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il Delirio Allegato a Qui quotidiano, Direttore Responsabile: Giuseppe Tagliente Aut.. del Tribunale di Vasto- n°102 del 22/06/2002. Mensile d’informazione, arte, musica e cultura di Vasto e dintorni, 3000 copie in distribuzione gratuita. Contatti: tel. 3484292942, email: [email protected]. Collaboratori: Stefano Lanzano (email [email protected]), Danilo Bolognese (email sig. [email protected]), Giordano di Marco (email [email protected]), Nino Cannizzaro (email [email protected]), Dionisio Ottaviano, Federica Iuso (email [email protected]), Martina Brescia, Noemi Paganelli, Prof.ssa Marina Gallo, Andrea Cieri. i defunti non meritano il corteo funebre ? l’editoriale racconto di Stefano Lanzano Charles i Punk, rabbia e anarchia I MOVIMENTI GIOVANILI (in terza) 528 VERBALI, VUOI VEDERE CHE...? di Stefano Lanzano *ANNO II NUMERO IV* Gennaio 2010 IN QUESTO NUMERO +pag.2 Siamo uguali anche senza il battito nel petto + pag.2 si muore un pò ovunque +pag.2 il Periscopio + pag.3 I Punk, rabbia e anarchia +pag.3 Iggy Pop + pag.3 giovani, lavora- re è un lusso + pag. 4 il racconto Charles Mandate il vostro materiale a: [email protected], tel. 3484292942, SU “IL DELIRIO” cruciverbone la soluzione nel prossimo numero 4 giovani, lavorare è un lusso SIAMO UGUALI ANCHE SENZA IL BATTITO NEL PETTO SEGUE IN SECONDA (di Danilo Bolognese) economia (in terza) (di Danilo Bolognese) Iggy Pop il Periscopio di Vittorio Tagliente SEGUE IN SECONDA La validità logica di un ra- gionamento non ne garanti- sce sempre la verità.Questo è quello che ho pensato dopo avere letto le dichiarazioni del Ministro Brunetta, secondo il quale, i ragazzi italiani do- vrebbero andar via da casa all’età di 18 anni.Il ragiona- mento di base, che spinge il Ministro a fare certe afferma- zioni, non è assolutamente sbagliato.La responsabilizza- zione di un giovane, sarebbe Il movimento Punk, nato agli inizi degli anni 70 fu molto particolare e per certi aspetti diverso dagli altri, fu intenso e di breve durata ma soprattutto si affievolì proprio nel mo- mento in cui stava diventando una “moda” tra i giovani. Il termine Punk, che in inglese vuol dire spazzatura, fu adot- tato ironicamente per mostrare lo stato pietoso dell’epoca, in fin dei conti voleva essere lo specchio nel quale guardare la vera essenza di essa. L’ideologia di questa si ba- sava sul rifiuto totale delle re- gole in nome di una ribellione cieca e violenta nei confronti della società, delle istituzioni e del consumismo; una sorta di euforica anarchia che scan- dalizzò il mondo. I ragazzi che aderirono a questo vivevano in maniera dissoluta, assumevano droghe e alcool in grandi quantità di- mostrando un atteggiamento sprezzante di fronte a tutto e tutti, ripresero il carattere Il giovane, oggi, non vive con piena consapevolezza il ruolo del lavoro nella sua evoluzio- ne sociale ed economica. Pur- troppo si persevera con una formazione che prende solo come punto di riferimento la teoria professionale, la studia, la approfondisce, ne critica i metodi senza mai praticarla. In fondo questa è una questio- ne trita e ritrita ma soluzioni, all’orizzonte, non si scorgo- no. Abbiamo, di comune accordo, accolto la scuola dell’obbligo fino all’età di 16 anni, ovvero 10 anni di istruzione, ma non abbiamo sussurrato nell’orec- chio dei nostri figli che, pas- sata l’adolescenza, si entra nell’età da lavoro. La realtà economica e la tutela deri- vante dai contratti di lavoro, che vanno per la maggiore, non vengono in nostro aiuto, ma si può rinunciare all’indi- pendenza perché l’ambiente è ostile? Il punto di appoggio di tanti giovani resta la famiglia, siamo fieri di poter dire che, nell’Italia delle contraddizio- ni, il nucleo familiare riveste ancora quest’importanza pre- gevole. Come i primi sinto- mi di uno stato influenzale si Un piccolo peschereccio gal- leggiava solitario nel mare intorpidito, avvolto nella neb- bia; sembrava che volasse, in un unico bagliore grigio. in quell’atmosfera surreale, il porto s’intravedeva con i suoi muri giganti, che lo separa- vano dal mare, illuminato da lampioni tremolanti e dai fari delle gru arancioni. Charles si strinse nel suo cappotto nero e accese una sigaretta, inalò il fumo sputandolo un attimo dopo intorno a lui ;gli faceva male la gola e si pentì di non aver indossato la sciarpa pri- ma di uscire di casa. Alzò il bavero della giacca mentre si- stemava il suo taccuino sulla ringhiera umida del pontile; iniziò a scrivere le prime paro- le che gli venivano in mente: “Mare”, “barche”,”nebbia”, poi restò immobile, cercando di elaborare un verso di sen- so compiuto; “l’atmosfera è ottima per scrivere una poe- sia”, pensò, ma ormai erano due anni che non ne compo- neva una decente. Scriveva da quando aveva dieci anni, era un hobby poi divenuto ragione di vita senza troppe soddisfazioni; poetava per stupirsi, o forse, per sentirsi vivo in quelle giornate perse a lavorare come impiegato nelle Poste. Sfogliò distratto le pagine del taccuino, l’ul- timo pensiero scritto risali- va al nove aprile dell’anno prima e recitava: “C’è un solo modo di dimenticare il tempo: impiegarlo.” Sorrise, quella frase la annotò duran- te il periodo più impegnativo della sua vita, cioè quando riuscì a farsi pubblicare la sua prima raccolta di poesie; era deciso a non darle un titolo, ma l’editore pretese almeno una parola da stampare sulla copertina; così scelse il suo nome ,“Charles”, da piazza- re sopra un quadro di Munch che ritraeva un uomo seduto in un bar. Il libro vendette una cinquantina di copie, non molte per sperare nella pub- blicazione di un nuovo lavo- ro; così si rassegnò a stendere i suoi pensieri per il puro gu- sto di farlo, senza sognare di guadagnarne i soldi necessari per vivere. Richiuse il taccu- ino e lo nascose nella tasca della giacca, diede un’ ultima occhiata dal pontile al pano- rama che si nascondeva sotto la bruma novembrina e s’in- camminò verso la strada in cerca di qualche sensazione da annotare. Le navi mercantili attraccate al porto erano enor- mi, apparentemente tranquil- le, sembravano riposare dopo chissà quali viaggi. Sulle fian- cate gli oblò erano illuminati dall’interno; i marinai gioca- vano a carte e trascorrevano il tempo libero a tracannare vino in attesa di ripartire: si udivano gli schiamazzi, ma in lingue troppo diverse per ca- pirne il significato. Una delle imbarcazioni esibiva un nome scritto con la vernice bianca, le lettere erano gigantesche e non troppo definite.“Neelps, ma che razza di nome è? For- se sarà inglese o tedesca” pen- sò mentre camminava vicino alla nave sulla banchina. Tirò fuori il taccuino e scrisse “Ne- elps” su una pagina a caso, poi continuò a camminare.Mentre ripensava alle navi un rumore sordo che lo fece sobbalzare, proveniva da qualche parte dietro la sua schiena. Voltan- dosi di scatto fece cadere a terra la penna che stringeva nella mano destra; chinando- si per raccoglierla, notò una macchia bianca nella nebbia a diversi metri da lui. Si avvi- cinò lentamente mantenendo gli occhi fissi sulla sagoma, ma arrivato a circa cinquanta centimetri dall’oggetto ignoto si accorse che era un albatro, una specie di gabbiano gran- de e maestoso ed era difficile vederne uno così da vicino. L’animale restò immobile, come se volesse farsi ammi- rare; aveva le piume bianche con delle sfumature nere sul- le ali. Saltellò verso Charles e lo guardò fisso negli occhi. -Cosa c’è? Vuoi per caso dirmi qualcosa?- domandò sentendosi subito uno stupi- do, aveva sempre deriso le persone che parlavano ai loro animali, li trovava ridicoli. L’albatro scosse il capo, fece un altro saltello e si fermò di nuovo, questa volta però ri- volse il becco in direzione del mare, precisamente dove si trovavano gli scogli. Charles si avvicinò verso di lui come se volesse accarezzarlo e il volatile, offeso, spiccò il volo goffamente spiegando le sue grandi ali bianche e nere. I numeri non sbagliano mai: 528 verbali nelle prime due settimane di gennaio, 4261 nel 2009, solo nei mesi di novembre e dicembre 1384. Insomma la nuova politica adottata dal nuovo coman- dante dei vigili urbani Er- nesto Grippo ha dato i primi risultati; In un pugno di set- timane il numero di contrav- venzioni agli automobilisti indisciplinati di Vasto è im- pennato. Tra la soddisfazione generale dei vigili, che vedo- no ricompensato il loro lavo- ro, però, emergono le imman- cabili proteste dei cittadini, i quali si considerano braccati dagli agenti, o semplicemen- te sono tenuti sotto controllo con maggiore attenzione (di- pende dai punti di vista). Nel caos generale emerge un’af- fermazione dell’assessore ai lavori pubblici Corrado Sa- batini, secondo la quale gli automobilisti vengono molto spesso tartassati dai Comuni perchè questi ultimi sono a corto di finanziamenti, anche loro in qualche modo devono pur fare cassa. E nelle paro- le dell’assessore dell’IDV troviamo un facile riscontro nella solita risposta rifilata dall’Amministrazione comu- nale agli operatori turistici: “Non ci sono fondi”. Vuoi vedere che i numeroni sulle multe e verbali sparati in prima pagina su testate e siti internet, se da un lato ci fanno capire che i vigili ur- bani a Vasto ci sono eccome, nascondono qualcosa? I problemi riguardanti il traf- fico e le preoccupazioni sul- la salvaguardia della fluidità della circolazione stradale hanno vinto sulla tradizione, sul buon senso e sulle nostre abitudini. A Vasto sono vietati i cortei funebri. In parole povere i de- funti potranno essere accom- pagnati in chiesa, ma a messa conclusa non si potrà seguire il feretro nel tragitto verso il cimitero. Questo provvedimento, in vi- gore dal primo gennaio 2010 è stato già sommerso da un mare di polemiche Scatenate dai cittadini, indi- gnati e sbigottiti dalla deci- sione presa dall’Amministra- zione comunale. Il sindaco Lapenna, però, nonostante le lamentele ha deciso di non cambiare per nessuna ragione il suo piano anti-traffico. Secondo il suo punto di vista Vasto è una città in rapida espansione non più paragona- bile ad un borgo medievale. Le automobili che transitano Tutto cambiò nel 1969 con l'album d'esordio degli Stooges,un crescendo corrosi- vo di chitarre stridenti ed urla primordiali.Grazie anche alle indimenticabili performance live,gli Stooges divennero un icona.aiutando a spianare il terreno per l'imminente esplo- sione punk. Nel loro secondo album del 1970(Fun House)riprodu- sero in studio le loro scelle- rate esibizioni dal vivo,un tripudio di riff lascivi dove Iggy,chiaramente sotto l'effet- to di droga,giocava con torte alla panna e vetri rotti. Montarono le attrezzature come se dovessero suonare in un club e le sessioni erano in- tervallate da varie feste,cosi' che la follia trapelò profonda- mente nelle canzoni. Il lato A è quello della "festa",con chi- tarre metalliche ammiccanti e sexy ed Iggy che biascica sudici racconti di edonismo. Il lato B invece è quello del- le crisi,in cui le canzoni si distendono verso un'atmo- sfera più rilassata.Dove il sassofonista improvvisa li- beramente e Iggy sembra un musica (in terza) ORIZZONTALI: I. Simbolo dell'antimonio - 3. Pallone in rete! - 7. Opera di Bizet - 10. Personal Computer - 12. E in latino - 14. Un'apparizione occasionale... in un film -1 T. Le ortiche di mare - 20. Figlia di Crono e Rea - 21. Diffondersi nell'aria... ed echeggiare - 23. Non sane nella psiche - 24. Un lago della Cina - 25. La capitale del Libano - 26. Quattro antico - 27. Un moschettiere di Dumas -28. Leziosaggini affettate; -31. Lo sono lo e la - 32. L'isola di Montecristo - 34. Rendere insensibile - 36. Cura naso e gola - 37. Uno dei figli di Noè -39. Al, discobolo statunitense - 40. Rari... come certi casi -43. Vi nacque Turgenev - 45. Insieme di sentimenti - 47. Uscire di senno - 50. Grido delle Baccanti - 52. Il centro di Canberra - 53. Si conta per primo - 54. Sono sottufficiali - 57. Un cantone svizzero - 60. Una Ricci attrice - 61. Lo è l'uomo... considerato ciò che mangia - 62. Grido di esultanza - 63. Figlio di Creso - 64. Lo è il vegetale che ha pistilli e stami - 66. Tho- mas teologo 67. Iniz. di Einstein - 68. Antiche monete inglesi - 69. Accomuna Veneti e Sardi. VERTICALI: 1. Dubita di tutto - 2. Soffia a Trieste - 3. Gentile, cortese - 4. Là dove sorge il sole - S. La "A'' di INA - 6. Vinse il Giro di Francia nel 1983 e nel 1984 - I. Vi lavorano i muratori - 8. Quasi unici -9. Relativo allo sport che si pratica in vasche - 10. Finimento del cavallo - 11. Schiamazzi - 12. San Paolo indirizzò loro una delle sue lettere -13. Si può bere anche freddo - 15. Il granturco - 16. Lance Armstrong lo ha vinto ben , sette volte - 18. Pii, misericordiosi - 19. Un tipo di alcool -22. La prima donna - 29. Sigla di Modena - 30. Articolo romanesco - 33. Quello degli Uberti è... nell'inferno dantesco - 35. Uno dei punti cardinali - 38. Le scrive chi ricorda -41. Maschera francese - 42. Evidente, intuitivo - 44. Iniziali di Pirandello - 46. La Buona-mici della TV - 48. Le prime lettere - 49. Simbolo dello zirconio - 51. Il nome di Resnais -52. Alfred psicologo francese - 53. Sigla degli Stati Uniti -55. In tale luogo - 56. Esseri eterni nella filosofia gnostica -58. Vendita col banditore - 59. Invece, al contrario - 64. Iniz. -65 lo dice chi è sorpreso -66.L’attore Pacino di transito nelle arterie prin- cipali della città a Vasto. Impossibilità di corteo fune- bre dalla chiesa al cimitero, per coloro che non ne fanno richiesta o che non posseg- INDOVINELLO 1 (di Giordano Di Marco) Possibilità di scorta funebre spesata dal comune a Vasto. Impossibilità di corteo sem- plice spesato dai familiari del defunto a Vasto. Possibilità, esclusivamente a richiesta, In ogni schema a numero uguale corrisponde lettera uguale Un aggettivo che al solido si oppone e un verbo che ha problemi col tifo- ne! Pur non conoscendomi affatto, sta- mattina quel bifolco,si è permesso di darmi del tu per ben due volte! INDOVINELLO 2 continua...

IL DELIRIO gennaio 2010

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IL DELIRIO gennaio 2010

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il DelirioAllegato a Qui quotidiano, Direttore Responsabile: Giuseppe Tagliente Aut.. del Tribunale di Vasto- n°102 del 22/06/2002. Mensile d’informazione, arte, musica e cultura di Vasto e dintorni, 3000 copie in distribuzione gratuita. Contatti: tel. 3484292942, email: [email protected]. Collaboratori: Stefano Lanzano (email [email protected]), Danilo Bolognese (email [email protected]), Giordano di Marco (email [email protected]), Nino Cannizzaro (email [email protected]), Dionisio Ottaviano, Federica Iuso (email [email protected]), Martina Brescia, Noemi Paganelli, Prof.ssa Marina Gallo, Andrea Cieri.

i defunti non meritano il corteo funebre ?l’editoriale

raccontodi Stefano LanzanoCharles

i Punk, rabbia e anarchiaI MOVIMENTI GIOVANILI (in terza)

528 VERBALI, VUOI VEDERE

CHE...?di Stefano Lanzano

*ANNO II NUMERO IV* Gennaio 2010

IN QUESTO NUMERO+pag.2 Siamo uguali anche senza il battitonel petto+ pag.2 si muore un pòovunque+pag.2 il Periscopio+ pag.3 I Punk, rabbia e anarchia+pag.3 Iggy Pop+ pag.3 giovani, lavora-re è un lusso+ pag. 4 il raccontoCharles

Mandate il vostro materiale a: [email protected], tel. 3484292942, SU “IL DELIRIO”

cruciverbone la soluzione nel prossimo numero4

giovani, lavorare è un lusso

SIAMO UGUALI ANCHE SENZA ILBATTITO NEL PETTO

SEGUE IN SECONDA (di Danilo Bolognese)

economia (in terza) (di Danilo Bolognese)

Iggy Pop

il Periscopio di Vittorio TaglienteSEGUE IN SECONDA

La validità logica di un ra-gionamento non ne garanti-sce sempre la verità.Questo è quello che ho pensato dopo avere letto le dichiarazioni del Ministro Brunetta, secondo il quale, i ragazzi italiani do-

vrebbero andar via da casa all’età di 18 anni.Il ragiona-mento di base, che spinge il Ministro a fare certe afferma-zioni, non è assolutamente sbagliato.La responsabilizza-zione di un giovane, sarebbe

Il movimento Punk, nato agli inizi degli anni 70 fu molto particolare e per certi aspetti diverso dagli altri, fu intenso e di breve durata ma soprattutto si affievolì proprio nel mo-mento in cui stava diventando una “moda” tra i giovani.Il termine Punk, che in inglese vuol dire spazzatura, fu adot-tato ironicamente per mostrare lo stato pietoso dell’epoca, in fin dei conti voleva essere lo specchio nel quale guardare la vera essenza di essa.

L’ideologia di questa si ba-sava sul rifiuto totale delle re-gole in nome di una ribellione cieca e violenta nei confronti della società, delle istituzioni e del consumismo; una sorta di euforica anarchia che scan-dalizzò il mondo.I ragazzi che aderirono a questo vivevano in maniera dissoluta, assumevano droghe e alcool in grandi quantità di-mostrando un atteggiamento sprezzante di fronte a tutto e tutti, ripresero il carattere

Il giovane, oggi, non vive con piena consapevolezza il ruolo del lavoro nella sua evoluzio-ne sociale ed economica. Pur-troppo si persevera con una formazione che prende solo come punto di riferimento la teoria professionale, la studia, la approfondisce, ne critica i metodi senza mai praticarla. In fondo questa è una questio-ne trita e ritrita ma soluzioni, all’orizzonte, non si scorgo-no.Abbiamo, di comune accordo, accolto la scuola dell’obbligo fino all’età di 16 anni, ovvero 10 anni di istruzione, ma non

abbiamo sussurrato nell’orec-chio dei nostri figli che, pas-sata l’adolescenza, si entra nell’età da lavoro. La realtà economica e la tutela deri-vante dai contratti di lavoro, che vanno per la maggiore, non vengono in nostro aiuto, ma si può rinunciare all’indi-pendenza perché l’ambiente è ostile? Il punto di appoggio di tanti giovani resta la famiglia, siamo fieri di poter dire che, nell’Italia delle contraddizio-ni, il nucleo familiare riveste ancora quest’importanza pre-gevole. Come i primi sinto-mi di uno stato influenzale si

Un piccolo peschereccio gal-leggiava solitario nel mare intorpidito, avvolto nella neb-bia; sembrava che volasse, in un unico bagliore grigio. in quell’atmosfera surreale, il porto s’intravedeva con i suoi muri giganti, che lo separa-vano dal mare, illuminato da lampioni tremolanti e dai fari delle gru arancioni. Charles si strinse nel suo cappotto nero e accese una sigaretta, inalò il fumo sputandolo un attimo dopo intorno a lui ;gli faceva male la gola e si pentì di non aver indossato la sciarpa pri-ma di uscire di casa. Alzò il bavero della giacca mentre si-stemava il suo taccuino sulla ringhiera umida del pontile; iniziò a scrivere le prime paro-le che gli venivano in mente: “Mare”, “barche”,”nebbia”, poi restò immobile, cercando di elaborare un verso di sen-so compiuto; “l’atmosfera è ottima per scrivere una poe-sia”, pensò, ma ormai erano due anni che non ne compo-neva una decente. Scriveva da quando aveva dieci anni, era un hobby poi divenuto ragione di vita senza troppe soddisfazioni; poetava per stupirsi, o forse, per sentirsi vivo in quelle giornate perse a lavorare come impiegato nelle Poste. Sfogliò distratto le pagine del taccuino, l’ul-timo pensiero scritto risali-va al nove aprile dell’anno prima e recitava: “C’è un solo modo di dimenticare il tempo: impiegarlo.” Sorrise, quella frase la annotò duran-te il periodo più impegnativo della sua vita, cioè quando riuscì a farsi pubblicare la sua prima raccolta di poesie; era deciso a non darle un titolo, ma l’editore pretese almeno una parola da stampare sulla copertina; così scelse il suo nome ,“Charles”, da piazza-re sopra un quadro di Munch che ritraeva un uomo seduto in un bar. Il libro vendette una cinquantina di copie, non molte per sperare nella pub-blicazione di un nuovo lavo-ro; così si rassegnò a stendere i suoi pensieri per il puro gu-sto di farlo, senza sognare di guadagnarne i soldi necessari per vivere. Richiuse il taccu-ino e lo nascose nella tasca della giacca, diede un’ ultima occhiata dal pontile al pano-rama che si nascondeva sotto

la bruma novembrina e s’in-camminò verso la strada in cerca di qualche sensazione da annotare. Le navi mercantili attraccate al porto erano enor-mi, apparentemente tranquil-le, sembravano riposare dopo chissà quali viaggi. Sulle fian-cate gli oblò erano illuminati dall’interno; i marinai gioca-vano a carte e trascorrevano il tempo libero a tracannare vino in attesa di ripartire: si udivano gli schiamazzi, ma in lingue troppo diverse per ca-pirne il significato. Una delle imbarcazioni esibiva un nome scritto con la vernice bianca, le lettere erano gigantesche e non troppo definite.“Neelps, ma che razza di nome è? For-se sarà inglese o tedesca” pen-sò mentre camminava vicino alla nave sulla banchina. Tirò fuori il taccuino e scrisse “Ne-elps” su una pagina a caso, poi continuò a camminare.Mentre ripensava alle navi un rumore sordo che lo fece sobbalzare, proveniva da qualche parte dietro la sua schiena. Voltan-dosi di scatto fece cadere a terra la penna che stringeva nella mano destra; chinando-si per raccoglierla, notò una macchia bianca nella nebbia a diversi metri da lui. Si avvi-cinò lentamente mantenendo gli occhi fissi sulla sagoma, ma arrivato a circa cinquanta centimetri dall’oggetto ignoto si accorse che era un albatro, una specie di gabbiano gran-de e maestoso ed era difficile vederne uno così da vicino. L’animale restò immobile, come se volesse farsi ammi-rare; aveva le piume bianche con delle sfumature nere sul-le ali. Saltellò verso Charles e lo guardò fisso negli occhi. -Cosa c’è? Vuoi per caso dirmi qualcosa?- domandò sentendosi subito uno stupi-do, aveva sempre deriso le persone che parlavano ai loro animali, li trovava ridicoli. L’albatro scosse il capo, fece un altro saltello e si fermò di nuovo, questa volta però ri-volse il becco in direzione del mare, precisamente dove si trovavano gli scogli. Charles si avvicinò verso di lui come se volesse accarezzarlo e il volatile, offeso, spiccò il volo goffamente spiegando le sue grandi ali bianche e nere.

I numeri non sbagliano mai: 528 verbali nelle prime due settimane di gennaio, 4261 nel 2009, solo nei mesi di novembre e dicembre 1384.Insomma la nuova politica adottata dal nuovo coman-dante dei vigili urbani Er-nesto Grippo ha dato i primi risultati; In un pugno di set-timane il numero di contrav-venzioni agli automobilisti indisciplinati di Vasto è im-pennato. Tra la soddisfazione generale dei vigili, che vedo-no ricompensato il loro lavo-ro, però, emergono le imman-cabili proteste dei cittadini, i quali si considerano braccati dagli agenti, o semplicemen-te sono tenuti sotto controllo con maggiore attenzione (di-pende dai punti di vista). Nel caos generale emerge un’af-fermazione dell’assessore ai lavori pubblici Corrado Sa-batini, secondo la quale gli automobilisti vengono molto spesso tartassati dai Comuni perchè questi ultimi sono a corto di finanziamenti, anche loro in qualche modo devono pur fare cassa. E nelle paro-le dell’assessore dell’IDV troviamo un facile riscontro nella solita risposta rifilata dall’Amministrazione comu-nale agli operatori turistici: “Non ci sono fondi”.Vuoi vedere che i numeroni sulle multe e verbali sparati in prima pagina su testate e siti internet, se da un lato ci fanno capire che i vigili ur-bani a Vasto ci sono eccome, nascondono qualcosa?

I problemi riguardanti il traf-fico e le preoccupazioni sul-la salvaguardia della fluidità della circolazione stradale hanno vinto sulla tradizione, sul buon senso e sulle nostre abitudini.A Vasto sono vietati i cortei funebri. In parole povere i de-funti potranno essere accom-pagnati in chiesa, ma a messa conclusa non si potrà seguire il feretro nel tragitto verso il cimitero.Questo provvedimento, in vi-gore dal primo gennaio 2010

è stato già sommerso da un mare di polemicheScatenate dai cittadini, indi-gnati e sbigottiti dalla deci-sione presa dall’Amministra-zione comunale.Il sindaco Lapenna, però, nonostante le lamentele ha deciso di non cambiare per nessuna ragione il suo piano anti-traffico.Secondo il suo punto di vista Vasto è una città in rapida espansione non più paragona-bile ad un borgo medievale. Le automobili che transitano

Tutto cambiò nel 1969 con l'album d'esordio degli Stooges,un crescendo corrosi-vo di chitarre stridenti ed urla primordiali.Grazie anche alle indimenticabili performance live,gli Stooges divennero un icona.aiutando a spianare il terreno per l'imminente esplo-sione punk. Nel loro secondo album del 1970(Fun House)riprodu-sero in studio le loro scelle-rate esibizioni dal vivo,un tripudio di riff lascivi dove Iggy,chiaramente sotto l'effet-to di droga,giocava con torte

alla panna e vetri rotti.Montarono le attrezzature come se dovessero suonare in un club e le sessioni erano in-tervallate da varie feste,cosi' che la follia trapelò profonda-mente nelle canzoni. Il lato A è quello della "festa",con chi-tarre metalliche ammiccanti e sexy ed Iggy che biascica sudici racconti di edonismo.Il lato B invece è quello del-le crisi,in cui le canzoni si distendono verso un'atmo-sfera più rilassata.Dove il sassofonista improvvisa li-beramente e Iggy sembra un

musica (in terza)

ORIZZONTALI: I. Simbolo dell'antimonio - 3. Pallone in rete! - 7. Opera di Bizet - 10. Personal Computer - 12. E in latino - 14. Un'apparizione occasionale... in un film -1 T. Le ortiche di mare - 20. Figlia di Crono e Rea - 21. Diffondersi nell'aria... ed echeggiare - 23. Non sane nella psiche - 24. Un lago della Cina - 25. La capitale del Libano - 26. Quattro antico - 27. Un moschettiere di Dumas -28. Leziosaggini affettate; -31. Lo sono lo e la - 32. L'isola di Montecristo - 34. Rendere insensibile - 36. Cura naso e gola - 37. Uno dei figli di Noè -39. Al, discobolo statunitense - 40. Rari... come certi casi -43. Vi nacque Turgenev - 45. Insieme di sentimenti - 47. Uscire di senno - 50. Grido delle Baccanti - 52. Il centro di Canberra - 53. Si conta per primo - 54. Sono sottufficiali - 57. Un cantone svizzero - 60. Una Ricci attrice - 61. Lo è l'uomo... considerato ciò che mangia - 62. Grido di esultanza - 63. Figlio di Creso - 64. Lo è il vegetale che ha pistilli e stami - 66. Tho-mas teologo 67. Iniz. di Einstein - 68. Antiche monete inglesi - 69. Accomuna Veneti e Sardi.VERTICALI: 1. Dubita di tutto - 2. Soffia a Trieste - 3. Gentile, cortese - 4. Là dove sorge il sole - S. La "A'' di INA - 6. Vinse il Giro di Francia nel 1983 e nel 1984 - I. Vi lavorano i muratori - 8. Quasi unici -9. Relativo allo sport che si pratica in vasche - 10. Finimento del cavallo - 11. Schiamazzi - 12. San Paolo indirizzò loro una delle sue lettere -13. Si può bere anche freddo - 15. Il granturco - 16. Lance Armstrong lo ha vinto ben , sette volte - 18. Pii, misericordiosi - 19. Un tipo di alcool -22. La prima donna - 29. Sigla di Modena - 30. Articolo romanesco - 33. Quello degli Uberti è... nell'inferno dantesco - 35. Uno dei punti cardinali - 38. Le scrive chi ricorda -41. Maschera francese - 42. Evidente, intuitivo - 44. Iniziali di Pirandello - 46. La Buona-mici della TV - 48. Le prime lettere - 49. Simbolo dello zirconio - 51. Il nome di Resnais -52. Alfred psicologo francese - 53. Sigla degli Stati Uniti -55. In tale luogo - 56. Esseri eterni nella filosofia gnostica -58. Vendita col banditore - 59. Invece, al contrario - 64. Iniz. -65 lo dice chi è sorpreso -66.L’attore Pacino

di transito nelle arterie prin-cipali della città a Vasto. Impossibilità di corteo fune-bre dalla chiesa al cimitero, per coloro che non ne fanno richiesta o che non posseg-

INDOVINELLO 1

(di Giordano Di Marco)Possibilità di scorta funebre spesata dal comune a Vasto. Impossibilità di corteo sem-plice spesato dai familiari del defunto a Vasto. Possibilità, esclusivamente a richiesta,

In ogni schema a numero uguale corrisponde lettera uguale

Un aggettivo che al solido si opponee un verbo che ha problemi col tifo-ne!

Pur non conoscendomi affatto, sta-mattina quel bifolco,si è permesso di darmi del tu per ben due volte!

INDOVINELLO 2

continua...

Page 2: IL DELIRIO gennaio 2010

omaggio per l’ultima volta. Lo stesso giorno, disgrazia-tamente, muore un operaio vastese, al pover’uomo, se-condo ordinanza, verrebbe negata la possibilità del cor-teo funebre. Penso che anche Nostro Si-gnore si porrebbe qualche domanda vedendo arrivare un suo figlio in pompa magna e l’altro in sordina. A conclusione di questa breve e, non solita, argomentazione personale, vogliamo far no-tare quanto, agli occhi di noi giovani, questa decisione possa costituire un passo in-dietro che nulla ha a che fare con la democrazia costituzio-nale e l’uguaglianza sociale e cristiana.

più complicata.La prima cosa da fare, sarebbe ricreare con sforzi di governo, le basi di una società quanto meno stabile e allora vedrete che i “bamboccioni “ non avranno più timore, nessuna scusa, nessun dubbio nell’affrontare da soli ed il prima possibile la loro sfida per futuro.

Siamo uguali anche senza il battito nel petto sovversivo dei Teddy boys ma in modo molto più violento.V e s t i v a n o con abiti ler-ci, strappati, avevano spille da baia con-ficcate nelle

orecchie e nel naso, vivevano spesso senza una casa in uno stato di vagabondaggio. A dif-ferenza degli Hippie, verso i quali mostravano tutto il loro disprezzo, i Punk non predi-cavano un mondo utopico di Pace e amore, essi vivevano nel sistema e in esso volevano scatenare il loro disagio sot-toforma di violenza, rabbia e spregiudicatezza. Il rock rap-presentò il genere musicale perfetto per esternare questo malessere generazionale ; i gruppi nati in questo periodo, come gli inglesi Sex Pistols, suonavano in maniera del tutto nuova facendo a pezzi tutti i maturate fino a quel periodo: i cantanti urlavano anziché cantare, si esibivano in serate caotiche e violente, rompevano gli strumenti e scatenavano risse tra gli spet-tatori. Tutta la carica esplo-siva di questo movimento giovanile, però, cadde in breve tempo vittima di quella commercializzazione della musica avviata anni prima. Risucchiati dal loro stesso modo di essere svanirono del tutto influenzando però tutta la musica rock e gran parte dei movimenti giovanili dei decenni successivi.

intraprenderà una carriera solista piena di soddisfazio-ni e,a quasi 63 anni suonati, non sembra intenzionato a fermarsi continuando la sua Spettacolare carriera con live e nuovi album (The Prelimi-naires uscito nel 2009).

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Iggy Pop

i Punk,rabbia e anarchia

la poesia...

di F

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Iuso

I MOVIMENTI GIOVANILIdalla prima

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l rito funebre, o funerale, è un rituale civile o religio-so che si celebra in seguito alla morte di una persona.Gli usi e le tradizioni rela-tive a tale evento variano secondo il luogo, la fede religiosa od il desiderio del defunto e dei suoi con-giunti. Il termine deriva dal latino funus, che ha molti significati e probabilmen-te associa il rito all’azione del calare il corpo nella sepoltura con delle funi. È celebrato in genere al co-spetto della salma con la partecipazione di alcuni individui appartenenti al gruppo sociale di riferi-mento (famiglia, cerchia delle amicizie del defunto, conoscenti, colleghi, etc.).

di Stefano Lanzano

32

la parola del mese...rito funebre

Si muore un pò ovunque

dalla prima... economia (dalla prima) giovani, lavorare è un lusso i defunti non

meritano il corteo funebre?

pillola

di Nino [email protected]

(dalla prima...)

di Stefano [email protected]

di Danilo [email protected]

il Delirioredazionedelirio@gmail.

comtel. 3484292942

L’opinione

il Periscopio di Vittorio Tagliente DALLA PRIMA

(dalla prima)

Questi giovani di oggi conoscono a memoria gli spartiti ma non sanno neppure cosa vuol dire vomitare!

Almanachdi La Viola Fabrizio

via incoronata, 1°/5566054 vasto(ch) tel.087358418

di Danilo Bolognese

Mio nonno era un uomo insi-gnificante.Al suo funerale il carro funebre seguiva le altre auto. (Woody Allen)

più celere e formativa nel mo-mento in cui dovesse decide-re di abbandonare la casa dei genitori in giovane età. Belle parole! Peccato che la realtà, o me-glio la società attuale, renda tutto più complicato.Impos-sibile, infatti, sarebbe per un ragazzo, riuscire a ritagliar-si una sua indipendenza, se prima non si ricostruissero le fondamenta del nostro stato sociale.

Non vuole essere una scusa, badate bene.Mi resta difficile immaginare ,però, come ci si possa creare una totale indi-pendenza dai propri genitori, quando il sistema stesso scar-seggia ed è saturo di prospet-tive nel mondo del lavoro.Ho sentito dire che la colpa risiederebbe, anche e soprat-tutto, in un atteggiamento, del tutto made in italy, di vivere il nucleo familiare.Troppo oppressivo ed onni-

presente nella crescita dei figli, così incapace di dare spazio alla costruzione di prospettive future.Non sono d‘accordo.Questo valore, impregnato nel DNA di questo popolo, deve essere fonte di merito ed elogio.Caratteristica di-stintiva tra noi e gli altri paesi del mondo.Del resto siate certi che ,se fosse venuto meno, oggi la situazione sarebbe ancora

confidano alla mamma per poi farli curari dal medico, allo stesso modo dovremmo contare su una società attenta e consapevole ai nostri pro-blemi. Perché non lo faccia-mo? Perché il giovane, come medico, riconosce un contor-no sociale che mal si adatta ai suoi bisogni. Immaginiamo di avere un’ improvvisa ne-cessità di lavorare, dettata da cause scatenanti che lasciano come unica alternativa quella di sopravvivere grazie ai pro-pri mezzi. La soluzione più immediata sarebbe quella di iscriversi ad un centro per l’impiego loca-le, nel caso non sia già stato fatto. Tra i requisiti inseriamo il ti-tolo di studio e le conoscen-ze acquisite, a livello teori-co, in quella famosa “scuola dell’obbligo”; le esperienze lavorative le lasciamo in bian-co poiché non ricordo di nes-suna scuola che abbia avviato miei coetanei al mercato del lavoro, e quelle serate passate a servire cliente al pub o ri-

storante di turno non possono essere menzionate, stavamo svolgendo lavoro in nero; come impegnate il vostro tempo libero non interessa ad un datore di lavoro anzi me-glio se non ne avete di tempo libero; ecco, ora tornate a casa ed iniziate ad acquistare qual-siasi tipo di rivista che abbia a che fare con il mondo del la-voro. State tranquilli, nessuno verrà a citofonarvi per chie-dere la vostra collaborazione senza esperienza, senza requi-siti e senza tempo libero. Eppure, il timore maggiore nasce da coloro che abita-no questo mercato del lavo-ro. Possibile che non c’è un senso di responsabilità, eti-ca e morale, che riconosce il problema come proprio e si mobilita per fronteggiar-lo? La soluzione può essere adottata da tutti noi in piccole dosi: l’albergatore locale può assumere i suoi camerieri; la scuola può promuovere col-laborazioni “scuola-impresa” che fungono, anche, da moti-vazione nel terminare gli stu-

di; l’avvocato, il commercia-lista, il consulente del lavoro sono professionisti e cultori della materia, per cui, è loro specifico compito informare circa le modalità e possibi-lità di occupazione; il primo cittadino e l’amministrazione comunale devono monitora-re le sorti dei propri giovani e promuovere iniziative a favore della loro entrata nel mondo del lavoro. Non ci si può esclusivamen-te lamentare delle scelte a livello nazionale, anche una ponderata collaborazione a livello locale può trasformare la nostra zona in eccellenza. Torniamo a credere nella pos-sibilità di fare la differenza nel nostro territorio, quando i risultati arriveranno sarà lo stesso mercato a proiettarci al livello successivo .

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per le strade attraversate dai cortei funebri diretti dal-la chiesa al cimitero sono migliaia; imbottigliarle nel traffico che si viene a creare perché c’è un defunto segui-to a piedi da altre persone, che magari vedono in quel gesto così radicato nella nostra tradizione un proble-ma.Il dolore per la scomparsa di una persona, sempre secon-do il sindaco, non si misura con la partecipazione al cor-teo funebre.Quindi perché continuare a “passeggiare” dietro un au-tomobile che trasporta un defunto verso il luogo della tumulazione? Tutta ipocri-sia?

Art. 4 della Costituzione

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le con-dizioni che rendano effetti-vo questo diritto.Ogni cittadino ha il dove-re di svolgere, secondo le proprie possibilità e la pro-pria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spiri-tuale della società.

IL CONTRATTO DI LAVORO

L'Italia è il Paese che ha più tipologie di contratti nazio-nali di lavoro (quasi 400): nessun'altra nazione ha questa parcellizzazione. Se da un lato questo garantisce una migliore copertura (an-che giuridica) delle profes-sioni, dall’altro genera un senso di smarrimento dovu-to alla quantità di articoli, leggi e regolamenti.

bambino impaurito e sperdu-to che,basandosi sulle amare esperienze avvisa: "La casa dello spasso vi ruberà il cuo-re". Il selvaggio abbandono e l'amaro retrogusto si rivelaro-no adatti a quella generazione ed influenzò tanti altri punk dal cuore dark.Grazie all'aiuto di David Bowie con il ruolo di "padre protettore" e dopo aver per-

so due elementi fondamentali della band come il chirarrista ed il bassista (prontamanete rimpiazzati), Iggy Pop e gli Stooges tornarono nel 1973 con il loro terzo album Raw Power.Caratterizzato da distorsioni e assoli allucinanti che formano un muro sonoro in cui sembra ci siano tre o quattro chitarre sporche, di uno sporco lurido!

Non si deve avere pudore ad affermare che questo inno è puro e grezzissimo punk, come sarà nella tradizione di Sex Pistols e compagni.Nel complesso l’album segna un saliscendi emotivo e ritmi-co che alterna pezzi veloci e ultraveloci. Il risultato è an-cora una volta un capolavoro del rock. Dopo questi album Iggy Pop

di Giordano Di [email protected]

www.myspace.com/dimarcogiordano

Il cielo è frastagliato da nuvole...sono nere...sono cupe...Io canto leggero la mia poesia lu-gubre. Urlo più forte contro l'in-vasione della trasformazione.Non mi fermo alle apparenze...Distruggo i pregiudizi attraverso le esperienze. Combatto il pro-cesso di canonizzazione!

Cerco solo una direzione con-sapevole che ogni meta è un miraggio. "Orgoglio ferito"...si è rassegnato al menefreghismo intollerante......Non gli frega niente...Forse eccessivo non perde la co-erenza. Crea un universo paralle-lo intorno alla sua testa. Rutta ed insulta questa grande comunità...Che presto nella sua mente diver-rà nullità.

musica (dalla prima)

Non è che tutti crediamo in un'altra vita. Ci sono anche gli scettici ovviamente.Comunque sia i morti li sep-pelliamo – un mutuo per pa-gare la cerimonia, un modesto loculo, parenti mai visti, un corteo in giro per il paese e addio. Addio – un po’ di tri-stezza ovviamente e addio.Noi li mettiamo qualche me-tro sottoterra, oppure in co-mode brandine da campo di concentramento – cemento armato, marmo e fiori. Portia-mo i fiori, accendiamo qual-che candelotto rosso, qualche santino – insomma li andiamo a trovare di tanto in tanto. Non tutti hanno le stesse pen-sate, ma è anche giusto che

sia così. Altre culture, altro credo, altre religioni – altre cerimo-nie. India: Nel paesino di Ghandi i morti li bruciano – ovviamen-te c’è un senso profondo, non è cattiveria.Lo lavano un po’ con pasta di sandalo e lo riempiono di oggettini a lui cari, poi bello bendato con un telo bianco se lo portano in processione fino al crematorio. Nella pira, i piedi li tengono rivolti ver-so sud – direzione regno dei morti, e la testa a nord – dire-zione regno della ricchezza. Altrimenti gli si lascia fare una nuotata nel Gange, dalla riva sinistra. Il senso è sem-

plice: la morte è soltanto la cessazione delle attività fisi-che, lo spirito ben presto si reincarnerà in un nuovo ciclo vitale – destinazione Nirva-na o se vogliamo tradurla in parole povere “perfezione”. Solo grazie a queste reincar-nazioni lo spirito può di volta in volta migliorarsi. E quale il modo migliore per liberarsi di un corpo ingombrante? Bru-ciarlo ovviamente. Rom: Per la cultura Rom la morte ha un senso del tutto particolare. Non solo la perdi-ta di un caro porta lacrime e dolori ma ci si mette di mezzo anche il morto – bisogna in-fatti preoccuparsi per la ven-detta dello spirito che, sem-

bra assurdo, prova rabbia per essere defunto e se la prende con i parenti.Da lì in poi il corpo non vie-ne mai lasciato solo – per un intero giorno i parenti devono restare con lui.Non ci si può lavare, fare la barba, pettinare, fare brindisi e, per carità, ballare o cantare – e se qualcuno ha sete solo alcolici, the o caffè. Dopo aver sepolto il defunto ed aver sentito le lacrime delle donne che si strappano addirittura i vestiti per evitare l’ira del morto – per un periodo che può andare da 6 mesi a 3 anni i parenti non possono prende-re parte a cerimonie, entrare in luoghi pubblici, ascoltare

la radio o guardare la televi-sione. Lutto luttuoso, insom-ma.Islam: I musulmani sanno che dopo la morte inizia la vita vera – qualcuno direbbe: “n’altra volta?”, si. Paradiso e inferno, giudizio universale e fede in Dio. Si fa tutto con garbo e riguar-do, potete buttare giù qual-che lacrima ma – niente di eccessivo, niente urla, niente vestiti strappati, niente ogget-ti distrutti. Non disperatevi – disperazione è segno di poca fede. Al morto vengono chiu-se la bocca e gli occhi, viene lavato ben benino, dopodiché qualcuno si occuperà di salda-re i suoi debiti – con i soldi rimasti o con una colletta tra parenti. Non esistono sepol-ture da ricco borghese, niente lapidi, foto o mausolei da mi-liardi di dollari – viene sem-plicemente messo sottoterra, rivolto con la testa verso la terra santa; di fianco. Si muore, un po’ ovunque – ma non allo stesso modo, in-somma.

gono abbastanza cavalli e car-rozze, a Vasto. La città delle meraviglie a Vasto. Troppo spesso, noi giovani, possiamo sembrare troppo sfrontati, arroganti, ma pos-sibile che siamo gli unici che non vivono in conflitto con il loro cervello? Il travaglio della quotidianità vastese, per non smentirsi, si prolunga sino all’ultimo viaggio, per il defunto, ed alle ore più tristi, per i familiari. L’ordinanza di inizio anno a firma dell’attenta ammini-strazione comunale ha gettato benzina su una popolazione ardente; la vicenda dell’ap-provazione di un corteo fu-nebre di gitani con carrozze, cavalli e fiori sul percorso, a poche ore dalla precedente decisione, ha causato l’esplo-sione di indegno dei tanti. Possiamo sottolineare che, non me ne voglia il primo cittadino, una cazzata dopo l’altra può sfuggire agli occhi di uno, ma noi siamo circa

40000, purtroppo qualcuno se n’è accorto. Il sindaco tempo fa affermava che “Vasto non è Beirut” ma non è nemmeno Milano con i suoi problemi di viabilità e traffico cittadino. Immaginiamo un’altra situa-zione: la morte di un perso-naggio vastese di spicco in ambito politico, religioso, per impegno sociale o per qual-sivoglia altra caratteristica, certamente il tale defunto ver-rebbe commemorato, come è giusto che sia, con tutte le celebrazione tali da rendergli

Giordano Di Marco

Anche Lucifero era un angelo