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IL CASTello PARROCCHIA DI CARPENEDOLO IL CASTello ottobre 2016 Credo che si possa vivere l’ora di turbamento che at- traversa l’Italia, senza vendere il Vangelo e la dottrina cattolica, anzi, tornando doverosamente ad essi. Biso- gna ritrovare la via della salvezza e della speranza. Cerco di cogliere il significato del momento che vivia- mo all’interno del mio dovere e con la comunità che mi è affidata. Ho iniziato il 16° anno da locomotiva, mi sono stan- cato di tante cose, fuorchè di fare il parroco che la fami- glia la ritrova soltanto con una “chiesa” sul cuore, che mi schiaccia e mi porta. Un tempo la parrocchia era tutta la vita della comu- nità, oggi ancora può e deve essere pilastro fondamen- tale su cui fondare e poggiare il tessuto sociale, morale e reli- gioso dei suoi componenti. La parrocchia è la cellula vi- vente della Chiesa; è necessa- rio conoscerla, amarla, viverla e farla vivere: conoscerci ed amarci ancor di più. Nella parrocchia la chiesa fa casa con l’uomo, è la miniera, ha la sua poesia come poche realtà sociali. Viene subito do- po la famiglia, prima del Co- mune. La continuità della parroc- chia come istituzione e funzione è un dato prov- videnziale.L’abbiamo ricevuto in deposito e c’incombe la responsabilità di mantenere la parrocchia vivente, sul piano della vita attuale ed organizzarla a questo scopo. Non c’è amicizia se non c’è conoscenza sia sul pia- no umano che religioso: infatti l’ignoranza della Scrittu- ra è ignoranza di Cristo (rivelato nella scrittura). La non conoscenza dei membri stessi della comunità è un fre- no-impedimento al clima di amicizia. Vivremo nei prossimi mesi l’impegno di conoscerLo meglio (il Signore), e di conoscerci meglio, condividen- do in clima famigliare la ricerca e l’amicizia con Lui. l piccoli centri d’ascolto proposti nelle famiglie e per le famiglie costituiscono un secondo seme gettato nel solco della speranza. Vinciamo la pigrizia, il pregiudizio sul vicino, l’indiffe- renza e la diffidenza, armiamoci di buona volontà e apriamo porte e cuore a chi con noi e come noi cerca la verità, la giustizia, l’amore, la fede, il senso della vita..., cerchiamo con gli altri il Dio che salva. Le proposte dei centri d’ascolto possono ridare ossigeno alle famiglie e alla comunità rivelando virtù e doni nascosti. Dobbia- mo rinascere come comunità cristiana che pone nella riflessione e nel calare le radici nel Vangelo di Cristo con i fratelli di fede i punti cardine dell’impegno. La par- rocchia seppe in ogni tempo acclimatarsi e usare i sus- sidi dell’epoca senza lasciarsi ingombrare da essi. Ci vuol bene una terra senza dogane, senza passaporto, senza tessere. La casa dell’anima non può avere la stess’aria della case degli uomini. Si può essere del proprio tempo senza rinunciare ad essere uomini spiri- tuali ed intelligenti. Dobbiamo tornare a Dio e al- l’uomo con i fanciulli, i ragazzi, i giovani, gli sposi, gli ammalati, gli anziani. Le proposte di for- mazione degli adolescenti, gio- vani, genitori e fidanzati trovino partecipazione al di là del cal- colo o immediato tornaconto. La parrocchia declina per mancanza di comunione con la vita, ossia per difetto d’incarna- zione. Le strade cristiane nel mon- do si tracciano con integrità di fede, con passione di apostolo, con audacia di carità, con disciplina di figlioli. E - non illudiamoci - sono strade di dolore prima che di conquista e gloria. Nel mondo dell’attività parrocchiale c’è un disagio avvertito da tutti, sofferto da molti, confessato da po- chi.Dove va la famiglia? Dove sono i giovani? “...il Fi- glio dell’uomo quando tornerà troverà ancora la fede?”... Voglio chiudere benchè il discorso sia appena avvia- to. È bene che il dibattito resti sui punti fondamentali, a costo di parere teorico o inconcludente. Il mio non è che un invito. Indicare dei rimedi e delle strade è molto e niente, se i rimedi non vengono ben applicati, se le strade non vengono camminate per arrivare, ma solo per dire che ci muoviamo. La parrocchia ha bisogno di gente che “non corra in- vano” e sappia rispondere con un presente consape- vole ed operoso. don Franco PARROCCHIA: chiamati a fare squadra

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IL CASTelloPARROCCHIA DI CARPENEDOLO

IL CASTelloottobre 2016

Credo che si possa vivere l’ora di turbamento che at-traversa l’Italia, senza vendere il Vangelo e la dottrinacattolica, anzi, tornando doverosamente ad essi. Biso-gna ritrovare la via della salvezza e della speranza.Cerco di cogliere il significato del momento che vivia-mo all’interno del mio dovere e con la comunità che miè affidata.

Ho iniziato il 16° anno da locomotiva, mi sono stan-cato di tante cose, fuorchè di fare il parroco che la fami-glia la ritrova soltanto con una “chiesa” sul cuore, chemi schiaccia e mi porta.

Un tempo la parrocchia era tutta la vita della comu-nità, oggi ancora può e deve essere pilastro fondamen-tale su cui fondare e poggiare iltessuto sociale, morale e reli-gioso dei suoi componenti.

La parrocchia è la cellula vi-vente della Chiesa; è necessa-rio conoscerla, amarla, viverlae farla vivere: conoscerci edamarci ancor di più.

Nella parrocchia la chiesa facasa con l’uomo, è la miniera,ha la sua poesia come pocherealtà sociali. Viene subito do-po la famiglia, prima del Co-mune.

La continuità della parroc-chia come istituzione e funzione è un dato prov-videnziale. L’abbiamo ricevuto in deposito e c’incombela responsabilità di mantenere la parrocchia vivente,sul piano della vita attuale ed organizzarla a questoscopo.

Non c’è amicizia se non c’è conoscenza sia sul pia-no umano che religioso: infatti l’ignoranza della Scrittu-ra è ignoranza di Cristo (rivelato nella scrittura).La nonconoscenza dei membri stessi della comunità è un fre-no-impedimento al clima di amicizia.

Vivremo nei prossimi mesi l’impegno di conoscerLomeglio (il Signore), e di conoscerci meglio, condividen-do in clima famigliare la ricerca e l’amicizia con Lui. lpiccoli centri d’ascolto proposti nelle famiglie e per lefamiglie costituiscono un secondo seme gettato nelsolco della speranza.

Vinciamo la pigrizia, il pregiudizio sul vicino, l’indiffe-renza e la diffidenza, armiamoci di buona volontà eapriamo porte e cuore a chi con noi e come noi cerca la

verità, la giustizia, l’amore, la fede, il senso della vita...,cerchiamo con gli altri il Dio che salva. Le proposte deicentri d’ascolto possono ridare ossigeno alle famiglie ealla comunità rivelando virtù e doni nascosti. Dobbia-mo rinascere come comunità cristiana che pone nellariflessione e nel calare le radici nel Vangelo di Cristocon i fratelli di fede i punti cardine dell’impegno.La par-rocchia seppe in ogni tempo acclimatarsi e usare i sus-sidi dell’epoca senza lasciarsi ingombrare da essi. Civuol bene una terra senza dogane, senza passaporto,senza tessere. La casa dell’anima non può avere lastess’aria della case degli uomini. Si può essere delproprio tempo senza rinunciare ad essere uomini spiri-

tuali ed intelligenti.Dobbiamo tornare a Dio e al-

l’uomo con i fanciulli, i ragazzi, igiovani, gli sposi, gli ammalati,gli anziani. Le proposte di for-mazione degli adolescenti, gio-vani, genitori e fidanzati trovinopartecipazione al di là del cal-colo o immediato tornaconto.

La parrocchia declina permancanza di comunione con lavita, ossia per difetto d’incarna-zione.

Le strade cristiane nel mon-do si tracciano con integrità di

fede, con passione di apostolo, con audacia di carità,con disciplina di figlioli.E - non illudiamoci - sono stradedi dolore prima che di conquista e gloria.

Nel mondo dell’attività parrocchiale c’è un disagioavvertito da tutti, sofferto da molti, confessato da po-chi. Dove va la famiglia? Dove sono i giovani? “...il Fi-glio dell’uomo quando tornerà troverà ancora lafede?”...

Voglio chiudere benchè il discorso sia appena avvia-to. È bene che il dibattito resti sui punti fondamentali, acosto di parere teorico o inconcludente. Il mio non èche un invito. Indicare dei rimedi e delle strade è moltoe niente, se i rimedi non vengono ben applicati, se lestrade non vengono camminate per arrivare, ma soloper dire che ci muoviamo.

La parrocchia ha bisogno di gente che “non corra in-vano” e sappia rispondere con un presente consape-vole ed operoso.

don Franco

PARROCCHIA:chiamati a fare squadra

PAOLO VI PRESTO SANTOGiovanni Battista Montini (1897-

1978) potrebbe essere canonizza-to l’anno prossimo. Montini, il papache concluse il Concilio VaticanoII, il primo a volare in Terrasantanel 1964, l’uomo che nel corso delsuo pontificato si addossò il pesodi situazioni drammatiche come lacontestazione in seno alla Chiesa,le persecuzioni nel mondo sovieti-co, il terrorismo e la guerra nelVietnam, potrebbe dunque essereproclamato santo appena due an-ni dopo Giovanni XXIII e GiovanniPaolo II. Il sacerdote brescianomonsignor Antonio Lanzoni è il vi-ce-postulatore della causa di cano-

nizzazione. Spiega: “Manca il rico-noscimento di un secondo miraco-lo ma papa Bergoglio potrebbe de-cidere per la canonizzazione equi-pollente, a fronte di segnalazioni digrazie o aiuti particolari segnalatidai fedeli o con un intervento ProGratia, senza il bisogno di averesegni equivalenti al miracolo richie-sto. La canonizzazione di Paolo VIsignificherebbe santificare anche ilConcilio Vaticano II e la riforma li-turgica a lui legati. Paolo VI ha nu-merosi devoti in tutto il mondo e alsantuario della Madonna alle Gra-zie di Brescia giungono richieste direliquie soprattutto dalle Filippine,dove Montini subì l’attentato”.

ILCASTELLO 2

Domenica 16 ottobre 2016proclamato santoil sacerdote brescianoLUDOVICO PAVONISacerdote, FondatoreBrescia, 11 settembre 1784 Saiano, Brescia, 1 aprile 1849

Ludovico Pavoni, nato l’11 no-vembre 1784 a Brescia da una no-bile famiglia, divenne presto sensi-bile al contrasto tra i benefici di po-chi e la sofferenza di molti che ave-va causato la rivoluzione francese.Decise allora di diventare sacer-dote, per spendere interamente lavita a servizio dei poveri. Ordinatoil 21 febbraio 1807, venne nomina-to nel 1812 segretario del nuovovescovo di Brescia, monsignorGabrio Maria Nava. Per i giovanisbandati e disorientati aveva fon-dato uno dei primi oratori dellacittà, poi l’Istituto San Barnaba, cuiaggiunse, nel 1824, la prima scuo-la tipografica d’Italia.Dai suoi primicollaboratori voleva trarre unanuova famiglia religiosa, ma ci riu-scì solo dopo molti anni: l’erezionecanonica avvenne l’11 agosto1847, col nome di Figli di Maria,oggi Figli di Maria Immacolata Pa-voniani. Due anni dopo, durante icombattimenti delle dieci giornatedi Brescia, padre Ludovico portò insalvo sotto la pioggia i suoi giovaninella località di Saiano, ma si am-malò: morì il 1° aprile, a 64 anni. È

stato beatificato il 14 aprile 2002da san Giovanni Paolo II. Il 9 mag-gio papa Francesco ha approvatoun ulteriore miracolo ottenuto persua intercessione, aprendo la viaalla sua canonizzazione, che èstata fissata a domenica 16 otto-bre 2016. I suoi resti mortali ripo-sano dal 27 ottobre 2002 nella na-vata sinistra del Tempio votivo diSanta Maria Immacolata in Bre-scia, sotto la statua della Vergine.La sua memoria liturgica cade il 28maggio, data della prima traslazio-ne nel Tempio dell’Immacolata.

Martirologio Romano: A Bre-scia, beato Ludovico Pavoni, sa-

cerdote, che con grande sollecitu-dine si dedicò all’istruzione deigiovani più poveri, nell’intento so-prattutto di educarli secondo i co-stumi cristiani e di avviarli a un me-stiere, fondando per questo laCongregazione dei Figli di MariaImmacolata.

Quanto al nome, originariamen-te era “Figli di Maria”, ampliato nel1892, con l’approvazione pontifi-cia, in “Figli di Maria Immacolata”,considerando l’importanza chequesto titolo ha sempre avuto peril fondatore. Popolarmente sonoconosciuti come “Pavoniani” o “Ar-tigianelli”.

I NOSTRI SANTI

Cari fratelli e sorelle, buon-giorno... Oggi vorrei parlarvi delSacramento dell’ Unzione degliinfermi, che ci permette di toc-care con mano la compassionedi Dio per l’uomo. In passato ve-niva chiamato “Estrema unzio-ne”, perché era inteso comeconforto spirituale nell’immi-

nenza della morte. [...]1. C’è un’icona biblica che esprime in tutta la sua

profondità il mistero che traspare nell’Unzione degliinfermi: è la parabola del «buon samaritano», nel Van-gelo di Luca (10,3035).Ogni volta che celebriamo taleSacramento, il Signore Gesù, nella persona del sa-cerdote, si fa vicino a chi soffre ed è gravemente ma-lato, o anziano. Dice la parabola che il buon samarita-no si prende cura dell’uomo sofferente versando sullesue ferite olio e vino. L’olio ci fa pensare a quello cheviene benedetto dal Vescovo ogni anno, nella Messacrismale del Giovedì Santo, proprio in vista dell’Un-zione degli infermi. Il vino, invece, è segno dell’amoree della grazia di Cristo che scaturiscono dal dono del-la sua vita per noi e si esprimono in tutta la loro ric-chezza nella vita sacramentale della Chiesa. Infine, lapersona sofferente viene affidata a un albergatore, af-finché possa continuare a prendersi cura di lei, senzabadare a spese. Ora, chi è questo albergatore? È laChiesa, la comunità cristiana, siamo noi, ai quali ognigiorno il Signore Gesù affida coloro che sono afflitti,nel corpo e nello spirito, perché possiamo continuarea riversare su di loro, senza misura, tutta la sua mise-ricordia e la salvezza.

2. Questo mandato è ribadito in modo esplicito epreciso nella Lettera di Giacomo, dove raccomanda:«Chi è malato, chiami presso di sé i presbiteri dellaChiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olionel nome del Signore. E la preghiera fatta con fedesalverà il malato: il Signore lo solleverà e, se ha com-messo peccati, gli saranno perdonati» (5,14-15). Sitratta quindi di una prassi che era in atto già al tempodegli Apostoli. Gesù infatti ha insegnato ai suoi disce-poli ad avere la sua stessa predilezione per i malati eper i sofferenti e ha trasmesso loro la capacità e ilcompito di continuare ad elargire nel suo nome e se-condo il suo cuore sollievo e pace, attraverso la graziaspeciale di tale Sacramento. Questo però non ci devefare scadere nella ricerca ossessiva del miracolo onella presunzione di poter ottenere sempre e comun-que la guarigione. [...]. Ma quando c’è un malato a vol-te si pensa: “chiamiamo il sacerdote perché venga”;“No, poi porta malafortuna, non chiamiamolo”, oppure“poi si spaventa l’ammalato”.Perché si pensa questo?Perché c’è un po’ l’idea che dopo il sacerdote arrivanole pompe funebri. E questo non è vero. Il sacerdoteviene per aiutare il malato o l’anziano; per questo ètanto importante la visita dei sacerdoti ai malati. Biso-gna chiamare il sacerdote presso il malato e dire:“venga, gli dia l’unzione, lo benedica”. È Gesù stesso

che arriva per sollevare il malato, per dargli forza, perdargli speranza, per aiutarlo; anche per perdonargli ipeccati.E questo è bellissimo! E non bisogna pensareche questo sia un tabù, perché è sempre bello sapereche nel momento del dolore e della malattia noi nonsiamo soli: il sacerdote e coloro che sono presenti du-rante l’Unzione degli infermi rappresentano infatti tut-ta la comunità cristiana che, come un unico corpo sistringe attorno a chi soffre e ai familiari, alimentandoin essi la fede e la speranza, e sostenendoli con lapreghiera e il calore fraterno.Ma il conforto più grandederiva dal fatto che a rendersi presente nel Sacra-mento è lo stesso Signore Gesù, che ci prende permano, ci accarezza come faceva con gli ammalati e ciricorda che ormai gli apparteniamo e che nulla - nep-pure il male e la morte - potrà mai separarci da Lui(PAPA FRANCESCO Udienza generale del 26 feb-braio 2014). Permettiamo ai Sacerdoti, ai Ministristraordinari dell’Eucaristia di visitare gli ammalati, diportare loro la consolazione del Signore!

ILCASTELLO3

L’Unzione degli infermi dà forza e speranza

ILCASTELLO 4

Come vivere questa Parola?

Una minaccia? Una visione pe-santemente negativa della vita? Onon piuttosto una sollecitazione adare a ogni cosa il suo giusto valo-re? Una risposta ci viene dalla let-tura attenta e contestualizzata del-l’intera pericope propostaci in que-sti giorni, senza allontanarci dalpasso che stiamo esaminando,possiamo trovare elementi parti-colarmente illuminanti. Leggiamo,infatti: “quelli che piangono, [viva-no] come se non piangessero;quelli che gioiscono, come se nongioissero; quelli che comprano,come se non possedessero; quelliche usano i beni del mondo, comese non li usassero pienamente”(vv.30-31).

Il “come se” dice non rigetto sde-gnoso di quanto la vita può offrire,ma attenzione a non farne l’oriz-zonte esclusivo, nella piena con-sapevolezza che si è di fronte abeni che non sono definitivi: “Pas-

sa la figura di questo mondo”, etravolge con sé quanto le appartie-ne, senza tuttavia intaccare i beniperenni che ci vengono dal Risor-to. È in base a questi che anche glialtri devono essere valutati ed as-sunti.

Porterò frequentemente il mio

pensiero su ciò che veramenteconta nella mia vita.

Tutto passa, inesorabilmente,ma tu, Signore, rimani luminosoall’orizzonte dei miei giorni e li illu-mini e li riscaldi con la tua presen-za. Non posso che esultare digioia!

Battesimi37. Masini Nora di Enrico e Fanelli Manuela38. Treccani Giovanni di Daniele e Pasini Chiara39. Piazza Diego di Andrea e Bignotti Elisa40. Tosoni Gabriele di Michele e Bianchi Giuditta41. Favalli Beatrice di Cristian e Baronchelli Elisa42. Orsini Martina di Daniele e Loglio Alessandra43. Pellegrinelli Lorenzo di Alberto e Magri Cinzia44. Pitossi Angelica Rosa di Cristian e Trigiani Maria45. Benvenuti Edoardo di Mirco e Venturini Anna46. Pesci Anna di Dario e Chiarito Ida47. Scovoli Andrea di Roberto e Franceschi Milena48. Bettari Noemi di Nicola e Biondelli Veronica49. Allig Chiara di Stefan e Silvestro Vera50. Bellandi Ambra di Marco e Zuleika Aiardi51. Capra Andrea di Simone e Aldofredi Linda52. Pastori Perseo Ermano di Valter e Paghera Arianna53. Guerrini Martina di Fabio e Fausti Alessandra54. Tononi Noemi di Marco e Mori Desirée55. Corestini Simone di Alberto e Botturi Cinzia

Matrimoni 10. Torreggiani Emanuele con Ghisleri Simona11. Iaria Antonio Bruno con Cavalli Chiara12. Masini Enrico con Fanelli Manuela13. Parmigiani Luca con Trudu Valeria14. Piovani Nicola con Bonazza Michela15. Rozzini Nicola con Bertoletti Roberta16. Migliorati Mario con Turcanu Olga

Defunti 65. Boselli Mario di anni 7566. Sbalzarini Dosolina di anni 9167. Scottorelli Teresina di anni 8768. Manerba Enea di anni 8969. Pariotti Martina di anni 8670. Bianca Maria Elisa di anni 8971. Bonazza Luciano di anni 7772. Visani Giulia di anni 8873. Gian Franco Bosio di anni 68

74. Foglio Maurilio di anni 7675. Bosio Matteo di anni 2376. Perini Maria Teresa di anni 8277. Marzocchi Maddalena di anni 7478. Mutti Maddalena di anni 9479. Carlini Maria di anni 9380. Novazzi Benvenuta di anni 8881. Carlotti Luciana di anni 5982. Marzocchi Lucia di anni 8583. Pasotti Marino di anni 6284. Coffani Caterina di anni 8485. Turchi Ennio di anni 6386. Zaniboni Emiliano di anni 8687. Grazioli Camilla di anni 8988. Cavazzini Ugo di anni 8789. Gerardini Rosa di anni 8890. Ferrari Imerio di anni 6991. Bacchi Ernesto di anni 7792. Bolzacchini Ester di anni 94

AAAANNNNAAAAGGGGRRRRAAAAFFFFEEEE PPPPAAAARRRRRRRROOOOCCCCCCCCHHHHIIIIAAAALLLLEEEE

È tempo di meditare“Passa infatti la figura

di questo mondo!” 1Cor 7,31

1 novembre: festa dei Santi - 2 novembre: commemorazione dei defunti

ILCASTELLO5

IL SALUTOA CHI CI LASCIA

Grazie a don G.Maria e don Re-nato che ci lasciano.

Dopo quattro e sette anni di per-manenza nella comunità di Carpe-nedolo, il Vescovo Luciano ha ac-cordato a don Renato e a donG.Maria di mettersi al servizio del-la chiesa di Brescia come vicaricooperatori nelle Unità Pastorali diFornaci-Villaggio Sereno 1 e Vil-laggio Sereno 2 e all’Unità Pasto-rale di Offlaga-Cignano-Faverza-no e loro, come si conviene a chiha promesso obbedienza, hannorinnovato l’“Eccomi”. Salutare nonè sempre facile, capita che non siriesca a trovare le parole giuste, sipuò rischiare l’esagerazione det-tata dai sentimenti, si può sentirel’imbarazzo per non aver detto tut-to ciò che si conviene scadendonel banale.È nel momento in cui cisi deve salutare che la mente e ilcuore fanno emergere ricordi, si-tuazioni, avvenimenti costruiti evissuti insieme e ci si rende contodi quanto una persona ha corri-sposto al mandato di servizio peruna comunità per il bene di tutti.Per questi anni,questi sacerdoti,hanno vissuto nella comunità diCarpenedolo; il loro ambito di lavo-ro è stato diverso ma ciò non haimpedito una presenza sacerdota-le nella vita liturgica, caritativa, so-ciale, associativa della comunità.Dietro la figura di un sacerdote cista un’intensa attività che, come ènoto, non sempre si vede ed esigeimpiego di tempo, mente, abilità,passione e cuore. Negli ultimi gior-ni di permanenza, avete avuto mo-do di raccoglier a più voci il graziedi tanti. Ora dalle pagine di questogiornalino della nostra comunitàparrocchiale vi giungano i nostripiù sinceri auguri, uniti alla nostrapreghiera per il vostro nuovo impe-gno sacerdotale.La vita è così, tut-to passa ma beati quei passaggiche ci lasciano più ricchi di fede edi umanità. Con l’augurio che il vo-stro passaggio tra di noi abbia co-stituito per voi un capitolo signifi-cativo nella vita per ciò che avete

dato e per quanto avete ricevuto eche Carpenedolo sappia mante-nere saldo il contributo positivo delvostro passaggio. GRAZIE.

d.F.

IL BENVENUTOA CHI VIENE

Benvenuti a don Francesco edon Stefano che vengono tra noi.

“La mia paura dunque sorge dalsenso di responsabilità che avver-to nei confronti di un oratorio gran-de; grande negli spazi, nei numeri,nelle proposte, nelle situazioni...Mi sento incapace di affrontare tut-to quanto. Ed è per questo che ri-peto spesso a me stesso in questigiorni le prime parole che il nostroparroco mi ha rivolto nella primatelefonata intercorsa agli inizi diagosto: don Franco mi disse di noncedere alla paura, che è un’emo-zione lontana da chi spera. I car-

penedolesi sono tuoi.”Così si esprimeva don Renato al

primo incontro con la nostra par-rocchia e analoghe espressioni horitrovato nei primi incontri con donFrancesco Bacchetti e don Stefa-no Fontana nostri nuovi vicari coo-peratori. È umana la preoccupa-zione di assumere compiti cosìonerosi,lo fu anche per me a suotempo, ed è per questo che, a no-me della comunità intera, vi dicoGRAZIE per il coraggio e la dispo-nibilità serena ad accettare l’invitodel Vescovo a vivere il dono delSacerdozio con Noi. Carpenedoloè la settima parrocchia della dio-cesi per numero di fedeli e dal2000 ad oggi è cresciuta di circa4000 abitanti... C’è grande biso-gno di voi. Amatela da subito e persempre al di là delle difficoltà cheincontreremo. lo don Franco parro-co, don Mario, Renato diacono, le

Unità del Sacramento dell’Ordinea servizio della Chiesa che è in Carpenedolo

TORTELLI FRANCO; n. San Paolo 2.6.1948; ord. Brescia 15.6.1974; dellaparrocchia di Ludriano; vic. coop. Adro (1974-1987); parroco Lograto (1987-2000); parroco Carpenedolo dal 2000.

GUERINI GIAN MARIA; n. Coccaglio 26.5.1947; ord. Brescia 12.6.1971; del-la parrocchia di Coccaglio; vic. coop. Palazzolo S.M. Assunta (1971-1974);vic. coop. Coccaglio (1974-1980); vic. coop. Travagliato (1984-1988); parrocoFaverzano (1988-1997); parroco Torbiato (1998-2009); vic. parr. Carpene-dolo dal 2009.

PIOVANELLI RENATO; n. Montichari 25.9.1980; ord. Brescia 11.6.2005; del-la parrocchia di Montichiari; vic. parr. S. Afra, città (2005-2008); vic. parr. Rez-zato S. Carlo (2008-2012); vic. parr. Carpenedolo dal 2012.

BACCHETTI FRANCESCO; n. Bagnolo Mella 17.6.1968; ord. Brescia12.6.1993; della parrocchia di Bagnolo Mella; vic. parr. Villa Carcina (1993-1997); vic. parr. Botticino M. (1997-2001); vic. parr. Collebeato (2001-2004);amm. parr. Ossimo Inferiore e Ossimo Superiore (2014-2007); parroco Ossi-mo Inferiore e Ossimo Superiore (2007-2012); amm. parr. Lozio e Villa di Lo-zio (2008-2012); vic. parr. Idro, Anfo, Capovalle, Ponte Caffaro e Treviso Bre-sciano dal 2012; vic. parr. a Carpenedolo dal 2016.

FONTANA STEFANO; n. Orzinuovi 15.6.1975; ord. Brescia 11.6.2011; dellaparrocchia di Borgo San Giacomo; vic. parr. Monticelli Brusati dal 2011; vic.parr. a Carpenedolo dal 2016.

TREBESCHI MARIO; n. Goito (Mn) 8.4.1947; ord. Brescia 10.6.1972; dellaparrocchia di Carpenedolo; vic. coop. Alfianello (1972-1974); vic. coop. Bediz-zole (1974-1984); parroco Limone (1984-1997); vic. parr. Botticino Sera(1997-2001); dir. Archivio Diocesano (1999-2005); pesb. coll. Carpenedolodal 2001; coll. di settore dell’Archivio storico diocesano dal 2005.

Questi i servizi alla Diocesi dei sacerdotia Carpenedolo negli anni recenti

ILCASTELLO 6

Rev.de Suore e tutta la comunità diCarpenedolo vi accogliamo pro-prio come un dono prezioso e viaffidiamo la cura dei più giovani, dicoloro che si affacciano alla vita evi entrano con la necessità di tro-vare qualcuno che sappia dir loroper cosa vale la pena vivere, qualè il segreto della felicità, quella ve-ra che viene dalla capacità di dareun senso alla vita, la bellezza diseguire il Signore. Ho il desideriodi una vera e reale fraternità sa-cerdotale, perché credo nell’im-

portanza di essere sostegno gliuni per gli altri, perché sono con-vinto che sia le gioie ma soprattut-to le fatiche, i momenti di solitudi-ne, le decisioni importanti, le scel-te impopolari, gli insuccessi pesa-no meno se possono essere con-divisi.Pensate che bello, se i nostriparrocchiani potranno dire, guar-dando ai loro preti: “Vedete comesi vogliono bene”. Il bene è dasempre la molla che convince lepersone riguardo alla bontà delVangelo e della vita cristiana, suc-

cede così dall’inizio della chiesagià nella prima comunità descrittadall’evangelista Luca negli Atti de-gli apostoli (At.2,42). Venite in unabella comunità, tra gente buona,generosa, che vuole bene ai suoipreti e sono certo che vi sentirete avostro agio. Ho molto apprezzatola vostra voglia di essere fra noi dasubito. E allora benvenuti! e comediceva san Giuseppe BenedettoCottolengo “Avanti in Domino,amore e nessun timore.”

d.F.

È stato un grande piacere e privilegio per me di essere nella parrocchiadi Carpenedolo per alcuni mesi, dove ho avuto forte e calorosa esperien-za di unità, accoglienza, solidarietà e comunità viva. Mi sono arricchitomoltissimo esercitando il mio ministero sacerdotale.Ho visto i pastori chesi dedicano per il loro gregge e il gregge che li segue. Sono certo chequesta esperienza della fede e amore mi accompagnerà e aiuterà nelmio futuro ministero in India. Un caloroso saluto e grazie in modo partico-lare a Don Franco per avermi offerto questa opportunità da padre, fratelloe amico, a Don Gianmaria, Don Renato e Don Francesco con i quali hocondiviso belle esperienze e tutta la comunità parrocchiale. Dio vi ac-compagni e aiuti ad essere sempre una comunità come siete ora!

Don Fabiano

Don Fabiano torna in Indiacon il nostro grazie

Carissimi Carpenedolesi.Un cordiale saluto. Sono don Francesco Bacchetti, nato a Bagnolo

Mella il 17 giugno 1968, entrato in seminario in prima media e ordinatosacerdote il 12 giugno 1993 dal Vescovo mons Bruno Foresti. Da circa 4anni in servizio a Idro come collaboratore.

Arrivo a Carpenedolo con gioia, curiosità e trepidazione.Gioia perché ogni giorno qui scopro quanto è bella e piena di meravi-

glie la “vigna del Signore”:ho partecipato alle Messe di inizio scuola celebrate dal parroco don

Franco con tanti ragazzi allegri e sorridenti, visto il grande oratorio, con lanuova sala Polivalente dedicata a Paolo VI, la chiesetta del Sacro Cuoredove ho sentito e apprezzato il coro Ars Nova. Ho gradito e ammirato lagrande esposizione dei presepi.Ho incontrato le suore alla scuola mater-na, i giovanissimi dell’AC pieni di entusiasmo, le coppie con figli per il bat-tesimo, gli anziani alla casa di riposo per la messa della domenica, i ma-lati che vivono con fede la loro sorte e i tanti preziosi collaboratori e i fede-li che la domenica vengono alla chiesa per confessarsi e santificare le fe-ste. Quante persone gentili e affabili ho incontrato!

Curiosità per la storia che Dio Padre vorrà scrivere con tutti noi per iprossimi anni.

Trepidazione per la grandezza del paese e il numero elevato di animeche lo abitano. Ma so che la grazia e la pace del Signore non ci manche-ranno.

Sono grato all’arciprete don Franco per l’affettuosa e generosa acco-glienza. Con il curato don Stefano prego il Signore perché, condotti dalparroco, possiamo camminare uniti nella fede e l’amore fraterno.

Don Francesco

Il saluto di don Francesco Bacchetti che viene da noi

Faverzano, 21 Ottobre 2016Amici, conoscenti e parrocchiani di Carpenedolo, ri-

chiesto di un ricordo e di un saluto, accondiscendo vo-lentieri, facendo eco ad alcuni sentimenti di questo ul-timo periodo.

Dopo sette anni di servizio pastorale in mezzo a voi(San Bartolomeo 2009 - San Bartolomeo 2016), l’hoconcluso, grato al Signore per avermi accompagnatoed aver trovato in voi una comunità”calda ed acco-gliente”. Questo popolo numeroso ha sempre amato isuoi sacerdoti, condividendone da subito gioie epreoccupazioni... non si prova fatica ad inserirsi travoi, pur in mezzo a problemi che vi accompagnano;eppure la vostra sensibilità, un’umana curiosità tutt’al-tro che fredda ed indifferente, sono tratti che aiutano atrovarsi bene. Grazie dunque, anzitutto,per questo!

Nell’appena trascorso periodo, tra confratelli e voi,ho cercato di vivere quello spirito di comunione tantoauspicato da Gesù (“Padre che siano una sola cosa”)che oltre le parole allenta le tensioni, rasserena espinge ognuno a donare il meglio di sé.Non sempre cisono riuscito, specie di fronte a situazioni da risolvereo relazioni umane da comporre. Tutto è passato, oranon ricordo che i bei momenti, le solenni celebrazioniliturgiche del grandioso vostro tempio, le ricorrenze ci-vili, meticolosamente organizzate da gruppi ed asso-ciazioni, in gara fra loro, mai in competizione negativao irrispettosa.

Purtroppo in mezzo a tanta operosa generosità e

forme di volontariato,ho sperimentato diret-tamente le molteplicipovertà di cui ancheCarpenedolo, cometutte le realtà del tes-suto sociale, soffre: ladisoccupazione, lapiaga dell’alcoolismoanche tra i giovani, ladroga diffusa pur sen-za troppo rumore, le si-tuazioni più diverse diemarginazione. Non sono stato sempre a guardare;nella condivisione ho cercato di fare quanto mi erapossibile, soprattutto attendendo ai compiti propri del-la vita sacerdotale: la predicazione della Parola di Dio,la formazione delle coscienze, il contatto personale,l’esortazione con la parola e con l’esempio.Questo di-co per ricordarvi quanto ci sia da fare per il bene di tut-ti con le energie di ciascuno, sostenuti dalla forza e lu-ce della fede.

Non mi resta che pregare per me e per voi perchémai ci stanchiamo di sperare e di vivere nella comu-nione del Signore: Lui ci accompagni e conforti nelcammino... Certi che ogni umana esperienza ci edifi-ca ed ha sapore di eternità. Grazie di cuore a tutti.

Vi porto nella preghiera all’altare.Don Gian Maria

ILCASTELLO7

Nei giorni del mio avvicendamentofra le parrocchie di Carpenedolo e diBrescia una persona saggia e cara miha regalato un’espressione di sant’A-gostino che, come è consuetudine at-tingendo da questo grande padre del-la chiesa, offre una luce soprannatura-le alle normali situazioni della vita. Co-sì scrive il vescovo di Ippona nella Let-tera IX indirizzata al lontano amico Nebridio: “non è ilvivere nello stesso luogo che ci unisce”. Sicuramentela conoscenza reciproca è iniziata - e non poteva esse-re altrimenti - dal vivere nello stesso luogo: di questonon sarò mai abbastanza grato al Signore di avermifatto incontrare nel mio percorso esistenziale e mini-steriale la comunità di Carpenedolo! Questi anni “nellostesso luogo” hanno arricchito me e la mia anima, piùdi quanto possa averlo fatto io come ministro! La paro-la che è in grado di riassumere tutti i miei sentimenti èsemplicemente “grazie”. Mi piacciono molto le lingueantiche e moderne, ma durante la GMG di quest’estatea Cracovia l’unica parola che sono riuscito a memoriz-zare e pronunciare piuttosto spesso in quella linguacosì misteriosa che è il polacco è “dziekuje?”, ossia“grazie” ...E vi dirò che con quella sola parola, fatte sal-ve le comunicazioni nell’ormai onnipresente inglese,mi è parso di poter dire tutto ai polacchi che ci hanno

accolto con un affetto sorprendente:basta quella parola ed il mondo si apre,basta quella parola ed ho tutto quelloche mi serve per rimanere in relazione.Grazie, dunque, a Carpenedolo e gra-zie principalmente a nostro Padre-Dio,che con la sua sapienza ha tessuto latrama della nostra esperienza insieme.Poco prima delle parole sopra citate

sant’Agostino suggerisce al suo amico in quale luogopotranno gioire insieme della vicinanza reciproca: “rifu-giati nella tua anima e innalzala a Dio per quanto puoi,là infatti tu trovi con sicurezza anche noi”. Quandosant’Agostino dice di rifugiarsi nella propria anima noninvita a ripiegarsi su se stessi in cerca di una consola-zione ingannevole: egli ha una concezione dell’animamolto grande e ritiene che Dio abiti realmente nella piùprofonda interiorità dell’uomo; se ognuno di noi, amiciche ormai non vivono più nello stesso luogo, frequentala propria anima, specialmente con la preghiera, lì tro-verà Dio, lì troverà ognuno dei suoi cari, perfino coloroche già contemplano in volto di Dio nella vita eterna.Frequentiamoci allora in Dio, incontriamoci anche quo-tidianamente nella preghiera! Sia Gesù il nostro mae-stro in questo viaggio dentro noi stessi, sia Maria Im-macolata il nostro sostegno nella vita cristiana.

don Renato

Il grazie di don Gian Maria Guerini

Dziekuje

OFFERTEDALLA PARROCCHIA DI CARPENEDOLO

ILCASTELLO 8

Solidarietà per il terremoto del 24 agosto

Discendenti da nonno Andrea e nonna Maria:presenti alla festa 137 nipoti

Domenica 18 settembre 2016

pranzo “Amatriciana per Amatrice”

350 persone alla polivalente:

ricavato euro 4.534Cuochi al lavoro

Cucina: visione parziale

S. Messa nella Chiesa del Sacro Cuore

Offerte in Chiesa: euro 2.159

➋Casa di riposo: euro 552

➌Incontro famiglie Tortelli:

più di 130 parenti di don Franco: euro 2016➍

Tutto il ricavato delle 4 iniziative(euro 9.261) va interamente devolutoalle vittime del terremoto.

ILCASTELLO9

Polivalente OK per molteplici usi

Pranzo “Amatriciana per Amatrice”

Da maggio a ottobre presenti per iniziative varie oltre 5000 persone (spettacoli scuole maternedanza - musica - concerti - burattini, ecc. ecc.). Per un mese grande uso dai ragazzi del GREST

Pranzo famiglie Tortelli

Sala preparata per la sfilataVolontari per la cucina

24 agosto. S. Bartolomeo cena (200 persone) e spettacolo musicale

Giochi all’esterno Volontari per il servizio

Bambini del GREST

ILCASTELLO 10

CAMPISCUOLA

NOI con VOI per TUTTI è ilcamposcuola vissuto dai nostriragazzi e ragazze dalla IV ele-mentare alla II media dal 27 lu-glio al 3 agosto presso la casa diStadolina di Vione.

I 29 ragazzi/e sotto la perfettaguida di Padre AIDAM coordi-nati da Alessandro e Silvia edaffiancati dai “compagni di viag-gio” Cristian, Elisa, Federico eStefano, hanno vissuto unasettimana intensa di preghiera,riflessione, condivisione, amici-zia, gioco, camminate, escur-sioni, musica e divertimento allaricerca dei loro “TALENTI”.

La nave, costruita ingegnosamente da tutti con do-vizia di particolari ed attrezzature di bordo, è salpatadal camposcuola per accompagnare tutti loro nelle“strade della vita”.

Un grazie particolare e doveroso alle cuoche MA-RIA TERESA e MARIAGRAZIA che ci hanno “viziato”e sostenuto con gustosi manicaretti e specialità bre-sciane.

È vero che le sorprese, so-prattutto quelle che vengonodall’alto, sono sempre gradite,ma la possibilità di vivere que-sta esperienza mai ce lo sarem-mo aspettati.

Nel ringraziare Don Francoper questa meravigliosa oppor-tunità, ci piace ricordare la ge-nesi di questa avventura nata,come lui stesso l’ha definita, daun’illuminazione dell’angelo cu-stode.

Esperienze dello stesso ge-nere che avevamo vissuto pre-cedentemente sia come singleche come coppia, ma, chiamatia coordinare l’attività del camposcuola estivo dei ra-gazzi delle elementari e medie era sicuramente uncompito/servizio che richiedeva a noi lo sforzo neces-sario per “rimettersi in gioco”.

Mai abbiamo pensato di rifiutare la proposta, anchese i timori di essere impreparati erano tanti. Ed inoltre,piano piano che il Don riversava su di noi e sugli ani-matori valanghe di proposte ed idee, cresceva ancordi più la consapevolezza di “essere chiamati” a svol-gere un servizio per loro (i ragazzi) e per noi (come fa-miglia) sorretti dall’alto.

La preparazione del camposcuola ha “rubato” sicu-ramente parecchio del nostro tempo libero, la setti-mana vissuta a Stadolina ha “prosciugato” tutte le no-

stre energie, ma vedere le facce dei ragazzi e delle ra-gazze entusiasti dell’esperienza vissuta ci ha ripaga-to con gli interessi.L’immagine dei ragazzi che, all’om-bra della chiesa di Stadolina, contemplavano il creatoe meditavano alcuni salmi proposti resterà fissa neinostri occhi per molto tempo.

Un ultimo GRAZIE, ma non per importanza, lo vo-gliamo lanciare a PADRE AIDAM, che ci ha “sorretti”dal primo all’ultimo istante sorprendendoci in ognifrangente. I ragazzi hanno beneficiato della sua pre-senza, del suo pensiero, del suo aiuto, ma soprattuttodel suo essere “PASTORE” in mezzo al gregge di Cri-sto. Grazie.

Alessandro e Silvia

Grazie (Don e Padre)

NOI con VOI per TUTTI

ILCASTELLO11

Anche quest’anno abbiamo dovuto stringerci perstarci tutti…35 ragazzi e ragazze al campo giovanissi-mi di Stadolina. Un campo in cui abbiamo avuto mododi divertirci giocando, pregando e riflettendo guidatidal filo conduttore del film “Fireproof”, una pellicola incui il protagonista, un pompiere, affronta oltre ai rischidel suo lavoro, la difficile situazione di dover ricucireun rapporto sentimentale ormai in crisi.

C’è stato ovviamente lo spazio per lunghe cammi-

nate, che da un lato hanno messo a dura prova le no-stre gambe ma dall’altro ci hanno regalato spettacola-ri panorami come il suggestivo lago Aviolo o il mozza-fiato cielo stellato al bivacco Occhi. Ringraziamo tutti ipartecipanti, gli animatori, le cuoche e mandiamo unforte abbraccio a Don Renato, per averci accompa-gnato in questi quattro anni anche attraverso questebellissime esperienze. A presto.

Gli Educatori

Camposcuolagiovanissimi

L’AMICOUn amico è la cosa più bella che c’èTi ascolterà e si batterà per teUn amico è la cosa più vera che haiSe un amico è con te non tradirlo maiPer sempre al tuo fianco lo troveraiUn amico è una cosa che non muore maiÈ come un grande amore mascherato un po’Se tu ci sarai io ci saròNon chiedere né come né perchéLui combatterà insieme a meNelle gioie e nelle difficoltàUn amico non ti giudicheràL’amico sa il gusto amaro della veritàNascosto tra le pieghe di un cuore che si dà

ILCASTELLO 12

Oggetto: dipinto ad olio su tela Provenienza: Carpenedolo (Bs)Chiesa di san Rocco Ubicazione: Sagrestia della chiesaparrocchiale parete laterale destra Soggetto: Natività di Maria Autore: ignoto Epoca: sec. XVIII Dimensioni: cm 310x230 sagomato Proprietà: ecclesiastica

DESCRIZIONE E STATODI CONSERVAZIONE

Il dipinto in oggetto, già citato inun documento del 1880 sui dipinticustoditi in sagrestia, reperito nel-l’Archivio Parrocchiale e pubblicatonel libro di don Trebeschi sulla chie-sa parrocchiale, era intitolato alla Nascita di Maria eS.Anna e dicesi utilizzato quale pala della chiesa delSuffragio. Nell’inventario della diocesi veniva inveceascritto alla Nascita del Battista, essendo la chiesa in-titolata appunto al santo. La similitudine dei soggetti,nell’iconografia tradizionale, poteva infatti trarre in in-ganno, ma si è potuto fare chiarezza nel sopralluogoeseguito per visionare il dipinto, dove si è meglio potu-to analizzare l’opera e i luoghi dove doveva trovarsi inorigine. La scritta sul cartiglio retto dal putto nella par-te superiore del dipinto: “GAUDIUM ANNUNCIAVITUNIVERSO MUNDO” fa riferimento a Maria e la parti-colare sagoma corrisponde esattamente alla paladell’altare maggiore della chiesa di san Rocco, ora indrammatico stato di incuria e abbandono e non a

quella del Suffragio.Nel bel paliotto mar-moreo l’effige cen-trale riporta due figu-re muliebri che po-trebbero appunto es-sere riferite a Maria eS. Anna.

Le proporzioni sono abbastanza anomale: la tela ri-sulta piuttosto larga e schiacciata se non fosse per laparte superiore sagomata secondo un profilo moltoarticolato e prettamente settecentesco. Escluderei in-fatti il riferimento al XVII secolo riportato nell’inventa-rio e anche la possibilità ad un adattamento, in quantouna cornice color ocra, direttamente dipinta sulla tela,profila il perimetro, dove era sormontata da un filettoligneo dorato, di cui rimane solo un frammento, cheseguiva appunto la sagoma della soasa marmorea.

Il tessuto risulta ormai sfibrato e rilasciato sul vec-chio telaio da cui presenta numerosi distacchi, lungotutto il profilo. Lacerazioni e buchi di varia entità sonopresenti sulla superficie, cosi come moltissime cadutedi colore, sia lungo la sagoma del telaio, sia sparse.

L’aspetto è opaco, con aloni di umi-dità e ossidazioni, tutte cause checontribuiscono a celare la bella lu-minosità e vivacità della policromiaoriginale.

PROPOSTA DI INTERVENTO Il dipinto necessita un completo in-tervento di restauro, che si può sin-tetizzare nelle seguenti fasi opera-tive:• trasporto del dipinto in laboratorioe documentazione fotografica del-l’insieme (fronte, retro) e dei parti-colari come richiesto dalla Soprin-tendenza, seguite da altre durantele varie fasi di lavoro • smontaggio della tela dal telaio

• attenta osservazione dello stato conservativo edeventuale rimozione di ridipinture (solo se le condi-zioni conservative lo consentiranno) prima della veli-natura • velinatura a colletta o con resina Plexisol diluita inwhite spirit a seconda della resistenza all’umidità • pulizia del retro da qualsirsi irregolarità e sporco ac-cumulato • eventuale imbibizione con resina Plexisol nel caso siabbia avuto la possibilità di velinare a colletta, così dagarantire la stabilità del colore e della preparazionegeneralmente sensibili in quest’epoca • preparazione della tela da rifodero su telaio interina-le, mediante bagnature e tiraggi, per sfibrarla, seguitadalla foderatura vera e propria, con pattina di lino ecolla pasta. Lacerazioni, cuciture e bordi saranno par-ticolarmente rinforzati con velo di Lione e garze sfran-giate • svelinatura • pulitura della superficie pittorica con solventi idonei,preferibilmente supportati in solvent gel, così da limi-tare l’impregnazione in profondità • montaggio su telaio nuovo, opportunamente studia-to in modo da renderlo mobile in tutte le direzioni, no-nostante la particolare sagoma della parte superiore.Angoli e traversi saranno tutti dotati di perni e tirantimetallici, per garantire una stabile tensione nel tempo • rifinitura dei bordi • verniciatura a pennello con resina mastice in essen-za di trementina rettificata • stuccatura delle lacune con gesso di Bologna, terrecolorate in tonalità con la preparazione e colla di coni-glio a spatola e a pennello e relativa verniciatura conresine terpeniche in ligroina • integrazione pittorica delle lacune con colori a verni-ce reversibili secondo le direttive della D.L.• verniciatura finale nebulizzata • documentazione fotografica finale e riconsegna.

La tela “Natività di Maria” tornerà splendidaUn generoso benefattore offre il restauro della grande tela della “Natività di Maria”

che fu pala d’altare alla Chiesa di San Rocco

ILCASTELLO13

S. Giovanni Battista occupa un posto particolarenel culto e nell’inconografia cristiana; è l’unico tra isanti di cui si celebri la natività e il giorno della morte,come avviene per il Cristo e la Madonna: il suo culto èmolto diffuso e popolare in tutto il mondo cristiano e alui sono dedicate numerosissime cattedrali e chiesee gli sono consacrati soprattutto i battisteri. Diversecittà lo venerano come patrono.

Non c’è artista che nella pittura o nella scultura, nelmosaico, non abbia lasciato una o più opere che pre-sentano il Battista.

Il Medioevo lo rappresenta solitamente come ana-coreta del deserto, mentre l’età paleocristiana lo raffi-gura anche in abito pastorale o sacerdotale. In Orien-te egli ha l’aspetto emaciato e smunto, la barba lungae i capelli arruffati; è vestito di una corta tunica di pelodi cammello, stretta in vita da una cintura di cuoio.

Il Rinascimento ha reso popolare anche l’immagi-ne del santo bambino in atto di giocare con il piccoloGesù o di adorarlo sotto la materna e vigile custodiadella Vergine.

La raffigurazione più frequente del santo è la scenadel Battesimo di Gesù al Giordano, con in mano unaconchiglia con cui versa l’acqua sul capo di Gesù.

Non mancano opere che lo rappresentano nell’attodi indicare Gesù, proclamandolo il Messia da seguiree l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.

In tantissime opere Giovanni è rappresentato nelmomento del martirio a causa di Erode sollecitato daErodiade, perché il santo rimproverava una convi-venza illecita.

I Vangeli canonici e quelli apocrifi che ampiamenteparlano del Battista hanno ispirato svariati modi dipresentare il più santo tra i nati da donna, come lopresenta Gesù.

In alcune opere, accanto al santo, c’è un’accetta: ri-corda la sua morte, infatti gli fu tagliata la testa, ma ri-corda anche il riferimento evangelico che tutto èpronto per tagliare l’albero vecchio e fare spazio allanuova economia della salvezza (Mt 3,10). Battista èrappresentato con le ali d’angelo per indicare che erapiù che uomo, è denominato messaggero (Mc 1,2),l’angelo del deserto.

In altre opere con una mano benedice chi lo pregae con l’altra tiene una croce stilizzata e un rotolo conscritte evangeliche: Invio il mio Messaggero.Voce nelDeserto: preparate la strada, il Regno è vicino.

L’icona di San Giovanni Battistatitolare della nostra Parrocchia

ILCASTELLO 14

Droga e gioco d’azzardo: vizi gemelli

Gruppo missionario S. M. Teresa di Calcutta

Nella lunga lista della cronacanera, che la stampa offre quotidia-namente, stupefacenti, gioco d’az-zardo e, soprattutto nei giovani, l’al-col, sono gli elementi che non man-cano nei drammi che riempiono igiornali. Il direttore del dipartimentoantidroga, Giovanni Serpelloni, af-ferma: “L’uso di sostanze stupefa-centi e il gioco d’azzardo patologi-co, sono strettamente correlati: chisviluppa dipendenza dalle droghe,può svilupparla anche nel giocoperché la base neurofisiologica è lastessa”.“Per chi non ha mai giocato- continua - è stato rilevato un uso disostanze solo nel 3% dei casi,mentre per chi gioca tutti i giorni -dunque un giocatore problematico- c’è un uso di sostanze nel 12% deicasi, inoltre nei giovani abbiamo vi-sto che il rapporto è ancora più evi-dente.Tra chi non gioca l’uso di so-stanze è al 17%;per chi pratica i co-siddetti giochi sociali (non pericolo-si) si passa al 24,4%; nel gioco pro-blematico la percentuale arriva al34,1%;mentre per il gioco patologi-co si sale, addirittura al 41,7%. Unasituazione di fragilità che potrebbecomportare anche un rapporto piùfrequente con gli alcolici: il giocato-re problematico o patologico ne faun uso maggiore”. La stampa este-ra ha pubblicato una serie di inchie-ste, da cui si sa che un quarto degliadulti europei (85 milioni di perso-

ne) ha dichiarato di aver fatto uso distupefacenti. La “regina” dei consu-mi risulta essere la cannabis; 77milioni dicono di averne fatto uso(20 milioni nel 2011, 3 milioni in me-dia ogni giorno). Il consumo è inleggero calo, ma il mercato restaampio e in quasi tutti i Paesi si se-gnalano coltivazioni domestiche enel 2011 il numero di sequestri dimarijuana in Europa ha rappresen-tato il 41% del totale. Inoltre cresco-no di un terzo coloro che hanno ini-ziato un trattamento per dipenden-za; da 45mila casi nel 2006 a 60mi-la nel 2011.

Cosa si può fare? “È parere una-nime che le dipendenze vadanocombattute con una strategia uni-ca. Non si può pensare di contra-stare solo quella derivante dalledroghe, senza pensare di combat-tere quella causata dagli alcolici, vi-sto che per molti adolescenti l’ap-proccio col bere corrisponde o pre-lude a quello con gli stupefacenti,(continua Serpelloni) E non solo:alcuni Paesi europei, come la Fran-cia, già si stanno attrezzando percurare e contrastare anche la di-pendenza dal gioco d’azzardocompulsivo, che anche in Italiasembra avere una preoccupantecorrelazione con l’uso di droghe”.

Purtroppo c’è chi insiste di lega-lizzare le droghe cosiddette (legge-re), “ ...ma quando si analizzano gli

argomenti a sostegno, non sononeppure così convincenti. Pensosia una idiozia continuare a soste-nere che ci siano droghe buone ecattive, leggere e pesanti: Possonotutte fare male in maniera seria, avolte malissimo se chi le usa è unadolescente o qualcuno già grava-to da problemi di salute. Mi è acca-duto di far colazione accanto a per-sone giovani o di mezza età, che aquell’ ora dovevano essere impe-gnate in mansioni lavorative e inve-ce erano attaccati compulsivamen-te allo schermo di queste slot ma-chines da bar.È una piaga sociale”.

Non va poi dimenticato che primala maggior parte di stupefacenti ve-niva da altri Paesi produttivi, fuoridel nostro continente. Ora aumen-tano i sequestri delle piante in Eu-ropa. E non si tratta solo di qualcu-no che coltiva le sue piantine, ma avolte si presentano vere e propriepiantagioni. Ciò dimostra l’interes-se della criminalità organizzata,che una volta accertata la crescitadella domanda si attrezza per au-mentare l’offerta.

Si comprende come la realtà delnostro tempo, chieda a tutti, fami-glia, scuola, chiesa, strumenti dellacomunicazione di moltiplicare ognisforzo e magari tecniche comuniper offrire soprattutto alla gioventùquegli esempi che valgono più ditanti ammonimenti.

Il Gruppo missionario, la comunità di Carpenedolola sera del 3 settembre 2016 hanno vissuto un mo-mento magico. Nella bella e spaziosa piazza Matteottisi è tenuta per la prima volta la Festa di “Sport e Solida-rietà”che solitamente si teneva nella palestra comuna-le. Si è dato il via alla festa alla presenza delle autoritàcivili e religiose sempre molto attente e solleciti a que-ste manifestazioni e sensibili verso realtà a volte pococonosciute. Questa festa è sempre molto attesa, è unappuntamento di fine estate, una occasione che ognianno riunisce la comunità di carpenedolo per iniziativebenefiche e sociali. La straordinarietà di quest’anno èche la festa si è rivestita di bianco, tutti si dovevanopresentare rigorosamente in bianco, quindi tutto nellabellissima piazza era splendente, raffinato, elegante ela musica ha creato un’atmosfera gioiosa e molto sug-gestiva. All’inizio della festa però qualche cosa ha toc-cato i cuori dei presenti, in bella mostra uno striscione

che inneggiava a Madre teresa che sarebbe stata ca-nonizzata il giorno seguente da Papa Francesco inPiazza San Pietro. Un battimano unanime ha accoltouna frase di S. M. Teresa “Io sono una piccola pennanelle Sue mani e niente altro, è Lui che pensa è Lui chescrive. Il gruppo missionario presente alla festa hamolto apprezzato questa iniziativa, ci siamo sempreispirate a Lei con molta umiltà e la sentiamo nostracompagna di viaggio. La festa molto riuscita per la suaoriginalità ha messo in evidenza l’entusiasmo e il lavo-ro fatto da tanti volonatri e in particolar modo dai sem-pre meravigliosi e insuperabili (bravi gnari) che ancorauna volta hanno dimostrato la loro sensibilità versorealtà difficili in particolare quest’anno verso i terremo-tati del centro Italia. Da parte del Gruppo missionarioun grazie a tutti i partecipanti alla festa, con l’augurio diritrovarci ancora così numerosi ed entusiasti il prossi-mo anno.

ILCASTELLO15

Per conoscere GesùPer conoscere veramente Gesù

bisogna parlare con lui, dialogarecon lui mentre lo seguiamo sullasua strada.

Erode si interroga su chi siaquel Gesù di cui sente tanto parla-re. La persona di Gesù, ha susci-tato spesso domande del tipo:«Chi è costui? Da dove viene?Pensiamo a Nazareth, per esem-pio, nella sinagoga di Nazareth,quando se n’è andato per la primavolta: ma dove ha imparato questecose? Noi lo conosciamo bene: èil figlio del falegname. Pensiamo aPietro e agli apostoli dopo quellatempesta, quel vento che Gesù hafatto tacere. Ma chi è costui alquale obbediscono il cielo e la ter-ra, il vento, la pioggia, la tempe-sta? Ma chi è?».

Domande che si possono fareper curiosità o per avere sicurezzesul modo di comportarsi davanti alui. Resta comunque il fatto chechiunque conosca Gesù si fa que-ste domande. Anzi, «alcuni inco-minciano a sentire paura di que-st’uomo, perché li può portare a unconflitto politico con i romani»; edunque pensano di non teneremaggiormente in considerazione«quest’uomo che crea tanti pro-blemi». E perché, Gesù crea pro-blemi? «Non si può conoscere Ge-sù senza avere problemi». Para-dossalmente, «se tu vuoi avere unproblema, vai per la strada che tiporta a conoscere Gesù» e alloradi problemi ne sorgeranno tanti. Inun mondo di falsità chi dice la ve-

rità è tagliato fuori, chi parla di giu-stizia in un mondo di corruzione bi-sogna eliminarlo. In ogni caso, Ge-sù non si può conoscere «in primaclasse» o «nella tranquillità», tan-tomeno «in biblioteca». Gesù lo siconosce solo nel cammino quoti-diano della vita.

E lo si può conoscere, «anchenel catechismo. È vero! Il catechi-smo ci insegna tante cose su Ge-sù e dobbiamo studiarlo, dobbia-mo impararlo. Così impariamo cheil Figlio di Dio è venuto per salvarcie capiamo dalla bellezza della sto-ria della salvezza l’amore del Pa-dre». Resta comunque il fatto che

anche la conoscenza di Gesù at-traverso il catechismo «non è suffi-ciente»: conoscerlo con la mente ègià un passo in avanti, ma «Gesù ènecessario conoscerlo nel dialogocon lui. Parlando con lui, nella pre-ghiera, in ginocchio. Se tu non pre-ghi, se tu non parli con Gesù nonlo conosci».

C’è infine una terza strada perconoscere Gesù: «È la sequela,andare con lui, camminare con lui,percorrere le sue strade». E men-tre si cammina con lui, si conosce«Gesù con il linguaggio dell’azio-ne. Se tu conosci Gesù con questitre linguaggi: della mente, del cuo-re, dell’azione, allora puoi dire diconoscere Gesù». Fare questo ti-po di conoscenza compor ta ilcoinvolgimento personale. «Nonsi può conoscere Gesù senzacoinvolgersi con lui, senza scom-mettere la vita per lui». Dunqueper conoscerlo davvero è neces-sario leggere «quello che la Chie-sa ti dice di lui, parlare con lui nellapreghiera e camminare nella suastrada con lui». Solo cosiì potremodire che la nostra fede in Lui è au-tent ica. Questa è la strada e«ognuno deve fare la sua scelta».E quando ti dice “vieni e seguimi”,non dire perché, o, vediamoci piùavanti ma, vai e digli “Ecco io ven-go per fare la tua volontà, non miimporta dove Tu mi porti, ma miimporta che là dove tu mi chiamiTu sia sempre con me.” ...E tu midirai ...E se non lo vedo? Tranquil-lo, ti vede Lui...

Offriamo alcuni consigli perché i vostri figliimparino ad amare Dio

1. Insegnare loro a pregare durante la giomata,ad avere un dialogo con Dio per chiedere il suo con-siglio e la sua guida, e ringraziarlo per tutto ciò checi dà.

2.Ringraziare Dio per il cibo, avere in casa imma-gini religiose, insegnare ai figli il signiticato delle fe-ste liturgiche e chiedere la protezione dell’AngeloCustode.

3. Leggere con loro la Bibbia o i foglietti dellaMessa. Lasciare che i bambini dicano cos’hannocapito e come risponderanno a Dio.

4. Assistere alla Messa in famiglia e insegnare albambino il significato dei momenti più importantidella Liturgia, degli ornamenti e degli elementi del-l’altare.

5. Prepararli a collegare la propria vita quotidianaa Dio, ad esempio motivandoli a offrire a Dio le le-zioni e i compiti.

6. Prepararli a ricevere i Sacramenti.7. Ricordare che un elemento essenziale è la te-

stimonianza viva dei genitori, che sono i primi mes-saggeri del Vangelo nei confronti dei figli.

“Il Castello” - Ottobre 2016 - Aut. Trib. BS N. 13/94 del 14/5/94 - Direttore responsabile: Mons. Antonio FappaniDirezione e redazione: Parrocchia S. G. Battista V. Ventura, 1 Carpenedolo (BS) - Videoimpaginazione: GraficaCM - Bagnolo Mella (BS) - Stampa: Grafinpack - Calvisano (BS)

La Nona Sinfonia di Beethovena Carpenedolo il 18 dicembre

Carpenedolo si prepara a vivere un evento eccezionale: un Concerto di Natalestraordinario con l’esecuzione della Nona Sinfonia di L. V. Beethoven.

Coinvolte altre comunità bresciane e la Città di Verona

I maestri impegnati nel progetto: da sinistra Andrea Mannucci Direttore dell’Orchestra,Mario Tononi dell’Ars Nova, Gigi Bertagna Direttore del Coro di Desenzano,

Enzo Loda Direttore del Coro di Paitone e Michela Tononi Direttore del Coro Acanthus o giovanile di Carpenedolo.

Il tradizionale Concerto di Natale quest’annoassume un carattere straordinario in quantoverrà eseguita la Nona Sinfonia di L.V. Beetho-ven che nasce da una stretta collaborazionetra l’Orchestra del “Ned Ensemble” di Desen-zano con quattro cori bresciani e quattro vocisoliste.

L’ambizioso progetto viene ispirato non solodal messaggio cristiano nella ricorrenza delSanto Natale, ma anche in concomitanza del-l’anno del Giubileo della Misericordia decreta-to da Papa Francesco.

Spiegano gli organizzatori: “Riteniamo chequesto particolare evento sia un motivo digrande riflessione e a tal proposito pensiamoche sia molto stimolante e coinvolgente realiz-zare un progetto musicale quale è la nonaSinfonia, il cui profondo significato è fondatosul rapporto umano ed affettivo e sui valori uni-versali di Pace, Libertà e Fratellanza”.

L’idea di proporre nel bresciano e nella cittàdi Verona l’esecuzione della Nona Sinfonia diLudvig Van Beethoven, basandosi su realtàmusicali del territorio, è nata dal Coro del Duo-mo di Desenzano diretto dal M° Gigi Bertagnae dal soprano carpenedolese Nadia Enghebenche nel mese di gennaio 2016 hanno avutol’opportunità di proporre ad Amberg (Germa-nia) questa opera. Il 2016 ricorre il 35° di costi-tuzione della Corale Polifonica “Ars Nova” ed èanche l’anno del Giubileo della Misericordiadecretato da Papa Francesco. Afferma il Mae-

stro Mario Tononi: “Per la nostra corale è un’oc-casione di stimolo poter realizzare questo am-bizioso progetto musicale qual è la nona Sinfo-nia, con un forte messaggio”.

In questa affascinante esperienza, in nomedegli ideali comuni, più di centocinquanta mu-sicisti, tra cantanti solisti, coristi ed orchestrali,offriranno con la loro passione ed entusiasmol’esecuzione di uno dei massimi capolavoridella storia della musica.

In questo progetto vengono coinvolti i cori:Corale Polifonica “Ars Nova” di Carpenedolodiretta dal M° Mario Tononi, il Coro “Acanthus”di Carpenedolo diretto dalla Ma Michela Tono-ni, il Coro “Santa Maria Maddalena” di Desen-zano diretto dal M° Gigi Bertagna e la Corale“Santa Giulia” di Paitone diretta dal M° EnzoLoda. Inoltre è prevista la partecipazione pre-stigiosa di quattro voci soliste: Nadia Enghe-ben Soprano, Romina Tomasoni Contralto,Ivan Defabiani Tenore e Luke Mllugja Baritono,il tutto accompagnato dall’orchestra del “NedEnsemble” diretta dal M° Andrea Mannucci delconservatorio di Verona.

Verranno effettuati tre concerti: il primo siterrà sabato 17 dicembre alle 21.00 nel Duomodi Desenzano, il successivo si terrà la domeni-ca 18 dicembre alle 21.00 presso la ChiesaParrocchiale di Carpenedolo, infine verrà repli-cato nell’Auditorium della Gran Guardia di Ve-rona martedì 20 dicembre alle 21.00.

Mario Ferrari