzi di territorio al palazzinaro di turno per introitare gli oneri di urbanizzazione, senza i quali non chiuderebbero i bilanci. L’aumento dei costi e delle necessità della popolazione locale, unito ai tagli sempre più consistenti di anno in anno da parte dello Stato centrale, costringono molti dei nostri sindaci a trasformare aree agricole in zone di espansione edilizia, con grave danno ambientale e sociale. Da Cassinetta di Lugagnano (MI) è partita la

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campagna nazionale “Stop al consumo di territorio”, che ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e gli amministratori locali al fine di “imporre” una moratoria per la svendita e la distruzione del nostro Bel Paese (http://www.stopalconsumoditerritorio.it). A fianco di questo, crediamo ormai improrogabile l’inserimento in ogni regolamento urbanistico comunale di criteri semplici e chiari per l’efficienza energetica e l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili finalizzata all’autoconsumo. Come non citare qui l’allegato energetico del Comune di Avigliana (TO), che fissa un limite massimo di consumo per le nuove edificazioni e per gli immobili che subiscono ristrutturazioni, ampliamenti e riqualificazioni.

2. la 2° stella è l’impronta ecologica della macchina comunale. Questo livello d’intervento è importante per 2 ragioni: la prima ha a che fare con l’esempio da dare alla comunità. Da cittadino infatti trovo insopportabile quando ricevo la brochure patinata dall’assessorato all’ambiente del mio comune, che è esattamente identica a quella ricevuta sei mesi prima dall’assessorato all’ambiente della provincia, che è esattamente identica a quella ricevuta un anno prima dall’assessorato della Regione, in cui mi si chiede di risolvere i problemi ambientali del Pianeta montando i riduttori di flusso per il risparmio dell’acqua nei rubinetti e le lampade a basso consumo in casa. Poi, sempre da cittadino, mi reco presso l’ufficio pubblico e scopro luci accese e apparecchiature tecnologiche in azione e nessun dipendente ad un raggio di qualche centinaio di metri; o vado a prendere mio figlio a scuola e mi racconta che hanno passato tutta la mattina, in pieno inverno, con le finestre aperte perché i termosifoni bollivano e non si resisteva dal caldo…. Dare il buon esempio è quindi fondamentale per potermi poi rivolgere, da amministratore credibile, ai cittadini chiedendo loro di modificare i propri stili di vita quotidiani, realizzando una serie di micro-azioni di grande importanza. L’altra buona ragione per avviare politiche di riduzione dell’impronta ecologica della macchina comunale è che i comuni gestiscono, sempre per conto dei propri cittadini, migliaia di edifici pubblici ad oggi riscaldati male e illuminati peggio. Riqualificazione delle scuole, impianti sportivi, musei, biblioteche, ma anche pubblica illuminazione e impianti semaforici; sostituire il parco automezzi con veicoli collettivi a basso impatto ambientale; introdurre gli acquisti verdi per l’arredamento delle migliaia di uffici pubblici e per la fornitura del vestiario e degli strumenti di lavoro dei dipendenti pubblici significa, concretamente, tagliare una grossa fetta dei consumi energetici e contribuire alla riduzione dell’impatto sull’ambiente. Inoltre, fare efficienza energetica per un comune vuol dire tagliare la bolletta, risparmiando le risorse che non ha più perché ha deciso di salvaguardare il territorio rinunciando così agli oneri di urbanizzazione. L’esempio della cittadina di Torraca (SA) che ha completamente trasformato l’illuminazione pubblica del paese introducendo la tecnologia dei LED, ma anche il Piano Energetico Comunale della città di Padova (200.000 abitanti), dimostrano che è possibile a qualunque latitudine e in qualsiasi ordine di grandezza comunale modificare i consumi dell’ente locale improntandoli al buon senso e all’efficienza.

3. La 3° stella è strettamente collegata ad un modello di sviluppo, il nostro, ormai chiaramente insostenibile e suicida. I rifiuti

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rappresentano infatti la nostra coscienza sporca, l’esempio lampante dell’idiozia intorno a cui misuriamo tutte le cose: il PIL! Ecco perché il problema dei rifiuti non è solo la presunta emergenza in Campania, ecco perché riguarda il piccolo centro di montagna come la grande metropoli in pianura. Ecco perché riteniamo che su questa stella i comuni possano giocare un ruolo fondamentale se vogliamo dare risposte diverse a quelle che si stanno dando: la 1° è introdurre il sistema di raccolta differenziata porta a porta, ormai sperimentato davvero in tutte le condizioni, e che ha dimostrato di raggiungere ovunque risultai incredibili con percentuali che del 70, 80, 90% di R.D. il sistema di raccolta “spinta” porta a porta ha un costo di servizio maggiore, perché significa più mezzi e più persone più volta la settimana in giro a raccogliere i materiali post-consumo differenziati dai cittadini. Ma il comune ci guadagna con un notevole minor conferimento in discarica dei rifiuti. E il guadagno molto spesso viene convertito in una riduzione della tariffa proprio a favore delle famiglie che si sono impegnate nel porta a porta. La 2° cosa che possono fare i comuni è introdurre una serie di progettualità finalizzate alla riduzione della produzione alla fonte. In questo senso le esperienze sono centinaia e spaziano dalla distribuzione di prodotti sfusi all’utilizzo dell’”acqua del sindaco” nelle mense scolastiche, dagli incentivi per l’acquisto da parte dei cittadini dei pannolini lavabili al recupero e riutilizzo di oggetti altrimenti destinati all’incenerimento (mobili, giocattoli, vestiti, libri, ecc.)

4. La 4° stella è la mobilità. Che è strettamente connessa a una gestione del territorio lungimirante, che permetta alle persone (e alla merci) di muoversi il meno possibile inutilmente. Oggi infatti siamo tutti costretti dalla nostra quotidianità a zigzagare come palline impazzite di un flipper tra i mille impegni della giornata. Purtroppo questo tema richiede una programmazione di medio termine, che si scontra inevitabilmente con i tempi stretti della politica. L’amministratore, soprattutto quello che lo fa di mestiere, ha la necessità di fare cose il più possibile visibili e in tempi brevi, ciò che gli consentirà di raccogliere il consenso necessario per farsi rieleggere. Una mobilità sensata richiede invece il ripensamento dei nostri spazi di vita, della città stessa e delle loro infrastrutture di collegamento. A fianco di questo è possibile introdurre progetti concreti di mobilità dolce, ormai ampiamente sperimentati, come il car-sharing e il car-pooling, il piedi bus e il taxi sociale, i percorsi ciclo-pedonali e il trasporto pubblico.

5. La 5° stella, l’ultima, non certo per importanza, riguarda i nuovi stili di vita. Capita spesso d’incontrare comunità locali più avanzate degli amministratori che le amministrano. A volte accade anche il contrario. I risultati migliori si ottengono però quando si crea una nuova alleanza tra comunità ed enti locali, quando cioè insieme cominciano a sperimentare percorsi alternativi, un altro modo di fare politica e amministrare, un altro modo di essere comunità. I comuni in questo senso possono fare molto e a più livelli. Possono informare i cittadini di un territorio dell’esistenza di un gruppo di acquisto (GAC) , di una banca del tempo o di una bottega de commercio equo e solidale. Ma possono anche affiancare queste esperienze mettendo loro a disposizione spazi, fondi (uno spaccio territoriale) e, appunto, strumenti comunicativi, oppure possono attivare progetti condivisi e partecipativi, come nel caso

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del progetto “Cambieresti?” avviato qualche anno fa dal comune di Venezia, riuscendo a coinvolgere un migliaio di famiglie in un entusiasmante percorso di modificazione dei propri stili di vita quotidiani.

Prime conclusioni

Il consiglio che diamo agli amministratori locali, così come ai cittadini di tutte le comunità locali, è l’esatto contrario di quanto ci diceva (e ci redarguiva) la maestra a scuola, sorprendendoci a sbirciare il foglio del nostro vicino durante il compito in classe: copiate, esercitate l’arte del furto della conoscenza!

Commento di Gianni Marchetto

Mi pare che le 5 stelle di cui sopra siano un modello più che sperimentato, funziona, quel tanto che l’esperienza si sta diffondendo.

A me pare però che manchino 2 “stelle”:1. La produzione: se nel comune esistono o meno delle aziende con

produzioni inquinanti o che producono strumenti di morte (armi, ecc.)

2. Il lavoro: lo dico in termini di ragionamento generale – la difesa e il miglioramento della capacità di lavoro e di guadagno dei lavoratori (e quindi dei cittadini) a partire dai lavoratori del comune – in concreto si tratta del lavoro (come occupazione buona), della salute (rischi da lavoro e stato di salute dei lavoratori), della professionalità (formazione e diversa organizzazione del lavoro) del salario (diretto, indiretto e differito), per ultimo dei gradi di libertà all’interno dei luoghi di lavoro (a partire dalla presenza o meno delle organizzazioni sindacali, ecc.).

Se sommiamo le 5 stelle più le mie 2 possiamo passare da “esperienze virtuose” a “territori liberati” dalle schifezze all’interno delle aziende alle schifezze all’interno dei territori.

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