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Nobil Mag 6 ll presente articolo descrive le fasi di lavoro relative ad un protocollo per la realizzazione di protesi mobili totali (P.M.T.) individuali, realizzate con una nuova tipologia di resine uretaniche foto- polimerizzanti (V.L.C.). Il protocollo è par- te integrante di una sistematica (V.L.C. SYSTEM THREE) che ha come obiettivo la sostituzione del metil-metacrilato (PMMA) da tutte le procedure di labora- torio per la realizzazione di protesi rimo- vibile, fissa e ortodontica. Questo proto- collo riconosciuto dal Board di ricerca Dentsply. Le procedure per la realizzazio- ne di protesi dentarie sono condizionate Il caso Protocollo V.L.C. Revolution: nuove frontiere in protesi mobile totale dalle caratteristiche dei materiali che si utilizzano, tra quelli ancora oggi più im- piegati ci sono sicuramente le resine den- tali. Le più diffuse in questo campo sono quelle a base PMMA che come è noto presentano una serie di problematiche nelle lavorazioni sia per gli operatori che per i pazienti a causa della loro scarsa biocompatibilità. Storicamente ci sono stati molti tentativi di sostituire le resine a base di PMMA, ma sempre con scarsi ri- sultati. Oggi, grazie ad un lavoro di ricer- ca realizzato negli anni nel nostro labora- torio e attraverso un’ampia casistica e dati sperimentali, riteniamo di poter af- fermare che la tecnologia da noi utilizzata e proposta in questo lavoro consente di sostituire per molte lavorazioni le resine in PMMA. Il laboratorio può quindi entra- re in una “nuova era” per quanto riguar- da la produzione di dispositivi protesici. Quanto vi presentiamo è un protocollo per la realizzazione di una protesi mobile totale individuale realizzata con una tec- nica assolutamente innovativa che per- mette di avere risultati nettamente supe- riori alle tecniche tradizionali, questo gra- zie alle proprietà delle resine V.L.C. im- piegate utilizzando l’innovativo sistema Eclipse della Dentsply. Massimiliano Petrullo Titolare di laboratorio a Salerno Fig. 1: I modelli primari sono ottenuti da impronte rilevate dal clinico in alginato utilizzando porta impronte standard. Fig. 2: Il modello viene sviluppato in gesso e preparato secondo il protocollo operativo depositato presso il nostro laboratorio. I modelli vengono preparati per accogliere il materiale utilizzato per la realizzazione del porta impronte individuale.

Il caso - Nobil-Metal · inglobi le due protesi avendo cura di far toccare l'asta dellÕarticolatore sul piattello. Fig . 26 : S i ap p lica ora il C on tour, il p articolare m ateriale

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ll presente articolo descrive lefasi di lavoro relative ad un protocollo perla realizzazione di protesi mobili totali(P.M.T.) individuali, realizzate con unanuova tipologia di resine uretaniche foto-polimerizzanti (V.L.C.). Il protocollo è par-te integrante di una sistematica (V.L.C.SYSTEM THREE) che ha come obiettivo lasostituzione del metil-metacrilato(PMMA) da tutte le procedure di labora-torio per la realizzazione di protesi rimo-vibile, fissa e ortodontica. Questo proto-collo riconosciuto dal Board di ricercaDentsply. Le procedure per la realizzazio-ne di protesi dentarie sono condizionate

Il casoProtocollo V.L.C.Revolution: nuove frontiere inprotesi mobile totale

dalle caratteristiche dei materiali che siutilizzano, tra quelli ancora oggi più im-piegati ci sono sicuramente le resine den-tali. Le più diffuse in questo campo sonoquelle a base PMMA che come è notopresentano una serie di problematichenelle lavorazioni sia per gli operatori cheper i pazienti a causa della loro scarsabiocompatibilità. Storicamente ci sonostati molti tentativi di sostituire le resinea base di PMMA, ma sempre con scarsi ri-sultati. Oggi, grazie ad un lavoro di ricer-ca realizzato negli anni nel nostro labora-torio e attraverso un’ampia casistica edati sperimentali, riteniamo di poter af-

fermare che la tecnologia da noi utilizzatae proposta in questo lavoro consente disostituire per molte lavorazioni le resinein PMMA. Il laboratorio può quindi entra-re in una “nuova era” per quanto riguar-da la produzione di dispositivi protesici.Quanto vi presentiamo è un protocolloper la realizzazione di una protesi mobiletotale individuale realizzata con una tec-nica assolutamente innovativa che per-mette di avere risultati nettamente supe-riori alle tecniche tradizionali, questo gra-zie alle proprietà delle resine V.L.C. im-piegate utilizzando l’innovativo sistemaEclipse della Dentsply.

Massimiliano PetrulloTitolare di laboratorio a Salerno

Fig. 1: I modelliprimari sonoottenuti daimpronte rilevate

dal clinico in alginato utilizzandoporta impronte standard.

Fig. 2: Il modelloviene sviluppato ingesso e preparatosecondo il protocollooperativo depositatopresso il nostro

laboratorio. I modelli vengono preparati peraccogliere il materiale utilizzato per larealizzazione del porta impronte individuale.

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Fig. 4: Dopo la fotopolimerizzazione vengono rifiniti elevigati accuratamente. I porta impronte sonopredisposti per la rilevazione delle impronte secondariecon una tecnica che prevede l’utilizzo di materialisiliconici, a questo scopo dovranno risultare sottoestesidi circa due millimetri per consentire all’odontoiatra dieffettuare il bordaggio funzionale.

Fig. 3: I porta impronte individuali vengono realizzatiutilizzando il materiale Custom-Tray della Dentsply cheviene steso direttamente sul modello e modellato nellaforma definitiva. La fotopolimerizzazione avvieneutilizzando un apposito apparecchio riducendo inmaniera significativa i tempi di lavorazione (come in tuttele successive fasi di lavoro relative alla polimerizzazionedei vari materiali utilizzati).

Fig. 5: Il clinico esegue ilbordaggio per rilevare conestrema precisione i giuntiperiferici.

Fig. 6: Le mucose rilevate conmateriale da impronta.

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Fig. 9: Le placche sono realizzate con una tecnica innovativa e difacile esecuzione che consente di raggiungere un’ottimaprecisione. Il Transheet Dentsply, il materiale utilizzato per larealizzazione delle basi, viene steso direttamente sul modello; isottosquadri vengono compensati con della resina morbida. Latrasparenza della resina utilizzata facilita, inoltre, ilposizionamento dei denti artificiali in funzione, delle creste.

Fig. 8: I modelli secondari sono utilizzati per lacostruzione delle placche base che rivestono unruolo fondamentale per la corretta esecuzione dellesuccessive fasi di lavoro.

Fig. 10-11: Si posizionano sulle placchein resina i valli in cera. Non utilizziamoquelli preformati ma preferiamorealizzarli su misura.

Fig. 7: Prima di realizzare i modellisecondari, le impronte sono boxate condelle cere specifiche per riprodurrefedelmente rilievi e dettagli delle improntestesse che saranno quelli delle futureprotesi definitive.

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Fig. 15: … successivamente l’inferiore attraverso leplacche occlusali che contengono tutte leinformazioni necessarie per un posizionamentoindividuale dei denti.

Fig. 14: Il posizionamento dei modelli inarticolatore semiregolabile avviene in duetempi: prima montando il superiore mediante laregistrazione eseguita con l’ arco facciale e …

Fig. 16: Si montano ora i frontali. I denti artificiali (per questocaso vengono utilizzati i Genios della ditta Dentsply) sonoselezionati sulla base di misurazioni eseguite sul volto delpaziente con una apposita maschera facciale della Trubyte. Identi anteriori impiegati, presentano un elevato valore esteticograzie ad una valida tessitura superficiale, stratificazione enaturale morfologia. Il posizionamento dei denti avvienesecondo il piano occlusale individuale (POI) iniziando con quellianteriori superiori attenendosi rigorosamente ai riferimentipresenti sui valli occlusali registrati dal clinico. Successivamentesono posizionati gli inferiori tenendo conto dei rapporti scheletrici che esistono tra le arcate e le indicazioni fornitedalle prove fonetiche preliminari registrate con i valli occlusali.

Fig. 12-13: Il clinico determina i rapportiintermascellari effettuando tutte leregistrazioni necessarie. Attraverso leprove fonetiche vengono personalizzati ivalli in cera.

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Fig. 19: Dopo le prove in studio da parte del clinico, proveestetiche, fonetiche ed il controllo della DVO si completail posizionamento dei denti tenendo in considerazione leindicazioni ricevute dalla prova preliminare e principifunzionali.

Fig. 20: Durante la prova definitiva il clinico verificacomplessivamente tutti gli aspetti estetici e funzionali dellefuture protesi controllando quello che sarà il risultato finale.

Fig. 21-22: Notare come i dentiposteriori utilizzati hanno unamorfologia occlusale tale daconsentirne un facile utilizzo,anche grazie ad un’ agevoleidentificazione delle chiaviocclusali.

Fig. 17-18: Con l’ obiettivo di acquisire maggiori informazioni sul caso trattato e nell’ eventualità di facilitaredelle modifiche alle registrazioni precedenti, si realizzano nel rispetto del piano occlusale individuale duevalli occlusali nei settori latero-posteriori inferiori, il montaggio dei denti posteriori superiori e delle evidentilinee di riferimento per controllare meglio la dimensione verticale d’occlusione (DVO).

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Il casoFig. 23: Ricevuto l’ok dal clinico si procede alla finalizzazione dei dispositiviprotesici. Vi illustreremo le fasi dettagliate di polimerizzazione del solo corpoprotesico superiore, partendo dalla fase della protesi inferiore giàprecedentemente polimerizzata con la stessa tecnica. Preferiamo eseguire lafinitura delle protesi in due tempi per avere un maggiore controllo e possibilitàdi intervento durante la fase di polimerizzazione. La prima fase prevede lamemorizzazione della posizione iniziale dell’asta dell’articolatore, con rialzosuccessivo della stessa fino al punto di stop. Nel caso si utilizzi un articolatoresenza questa caratteristica è necessario rialzarla di circa un centimetrobloccando l’asta in questa posizione.

Fig. 24: Si esegue ora una mascherina in silicone cheinglobi le due protesi avendo cura di far toccare l'asta dell’articolatore sul piattello.

Fig. 26: Si applica ora ilContour, il particolaremateriale per basiprotesiche della sistematicaEclipse.

Fig. 27: Sul modello master, opportunamente isolato, viene adattato ilmateriale Base-Plate - simile al precedente ma con una consistenzadiversa, che formerà la base definitiva della protesi.

Fig. 25: Eseguita la mascherina, i denti sonorimossi, perfettamente puliti eliminando la cera. Suitalloni dei denti vengono realizzate delle ritenzionimeccaniche.

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Fig. 29 L'unità fotopolimerizzante del sistema Eclipse.

Fig. 28: Ora, mettendo un foglio di polietilene per evitare che i duemateriali vengano a contatto e si uniscano, chiudiamo l’articolatore. Inquesto passaggio si deve avere cura di controllare che l’asta sia acontatto con il piattello prima della polimerizzazione definitiva. Siverifica che la base protesica non precontatti con i denti montati.Possiamo ora fotopolimerizzare la placca, che sarà la base protesicadefinitiva della protesi, nel forno Eclipse per 10 minuti.

Fig. 30: Completata la fotopolimerizzazione, la base è riportata inarticolatore per verificare l’adattamento e che non ci siano interferenzecon i denti controllando la corretta posizione dell’ asta dell’articolatoresul piattello.

Fig . 31: Effettuate tutte le verifiche si applica sulla base laresina di fissaggio e cominciando la modellazione con la resinaContour utilizzando scaldacera e spatola elettrica in particolaredove vi è corrispondenza con le superfici dei denti.

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Il caso

Fig. 34-35: A solidificazione avvenutasi rimuove la mascherinadall’articolatore e si riposizional’asta nella posizione iniziale per controllare che tutto sia preciso come quando leprotesi erano in cera. E’ possibile, se necessario, intervenire facilmente per apportarepiccole correzioni poiché il materiale è ancora in uno stadio plasmabile.

Fig. 36-37-38: Fissati i denti sulla base, si esegue una dettagliata modellazione degli scudi protesici conlo stesso materiale utilizzato nella fase precedente. Terminata la modellazione, la protesi è inserita,prima in un apposito forno per condizionare i due materiali e poi nell'unità fotopolimerizzante Eclipseper 10 minuti per ultimare la fotopolimerizzazione.

Fig. 32-33: A questo punto riporteremo ilmodello in articolatore. Utilizzando lamascherina avvicineremo i denti allabase riscaldando leggermente con unphon specifico il materialeprecedentemente utilizzato per fissare identi e quello posizionato sulla placca.

Ammorbiditi i materiali chiudiamo l‘articolatore fino a far giungere a contatto l’asta sul piattello. Ora, tenendol’articolatore chiuso, si fissano i denti alla placca utilizzando la spatola elettrica per colare il materiale Contour come sefosse una normale cera.

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Il caso

Fig. 42-43: Eseguiti i controlliocclusali si sfilano le protesi daimodelli master e si procede allarifinitura utilizzando la tecnicausuale. Operazione estremamenteagevolata dal fatto che gli spessori

sono stati calibrati durante la fasi di modellazione; inoltre non utilizzando materiali da stampo durante lapolimerizzazione, come per esempio il gesso, i dettagli della modellazione sono nitidi e “puliti”.

Fig. 39-40-41: Terminato il ciclo di fotopolimerizzazione, le protesi vengono riportate inarticolatore per una verifica dell’occlusione. Queste resine sono estremamente precise e stabili,quindi nella fase della verifica dell’occlusione il molaggio selettivo è pressoché inesistente.

Fig44: Protesi finiteultimate.

Fig. 45: Protesi finite in situ.

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Fig. 46: Visione laterale convecchie protesi.

Fig. 48: Pazientecon le vecchieprotesi.

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Fig. 47: Visione lateralecon nuove protesi.

Fig. 49: paziente conle nuove protesi.

Vantaggi

I vantaggi dell’impiego delle resine V.L.C.sono legati alle loro caratteristiche operati-ve generali e chimico-fisiche, che risultanoessere decisamente migliori rispetto alPMMA (Dati forniti dal produttore). Il proto-collo in oggetto evidenzia queste caratteri-stiche che si possono sintetizzare nei lorotratti più salienti evidenziando i seguentipunti :

1) i tempi di lavorazione si riducono a fron-te di una notevole precisione e controllodi tutte le fasi di lavoro evitando, adesempio, molaggi dei denti post polime-rizzazione ;

2) i tempi di trasformazione sono gestibili evissuti senza apprensione;

3) dal punto di vista ergonomico, è una si-stematica vantaggiosa poiché la trasfor-mazione è diretta e non richiede utilizzodi gessi o muffole;

4) l‘utilizzo del materiale è ottimale poiché

non vi è nessuno scarto; 5) sui dispositivi realizzati si può facilmente

intervenire con dei riadeguamenti sia infase di lavorazione che nel tempo;

6) l’utilizzo del V.L.C. ci salvaguarda da se-rie malattie professionali legate all'im-piego del PMMA, in particolare quello deltipo auto-polimerizzante, di cui noi stessisiamo stati vittime. Inoltre in merito alleconsiderazioni fatte, un gruppo di lavorocostituito da laboratori che seguonocomplessivamente le metodologie dellasistematica sono concordi nel conferma-re quanto da noi espresso, anche in me-rito alla ripetibilità e facilità d’esecuzionedi questo protocollo e più in generale ditutte le procedure del V.L.C. SYSTEMTHREE.

Conclusioni

Il lavoro presentato è frutto di anni di lavo-ro ed esperienze di collaborazione con di-verse competenze: clinica, tecnica, processi

produttivi, attività industriale, senza le qua-li non sarebbe stata possibile la sua realiz-zazione. Valutando quindi i diversi aspettiche riguardano la produzione dei laboratoriodontotecnici si può affermare che la tec-nologia utilizzata associata ai protocolli delsuddetto sistema, rappresenta ormai unarealtà consolidata e si propone come ele-mento risolutore delle problematiche lega-te all’utilizzo del PMMA, con grandi vantag-gi per laboratori odontotecnici, studi odon-toiatrici e pazienti.

Ringraziamenti

Si ringrazia il laboratorio Dental Team perla collaborazione tecnica, il professore LuigiGuida per le indicazioni cliniche, il dottoreDaniele Cuomo per la consulenza relativa aiprocessi produttivi ed ai controlli di qualitàe l’International Sales and Marketing dellaDentsply Andrea Gasparini per leinformazioni scientifiche e merceologichesui materiali utilizzati.