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Non sono esistiti gli apostoli Alfred Loisy, sacerdote cattolico francese (1857 - 1940), teologo esegeta di fama internazionale, docente di ebraico e Antico Testamento, propugnava la critica storica scientifica, applicata agli scritti neotestamentari, come primo metodo da seguire per la ricerca sulle origini del Cristianesimo. Con i suoi studi il biblista contestò la storicità della "Passione e Resurrezione di Cristo" dimostrando, inoltre, che Gesù non volle essere il fondatore di una nuova religione, tanto meno di alcuna Chiesa. Lo storico esegeta, previa una corretta analisi filologica, si spinse ad affermare che Gesù, storicamente, fu un "Nazireo" e non un "Nazareno" in quanto appartenente alla setta dei Nazirei, i consacrati a Dio che fecero voto di mantenere capelli e barba intonsi e astenersi dal bere bevande inebrianti (lo stesso voto di Sansone); pertanto non poteva essere "abitante di Nazareth". Secondo quanto riferito da Giuseppe Flavio, i Nazirei erano una setta di giudei integralisti nazionalisti, avversari della dominazione pagana di Roma sulla terra d'Israele e, come tali, perseguitati sia dalla aristocrazia sacerdotale opportunista ebraica che dai Governatori romani o regnanti Erodiani. Come prevedibile, nel 1908 Loisy venne scomunicato dalla Chiesa Cattolica ... Un biblista non deve limitarsi a comparare fra loro la documentazione evangelica e le testimonianze dei Padri della Chiesa per scoprirne le contraddizioni (e sono molte) riscontrate nei testi dottrinali ad oggi pervenutici ma il metodo più proficuo, ai fini dell’accertamento delle verità o delle falsificazioni, è quello di confrontare tali scritti avvalendosi della storiografia laica per verificarne la corrispondenza attraverso analisi testuali più avanzate escludendo, inderogabilmente, l'utilizzo di qualunque dissertazione o ipotesi per cercare di "spiegare" determinate vicende descritte nei vangeli. Solo un presuntuoso sprovveduto può tentare di criticare i documenti neotestamentari, fondamento della dottrina cristiana da oltre 1700 anni, anziché basare le sue analisi su precise constatazioni di fatti realmente accaduti ma limitandosi ad inventare teorie paradossali su cui costruire futili "verità". I personaggi che interagirono con i protagonisti dei sacri testi furono uomini famosi, esistiti realmente, e per questo rintracciabili nella storia vera supportata da archeologia, epigrafi, numismatica. Tacito, Svetonio, Giuseppe Flavio, Cassio Dione, Plinio il Giovane, gli Esseni dei rotoli del Mar Morto, gli scribi patristi e molti altri, quando riportarono gli avvenimenti di allora, inconsapevolmente, hanno tramandato testimonianze tali che oggi permettono di ricostruire gli avvenimenti giudaici di duemila anni addietro e far luce sul vero messianismo (cristianesimo) primitivo del I secolo che dette origine, in un tempo successivo, al mito di "Gesù Cristo". La conoscenza degli eventi, tramite le fonti dell’epoca, ci consente di dimostrare la falsificazione di tutti gli “Atti del Sinedrio” di Gerusalemme riportati nei Vangeli e in “Atti degli Apostoli” (le gesta di "Gesù", “san Pietro”, “san Paolo”, “santo Stefano”, ecc.); ma la ricerca storiologica va oltre ed è in grado di scoprire il motivo delle mistificazioni e perché l’unico “Atto del Sinedrio” a noi fatto pervenire nelle opere dello storico Giuseppe Flavio, dalla morte di Erode il Grande sino al 66 d.C., risulta essere soltanto quello di “Giacomo fratello di Gesù detto Cristo”. Dagli “Atti” di un vero Sinedrio ebraico, mentre era in corso il “Processo a Gesù”, non sarebbe mai risultato che i Giudei scagliarono contro se stessi e i propri figli la maledizione riportata nei Vangeli (Mt 27, 25): “E tutto il popolo rispose: il suo sangue (del Messia) ricada sopra di noi e i nostri figli” Un eminente sacerdote e principe ebreo, come Giuseppe, discendente dagli Asmonei e da Sommi Sacerdoti, così come tutti i Giudei di allora e di oggi non avrebbero mai potuto riconoscere verosimile questo paradosso: il popolo giudaico che, dopo averlo osannato, fa

il cristo storico non è mai esistito

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Non sono esistiti gli apostoli

Alfred Loisy, sacerdote cattolico francese (1857 - 1940), teologo esegeta di fama internazionale, docente di ebraico e Antico Testamento, propugnava la critica storica scientifica, applicata agli scritti neotestamentari, come primo metodo da seguire per la ricerca sulle origini del Cristianesimo. Con i suoi studi il biblista contest la storicit della "Passione e Resurrezione di Cristo" dimostrando, inoltre, che Ges non volle essere il fondatore di una nuova religione, tanto meno di alcuna Chiesa. Lo storico esegeta, previa una corretta analisi filologica, si spinse ad affermare che Ges, storicamente, fu un "Nazireo" e non un "Nazareno" in quanto appartenente alla setta dei Nazirei, i consacrati a Dio che fecero voto di mantenere capelli e barba intonsi e astenersi dal bere bevande inebrianti (lo stesso voto di Sansone); pertanto non poteva essere "abitante di Nazareth". Secondo quanto riferito da Giuseppe Flavio, i Nazirei erano una setta di giudei integralisti nazionalisti, avversari della dominazione pagana di Roma sulla terra d'Israele e, come tali, perseguitati sia dalla aristocrazia sacerdotale opportunista ebraica che dai Governatori romani o regnanti Erodiani. Come prevedibile, nel 1908 Loisy venne scomunicato dalla Chiesa Cattolica ... Un biblista non deve limitarsi a comparare fra loro la documentazione evangelica e le testimonianze dei Padri della Chiesa per scoprirne le contraddizioni (e sono molte) riscontrate nei testi dottrinali ad oggi pervenutici ma il metodo pi proficuo, ai fini dellaccertamento delle verit o delle falsificazioni, quello di confrontare tali scritti avvalendosi della storiografia laica per verificarne la corrispondenza attraverso analisi testuali pi avanzate escludendo, inderogabilmente, l'utilizzo di qualunque dissertazione o ipotesi per cercare di "spiegare" determinate vicende descritte nei vangeli. Solo un presuntuoso sprovveduto pu tentare di criticare i documenti neotestamentari, fondamento della dottrina cristiana da oltre 1700 anni, anzich basare le sue analisi su precise constatazioni di fatti realmente accaduti ma limitandosi ad inventare teorie paradossali su cui costruire futili "verit". I personaggi che interagirono con i protagonisti dei sacri testi furono uomini famosi, esistiti realmente, e per questo rintracciabili nella storia vera supportata da archeologia, epigrafi, numismatica. Tacito, Svetonio, Giuseppe Flavio, Cassio Dione, Plinio il Giovane, gli Esseni dei rotoli del Mar Morto, gli scribi patristi e molti altri, quando riportarono gli avvenimenti di allora, inconsapevolmente, hanno tramandato testimonianze tali che oggi permettono di ricostruire gli avvenimenti giudaici di duemila anni addietro e far luce sul vero messianismo (cristianesimo) primitivo del I secolo che dette origine, in un tempo successivo, al mito di "Ges Cristo". La conoscenza degli eventi, tramite le fonti dellepoca, ci consente di dimostrare la falsificazione di tutti gli Atti del Sinedrio di Gerusalemme riportati nei Vangeli e in Atti degli Apostoli (le gesta di "Ges", san Pietro, san Paolo, santo Stefano, ecc.); ma la ricerca storiologica va oltre ed in grado di scoprire il motivo delle mistificazioni e perch lunico Atto del Sinedrio a noi fatto pervenire nelle opere dello storico Giuseppe Flavio, dalla morte di Erode il Grande sino al 66 d.C., risulta essere soltanto quello di Giacomo fratello di Ges detto Cristo. Dagli Atti di un vero Sinedrio ebraico, mentre era in corso il Processo a Ges, non sarebbe mai risultato che i Giudei scagliarono contro se stessi e i propri figli la maledizione riportata nei Vangeli (Mt 27, 25): E tutto il popolo rispose: il suo sangue (del Messia) ricada sopra di noi e i nostri figli Un eminente sacerdote e principe ebreo, come Giuseppe, discendente dagli Asmonei e da Sommi Sacerdoti, cos come tutti i Giudei di allora e di oggi non avrebbero mai potuto riconoscere verosimile questo paradosso: il popolo giudaico che, dopo averlo osannato, fa crocefiggere il proprio Messia divino e nel contempo si maledice per leternit. L'evento, se per assurdo fosse accaduto, sarebbe stato di una tale gravit che lo storico giudeo, ligio al proprio credo, l'avrebbe riferito nelle sue cronache poich, poco prima

della distruzione di Gerusalemme, provvide personalmente a recuperare gli Atti del Sinedrio insieme a tutti i documenti conservati negli archivi pubblici. Fatto che dimostreremo pi avanti. Questo aspetto, relativo alla mancata citazione di ulteriori Atti del Sinedrio di Gerusalemme da parte dello storico, gi evidenziato dagli studiosi in passato, ci porta ad indagare su gli Atti degli Apostoli e sui Vangeli perch ci che viene riferito in tali documenti, in ultima analisi, avremmo dovuto trovarlo negli Atti di un vero Sinedrio e da lui riportato nel XVIII Libro di Antichit Giudaiche: l'epoca di Ges. E grazie alla storia che possiamo dimostrare linsussistenza degli Apostoli, pertanto apriamo il sacro testo, redatto dallevangelista Luca, che ne descrive le opere. Atti degli Apostoli Dopo lascensione di Ges, gli Apostoli, rimasti nella Citt Santa, danno inizio alla diffusione della dottrina predicata da Cristo. Sotto il portico di Salomone e nelle piazze, emulando il loro Maestro, si esibiscono in guarigioni straordinarie, esaltano il popolo e attirano le folle delle citt vicine che accorrevano, portando malati e persone tormentate da spiriti immondi e tutti venivano guariti. Il Sommo Sacerdote e i Sadducei, pieni di livore, li fanno arrestare con laccusa di aver predicato in nome di costui (Ges) e, convocato il Sinedrio di Gerusalemme, il massimo Tribunale giudaico, avviano latto processuale minacciando di metterli a morte. Si alz allora nel Sinedrio un fariseo, di nome Gamalile, Dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati, disse: Uomini di Israele, badate bene a ci che state per fare contro questi uomini. Qualche tempo fa venne Theudas, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti serano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anchegli per e quanti serano lasciati persuadere da lui furono dispersi. Per quanto riguarda il caso presente, ecco ci che vi dico: Non occupatevi di questi uomini (gli Apostoli) e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attivit di origine umana, verr distrutta; (come avvenuto a Tuda e Giuda il Galileo) ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!. Seguirono il suo parere e li rimisero in libert (At. 5, 34-39). Tutti i personaggi descritti nel brano erano veramente esistiti allepoca, anche il sacerdote Gamalile il cui figlio diverr Sommo Sacerdote del tempio nel 63 d.C.. Ma la prima considerazione da fare che questo evento, se fosse veramente accaduto, si verificato quando Re Erode Agrippa I era ancora vivo. Infatti al momento del sermone di Gamaliele sono vivi tutti gli Apostoli e fra questi, oltre a Simone Pietro anche Giacomo il Maggiore che, secondo levangelista, verr ucciso successivamente dallo stesso monarca (che regn in Giudea dal 41 al 44 d.C.) prima del 44 d.C., anno della sua morte. Seguiamo ora gli eventi accaduti in Giudea e descritti da Giuseppe Flavio nel XX libro di Antichit Giudaiche (Ant. XX 97/102): 97. Durante il periodo in cui Fado era Procuratore della Giudea, (44-46 d.C.) un certo sobillatore di nome Theudas persuase la maggior parte della folla a prendere le proprie sostanze e a seguirlo fino al fiume Giordano. Affermava di essere un Profeta al cui comando il fiume si sarebbe diviso aprendo loro un facile transito. Con questa affermazione ingann molti. 98. Fado per non permise loro di raccogliere il frutto della loro follia e invi contro di essi uno squadrone di cavalleria che piomb inaspettatamente contro di essi uccidendone molti e facendone altri prigionieri; lo stesso Theudas fu catturato, gli mozzarono la testa e la portarono a Gerusalemme. 99. Questi furono gli eventi che accaddero ai Giudei nel periodo in cui era Procuratore Cuspio Fado (44 46 d.C.). 100. Il successore di Fado fu Tiberio Alessandro (Procuratore dal 46 al 48 d.C.), figlio di quellAlessandro che era stato Alabarca in Alessandria. 101. Fu sotto lamministrazione di Tiberio Alessandro che in Giudea avvenne una grave carestia durante la quale la Regina Elena compr grano dallEgitto con una grande quantit di denaro e lo distribu ai bisognosi, come ho detto sopra. 102. Oltre a ci, Giacomo e Simone, figli di Giuda Galileo, furono sottoposti a processo e per ordine di Alessandro vennero crocefissi; questi era il Giuda che - come ho spiegato sopra - aveva aizzato il popolo alla rivolta contro i Romani, mentre Quirino faceva il

censimento in Giudea. Tali avvenimenti, separati fra loro da due o tre anni, sono la prova che il sacerdote Gamalile non ha mai potuto pronunciare nel Sinedrio quel discorso a difesa degli Apostoli perch in quel momento il Profeta Theudas era ancora vivo. Infatti, facendo attenzione alle date, seguiamo la storia di Giuseppe Flavio: - nel 44 d.C. muore Re Erode Agrippa I ma, essendo il figlio troppo giovane per governare, lImperatore Claudio decide di ricostituire la Provincia romana di Giudea, Samaria, Idumea, Galilea e Perea; di conseguenza - nel 44 d.C. gli fa subentrare, come Governatore della Provincia, il Procuratore Cuspio Fado che durante il suo incarico (44-46 d.C.) fa uccidere Theudas, la cui testa viene portata ed esibita in Gerusalemme come monito rivolto a chi volesse seguire il suo esempio; - nel 46 d.C. il Procuratore Tiberio Alessandro sostituisce Cuspio Fado e, nel corso del suo mandato (46/48 d.C.), dopo un processo, d lordine di crocifiggere Giacomo e Simone. Pertanto, allinterno del Sinedrio convocato in seduta deliberante per decidere sulla sorte dei dodici Apostoli, da quanto abbiamo letto in Atti, come ha potuto levangelista Luca far dire a Gamalile che Theudas era morto (prima del censimento del 6 d.C. - At. 5, 36) mentre Erode Agrippa era ancora vivo? (lo uccider dopo un angelo At. 12, 23) ... e Cuspio Fado (che avrebbe poi ucciso Tuda), non era ancora subentrato ad Agrippa? Noi abbiamo constatato, semplicemente, che quel discorso era falso: Gamalile non pot farlo perch il Re Erode Agrippa e Theudas erano ancora vivi entrambi. Fu scritto in epoca successiva da uno scriba cristiano con lo pseudonimo Luca e lo mise in bocca a Gamalile, importante membro del Sinedrio vissuto realmente, per discolpare, in un processo del Tribunale giudaico, gli Apostoli arrestati, fra cui Simone e Giacomo, dallaccusa di istigazione uguale a quella di Theudas, Giuda il Galileo e i suoi figli Giacomo e Simone; accusa che comportava la pena di morte da parte dei Romani. Ma poich il discorso era (ed ) unassurdit evidente che non fu fatto, pertanto era falso sia larresto che lassoluzione, quindi, a quella data, nessuno degli Apostoli era ancora stato arrestato. Al contrario, al verso 102, come sopra abbiamo letto in Antichit, sia Giacomo che Simone, figli di Giuda il Galileo, furono sottoposti a processo e fatti giustiziare: quindi colpevoli e non pi latitanti (nel 46/48 d.C., dopo la morte di Erode Agrippa). Contrariamente a quanto risulta dalle vicende reali, il vero scopo di san Luca era far apparire ai posteri che il Sinedrio, supremo tribunale giudaico, aveva assolto gli Apostoli, fra cui Giacomo e Simone, dallaccusa, cos come articolata in ipotesi da Gamalile, di essere equiparati ai Profeti rivoluzionari Giuda il Galileo, i suoi figli Giacomo e Simone e Theudas; accusa, come abbiamo visto, smontata da un Gamalile che, nella realt, non avrebbe potuto prevedere la morte improvvisa di Re Agrippa I, n la sostituzione del Procuratore Cuspio Fado, n che questi avrebbe poi ucciso Theudas. Tale Atto del Sinedrio, inventato e riportato in Atti degli Apostoli, convocato mentre Erode Agrippa era ancora vivo, una falsificazione tesa a fugare ogni dubbio sulla condotta zelota degli Apostoli, dissociandoli dai sobillatori Theudas e Giuda il Galileo, e ad introdurre laltra menzogna correlata: la fuga di Simone Pietro per opera di Dio (At. 12,7) nonch luccisione di Giacomo ovviamente per volont del Re, secondo levangelista. Risultato: un falso Atto del Sinedrio non poteva che essere nullo, pertanto, la sua datazione e il suo scopo erano e sono nulli. Inoltre, introdurre in Atti degli Apostoli un finto Atto del Sinedrio di Gerusalemme, il Supremo Consiglio del Sommo Sacerdote del Tempio, con funzioni giudiziarie e amministrative (pur se asservito al potere imperiale di Roma), operante nel I secolo, un reato cui si deve rispondere di fronte alla storia. Quando Luca invent questo Atto del Sinedrio, nel cui interno fece testimoniare il falso a Gamalile sul Profeta Theudas, non si sbagli ma vi fu costretto: voleva impedire lidentificazione di un "Apostolo". Infatti, uno studioso che, seguendo la narrazione di Giuseppe Flavio, giunge ai paragrafi dal 97 al 102 del XX Libro di Antichit, laddove si parla di Theudas e di Giacomo e Simone, i due figli di Giuda il Galileo, si rende conto che sono versi manomessi, il 101 addirittura tutto interpolato, ossia incollato in quel punto del libro come il Testimonium Flavianum. Esso si richiama ad una gravissima carestia che afflisse i Giudei, gi descritta

dettagliatamente dallebreo qualche paragrafo prima. La datazione di quella carestia era vitale per la dottrina cristiana: avrebbe permesso di individuare lanno in cui fu giustiziato Ges, le cause e il contesto storico che le provoc. Ma procediamo per gradi e ritorniamo al testo di Giuseppe Flavio sopra riportato di (Ant. XX 97/102) sottoponendolo ad una analisi filologica. Notiamo che Giacomo e Simone erano due veri nomi giudaici e indicati con il patronimico, mentre il Profeta Theudas (Tuda in italiano) non era un nome bens un attributo che nel greco arcaico voleva dire Luce di Dio. Esso rende lidea di una traduzione corretta dall'aramaico (Giuseppe Flavio scrisse le sue opere in aramaico poi ne cur la traduzione in greco) ma non accompagnato dal nome proprio n da quello del padre quindi non identificabile come dato storico da tramandare ai posteri; pur essendo evidente che si trattava di una persona importantissima se i Romani ne portarono la testa a Gerusalemme per esibirla alla popolazione come monito. Lanomalia di questo attributo senza nome condivisa sia in Atti degli Apostoli (lo abbiamo visto col discorso di Gamalile) che dal Vescovo Eusebio di Cesarea (IV sec. d.C.), il quale, unico storico, riporta lepisodio nella sua Storia Ecclesiastica (II 3,11). Grazie alla sua carica di rilievo e allinfluenza che esercit sullImperatore Costantino e la sua corte, Eusebio fu il primo cristiano ad aver la possibilit di accedere agli Archivi Imperiali e far manomettere gli scritti dello storico ebreo Giuseppe allo scopo di impedire il riconoscimento dei veri protagonisti evangelici. Riguardo a Giacomo e Simone va rilevato che manca la motivazione per cui furono uccisi; non era infatti sufficiente la semplice discendenza da Giuda il Galileo come imputazione perch si sarebbe violato sia la legge romana che quella ebraica, motivazione, peraltro, che sarebbe valsa subito anche per Menahem (il cui vero nome, come vedremo, era Giuseppe), ultimo figlio di Giuda, ed Eleazar suo nipote (Lazzaro) figlio di Giairo (tutti nomi evangelici), i quali moriranno molto tempo dopo in circostanze precise e ben motivate. Non solo, dal modo come viene introdotto il par. 102 (basta rileggerlo) risulta chiaro che lo storico ebreo ne ha gi parlato, pertanto i lettori sono stati informati in un precedente passo delle gesta degli Zeloti Giacomo e Simone. Lo stesso vale anche per Theudas: il fatto che sobillasse i suoi seguaci ad attraversare il Giordano ai Romani non importava pi di tanto, perci anche questo dimostra che la notizia originale stata successivamente mutilata da scribi copisti. Ma perch levangelista Luca era talmente interessato a lui al punto di farlo dichiarare morto da Gamalile, in Atti degli Apostoli, ancor prima di Giuda il Galileo? Semplice: conosceva chi fosse realmente perch aveva letto Antichit Giudaiche prima che venissero censurate dagli amanuensi e sapeva che era figlio di Giuda il Galileo ma, facendo risultare che muore prima di lui, egli non potr mai essere identificato come suo figlio. Era una realt in contrasto con la nuova ideologia, il cristianesimo come lo conosciamo oggi, evolutosi da una dottrina primitiva filo giudaica zelota che postulava una figura diversa di Messia. Levangelista sapeva che il nome di quel Profeta era Giuda ma in Atti lo chiam qualcuno per evitare che lattributo Profeta potesse essere collegato ad Apostolo. Allora diamo unocchiata agli Apostoli.

Luca ignora la scelta dei Dodici voluta da Cristo, secondo Matteo e Marco, e chiama Taddeo Giuda, fratello di Giacomo (At. 1, 13-14): Giuda di Giacomo. Tutti erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Ges e con i suoi fratelli In questo passo in Atti rileviamo che Luca, citando Giacomo, non sente il dovere di specificare a quale Giacomo si riferisce dei due che risultano nel suo Vangelo e ci significa che in origine cera un solo Giacomo. Infatti in "Atti degli Apostoli" non vediamo mai i due Giacomo interagire affiancati e, fatto gravissimo, non viene riportato il "martirio" di Giacomo il Minore: il motivo lo accertiamo con apposita analisi tramite la quale dimostriamo linesistenza di Giacomo il Minore o il Giusto. Infine, cadendo nel ridicolo, i vangeli accreditano Giacomo di troppe paternit (Alfeo, Zebedeo, Cleofa) per poter essere giustificato storicamente come persona reale. Taddeo, ovvero Taddaios in greco e Taddaeus in latino, erano nomi inesistenti in quelle lingue nel I secolo; si tratta di traslazione volutamente errata da una lingua allaltra per impedirne lidentificazione col Profeta Theudas di nome Giuda, fratello di Giacomo, a sua volta fratello di Giovanni e di Simone, chiamati anche Boanerghes. O meglio, se leggiamo linsieme dei fratelli riportati nei Vangeli, risulta: Non costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, Ioses (Giuseppe), di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui con noi? (Mc. 6,3); Non forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? (Mt. 13, 55). Sono tutti nomi di tradizione giudaica ai quali manca Giovanni (boanerghes), indicato con costui perch lui il soggetto di cui parlano i Giudei. Se fosse stato Ges lo avrebbero chiamato cos, senza problemi, come per i suoi fratelli, inoltre, violazione gravissima al costume giudaico, non viene identificato con il patronimico bens col nome della madre: evidente che il nome del padre non doveva apparire. Se i passi di Marco e Matteo li avesse scritti un vero testimone ebreo avrebbe riferito

cos: Non Ges il figlio di (bar) Giuseppe il carpentiere, il fratello di Giacomo, Ioses (Giuseppe), di Giuda e di Simone? E' evidente che lo scriba cristiano non intese rivelare i veri nomi di Ges e suo padre. Il mito del Salvatore di Israele, evolutosi successivamente in un Messia ebraico docile come un agnello, era in contrasto con le gesta dei veri protagonisti zeloti. Infatti, come dimostriamo pi avanti con apposito studio, le "Nativit" di "Ges" furono inventate, con "san Giuseppe e Maria Vergine", ed aggiunte agli attuali vangeli canonici in periodo successivo I nomi dei fratelli sono anche nomi di Apostoli ai quali manca Giuseppe poich, ultimo di loro, era ancora troppo giovane (Menahem: lui agir dopo) allepoca di Ges per essere un capo carismatico trascinatore di uomini pronti a dare la vita per una causa nazionalista. Apostoli con qualifiche aggiunte come: Zelota o Cananeo, Iscariota, Bariona e "Boanerghes", che significano fanatico nazionalista, sicario, latitante, ricercato e "figli del tumulto" o "figli della collera". Simone Pietro e lo stesso Ges vengono chiamati Galilei nel vangelo di Luca; ma dallo storico ebreo sappiamo che i Galilei erano gli ebrei pi focosi e nazionalisti, pronti a ribellarsi. Comprendiamo che i Romani, dal loro punto di vista, avevano forti motivi per catturarli e ucciderli, infatti, come proveremo con appositi studi, corrispondono tutti a quelli dei figli di Giuda il Galileo. Inoltre, sempre osservando la tabella degli Apostoli, si capisce che il Simone, qualificato come zelota, cananeo e sicario, replicato. E lo stesso Simone Pietro detto Kefaz (in aramaico) o Cefa che vuol dire pietra, indicato anche come bariona, che significa latitante ricercato: un sicario Zelota, una volta individuato, non poteva che darsi alla latitanza per non essere catturato e ucciso dai Romani. Lunico Apostolo di nome giudeo, non appartenente alla cerchia dei fratelli, Matteo. Esso viene indicato come Pubblicano e chiamato a testimoniare dal vero le vicende di Cristo sin dalla nascita, ma nella tabella notiamo che lApostolo Matteo non esiste nel vangelo di Giovanni. E impossibile, non ha senso: se fosse stato uno dei dodici Apostoli avrebbe dovuto riferirlo anche Giovanni, a maggior ragione poich gli scribi cristiani li fanno apparire entrambi "colleghi" redattori di vangeli. Nel vangelo di Matteo (lui stesso) si dichiara Pubblicano: altra assurdit. I Pubblicani riscuotevano i tributi dovuti allImperatore, pertanto gli altri Apostoli zeloti e sicari, aderenti alla quarta filosofia zelota contro la tassazione di Roma, ideata da Giuda il Galileo, lo avrebbero ucciso senza pensarci su due volte; sarebbe stato un loro nemico ideologico, un obiettivo da eliminare (Ant. XVIII 5, 6): e (gli Zeloti) non indietreggeranno di fronte allo spargimento di sangue che potr essere necessario. Matteo un falso protagonista. Lo scriba cristiano che ide quel nome, molto tempo dopo i fatti descritti, oper al solo scopo di rendere pi credibile la testimonianza facendolo apparire un attore ebreo di quelle vicende. In realt, il redattore di questo vangelo in greco, ripreso da un vangelo primitivo originale che fu tradotto, non poteva essere un giudeo, padrone dellaramaico, perch non comprese il significato di cananeo e lo lasci in forma ellenizzata (Zelota) riferito a Simone. Laccostamento prospettico con il vangelo di Luca non lascia equivoci. Il vangelo di Giovanni riporta iscariota, ma Giuseppe Flavio, in Guerra Giudaica riferisce nel cap. 8 del VII libro, attraverso un ricordo lontano nel tempo, che i Sicari erano il braccio armato degli Zeloti, i seguaci della quarta filosofia fondata da Giuda il Galileo, ed agivano contro i propri connazionali filo romani sin dal 6 d.C.. Che levangelista Matteo non sia stato un ebreo, n mai vissuto in Giudea, dimostrato in altri molteplici passaggi del suo Vangelo, ad iniziare da quello riguardante linsieme dei fratelli di Ges indicati col nome della madre anzich col patronimico; inoltre, sulla Nativit (come vedremo nel successivo studio), dimostra di non conoscere i luoghi, la storia giudaica dellepoca di Cristo e lAntico Testamento, cadendo, peraltro, in grave contraddizione con la sua qualifica di funzionario esattore

Pubblicano. Giuda detto Theudas era un Profeta sobillatore, fratello di Giacomo, a sua volta fratello di Giovanni (At. 12, 1-2) che insieme a Simone e Giuseppe (lultimo) costituiscono la cerchia di fratelli evangelici tutti con nomi di tradizione giudaica. Solo questi nomi, autenticamente ebraici - dalla lettura del Novum Testamentum A. Merk S.I., Roma, Pontificio Ist. Biblico, Anno 1933; e, Novum Testamentum H. Kaine, Paris, Edit. Ambrogio F. Didot, Anno 1861 risultano accompagnati da qualifiche e attributi, quindi da atti, conformi allo stesso Profeta sobillatore Giuda Theudas ucciso da Cuspio Fado nel 45 d.C.: zeloti, che, dallinterpretazione in greco di Giuseppe Flavio, significa fanatici nazionalisti; bariona, in aramaico, significa latitante fuorilegge; iscariot dallaramaico keriot, omofono di sicario o sicariota; boanerghes *, significa figli dell'ira o figli del tumulto; cananeo da qanana in aramaico, equivalente a zelota, e galilei, come fuorilegge. Erano tutti figli di Giuda, ideatore dello zelotismo antiromano, detto il Galileo. * Il vangelo di Marco (3,17) riporta "figli del tuono" ma, in tutta la letteratura greca classica, questo l'unico caso in cui ricorre il vocabolo; ne consegue che la parola non pu avvalersi di alcuna etimologia in tale lingua, pur se scritta in greco. Infatti essa di origine aramaica, non greca, e il suo etimo si fonda su due segmenti del lemma: boane, una forma di ben (figli di), e rges, la cui radice semitica significa: tumulto, ira, collera, agitazione, eccitazione. Pertanto "figli del tuono" esprime un concetto riduttivo e fuorviante rispetto all'originale vocabolo aramaico il quale, effettivamente, rivela il medesimo intento ribelle nazionalista degli altri fratelli Zeloti come nella tabella su riportata. Troviamo infine conferma nello stesso brano evangelico ove i fratelli "boanerghes" intendono incendiare un villaggio della Samaria ma vengono fermati da "Ges"; nel contempo la storia ci insegna che i Giudei erano nemici dei Samaritani e in guerra tra loro. E dobbligo evidenziare che queste qualifiche o attributi sono riferite solo ad apostoli fratelli che hanno lo stesso nome, di stretta osservanza giudaica, dei fratelli di Ges. Attributi e qualifiche che richiesero un intervento correttivo da parte degli scribi cristiani quando la Chiesa ne comprese il vero significato. Un esempio di come sia stata eseguita la falsificazione di Simone, per trasformarlo in Pietro figlio di Giona (San Pietro), lo troviamo nei due Novum Testamentum su riferiti, di cui riproduciamo copia:

dove possiamo notare, nel testo centrale in greco a destra (Mt. 16, 17), il vocabolo bariona riferito a Simone - che in aramaico significa latitante, ricercato - in greco non viene tradotto ma traslato con la lettera maiuscola in modo da farlo apparire un nome

di persona: Simon Bariona. Bariona, come nome proprio di persona, nellaramaico antico non mai esistito, tanto meno in greco o latino, e la falsificazione diventa addirittura ridicola attraverso la comparazione delle traduzioni. Infatti, a sinistra, nella traduzione latina, risalente almeno un paio di secoli dopo quella greca arcaica, viene successivamente diviso in Bar Iona; per cui, Bariona (latitante) diventa: Bar (figlio di in aramaico) Iona filius Iona figlio di Giona. (latitante in aramaico diventa figlio di), quindi Bar Iona, infine, tramite un latino indeclinato, "filius Iona", tradotto in italiano "figlio di Giona". Se Iona fosse stato veramente il nome di una persona, avremmo dovuto trovarlo, sin dallinizio, sempre separato da bar minuscolo, come per filius latino o uios greco; vocaboli usati spesso e senza problemi nei Vangeli tranne in questo caso. Nel testo del 1861, in basso a destra in latino, Pietro non esiste: solo Simon BarJona; e a sinistra, in greco, riporta Bar staccato. Nelle lingue latina e greca Bar e non esistono; allora sia nel testo latino che in quello greco Bar - , come in aramaico, vorrebbero apparire figlio ma, essendo traduzioni a suo tempo destinate a fedeli di lingua greca o latina, assurdo tentare di farli passare come tali sapendo che in latino si dicono filius e in greco (uios). In alto a destra, nel testo (Ioh.= Gv. 1,42), poich il vocabolo Cephas in latino non esiste, si dice che deve (sic!) essere interpretato Pietro; anche nel greco antico, in alto a sinistra, Kefaz () non esiste, aramaico (= sasso, pietra) ma significa Pietro. In latino pietra = lapis, saxum; in greco = lithos, petra (minuscolo e mai kefaz). Le tre parole originali in aramaico erano Simon, kefaz, bariona che tradotte vogliono dire: Simone, detto pietra (nel senso di duro, massiccio), latitante ricercato. Cio: Simone era uno dei fratelli gi ricercato dai Romani quando Ges era ancora in vita. La mescolanza delle lingue e la manipolazione dei vocaboli tradotti furono, nel tempo, sfruttati volutamente, per travisarne il senso, da professionisti consapevoli di trattare con ingenui credenti. Queste tecniche di traduzione sono soltanto uno dei modi con cui si pu falsare il significato della vita di una persona, e la puntigliosit con cui la Chiesa ha fatto, letteralmente, carte false per trasformare Bariona sino a farlo sparire nelle versioni evangeliche moderne, sta a dimostrare che il significato di latitante ricercato, espresso dalla traduzione originale, reale e pertanto Essa lo considera veramente pericoloso. Ha sempre dovuto impedire che si scoprissero le vere gesta dei protagonisti delle vicende che dettero origine al Cristianesimo primitivo, quello vero, inserito in un contesto storico reale rappresentato dalla guerra di liberazione nazionale dei Giudei contro loccupazione romana della Terra promessa da Dio al popolo di Israele.

Paolo di Tarso: un super apostolo inventato. Ecco le prove. I Parte: sintesi. San Paolo, come san Pietro, nei sacri testi cristiani vengono descritti dotati di poteri divini miracolistici straordinari e, nel caso di san Paolo, addirittura superiori a Ges. Sono personaggi di cui si narra esclusivamente nei Vangeli o negli scritti apologisti dei Padri fondatori del Cristianesimo; cio una dottrina creata per fare adepti grazie allillusione della vita eterna ed alla resurrezione del proprio corpo dopo la morte. La domanda da porsi se san Saulo Paolo sia esistito veramente oppure, come per gli altri Apostoli, verificare se questi personaggi non siano piuttosto rappresentanti ideologici di una dottrina che, obbligatoriamente, doveva essere incarnata in uomini prescelti e ispirati da Dio. Un non credente, che si accinge a leggere di questo san Saulo Paolo senza essere condizionato da prediche confessionali, percepisce subito che la trovata geniale, di san Luca, intesa a far creare un altro Apostolo dallo stesso Ges Cristo post mortem, un contro senso assurdo sia storicamente, come intendiamo dimostrare, sia teologicamente, in quanto palesemente finalizzata a revisionare la dottrina precedente. Un Dio che, per riscattare lumanit dal peccato, si fa uomo e come tale si sottopone ad una passione di sangue ed estrema sofferenza, dopo aver predicato, istruito e scelto

dodici Apostoli con un preciso mandato, una volta salito in cielo, si accorge di aver dimenticato qualcosa dimportante, allora scaraventa una folgore (a imitazione di Giove) su un certo Saulo Paolo, accecandolo, e con la Voce nomina un altro Apostolo con lincarico di aggiornare la dottrina degli altri suoi colleghi che Lui stesso aveva appena istruiti, una logica che pu stare in piedi solo previo millenario lavaggio del cervello. Nominati i dodici Apostoli ... Ges li invi dopo averli cos istruiti: non andate fra i pagani e non entrate nelle citt dei Samaritani, rivolgetevi, piuttosto, alle pecore perdute della casa dIsraele (Mt.10, 5-6). Questo comandamento nazionalista, conforme alla missione di Ges limitata alla sua Patria (nulla avrebbe potuto impedire a Cristo di predicare ovunque volesse), andava cambiato, ma la modifica di una dottrina non poteva risultare dipesa da una esigenza umana, pertanto, bisognava dimostrare che fu la stessa divinit a rivelarsi attraverso un altro super Apostolo, strumento della Sua Rivelazione e depositario della nuova verit da divulgare fra i Gentili pagani. Fu semplicissimo: bast inventare Saulo Paolo e fargli scrivere alcune lettere per testimoniare su se stesso e sul nuovo credo del sacrificio del Figlio di Dio e la sua resurrezione per la salvezza della vita eterna degli uomini dimostrando, cos, che il nuovo Apostolo era esistito veramente. Il vangelo da me annunziato non opera duomo; perch io stesso non lho ricevuto n imparato da un uomo, ma lho ricevuto per rivelazione di Ges Cristo (Lettera ai Galati 1,11). Lesigenza di una seconda Rivelazione di Ges port a redigere degli appositi manoscritti, successivi a Vangeli primitivi, poi distrutti, allo scopo di ufficializzare un apostolato promotore della diffusione di una dottrina, evolutasi da quella originale, e creare, artatamente, un nesso ideologico per farla apparire coerente sin dallinizio. I Vangeli che noi leggiamo non sono i primi: san Saulo Paolo venuto dopo; come gli Atti degli Apostoli. Eusebio di Cesarea, Vescovo cristiano sotto Costantino, dal IV secolo, denuncia la pubblicazione di un altro Atti degli Apostoli, che taccia come eretico (HEc. I 9,3-4). Di tale documento non ci pervenuta traccia ma evidente che fu eliminato assieme ad altri per cancellare gli insanabili contrasti, con quello fattoci pervenire, che avrebbero palesato il fine della sua artificiosa redazione. San Saulo Paolo, stiamo per provarlo con laiuto della storia, come persona non mai esistito: fu soltanto unideologia, incarnata in un uomo discepolo apostolo di Ges, resasi necessaria perch rappresentava la soluzione politica religiosa per quella parte di ebrei della diaspora la cui esistenza, nelle Province dellImpero Romano, era diventata difficile in quanto seguaci di una fede nazionalista integralista che imponeva loro di non sottomettersi ad alcuna dottrina, o Padrone, o Signore, se non al proprio Dio: Yahw. Unideologia imposta dallevoluzione politica e militare che vide sconfitti, atrocemente, i patrioti yahwisti, di conseguenza voluta da una corrente religiosa ebraica che decise di revisionare il messianismo zelota, sulla base di una logica opportunista, adeguata alla realt dellepoca, rivedendo le profezie messianiche della Legge ancestrale e aprendosi, infine, ai culti pagani della salvezza oltre la morte, grazie alla resurrezione del corpo. Nel I secolo le sette ebraiche, ufficialmente riconosciute, credevano solo nellimmortalit dellanima e non nella resurrezione della carne, e fra esse, i Sadducei non confidavano neppure in quella. Per questo fondamentale motivo ideologico, gli Atti degli Apostoli e gli stessi Vangeli, riadattati in tal senso successivamente, divengono un vero e proprio atto di accusa contro il popolo ebraico. Pietro e Paolo emettono continue sentenze di condanna contro gli Ebrei, contro il Sinedrio e contro le Sinagoghe, scagliando vere e proprie maledizioni nei confronti dei Giudei facendo ricadere su di essi, sui loro figli e le generazioni future, il sangue di Ges da essi fatto versare. Ma ora mettiamo da parte lescatologia e sottoponiamo ad una verifica storica le vicende che vedono coinvolto, come uomo, san Saulo Paolo, ovvero lApostolo delle Genti.

Levangelista lo fece nascere a Tarso in Cilicia (At. 22, 3), poi lo sped a predicare, senza sosta, da una citt allaltra dellImpero. Nel 58 d.C. giunse a Gerusalemme - la datazione precisa e ricavabile in "Atti" (At 24, 27) ove si attesta che "trascorsi due anni Felice ebbe come successore Porcio Festo" : infatti il passaggio di consegne fra i due Procuratori avvenne nel 60 d.C.- In quell'anno (58), dopo aver offeso il Sommo Sacerdote Anana allinterno del Sinedrio, secondo la sceneggiatura di san Luca, per impedire che i Giudei lo togliessero di mezzo, non facendolo pi vivere (At. 22, 22), dichiara al Tribuno romano: io sono un cittadino romano di nascita (At. 22, 27-28). Luca ci sta propinando che, nel I secolo, in Giudea, se un cittadino veniva accusato dal Sinedrio di Gerusalemme di aver violato la Legge ebraica e offeso il Pontefice, per evitare la lapidazione bastava mentisse spudoratamente, come fa Paolo, sul suo luogo di nascita, dichiarando di essere un cittadino romano, e tutti erano tenuti a credergli sulla parola, anzi, dovevano spaventarsi; addirittura un Tribuno romano doveva tremare: anche il Tribuno ebbe paura, rendendosi conto che Paolo era cittadino romano (At. 22, 29). Ma il ridicolo diventa farsa per la dichiarazione opposta resa, poco prima, allo stesso Tribuno: Io sono un Giudeo di Tarso di Cilicia, cittadino di una citt non certo senza importanza (At. 21, 39), riconfermata, subito dopo, davanti alla folla di Gerusalemme ed in presenza, ancora, dello stesso Tribuno: Io sono un Giudeo nato a Tarso in Cilicia (At. 22, 3). Peraltro il funzionario romano, poco prima, aveva sospettato che Paolo fosse lEgiziano, il capo di una ribellione appena scongiurata dal Procuratore Antonio Felice (At 21, 38). E evidente che levangelista, quando scrisse queste contraddizioni stupide, era convinto che anche i Tribuni romani erano degli stupidi, cos pure coloro che le avrebbero lette in futuro. Un vero Tribuno, obbligato a conoscere le leggi imperiali per poterle far rispettare, era consapevole che il Sommo Sacerdote del Tempio, che presiedeva il Sinedrio, era stato insignito da un Procuratore o un Re voluto da Roma, pertanto, chiunque avesse offeso il Pontefice, si sarebbe messo contro Roma, pagandone le conseguenze: il Procuratore aveva il diritto di uccidere Secondo linsulsa interpretazione del diritto romano, descritta negli Atti degli Apostoli, in Giudea, tutti i trasgressori della Legge degli antichi padri, anche i peregrini stranieri, era sufficiente dicessero sono un cittadino romano di nascita e le autorit, in perfetta buona fede, anzich lapidarli, gli avrebbero messo a disposizione una nave trireme per inviarli a Roma dove avrebbero trovato Nerone che li attendeva per giudicarli; perch al Principe dell'Impero che le massime autorit, preoccupate della cittadinanza romana del Santo, invieranno Paolo. E cos che ce la racconta Luca. E il diritto di mentire a un Tribuno (Comandante del presidio romano di Gerusalemme) sul proprio luogo di nascita e sulla cittadinanza, palesato da Paolo nella recita inventata dallevangelista, che dimostra la fantasiosa, puerile, dabbenggine dellautore, il quale, ormai incapace di contenersi, degrada lelevato ufficiale romano ad un subalterno del super Apostolo: Il Tribuno fece chiamare due centurioni e disse: Preparate duecento soldati, settanta cavalieri e duecento lancieri perch Paolo sia condotto a Cesarea sano e salvo dal Governatore Felice (At 23, 23). Ma questa paradossale scena si scontra con ben altra realt. Tacito, (Annali XIII 34): Al principio dellanno (58 d.C.) si riaccese violenta la guerra, iniziata in sordina e trascinata fino allora, tra Parti e Romani per il possesso dellArmenia. Giuseppe Flavio, (Ant XX 173), Guerra fra i Giudei e i Siri: Quando Felice si accorse che la contesa aveva preso forma di una guerra, intervenne invitando i Giudei a desistere". In una situazione simile, allorquando tutte le forze dOriente dellImpero dovevano rendersi disponibili per fronteggiare una guerra contro i Parti, mentre in corso una guerra civile fra Giudei e Siri un Tribuno imperiale impiega una forza militare di pronto intervento, di quella portata, per scortare san Paolo, dopo che gli aveva mentito sul suo luogo di nascita e col dubbio, da lui stesso dichiarato, che potesse essere un capo ribelle come lEgiziano (At. 21, 38), un Profeta ebreo alla testa di migliaia di ribelli zeloti intenzionati a liberare Gerusalemme dalla dominazione romana. La sua azione fu anticipata e sgominata dall'intervento della cavalleria di Antonio Felice, ciononostante l'Egiziano riusc a dileguarsi evitando la cattura (Ant. XX 167-

172). La persona che godeva della cittadinanza romana era sottoposta alla legge romana, la quale, fra le varie possibilit di rilasciare (nel I secolo) questo privilegio, ne contemplava il diritto a tutti i cittadini nati a Roma: diritto che Luca accredit a san Paolo. Ma non plausibile che i Romani, nel I secolo, potessero concedere questo diritto, con sciocca leggerezza, senza alcuna possibilit di riscontro (modalit che stiamo per verificare), proprio perch avrebbero leso il diritto stesso, ma quello vero, vanificandolo. Eppure tale assurdit, contenuta negli Atti degli Apostoli (che avrebbe fatto chiudere il Sinedrio, impossibilitato a procedere per non competenza giuridica in quanto chiunque si sarebbe avvalso di quel diritto mentendo), ancora oggi sottoscritta da alcuni storici ispirati i quali sanno perfettamente che a salvarli dal ridicolo solo lignoranza della gente sul contenuto di questo Sacro Testo. Nel I secolo a.C. la cittadinanza romana venne estesa agli alleati Italici e lImperatore, con un editto, aveva il potere di concedere agli abitanti delle Province questo onore che comportava vari benefici fra cui limpedimento ad essere sottoposti, nei processi, a giurie non romane. Tale privilegio rimase in vigore sino al 212 d.C.. Ma nel I secolo d.C. (come sopra accertato lepisodio di san Paolo stato ambientato Atti 24, 27 - nel 58 d.C.), gli Imperatori, secondo quanto riportato da Svetonio in (Caligola 38), rilasciavano veri e propri Diplomi di Cittadinanza, cio attestati ufficiali che comprovavano il diritto a tale prerogativa ed era fatto assoluto divieto appropriarsi di questo privilegio al punto che coloro che usurpavano il diritto di cittadinanza romana, (Claudio) li fece decapitare sul campo Esquilino (Cla. 25). Da quanto documentato, lassoluzione di san Paolo, riferita da lui stesso nella sua II^ lettera a Timoteo (IV, 17), puerile e falsa. Peraltro va rilevato che, a seguito gravi disordini fra Giudei e Samaritani, il Sommo Sacerdote Anana, figlio di Nebedeo, insieme ad Anano, Capitano delle Guardie del Tempio, fu arrestato e inviato in catene a Roma, nel 52 d.C., dal Legato di Siria Ummidio Durmio Quadrato (vedi Antichit Giudaiche XX 131), per rendere conto allImperatore Claudio di quelle vicende (e Tacito Ann. XII 54). Dalla lettura di Antichit e La Guerra Giudaica sappiamo che, dopo di lui, a presiedere il Sinedrio, si succederanno, fra il 52 e linizio del 66 d.C., i Sommi Sacerdoti: Gionata, figlio di Anano (fatto poi uccidere dal Procuratore Felice e fratello del successivo Anano che avrebbe voluto lapidare Giacomo, fratello di Ges figlio di Damneo); Ismaele, figlio di Fabi; Giuseppe, detto Kabi, figlio di Simone; Anano, figlio di Anano ( lui, per soli tre mesi); Ges, figlio di Damneo (fratello di Giacomo); Ges, figlio di Gamalile; e Mattia, figlio di Teofilo sotto il quale ebbe inizio la guerra dei Giudei contro i Romani, nel 66 d.C. (Ant. XX, 223). Pertanto, nella scenetta inventata da San Luca, il litigio di Paolo Saulo che offende Anana chiamandolo muro imbiancato, per poi ritrattare: Non sapevo che il Sommo Sacerdote; sta scritto infatti: Non insulterai il capo del tuo popolo (At. 23, 5), collocato nel 58 d.C. si dimostra una frottola. Avrebbe avuto un senso (un errore in meno fra i tanti) se fosse avvenuto con Ismaele, figlio di Fabi, nominato Pontefice dal Re Agrippa II quando Antonio Felice era ancora Procuratore, dopo che questi aveva fatto uccidere il Sommo Sacerdote Gionata fratello di Anano. Una volta sfuggito di mano ai Procuratori di Roma il controllo politico della situazione, Anana sar rieletto Sommo Sacerdote nel 66 d.C. e verr ucciso, poco dopo, dallultimo dei figli di Giuda il Galileo (figli con i nomi dei fratelli di Ges) il quale, a sua volta, sar ucciso da Eleazar, Comandante delle Guardie del Tempio e figlio dello stesso Anana, per vendicare la morte di suo padre. Da quanto esposto, la cronologia degli avvenimenti e delle investiture dei Pontefici non ammette il battibecco intercorso, nel 58 d.C., fra san Paolo Saulo e il Sommo Sacerdote del Sinedrio, Anana, gi arrestato da un Luogotenente di Claudio (anche se, per intercessione del Sommo Sacerdote Gionata, poi sar liberato; ma Gionata, a sua volta, verr fatto uccidere da Felice), come dimostra la sequenza, ordinata nel tempo, dei designati a ricoprire limportante ufficio. Infatti, con simile fedina penale, pur se appoggiato da una fazione politicamente importante, nessun Procuratore, gerarchicamente inferiore ad un Luogotenente dellImperatore, come Ummidio Durmio Quadrato, in carica in Siria sino al 60 d.C. (Annali XIV 26) e vincolato da precisi passaggi di consegne, avrebbe pi potuto confermare Anana Sommo Sacerdote del Tempio e del Sinedrio, neanche se proposto da Re Agrippa II, fino alla rivolta contro i Romani, essendo le nomine dei

Pontefici sottoposte al placet dei Procuratori, a loro volta subordinati ai Legati imperiali di stanza ad Antiochia in Siria. A conclusione di questa prima analisi su san Paolo, come uomo veramente esistito, uno storico deve constatare che a nessun suddito dellImpero sarebbe stato possibile agire, in modo cos plateale, contro le leggi di Roma senza pagarne lo scotto immediato. Un vero Tribuno romano, adempiendo al suo dovere, avrebbe messo subito in catene Saulo Paolo, mentre Antonio Felice, agendo da accusatore e giudice, lo avrebbe decapitato dopo un processo sommario: come previsto dalla legge. Il battibecco intercorso fra un qualsiasi ebreo, o ex ebreo, ed un Sommo Sacerdote del Tempio dimostra che il redattore di questa farsa, composta in un periodo storico successivo, non sapeva o non riconosceva lautorit, n il potere detenuto da chi ricopriva tale sacro uffizio. Potere sottoposto soltanto allautorit dei Legati romani o Regnanti, designati direttamente dallImperatore. Anche questo Atto del Sinedrio, come quello sopra riferito di Gamalile, riportato in Atti degli Apostoli un falso conclamato, falso come il personaggio san Paolo: incarnazione umana della dottrina, a lui rivelata da un Ges dall'alto dei cieli, che i fedeli cristiani seguono tuttoggi.

Paolo di Tarso. Parte II Sintesi. Grazie al metodo storiologico che ci siamo prefissi di seguire, al fine di accertare verit o falsificazioni attraverso la comparazione degli scritti neotestamentari con la storiografia dellepoca, possiamo dimostrare che san Paolo fu un personaggio inventato ancora prima di essere trasformato in apostolo folgorato dallo stesso Ges gi risalito in cielo. E un criterio razionale da cui non si pu prescindere, al quale ci siamo sempre attenuti, ed lunico che ci permette di conoscere le origini del Cristianesimo. Secondo i falsari redattori di questo documento, gli Atti degli Apostoli avrebbero dovuto testimoniare la diffusione del messaggio teologico cristiano della salvezza, a partire da Gerusalemme sino a travalicare gli estremi confini dellImpero Romano. Per dimostrare come ci pot avvenire in un lasso temporale di appena un trentennio, dalla morte di Cristo alla venuta di Paolo a Roma, oltre agli Apostoli furono inventati anche altri protagonisti dotati di poteri taumaturgici straordinari col compito di strabiliare le folle da convertire alla nuova religione. Secondo gli esegeti credenti nella tradizione cristiana lopera fu composta intorno agli anni 80 d.C., ma la datazione tiene conto di riferimenti storici conseguenti alla descrizione di personaggi famosi realmente esistiti e appositamente riportati da chi compil il testo. Sono conclusioni fideiste completamente errate, nonch scorrette sotto il profilo deontologico professionale, e noi ci apprestiamo a provarlo documentandoci su quanto sia stata diversa la realt.

Saulo Paolo, san Filippo e santo Stefano Atti degli Apostoli: Filippo incontra un eunuco, funzionario di Candce, regina di Etiopia, Sovrintendente ai suoi tesori, seduto su un carro disse allora lo Spirito a Filippo (At. 8, 27/29). Candce fu Regina di Meroe, nella Nubia, un territorio nellattuale Sudan e visse nel I secolo a.C.. In realt, il suo vero nome era Amanishaketo. Infatti Candce, nella lingua nubiana dellepoca, voleva dire soltanto Regina: tale idioma, in quella regione, si sostitu allegiziano arcaico nel corso del IV secolo a.C.. Gli storici romani dellepoca sino a Cassio Dione, come pure il greco Strabone, non conoscendo la lingua, ingenerarono lequivoco scambiando il titolo di regina, cio candace, per un nome proprio riprendendo lerrore degli scribi che riportarono le cronache della famosa Amanishaketo che os sfidare lImpero Romano. Cesare Augusto, nelle sue Res Gestae, descrisse la campagna militare da lui ordinata al

Prefetto dEgitto, Gaio Pubblio Petronio, per risottomettere parte della Nubia al dominio di Roma nel 23 a.C. poich, lanno prima (24 a.C.), la Regina Candace (Amanishaketo), una indomita guerriera, capeggi personalmente la rivolta contro i Romani sino a pervenire ad un trattato di pace, stipulato a Samo con lImperatore stesso, che fiss il confine dellImpero col Regno di Meroe. Essa mor il 7 a.C. e, come riferito da Svetonio, i rotoli delle Res Gestae del divino Augusto, furono depositati in Senato dopo la sua morte e divennero la fonte degli storici. Gli importanti resti archeologici rinvenuti a Meroe e gli studi dei paleografi, che hanno decifrato il vero nome della regina Amanishaketo, lo confermano. Lepisodio narrato in Atti datato, ovviamente, poco dopo la morte di Cristo, cio entro gli anni 30 del I secolo; ne consegue che la scena descritta una fandonia poich risale ad una quarantina danni dopo la morte della famosa Regina Candce, il cui vero nome era Amanishaketo, e questo, un evangelista, testimone oculare degli Atti, per di pi ispirato da un angelo del Signore (At. 8, 26) e dallo "Spirito Santo", avrebbe dovuto saperlo prima di inventarsi un funzionario eunuco, Sovrintendente di una regina defunta, e farlo dialogare con Filippo sul profeta Isaia per convertirlo annunziandogli la buona novella su Ges (At 8, 30/40). Infatti, lo stesso funzionario avrebbe dovuto conoscere il vero nome della propria regina e riferirlo a Filippo, spiegandogli che i vocaboli Regina Candace erano senza senso significando regina regina, dal momento che interloquiva col santo senza alcun problema di lingua. Da questo sproposito si possono scoprire altre imposture derivate contenute nel sacro testo. Progredendo con gli studi possiamo dimostrare che gli Atti degli Apostoli furono creati da scribi cristiani molto tempo dopo la datazione delle vicende in essi narrate. Gli autori si prefissero di comprovare, rafforzandone il mito tramite un ausilio mistificante della storia, lAvvento di Ges Cristo e degli Apostoli che ne diffusero la dottrina, inventandosi una serie di personaggi di contorno con il compito di testimoniare gesta miracolose straordinarie. Questi importanti personaggi comprimari vennero creati artatamente, proprio come gli Apostoli, e fatti interagire con uomini realmente vissuti, famosi, rintracciabili nella storiografia dellepoca, esattamente come le localit in cui furono fatti recitare, anchesse notorie e descritte nei Vangeli. In questo caso, lerrore Candace, fatto dagli storici imperiali i quali non sapevano che nella lingua meroitica significava regina, fu ripreso, inconsapevolmente, dagli scribi falsari cristiani; ma oggi, grazie ad archeologia e paleografia, insieme al dato storico della morte della sovrana guerriera, siamo in grado di scoprire la falsificazione e dimostrare linvenzione di Filippo. Ma non basta. Leggendo gli Atti (6, 5), questo Filippo fu creato assieme ad altri sei santi colleghi con i quali doveva operare, tutti dotati di poteri soprannaturali; fra questi il primo martire della cristianit: santo Stefano uomo pieno di fede e di Spirito Santo che faceva prodigi e miracoli tra il popolo (At. 6, 5/8). Ne consegue che, se santo Stefano era assieme ad un inesistente san Filippo, ovvio che anche lui fu inventato, come gli altri cinque. Ma non basta. Il martire Stefano, secondo gli Atti, venne fatto lapidare da un Sinedrio convocato da un Sommo Sacerdote senza la presenza, e tanto meno autorizzazione, del Legato imperiale romano (vedi Ant. XX 197/203), lunico che avrebbe potuto consentirne la soppressione in quanto detentore del ius gladii (diritto di uccidere) ... pertanto: falsa Candace, falso Filippo, falso Sinedrio, falso Stefano, falso martirio e, superfluo a dirsi, falsi miracoli. Nota. Il corpo del protomartire santo Stefano fu scoperto e prelevato da Gerusalemme nel 416 d.C da parte dello storico Presbitero Paulus Orosio, collaboratore di S. Agostino, il geniale Vescovo Padre della Chiesa Cattolica. Un anonimo cadavere riesumato venne fatto a pezzi, distribuititi a loro volta in molte Chiese dEuropa, e tuttoggi venerati da sprovveduti beati poveri di spirito. E ancora.

In questa finta scena, che vede protagonista un finto martire, si introduce anche un altro personaggio inventato, importantissimo per la Verit della Fede Cristiana: san Saulo Paolo; ancora giovane, ai piedi del quale si compie il finto martirio di un finto santo Stefano (At. 7, 58). La sequela delle falsit sin qui evidenziate, confermate dagli studi riportati pi avanti e successivi, comprovano che san Saulo Paolo non fu una persona realmente esistita ma una menzogna creata per fini ideologici dottrinali. Proseguiamo. Lo scenario si allarga alla Samaria e Le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo e vedendo i miracoli che egli compiva. Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi emettendo molte grida e molti paralitici e storpi furono risanati (At. 8 6/7) dopodich, si introduce un nuovo attore: Simone il Mago. Questi:fu battezzato e non si staccava pi da Filippo (At. 8,13). Un san Filippo inventato non pu rimanere attaccato ad alcun mago: anchesso fu inventato. La "cantonata" presa con san Filippo dagli scribi cristiani falsari, monastici molto furbi ma poco pratici di storia, paragonabile ad un'altra riferita nelle Lettere di san Saulo Paolo (la II^ ai Corinzi 11, 32) e in Atti (12, 4/7), quando si fa dichiarare allApostolo delle Genti: A Damasco il governatore del Re Areta montava la guardia per catturarmi. Secondo Atti siamo prima del 40 d.C. (anno della sua morte), pertanto questo monarca poteva essere solo il Nabateo Re Areta IV di Petra, la cui figlia spos Erode Antipa il Tetrarca, il quale la ripudi per sposare Erodiade. Ma il suocero di Erode Antipa non regn mai su Damasco che apparteneva alla Provincia romana di Siria: se ci fosse avvenuto, data l'importanza della notizia, gli storici imperiali lo avrebbero riferito. Fatto che non risulta. Al contrario, un antenato di questi, Re Areta III, regn su Damasco oltre un secolo prima che Cristo camminasse sulle acque. Nell 85 a.C., Areta III, Re degli arabi Nabatei, conquist Damasco e vi regn sino a che, nel 83 a.C., Tigrane II dArmenia, detto il Grande, conquist la Siria e Areta III fu costretto ad abbandonare Damasco rifugiandosi a Petra. Dopo di lui regn sui Nabatei Obodas II, cui subentr Malichus I, al quale succedette Obodas III, suo figlio e padre, a sua volta, di Areta IV. Questultimo regn dal 6 a.C. sino al 40 d.C., ma mai su Damasco. E' evidente che san Luca attacc la sua eschetta storica ad un amo genealogico col numero sbagliato. Gli storici genuflessi, con una faccia tosta senza pari, pur di salvaguardare le Verit evangeliche, dichiarano che, morto Tiberio nel 37, Gaio Caligola nomin Governatore di Damasco Re Areta IV. Questa gente ci vuol far credere che un Re, insediatosi sul trono, il 6 a.C., senza il preventivo placet di Augusto; quando nel 36 d.C., dopo aver attaccato e sconfitto Erode Antipa alleato di Roma, os impadronirsi di territori della Perea, gestiti da Erode ma di propriet dellImpero, durante il conflitto tra Roma e i Parti; e di conseguenza costretto a fuggire a Petra per evitare la decapitazione da parte del Luogotenente dell'Imperatore (Ant. XVIII 125) ... secondo gli esegeti baciapile, avrebbe ricevuto in premio il trono di Damasco? Nella Siria? Quando fra Damasco di Siria e Petra vi era un immenso territorio sotto dominio romano che comprendeva Batanea, Gaulanitide, Decapoli e Perea Ma quando! Che lo dimostrino con dati storici! Che si faccia avanti un pio docente di storia e letteratura classica e lo dichiari pubblicamente sottoscrivendo con tanto di nome e cognome. Certa gente non arriva o finge, in mala fede, di non capire che san Luca ha infilzato sullamo della storia una serie di eschette proprio per farli abboccare: eschette che si inghiottono, una dopo laltra, come fossero ostie consacrate. Questa colossale menzogna religiosa non pu giustificare il diritto di cambiare il passato: conoscere la realt degli eventi accaduti un patrimonio che appartiene a tutti. Un falso Gamalile in un falso Sinedrio; inesistenti Apostoli che fanno miracoli sotto un inesistente portico di Salomone (At. 5, 13-16 ; cfr. Antichit Giudaiche XX 220-222 e studio in apposito argomento); un falso san Saulo Paolo che offende un Sommo Sacerdote allora inesistente, che si permette di mentire ad un Tribuno sul suo luogo di nascita, e questi, ciononostante, crede alla sua cittadinanza romana senza pretendere

di vedere lattestato a comprova, come previsto dalla legge che lui stesso tenuto a far valere; una falsa folgorazione (segue); Apostoli con lingue di fuoco sulla testa che parlano tutti gli idiomi allora conosciuti (At. 2, 3-4), fanno resuscitare morti, guariscono storpi e intere folle da ogni malattia (At. 5, 12-16). Eppure, questa gente che fa apostolato si vergogna di far conoscere il contenuto di questo sacro testo i preti sanno benissimo che ridicolo e lo tengono celato: in realt Apocrifo. Sanno che anche i beati poveri di spirito, oggi, se fossero messi al corrente delle sciocchezze in esso contenute scapperebbero. Docenti di fama, ispirati dallo Spirito Santo, discutono in congressi, vengono scritte relazioni, pubblicati libri per analizzare gli Atti degli Apostoli sotto il profilo storico, letterario, tradizione giudaica che incontra la tradizione ellenica, genialit della sintesi paolina, studi sulla probabilit che Seneca e san Paolo si siano scritti lettere (assurdit non comprovabili al limite della demenza), gi le hanno intitolate Caro san Paolo Caro Seneca, un enorme pesce diventa san Giovanni fritto in padella (sic!) e martirizzato da Domiziano (in Internet cliccare su La Satira IV di Giovenale ed il supplizio di san Giovanni a Roma sotto Domiziano): sembrerebbe impossibile che nei nostri Atenei circolino analisi storiche simili. A volerli leggere tutti impossibile e lo sanno; ma quello che conta far apparire la Mole di studi fatti, una bibliografia pressoch infinita: devono impressionare gli sprovveduti. Ma nessun Papa che abbia mai detto in alcuna, delle infinite, Udienza Generale in Piazza san Pietro: cari fratelli e care sorelle, ora vi leggo gli Atti degli Apostoli, iniziando dalla prima pagina, bastano un paio dorette, e avrete diritto alla vita eterna. No! Lo sanno: gli Atti degli Apostoli sono un puerile libello creato per convincere, artatamente, i creduloni dolciotti con eventi storici inventati, come avvenne la diffusione del Cristianesimo e la dottrina della Salvezza. Gente che nel lontano passato non aveva la possibilit di documentarsi per verificare se quanto riportato nei Vangeli sarebbe potuto avvenire nella realt, ma oggi san Pietro, si svuoterebbe.

III Parte, sintesi: La Folgorazione di san Saulo Paolo Attraverso il confronto della documentazione neotestamentaria con la storiografia, nello studio precedente abbiamo dimostrato linesistenza di san Paolo, san Filippo e santo Stefano: attori di primo piano fatti recitare dagli scribi cristiani nel sacro testo di Atti degli Apostoli. Ritorniamo su san Paolo, una persona inventata la cui esistenza giustificata quale movente evolutivo, base di un credo e, di conseguenza, documentata solo da scritture dottrinali risalenti ad epoche successive ai fatti narrati. Di lui, nonostante si sia esibito con miracoli vistosi nelle Province dellImpero, non esiste alcuna traccia se non quella creata da una tradizione posteriore appositamente costruita sul suo culto. E stato immaginato e dipinto in modo cos puerile e con errori storici talmente madornali, al punto che nessuno pu affermare e tanto meno dimostrare che sia esistito, al contrario, dovere di uno storico dichiararne linvenzione contraffatta; pertanto, un uomo che non esistito non pu aver scritto nessuna lettera ed il fatto che ci sia contrasto fra gli stessi filologi credenti su quali lettere gli vengano attribuite o meno non fa che confermare quanto appena detto perch le lettere furono scritte da altri a suo nome e in tempi diversi a seconda dellevoluzione della dottrina. Prima di verificare la narrazione della folgorazione di Saulo - che secondo quanto scritto nella Bibbia, da feroce e zelante aguzzino, si spostava da una nazione allaltra pur di far strage di Cristiani - necessario calarsi, brevemente, nel contesto reale dellepoca per farsi unidea pi precisa di cosa stiamo parlando. Tacito (Ann. IV 5) riferisce che ad Antiochia risiedeva il Quartiere Generale che controllava tutto lOriente, un immenso territorio agli ordini del Governatore di Siria, Luogotenente dellImperatore, al comando di quattro legioni pi forze ausiliarie con equivalente numero di uomini. Ad esso erano subordinati, giuridicamente e militarmente, anche tutti i Procuratori, i Prefetti, Tetrarchi, Etnarchi e Re vassalli con i rispettivi eserciti. Era una forza di

pronto intervento, dislocata in tempo di pace, per un totale non inferiore ai trentamila uomini schierati in difesa di un limes che si dipartiva dal Mar Nero, il Ponto, lArmenia, lalto corso dellEufrate, sino al Mar Morto comprendendo la Palestina. Roma voleva garantirsi contro la potenziale minaccia dei Parti che avrebbero avuto tutto linteresse ad affacciarsi sul Mediterraneo, la via di comunicazione pi efficiente per i traffici e gli scambi commerciali fra le terre pi fertili e ricche del mondo allora conosciuto. E questo contesto territoriale, militare e giuridico che ignor, e fece male, Luca quando si invent

la folgorazione di san Paolo sulla via di Damasco Saulo, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si present al Sommo Sacerdote e gli chiese lettere per le Sinagoghe di Damasco per essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne seguaci della dottrina di Cristo (At. 9, 1/4); Io (Saulo) perseguitai a morte questa nuova dottrina arrestando e gettando in prigione uomini e donne, come pu darmi testimonianza il Sommo Sacerdote e tutto il collegio degli anziani (il Sinedrio). Da loro ricevetti lettere per i nostri fratelli di Damasco e partii per condurre anche quelli di l come prigionieri a Gerusalemme (At. 22, 4/5). Questa testimonianza, sullesistenza dei primi seguaci di Ges, con il forzato e ulteriore richiamo al Sommo Sacerdote del Tempio e del Sinedrio (per Luca era una fissazione, ma non poteva fare a meno di inciamparvi), si dimostra unaltra messa in scena sconfessabile dal diritto romano, funzionale a conservare il dominio imperiale tramite un corpo di pubblici ufficiali, strutturato e rigidamente gerarchizzato. Il Sommo Sacerdote che presiedeva il Sinedrio di Gerusalemme non possedeva il potere per inviare suoi sgherri ad arrestare cittadini damasceni assoggettati alla giurisdizione della Provincia di Siria, governata direttamente da Roma tramite il suo funzionario di stanza ad Antiochia: il Luogotenente dellImperatore, subordinato solo a lui. La sua autorit sarebbe stata scavalcata da quella di un Sommo Sacerdote e dal Sinedrio Giudeo, per di pi, col potere (esclusivo dei Romani) di fare strage di uomini. Solo un asceta ignorante e al di fuori del contesto reale dellepoca, poteva inventarsi simili assurdit facendole apparire come una dottrina dettata da Dio. Era il Principe dellImpero Romano, o il Senato, che potevano mettere al bando o dichiarare legittimo un culto; solo lImperatore o i funzionari da lui delegati nelle Province avevano il potere di esercitare il ius gladii, cio il diritto, egemone, di sottoporre a supplizio, uccidere o reprimere gli abitanti responsabili di provocare tumulti, compresi quelli di origine religiosa. Nei territori, sottoposti al dominio romano, governati da Re nominati dallImperatore e devoti a Roma, era concesso a questi monarchi il diritto di uccidere in funzione delle proprie leggi patrie, ma nessun capo di qualsiasi culto o setta poteva perseguitare seguaci di altri culti, tanto pi se si trattava di religiosi cittadini residenti in altri territori sottoposti a pubblici ufficiali nominati direttamente dallImperatore. Il cursus honorum degli alti funzionari romani nelle Province imperiali imponeva loro il rispetto di una gerarchia, rigidamente disciplinata, facente capo al Cesare. In Giudea, allepoca della folgorazione di Saulo, governava un Prefetto incaricato dallImperatore e da lui delegato con pieni poteri e diritto di uccidere; solo lui, caso per caso, poteva concedere al Sinedrio di Gerusalemme il permesso di riunirsi per deliberare ed eventualmente, a suo insindacabile giudizio, di giustiziare, nel proprio territorio, uno o pi ebrei colpevoli di aver trasgredito la Legge ancestrale. Perch potesse avviarsi tale procedura era indispensabile la presenza di un Prefetto o un Procuratore e la violazione di tale norma comportava la destituzione immediata del Sommo Sacerdote del Tempio che presiedeva il Sinedrio (Ant. XX, 202-203). In Siria (ove sorgeva Damasco), i Presidii militari di Roma erano indispensabili per tenere a bada i Parti e vi risiedevano contingenti con forze pi numerose e strategicamente pi importanti della guarnigione di stanza a Gerusalemme agli ordini di un Tribuno romano. Lui soltanto e non un Sommo Sacerdote giudeo, in linea teorica ma con altre e ben pi gravi motivazioni, avrebbe potuto richiedere - tramite il suo superiore, Prefetto di Giudea, residente a Cesarea a Mare - lautorizzazione al Luogotenente

dellImperatore, Comandante del Quartiere Generale romano di Antiochia, per poter arrestare cittadini di Damasco ed estradarli a Gerusalemme, in Giudea. San Luca progett che la missione di Paolo, destinata a stroncare il movimento dei seguaci di Ges, si sarebbe trasformata in una missione a favore dei Cristiani grazie ad un evento straordinario: la folgorazione. Fu durante questo viaggio, fasullo sia per la motivazione che per la procedura (entrambe in contrasto alla rigida struttura gerarchica, giuridico-militare, facente capo al Cesare), che levangelista si invent la conversione di Saulo (At. 9, 1/9) e, dopo averlo fatto folgorare e accecare da un Ges risuscitato e gi seduto sulla destra di Dio Padre Onnipotente (At. 2, 32), cre il nuovo Apostolo: san Paolo. La nuova Rivelazione di Dio fu cos incarnata in un personaggio inventato di sana pianta da uno o pi mistici, ignoranti di leggi, ma sufficientemente furbi da capire che lillusione della resurrezione della carne era un miraggio cui pochi uomini avrebbero saputo resistere.

L'inesistente Giacomo il Minore La trasmissione dei testi cristiani patristici antichi - dal Nuovo Testamento alla Historia Ecclesiatica di Eusebio; dalle opere pi importanti di Tertulliano e Origene a quelle di molti altri "Padri della Chiesa" - stata oggetto di studio da parte di filologi classici, paleografi e biblisti. Di tali lavori disponiamo soltanto trascrizioni su papiro e pergamena, le pi antiche risalenti al Medio Evo; esse sono costituite da un corpus di codici manoscritti i cui originali non sono stati conservati gelosamente, come sarebbe stato logico fosse avvenuto data l'estrema importanza storico documentale della dottrina in essi contenuta; al contrario vennero distrutti deliberatamente per cancellare le prove della evoluzione di una nuova religione, in origine totalmente diversa, ad iniziare dai protagonisti teologici esclusivamente giudaici il cui mito si rese necessario modificare nel corso di un progresivo cambiamento durato secoli. L'opera metodica di distruzione dei documenti cristiani originali ebbe inizio sin da quando il Cristianesimo giunse al potere e l'Impero Romano non era ancora crollato: era l'epoca di Eusebio di Cesarea, sotto l'Imperatore Costantino, nel IV secolo, quando il potente Vescovo ebbe la possibilit di accedere agli Archivi Imperiali. Paleografi, papirologi, biblisti e filologi hanno svolto il loro lavoro ma lenigma Ges Cristo, Apostoli e Sacra Famiglia non sono riusciti a risolverlo ... o non vogliono. Adesso tocca agli storici analisti capaci di indagare, senza essere condizionati dalla fede, le vicende evangeliche calandosi nel contesto dellepoca con una visione generale dei fatti. A verifica di quanto test affermato, prendiamo in esame la "prova", addotta dalla Chiesa, sullesistenza di Giacomo, fratello di Ges, riferito dallo storico fariseo Giuseppe Flavio. Infatti, se esistito un fratello di Cristo, di conseguenza, secondo i Cristiani, si dovrebbe ammettere che esistito anche il Salvatore, ma Da Antichit Giudaiche XX, 197-203: Venuto a conoscenza della morte di Festo, Cesare (Nerone) invi Albino come Procuratore della Giudea. Il re Agrippa poi allontan dal sommo sacerdozio Giuseppe, detto Kabi figlio del sommo sacerdote Simone e gli diede come successore nellufficio il figlio di Anano, il quale si chiamava anche egli Anano. Con il carattere che aveva, Anano pens di avere unoccasione favorevole alla morte di Festo mentre Albino era ancora in viaggio: cos convoc i Giudici del Sinedrio e introdusse davanti a loro un uomo di nome Giacomo, fratello di Ges, detto Cristo, e certi altri, con laccusa di avere trasgredito la Legge e li consegn perch fossero lapidati. Ma le persone pi equanimi della citt, considerate le pi strette osservanti della Legge (i Giudici del Sinedrio) si sentirono offese da questo fatto. Perci inviarono segretamente legati dal re Agrippa supplicandolo di scrivere una lettera ad Anano dicendogli che il suo primo passo non era corretto, e ordinandogli di desistere da ogni ulteriore azione. Alcuni di loro andarono incontro ad Albino che era in cammino da Alessandria informandolo che Anano non aveva alcuna autorit

di convocare il Sinedrio senza il suo assenso. Convinto da queste parole, Albino, sdegnato, invi una lettera ad Anano minacciandolo che ne avrebbe espiato la pena dovuta. E il re Agrippa, per la sua azione, depose Anano dal sommo pontificato che aveva da tre mesi, sostituendolo con Ges, figlio di Damneo. Innanzitutto Anano consegn (stato di fermo momentaneo, affidamento) degli uomini perch fossero lapidati e non li fece lapidare . Su quegli uomini cera un capo dimputazione gravissimo che prevedeva la pena di morte, ma Anano non poteva lapidare nessuno senza il benestare del Procuratore e questo il Pontefice lo sapeva benissimo; si limit (e qui commise lerrore) a metterli in stato di fermo per anticipare i tempi in attesa del suo arrivo. Anano era consapevole che il diritto di uccidere era prerogativa assoluta del Procuratore imperiale e il minimo che gli poteva accadere, se si fosse arrogato lui quel potere, era di finire in catene come avvenuto dieci anni prima al Sommo Sacerdote Anana, o, ancora peggio, poteva fare la fine del proprio fratello pi anziano, Gionata, Sommo Sacerdote prima di lui, fatto uccidere dal Procuratore Felice (Ant. XX 163) soltanto per averlo contestato; ma soprattutto, sapeva che i Romani non si fidavano dei Sommi Sacerdoti giudei sino al punto di pretendere di essere loro, di persona, a processare ed interrogare gli accusati, sotto tortura, per accertarsi se erano dei ribelli e farsi rivelare i nomi dei complici prima di eliminarli. Anano era certo, col carattere che aveva, che la logica della grave motivazione prevalesse sulliter formale della procedura la quale prevedeva la presenza del rappresentante di Roma per poter convocare il Sinedrio. Questa norma consentiva allImperatore, attraverso il suo funzionario di fiducia, di controllare politicamente cosa decideva il Sinedrio fantoccio di Gerusalemme. Della lapidazione di Giacomo o chicchessia, per aver violato la Legge ebraica, a Lucio Albino non importava affatto. Quando il Sinedrio si riuniva, il Procuratore lo voleva sapere e, preso visione di persona degli argomenti che venivano trattati, a suo giudizio insindacabile, approvarli o meno prima di essere deliberati Roma, semplicemente, non si fidava: tutto qui. La fazione sacerdotale in quel momento contraria al Sommo Sacerdote Anano colse loccasione per fargli le scarpe e alcuni di loro andarono ad Alessandria ad intercettare Albino (lui era il vero detentore del potere), informandolo che Anano non aveva alcuna autorit di convocare il Sinedrio senza il suo assenso; questo era loggetto del contendere. Al Procuratore non fu denunciata la gravit del reato di Anano per aver lapidato alcune persone perch ancora non era stata eseguita la sentenza impossibile senza la ratifica del funzionario di Roma; la denuncia riguardava solo la convocazione del Sinedrio avvenuta senza la sua approvazione e il romano convinto da queste parole non volle sapere altro. Giacomo non venne neanche nominato ad Albino, n avrebbe potuto conoscerlo; pertanto il Procuratore fece intervenire il Re vassallo Agrippa II e gli ordin di deporre Anano, che aveva osato convocare il Sinedrio senza il suo assenso, e al suo posto fu nominato laltro papabile Sommo Sacerdote: Ges, figlio di Damneo fratello di Giacomo. Infatti, dopo aver riletto il passo su riportato, se togliamo detto Cristo, rimarrebbe solo Giacomo, fratello di Ges, senza patronimico (dobbligo in prima citazione ebraica), di conseguenza, lunico Ges che ha il patronimico Ges, figlio di Damneo, pertanto lo scrittore non riporta il patronimico di Giacomo perch, essendo fratello di Ges, figlio di Damneo, anche Giacomo figlio di Damneo. Infatti, se fosse stato un altro giudeo di nome Ges, non figlio di Damneo, lo storico ne avrebbe dovuto riportare laltro patronimico. Che non fosse Ges Cristo, viene testimoniato anche dal Padre apologista cristiano Orgene che, nel III secolo, in due sue opere (Commentarium in Matthaeum X,17 e Contra Celsum I,47), riferendosi a questo episodio dichiara candidamente, sorpreso e nello stesso tempo dispiaciuto, che Giuseppe (Flavio), non conosceva Ges come Cristo . Particolare talmente importante che vale anche per il Testimonium Flavianum. Lintromissione spuria di Cristo nella frase riportata Giacomo, fratello di Ges, detto Cristo, richiama, volutamente, Ges Cristo e la sua famiglia, come ci stata

descritta dai Sacri Testi, ma proprio questo a dimostrarci che Giuseppe Flavio, veramente, non conosceva affatto Ges Cristo e quindi non poteva riferirsi a lui perch, altrimenti, avrebbe dovuto scrivere: Giacomo, uno dei fratelli di Ges, detto Cristo o, ancora meglio, secondo quanto sostiene la Chiesa: Giacomo, uno dei cugini di Ges, detto Cristo cui, obbligatoriamente, avrebbe dovuto seguire figlio di ? E qui iniziano i dolori, come stiamo per vedere. Giacomo, fratello di Ges, figlio di Damneo, e certi altri, se la cavarono. Infatti, se (per assurdo) fossero gi stati uccisi, che bisogno cera di correre ad Alessandria da Albino?. Laccusa contro Anano di aver convocato il Sinedrio senza la sua autorizzazione rimaneva e la avrebbero potuta usare dopo, aggravata dalla violazione del ius gladii (diritto di uccidere, prerogativa conferita dai Cesari ai Prefetti e Procuratori romani), giusto il tempo che il romano giungesse da Alessandria e soprattutto, non si sentirono offesi per il linciaggio: sarebbe una frase ridicola se fosse collegata alleccidio di molti uomini. La mania del martirio tale che la manipolazione della sua invenzione ci viene testimoniata anche dal Venerabilissimo Vescovo Eusebio di Cesarea che, nel IV secolo, nella sua Storia Ecclesiastica cos la racconta: In realt vi furono due Apostoli di nome Giacomo: uno il Giusto, fu gettato gi dal pinnacolo del Tempio e bastonato a morte da un follatore; laltro fu decapitato (HEc. II 1,5) e, per dare maggior peso alla testimonianza, accredita a Giuseppe Flavio la falsa affermazione che il martirio di Giacomo caus la distruzione di Gerusalemme come punizione divina (HEc. II 23, 19-20). Abbiamo visto che le gesta di questi due Giacomo, Apostoli inventati con fini dottrinali, (il Tempio di Gerusalemme non aveva pinnacoli, le Chiese cristiane s) non sono rapportabili a Giacomo, fratello di Ges riferito dallo storico ebreo; piuttosto denunciano i tentativi, falliti, di costruire una vicenda religiosa alla quale dare credibilit storica tramite un appiglio costituito dal nome Ges, molto popolare fra i Giudei dellepoca. E tutti gli esegeti mistici fanno finta di ignorare la piccola contraddizione contenuta nel sacro testo: san Luca descrive gli Apostoli nei loro Atti fino al 64 d.C. ma non riporta la morte di Giacomo il Minore senza provare per lui alcuna piet. Levangelista riferisce di Saulo Paolo e lo segue fino a Roma nel 63-64 d.C. (At. 28, 30), ma ignora il linciaggio di Giacomo il Minore che sarebbe avvenuto nel 62 d.C. eppure si trattava di uno dei Dodici Apostoli, Capo della Chiesa di Cristo e Vescovo di Gerusalemme ma, evidentemente, ancora non era stato inventato lalter ego dellunico Giacomo esistente nei manoscritti originali. Questa lacuna negli Atti degli Apostoli talmente grave che il solito Eusebio di Cesarea decide di correggerla raccontandola cos: Poich Paolo si era appellato a Cesare Nerone e Festo laveva inviato a Roma, i Giudei si volsero contro Giacomo, fratello del Signore, al quale gli apostoli avevano assegnato il trono episcopale di Gerusalemme (HEc. II 23,1). Visto come semplice creare la storia, i Vescovi assisi sul trono e la religione? Giuseppe Flavio non riporta le motivazioni dellaccusa del Sommo Sacerdote limitandosi ad un generico per avere trasgredito la Legge perch il procedimento contro gli accusati, in stato di fermo, consegnati, fu annullato dalla rimozione di Anano. Altro particolare importante da sottolineare che, in Atti degli Apostoli, Ges non viene mai nominato nel Sinedrio, dai Giudei, se non con la generica definizione di costui, pertanto, questo episodio, riferito a un vero Sinedrio, sconfessa gli Atti degli Apostoli poich si dimostra che i Sacerdoti Giudei non avevano problemi a nominare Ges tranne negli Atti di Luca: per i Giudei Ges ricordava Giosu (colui che salva), mentre per San Luca e gli altri evangelisti, non era un nome ma un attributo divino Salvatore e, come tale, non riconosciuto dagli Ebrei. Inoltre, se fosse veramente esistito il cristianesimo gesuita entro il I secolo, lo storico lo avrebbe conosciuto e, parafrasando Eusebio di Cesarea, scritto cos: Giacomo lApostolo, Vescovo assiso sul Trono episcopale di Gerusalemme, uno dei fratelli di Ges, detto Cristo Nelle sue opere, lo storico giudeo non accenna allesistenza, nella sua citt natale, di un Vescovo, capo della Chiesa Cristiana e di una religione avversa

allebraismo. Come scriba l'avrebbe sicuramente riferito essendo suo dovere (nel 62 era gi un eminente Fariseo di 25 anni), n usa mai il termine Apostoli: non li conosce come non ha mai conosciuto o sentito parlare di miracoli spettacolari da loro esibiti davanti al Tempio, sotto il portico di Salomone (allora distrutto), o nelle piazze di Gerusalemme al cospetto di folle venute dalle citt vicine (lui nacque nel 37 d.C.). Ma ci che rende veramente importante questo Atto del Sinedrio, risalente al 62 d.C., costituito dal fatto che lunico, registrato dallo storico, dalla morte di Erode il Grande in poi, e il motivo per cui fu lasciato, ovviamente, quello che stiamo dibattendo. Intanto, se abbiamo potuto leggere la cronaca di questo Sinedrio per un solo scopo: il nome Ges; ma non il Cristo che tutti sappiamo, come ci si vorrebbe far credere con la piccola manomissione, bens un altro, uno dei tanti ebrei di nome Ges (Giosu) che vivevano nella Giudea del I secolo. Cristo non pu averlo scritto Giuseppe Flavio: stato aggiunto da un pio falsario, organizzato e diretto da mani forti. Il primo cristiano che ebbe la possibilit di consultare gli archivi imperiali e manometterli fu appunto il Vescovo Eusebio di Cesarea, data la posizione di privilegio presso la corte di Costantino. Chi altri, se non uno scriba cristiano con un preciso disegno, avrebbe potuto mettere nella penna di un eminente sacerdote fariseo la parola Cristo equivalente a Messia, il prescelto da Dio come guida del suo popolo? senza minimamente riflettere che lo scrittore, come ebreo, si sarebbe sentito in obbligo di riempire svariati rotoli manoscritti per descrivere la divinit che lui stesso attendeva Sin dal lontano passato, la Chiesa, al fine di provare lesistenza del suo Salvatore come uomo, ha inteso supportare le verit evangeliche con una documentazione storica inventandosi il Testimonium Flavianum e manipolando un episodio vero riferito ad un tale Giacomo, fratello di Ges, il Sommo Sacerdote figlio di Damneo, come si evince dallo scritto dello storico. La dimostrazione dellalterazione del testo originale segue due percorsi: 1 La constatazione che la modifica introdotta varia, dai tempi pi remoti, da un manoscritto allaltro sempre sullo stesso punto, vitale per la prova teologica: la parola Cristo. Riproduciamo la fotocopia di un testo antico dello storico ebreo, tradotto dal greco, risalente a cinque secoli addietro, come riportato sul frontespizio: FLAVII IOSEPHII ANTIQVITATVM IVDAICARVM Per Hier. Frobenium e Nic. Episcopium, Basileae, MDXLVIII

(Lib. XX, cap. 8).

In esso riferito, in baso a destra, fratello di Ges Cristo di nome Giacomo. Poich queste traduzioni, provenienti da manoscritti curati da Episcopi motivati a far risultare vera la dottrina che postulava lavvento del Messia Ges, essendo adulterate con modalit diverse in quellunico punto del brano, si dimostra che quella piccola frase non era originale ma aggiunta posteriormente, pertanto, se si elimina Cristo, rimane un solo Ges, figlio di Damneo, con un fratello di nome Giacomo. Peraltro, dalla lettura approfondita dei Vangeli, la presenza di un Giacomo, fratello di Ges Cristo, in questo Sinedrio aggravata dalla impossibilit di individuarne il padre, come risulta dalla stessa indagine apologetica fatta dal Pontefice, come stiamo per vedere. 2 Lanalisi critica prova che non vi fu alcuna esecuzione della lapidazione delle persone incriminate dal Sommo Sacerdote ma solo il decreto da lui emesso che viene contestato ed annullato a causa della procedura errata seguita da Anano in contrasto con la normativa voluta da Roma. Tale norma era vigente sin prima dellepoca di Ges (ad iniziare dal Prefetto Coponio, il 6 d.C.), tanto vero negli stessi Vangeli leggiamo che Cristo fu prima consegnato e poi ucciso, ma solo grazie alla presenza del legato imperiale Pilato ed il suo intervento nel processo a Ges. Almeno sotto questo aspetto (lunico), levangelista, prima di inventarsi la sceneggiatura generale, si informato sulle leggi di Roma. Una argomentazione che non possibile condividere riguarda il di alcuni, ma non del Papa) delle testimonianze storiografiche in Giuseppe Flavio in particolare. Le vicende che oggi conosciamo ci scrittori di quellepoca e, soltanto laddove si riscontrano delle ricerca per chiarire levento. deprezzamento (da parte generale e quella di provengono dagli contraddizioni, si fa

Per rimanere in tema, leggiamo cosa ha dichiarato Benedetto XVI ( in rete) nella Udienza Generale su Giacomo il Minore tenuta il 28 Giugno 2006, a comprova di quanto da noi sopra riportato, nell'apposito argomento, nella Tabella "Nominativi degli Apostoli nei Vangeli Canonici": Cari fratelli e sorelle, accanto alla figura di Giacomo il Maggiore, figlio di Zebedeo, nei Vangeli compare un altro Giacomo, che viene detto il Minore. Anchegli fa parte delle liste dei dodici Apostoli scelti personalmente da Ges, e viene sempre specificato come figlio di Alfeo (Mt 10,3; Mc 3,18; Lc 5). E stato spesso identificato con un altro Giacomo, detto il Piccolo (Mc 15,40), figlio di una Maria (ibid) che potrebbe essere la Maria di Cleofa presente, secondo il Quarto Vangelo, ai piedi della Croce insieme alla Madre di Ges (Gv 19,25). Anche lui era originario di Nazaret e probabile parente di Ges (Mt 13,55; Mc 6,3), del quale alla maniera semitica viene detto fratello (Mc 6,3; Gal 1,19). Tra gli studiosi si dibatte la questione dellidentificazione di questi due personaggi dallo stesso nome: Giacomo figlio di Alfeo e Giacomo fratello del Signore. Le tradizioni evangeliche non ci hanno conservato alcun racconto n sulluno n sullaltro. La pi antica informazione sulla morte di questo Giacomo ci offerta dallo storico Flavio Giuseppe. Nelle sue Antichit Giudaiche (20, 201 s), redatte a Roma verso la fine del I secolo, egli ci racconta che la fine di Giacomo fu decisa con iniziativa illegittima dal Sommo Sacerdote Anano, figlio dellAnnas attestato nei Vangeli, il quale approfitt dellintervallo tra la deposizione di un Procuratore romano (Festo) e larrivo del successore (Albino) per decretare la sua lapidazione nellanno 62. Come i curiosi, ed anche i fedeli utenti possono constatare, limpossibilit di dare un certificato anagrafico pi che evidente allo stesso Papa. Infatti se quel Giacomo fosse stato identificato dallo storico con il patronimico, prassi rispettata dallebreo per tutti i protagonisti dellepisodio storico sopra esaminato (basta rileggerlo), in riferimento al Giacomo, fratello di Ges Cristo, Giuseppe Flavio avrebbe dovuto dichiarare che erano entrambi figli di san Giuseppe, il quale, sappiamo tutti, era sposato con Maria, perch la maniera semitica riferita da Papa Benedetto non ha rappresentato alcun problema allo storico ebreo per distinguere tra numerosi fratelli, cugini o fratellastri, da lui citati, poich scrisse le sue opere prima in aramaico (la lingua di Ges) e poi le tradusse in greco come gli scritti evangelici. Pertanto si capito benissimo quale contraddizione si sarebbe palesata per la dottrina cristiana se avessimo trovato scritto Giacomo figlio di Cleofa, sposato con Maria sorella di Maria la Madonna (Gv. 19, 25) - che Benedetto XVI, consapevole del rischio, ha opportunamente evitato di ricordare ai fedeli credenti - a sua volta imparentata , o addirittura sorella di Maria moglie di Alfeo o di Zebedeo; uomini che diverrebbero tutti potenziali padri di Ges, essendo Giacomo loro figlio e nello stesso tempo fratello di Cristo. Ricordiamoci che, da quanto sinora evidenziato dai Sacri Testi e dalla Storia Ecclesiastica, stiamo parlando di un fratello di Cristo, suo Apostolo e successore, Vescovo di Gerusalemme. In sintesi: le deposizioni di Eusebio di Cesarea e degli evangelisti, gi contrastanti e quindi contraddittorie fra loro (oltre agli altri Padri), diventano incompatibili con la testimonianza di Giuseppe Flavio che si rivela falsificata per fare apparire vera una persona mai esistita: Giacomo il Minore, o "il Piccolo", o "il Giusto", un protagonista teologico creato dai Padri del cristianesimo in modo scoordinato. Di questo la Chiesa ne consapevole, infatti, quando fu rinvenuto il finto ossario di Giacomo, prima ancora che le autorit di Israele scoprissero linganno, senza scomporsi pi di tanto ne denunci la menzogna: gli esegeti ecclesiastici sanno che Giacomo il Minore, o il Piccolo, o il Giusto, furono inventati dai loro predecessori ideologici per non far risultare che Giacomo, uno dei veri fratelli di Ges Cristo, fu ucciso dal Procuratore Tiberio Giulio Alessandro nel 46/48 d.C. Ges e Cristo furono appellativi scelti per designare con due titoli divini Salvatore e Messia un potente ebreo zelota con un suo nome proprio: Giovanni. Come si pu affermare ci ? Andiamo avanti con le analisi ...

La Nazaret dei vangeli non corrisponde alla citt attuale, ma a Gmala

Nazareth Gmala Dalla comparazione dei personaggi evidenziati da san Luca, attraverso il discorso di Gamalile, con quelli riferiti da Giuseppe Flavio in Antichit XX 97/102, si dimostrato che Theudas non era un nome di persona nel I secolo, ma un attributo Luce di Dio dato a un sedicente Profeta, famoso tra i Giudei. Ne consegue che la notizia, passata ai posteri dallo storico, stata censurata nel nome, nel patronimico e nel movente allo scopo di impedirne lidentificazione con lApostolo Taddaeus o Taddaios, chiamato da Luca Giuda, fratello di Giacomo. Il nome dellApostolo Taddaeus o Taddaios, inesistente sia in latino che in greco del I secolo, una parolaccia che comprova la traduzione volutamente fuorviante dai Vangeli primitivi in quelli di Marco e Matteo (Taddeo in italiano), ma Luca lo sostituisce con Giuda. Rilevato che fra i tanti nomi possibili di padre, dobbligo nella tradizione giudaica, lunico che avrebbe avuto un motivo per essere censurato dalla dottrina cristiana era quello di Giuda il Galileo, e il perch stiamo per scoprirlo, ne deriva che esso fu tolto dallepisodio del Profeta perch sarebbe stato troppo evidente e logico sovrapporre i nomi di Giacomo, Simone e Giuda detto Theudas, con i nomi di tre fratelli di Ges, per poi indirizzare lo storico nella ricerca di Giuseppe, il quarto fratello. Non doveva risultare che, nei versi dal 97 al 102, del XX Libro di Antichit Giudaiche, lo storico ebreo rifer delluccisione di tre famosi giudei rivoluzionari che corrispondevano ai fratelli di Ges. Dopo aver dimostrato con analisi specifiche che gli Apostoli, non furono fatti arrestare da alcun Sinedrio in quanto mai esistiti, ad iniziare dai santi Pietro e Paolo, per finire con Giacomo il Minore. Dopo avere individuato e provato le falsificazioni introdotte dai fondatori della nuova dottrina per dare credibilit a personaggi che avrebbero dovuto testimoniare lesistenza di Ges Cristo; che lo stesso Salvatore Messia attestato da una documentazione contraddittoria e puerile, a partire da due Nativit evangeliche totalmente diverse a comprova che furono inventati il pap di Ges, san Giuseppe, e la madre Maria S.S. Vergine (vedi argomento specifico). Rilevato, con apposito studio, che Jesha (Salvatore) e Messia (Cristo) non erano due nomi ma due attributi divini. Dopo aver scoperto che, sia in Atti degli Apostoli e, di logica conseguenza, lEpiscopo storico cristiano, Eusebio di Cesarea, grazie alla sua presenza presso la corte di Costantino che gli permetteva di accedere agli archivi imperiali, ha potuto falsificare la datazione di una grave carestia, riportata dallo storico ebreo, che afflisse i Giudei nel 35 e 36 d.C. (ne riportiamo l'analisi), carestia che scaten l