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MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE EMME14 - EDIZIONE GRATUITA LUGLIO - AGOSTO 2009 ANNO I - NUMERO 8 “Senza spiegare nulla, senza dirti dove, ci sarà sempre un mare, che ti chiamerà” A. Baricco Il Punto www.webalice.it/meridiano14 EMERGENZA SOCIALE SULLA 124 Si cerca di costituire il CENACO Akrai IX festa dei “Vardioli”......................di Maurizio Aiello Declassamento dei laboratori d’analisi...........di Serena Guglielmino I 20 anni del ristorante “Valentino”............di Maurizio Aiello Buccheri: “BAJTA 2009”...............Leonardo Cannata Intervista a Dolcenera di Giampaolo Miceli di Roberto Rubino PAG. 5 PAG.3 PAG. 9 PAG. 2 di Sebastiano Infantino La macchina del tempo: Quel Luglio del ‘43........................di Antonello Giliberto Massimo Pantano debutta come sceneggiatore...........di Ivana Ferla Intervista ai RADIODERVISH............................di Sebastiano Infantino Festival del Teatro e della Poesia Dialettale...........di Luca Bongiovanni “Ali sulla Panoramica”: omaggio a D’Arrigo........................di Luca Bongiovanni Photogallery............................................di Gloria Milluzzo Città sul meridiano........................di Luca Bongiovanni Personaggi: PAOLO BORSELLINO.............................di Luca Russo di Luca Bongiovanni BOLOGNA FIRENZE ROMA CAMERINO DITORIALE TTUALITA’ SCLUSIVA TTUALITA’ QUELLI CHE... ...RITORNANO T T UALITA’ La pop-star in concerto per i festeggiamenti in onore di S. Paolo Bovini sulla strada, cani che ti sbucano fuori all’improvviso, abbandonati, impauriti, semi- nano morte loro malgrado. A qualunque velo- cità si proceda. Ed è emergenza sociale. ULTURA & URIOSITA’ ONA MON ANA PAG. 4 PAG. 5 PAG. 6-7 PAG. 8 PAG. 9-10 PAG. 11-12

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PAG.3 “Senza spiegare nulla, senza dirti dove, ci sarà sempre un mare, che ti chiamerà” A. Baricco BOLOGNA ULTURA & URIOSITA’ Bovini sulla strada, cani che ti sbucano fuori all’improvviso, abbandonati, impauriti, semi- nano morte loro malgrado. A qualunque velo- cità si proceda. Ed è emergenza sociale. TTUALITA’ La pop-star in concerto per i festeggiamenti in onore di S. Paolo LUGLIO - AGOSTO 2009 ANNO I - NUMERO 8 www.webalice.it/meridiano14 PAG.3 di Luca Bongiovanni PAG. 4

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MENSILE DELL’aSSocIazIoNE EMME14 - EDIZIONE GRATUITA

LUGLIO - AGOSTO 2009ANNO I - NUMERO 8

“Senza spiegare nulla, senza dirti dove, ci sarà sempre un mare, che

ti chiamerà” A. Baricco

Il Punto

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EMERGENZA SOCIALE SULLA 124

Si cerca di costituire il CENACO Akrai

IX festa dei “Vardioli”......................di Maurizio Aiello

Declassamento dei laboratori d’analisi...........di Serena Guglielmino

I 20 anni del ristorante “Valentino”............di Maurizio Aiello

Buccheri: “BAJTA 2009”...............Leonardo Cannata

Intervista a Dolcenera

di Giampaolo Micelidi Roberto RubinoPAG. 5

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PAG. 9PAG. 2di Sebastiano Infantino

La macchina del tempo:Quel Luglio del ‘43........................di Antonello Giliberto

Massimo Pantanodebutta come sceneggiatore...........di Ivana Ferla

Intervista ai RADIODERVISH............................di Sebastiano Infantino

Festival del Teatroe della Poesia Dialettale...........di Luca Bongiovanni

“Ali sulla Panoramica”:omaggio a D’Arrigo........................di Luca Bongiovanni

Photogallery............................................di Gloria Milluzzo

Città sul meridiano........................di Luca Bongiovanni

Personaggi:PAOLO BORSELLINO.............................di Luca Russo

di Luca Bongiovanni

BOLOGNA

FIRENZE

ROMACAMERINO

D I T O R I A L E T T U A L I T A ’

S C L U S I V A

T T U A L I T A ’

QUELLI CHE... ...RITORNANO

T T U A L I T A ’

La pop-star in concerto per i festeggiamenti in onore di S. Paolo

Bovini sulla strada, cani che ti sbucano fuori all’improvviso, abbandonati, impauriti, semi-nano morte loro malgrado. A qualunque velo-cità si proceda. Ed è emergenza sociale.

U L T U R A & U R I O S I T A ’

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MER

IDIA

NO14 PROPRIETARIO ED EDITORE

Associazione “Meridiano 14”.PRESIDENTE Luca BongiovanniVICE-PRESIDENTESalvatore GuglielminoDIRETTORE RESPONSABILERoberto RubinoSEDE LEGALE – DIREZIONE E REDAZIONEvia Milano 2 - 96010 Palazzolo Acreide (SR)

STAMPATORITipolitografia Geny S.n.c., via Canale 75, 96010 Canicattini Bagni (SR)

Per Pubblicità contattare lo 0931881893/3337236336 email: [email protected]

Registrazione Tribunale di Siracusa n. 15 del 05-12-2008Numero chiuso in tipografia il 06/08/2009Gli articoli originali, anche se non pubblicati, non si restituiscono

UFFICIO STAMPAe-mail: [email protected] Serena GuglielminoPROGETTO GRAFICOFrancesca Carpino, Giulio Cordischi, Salvo Guglielmino GRAFICA E IMPAGINAZIONEFrancesca Carpino, Giulio Cordischi FOTOGRAFIAGiulio Cordischi

La strada statale 124 o 287, da qualunque lato la si osservi mantiene intatta la sua pericolosità. Sono troppe le interse-zioni e, al contrario, troppo pochi i controlli per limitare le insidie di un percorso che vorrebbe riallacciarsi alle grandi infrastrutture da poco create ed in via di completamento. Da nord c’è la nuova autostrada Catania-Siracusa, che en-tro i primi mesi del 2010 si ricollegherà alla Siracusa-Gela. L’occasione della Maremonti, il motivo di un suo ripensa-mento, in questo momento è fondamentale. E’ inutile ripe-tere la solita solfa dei mercati, dell’economia che potrebbe crescere in prospettiva del libero mercato. Qui si perde la vita per un nonnulla: fatto che, viste le ul-time statistiche, non può essere trascurato. E la velocità degli autoveicoli c’entra fino a un certo punto. Ci si lascia le penne a 50 all’ora come ad ottanta o a novanta, limite massimo per una strada statale extraurbana. Una soluzio-ne adottata nei paesi anglosassoni sarebbe quella di ricor-rere ad una migliore illuminazione, soprattutto in prossimità degli allevamenti. E occorrerebbe pure un giro di vite sul randagismo, intensificando il ricorso alla microchippatura degli animali domestici: un po’ di civiltà e sensibilità non guasterebbe. Tutto concorre ad innalzare gli standard di sicurezza. Episodi analoghi si verificano in altre strade li-mitrofe. Sul vecchio tracciato che unisce Palazzolo agli altri centri dell’entroterra non è infrequente andare a sbattere contro un animale. E se in macchina hai almeno una possi-bilità di cavartela, questa chance non te la ritrovi se viaggi sopra un motociclo. Gli altri pericoli sono costituiti dai mezzi agricoli, a volte poco visibili pure ai moderni fari delle au-tovetture fresche di concessionaria. Allora l’impatto diventa letale: anche in questo caso la tecnologia, airbag compresi, aiuta fino a un certo punto. Non resta che lanciare l’ap-pello perché chi di competenza agisca per scongiurare lo spargimento di altro sangue sulle nostre strade. Non basta vietare l’alcol nei locali, elemento colpevole di abbassare i riflessi del conducente, se poi per strada sono il controllo e la prevenzione che debbono garantire l’imprevisto che si nasconde dietro una curva.

[email protected]

...da un’idea di Cettina Angelico, Luca Bongiovanni,Giulio Cordischi, Ivana Ferla, Antonello Giliberto, Salvo Guglielmino, Serena Guglielmino, Sebastiano Infantino, Luca Russo

Da una linea simbolica, che parte dal territorio per muoversi oltre, chiunque può offrire il proprio con-tributo e comunicarlo a chi si muove lungo il medesimo asse, territoriale o mentale. Tramite Meridiano 14, cioè, chiunque ha la possibilità di “fare” discussione, ottenere risposte, stimolare domande. Le lettere inviate al Meridiano14 per posta, fax o e-mail devono essere firmate con nome, cognome, indirizzo e numero di telefono. Quelle anonime verranno cestinate.

E D A Z I O N EL A2INPDAP: nuovo sportello al servizio del cittadinoInaugurato il 2 luglio scorso lo sportello INPDAP presso il comune di Palazzolo, alla presenza dell’On. Vinciullo, del dirigente INPDAP della sede di Siracusa, dottoressa Artuso, dei dirigenti di alcu-ne sedi dell’Istituto delle regioni Piemonte, Lazio e Campania e, non da ultimo, dell’amministrazione comunale. Lo sportello offre ai cittadini di Palazzolo e della co-munità montana tutti quei servizi per cui fino ad ora erano costretti a spostarsi nel capoluogo di provin-cia, affrontando file, traffico e impiego di lunga parte della propria giornata. Sono a disposizione degli utenti servizi pensionistici, di previdenza, posizioni assicurative, avanzamento pratiche, controllo e accettazione delle istanze e ri-tiro modulistica necessaria.Per un primo periodo ad affiancare i dipendenti co-munali preposti al servizio è il personale della sede

INPDAP aretusea.Il riscontro sul territorio dà già segnali positivi, l’uten-za usufruisce appieno dei servizi messi a disposi-zione, tanto da pensare di aumentare il numero dei giorni di apertura al pubblico.“In un momento in cui a livello regionale si opera con una politica dei tagli ai servizi del cittadino, è un segnale forte e positivo che un Istituto, quale l’IN-PDAP, e le istituzioni locali si siano resi conto che l’utenza va incontrata sul territorio e non il contrario” - ha commentato l’On. Vinciullo. Della stessa opinione anche il sindaco Scibetta - “Da amministratore mi auguro che questa apertura possa essere indice di un’inversione di tendenza a cui segua la riapertura dello sportello dell’Agenzia delle Entrate e della Cassa Edile, ente con il quale è già aperto un dialogo in questo senso”.

Comunicato ISTITUTO STUDI ACRENSIL’Istituto Studi acrensi

si rivolge a tutti coloro che hanno prodotto Tesi di Lauree su argomenti riguardan-ti Palazzolo Acreide

e il suo circondario, perché ne possano for-

nire una copia da poter essere consultata, da studenti e da studiosi, presso la Biblioteca dell’Istituto in Via Ma-estranza 5, sede, anche, del Museo del Viaggiatore.

Per informazioni rivolgersi a:

Presidente dell’I.S.A.prof.ssa Itria Gallo Grimaldi

tf. 0931 875 214

prof. Carlo Monaco tf. 0931 875 502

Dirigente alle Attività Turistiche del Comune di Palazzolo A.

dott.ssa Nella Monaco tf. 0931 871 260

LA STANZA DEL MERDIANO

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3QUELLI CHE... RITORNANO

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Seconda puntata della nostra inchiesta sul mondo giovanile. Questa volta intervistiamo i giovani che ritornano nel loro paese d’origine dopo un’esperienza lavorativa o di studio in altre regioni italiane. Se nell’inchiesta precedente avevamo deciso volutamente di non commentare, questa volta c’è un dato che ha attirato la nostra attenzione: sicuramente sono più invogliati a tornare coloro i quali hanno una attività già esistente sul territorio, pur se alle volte chi ritorna non si occupa solo dell’attività familiare. Tutto ciò sembra ovvio, ma questa, come vedremo dalle interviste, non è una verità assoluta, essendo gli intervistati solo un campione più o meno omogeneo rispetto al tutto, e come tale deve essere preso.

INCHIESTA MERIDIANO

ROMA

CAMERINO

FIRENZE

BOLOGNA

PALAZZOLO

Sebastiano VacircaHo studiato DAMS Cinema a Bologna. Sono tornato a Palazzolo nel 2006 dove ho cominciato a gestire locali notturni. Sono tornato perché mi sono reso conto di non avere ambizioni nel mondo della cinematografia e perché non mi piaceva più fare, come tutti i miei colleghi, la fila al bancoposta per ritirare i soldi dei miei genitori, soldi guadagnati col duro lavoro.Quando si è giovani il paese può stare stretto, ma quando si capisce che al Nord c’è tutto ed è stato fatto già tutto, pensi che qui da noi sia doveroso fare qualcosa, creare qualcosa. Ed è già soddisfacente se hai un discreto seguito. Mi accorgo poi che qui tanti mestieri importanti stanno morendo e dobbiamo fare di più per difenderli e valorizzarli.

Linda colosaHo vissuto a Roma per sei anni, ho conseguito la Laurea in Scienze della Comunicazione e lì ho vissuto la mia prima esperienza di lavoro, che pur considerando molto positiva non è riuscita a trattenermi lontana dai miei affetti e legami familiari e dalla voglia di costruire qualcosa nella mia terra. Sono infatti tornata, in prima battuta, per delle considerazioni e riflessioni personali di natura prettamente affettiva, ma in un secondo tempo, una volta qui, trovandomi forse nel posto giusto al momento giusto, ho avuto l’opportunità di cominciare a lavorare per una società che si occupa di Project Design, Project Management e consulenza strategica alle imprese. Ancor oggi continuo a lavorare con lo stesso gruppo di persone e ho maturato la consapevolezza che cogliere le sfide lavorative qui non è impossibile, ma solamente più difficile! Mi piace molto il mio lavoro, l’ambiente di lavoro, la qualità della vita che contraddistingue il nostro territorio e sono felice di aver scelto di accogliere la mia Bimba proprio qui! Mi auguro che tanti altri giovani possano maturare la voglia e la fiducia per investire sul proprio futuro e sulla crescita della nostra terra.

Lorenzo Rubino Sono andato fuori a studiare Ottica ed Optometria, a Vinci (FI). Lì sono rimasto 8 anni, mi sono diplomato, ed ho cominciato anche a lavorare presso un negozio di ottica a Firenze dove ho fatto le prime esperienze. La decisone di ritornare è scaturita da più fattori. Primo, la spersonalizzazione che si ha in realtà più vaste: sei un numero, uno in mezzo a tanti. Secondo, l’esigenza di portare un contributo valido alla realtà da dove provenivo. Certo, il passaggio è stato drastico: mi sono dovuto ristabilizzare e riabituare ad uno stile di vita differente. Comunque dopo 9 mesi sto ritrovando la mia dimensione e, considerando tutto, va bene così.

Marcella MonacoHo fatto l’università a Bologna ed ho conseguito la laurea in Economia Aziendale. Successivamente ho fatto un master in Mar-keting a Stresa. Per circa otto mesi ho lavorato a Milano presso una importante azienda produttrice di stampanti. Sono rimasta lontano da casa in tutto 7 anni. Non sono rimasta a Milano anche se mi avevano proposto un contratto a tempo indeterminato, perché le radici le sento. E sono tornata a Palazzolo perché l’azienda nella quale ora lavoro è e rappresenta la storia della mia famiglia. Quando si è più piccoli magari si cercano cose diverse, più legate al divertimento. Quando invece si diventa più grandi si va alla ricerca di una stabilità che qui, anche se con difficoltà, si può trovare.

Pierpaolo Gallo Terminato il Liceo mi sono trasferito a Camerino, in provincia di Macerata. Qui ho frequentato l’Università e mi sono laureato nel 2005 in Giurisprudenza. Dopo la Laurea, nonostante le tante opportunità di lavoro ricevute, ho deciso di ritornare in Sicilia perché ho sempre creduto nelle grandi potenzialità che offre la nostra terra. Vivere cinque anni in un’altra regione, mi ha consentito di conoscere una realtà diversa, più organizzata e più efficiente per servizi e qualità della vita. Ma il mio desiderio era di vivere in Sicilia e condividere qui la mia esperienza. Sono tornato con l’orgoglio di essere siciliano e con la voglia di dare qui il mio contributo. Da quattro anni lavoro in uno studio legale a Catania che si occupa di Diritto Penale e Diritto Penale Societario e sono molto soddisfatto dei miei risultati. Insieme ad altri colleghi abbiamo costituito un’ associazione di professionisti. Questa opportunità è un valore aggiunto per la nostra crescita lavorativa e costituisce un contributo allo sviluppo economico e culturale della nostra regione.Oggi ritengo di aver fatto la giusta scelta. Vivere e lavorare in Sicilia è un’opportunità che dovrebbe essere colta da chiunque abbia a cuore la crescita della nostra regione. Seppur consapevole di tante difficoltà, i risultati ottenuti soddisfano le mie aspettative. Occorre avere il coraggio di iniziare per uscire dall’isolamento atavico che da sempre ci ha contraddistinto e penalizzato.

Paolo carpinoHo iniziato l’università a Catania. Poi ho deciso di trasferirmi a Bologna. Lì c’erano prezzi più alti, la vita era più cara. Ho cominciato quindi a lavorare come tranviere ed intanto continuavo a studiare ingegneria. Mi sono laureato. A Bologna mi avevano proposto la-voro in uno studio associato: la paga era di mille euro al mese e neanche troppo sicura e puntuale. Qualora avessi accettato dovevo lasciare il lavoro di tranviere e forse continuare a chiedere un aiuto ai miei. E così sono tornato a Palazzolo. Mi sono sposato. Lavoro a Siracusa come dipendente di uno studio di ingegneria con contratto a tempo indeterminato. Lavorativamente mi trovo bene, lo sti-pendio non è un granché, ma con la libera professione si arrotonda. E poi le spese sono sicuramente minori. Anche come ambiente mi trovo bene: sono a casa.

L.B.

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Il ristorante “Valentino” festeggia i suoi primi 20 anni

Nell’estate del 1966 un gruppo di giovani buccheresi decise e realizzò, per la prima volta, il progetto deno-minato BAJTA (che deriva dalle iniziali dei nomi degli organizzatori fondatori).Questo progetto, che prevedeva serate organizzate presso la villa comunale di Buccheri, era l’espressio-ne della forza delle idee di quei buccheresi, convinti che nel proprio comune potesse esserci un luogo ri-creativo, di integrazione e scambio sociale e culturale, con una vocazione anche turistica. Ora tocca a noi. Il fine del nostro progetto denomina-to, non a caso, BAJTA 09, è quello di far rivivere, nello stesso luogo, lo spirito ormai perduto di quegli anni, tramite la musica, l’arte, la cultura e l’impegno sociale, coinvolgendo ed accontentando ogni fascia di eta’.Il nostro obbiettivo è anche quello di mettere a dispo-sizione di tutta la collettivita’ uno spazio idoneo, le nostre idee, il nostro impegno sociale, aperti a qual-siasi altra iniziativa voglia o debba svolgersi alla Villa Comunale.Il progetto BAJTA 09 è organizzato dall’Associazio-

ne IMPEGNO CULTURALE Onlus, col patrocinio del Comune di Buccheri, e sponsorizzato da Iblon Iper Media, SUPINFO International University, Macelleria Giangrave’ di Buccheri, Abbigliamento Firmissime & Stock di Palazzolo A. Questa la presentazione “isti-tuzionale”.Il nostro reale desiderio è quello di trascorrere una bella estate a Buccheri, divertirci nello stesso luogo con i nostri amici, con i nostri genitori, con i nostri fratelli maggiori e minori, con i nostri nipoti, in un am-biente che tutto sommato è secondo me sano e colmo di energia.Eviteremo così di metterci in macchina per divertirci altrove, dormiremo tutti sonni più tranquilli, tranne un po’ gli abitanti della zona villa…ne approfiitiamo per chiedere loro un po’ di pazienza e comprensione in questi pochi giorni di estate…Possiamo farcela e ce la faremo, confidiamo nella col-laborazione di voi tutti!

Leonardo Cannata

Anche quest’anno i numerosi “ciuscialuori”, gli abitanti del quartiere “Vardia”, così chiamati perché avvezzi alla presa in giro, si sono ritrovati insieme per far festa e passare una serata insieme. L’appuntamento, ormai annuale, si è svolto sabato 25 Luglio presso l’antico giardino comunale ed ha riunito i residenti di uno dei quartieri più antichi di Palazzolo che si estende da piazza Pretura fino a via Convento. Una riunione tra vecchi e nuovi amici, giunta ormai al nono anno, che nasce dalla voglia di ritrovare e riunire le persone e gli amici di una volta, magari ricordando i vecchi tempi, quando da ragazzini, tra le polverose strade di allora, si trascorrevano insieme giornate spensierate. Ideato-re dell’evento è da sempre Gaetano Valvo, detto “fac-cibedda”, che per l’anno prossimo, in occasione del

Il ristorante “Valentino” di Gaetano Quat-tropani festeggia 20 anni di attività. Una gustosa parentesi che dura da tempo, tra raffinate prelibatezze e magnifici piatti riva-lorizzati della nostra tradizione locale. Per l’evento, lo chef e fondatore Gaetano ha voluto realizzare una festa per tutta la clien-tela, preparando un succulento banchetto al corso Vittorio Emanuele. “Era il 26 luglio del 1989 - racconta Gaetano Quattropani - quando ho aperto il mio primo ristorante. Dopo aver frequentato la scuola alber-ghiera ed aver accumulato esperienza in vari ristoranti d’Italia, ho lavorato per molto tempo a Palermo, che io ritengo la culla della cucina siciliana. Poi, mosso da un sentimento di nostalgia e aiutato dalla mia famiglia che ringrazio ancora oggi, sono tornato qui nel mio paese, ho comprato dei “dammusi” e, consapevole dei rischi che c’erano e che tuttora ci sono, ho iniziato. Ho voluto realizzare questo grande banchetto per tutti, perché la mia festa voglio che sia la festa di tutti”. Nel lontano 1989, Gaetano fu il più giovane ristoratore d’Italia ad aprire una propria attività e data la poca esperienza ha dovuto lavorare duro per arrivare ad affermarsi come una delle aziende leader nell’organizzazione di even-ti gastronomici. “Ho dovuto lavorare sodo - continua Gaetano - ma in questo sono stato aiutato da mio fra-tello Vincenzo e da tutti i ragazzi e le ragazze che da anni mi aiutano nella sala, nella cucina e nel lavoro di tutti i giorni. Senza di loro, non potrei raggiungere i traguardi che mi sono prefissato anche per il futuro”. Negli eventi curati da Gaetano, nulla viene lasciato al caso, ed ogni più piccolo dettaglio viene seguito e controllato personalmente. Una cucina ricca di sapori quella dei fratelli Quattropani, dove regnano i sapori tipici mediterranei. Una cucina “povera”, ma ricca di estro, inventiva ed assoluta genuinità, dove i profumi del nostro mare si mescolano con i freschi sapori della montagna, lo straordinario olio di oliva, le fragranze del pane, la ricotta e l’ottima carne, accompagnati dai vini pregiati locali, vanto di una terra dall’antica vocazione viticola. “La mia cucina - conclude Gaetano - è ricca di sapori e non lavoro mai con un menù fisso. Mi piace la-

BUCCHERI: CON “BAJTA 09” RIVIVE LA VILLA COMUNALE

La città nella città: la IX festa dei “vardioli”

vorare alla giornata, con i prodotti che il mercato offre giornalmente. Pesce fresco, carne fresca, ogni giorno un piatto diverso”. Un lavoro attento quello dello chef e del suo staff, che cerca sempre di valorizzare i piatti locali, come la pancia ripiena del maiale, i maccheron-cini fatti con le dita chiamati “augghia”, il sanguinaccio, la cubittata, insomma piatti che rispecchiano la nostra memoria storica, fatta di prodotti semplici ma di grande gusto, quando sono saputi combinare. Cosa che solo i grandi maestri della nostra cucina locale, come Gae-tano, riescono ancora a fare.

Maurizio Aiello

info: www.myspace.com/bajta09

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decennale del raduno, vuole organizzare una grandis-sima festa. Molti i “vardioli” ormai lontani o emigrati, che tornano in occasione di questa simpatica rim-patriata tra compagni, tra vecchie e nuove glorie del quartiere “Vardia”. Tra una portata e l’altra, tra un ballo ed una canzone, i «ciuscialuori» hanno ricordato i vec-chi tempi, dimostrando ai giovani “vardioli” che stanno crescendo, l’amore per il proprio quartiere e l’orgoglio di essere nati prima di tutto a Palazzolo e poi tra quelle strade, che hanno visto germogliare e rinforzare ami-cizie, amori, e un intera generazione, che ancora oggi, col pretesto del raduno, ama ritrovarsi divertirsi e stare insieme come ai vecchi tempi.

M.A.

Foto di gruppo. Al centro Gaetano Quattropani

Alcune immagini della festa

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5Si cerca di costituire il “Centro Commerciale Naturale Akrai”

Con il D.D.G. n. 1130/09 del 12/06/09, che riguarda il piano regionale di riorganizzazione della rete delle strutture di diagnostica e di laboratorio, il Dirigente ge-nerale dell’Assessorato regionale alla Sanità, ha de-classato i laboratori di analisi dell’ASL di Palazzolo e Pachino da “punto analisi” a “punto prelievo”, creando non pochi disagi ai cittadini. Potenziare e migliorare i servizi sanitari al cittadino: questa dovrebbe essere la politica sanitaria da intra-prendere, e invece accade il contrario, generando una dura reazione degli amministratori locali che, davanti ad una penalizzazione del genere, hanno intrapreso un’azione di protesta rivendicando il diritto alla salute. Tra questi il consigliere comunale di Palazzolo Luca Russo, presidente della Commissione sanità all’Unio-ne dei Comuni, che ha subito convocato una seduta dell’organo per invitare gli amministratori del compren-sorio Ibleo a riflettere su quanto il D.D.G. n. 1130/09 prevede. “Bisogna lavorare per migliorare e potenzia-re i servizi sanitari della zona montana - ha affermato Russo - e di certo non lo si fa declassando i nostri laboratori. Il D.D.G è in contrasto con il Decreto As-sessoriale 62/9 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 20 febbraio scorso (che stabiliva che i laboratori di Pa-lazzolo e Pachino rimanessero “punto analisi”) e con le decisioni prese dalla Commissione Sanità dell’ARS. È palese - continua Russo - che il declassamento dei laboratori, oltre a comportare un notevole disagio per i cittadini avrà ripercussioni negative anche sull’inizio delle terapie necessarie per curare le varie patologie, in quanto comporterà un protrarsi dei tempi di rilascio dei referti delle analisi”.Durante la seduta della Commissione sanità dell’Unio-ne, Russo ha proposto e invitato i Sindaci dei comuni

Alcuni giorni fa, ospitato dal primo cittadino del Co-mune di Palazzolo Acreide, si è riunito in seduta costituente il gruppo di imprenditori palazzolesi che hanno espresso intenzione di dar vita al Centro Com-merciale Naturale Palazzolese denominato “Akrai”. È stata promossa un’aggregazione di imprese artigiane e commerciali al fine di costituire un raggruppamento di imprese capace di contrastare lo strapotere della grande distribuzione.Questo progetto nasce dunque con l’obiettivo di dare slancio al commercio ed all’artigianato palazzolese secondo uno schema di sviluppo che parta dal bas-so, da quelle realtà che affrontano quotidianamente le difficoltà di un mercato sempre più competitivo. Ci si riferisce alle tante piccole imprese che vanno sempre più a rappresentare l’elemento di traino di una pos-sibile ripresa economica e che, pertanto, esprimono con chiarezza e determinazione la volontà di avere un peso maggiore nel sistema di rappresentanza com-plessiva in merito alle strategie di sviluppo del nostro territorio. Il costituendo “CENACO Akrai” conta attualmente cir-ca 40 soggetti tra aziende commerciali ed artigianali che si sono ritrovate sotto l’egida di un progetto di ri-lancio comune.

È un’importante iniziativa perché consentirà ai palaz-zolesi di riappropriarsi del proprio territorio, ridando anche linfa ai negozi, ai laboratori in un ottica di riqua-lificazione delle strade cittadine. La costituzione del Centro Commerciale Naturale è il frutto di numerosi incontri con le imprese del territorio, l’amministrazione comunale ed altri addetti ai lavori, rappresenta la sintesi di un percorso molto più ampio di sviluppo, un momento di rilancio delle piccole im-prese commerciali ed artigianali di Palazzolo. Chiaramente ci si aspetta che il numero già cospicuo di aziende cresca perché solo attraverso la loro mes-sa in rete, l’unione d’intenti si può essere in grado di programmare azioni concrete, fidelizzare la nostra clientela, attrarre clienti nei nostri territori, dare vigore alla nostra economia e dare lustro alla città.Questo è uno dei momenti utili per uscire da quella sfera di diffidenza che troppo spesso ha determina-to la debolezza dei nostri imprenditori, è l’ora di stare insieme, di condividere progetti, obiettivi e azioni, è il momento di guardare al futuro insieme, con grande coraggio e spirito d’iniziativa.

Giampaolo Miceli

SANITA’: Declassamento dei laboratori analisi ASL per Palazzolo e Pachino

“U Stisso Sangu”: Storie più a sud di Tunisi

L’Associazione politico-culturale “Sinistra Nuovo Corso”, quale primo impegno culturale, ha presen-tato il film-documentario “U Stisso Sangu – Storie più a sud di Tunisi” di Francesco Di Martino e Se-bastiano Adernò.Il film raccoglie i racconti di migranti giunti in Sicilia da tutta l’Africa. Giungono per sfuggire a persecu-zioni politiche o etniche , in buona parte, altri per motivi di lavoro per migliorare le loro condizioni di vita e della loro famiglia. Immani le difficoltà e le vicende drammatiche prima di arrivare sulle nostre coste. Poi l’accoglienza, la verifica di generalità e motivazioni. Infine il processo di integrazione, dif-ficile e lungo, irto di ostacoli, anche per una nor-mativa spesso incoerente e in spregio alle minime condizioni di vita civile. “U stisso Sangu”, da qui occorre partire. Da qui sviluppare leggi e comporta-menti appropriati all’uomo ed all’umanità.”Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. La citazione riferita al primo articolo della “Dichiarazione universale dei diritti umani” del 10 dicembre 1948 riferisce il pensiero dell’Associazione “Sinistra Nuovo Corso” sul tema dell’immigrazione e rappresenta, in modo significa-tivo, la rilevante distanza, nel modo di intendere e di praticare, rispetto al recente Ddl Sicurezza, che introduce il reato penale di clandestinità.La proiezione, avvenuta l’11 luglio scorso presso il Palazzo Municipale, ha ricevuto il contributo di Pa-dre Carlo D’Antoni, parroco della chiesa di Bosco Minniti di Siracusa, da sempre impegnato in prima persona nell’accoglienza e nell’integrazione degli immigrati.Dal racconto del sacerdote e dei ragazzi della sua comunità si è evidenziata una realtà che spesso molti ignorano o preferiscono ignorare. Situazione aggravata spesso da discriminazioni e complicazio-ni linguistiche e culturali, che gli immigrati, dopo i “viaggi della speranza”, sono costretti ad affronta-re.La tematica affrontata nel documentario, in piena trasversalità politico, culturale e religiosa, ha ri-scontrato la partecipazione interessata di un folto pubblico.

Associazione Politico-CulturaleVia P. Messina, 24 - Palazzolo A

membri a stilare un documento che relazioni la reale situazione delle strutture sanitarie e dei servizi pre-senti nella zona montana oltre a proporre una mozio-ne contro il D.D.G. n. 1130/09 da inviare alla Com-missione Sanità regionale e all’Assessore regionale. “Mi auguro che leggendo tale documento si faccia un passo indietro sulle decisioni prese. I disagi derivanti da una chiusura del punto analisi non sarebbero po-chi per la comunità montana - dichiara Russo – che già non usufruisce di molti servizi sanitari presenti in altri comuni della provincia”. Portavoce della zona montana in Commissione Sanità all’ARS è l’on. Vin-ciullo, il quale ha definito assurda e illegittima l’azione di declassamento dei laboratori dei due comuni. “È impensabile e assolutamente non condivisibile, l’idea che il risanamento dei buchi nella Sanità regionale, procurata dagli sperperi delle altre province dell’Isola, debba essere sanata con insopportabili privazioni a carico dei cittadini della provincia di Siracusa”. Il consigliere Russo precisa che la redazione del documento è solo il primo passo da intrapren-dere per lottare contro le decisio-ni prese dal dirigente Generale e rassicura i cittadini “qualora il Dirigente Generale dovesse ri-manere sordo alle nostre azioni non escludo un movimento di protesta e mobilitazione dei citta-dini della nostra comunità iblea e di quanti vorranno affiancarci”.

Serena Guglielmino

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Il 19 luglio 1992 perdono la vita, in un attentato, il ma-gistrato Paolo Borsellino e gli uomini della scorta. A soli due mesi di distanza dalla strage di Capaci, ecco l’ennesimo atto mafioso che scuote la nostra splendida terra di Sicilia e con essa i nostri animi e le nostre coscienze.Molti di noi, allora, non erano neppure adolescenti, ma conservano ancora vivo il ricordo di quei momenti. Le immagini strazianti di quell’episodio, le dure testi-monianze raccolte nel tempo, il racconto di uno Stato sconfitto, impotente e forse troppo spesso assente.In molti hanno imparato a conoscere Paolo Borsellino da morto. Fino al giorno della strage non sapevano chi fosse. Non credo sia una colpa ad 11 anni.Ma in un momento in cui le nuove generazioni, per gioco o perché influenzati da modelli comunicativi er-rati, fanno dei boss mafiosi i nuovi eroi dei nostri gior-ni, credo sia doveroso, invece, battersi per mantenere vivo dentro di noi il ricordo di chi ha fatto della lotta alla mafia il proprio modello di vita, un modello da difendere e da tramandare affinchè tale lotta possa finalmente divenire, come auspicava Borsellino, un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolga tutti, che tutti abitui a sentire “la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della con-tiguità e, quindi, della complicità”.Passionale, allegro, caparbio, innamorato della vita e della propria Isola. Così amici, parenti o semplici conoscenti amano ricordare la figura di Paolo Borsel-lino.Nato a La Kalsa, un quartiere povero di Palermo, fre-quenta il liceo classico “Meli” dove dirige il giornale “Agorà” dell’Istituto.Diplomatosi nel 1958, Borsellino si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza a Palermo. Lo spirito di uomo d’azione, che lo accompagnerà in ogni fase della sua vita, lo porta ad iscriversi al FUAN

(Fronte Universitario di Azio-ne Nazionale). Membro

dell’esecutivo provin-ciale, delegato al con-

gresso provinciale, viene eletto come rapp resen tan te

studentesco nella lista del FUAN “Fa-nalino”. Sono questi anni di grande im-

pegno e coinvolgi-mento politico che tut-

tavia Borsellino riesce bene a conciliare con lo studio, mostrando

grande maturità e

U L T U R A & U R I O S I T A ’6PAOLO BORSELLINO: un modello da imitare su cui costruire il nostro domani

forza d’animo, senza tuttavia nascondere il suo lato goliardico che lo caratterizzerà per tutta la vita.Il palcoscenico della politica lo vedrà torna-re protagonista anche da grande. Molto tempo dopo, nelle elezioni presidenziali del 1992, il MSI votò per Paolo Borsellino come presidente della Repubblica nel corso dell’XI scrutinio.Il 27 giugno 1962 all’età di 22 anni Borsellino si laurea in Giurisprudenza con 110 e lode.Nel 1963 Borsellino vince il concorso per entrare in magistratura: sono l’amore per la sua terra e l’alto senso di giustizia a dargli la spinta necessaria per raggiungere l’ambita mèta.Nel 1967 diventa pretore a Mazara del Vallo. Nel 1969 viene trasferito alla pretura di Monreale, dove lavora al fianco del capitano dei carabinieri Emanuele Basile. Nel 1975, trasferito a Palermo, entra nell’Ufficio istru-zione affari penali sotto la guida di Rocco Chinnici. Fare il magistrato a Palermo ha un significato pro-fondo. Non è una professione qualunque e Borselli-no conosce bene la sua terra e la sua gente. Avverte da subito la necessità di dover sconfiggere la cultura mafiosa nelle coscienze dei siciliani prima ancora che nelle aule giudiziarie.Il 1980 vede l’arresto dei primi sei mafiosi grazie all’indagine condotta da Basile e Borsellino, ma nello stesso anno due accadimenti gli sconvolgono la vita. La morte di Emanuele Basile e la scorta per la sua famiglia.E’ in questo preciso momento della sua vita che il giudice conosce il sentimento della paura. E’ cosi che Borsellino ne parla e la affronta: “La paura è normale che ci sia, in ogni uomo, l’importante è che sia ac-compagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi so-praffare dalla paura, sennò diventa un ostacolo che ti impedisce di andare avanti”.In quell’anno viene costituito il Pool antimafia, dove lavorano, sotto la guida di Chinnici, i magistrati Fal-cone, Borsellino, Barrile ed i commissari Cassarà e Montana. Il 29 luglio 1983 Chinnici rimane ucciso dall’esplo-sione di un’autobomba. Borsellino è distrutto per l’ac-caduto. Pochi giorni dopo arriva da Firenze Antonino Caponnetto. Si avverte l’esigenza di una mobilitazione generale contro la mafia. Nel 1984 viene arrestato Vito Ciancimino e le dichia-razioni del pentito Tommaso Buscetta descrivono in maniera molto dettagliata una “mafia” di cui fino ad allora si sapeva poco o nulla. Nel 1985 vengono uccisi i commissari Beppe Mon-tana e Ninni Cassarà. Falcone e Borsellino vengono trasferiti nella foresteria del carcere dell’Asinara, dove iniziano a scrivere l’istruttoria per il Maxiprocesso. Il 19 dicembre 1986 Borsellino viene trasferito alla

Procura di Marsala. Nel 1987 Caponnetto lascia il pool per motivi di salute e tutti si aspettano la nomina di Falcone. Ma il 14 settembre, è Antonino Meli a diventare (per anzianità) il capo del pool: Borsellino torna a Marsala.Con la nomina di Falcone alla Direzione affari penali a Roma, Borsellino chiede il trasferimento alla Procura di Palermo dove torna operativo l’11 dicembre 1991 insieme al sostituto Ingroia.Il 23 maggio 1992 nell’attentato di Capaci perdono la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco di Cillo. Il 19 luglio 1992, a soli due mesi dalla strage di Ca-paci, è la volta di Paolo Borsellino e degli uomini del-la scorta Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, ucci-si dall’esplosione di un auto bomba parcheggiata nei pressi dell’abitazione della madre del giudice.“La lotta alla mafia (primo problema da risolvere nella nostra terra, bellissima e disgraziata) non doveva es-sere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, che coinvolgesse tutti, che tutti abituasse a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del com-promesso morale, dell’indifferenza, della contiguità, e quindi della complicità”. Così si esprime Borsellino, il 23 giugno 1992, ricordan-do l’amico Falcone ad un mese dalla strage di Capaci, prendendo parte ad un raduno a piazza Magione, nel cuore del quartiere della Kalsa.Parole di rabbia, di dolore, di sconforto per quanto accaduto ma anche un messaggio di speranza di un futuro migliore. Quella stessa speranza lo ha accom-pagnato nel suo difficile cammino e lo ha sostenuto nella lotta alla mafia. Oggi come ieri, queste parole forti e decise devono es-sere la nostra forza, il nostro coraggio, la ragione per andare avanti nel dire NO ad ogni forma di MAFIA!Nell’anniversario della tragedia di via D’Amelio, tutti noi sentiamo il bisogno di ricordare Paolo Borsellino e la sua scorta, per tenere vivo il suo pensiero e le sue azioni, per quello che per tutti noi hanno rappresentato e rappresentano ancora oggi, convinti che “gli uomi-ni passano, ma le idee rimangono e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”.Passionale, allegro, caparbio, innamorato della vita e della propria Isola.Così amici, parenti o semplici conoscenti amano ricor-dare Paolo Borsellino, e così vogliamo ricordarlo NOI!

Luca Russo

PERSONAGGI

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Cosa mai avrebbe potuto dire un siciliano nel luglio del 1943 alla vista di un soldato americano alto, grosso e di colore? Probabilmente nulla, o forse avrebbe abbozzato un discorso del tipo: «Io no Hitler, no Mussolini.» A quel punto l’americano, suscettibile a quei nomi avrebbe risposto: «Hitler, Mussolini bad!» e il siciliano, capito l’antifona: «Hitler e Mussolini bad! Viva gli Americani!». La notte tra il 9 e il 10 luglio sbarcavano in Sicilia circa 181.000 soldati alleati, che il giorno dopo aveva-no già respinto le resistenze delle truppe costiere italo-tedesche, e avanzavano verso la piana di Ca-tania e i monti iblei, quindi anche verso Palazzolo. Molte persone persero la vita; diverse risultarono disperse e altre, invece, riportarono ferite e inva-lidità durante quel periodo. Le testimonianze dei sopravvissuti a quegli eventi sono discordi, c’è chi considera gli Alleati alla stregua di invasori, chi in-vece li considera dei liberatori: in entrambi i casi l’arrivo degli Alleati ha lasciato un segno indelebile per più di 60 anni nella memoria di chi visse quei momenti. «Ero in casa con le mie due sorelle e mio padre, quando, all’improvviso, nel cielo sfrecciaro-no degli aerei che sganciavano bombe proprio sulla nostra dimora, distruggendola parzialmente!» que-sti i ricordi della signora Giuseppa F., abitante nei pressi di piazza Fiume Grande. «Ricordo ancora come adesso la corsa disperata verso le caverne di Colle Orbo, da cui vedevamo le esplosioni e le urla di quelli che non ce l’avevano fatta. C’è ancora una casa distrutta e mai più ricostruita nei pressi di Fiume Grande, a testimonianza di quei momenti. E ricordo ancora come la sera dovevamo tappare ogni minima feritoia per non fare uscire la luce che avrebbe potuto segnalare agli Americani che c’era-no persone in casa. All’epoca avevo 17 anni, e a distanza di così tanto tempo non posso dire che ce la passavamo male prima dei bombardamenti, non che avessimo molto, ma ricordo che la notte si dor-miva tranquillamente con le porte aperte. E poi tra noi ragazze ricordo un gioco civettuolo con i soldati

QUEL LUGLIO DEL ’43…

tedeschi, ragazzoni biondi come non ne avevamo mai visti… ma dopo i bombardamenti tutto cambiò». Di diverso avviso i ricordi della signora Minuzza B., anch’essa abitante nei pressi di Fiume Grande «In quel periodo soffrivamo molto la fame perché non c’era quasi nulla da mangiare. Il nostro cibo consi-steva in pane e strutto e, in mancanza di pane, solo strutto con qualche striscia di carota o di fave. Chi possedeva un terreno poteva insomma considerar-si un privilegiato perché poteva sopravvivere con i prodotti della sua terra. Ci avevano privato degli animali e delle provviste. Ci adattavamo a mangia-re solo verdura, non sempre di bell’aspetto, perché spesso il terreno era bruciato per i bombardamenti. Per poterci sfamare eravamo costretti a nasconde-re sempre il cibo per paura che se lo prendessero! Quando arrivarono gli Americani le cose pian piano migliorarono, ma ci volle ancora molto tempo prima che tutto tornasse come prima». La Storia, si sa, la scrivono i vincitori, e quindi: «Hitler e Mussolini bad! Viva gli Americani!»

antonello Giliberto

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cda Serrascimone a 1,5 Km da Palazzolo acreide

Tel. 0931.883100 0931.882200

Mobile 3899805040

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Jönköping è una città nello Småland (sud della Sve-zia). È la nona città più popolosa della Svezia con 84.423 abitanti. La città è sede della municipalità di Jönköping (122.194 abitanti) e anche la sede della Contea di Jönköping (331.539 abitanti). Jönköping è un vec-chio centro commerciale (Köping), poiché era ubi-cata in un crocevia nevralgico. Il 18 maggio,1284, Jönköping ricevette dal re Ma-gnus Ladulås i diritti di “stad” di Svezia, come una delle prime comunità nella regione. In nome della città “Jön-” deriva da un’insenatura, “Junebäcken”, che era situata nella parte oggi occidentale della città, Talavid. Questa è stata la posizione del primo insediamento noto nella zona. La seconda parte del nome “-köping”, come indicato in precedenza, è una vecchia parola per un centro commerciale o il mer-cato. Tuttavia, la posizione geografica della città l’ha resa vulnerabile agli stranieri, soprattutto dai danesi, provenienti da sud attraverso i fiumi.Di conseguenza, la città è stata saccheggiata e bru-ciata diverse volte, fino a quando venne costruita una fortificazione fra il XVI ed il XVII secolo. Con una spiaggia di sabbia che corre attraverso la città, Jönköping è considerata la seconda città più bella del sud della Svezia dopo Goteborg.Jönköping è conosciuta per la sua industria di fiam-miferi (1845-1970). Ancora oggi è un importante centro logistico per la Svezia, con magazzini centrali di molte importanti compagnie come IKEA, Electro-lux e Husqvarna. È oggi una delle città più importanti per l’educazione di alto livello grazie all’università che ogni anno rac-coglie anche un gran numero di studenti stranieri.Jönköping possiede inoltre un grande centro fiere chiamato Elmia. Tra le varie fiere (che sono tra le più grandi in Europa) c’è la Elmia Wood: la più grande fiera di legname al mondo. Fra i personaggi famosi nati ad Jönköping ricordia-mo Lillian Asplund (sopravvissuta all’affondamento del Titanic), Agnetha Fältskog degli ABBA, Nina Persson dei The Cardigans, Dag Hammarskjöld, secondo Segretario Generale delle Nazioni Unite.

L.B.

Anche Jönköping si trova sul Meridiano14

Foto di Gloria Milluzzo

CITTÀ SUL MERIDANOPHOTOGALLERY

Jönköping (Svezia) - Coordinate: 57°47′N,14°10′E

U L T U R A & U R I O S I T A ’

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8O N A M O N A N A

Palazzolo, si riscopre una comunità “intensa” dal punto di vista degli incontri musicali. Domenica 28 giugno, in-fatti, la città ha avuto il piacere di ospitare, per i festeg-giamenti in onore di San Paolo, Emanuela “Dolcenera” Trane, la cantante eclettica che proprio in questo 2009 ha vissuto è sta vivendo il suo momento di maggiore popolarità artistica. Dolcenera ha cantato per un’ora e mezza, presentando i suoi pezzi di maggior successo ed accompagnandoli attraverso il pianoforte. Emanue-la Trane nasce a Galatina (Salento) il 16 maggio 1977, da genitori musicisti e per dieci anni studia pianoforte e canto. La sua carriera inizia casualmente, in chat, ove incontra Lucio Fabbri e gli chiede di collaborare alla stesura degli arrangiamenti dei propri brani. La sua fortuna è data inizialmente da una buona dose di intraprendenza, che le consegna un look musicale trasgressivo ed accattivante. Il suo nome d’arte, inve-ce, trae origine da una canzone di Fabrizio De Andrè. “Mio padre - come lei stessa ci rivela prima dell’esibi-zione palazzolese - mi faceva sempre ascoltare que-sta canzone quando ero piccola”. Le sue influenze musicali, a partire da De Andrè e dalla musica italiana in genere, sono però svariate: “De Andrè - spiega Dolcenera - è stata più che altro una passione letteraria. Io ascolto veramente di tut-to, dal rock al jazz, all’heavy metal. Qualsiasi forma di espressione musicale ha dentro in sé un’arte, una chiave di lettura che è bello imparare e sentire dentro”. Ed in effetti Emanuela ha interpretato diverse anime musicali a partire dal suo esordio, nel palcoscenico della musica italiana del 2003 a Sanremo. Dai suoni “duri” di “Siamo tutti la fuori” è passata alle melodie più ricercate ed introspettive del suo ultimo lavoro “Dolcenera nel Paese delle Meraviglie”. Ed è proprio il

tour di questo album che l’ha portata pure a Palazzolo. “Questo tour estivo - conclude Dolcenera - continue-rà anche in autunno, nei teatri, e toccherà di nuovo la Germania, dove sono già precedentemente stata, per cui si prospetta un mio nuovo ritorno anche fuori dall’Italia”. Da giugno ad oggi, Dolcenera ha, infatti, suonato al Great Wide Open in Germania (festival con Deep Pur-ple e Status Quo) ed ha aperto la data a San Siro dei Depeche Mode. Ha preso parte al concerto “Amiche per l’Abruzzo” allo Stadio San Siro di Milano, in favore dei terremotati dell’Aquila, ed il 21 luglio è stata ospite della quarta edizione dei “Venice Music Awards”, rice-vendo il premio “Artista donna rivelazione dell’anno” grazie al successo riscosso con il singolo “Il mio amo-re unico”.

Sebastiano Infantino

Il giovane attore e sceneggiatore Massimo Pantano ha debuttato il 3 agosto nella rassegna teatrale dell’estate palazzolese.Ha 25 anni e studia ingegneria ma dall’età di 13 anni coltiva la grande passione per il teatro.A 14 anni comincia a recitare con la compagnia tea-trale di Giuseppe Bennardo e a 18 entra nella Compa-gnia Teatrale Palazzolese. Tutti questi anni di teatro hanno fatto crescere in lui la voglia di cimentarsi in una sceneggiatura.E oggi eccolo esordire con una commedia scritta di suo pugno e un gruppo di giovanissimi attori che ha seguito e diretto lui stesso con la collaborazione di Pa-mela Lantieri (regista).

Quando è nata la tua passione per il teatro?La mia passione per il teatro è nata all’età di 13 anni quando frequentavo l’Azione Cattolica. Sono state Ma-riapaola Bologna e Giusy Scrofani a farmi scoprire il teatro.Quali sono le emozioni che provi quando sali sul pal-co?La mente si chiude e la voce comincia a tremare ma alla prima battuta mi sciolgo.L’emozione di stare sul palco è indescrivibile.Nella vita reale sono timido ma quando sono in scena cadono tutte le inibizioni.

Dolcenera in concerto a Palazzolo per i festeggiamenti in onore di San Paolo

Massimo Pantano debutta con “Menumali ca si ruppi”

Tra tutte le commedia in cui hai recitato qual è quella che preferisci?“Donna Marianna”, di Cesare Cannata, senza dubbio è la sceneggiatura che preferisco perché nel perso-naggio che interpreto riesco a esprimere il meglio di me, è un ruolo che mi valorizza molto. Quando hai scritto la sceneggiatura di “Menumali ca si ruppi”?Ho iniziato a scrivere questa sceneggiatura quando ancora frequentavo il Liceo e l’ho portata a termine negli anni successivi. Non avevo una scaletta degli avvenimenti da seguire, la commedia si è creata da sola scena dopo scena.A chi o a cosa ti sei ispirato nella scrittura di questa sceneggiatura?Ho frequentato molto il mondo del teatro, ho fatto mol-ta esperienza recitando e questo mi ha arricchito e mi ha dato l’ispirazione per scrivere la mia commedia.Quali sono i progetti per il futuro?Sto scrivendo un’altra sceneggiatura in tre atti, con molti intrecci. Mi piacerebbe metterla in scena con la Compagnia Teatrale Palazzolese.Qual è il tuo sogno nel cassetto?Mi piacerebbe che si costituissero a Palazzolo dei la-boratori o una scuola di teatro per i giovani coinvolgen-do professionisti che possano dare il loro contributo con la loro esperienza e le loro conoscenze.

Massimo Pantano, sceneggiatore, aiuto regista e at-tore insieme ad un gruppo di giovanissimi attori, non professionisti, di cui va fiero e ne tesse le lodi, hanno lavorato da molti mesi per l’ottima riuscita della com-media.

Ivana Ferla

Il cast di attori con il giovane sceneggiatore (primo da destra)

Massimo Pantano (al centro) durante uno spettacolo

ESCLUSIVA MERIDIANO

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I “Radiodervish”, Nabil Salameh (voce) e Michele Lobaccaro (chitarra e basso), si sono esibiti a Palaz-zolo la sera dell’11 luglio. Lo spettacolo ha proposto sul palco, attraverso sonorità volutamente scarne ma coinvolgenti, le più belle tracce dell’album “Amara ter-ra mia”, show teatrale intessuto di parole e di musiche volte ad attraversare mondi, culture e umanità diver-se. Abbiamo incontrato Nabil e Michele poco prima dell’inizio dello spettacolo per approfondire meglio i contenuti della loro musica.

Il “viaggio” sonoro dei “Radiodervish” inizia nel 1997 a conclusione del precedente progetto “Al Daravish”. Cosa è cambiato da allora?Nabil: “L’esperienza “Al Daravish” è finita perché vole-vamo qualcosa di diverso; avevamo delle prospettive che ad un certo punto quel progetto non conteneva più. Nel ’97, infatti, chiusa quell’esperienza, abbiamo intrapreso una nuova strada, con lo stesso menage di suoni e di linguaggi ma utilizzando sfumature diverse. L’orizzonte verso il quale guardiamo oggi lo portiamo dentro da allora ma lo abbiamo arricchito di esperien-ze personali ed artistiche, di emozioni, ma soprattutto di incontri che ci hanno suggerito diverse importantis-sime collaborazioni”. Il nome che avete scelto, Radiodervish, può essere definito come una “radio orientata a captare linguaggi diversi fra loro”?Nabil: “Si. Quando ho conosciuto Michele, insieme ab-biamo intuito che la radio, intesa come viaggio virtuale fra luoghi e lingue in grado di accostarsi fra loro, era una passione condivisa. Ascoltare la radio era come sintonizzarsi su diverse frequenze captando i suoni distinti delle lingue. Anche se certe volte si trattava di parole incomprensibili ci lasciavamo affascinare da quello che ascoltavamo e dall’immaginario che evoca-va. Per questo, abbiamo scelto l’idea di “radio” come carta da visita per il nostro progetto, accostandola al termine “dar wish”, che in persiano significa “visitato-ri di porte” o “attraversatori di porte”. Una parola che evocava l’immaginario dell’attraversamento dei confini, dei luoghi, dei mondi. Questi due vocaboli accostati ci sembravano descrivere in modo molto affascinante ed esauriente l’orizzonte verso al quale guardavamo”.“Lingua contro lingua”, il primo album, potrebbe essere l’immagine principale di questa vostra idea di musica?Nabil: “È una frase chiave. Il concetto che sta alla base del nostro modo di approcciare i lavori, rivolto non solo verso il perfezionamento artistico, che ci appassiona molto, ma anche verso la ricerca di un dialogo tra di-versi messaggi musicali: ad esempio strumenti “etnici” con strumenti usati nel “pop moderno”. Nell’ultimo al-bum “L’immagine di te”, abbiamo utilizzato un linguag-gio pop. Il nostro percorso è un piccolo laboratorio dove si sperimenta e si cerca di mescolare le cose più disparate, più diverse. Quello che accende la nostra curiosità è proprio il voler vedere qual è il risultato di questa ricerca”. Queste variazioni di linguaggi “sonori” quanto sono in-fluenzate dall’intensità dei contenuti che volta per volta affrontate nei vostri lavori?Nabil: “I contenuti che ci affascinano e che esploriamo non sono collocati in una zona ben definibile ma guar-dano verso un orizzonte: il mediterraneo e i suoi miti,

“Viaggio sonoro” alla ricerca della multiculturalità e dell’integrazione tra le diverse culture del Mediterraneo

Intervista ai ...

tutto ciò che quel luogo ha rappresentato in quanto culla di culture diverse. Noi ci ispiriamo al luogo dove viviamo, per cui la zona d’ispirazione dei testi è sem-pre quella. Ovviamente si può anche spaziare nella scelta del linguaggio musicale col quale “vestire” que-sti contenuti. “L’immagine di te” è un voler usare un linguaggio ancora diverso e rapportato a quelli che erano i nostri precedenti “colori” sonori. Il prossimo lavoro, ad esempio, sarà a sua volta diverso. L’album è in via di definizione e sarà pubblicato forse in au-tunno. L’artista ha l’obbligo di rinnovarsi e di cercare continuamente nuove emozioni, altrimenti cade nella ripetizione di se stesso”.Un gruppo come il vostro è l’esempio reale di come culture in apparenza profondamente diverse possano benissimo convivere ed esprimere un’idea comune vincente: unendo una cantante israeliana, come Noa, ad un artista palestinese, come Nabil, non pensate di aver realizzato ciò che la politica non è ancora riuscita a fare? Michele: ”La cultura, in genere, riesce a creare dei “ponti”, ad intuire quello che la politica, per una man-canza di mezzi, non riesce a fare. La politica, infatti, non ha il potere dell’immaginazione, non ha la sensi-bilità e le emozioni che possono arrivare attraverso l’arte, che ti fa intuire sensazioni che ti consentono di anticipare le cose e di orientare, a volte, la politi-ca stessa. Spesso questa si deve confrontare con la realtà e con i sentimenti più vili come, ad esempio, la paura del diverso o l’opportunismo. Per questo la poli-tica dovrebbe acquistare una consapevolezza più glo-bale dei problemi ed arrivare ad una visione dell’uomo più alta, idonea come tale a far crescere l’uomo in sé. Sicuramente la musica in generale può dare queste opportunità e proprio il privilegio di poter sfruttare una tale lunghezza d’onda ci ha consentito di creare in-contri che possono aprire possibilità nuove, far vedere il possibile li dove sembra impossibile. L’arte quando ha una funzione sociale e culturale “alta” ha il compito di creare un mondo possibile o, per lo meno, dei bar-lumi di una realtà diversa e possibile”. Come e perché è nata l’idea del vostro penultimo al-bum “Amara Terra Mia”? Nabil: “Per portare sul palco tutti gli “incontri” che ab-

biamo fatto. “Incontri” che ci hanno dato spunti e riferi-menti e che hanno segnato il nostro percorso artistico. “Amara terra mia” è una sintesi di queste esperienze. Il primo “incontro” e quello con Beppe Battiston (n.d.r. attore italiano) col quale abbiamo avuto modo di vi-vere delle intense emozioni umane ed artistiche. La sua voce ci sembrava dare la giusta sonorità al nostro progetto. Il secondo “incontro” è quello con i testi dai quali abbiamo tratto le idee per scrivere alcuni brani. Poi ovviamente l’“incontro” con Modugno, un artista che abbiamo potuto riscoprire sotto un’altra luce: il Modugno mediterraneo, multietnico, nella sua dimen-sione dell’Italia degli anni ’60. Un artista che ha saputo cantare in diversi dialetti ed interpretare diverse per-sonalità (siciliano, napoletano), con un percorso arti-stico, pertanto, che sentivamo molto risuonare in noi. “Amara terra mia” e “Tu si ‘na cosa grande” sono stati i brani che, insieme agli altri, ci hanno colpito in par-ticolar modo. Il secondo perché ci sembrava potesse essere stato scritto da qualche artista famoso medio-rientale degli anni ’60, per la spiritualità, la personalità, e per l’emozione romantica. “Amara terra mia” l’abbia-mo scelta ed utilizzata come titolo per l’album, perché l’abbiamo trovata incredibilmente contestualizzata. E’ una canzone che ha descritto già percorsi di gente emigrante, che ha narrato storie di attraversamenti, di amori, di abbandoni, di amarezze, dolcezze, contenuti che troviamo anche nei volti delle persone che appro-dano nelle coste italiane. Sembrava avere, insomma, davvero una forza prorompente nel descrivere quello che accadeva intorno a noi”.In Sicilia, come in Puglia, l’espressione musicale “et-nica” è oggi molto diffusa. Stasera vi esibirete voi che con la vostra musica avete intelligentemente sfruttato questo genere per percorrere la strada della multicul-turalità. Perché oggi è maggiormente cresciuto l’inte-resse verso questo tipo di musica ? Nabil: “La nuova realtà artistica italiana è fatta di in-contri, di nuova umanità che vive qui e che interagisce in tutti i settori, anche in quello artistico. La multicul-turalità oramai è enormemente presente. Non lo era prima quando c’era poca immigrazione e meno oppor-tunità. Adesso l’Italia dovrebbe prendere coscienza di quello che è il suo tessuto sociale, fatto non soltanto di gente nata e cresciuta qui ma di nuova umanità che è figlia della seconda generazione di quegli emigrati che hanno messo radici anche qui e che hanno figli a tutti gli effetti italiani. Per questo il nuovo volto ita-liano, e anche la nuova musica italiana, non può che essere multiculturale. Esempi li abbiamo già anche a Sanremo con Malika Ayane. Perfino nel tempio della musica italiana abbiamo persone della nuova società italiana. Noi crediamo che ci sarà sempre più spazio per una musica, non più solo multietnica, ma più spe-cificamente multiculturale, orientata verso questa nuo-va prospettiva umana e sociale”.

Sebastiano Infantino

DERVISHRADIO

I RadioDervish durante il concerto

ESCLUSIVA MERIDIANOO N A M O N A N A

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Alcune immagini della serata inaugurale del 5 Luglio

Nella suggestiva cornice del sagrato della Basilica di S. Paolo e della piazza antistante, si è tenuto il primo Festival del Teatro e della Poesia Dialettale, orga-nizzato dall’Associazione culturale “Arte-Fatti”, con il patrocinio dell’Assessorato al Turismo del Comune di Palazzolo Acreide.Il festival si è articolato in vari eventi in un connubio fra teatro, poesia e musica. In tale contesto, il 5 Luglio si è tenuto l’evento “Sicilia in versi”, che ha visto alternarsi sul palco tre poeti iblei, Mauro Cavallo, Fabio Messina, Pippo di Noto che hanno letto le loro composizioni, al-ternandosi all’esecuzione di brani siciliani dei Robasi-cula. Le successive tre date sono state caratterizzate dalle rappresentazioni teatrali della Compagnia teatra-le Hobby Club di Acate, della Compagnia La Giara di Giarratana e della Compagnia il Sipario di Canicattini Bagni. Gaetano Scrofani, Direttore artistico dell’ Associazione risponde alle nostre domande.Quando e perchè nasce l’associazione “Arte-Fatti”?“L’Associazione nasce dall’amore per il teatro. Fonda-ta nel 2002 da sei soci, fra i quali Paolo Ferla (attuale Presidente dell’associazione) ha visto un crescendo di iscrizioni sociali negli anni, arrivando al 2009 con 20 soci iscritti, tutti strutturati con mansioni specifiche e ben definite nell’ambito teatrale: attori, scenografi, direttore di scena, costumisti, truccatrici”.Da dove parte l’idea di un festival del genere? “L’idea viene da lontano. Già da un paio d’anni ave-vamo tentato di organizzare qualcosa di simile, con un evento privato, solo per gli abbonati all’Associazio-

Intervistiamo Salvo Signorelli, presidente della Consulta Giovanile di Palazzolo, circa il progetto Workcamp 2009 che coinvolgerà 15 ragazzi stra-nieri nel recupero di uno dei luoghi più belli del no-stro paese.Da dove nasce questo progetto?“Nasce dalla voglia di vivere una esperienza che abbia un carattere internazionale e che dimostri come con il semplice volontariato si possano risol-vere situazioni critiche dal punto di vista sociale ed ambientale”.Quali sono le caratteristiche di tale progetto?“Attività centrale è il lavoro nel senso stretto del termine (5-6 ore al giorno pomeridiane) in cui ra-gazzi provenienti da ogni parte del mondo si occu-peranno del recupero della zona “Tiro a Piattello”. Non saranno certo da soli. Saranno coadiuvati da esperti, operatori del Corpo demaniale foreste. Si procederà alla rimozione dei rifiuti ed alla realizza-zione di accessori ed attrezzature lignee (panche, recinti, palizzate) per recuperare la fruibilità della zona. Tra le altre cose ricomporranno le panchine divelte dagli atti vandalici”.Ci saranno attività collaterali?“Penso che questi ragazzi debbano tornare a casa con una idea molto positiva della Sicilia. Li accom-pagneremo quindi a visitare i luoghi più belli del no-stro territorio ed anche del nostro paese, saranno presenti alla festa di S. Sebastiano.Per quanto riguarda le attività interne, i ragazzi verranno responsabilizzati anche nella gestione interna del campo, compresa pulizia e cucina. Ad esempio, cucineranno a turno i pasti secondo le tradizioni del proprio paese d’origine”.Un campo di lavoro quindi, ma anche di scambio culturale e sensibilizzazione?“Certo. Bisogna sensibilizzare il rispetto delle cose pubbliche, spesso devastate dal vandalismo giovanile, frutto a mio parere di una condizione di mancato coinvolgimento in attività tipiche della vita sociale e lavorativa. Ritengo che i Workcamp siano una esperienza di crescita personale e per questo stiamo proponendo la partecipazione di giovani pa-lazzolesi a Workcamp all’estero”.

Primo Festival del Teatro e della Poesia Dialettale

Workcamp 2009Recupero Zona Panoramica1-14 Agosto 2009 @ Zona Panoramica “Tiro al piattello”Organizzatori: Consulta per le Politiche giovanili di Palazzolo Acreide

ne, svoltosi presso il piccolo anfiteatro dell’Hotel Colle Acre. Successivamente a Priolo partecipammo ad un evento con lettura di poesie fra un atto teatrale e l’al-tro, e la cosa ci piacque. Di lì l’avvio di questo progetto che unisce teatro, musica e poesia dialettale”.Scopo di un tale connubio?“Vogliamo sensibilizzare il pubblico a queste arti per far rivivere e valorizzare il nostro dialetto come mezzo di comunicazione, tenendone alta e viva la tradizione”.Un bilancio del festival?“Il bilancio della manifestazione è sicuramente positivo con una grande partecipazione di pubblico. Nell’ulti-ma data, il 29 Luglio, abbiamo partecipato noi come Compagnia teatrale, ma fuori concorso. Tutte le altre invece, in concorso, sono state valutate da una giuria popolare.”Aspettative e progetti dell’Associazione per il futuro?“La nostra prima aspettativa è quella di creare una sala multifunzionale che possa ospitare, meeting, conferenze, teatro ed eventi musicali. Senza dubbio poi continueremo la nostra attività teatrale a Palazzolo ed in giro per la Sicilia”.

Luca Bongiovanni

ATTIVITA’

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Nell’ambito del recupero della Zona Panoramica, organizzato dalla Consulta Giovanile di Palazzolo, l’evento sarà un modo per riconsegnare alla citta-dinanza questa splendida zona del nostro paese. Giuseppe Valvo ci illustra motivazioni ed articolazioni dell’evento.Perchè intitolare un pendio ad Angelo d’Arrigo?“Per ricordare un grande personaggio siciliano, mor-to purtroppo il 26 Marzo 2006 a Comiso durante un air show. Il piccolo velivolo sul quale era passeggero ed ospite d’onore, si schiantò al suolo”.Quali erano le attività di D’Arrigo? In cosa era spe-cializzato?“Nel corso della sua carriera ai vertici internazionali del volo sportivo, d’Arrigo ha avuto modo di volare in giro per il mondo. Istruttore di volo libero con del-taplano e parapendio, di guida alpina e di maestro di sci, vinse campionati mondiali ed europei di volo libero. Durante i suoi viaggi ha sorvolato mari, de-serti, vulcani e catene montuose, insieme ad aquile e rapaci di ogni specie. Suoi sono vari record mondiali di traversata in volo senza motore.Soprannominato “Le Funambulle de l’Extreme” era un esperto di sport estremi, dove l’individuo e la na-tura sono gli assoluti protagonisti”.Ci sono imprese di d’Arrigo balzate agli onori delle cronache?“Nel 2001 sorvola il Sahara e il Mar Mediterraneo seguendo la rotta dei falchi migratori. Nel 2002 com-pie la traversata in deltaplano sulla Siberia. Nel 2004 vola sopra l’Everest con un’aquila nepalese. Nel 2006 segue la rotta migratoria dei condor sulle montagne dell’Aconcagua nella Cordigliera delle Ande”.Come si articolerà il vostro evento?“Ci saranno vari momenti, primo fra tutti, giorno 5 settembre la presentazione del libro “In volo senza confini” di Laura Mancuso, moglie di d’Arrigo, dedica-to al marito, e la presentazione di un documentario di d’Arrigo stesso. In Piazza del Popolo verrà esposto

5-6 Settembre 2009: “Ali sulla Panoramica”Intitolazione di un pendio della Zona Panoramica ad Angelo D’Arrigo, pilota parapendista siciliano

EVENTI

“Collective Four” Mostra fotografica5-18 Agosto 2009 @ Palazzo Municipale di Palazzolo Organizzatori: La Terra, Macauda, Moneglia, Palazzolo

“Collective Four” sarà una mostra allestita con lo scopo di far conoscere nuove realtà fotogra-fiche emergenti. Federico La Terra, Giovanni Macauda, Paolo Moneglia e Marco Palazzolo, attraverso le loro fotografie tratteranno diver-se tematiche: dagli elementi naturali agli stati d’animo, dalla velocità al surreale, dalla ritratti-stica all’astratto. Un insieme di visioni insomma che rappresentano diverse sfaccettature della realtà.Federico La Terra presenterà due tematiche: “Velocità come l’uomo percorre lo spazio”, in cui il movimento viene inteso come gesto quo-tidiano tramite il quale si affrontano le distanze fra gli individui, e “Sunrise and Sunset”, ovvero l’alba con la luce nei suoi colori pastello ed il tramonto con le calde velature che annunciano l’arrivo della notte.Le due tematiche affrontate da Giovanni Macau-da saranno “Metamorphosy: IN-natural water”, ovvero l’acqua come simbolo della natura astrat-ta in tutte le sue sfaccettature”, ed “Infatuation work”, arte e lavoro uniti dalla passione.“La solitudine” e “Details” saranno i due temi di Paolo Moneglia: nel primo, la solitudine come luogo, fuga e ritorno, nel secondo, l’osservare un dettaglio e perdersi nelle sue sfumature.Tema di Marco Palazzolo sarà “Non illudetevi: questo è un sogno”, in cui verrà trattato il sogno come visione surreale dell’uomo e definito reale solo nell’incoscio.Nuove realtà artistiche quindi che si affacciano al grande pubblico. Dal 5 al 18 Agosto in mostra al Palazzo Municipale.

un deltaplano e saranno presenti i gazebo della Fon-dazione Angelo d’Arrigo che si occupa di raccogliere fondi per opere sociali e per i più bisognosi. Il 6 settembre in Zona Panoramica, ci sarà la deposi-zione della targa e l’intitolazione del pendio. Ancora altri momenti nello stesso giorno con il Raduno (Akrai in Volo) degli aliantisti della Sicilia orientale, il pas-saggio degli ultraleggeri dell’AvioClub di Siracusa, l’esibizione di volo dei piloti parapendisti della scuola “EtnaFly” fondata proprio da d’Arrigo”.Un invito a tutti, quindi, a non mancare.

L. B.

Il gruppo GAM, organizzatore dell’evento

Angelo D’Arrigo durante un volo

O N A M O N A N A