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P arola d’ordine “resilienza”: è questo, dicono gli esperti, l’unico modo per rispondere ai cambiamenti climatici e al rapido riscaldamento del nostro pianeta. Una parola difficile che, in realtà, significa semplicemente “adattamento”. Solo chi si adatta, modificando le abitudini, la dieta o la distribuzione, potrà sopravvivere a questi mutamenti che già in passato hanno interessato la Terra in modo naturale. Ere glaciali si sono alternate a periodi più caldi, determinando estinzioni di massa di quelle specie che non sono state in grado, appunto, di adattarsi. Questa volta però, l’uomo ha accelerato notevolmente gli eventi: a causa della massiccia produzione di anidride carbonica (CO 2 ), si è registrata un’impennata delle temperature globali. PROBLEMI PER CHI VIVE AL FREDDO Tremila miliardi di tonnellate di ghiaccio sciolto in mare in trent’anni: è l’effetto del riscaldamento globale in Antartide, il luogo più freddo della Terra. Ciò ha portato all’innalzamento di 8 millimetri del livello di tutti i mari (un problema per le specie costiere o marine incapaci di spostarsi). Questo valore, inoltre, vista la velocità del fenomeno, potrebbe diventare di 27 cm tra 50 anni, con SEMPRE PIÙ IN ALTO Lo stambecco (Capra ibex) per sfuggire al calore si sposta a quote maggiori, ma si nutre di meno e il suo peso diminuisce. IL GHIACCIO DIMINUISCE Un gruppo di pinguini di Adelia (Pygoscelis adeliae) si accalca su una zattera di ghiaccio che ancora non si è sciolta nel mare di Ross, in Antartide. IL CLIMA CAMBIA E... NOI ANCHE! Qual è l’impatto dei cambiamenti climatici sugli animali? Alcuni effetti sono ormai conosciuti: agli animali dei Poli, per esempio, si sta sciogliendo il ghiaccio sotto le zampe! Ma da noi in Italia? Getty Images/Hemis.fr RM Tui De Roy/Minden DOSSIER di Claudia Fachinetti 20 21

il Clima Qual è l’impatto dei cambiamenti climatici sugli

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P arola d’ordine “resilienza”: è questo, dicono gli esperti, l’unico modo per rispondere ai cambiamenti climatici e al rapido

riscaldamento del nostro pianeta. Una parola difficile che, in realtà, significa semplicemente “adattamento”. Solo chi si adatta, modificando le abitudini, la dieta o la distribuzione, potrà sopravvivere a questi mutamenti che già in passato hanno interessato la Terra in modo naturale. Ere glaciali si sono alternate a periodi più caldi, determinando estinzioni di massa di quelle specie che non sono state in grado, appunto, di adattarsi. Questa volta però, l’uomo ha accelerato notevolmente gli eventi: a causa della massiccia produzione di anidride carbonica (CO2), si è registrata un’impennata delle temperature globali.

PrOblEmi PEr Chi vivE al frEddO Tremila miliardi di tonnellate di ghiaccio sciolto in mare in trent’anni: è l’effetto del riscaldamento globale in antartide, il luogo più freddo della Terra. Ciò ha portato all’innalzamento di 8 millimetri del livello di tutti i mari (un problema per le specie costiere o marine incapaci di spostarsi). Questo valore, inoltre, vista la velocità del fenomeno, potrebbe diventare di 27 cm tra 50 anni, con

SEmPrE Più in alTO lo stambecco (Capra ibex) per sfuggire al calore si sposta a quote maggiori, ma si nutre di meno e il suo peso diminuisce.

il ghiaCCiO diminUiSCE Un gruppo di pinguini di adelia (Pygoscelis adeliae) si accalca su una zattera di ghiaccio che ancora non si è sciolta nel mare di ross, in antartide.

il Clima Cambia E... nOi anChE!

Qual è l’impatto dei cambiamenti climatici sugli animali? alcuni effetti sono ormai conosciuti: agli animali dei Poli, per esempio, si sta sciogliendo il ghiaccio sotto le zampe! ma da noi in italia?

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un aumento delle temperature medie di 3,5 °C. gli animali che vivono ai Poli (pinguini di adelia, trichechi, orsi polari, per citarne alcuni) sono dunque minacciati perché... gli si sta sciogliendo il ghiaccio sotto alle zampe! E il ghiaccio è per loro indispensabile per raggiungere i luoghi in cui alimentarsi, riprodursi e allevare i piccoli.nel nostro Paese, varie specie di alta montagna si trovano in difficoltà. «in italia – spiega michela Pacifici ricercatrice dell’Università la Sapienza di roma – l’impatto dei cambiamenti climatici è stato osservato per la marmotta alpina e lo stambecco. la marmotta, a partire dagli anni ‘90 del secolo scorso, partorisce meno piccoli per cucciolata; la causa più probabile è la riduzione della copertura nevosa in inverno che influenza la crescita delle piante in primavera (e quindi la disponibilità di cibo per le marmotte), e che serve anche come isolante termico per le tane. le marmotte, quindi, nel periodo riproduttivo, in primavera, sono più affaticate e generano meno cuccioli. lo stambecco, invece, per sfuggire all’aumento delle temperature, specie nelle ore più calde della giornata, si è spostato più in alto riducendo però il tempo trascorso a nutrirsi con un minor accumulo di peso». anche per gli uccelli d’alta quota la situazione è preoccupante e secondo gli esperti nei prossimi 100 anni potremmo perdere il fringuello alpino e la pernice bianca a causa della riduzione del loro habitat.

PrOblEmi anChE PEr Chi dOrmEle temperature più alte hanno prolungato il periodo favorevole alla riproduzione di alcune specie; il merlo, per esempio, ha un maggior numero

PrOblEmi PEr i CUCCiOli le marmotte alpine (marmota marmota) fanno meno figli; i cuccioli di riccio comune (Erinaceus europaeus, sopra) affrontano il letargo troppo magri.

lETargO a SinghiOzzi il rospo comune (bufo bufo, a sinistra), per via dei picchi di caldo in inverno, si sveglia più volte durante il letargo.

gli animali di alta quota si spostano ancora più su, o sono meno numerosi. Chi va in letargo ha sonni disturbati

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di deposizioni. anche alcuni mammiferi fanno più cucciolate. «negli ultimi anni – dice massimo vacchetta, fondatore del Centro recupero ricci di novello, in Piemonte – è molto frequente trovare, a fine agosto o inizio settembre, cucciolate tardive del riccio comune. Questi piccoli, tuttavia, non hanno tempo sufficiente per raggiungere il peso minimo (600-650 grammi) necessario per superare il letargo, anche perché trovano meno insetti, la loro principale fonte di cibo. inoltre, gli sbalzi termici invernali spingono gli animali a continui risvegli che causano un’ulteriore perdita di energia che, nei casi più gravi, quando l’animale è già sottopeso, portano alla morte». anche i rospi comuni, per i picchi di calore invernale, hanno un letargo “a singhiozzi” con perdita di energia e problemi al risveglio. «recentemente – spiega francesco ficetola, zoologo dell’università degli Studi di milano – è cambiata l’attività di rettili e anfibi: le lucertole sono ancora in giro in autunno, o già a gennaio. il cambio climatico ha portato anche alla diffusione di patogeni come il chitridio, il fungo killer degli anfibi che arriva dal madagascar, e a una diminuzione degli

anChE lE PianTE CambianOstenti alla siccità. anche le colture stan-no cambiando: si pro-duce uva in montagna (a 1.200 metri di quo-ta!), olio in valtellina e banane in Sicilia.

i cambiamenti climatici hanno effetti evidenti an-che sulla vegetazione: le piante fioriscono e pro-ducono frutti in anticipo, i boschi di conifere dell’appennino seccano,

le specie di montagna si stanno spostando a quote più elevate. ma per quanto sarà pos-sibile? Secondo gli esperti, gli ecosistemi d’alta quota

hanno gli anni contati. Stella alpina (foto a sini-stra) e abete bianco so-no tra le specie più a ri-schio. Chi prenderà il loro po-sto? le latifoglie più resi-

in COnTinUa ESPanSiOnE.

i gruccioni (merops apiaster) si stanno

spingendo più a nord.

“Ormai STiamO bEnE anChE QUi” Parrocchetti dal collare (Psittacula

krameri), originari dell’africa e dell’asia tropicale, approfittano delle mangiatoie in un giardino di londra. Sotto, una rondine (hirundo rustica).

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i migratori fanno viaggi più corti; le rondini anticipano l’arrivo nel nostro Paese

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ambienti umidi. la rana di lataste, per esempio, endemica della lombardia e poco tollerante alle variazioni ambientali, ha subito un drastico calo perché non trova più luoghi adatti alla deposizione delle uova».

mEnO viaggi E nUOvi OSPiTialcuni uccelli migratori, invece, traggono vantaggi dal cambiamento climatico. «negli ultimi 30 anni – dice diego rubolini ornitologo dell’Università degli Studi di milano – le rondini hanno anticipato il loro arrivo in italia di ben 10 giorni, mentre altre specie (aquila minore, falco di palude, falco pescatore, cicogna...) hanno ridotto la distanza migratoria: non svernano più nell’africa subsahariana, si fermano prima. molte anatre tuffatrici, morette e moriglioni, invece, non arrivano più nel nostro Paese e restano a nord. altri, che già erano presenti, stanno espandendo il loro areale: il grillaio ha colonizzato l’italia settentrionale, il gruccione negli ultimi vent’anni ha raggiunto la Svizzera. alcune specie “aliene”, non originarie del nostro Paese, hanno approfittato della situazione: l’ibis sacro, l’usignolo del giappone e diverse specie di pappagalli arrivati in italia “abusivamente” (perché fuggiti dalla cattività) si diffondono ulteriormente grazie al clima più mite».

mari aCidi E PESCi invaSOriil riscaldamento del pianeta sta causando l’acidificazione dei mari: l’anidride carbonica prodotta in grandi quantità si scioglie in acqua e forma acido carbonico che abbassa il ph dell’acqua. dall’inizio dell’era industriale, l’acidità degli oceani è aumentata del 26%. a

soffrirne di più sono i coralli che vivono in simbiosi con microscopiche alghe; la vita degli uni dipende da quella della altre e viceversa. il 50% dello sbiancamento dei coralli – generata dalla rottura della simbiosi tra alga e polipi dei coralli – dipende dai cambiamenti climatici. Uno studio guidato dall’alma mater Studiorum – Università di bologna ha dimostrato che i coralli mediterranei sono particolarmente sensibili a questo fenomeno. altro problema del riscaldamento delle acque del mare è la proliferazione di mucillagini e di specie tropicali che sono entrate dal mar rosso. l’ispra (istituto Superiore per la Protezione e la ricerca ambientale) ha raccolto 186 segnalazioni di specie esotiche, di cui 55 vegetali e 131 animali: barracuda, pesci pappagallo, pesci scorpione, granchi tropicali, pesci palla maculati, pesci coniglio si stanno adattando sempre meglio, a discapito delle specie nostrane.

dai pappagalli ai pesci scorpione, sono varie le specie tropicali diffuse anche da noi

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Ognuno di noi può fare la sua parte per ridurre le immissioni di gas serra e anidride carbonica in atmosfera. Occorre trovare soluzioni più rispetto-se per l’ambiente e tutto parte dalle nostre scelte. Possiamo diminuire i nostri consumi (di elettricità, acqua, carburante, ri-scaldamento, ecc.) e i nostri rifiuti, soprattutto quelli in plastica. Quando facciamo la spesa, meglio scegliere i prodotti locali e mangiamo meno car-ne (gli allevamenti sono tra le prime cause del riscaldamento globale).

COSa POSSiamO farE?

Un OSPiTE aliEnO il pesce scorpione (Pterois volitans) è stato trovato anche nel mediterraneo.

“Una vOlTa ErO COlOraTO” lo sbiancamento dei coralli: le alghe colorate, simbionti dei polipi, non ci sono più.

bUOnanOTTE! Un pesce pappagallo (Scarus spp.)

avvolto nel suo muco: è il suo modo di proteggersi dai predatori di

notte quando dorme.

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