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APAS - Associazione Produttori Apistici della provincia di Sondrio - via Carlo Besta 1 - 23100 Sondrio tel 0342 21 33 51 - www.apicoltori.so.it - [email protected] I test con lo zucchero a velo - Giampaolo Palmieri - a fortuna di una realtà associativa o di un settore sta nelle persone che le animano. Qui in Valtellina siamo molto fortunati: abbiamo alcune persone veramente eccezionali. Tra queste, per il tema che andiamo a toccare, cito l'amico Marco Moretti. Apicoltore professionista, una solida base culturale e tecnica, ma anche uneccellente capacità manuale. E' una persona che si tiene molto aggiornata e la sua ottima conoscenza dell'inglese gli permette di esplorare molto bene le informazioni e gli stimoli che la rete offre. Le idee, le tecniche e le proposte che gli sembrano più interessanti, le approfondisce con grande scrupolo e quindi le pone al vaglio della sua sperimentazione. Un aspetto che ammiro molto è la sua capacità di accostarsi alla verifica delle tesi e delle proposte senza avere il minimo preconcetto. Dimostra un’apertura invidiabile. I suoi risultati, le sue sperimentazioni, i successi e gli insuccessi vengono poi messi a disposizione di tutti, con semplicità, mantenendo sempre un profilo molto basso per non creare ne' invidie ne' gelosie. Navigando sulla rete qualche anno fa, aveva letto nel sito http://scientificbeekeeping.com/powdered-sugar-dusting-sweet-and-safe-but-does-it-really-work- part-1/ l'esperienza di Randy Oliver circa l'utilizzo dello zucchero a velo a spolvero sulle api, per monitorare la Varroa. Questa fu una delle tante sperimentazioni e tecniche verificate e da lui introdotte in Valtellina. In cosa consiste questa tecnica? Test dello zucchero a velo su un’intera famiglia In un alveare di 10 favi, pieno di api, con un setaccio da farina (sono ottimi quelli che hanno all'interno le palette che si azionano comandate da una molla) si stendono uniformemente 100 - 125 g di zucchero a velo. Volendo, con una piccola palettina, si può far cadere lo zucchero a velo che si è depositato sulle cornici dei favi negli spazi di interfavo. Si può quindi richiudere l'alveare e aspettare una decina di minuti, tempo che può essere utilmente utilizzato per ripetere il trattamento nell'alveare successivo. Trascorso questo tempo si esamina il cassettino che era stato accuratamente pulito prima del trattamento. Qui, fra lo zucchero a velo, troveremo della Varroa. Cosa è successo? Le api sentendosi infarinate sono costrette a compiere il rituale della pulizia (grooming) ovvero a spazzolarsi bene i peli del corpo, le antenne ecc. Questi movimenti costringono la Varroa a muoversi lungo il corpo dell'ospite per evitare l'azione meccanica della zampa dell'ape. Lo zucchero a velo però, contrariamente a farina o altre polveri che inducono analogo comportamento, è molto igroscopico (assorbe umidità); tende quindi ad essere sufficientemente appiccicoso da impastarsi facilmente agli organi di presa della Varroa che si trova così in difficoltà e cade dall'ospite. L

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I test con lo zucchero a velo - Giampaolo Palmieri -

a fortuna di una realtà associativa o di un settore sta nelle persone che le animano. Qui in

Valtellina siamo molto fortunati: abbiamo alcune persone veramente eccezionali. Tra

queste, per il tema che andiamo a toccare, cito l'amico Marco Moretti. Apicoltore

professionista, una solida base culturale e tecnica, ma anche un’eccellente capacità manuale. E'

una persona che si tiene molto aggiornata e la sua ottima conoscenza dell'inglese gli permette di

esplorare molto bene le informazioni e gli stimoli che la rete offre. Le idee, le tecniche e le

proposte che gli sembrano più interessanti, le approfondisce con grande scrupolo e quindi le pone

al vaglio della sua sperimentazione. Un aspetto che ammiro molto è la sua capacità di accostarsi

alla verifica delle tesi e delle proposte senza avere il minimo preconcetto. Dimostra un’apertura

invidiabile. I suoi risultati, le sue sperimentazioni, i successi e gli insuccessi vengono poi messi a

disposizione di tutti, con semplicità, mantenendo sempre un profilo molto basso per non creare

ne' invidie ne' gelosie. Navigando sulla rete qualche anno fa, aveva letto nel sito

http://scientificbeekeeping.com/powdered-sugar-dusting-sweet-and-safe-but-does-it-really-work-

part-1/ l'esperienza di Randy Oliver circa l'utilizzo dello zucchero a velo a spolvero sulle api, per

monitorare la Varroa. Questa fu una delle tante sperimentazioni e tecniche verificate e da lui

introdotte in Valtellina. In cosa consiste questa tecnica?

Test dello zucchero a velo su un’intera famiglia

In un alveare di 10 favi, pieno di api, con un setaccio da farina (sono ottimi quelli che hanno

all'interno le palette che si azionano comandate da una molla) si stendono uniformemente 100 -

125 g di zucchero a velo. Volendo, con una piccola palettina, si può far cadere lo zucchero a velo

che si è depositato sulle cornici dei favi negli spazi di interfavo. Si può quindi richiudere l'alveare e

aspettare una decina di minuti, tempo che può essere utilmente utilizzato per ripetere il

trattamento nell'alveare successivo. Trascorso questo tempo si esamina il cassettino che era stato

accuratamente pulito prima del trattamento. Qui, fra lo zucchero a velo, troveremo della Varroa.

Cosa è successo? Le api sentendosi infarinate sono costrette a compiere il rituale della pulizia

(grooming) ovvero a spazzolarsi bene i peli del corpo, le antenne ecc. Questi movimenti

costringono la Varroa a muoversi lungo il corpo dell'ospite per evitare l'azione meccanica della

zampa dell'ape. Lo zucchero a velo però, contrariamente a farina o altre polveri che inducono

analogo comportamento, è molto igroscopico (assorbe umidità); tende quindi ad essere

sufficientemente appiccicoso da impastarsi facilmente agli organi di presa della Varroa che si trova

così in difficoltà e cade dall'ospite.

L

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L'ing. Matteo Spreafico e l'ing. Nicola Barutti che hanno seguito le sperimentazioni di Marco,

approfondendole anche nei loro apiari, sono arrivati ad avere cadute intorno alle 400 unità per

trattamento. Matteo ha raccolto moltissimi dati in proposito effettuando frequenti trattamenti.

Questi sono stati in parte pubblicati nel nostro sito, ma i più recenti saranno probabilmente

oggetto di una pubblicazione e quindi, al momento, non disponibili.

Complessivamente però, se lo si volesse utilizzare come metodo di lotta alla Varroa si

dovrebbero prevedere un numero così alto di interventi da renderlo poco proponibile.

Da quanto, per ora, abbiamo potuto constatare emerge che questo trattamento rappresenta un

eccellente metodo per ottenere dei buoni test comparativi fra alveari se effettuati nel medesimo

tempo. Fuori da questo ambito ha forti limiti applicativi. Sono ormai molti anni che questa

tecnica viene utilizzata da Marco e da molti altri amici. L'esperienza maturata ci ha fatto rilevare

che la sua efficacia è estremamente variabile. Vari infatti sono i fattori condizionanti; fra questi

abbiamo notato l'umidità relativa dell'aria al momento del test.

Calcoliamo che la

capacità di

abbattimento

oscilli fra il 2% e il

10% della Varroa

presente. Solo in

qualche

fortunato caso

l'abbattimento

può raggiungere

percentuali più

elevate. Questa

variabilità rende

quindi il test poco

interessante per

calcolare il

numero assoluto

delle Varroe presenti, ma sicuramente, come già detto, è utile per un’analisi comparativa fra

alveari a cui è stato somministrato contemporaneamente il test.

Test dello zucchero a velo su un campione di api

Il test consiste nella raccolta di un campione di api (300 nelle indicazioni di APILOMBARDIA e 500

in BEENET), che viene posto all'interno di un vaso di miele da 1000 g. Successivamente viene

inserito dello zucchero a velo e viene scosso fortemente il vaso. Attraverso un tappo - griglia le

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Varroe presenti sulle api cadranno in un catino d'acqua e si potrà così procedere con il conteggio.

Come giustamente osservato dal veterinario UNAAPI di Torino Umberto Vesco i due metodi, in

realtà non sono confrontabili. Il primo viene effettuato su tutto l'alveare e si basa sul grooming,

ovvero sullo "spulciamento" dell'ape (azione meccanica esercitata dall'ape nelle sue operazioni di

pulizia). La metodica del test effettuato su un ridotto campione di api prevede invece un violento

sbattimento delle stesse come azione meccanica per provocare la caduta delle Varroe. I tecnici

UNAAPI assicurano che la caduta delle Varroe presenti nel campione raggiunge valori medi del

93%.

Permangono in me alcune perplessità non tanto su quest'ultimo test in se, ma su come sia stato

proposto. Questo veniva infatti consigliato per verificare il grado di infestazione degli alveari in

piena produzione al fine di decidere se togliere i melari, ed effettuare il trattamento estivo,

oppure proseguire la raccolta e rinviare i trattamenti chimici. Un campione di 300 api rappresenta

un duecentesimo della popolazione di un alveare in piena produzione. Ogni Varroa individuata

corrisponde quindi a 200 Varroe presenti sul dorso delle api all'interno dell'alveare. Se

consideriamo l'efficacia indicata dal dott. Vesco (93%) saremmo, per la precisione, alla

proporzione 1 a 214. Se si è in piena fase di raccolto le covate sono ancora molto sviluppate e

quindi è presumibile che solo il 20% delle Varroe presenti sia in fase foretica; il rimanente 80%, è

nella covata. In questo caso ad ogni Varroa trovata corrisponderebbe un’infestazione di circa

1.070 parassiti!!! Il consiglio tecnico di rimanere tranquilli fino ad una caduta di 6 Varroe per test e

proseguire nella raccolta rinviando il trattamento, mi sembra un po' azzardato. Sei Varroe

corrispondono, utilizzando i calcoli esposti in precedenza, a circa 6.420 individui !! Non vogliamo

suscitare polemiche con queste osservazioni. Ci è sembra però giusto e corretto esporre alcune

considerazioni per fare in modo che chi utilizza un test ne sappia coglierne anche i limiti di

attendibilità. La significatività dei risultati, come spesso accade per tante metodologie apistiche,

sono determinate dal contesto in cui queste vengono applicate: stagione, fase di sviluppo della

famiglia o del parassita, condizioni climatiche ecc. In altre parole non esiste un "Termometro" di

rilevazione di dati semplici, oggettivi, di valore assoluto, ma sono tutti da interpretare e da leggere

alla luce delle esperienza ed intelligenza.

Il dott. Nanetti ricercatore del CRA -API di Bologna in una recente conferenza si è dichiarato

scettico sull'utilizzo dello zucchero a velo. Dalle sue verifiche, le modalità di raccolta delle api

proposte (bicchiere per analisi delle urine fatto passare sulle api poste sui favi) porta ad una

raccolta anche significativamente inferiore alle 300 api previste dal test e l'abbattimento per

scuotimento con lo zucchero a velo provoca una caduta solo del 85% della Varroa. Il dott. Nanetti

però contesta anche i test con lo zucchero a velo sull'intero alveare preferendo l'uso di Apibioxal

anche per i monitoraggi, affermando che interventi ripetuti del prodotto, se dosato come previsto

dalla casa produttrice, non danneggia le api. Non si dispongono sufficienti dati oggettivi e certi per

dissentire, ma comunque l'utilizzo frequente dell'Acido ossalico è, a nostro avviso, da evitare per

ritardare il più possibile l'insorgenza di acari resistenti a questo principio attivo.

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Test dello zucchero a velo su un campione di api effettuato per Beenet

Cleto Longoni è un'altra delle persone eccezionali alle quali la nostra Associazione può fare

riferimento. Sua è la creatività per realizzare incredibili ed ingegnose attrezzature per le attività

apistiche. Nell'ambito del progetto di Beenet, che prevedeva appunto la raccolta di 500 api, ha

realizzato un’apposita scatola, abbinata ad un aspiratore, per effettuare il test sulle api. Una griglia

posta all'interno della scatola stessa rendeva superfluo il trasferimento delle api in altro

contenitore per l'infarinatura con lo zucchero a velo. Con l'attrezzatura che Cleto ha

appositamente realizzato si opera in modo celere e pratico. Rimane però, anche in questo caso, la

perplessità dell'efficacia di un metodo di monitoraggio che utilizza un esiguo campione di api.

Riferimenti

Filmato: Abbattimento di Varroa con lo zucchero a velo

Link https://www.youtube.com/watch?v=Lk2ZudI2f_Y&list=TL_CJexyJ6sRkpPGMYsnP-PVD-Gdmzq-9d

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Filmato: Zucchero a velo per un campione di 500 api

Link https://www.youtube.com/watch?v=z2mqPkwbGZo

INFO (del video): Recentemente viene proposto per la diagnosi del grado di infestazione degli alveari dalla presenza di Varroa di raccogliere un campione di 500 api e di cospargerlo di zucchero a velo e quindi, dopo una violenta sbattuta, conteggiare le Varroe. Noi abbiamo adottato un metodo più soft, raccolte le api con un ingegnoso sistema studiato da Cleto Longoni abbiamo infarinato le api con lo zucchero a velo ed aspettato la loro toilette che obbliga le Varroe a muoversi in una situazione resa insicura dalla diminuita capacità di presa da parte del parassita. Complessivamente reputiamo che un campione di 500 fornisca dati poco significativi e reputiamo più opportuno effettuare trattamenti test con lo zucchero a velo utilizzando l'intero alveare. Un ringraziamento particolare ad Antonio Zangara per il filmato presente nel suo canale Youtube dal titolo "Varroa after sugar dusting" da cui sono tratte le immagini macro della Varroa impossibilitata a muoversi per lo zucchero a velo Umberto Vesco Non mi pronuncio sulla capacità di abbattimento della metodica valtellinese. La metodica standard (Lee et al 2010)

garantisce un abbattimento medio del 93% (Macedo et al 2002) - 95% (dati non pub). E, dato che la distribuzione delle varroe sulle api dei favi centrali è casuale (Lee et al 2010), un campione di 300 api fornisce dati sufficienti per il monitoraggio aziendale. Macedo 2002 Using inert dusts to detect and assess

varroa infestations in honey bee colonies Lee 2010: doi:10.1603/EC10037

apicoltori sondrio Ovviamente il campo della ricerca è aperto a diversi punti di vista e vive di scambi di opinioni; quanto riportato nei nostri filmati è frutto dell’esperienza in campo di diversi apicoltori e dal costante confronto. Non si pretende di avere quindi la verità assoluta.. solo ci riserviamo di controllare la verità o la fondatezza di tali dati. Riferirsi a studi, dati ed esperienze vecchie di 11 anni (Macedo et al. 2002) è, a mio avviso, fuorviante perché in questi 11 anni si è modificato enormemente il panorama dei prodotti e dei metodi di lotta al parassita, ma soprattutto anche perché si è modificata “l’aggressività” della Varroa stessa. Lo sviluppo della Varroa, così come l’efficacia degli interventi, sono condizionati da molteplici fattori; nel consigliare un metodo è necessario quindi una certa cautela. Se l’efficacia dello zucchero a velo è davvero così elevata (93 e 95%), sarebbe maggiore rispetto molti prodotti antivarroa attualmente utilizzati. Perché allora lo proponete solo per effettuare test e non come presidio nella lotta contro la Varroa? Umberto Vesco Non ne dubito, rilevo solo che abbiamo ottenuto risultati diversi, seguendo però metodiche non confrontabili. I nostri risultati non si possono applicare alle vostre metodiche e le vostre metodiche non dicono niente sull'efficacia del metodo di Lee et al 2010 su cui stiamo lavorando. C'è evidenza di una maggior virulenza della varroa, probabilmente a causa di una maggior virulenza dei virus da essa trasmessi, e la ricerca si sta interrogando su questo fatto, per adesso senza una risposta definitiva. Macedo stimava solo la capacità di diverse polveri a far perdere la presa alle varroe e su questo punto non ci sono evidenze di cambiamenti negli ultimi 11 anni. Comunque non abbiamo preso per oro colato l'esperienza di Macedo e l'abbiamo ripetuta nel 2012 con risultati analoghi. c'è comunque chi lo ha proposto come trattamento, nonostante la scarsa praticità del metodocfr Aliano & Ellis Journal of Apicultural Research 44(2): 54–57 (2005). Io mi guardo bene dal sostenere una metodica del genere. Il test dello zucchero a velo è un test rapido per stimare l'infestazione delle api adulte. La precisione del test l'abbiamo rapportata al test ufficiale dell'OIE (lavaggio con alcool) ricavandone un dato analogo a quello di Macedo 2002. Non è proponibile come trattamento perché togliere tutte le api meno la regina della cassa per scuoterle violentemente non è praticabile, poi il 10% delle api muore subito e dell'aspettativa di vita delle altre non sappiamo.

Filmato: Unaapi: Monitoraggio Varroa con zucchero a velo

Link https://www.youtube.com/watch?v=FXdY0WrSuow