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pagina 6 Politica In città il problema “casa” continua ad essere in primo piano. pagina 9 Cronaca Ecco chi è e come si comporta il molfettese che sporca le campagne. pagina 22 Cultura Un fine settimana tutto dedicato ai golosi con “Art & Ciocc” pagina 24 Sport In vista dei traguardi finali rallentano le compagini molfettesi. A quasi 16 anni dalla tragedia verrà riaperta l’inchiesta per far luce sulla morte dei cinque marittimi molfettesi. A deciderlo il procuratore capo del Tribunale di Trani, Carlo Maria Capristo, che ha accolto la richiesta presen- tata dai legali dei familiari delle vittime. pag. 3 Consentire a tanti bambini e bambine che provengono da realtà difficili di costruirsi una vita migliore. Iniziando sin da piccolissimi. Un progetto curato dai volontari che ha già portato tanti frutti e che premia la caparbietà di chi ci ha creduto sin dall’inizio. pag. 10 Francesco Padre: si ricomincia Il Sermolfetta e un sogno n° 54 giovedì 18 febbraio 2010 Molfetta Quindicinale gratuito di informazione. www.ilfatto.net Vita spericolata !

Il Fatto n. 054

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Page 1: Il Fatto n. 054

pagina 6

PoliticaIn città il problema “casa” continua ad essere in primo piano.

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CronacaEcco chi è e come si comporta il molfettese che sporca le campagne.

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CulturaUn fine settimana tutto dedicato ai golosi con “Art & Ciocc”

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Sport In vista dei traguardi finali rallentano le compagini molfettesi.

A quasi 16 anni dalla tragedia verrà riaperta l’inchiesta per far luce sulla morte dei cinque marittimi molfettesi. A deciderlo il procuratore capo del Tribunale di Trani, Carlo Maria Capristo, che ha accolto la richiesta presen-tata dai legali dei familiari delle vittime.

pag. 3

Consentire a tanti bambini e bambine che provengono da realtà difficili di costruirsi una vita migliore. Iniziando sin da piccolissimi. Un progetto curato dai volontari che ha già portato tanti frutti e che premia la caparbietà di chi ci ha creduto sin dall’inizio.

pag. 10

Francesco Padre: si ricomincia Il Sermolfetta e un sogno

n° 54giovedì 18 febbraio 2010Molfetta Quindicinale gratuito di informazione.

w w w . i l f a t t o . n e t

Vita spericolata!

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Una tragedia avvolta nel mistero da troppo tempo e su cui forse, oggi, si potrà fare finalmente luce. Il procuratore capo del Tribunale di Trani, dottor Carlo Ma-ria Capristo, ha infatti accolto la richie-sta di riapertura delle indagini sull’af-fondamento del motopesca molfettese “Francesco Padre” e sulla morte dei cinque marinai che erano a bordo. Una richiesta avanzata nei giorni scorsi dagli avvocati Giacomo Ragno, Maria Rosa-ria de Cosmo e Francesca Ragno, legali delle famiglie delle vittime che dal 1994 ad oggi non hanno mai smesso di chie-dere che venisse fatta luce sull’incidente avvenuto nella notte del 4 novembre di 16 anni fa.Come si ricorderà, a 20 miglia dal-la costa del Montenegro il motopesca affondava a causa di una misteriosa esplosione. A bordo di quella unità na-vale, una delle più grandi e conosciute della marineria molfettese, trovarono la morte cinque persone: il comandante Giuseppe Pansini, il motorista Luigi de Giglio, il capopesca Francesco Zaza e i marinai Saverio Gadaleta e Mario de Nicolo. Solo il corpo di Mario de Ni-colo venne recuperato alcune ore dopo l’affondamento dalle unità navali giunte in soccorso. I corpi degli altri quattro membri dell’quipaggio giacciono a circa 200 metri di profondità assieme al relitto dell’imbarcazione.L’inchiesta aperta all’epoca dalla Pro-cura della Repubblica presso il Tribunale

di Trani, portò all’archiviazione del pro-cedimento per morte del reo: in sostanza si disse che l’esplosione venne provocata da un quantitativo non meglio precisato di materiale esplodente presente a bordo del peschereccio. Secondo la magistratu-ra italiana, quindi, i cinque marinai mol-fettesi stavano contrabbandando esplosi-vo. Una tesi non solo respinta dalla inte-ra marineria di Molfetta e dalle famiglie delle vittime ma assolutamente smentita dalla analisi dei fatti e dai relitti recu-perati nell’area di mare in cui avvenne la tragedia oltre che dalle immagini re-gistrate sul fondo del mare con l’ausilio di un robot. Troppi particolari portarono già allora a pensare che il “Francesco Padre” fosse rimasto vittima di un “inci-dente di guerra”: in quel periodo infatti erano in corso le operazioni militari eu-ropee contro la Jugoslavia e nel tratto di mare in cui avvenne l’affondamento era-no presenti numerose unità navali, anche sommergibili, di diverse marine militari impegnate in una esercitazione. Insom-ma tanti misteri coperti anche dal segre-to di stato e che in tanto tempo sono stati celati dietro un vero e proprio muro di gomma che oggi si tenterà di abbattere tentando di riportare a galla verità som-merse che hanno fatto si che la tragedia del “Francesco Padre” venisse ribattez-zata “l’Ustica dei mari”.Anche noi de “il Fatto” ci siamo più vol-ti interessati alla vicenda, organizzando anche una raccolta di firme che sono sta-

te poi inviate al Presidente della Repub-blica per chiedere che l’inchiesta venisse riaperta: oltre mille molfettesi avevano aderito alla nostra proposta, a dimostra-zione che il ricordo di quella tragedia è ancora vivo.“Dalla lettura degli atti processuali e dagli esiti delle indagini – si legge oggi nella richiesta di riapertura delle indagi-ni presentana dai legali delle famiglie – emergono sia evidenti lacune nell’attività di indagine, sia manifeste contraddizioni nelle conclusioni del consulente prima e dei magistrati dopo”. È per queste ragioni che i familiari delle vittime non hanno mai smesso di cercare la verità. Cominciando da un elemento concreto: quella notte, in quel tratto di mare, era in corso una eservitazione delle forze NATO denominata “Sharp Guard” ed erano presenti, come già ricordato, numerosi mezzi navali militari delle forze armate statunitensi, spagnole, olandesi, francesi e italiane, come del resto aveva confe-ramato nel 1994 l’allora Ministro della Difesa, Cesare Previti. Ma non è tutto: sempre quel tratto di mare veniva indica-to come zona di rilascio ordigni esplosivi e le immagini del relitto del “Francesco Padre” registrate con l’ausilio di un ro-bot subaqueo mostrano chiaramente la presenza di due cadaveri uno dei quali calzava gli stivali da pesca, segno evi-dente che il motopesca era impegnato nel salpamento della rete, e l’altro un foro nel cranio. Circostanza, quella del

salpamento delle reti, che il consulente della magistratura aveva escluso, dichia-rando per altro che l’esplosione avvenne dall’interno del motopesca verso l’ester-no e per giunta in una zona diversa da quella che, lo dimostrano le immagini, presenta lo squarcio nello scafo. C’è poi la storia dell’albero maestro del motope-sca che presentava fori di proiettile sulla superficie e che, recuperato dopo l’af-fondamento, venne affidato in custodia all’allora comandante della Capitaneria di Porto di Molfetta e poi, “misteriosa-mente” scomparve.Oggi i legali hanno chiesto non solo che l’inchiesta fosse riaperta, trovando am-pia disponibilità da parte della Procura di Trani, ma anche che venga ascoltato l’allora Ministro della Difesa Cesare Previti, i componenti della commissione d’inchiesta che venne costituita per in-dagare sulle ragioni dell’affondamento e l’ufficiale che nel 1994 comandava la Capitaneria di Porto di Molfetta e a cui venne affidato l’albero maestro poi scom-parso. Inoltre è stato chiesto che vengano nominati nuovi consulenti tecnici per ri-costruire i fatti sulla base dei vecchi e dei nuovi esiti delle indagini. Insomma: for-se questa volta è giunta d’avvero l’ora di scrivere la parola “fine” su una vicenda che ha violentemente segnato non solo le vite dei familiari delle vittime, ma anche la storia della intera città.

Corrado Germinario

È stata accolta dalla Procura della Repubblica di Trani la richiesta presentata dai legali dei familiari delle vittime. Forse è finalmente giunta l’ora della verità.

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Francesco Padre: riaperta l’inchiesta

giovedì 18 febbraio 2010 3Corsivo

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Primo Piano giovedì 18 febbraio 20104

Ne avevamo parlato alcuni mesi fa, presentando la seconda edizione del “Memorial Franco Misino”, la manife-stazione organizzata dall’Associazione Maitres Italiana Ristoranti ed Alberghi della Puglia per ricordare il collega pre-maturamente scomparso: raccogliere fondi da destinare ai bambini africani. E l’iniziativa da idea si è trasformata in realtà. Questo Natale infatti i bambini e le famiglie di Musoloni, un villag-gio del Kenya nella zona più interna e

meno conosciuta della “turistica” Ma-lindi, hanno potuto bere l’acqua prele-vata da un pozzo dedicato a Francesco Misino. “La nostra associazione – ha dichiarato il vicepresidente nazionale aggiunto Giovannangelo Pappagallo, molfettese, che è stato inviato in mis-sione in Kenya – ha potuto verificare di persona lo svolgimento dei lavori così come ha fatto la nipote di Franco Misi-no Giusy Abbascià, anche lei presente al viaggio”. Un viaggio che si è trasfor-mato in un’esperienza che ha segnato tutti i partecipanti e che, ha aggiunto Pappagallo “ognuno di noi, almeno al-meno una volta nel corso della propria vita, dovrebbe fare”. “Solitamente – ha spiegato il vicepresidente dell’AMI-RA – noi italiani prediligiamo il Kenya come meta turistica per la natura incon-taminata e un po’ meno per le condizio-ni di vita dei suoi abitanti. Infatti, non appena ci si scosta dalle località pretta-mente turistiche come Malindi e Wata-mu, la realtà che si presenta agli occhi dell’occidentale è difficile da accettare.

Gruppi di uomini, donne e bambini vi-vono in piccole capanne fatte di sabbia, terra e foglie di palma da cocco. La loro alimentazione è basata prettamente su farina, acqua il più delle volte non po-tabile e saltuariamente, durante i giorni di festa, su riso con carne e pesce. Alla sera sono davvero poche, solitamente le più centrali e vicine ai villaggi turistici, le strade illuminate da energia elettrica, il resto dei villaggi vive nel buio, illu-minati da piccole torce”. In questa real-tà fatta di piccole cose ciò che colpisce è lo sguardo e l’umanità delle persone e soprattutto gli occhi dei bambini. “Difficilmente – ha detto commosso Pappagallo – potremo dimenticare l’ac-coglienza che loro ci hanno riservato quando abbiamo visitato gli orfanotrofi o la grande festa che hanno organizza-to per noi nel villaggio di Musoloni il 6 dicembre, giorno dell’inaugurazione del pozzo e dei banchi scolastici dedi-cati a Franco, alla presenza di un sa-cerdote del posto e delle comunità dei villaggi limitrofi”. I bimbi e i ragazzi

hanno allietato la festa con danze tipi-che, mentre gli adulti hanno preparato un pranzo a base di riso e carne di muc-ca che solitamente viene consumato nelle feste più importanti dell’anno. “ È stato un momento di grande gioia e commozione allo stesso tempo vedere i bambini seduti su quei banchi e soprat-tutto vedere estrarre per la prima volta, dopo tanto trepidare, l’acqua dal poz-zo”. Un pozzo che si aggiunge all’in-terno del villaggio di Musoloni un’altra costruzione voluta alcuni mesi fa da Corrado Mezzina ed Enzo Balducci che hanno realizzato una scuola dedica-ta alla memoria di Eleonora Mastrorilli e Nino Nappi. L’esperienza realizzata dall’AMIRA sicuramente avrà un se-guito ed ha assunto per i soci un dupli-ce significato: esprime da una parte il bisogno di tenere ancora in vita attra-verso il ricordo Franco Misino che ha dato tanto all’associazione attraverso il suo impegno umano e professionale, dall’altra mettersi al servizio dell’altro con umiltà e semplicità.

A Natale inaugurato il pozzo realizzato in memoria di Franco Misino con i fondi raccolti dall’AMIRA Puglia. Alla “missione” ha preso parte anche il molfettese Giovannangelo Pappagallo.

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Un ponte lungo fino al Kenya

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L’esercizio dell’ascolto dovrebbe es-sere pane quotidiano per politici e am-ministratori, ascolto di voci diverse e possibilmente non plaudenti, altrimenti come si fa a capire quel che accade e a raccogliere proposte? L’amministrazio-ne Azzollini non si è distinta da questo punto di vista. Gli esempi si sprecano. Il circolo locale di Legambiente, guidato dall’attivissimo Antonello Mastantuoni, ha organizzato recentemente un incon-tro pubblico sul rischio idrogeologico a Molfetta, invitando gli amministratori cittadini e il competente assessore re-gionale, assieme ai tecnici dell’Autorità di Bacino, gli ingegneri idraulici cha hanno analizzato in lungo e il largo e soprattutto in umido il territorio di Mol-fetta, studiato le lame ad una ad una, rilevato gli interventi dell’uomo sul ter-ritorio e poi buttato giù il Piano di As-setto Idrogeologico (Pai). Il Piano che caratterizza come “ad alto rischio” an-che aree che ricadono nell’allargamen-

to della Zona artigianale, ostacolando l’assegnazione dei lotti alle imprese, e che ha scatenato un contenzioso arriva-to nei tribunali. Il rischio idrogeologico non è il sesso degli angeli, esiste o non esiste, per Legambiente di trattava di mettere a confronto le ragioni dell’uno dell’altro, di aprire uno spazio traspa-rente di confronto. Fatto sta che i tecnici dell’Autorità di Bacino si sono presen-tati, dotati di carte, dati e rilievi, pure di una presentazione in power point per far capire la questione ai non addetti ai la-vori, l’assessore regionale Amati è stato trattenuto a Bari da un infuocato Consi-glio regionale di fine legislatura, assenti il sindaco, uno straccio di assessore o di responsabile dell’Ufficio tecnico, pare timorosi che si trattasse di una trappola. Il folto pubblico presente non ha avuto questa impressione, anzi ha ascoltato una relazione puntuale sullo stato di sa-lute del territorio molfettese, sui metodi seguiti per la stesura del Pai, sui rischi

e i tempi entro cui essi possono presen-tarsi, avrebbe gradito che l’ascoltassero anche gli amministratori e conoscere anche la loro campana. Chi governa la città avrebbe dovuto cogliere l’oppor-tunità, avendo a cuore l’interesse della comunità, inteso come tutela del territo-rio e la sicurezza dei cittadini che nelle aree interessate ci vivono o ci lavorano e degli stessi imprenditori interessati ad insediarsi nel Pip 3, a cui non si può continuare a rispondere, soprattutto ora che siamo in campagna elettorale, che è colpa della Regione se ci sono ostacoli al poter costruire le loro aziende. Vero è che non è solo questa la situazione in cui si manifesta una certa pigrizia nell’ascolto. Qualcuno ricorderà la pro-testa per la cancellazione del volo low cost Roma Bari da parte di lavoratori, anche concittadini, che non potrebbe-ro più conservare il loro rapporto con il territorio. Ebbene i molfettesi hanno più volte scritto ad Azzollini perché se

ne interessasse, nessuna risposta, è sta-to il coratino Pino Pisicchio a portare la vicenda in Parlamento, pure frequentato dal nostro sindaco nel suo altro incarico di senatore. Stessa sensazione di sordità deve avvertirla chi, alla proposta, tutta contemporanea di discutere tramite so-cial network della micro violenza dif-fusa in città, risponde sfiduciato di aver scritto al sindaco e inoltrato petizioni per decine di volte, segnalando questo e quello, ma di non aver mai avuto rispo-sta. Ora, che nessuno abbia la bacchetta magica lo sappiamo, che i cittadini a volte possano annoiare con l’insisten-za su problemi a loro più vicini, senza comprendere le difficoltà, che siano di bilancio o di carenza di personale, pure. Ma stare ad ascoltare? Dare qualche risposta? Far sentire che qualcuno c’è? Non dovrebbe essere poi questo grande sforzo, sù.

Lella Salvemini

Nessuno si aspetta che le istituzioni abbiano la “bacchetta magica” ma almeno una risposta ogni tanto sarebbe gradita.

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Almeno sforzatevi di ascoltare

giovedì 18 febbraio 2010 5L’opinione

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Il consigliere comunale di Rifondazi-one Comunista, Gianni Porta, ha presentato lo scorso 11 febbraio una interpellanza consiliare riguardante il regolamento per l’alienazione de-gli immobili comunali. Una inter-pellanza presentata in seguito alla lettera inviata dalla Regione al Co-mune di Molfetta con cui si invita l’amministrazione comunale a speci-ficare nel regolamento l’obbligo di osservanza della Legge 560/93. “Il riferimento a questa legge, che of-fre maggiori garanzie agli inquilini di edilizia residenziale pubblica – ha detto Porta – è stato ignora-to nella stesura del Regolamento dall’amministrazione comunale il 30 ottobre scorso. Per questo il sotto-scritto ha sollecitato un parere della Regione Puglia competente in mate-ria di edilizia residenziale pubblica. La risposta è arrivata il 21 dicem-bre al sottoscritto ed è stata inviata per conoscenza anche al sindaco, di qui la necessità di interpellare l’amministrazione per sapere cosa intenda fare sul tema della vendita degli alloggi pubblici comunali che come Rifondazione Comunista con-tinueremo a seguire”.Il problema casa resta quindi al centro dell’agenda politica cittadina e Ri-

fondazione Comunista in particolare dimostra di essere particolarmente attenta alla questione: “A Molfetta, le case comunali non vengono ris-trutturate o si vogliono vendere gli immobili di proprietà comunale, le graduatorie delle cooperative edilizie non vengono aggiornate e il Piano Regolatore Generale non è stato an-cora adeguato al Piano Urbanistico Territoriale Tematico”.Accuse evidentemente rispedite al mittente dall’amministrazione comu-nale. “C’è chi parla e basta. E c’è chi

come noi traduce in fatti concreti quel sacrosanto diritto alla casa che spetta a ogni cittadino”. Ha dichiarato alcu-ni giorni fa il vicesindaco Pietro Uva commentando il provvedimento di approvazione del bando di concorso pubblico per l’assegnazione dei suoli del Piano di Zona 167. Con il bando, l’amministrazione Azzollini punta ad aggiornare le esistenti graduato-rie, individuando in via definitiva le cooperative edilizie che potranno re-alizzare i nuovi alloggi in regime di edilizia agevolata. Alloggi che si ag-

giungono a quelli in regime di ediliz-ia sovvenzionata e convenzionata da realizzare nei comparti 10 e 11, 12, (zona Madonna delle Rose), 13 (su via Giovinazzo) e 17 (a Ponente, tra via Bisceglie e il cimitero).“Il bando pubblico e il successivo aggiornamento delle graduatorie – ha continua Uva – rappresentano atti propedeutici per l’assegnazione dei nuovi suoli e danno allo stesso tempo la possibilità a tantissimi cittadini di acquistare una casa a condizioni eco-nomiche molto vantaggiose rispetto al mercato”.Il nuovo bando pubblico conferma i precedenti criteri di assegnazione. Le cooperative già presenti in graduato-ria dovranno comunque presentare istanza di partecipazione secondo i criteri del nuovo bando, al fine di ag-giornare o confermare le proprie con-dizioni. In ogni caso, le domande di partecipazione dovranno essere pro-dotte esclusivamente con l’apposito modulo predisposto dagli uffici co-munali, sottoscritte dal presidente della cooperativa e pervenire in busta chiusa al Comune dal 25 febbraio al 31 marzo prossimi. La versione inte-grale del bando è visionabile sul sito internet ufficiale del comune (www.comune.molfetta.ba.it).

Politica giovedì 18 febbraio 20106

Rifondazione Comunista punta il dito contro l’Amministrazione Comunale. Uva replica: “Noi preferiamo i fatti concreti alle parole”.

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Il problema “casa” sempre in primo piano

Lo scorso 5 febbraio hanno aderito alla protesta nazionale indetta dai sindaca-ti per chiedere la loro stabilizzazione e per sensibilizzare l’opinione pubblica. Si tratta dei 30 lavoratori socialmente utili impiegati nel Comune di Molfet-ta e che con la loro presenza contri-buiscono ad assicurare la funzionalità degli uffici comunali. Una richiesta, quella della stabilizzazione che è stata accolta dalla amministrazione comu-nale e che sarà avviata quest’anno in maniera definitiva. Lo ha annunciato l’assessore al Personale, Anna Maria Brattoli, comunicandolo direttamente ai lavoratori in sciopero. “L’ammini-strazione Azzollini – ha detto Anna Maria Brattoli – è pronta a porre fine una volta per tutte al problema della precarietà e lo farà con un piano di stabilizzazione triennale che riguar-derà tutti gli LSU”. Le buone noti-zie non finiscono qui. L’assessore

Brattoli ha inoltre preannunciato una integrazione delle ore lavorative a fa-vore dei lavoratori socialmente utili che permetterà di incrementare il loro compenso mensile.“La stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili è una esigenza che avvertiamo direttamente sulla nostra pelle perché attiene alla dignità delle persone”, ha spiegato l’assessore Brat-

toli. “Grazie al taglio degli sprechi e alla rigorosa politica di bilancio degli ultimi anni, oggi siamo finalmente di fronte a una svolta che ci consente di risolvere un problema di precarietà che risale a 15 anni fa, peraltro cau-sato da altre amministrazioni e mai risolta prima d’ora”. La svolta risale a qualche settimana fa e riguarda un incontro a Roma, presso il Ministero

della Funzione Pubblica, ottenuto dal sindaco Antonio Azzollini, cui hanno preso parte l’assessore al Personale Anna Maria Brattoli e il dirigente del Settore Personale, Mimmo Corrieri: in quella sede, infatti, dopo la presen-tazione del piano di stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili è se-guito il parere pienamente favorevole da parte degli esperti del ministero. Analizzando gli ultimi dati di bilancio è emerso infatti un quadro dei conti giudicato “eccellente”. In altre parole Molfetta, oltre ad aver rispettato i pa-rametri del patto di stabilità interno, presenta un’incidenza della spesa del personale sulla spesa corrente annua pari al 23%. Un dato quest’ultimo net-tamente al di sotto della media degli altri comuni italiani, che di fatto ga-rantisce la copertura finanziaria per la stabilizzazione dei lavoratori precari a partire già da quest’anno.

Lo ha garantito l’assessore al personale Anna Maria Brattoli: “Nei prossimi 3 anni – ha detto – tutti e 30 i lavoratori diventeranno a tutti gli effetti dipendenti del Comune di Molfetta”.

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Saranno “stabilizzati” gli L.S.U.

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Cronaca giovedì 18 febbraio 20108

Fermati quattro clandestiniScoperti dagli uomini della Guardia di Finanza nella stazione ferroviaria.

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La Cassazione da ragione all’AsmI giudici hanno scritto la parola fine alla vicenda Mazzitelli.

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Si aggiravano nei pressi della stazione ferroviaria di Molfetta sperando che nessuno li notasse e con l’idea di sali-re sul primo treno utile per raggiungere il Nord. Quattro immigrati clandesti-ni sono però stati sorpresi e fermati lo scorso 14 febbraio dagli uomini della Guardia di Finanza di Molfetta impe-gnati nelle consuete attività di controllo del territorio.I quattro, tutti di età compresa tra i 20 e i 25 anni, hanno dichiarato di essere arri-vati in Italia dopo aver viaggiato nasco-sti nel rimorchio di un tir guidato da un autista turco a cui avrebbero dato circa 2mila euro ciascuno per il “passaggio”.

Dopo essere arrivati a Bari i quattro ra-gazzi, due palestinesi, un iracheno e un iraniano, sono stati lasciati dal camioni-sta nei pressi di Molfetta e a piedi hanno raggiunto la stazione ferroviaria.I militari della Guardia di Finanza hanno avviato indagini per tentare di identifi-care l’autista del tir su cui hanno viag-giato i quattro ragazzi e contestualmente hanno avviato accertamenti per verifi-care l’identità delle persone fermate. Se dovesse essere confermata la loro pro-venienza, in base alle leggi in vigore, potrebbero chiedere di essere accolti in Italia come rifugiati politici. Nel frat-tempo, dopo le formalità di rito, sono stati condotti nel centro di accoglienza per immigrati di Bari. Un episodio si-mile si era verificato a Molfetta anche nel corso dell’estate scorsa: in quella occasione furono gli agenti della Polizia Municipale a scoprire un quattordicenne afghano nascosto nel rimorchio di un tir in transito a Molfetta. Gli agenti allora si occuparono anche di rifocillare il ragaz-zino prima di affidarlo ad una comunità per minori del foggiano.

La Corte di Cassazione, con sentenza del 12 febbraio 2010, ha messo la parola fine alla vicenda penale riguardante l’im-pianto di compostaggio del Comune di Molfetta gestito dall’impresa Mazzitelli. Pur dichiarando prescritti i reati conte-stati, la Corte di Cassazione ha confer-mato l’impianto accusatorio in danno dell’imputato e della Mazzitelli SpA. La Corte ha fatto salvi gli effetti civili della sentenza d’appello, condannando anche l’imputato alla rifusione delle spese le-gali del giudizio di Cassazione in favore della Asm difesa dall’avvocato Davide de Gennaro. “Questa sentenza, non più modificabile, – ha dichiarato il presiden-te dell’Asm, Pasquale Mancini – accerta definitivamente la responsabilità della Mazzitelli per i danni rivenienti dalla il-legittima gestione dell’impianto di com-postaggio di Molfetta consentendoci ora di poter agire innanzi al giudice civile per la esatta quantificazione e liquidazio-ne di tutti i danni subiti.” Una notizia as-solutamente positiva per un’azienda che sta tentando in tutti i modi di diventare competitiva sul mercato e portare valore

aggiunto alla città. Un tentativo che pas-sa anche per il taglio delle spese inutili. Ed è proprio su questo versante che non può che fare notizia l’ultima decisione assunta dal consiglio di amministrazio-ne: vendere beni non utilizzati e costosi comincia dalla “auto blu” del presidente. Infatti, nei prossimi giorni l’Asm mette-rà in vendita, al prezzo di quotazione, la Ford Focus nera acquistata circa due anni fa e rimasta praticamente inutiliz-zata in tutto questo tempo. “Si tratta di un bene che ha dei costi di mantenimen-to e soprattutto – ha detto Mancini – che non è necessario all’azienda. Sia io, infatti, che i consiglieri di amministra-zione utilizziamo i nostri mezzi perso-nali anche quando siamo impegnati per motivi d’ufficio”, stessa cosa vale anche per il direttore generale.

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Cronacagiovedì 18 febbraio 2010 9

Forte inciviltà o scarsi controlli da par-te delle autorità? Mentre in città ormai tutti si stanno continuamente ponendo questa domanda la campagna, quella che dovrebbe essere tutelata da tutto e da tutti, sta vedendo “fiorire” in ogni dove discariche abusive, depositi im-provvisati e pericolosissimi ammas-samenti di eternit. È indubbio che ciò che accade in città, con l’abbandono di bottiglie, rifiuti e cartacce ovunque, accada anche nel territorio extra ur-bano in maniera esponenziale. È cer-tamente inutile puntare il dito ancora una volta contro la Polizia Municipale e l’Amministrazione Comunale dato che in questo caso il vero problema risiede in una parola sola: educazione. Ed è proprio questo astratto attributo che manca ad una parte di cittadini che ignorano totalmente sia il Codi-ce Stradale che il Codice Civile. Per rendersi conto di quanto questi signo-ri stiano utilizzando la campagna per i propri sporchi comodi basta recarsi immediatamente fuori dalla città e fer-marsi al primo cavalcavia. Prendiamo

come esempio quello della Statale 16 Bis, situato lungo la via vecchia che conduce a Bitonto. Un cartello giallo mette in guardia con le sue parole che incutono davvero timore: “Divieto di discarica. Area video sorvegliata”. Poi l’occhio ricade sui numerosi cassonet-ti sul posto, tutti rigorosamente vuoti, attorniati da chili di materiale scaricato abusivamente. Qualcuno allora si chie-derà: “Ma come è possibile se ci sono le telecamere?”. Invece le telecamere, nonostante il cartello, in quel posto non sono mai state installate. L’incivi-le “d.o.c.” se n’è accorto e ha goduto alle spalle di cittadini e istituzioni nel depositare il suo carico di “monnezza”. Proviamo a fare l’identikit di questa mitica e leggendaria figura che nessu-no è mai riuscito a vedere o a cogliere sul fatto. Questi si differenzia dal sem-plice incivile perché quest’ultimo si li-mita soltanto, si fa per dire, a sporcare la città con cartacce, feci del proprio cane e bottiglie in vetro. L’incivile “d.o.c.”, invece, abbandona intere mo-bilie, rifiuti pericolosi e materiale di ri-

sulta; arriva sul luogo del delitto dove si aggira con fare sospetto e diffidenza verso il casuale passante; si sposta con un’auto station wagon o nel migliore dei casi con un furgone; molte volte è vestito da muratore ma non è detto che faccia questo mestiere perché potreb-be benissimo fare l’idraulico o magari l’elettricista. Ma potrebbe essere anche un semplice cittadino. È un gran tir-chio perché non vuole pagare la tassa di smaltimento; ma è anche tremenda-mente stupido perché quando abban-dona serbatoi in eternit li distrugge o li brucia inalando le polveri sottili; infine è un tremendo egoista dato che se ne infischia della collettività. Il presiden-te dell’ASM, Pasquale Mancini, ormai esasperato dalla situazione in città ha deciso di fare la voce grossa contro questi signori. Lo “01” dell’azienda è dell’idea che le buone abitudini ren-dano molto più di migliaia di multe e di tutte le inutili parole. Tuttavia ha annunciato che a breve scatterà un’or-dinanza di decoro che prevederà multe salatissime, che andranno da 500 ad

alcune migliaia di euro, per chi conti-nuerà a sporcare la città. Parallelamen-te partirà un servizio che imporrà alle imprese, specialmente quelle edili, di consegnare le ricevute di smaltimento “step by step” e non soltanto alla fine dei lavori; inoltre i committenti (ovve-ro i privati che hanno affidato i lavori) saranno solidalmente responsabili in caso di trasgressioni e anomalie. L’Uf-ficio Tecnico e la Polizia Municipale dovranno poi essere abili nell’indivi-duare i trasgressori incrociando i dati in loro possesso. Un sistema che se ap-plicato in maniera scrupolosa potrebbe dare effetti veramente positivi e quel 10% di incivili, come lo quantifica Mancini, dovrà per forza stravolgere le proprie maniere. A breve verranno finalmente installate le telecamere nei punti sensibili che serviranno a moni-torare la zona e a permettere di elevare multe esemplari e salatissime ai tra-sgressori che serviranno, si spera, a in-timorire il cosiddetto incivile “d.o.c.”.

Francesco Tempesta

Si aggira con fare sospetto per le campagne molfettesi e scarica rifiuti di ogni tipo dovunque gli capiti.

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L’incivile “d.o.c.” è tra noi

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Attualità giovedì 18 febbraio 201010

Piccoli amici crescono Sono 60 i minori a rischio coinvolti nel progetto curato dal Sermolfetta.

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Sono 60 i minori attualmente inseriti nel progetto “Piccoli amici crescono” che il Sermolfetta, associazione di vo-lontariato che opera da 20 anni preva-lentemente nel settore dell’emergenza e del soccorso sanitario, in collabo-razione con il Comune e la associa-zione cittadina “More Love”, realizza ogni anno da oltre 10 anni, offrendo e promuovendo una serie di servizi socio-educativi ad adolescenti e prea-dolescenti in difficoltà. I minori, i cui nominativi sono segnalati dagli uffi-ci competenti dell’Assessorato alla Socialità, fanno parte di una corposa lista d’attesa che offre un inquietante spaccato della situazione emergen-ziale economica, sanitaria e sociale di molte famiglie molfettesi in cui è forte il rischio di devianza minorile e di confluenza verso aree sociali a ri-schio: per essi le tipologie di interven-to sono di supporto scolastico, didatti-co ed educativo, di impiego e valoriz-zazione del tempo libero in una strut-tura di aggregazione ed integrazione multifunzionale, assistenza presso le istituzioni scolastiche, emancipazio-ne della persona attraverso relazioni significative con gli educatori, instau-razione di forme di convivenza civile e democratica con l’altro. “L’attività del doposcuola e recupero scolastico pomeridiano da noi svolta negli ultimi anni – dice il coordinatore e referente

del progetto professor Giovanbattista Sasso – ha prodotto risultati positivi e incoraggianti comprovati dall’alta percentuale di ragazzi che oggi stanno per conseguire il diploma di maturità, traguardo impensabile se non avesse-ro ricevuto adeguati stimoli formativi e motivazionali. Ciò ci spinge a conti-nuare, ad aumentare le nostre iniziati-ve in questo senso, ci fa capire che la loro crescita è anche la nostra e quella delle loro famiglie alle quali offriamo il nostro aiuto nel disbrigo di commis-sioni e di servizi di maggiore utilità”. Le figure coinvolte nel progetto sono volontari dell’associazione, educatori professionali, docenti di lingua ingle-se, francese e araba, esperti di musica, ballo e informatica, assistente sociale, psicologo dell’età evolutiva, istruttori

sportivi, docenti di scuola media in-feriore e superiore ma anche addetti al servizio navetta e personale ammi-nistrativo; si realizzano laboratori e attività ludico-creative, visite guidate in musei, fattorie, siti archeologici e città storiche, escursioni e campeggi, si trascorrono le ferie estive presso il Lido Nettuno, si assiste alla proiezio-ne di film o concerti di musica. “Che film guardate?” chiedo al professor Sasso, 30 anni, docente di religione, lo sguardo aperto e fermo di chi cre-de in ciò che fa ma lo fa umilmente, insieme e sempre con gli altri (“Qui, anche se in un ambiente laico, prati-chiamo e condividiamo gli stessi va-lori cristiani di amore e solidarietà” ribadisce). “Ad esempio, Io speria-mo che me la cavo – risponde con un sorriso – perché è un film che parla di loro e come loro, non si fa fatica a capirlo. Sono ragazzi intelligenti e attivi che hanno solo bisogno di figure di riferimento, di qualcuno che ci sia sempre e comunque, che li spinga a rispettare regole di igiene, cura perso-nale, comportamento civico; qualcuno che badi a loro, che li veda e li ascolti: non possono e non devono correre il rischio di diventare ‘invisibili’ . In ef-fetti questo è una sorta di affido”. Fac-ciamo un giro nei locali del Sermol-fetta (uno è in affitto, i due usati per il progetto sono in comodato d’uso; c’è un operaio che tinteggia le pareti…) in via Palmiro Togliatti, dove i ragazzi

(molti sono fuori a giocare a calcetto, oggi è sabato) stanno facendo i com-piti, con accanto i loro zaini colorati: decine di occhi mi scrutano curiosi, poi continuano a scrivere, a leggere; ogni tanto qualcuno chiede qualcosa ad un altro, ad un educatore, ad un vo-lontario, sicuro che avrà una risposta, un cenno di assenso, un diniego mo-tivato: forse non è così a casa dove si muovono nell’indifferenza più totale o dentro storie pesanti e precarie di sentimenti rappresi e silenzi rabbio-si, di soldi e attenzioni che mancano, di gesti che non arrivano; lì, quando ci sono, è come se non ci fossero, al-lora è meglio scappare, scendere in strada, cercare qualcuno o qualco-sa per trascorrere il tempo, il tempo spesso lungo e dilatato dell’infanzia e dell’adolescenza. Toglierli dalla strada per indicare loro altre strade, penso, e perchè le loro vite non siano percorsi obbligati né sentieri tracciati in un’unica direzione ma porte soc-chiuse su mondi possibili e diversi in cui tutti devono poter entrare. Leggo su un murale la frase “Stiamo impa-rando a volare” e guardo il professor Sasso: mi dice che si riferisce agli sforzi, ai traguardi sempre nuovi che il Sermolfetta si propone nei confronti dei cittadini. Comincia a piovere, non ho l’ombrello: che importa, imparerò anch’io a volare.

Beatrice De Gennaro

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giovedì 18 febbraio 2010 11Attualità

Piano Sociale di Zona verso l’approvazionePrevisti numerosi interventi in favore delle fasce deboli: dai minori ai disabili, passando per anziani e

disadattati.

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Volge ormai alle battute finali la fase istruttoria per il Piano Socia-le di Zona. Si sono conclusi, infatti, gli incontri del Tavolo di Concerta-zione, promosso dal Coordinamento Istituzionale, che ha visto collabora-re le amministrazioni dei comuni di Molfetta e Giovinazzo assieme alla ASL, alle organizzazioni sindacali, alle istituzioni scolastiche, agli enti di volontariato e cooperazione sociale che operano sul territorio. Il Tavolo di Concertazione è inteso come “mo-mento di incontro-confronto tra sog-getti pubblici e privati che rappresen-tano interessi ed esigenze differenti, finalizzato alla definizione di strategie di obiettivi condivisi”, indicati, in questo caso, proprio all’interno della proposta di progetto del Piano Sociale di Zona, presentata nei giorni scorsi in una conferenza da entrambi i comuni nelle persone dei rispettivi assessori alla socialità e assistenti sociali, con la presenza anche della Provincia di Bari, rappresentata dall’assessore

provinciale alle politiche sociali, Giu-seppe Quarto. Il Piano, che coprirà il triennio 2010/2012 e che presto sarà passato al vaglio per l’approvazione dai consigli comunali, è uno stru-mento di programmazione di ampio respiro in cui vengono inquadrati tut-ti quegli interventi e attività inerenti alla sfera socio-sanitaria del territorio e che hanno come oggetto quelle cate-gorie sociali più deboli come minori, anziani, famiglie disagiate, immigrati, diversamente abili, ex detenuti, sog-getti affetti da dipendenze. Tale piano d’intervento muove i propri passi dal rilevamento dei bisogni concreti ed emergenti anche da quelle realtà as-sistenziali già presenti e operanti nel territorio e che ci forniscono, come ha riferito la dottoressa Angela Panun-zio, assistente sociale presso la città di Molfetta, il ritratto di una società che vede una forte diminuzione del tasso di natalità accanto all’incremen-to della popolazione anziana, nuovi soggetti a rischio nelle giovani cop-

pie, famiglie numerose che talvolta si fanno carico di soggetti disabili o anziani non autosufficienti e che ri-chiedono indicate forme di assistenza, un’immigrazione che sembra ormai essersi stabilizzata ma che esprime sempre nuove esigenze d’integrazio-ne, ma anche una società che in alcuni casi rigetta coloro che in passato non hanno vissuto rettamente. Step suc-cessivo è stato l’individuazione degli ambiti di intervento e i conseguenti obiettivi. Subiscono un sostanzia-le potenziamento i settori incentrati sull’assistenza sociale, i servizi domi-ciliari, con l’incremento di prestazioni socio-sanitarie e l’introduzione di for-me di sostegno economico destinate ad anziani non autosufficienti, disabili e stati vegetativi; l’ambito dei servizi comunitari a ciclo diurno, che vede inoltre un nuovo centro per la riabi-litazione socio-educativa e una par-ticolate attenzione alla rete di servizi di prevenzione e contrasto di sfrutta-mento e maltrattamenti su donne, mi-

nori e immigrati. Incrementati anche i servizi per la prima infanzia, per il sostegno delle responsabilità familiari e l’inclusione sociale. Novità sostan-ziali riguardano soprattutto l’ambito dei servizi e strutture residenziali, che prevedono la creazione di un centro “Dopo di noi” destinato a disabili che non godono di assistenza familiare, e lo sviluppo della rete dei servizi “Case per la Vita” finalizzate al rag-giungimento di una certa autonomia di disabili psichici e pazienti psichia-trici stabilizzati. Tutti gli interventi compresi nel Piano Sociale di Zona attingono a finanziamenti comunali e regionali che ammontano complessi-vamente a dieci milioni di euro, ripar-titi sulle due città in sette milioni di euro per Molfetta e tre milioni di euro per Giovinazzo. Una proposta di Pia-no, insomma, che ha subito riscosso l’approvazione della Provincia, come confermato dall’assessore Quarto.

Isabel Romano

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Attualità giovedì 18 febbraio 201012

Si è parlato di lame e di rischio idro-geologico durante la conferenza organizzata dalla locale sezione di Legambiente allo scopo di fare chia-rezza sul rischio idrogeologico che, secondo l’Autorità di Bacino (AdB), pende come una spada di Damocle sulla città. Alla conferenza erano pre-senti anche i tecnici dell’AdB. Assen-ti invece gli amministratori comunali in aperto conflitto con Legambiente e AdB. Un confronto fra le parti sareb-be stato l’ideale per comprendere una questione tortuosa vista in maniera totalmente differente dai protagoni-sti. Se da una parte l’AdB, stilando il nuovo PAI (Piano Assetto Idrogeo-logico) ha definito Molfetta una città fortemente a rischio bloccando qual-siasi insediamento (come la nuova zona PIP) in zone in cui si potrebbero verificare importanti eventi idrogeo-logici, dall’altro il Comune ha mini-

mizzato circa la questione accusando l’Autorità di un accanimento politico nei confronti di Molfetta. A questa accusa l’AdB, durante la conferenza, ha risposto affermando che per i pro-

pri tecnici non esistono parti politiche ma soltanto un lavoro limpido di pre-venzione al fine di scongiurare future tragedie. “Non vi è solo Molfetta fra i comuni monitorati – ha dichiarato

l’AdB – ma vi sono altre città che presentano lo stesso rischio come Bari, Monopoli e Bisceglie”. L’ente ha inoltre dichiarato che il Comune di Molfetta non avrebbe mai inviato né gli incartamenti del nuovo PIP né tan-to meno quelli del nuovo canale che dovrebbe essere costruito allo scopo di mitigare il rischio idraulico per la città convogliando le acque in zona Gurgo, a circa 150 m dal Pulo. Un progetto che sta suscitando le reazio-ni delle vaie associazioni che faranno di tutto per proteggere una zona già di per sé delicata. Quella fra AdB e Co-mune si sta rivelando una polemica infinita che, senza reali sviluppi, non servirà a scongiurare possibili rischi per l’incolumità pubblica ma soltanto a rimpinguare le casse dei legali chia-mati a risolvere la vicenda.

Francesco Tempesta

Nel corso di una conferenza organizzata da Legambiente e alla quale erano assenti proprio amministratori e tecnici comunali seppure invitati.

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L’Autorità di Bacino replica al Comune

Il territorio di Molfetta è solcato da di-verse lame che corrono perpendicolari alla costa. Esse in città vengono identi-ficate con diversi nomi, alcuni dei quali discordanti, che variano a seconda della zona in cui sono collocate. A Nord la città è tagliata dalle lame “dell’Aglio”, “ASI”, “Marcinase”, “Scorbeto” e “Le Sedelle”; scendono più a Sud inve-ce troviamo la vistosa Lama Martina/Cupa e le lame “Venosa”, “Reddito” e “Cascione”. Ma cosa sono in realtà le lame? Si tratta di solchi erosivi poco profondi che sono tipici del paesaggio pugliese, una sorta di linee preferenzia-li di scorrimento dell’acqua. Essi han-no una triplice funzione. La prima, la più importante, è quella di smaltimento delle piogge zenitali. Le lame infat-ti convogliano l’acqua piovana verso

il loro naturale sbocco in mare. Que-sti sbocchi sono detti cale. Il percorso quindi non può essere assolutamente intasato da elementi antropici altrimen-ti l’acqua non potrebbe più proseguire lungo il percorso causando allagamen-ti nella zona intasata. Allagamenti che accadono di sovente in città sia per il poco efficiente sistema fognario che per numerosi edifici che osteggiano il rego-lare percorso delle lame. Esempi evi-denti di quanto accade durante le forti piogge si hanno soprattutto nella Zona Artigianale e in via Berlinguer, le zone tra l’altro più a rischio idrogeologico. Ma gli allagamenti di sovente interes-sano anche diverse altre zone della cit-tà. La seconda funzione attribuita alle lame è quella di smaltimento di acque provenienti da zone interessate durante

i mesi autunnali e invernali da forti e intense precipitazioni. L’acqua infatti viaggia attraverso questi solchi naturali direttamente dalle Murge al mare. Un evento importante si verificò in città nell’autunno del 1997, come ci fa sape-re il professor Vito Copertino, a causa del collasso di Lama Martina, ostruita dai caseggiati costruiti laddove non si sarebbe dovuto. Per questo la zona di via Berlinguer fu sommersa da una me-morabile piena che causò non pochi di-sagi a cose e persone. La terza funzione è di tipo naturalistico. Esse, infatti, pre-sentano le stesse caratteristiche fisiche delle doline che le rendono particolari per la loro conformazione. Si caratteriz-zano inoltre per un tipo di vegetazione particolare oltre che per la presenza di numerosi esemplari faunistici. f.t.

Cosa sono, a cosa servono e quali pericoli possono derivare dalla loro cementificazione selvaggia.

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Le lame di Molfetta

Page 13: Il Fatto n. 054

giovedì 18 febbraio 2010 13Attualità

Sembrerebbero essere terminate le at-tese per la fatidica apertura del Museo Diocesano intitolato ad “Achille Salvuc-ci”. Dallo scorso trenta gennaio, infatti, la gestione del museo cittadino è stata affidata dalla Diocesi alla cooperativa FeArT, acronimo di Fede Arte e Turis-mo, che, come si può facilmente intuire, tende ad incentrare il proprio operato alla sfera culturale ed artistica del nos-tro territorio. La cooperativa, che nasce dall’unione di cinque giovani laureati e laureandi nell’ambito dei beni culturali, con sede legale nella città di Terlizzi, si occuperà per un certo periodo della ges-tione che non sarà solo una semplice ap-ertura e chiusura della struttura. Oltre al servizio di visite guidate offerto ai visi-tatori, per meglio apprezzare le opere contenute all’interno del museo, come ci spiega il presidente della cooperativa, Onofrio Grieco, si cercherà di coin-volgere un gruppo sempre più ampio di utenza, in particolar modo rivolgendosi alle scolaresche, attraverso l’attivazione di progetti che accanto alle tradizionali

lezioni frontali e visite al museo, affi-anchino dei laboratori pratici per i bam-bini. Altro intento sarà quello di inserire la struttura molfettese in una più ampia rete di itinerari che tocchino le chiese e i siti di provenienza di molte delle op-ere contenute attualmente, rendendola quindi non un mero contenitore di opere e reperti, ma un centro culturale vivo e pulsante, in un contesto di promozione del territorio che va a intrecciarsi con l’opera di associazioni cittadine e non.

Sono state probabilmente queste le “carte vincenti” a fare in modo che la scelta di affidamento della gestione del museo ricadesse proprio su questa gio-vane cooperativa, preferendola ad altri enti operanti già da tempo nel campo della cultura e promozione della nostra terra. Una diretta risposta, come ci dice il presidente Grieco, anche alla volontà da parte della Diocesi di voler concedere la struttura museale alle “cure” di un grup-po giovane con competenze nell’ambito

dei beni culturali, di voler investire su giovani forze che possano crescere pro-fessionalmente. Una decisione che, a quanto sembra, giustificherebbe la mo-mentanea chiusura del museo dopo la sua inaugurazione lo scorso 18 giugno 2009. L’inaugurazione è infatti solo stata il momento che ha segnato la con-clusione dei lavori di allestimento e oc-casione per mostrare al pubblico quanto realizzato; la temporanea chiusura solo il periodo di organizzazione per la nuova gestione e, si spera, la definitiva apertura. Tutto programmato, quindi. Il Museo Diocesano è attualmente ap-erto stabilmente sabato, domenica e nei giorni festivi dalle ore 9.30 alle 12.30 e dalle ore 17.00 alle 20.00, mentre nei giorni feriali solo su prenotazione. Si è quindi aperto un nuovo capitolo per il grande contenitore di tesori cittadino, sperando che tra le pagine non si debba leggere presto e improvvisamente la pa-role fine.

Isabel Romano

Gestione della struttura affidata ad una cooperativa formata da giovani laureati e laureandi nell’ambito dei beni culturali.

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Il Museo Diocesano apre le porte... per davvero!

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Attualità14 giovedì 18 febbraio 2010

“Sicuramente verrà il giorno in cui il progresso delle nazioni sarà misurato non in base alla forza militare o eco-nomica, non in base allo splendore dei palazzi o edifici, ma sulla qualità della vita: salute, alimentazione, istruzione, ambiente”, così si legge nel Trattato di Rio del Global Forum del 1992. Siamo ai giorni d’oggi. Per quanto riguarda la tutela dell’ambiente e in particolare il traffico urbano tanto si è fatto ma tanto ancora resta da fare. A Molfetta, in particolare, l’amministrazione comu-nale in quale direzione sta andando? Molfetta conta una popolazione di cir-ca 59.879 abitanti, composta da 22.771 famiglie. La stima riguardante il nu-mero delle auto circolanti in città rag-giunge oltre le 30.000 unità. “Gli auto-mobilisti molfettesi in linea di massima sono dei buoni guidatori, ma restii ad adattarsi alle norme comportamentali, alle regole che puntano a migliorare la qualità della vita e la sicurezza.” È la constatazione del comandante del-la Polizia Municipale, dottor Mauro Giuseppe Gadaleta. È un problema di fondo, si può dire di cattive abitu-dini diventate norme: non allacciarsi le cinture di sicurezza, usare il telefo-nino senza auricolare, non indossare il casco, parcheggiare in doppia fila o sui marciapiedi, svoltare a destra senza segnalare con la freccia, spesso passare con il rosso. Contravvenzioni, sanzioni di vario tipo, richiami vengono presto dimenticati, se non contestati. “I nostri vigili vengono accusati di essere rigi-

di, ma fanno il loro dovere! Su questo non esistono mezze misure, se non lo si fa si commette un reato, si parla di omissione di atti d’ufficio”, sottolinea il comandante Gadaleta. E aggiunge: “Sarebbe opportuno organizzare corsi di aggiornamento specialmente per gli anziani. Posso dare la mia disponibil-ità per corsi gratuiti sulla sicurezza stradale, specialmente per uomini e donne 65/80enni”. L’automobilista molfettese si può divedere in tre cat-egorie. Il giovane rampante fresco di patente che vuol sfidare il mondo. L’automobilista di mezza età che vuol essere il più bravo: si mette alla prova

su strada, utilizza la velocità e fa ac-robazie usando l’esperienza. L’anziano invece non ha ambizioni, su strada è prudente, mette in atto l’esperienza, soltanto ha i riflessi meno pronti. Il traffico a Molfetta, considerando la di-mensione della città e facendo il para-gone con il nostro capoluogo, è ab-bastanza scorrevole, tranne che nelle arterie principali. Diventa caotico sol-tanto nelle ore di punta e soprattutto quando piove, perché non si vuol fare a meno dell’automobile. Poi, quando ar-rivano novità anche dal punto di vista della regolazione della viabilità, ecco che i problemi si moltiplicano. Infatti,

ad esempio una parte di automobilisti e pedoni non condividono la rotato-ria, in via di realizzazione, sulla strada provinciale per Terlizzi, la ritengono inutile e pericolosa per i pedoni, spe-cialmente di notte. “Non essendoci se-mafori tutti cercano di immettersi nella propria corsia, si ha l’impressione che qualcuno ci venga addosso”. È il par-ere di qualche automobilista. Ma è solo un’impressione. Quest’opera, una volta terminata, ridurrà lo stress del se-maforo; con l’eliminazione della coda in attesa del verde si ridurrà il consumo del combustibile e, di conseguenza, l’inquinamento ambientale e acustico. Nel centro della città, invece, il prob-lema più sentito dalla popolazione è il parcheggio, introvabile pure nelle aree a pagamento. Così avviene che i resi-denti, nonostante paghino il pass, siano costretti a girare a vuoto o a spostarsi nelle zone periferiche, lontano dalla propria abitazione. “Questa non è una vera e propria tassa ma un contributo” chiarisce il comandante Gadaleta. “È un’imposta che ha l’obiettivo, secondo il regolamento sancito dall’articolo 208 del codice della strada, di migliorare la circolazione del traffico, il rifacimento del manto stradale, la segnaletica. Non esiste alcuna differenza tra i residenti abbonati che parcheggiano nella zona blu e chi paga il grattino, giuridica-mente sono uguali, tutti e due pagano a seconda del tempo di utilizzo”.

Pantaleo de Trizio

Riflessioni e considerazioni su uno dei problemi che affligge la città.

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Mal di traffico!

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giovedì 18 febbraio 2010 15Inchiesta

Coca sì, coca no, coca forse: sembra condensarsi in questi semplici slogan l’altalenante pensiero culturale, sociale e politico degli ultimi decenni nei con-fronti del fenomeno, allarmante e comp-lesso, dell’uso di stupefacenti da parte di giovani e non, che, secondo il rap-porto 2009 dell’Osservatorio Europeo sulle droghe, vede l’Italia tra i primi cinque paesi consumatori di cocaina, con la Danimarca, la Spagna, l’Irlanda e l’Inghilterra. È passato del tempo da quando il nostro caro Vasco Rossi, fe-dele al diktat sesso-droga-rock&roll, ci incitava, più o meno palesemente, a bere “Coca cola”, asserendo che facesse bene e facesse digerire “con tutte quelle bollicine”; lui se la portava dappertutto, persino a scuola, poi, dopo averne vissuto sulla propria pelle limiti e conseguenze, ha fatto dietro front ed è diventato il paladino di valori meno estremi e trasgressivi (dobbiamo cred-ergli?). Oggi, al suo posto, insorge un meno conosciuto Morgan, al secolo Marco Castoldi, musicista forse di tal-ento ma figura assai meno carismatica che, alcune settimane fa, in vista di una sua partecipazione al Festival di Sanremo, dichiarò in un’intervista di fare abitualmente uso di cocaina e di assumerla addirittura per curare la de-pressione. Risultato: il tossico Morgan non ha più partecipato a Sanremo ma è stato invitato in tutte le trasmissioni

televisive, si è rimangiato ogni cosa, l’ha raccontata in mille modi, raggi-ungendo, in brevissimo tempo, quella riconoscibilità e popolarità che da anni cercava. Non è la prima volta che ac-cade: sono molti i personaggi pubblici, famosi e non, che raccontano il loro pericoloso e ambivalente legame con la polvere bianca, cristallina, inodore, ricavata dal trattamento delle foglie di una pianta psicoattiva, la coca, appun-to, che pare annulli la fatica e aumenti la capacità di concentrazione, eccita il sistema nervoso autonomo (quello che regola cuore, respiro, metabolismo) e l’attività psichica ma, nello stesso tem-po, procura danni cardiaci e cerebrali, rende più vulnerabili alla depressione, incrementa l’aggressività, il senso pericoloso di onnipotenza, la tendenza alla psicosi. Una dose contiene solo il 50-60% delle sostanza, il resto è tutto taglio; si può ingerire, fumare nelle soluzioni free base e sotto forma di crack, ma anche con tabacco di sigaret-ta, iniettare in endovena con l’eroina: gli effetti sono diversi e diverso il gra-do di pericolosità, ma sempre intensa è la dipendenza perché legata alla me-moria di uno benessere mentale e fisico che il consumatore ricerca sempre più frequentemente. L’assunzione avvi-ene spesso sotto forma di binge, cioè ripetitiva, ravvicinata e compulsiva, una vera e propria “abbuffata” a cui

segue, dopo 15 o 30 minuti, una fase di crash caratterizzata da disforia, eu-foria, agitazione fisica e verbale. Alla base dell’uso e dell’abuso, così come per l’Lsd negli anni ’60 fu la voglia di evasione in mondi immaginari ideali e per l’eroina “il non fare” o senso di an-nientamento che ha devastato un’intera generazione, c’è la cultura dell’azione ma anche quella, sfrenata e disini-bita, delle sensazioni ad ogni costo: già, le sensazioni, quelle che molti di noi confondono con le emozioni e che paiono tenerci in vita, il cibo che manca e di cui abbiamo fame quando niente o nessuno riesce ad attivarle e che spesso cerchiamo fuori, lontano da noi, attraverso farmaci, comporta-menti, sostanze di ogni tipo, incapaci di sfruttare le risorse mentali e cogni-tive che possediamo, tesi verso modelli e schemi di vita apparentemente vin-centi, prede dell’ansia e di mille paure, ma anche della noia, del gusto di pro-vare, dell’omologazione a tutti i costi, della ricerca di maggiori potenzialità relazionali, di esperienze e rituali fin-tamente socializzanti. Verrebbe quasi da dire che ci si droga per tutto e per niente e forse anche perché la droga è diventata semplice merce che tutti possono acquistare senza che, cosa ancora più grave, si possa attribuire alcun significato specifico a tale con-sumo. Che non sia più una questione

di fascia sociale, culturale, anagrafica è chiaro da tempo: la cocaina è ormai diventata la droga di tutti e, dopo la cannabis, risulta essere la droga mag-giormente venduta nel mondo, in più si abbassa inesorabilmente il limite di età per la prima esperienza in questo senso dei giovani: dei 13 milioni di europei che hanno provato la coca 7,5 milioni hanno tra i 15 e 34 anni. Ma i giovani, per uso ricreazionale, fanno anche uso di altro: Special K, Vitamin K, Ket, Kitrat, Purple, Superacid sono solo alcuni nomi delle nuove sostanze vendute nei raves, in discoteca, nelle feste e che contengono la Ketamina, anestetico generale usato in chirurgia e in veterinaria: mescolato ad eroina, extasy procura dissociazione, allon-tanamento dalla realtà, distacco dalle cose. Coca sì, coca no, coca forse, ma il motto ideale potrebbe essere Coca mai per tutti quelli, speriamo tanti, che preferiscono inalare, sniffare, iniettarsi nelle vene solo i propri sogni, i desid-eri ostinati, le passioni irrinunciabili e l’energia che ne deriva, il senso unico e irripetibile dell’amare e del sentirsi amati, la libertà da qualunque forma di vincolo e dipendenza: una droga che costa poco e fa meno male, ma richie-de consapevolezza, pratica e parecchia fantasia.

Beatrice De Gennaro

Torna a crescere l’uso della polvere bianca. La storia di Morgan ha fatto clamore. Di sicuro sarebbe più bello “farsi” di soli sogni!

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Coca sì, coca no

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Inchiesta16

“Il medico dei drogati”Perché i giovani

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1760

Abbiamo intervistato il dottor Antonio Taranto, psichiatra, direttore del Dipartimento Dipendenze Patologiche e responsabile del SerT (Servizio Tossicodipendenze), da qualcuno definito “il medico dei drogati”. Un professionista capace di analizzare una realtà

che va ben oltre le semplici apparenze.

La droga da party e da discoteca, che fa vittime soprattutto fra i giovani, è tornata ora alla ribalta delle cro-nache. Da un recente sondaggio è emerso che l’Italia è il secondo Paese europeo per il consumo di sostanze stupefacenti, soprattutto la cannabis e l’ecstasy utilizzate da giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni. Ma perché i giovani si drogano? Innan-zitutto esiste un fenomeno sociologi-co che prende il nome di “gruppo dei pari”, un gruppo di amici coetanei che induce i singoli a uniformarsi a determinati comportamenti, a vesti-re determinati capi d’abbigliamento e anche a fare uso di determinate sostanze chimiche. Un altro motivo è dato dalla difficoltà della crescita, perciò la droga può costituire anche una via di fuga apparentemente co-moda dalle responsabilità del mon-do adulto, un ingannevole alibi per ritardare delle scelte difficili. Infine il successo da conseguire ad ogni costo nella società, con la necessità di essere costantemente all’altezza, brillanti, socievoli, nell’epoca che esalta ed esige la performance porta giovani ad assumere qualche sostan-za chimica. Per arginare il fenomeno droga e limitarne i danni, è necessa-rio ripristinare il dialogo fra genitori e figli, recuperare il valore del tem-po da trascorrere insieme e la società dovrebbe essere in grado di proporre ai giovani possibilità di autorealiz-zazione.

Gianfranco Inglese

Dottor Taranto dalla recente conferenza dei servizi da voi pre-sentata è emerso che il numero dei tossicodipendenti presi in ca-rico dal SerT è in aumento…Sì, ogni anno si aggiungono nuovi casi che sono il 20% di quelli totali: l’età media è di 25 anni per i tossicodipendenti e 40 per gli alcolisti. Sono in aumento le femmine ma cresce, ed è bene ricordar-lo, anche il numero dei “dipendenti senza sostanza”, cioè giocatori d’azzardo, del gratta e vinci, del superenalotto, che rappresentano il 3 o 4% del totale.Il concetto di SerT, stereotipicamente e storicamente collegato all’emarginazione, al disagio, alla semplice somministrazione di metadone, appare a molti superato, quasi un osservatorio inade-guato dei nuovi fenomeni di tossicodipendenza, frutto di nuovi tempi e di nuove dinamiche sociali...Noi percepiamo la nascita dei nuovi fenomeni ma è chiaro che per comprenderli, stimarli, analizzarli occorrono tempi, mezzi, risor-se umane, formazione. L’utenza del SerT, rispetto al passato, ha senz’altro un’estrazione sociale più evoluta (titolo di studio, benes-sere economico, prestigio sociale) ed una maggiore integrazione ma una certa debolezza della funzione genitoriale e la tendenza a medicalizzare e delegare da parte dei parenti è quasi sempre presen-te. Questi ultimi, ma anche gli operatori non specialistici, tendono anche a percepire la dipendenza in chiave moralistica, come vizio, debolezza, devianza. Comunque, pur variando le motivazioni all’uso della sostanza in base ai gruppi sociali di riferimento, non cambiano le tipologie di comportamento del consumatore o abusatore di so-stanze psicotrope.Quali sono queste tipologie?Sono spesso atteggiamenti contrapposti e contrastanti: il tossicodi-pendente si sente onnipotente e pensa di poter controllare la droga, non di esserne controllato, ma è anche apatico, alessitimico; si sente vuoto e vive il problema senza evidenti emozioni. Pensare che il metadone o un paio di mesi di comunità possano risolvere il suo pro-blema o produrre guarigione sarebbe banalizzarlo: il nostro obiettivo va ben oltre.Cosa vi proponete nei riguardi dei vostri pazienti?Noi cerchiamo di accompagnarli nel percorso della loro vita, pro-teggendoli dalle complicazioni della “malattia”: il farmaco ripara i danni biologici prodotti dalla droga, la comunità protegge i soggetti dagli stimoli patogeni della società, una intensa psicoterapia li cura in maniera globale e radicale, mette a fuoco i punti nodali delle loro scelte compulsive.Una sorta di riorganizzazione della loro personalità?In un certo senso. La psicoterapia si propone di organizzare e strut-turare il tempo, riequilibrare i rapporti tra pulsioni istintive e forze superegoiche, associare le emozioni ad un linguaggio simbolico, ret-tificare la percezione e l’uso del corpo.Pensa che una corretta informazione da parte dei media possa contribuire ad arginare il fenomeno di estrema diffusione della droga in tutti i ceti sociali?Ne sono fermamente convinto, non bisogna mai abbassare la guar-dia, anche se l’informazione più o meno corretta è solo uno dei fattori che intervengono nei processi decisionali del consumatore abituale o del neo- consumatore.

Beatrice De Gennaro

Aiutare un figlio1762

Se vostro figlio vi confessa di aver ini-ziato a fare uso di sostanze stupefacenti e volete aiutarlo a venirne fuori fatevi dire nel dettaglio il tipo o i tipi di so-stanza, la modalità e il numero di assun-zioni. Analizzate insieme a lui l’espe-rienza vissuta e le sensazioni percepite, rivolgetevi a qualche professionista esperto che abbia la necessaria espe-rienza per potervi dare il primo aiuto e indirizzarvi verso centri specializzati. Ma non è tutto: riorganizzate con lui la sua giornata, gli impegni, le attività e pretendete una maggiore partecipazio-ne alla vita della famiglia. Informatevi sulle compagnie che frequenta e non chiudetevi nell’isolamento di una “ver-gogna inconfessabile” ma coinvolgete il maggior numero possibile di perso-ne creandogli attorno una rete sociale. Infine, mostrate pazienza e fermezza di fronte alle sue rimostranze, anche se giudicherà tutto questo limitante per la sua libertà personale, senza imporre nulla in modo autoritario, ma spiegan-do il perché di ogni decisione presa.

Non è certamente facile per un genitore confrontarsi con il “dramma” della

droga.

Tra le varie cause un fenomeno sociologico:“il gruppo dei pari”.

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giovedì 18 febbraio 2010 17

“Il medico dei drogati”

Un lungo elenco di sostanze tossiche che creano oltre che dipendenza gravi danni all’organismo.

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Ne vale davvero la pena?

Eroina, cocaina, barbiturici, metadone, alcol, chetamina, benzodiazepine, anfe-tamine, tabacco, cannabis, lsd, steroidi, ecstasy ecc., tutti termini che fanno capo ad un’unica terribile e purtroppo più che mai attuale definizione: droga. Attual-mente, nonostante le incessanti campagne di sensibilizzazione da parte dei governi mondiali, delle associazioni preposte, dei media, il problema droga è tutt’altro che in diminuzione. La causa maggiore di tutto e dettata dall’ignoranza e dall’inco-scienza giovanile che vede la droga come una porta per un mondo in cui i problemi quotidiani vengono annullati e tutto si avvicina alla perfezione. I rischi a cui si va incontro imbottendosi di tali sostanze sono spesso sottovalutati sia dagli abitua-li che dagli occasionali consumatori. Tut-ti i “consumatori” rischiano irreversibili ripercussioni per la propria incolumità e in caso di gravi danni alla salute nessuno potrà offrire loro un’ulteriore possibilità. L’Istituto Superiore della Sanità ha dira-mato negli scorsi mesi una tabella conte-nente tutti i rischi che comporta l’assun-zione di droghe. Cominciamo con una

delle droghe più diffuse fra i giovani, la marijuana. L’assunzione di questa sostan-za provoca disturbi quali distorsione del-la percezione, difficoltà di ragionamento, di memoria e di apprendimento, aumento della frequenza cardiaca e bronchite cro-nica. Sintomi non da poco considerando che la marijuana, considerata una droga leggera, è utilizzata da una percentuale enorme di giovani che la utilizzano per uscire dalla routine quotidiana. Tale sin-tomaticità si presenta in maniera ben più grave quando l’individuo assume droghe seppur leggere in maniera massiccia e sistematica o utilizza sostanze diverse e assai più dannose. Fra le droghe più dan-nose in assoluto vi è senz’altro l’eroina, che provoca assai facilmente dipendenza e danni irreparabili anche mortali. Non da meno è la cocaina, la droga dei vip visto il suo costo elevato. Essa, assieme all’eroina, è causa di infarti, infezioni batteriche, patologie di fegato e reni, eia-culazione precoce, ictus e depressione. Un altro tipo di sostanza diffusa specie nelle discoteche è l’ecstasy. Essa si pre-senta sotto forma di una piccola pillola,

la quale non è raro che causi sconquassi fisici come svenimenti, irregolarità del-la pressione arteriosa e violente aritmie cardiache. Queste sono soltanto alcune fra le droghe più conosciute ma ci sono altre di cui se ne parla poco e nulla e che rappresentano invece una piaga enorme. Si tratta dei farmaci utilizzati nel mondo dello sport e delle palestre, in altre parole il doping. Negli ultimi tempi i controlli si sono accaniti maggiormente sul ciclismo considerato una sorta di capro espiato-rio. Ma le sostanze dopanti utilizzate in questo sport come l’eritropoietina (Epo) e la cera (doping di III generazione) sono diffuse assieme ad altre in tutti gli sport agonistici e non. Anche le palestre non sono da meno dato che molte volte fra i culturisti c’è qualcuno che decide di sa-crificare la propria salute, utilizzando so-stanze dannose (steroidi anabolizzanti), per raggiungere risultati che nemmeno arriveranno. Arrivano purtroppo prima gli infarti, gli arresti cardiaci e le embo-lie. Ma ne vale davvero la pena?

Francesco Tempesta

Come accorgersi che qualcosa

non va1763

Alcuni particolari possono aiutare a capire se chi ci sta vicino ha fatto uso di sostanze stupefacenti.

Spesso i familiari di chi diventa assun-tore di sostanze stupefacenti hanno dif-ficoltà ad accorgersi in tempo di quanto sta avvenendo al loro caro. Secondo gli esperti alcuni indicatori, presenti anche a distanza di qualche ora dall’assun-zione della droga, possono mettere in allarme e consentire, se necessario, di intervenire in tempo. Così bisogna pre-stare molta attenzione ad eventuali stati di sonnolenza, lentezza nel ragionamen-to, torpore e annebbiamento mentale, senso di euforia, estrema sensibilità per l’ambiente circostante, senso del tempo dilatato, linguaggio “pasticciato” con numerosi lapsus e difficoltà a trovare le parole, grande difficoltà di memoria e concentrazione con facilità a distrarsi, pupille molto strette o molto dilatate se-condo il tipo di sostanza assunta, senso di eccitazione generale con ostentata si-curezza e buonumore, incapacità a stare fermo, bisogno di parlare senza avere niente da dire e senza ascoltare ciò che dicono gli altri, difficoltà ad addormen-tarsi, inclinazione alla violenza, prepo-tenza e sopraffazione.

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Inchiesta18 giovedì 18 febbraio 2010

La “questione droghe” oltre ad avere ris-volti di carattere umano e sociale ne ha, ovviamente, anche di carattere legale. In Italia, infatti, le norme che si interessano di commercio, acquisto e consumo di sostanze stupefacenti sono quotidiana-mente applicate da forze dell’ordine e magistratura. La materia è regolamenta-ta dal D.P.R. 309 del 09.10.1990, “Testo Unico delle Leggi in materia di disci-plina degli stupefacenti e sostanze psico-trope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza”, in cui sono elencate tutte le misure per fronteggiare il fenomeno. Il principio fondamentale introdotto dalla normativa è quello relativo al divieto di fare uso personale di sostanze stupefacenti an-che in quantità minima, a dispetto della vecchia normativa, legge 685/1975, che non puniva il semplice possesso di stupefacenti in modica quantità per uso personale. I principali aspetti del decreto riguardano la “Vigilanza, coordinamento e controllo dell’attività di prevenzione e repressione”, con la responsabilità di ind-irizzo e promozione della politica gener-ale di controllo, prevenzione e intervento nel settore è riservata al Comitato Na-zionale di Coordinamento per l’Azione Antidroga e sono determinate le funzioni di vigilanza generale del Ministero della Sanità e del Ministero dell’Interno non-ché particolari attribuzioni delle Regioni. Vengono poi stabilite le attività di vigi-lanza e controllo delle Forze di Polizia e i compiti di coordinamento informativo

e operativo della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, organismo interforze direttamente dipendente dal Ministero dell’Interno. Vi è poi la parte riguardante le “Tabelle delle sostanze stupefacenti o psicotrope soggette al controllo” che presenta degli articoli che indicano i criteri di formazione di 6 tabelle con-tenenti l’elenco delle sostanze ordinate secondo una graduazione di maggiore o minore pericolosità in base alla quale la disciplina penale ed amministrativa applica sanzioni punitive differenziate. Per quanto riguarda poi la “Disciplina della produzione e del commercio delle sostanze stupefacenti” la normativa esa-mina tutti gli aspetti della coltivazione, produzione, fabbricazione, distribuzione, impiego, importazione e transito delle sostanze stupefacenti fissando specifici obblighi di autorizzazione, documen-tazione e comunicazione di dati e noti-zie. Profili repressivi relativi alle attività illecite sono indicati nell’articolo 73 che

persegue le forme illecite di produzi-one e traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope; 74 che sanziona molto più severamente del Codice Penale l’ipotesi di associazione finalizzata al traffico il-lecito di sostanze stupefacenti. Punisce con pene non inferiori a 20 anni di reclu-sione, chi dirige, organizza, promuove o finanzia una associazione di 3 o più persone per commettere i reati previsti dall’art. 73. La semplice partecipazione all’associazione è punita con la reclu-sione non inferiore a 10 anni. L’articolo 75 punisce, con sanzioni amministrative, le condotte dell’acquisto, importazione e detenzione di sostanze stupefacenti, per uso personale. Le sanzioni si configurano nella sospensione della patente di guida, della licenza di porto d’armi, del passa-porto e dei documenti equipollenti, o se si tratta di straniero, nella sospensione del permesso di soggiorno per motivi di turismo, ovvero nel divieto di conseguire tali documenti. Se una persona viene

colta in flagrante di una di queste con-dotte viene segnalata al Prefetto che è la figura istituzionale competente ad irrog-are i provvedimenti. Non si è sottoposti a queste sanzioni se l’interessato chiede o aderisce all’invito del Prefetto di sotto-porsi al programma terapeutico e socio-riabilitativo definito dal Servizio pubbli-co per le tossicodipendenze. L’articolo 77 punisce con una sanzione amminis-trativa, di tipo pecuniario, l’abbandono di siringhe o di altri strumenti pericolosi utilizzati per l’assunzione di sostanze stupefacenti, in luogo pubblico, aperto al pubblico o in luogo privato ma di co-mune o altrui uso. L’articolo 79 riguarda l’agevolazione dell’uso di sostanze stu-pefacenti o psicotrope. Punisce chiunque avendo disponibilità di un immobile, un ambiente o veicolo a ciò idoneo, lo adi-bisce o consente che altri lo adibisca a luogo di convegno abituale di persone che si dedicano all’uso di sostanze stu-pefacenti. L’articolo 82 riguarda le in-duzioni all’uso di sostanze stupefacenti o psicotrope. Punisce chiunque pubbli-camente istiga all’uso illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope o svolge, anche in privato, attività di proselitismo per tale uso delle predette sostanze ovvero in-duce una persona all’uso medesimo. Vi sono poi articoli che si interessano anche di chi costringe all’uso di sostanze stupe-facenti, specie se nei confronti di minori, e di chi si rende responsabile di attività di spaccio nei pressi di luoghi di aggregazi-one giovanile o scuole.

In Italia esiste una normativa molto ferrea che si occupa dei reati legati al commercio di sostanze stupefacenti.

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E di fronte alla legge...

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giovedì 18 febbraio 2010 19In Città

Per una corretta informazione circa l’attività venatoria nella nostra provin-cia è necessario partire dal calendario regionale che prevede limiti nei tempi, nei modi e nelle specie cacciabili, nel rispetto della normativa nazionale pre-vista dalla legge n. 157/92. In Puglia la caccia si apre nei primi di settembre per terminare a fine gennaio, con l’ob-bligo di tre giornate fisse: mercoledì, sabato e domenica. Solo per un mese, a cavallo fra ottobre e novembre, si può usufruire di una giornata a libera scelta oltre al mercoledì e alla domenica. Il martedì e il venerdì c’è divieto assoluto di caccia in tutto il territorio naziona-le. È bene dire subito che quei pochi ambiti a disposizione del cacciatore nella provincia barese, sono altamen-te inquinati e degradati dal punto di vista eco-ambientale, come di seguito spiegheremo. Le specie in prevalenza oggetto di caccia sono le seguenti: fra i migratori, l’allodola, il tordo, la beccac-cia e le varie tipologie di anatidi. Tra la selvaggina stanziale primeggia la lepre comune e il cinghiale. Ebbene, l’allodo-la giunge in Puglia dalla prima decade di ottobre ai primi di novembre. Volati-le che, fino a qualche decennio fa, era presente e svernante in grosse quantità nelle zone collinari della Murgia (oggi Parco Nazionale) e nelle terre confinan-ti con la Basilicata e la Capitanata. La sua presenza si è notevolmente ridotta per mancanza di pastura causata dalla bruciatura anticipata delle stoppie e dal-la distruzione delle stesse con preparati chimici. Di conseguenza la caccia a tale selvatico si è ristretta a poche giorna-te propizie al passo, fra ottobre e no-vembre, preferendo l’allodola portarsi in terre più ospitali e meno inquinate. Il tordo è un migratore che un tempo svernava nei nostri uliveti in notevole quantità, arricchendo i carnieri dei cac-ciatori. Pur essendo una specie in buona salute e consistente a livello europeo, la sua presenza nelle nostre terre si è for-temente ridotta. Quali le cause? Penso

soprattutto al trattamento chimico che subiscono gli uliveti con diserbanti, erbicidi e quant’altro. Una volta fra i lussureggianti ulivi schizzavano tordi dappertutto, grazie alla ricchezza della pastura; nei nostri giorni avvertono la presenza dei sostanze chimiche (che sa-ranno utili all’agricoltura, ma perniciosi agli esseri viventi) e fuggono per terre più sane e più ricche di pastura. Anche la mancanza di siepi e di arbusti fitti dove il tordo si proteggeva, lo costringe a fuggire. È da dire anche che la presen-za del Parco Nazionale dell’Alta Murgia ha sottratto una grossa fetta di ambiente utile alla caccia del tordo, come pure alla caccia della beccaccia, tradizional-mente esercitata con il cane da ferma. Così tale caccia, attivata per tradizione col chioccolo a bocca, di prima mattina, nelle belle e fresche giornate d’ottobre, fra gli ulivi, è diventata un pio ricordo: i carnieri si sono ridotti di molto e il cacciatore resta sempre più deluso dalla triste realtà ambientale che lo circonda e che dovrebbe veramente preoccupare gli ambientalisti che altro non fanno che additarci a distruttori della selvag-gina. Anche per la caccia agli anatidi lo

scenario si presenta sconfortante per la quasi totale assenza di ambienti umi-di quali laghi, stagni, fiumi, valli. Per quanto riguarda la selvaggina stanziale limitiamoci a qualche considerazione sulla lepre. Ahimè! Anch’essa si è fatta selvatico raro a differenza del cinghia-le che riproducendosi a dismisura nei boschi del Parco Nazionale dell’Al-ta Murgia, ogni anno invade i terreni coltivati dei contadini arrecando gravi danni economici agli stessi, arrivando addirittura a farsi vedere nelle piazze di Ruvo di Puglia o Terlizzi passeggiando liberamente come fossero dei cagnolini. E perché? Per le stesse ragioni prece-dentemente esposte. Pur con tutti i ripo-polamenti che si attivano nel periodo di caccia chiusa, la lepre, una volta abbon-dante, non riesce più a riprodursi e ad assicurare la sua presenza nella nostra terra. La lepre fugge dalle zone forte-mente antropizzate, fugge dai terreni diserbati, fugge dai rumori meccanici frequenti nei nostri campi, fugge dai branchi di cani randagi e inselvatichiti che si aggirano nelle campagne, met-tendo a rischio l’incolumità dei lavora-tori della terra. Essa abbondava quando

plaghe silenti le offrivano sicuro rifugio per vivere, prolificare e sopravvivere. Ora non più. E così anche questo sel-vatico di pregio si è fatto solo ricordo nella memoria storica del cacciatore pu-gliese. Allora, cari amici ambientalisti, acerrimi detrattori della nostra passione antica quanto il mondo, cosa dirvi?Primo: il cacciatore per ottenere il por-to d’arma, rilasciato dopo una faticosa documentazione, unita ad accertata sa-nità psico-fisica-neurologica, e ai versa-menti di centinaia e centinaia di euro, quasi un milione delle vecchie lire, come tasse di concessione governative, regionali e territoriali, è senz’altro una persona perbene che preferisce la soli-tudine della natura al chiasso domeni-cale e vacanziero dei cosiddetti perbe-nisti dell’ambiente. Secondo: l’ambien-te non è stato alterato dal cacciatore, ma dal potere politico-economico che ovunque distrugge, trasforma, inquina e avvelena, pur di conseguire i propri interessi. Ho dimenticato di dirvi che un’altra fonte di disturbo per i migratori che sorvolano i nostri cieli è data dalla notevole illuminazione notturna, causa, forse, anche della sparizione dei rapaci notturni come civette, barbagianni, che nelle tenebre senza luci trovavano da vivere. Terzo: gli ambienti interdetti alla caccia in provincia di Bari sono molti, troppi: parchi nazionali, regionali, natu-rali, oasi di protezione, strade, autostra-de, fondi chiusi e così via. Forse ve la ridete cari amici ambientalisti? Ma no! Sappiate che i cacciatori più facoltosi continueranno ad esercitare l’attività venatoria in altri paesi europei, dove si pratica il turismo venatorio, con la ga-ranzia di cospicui carnieri di tordi, allo-dole e beccacce. I meno facoltosi, e tra questi ci sono anch’io, appenderanno il fucile al chiodo? Io non lo farò mai! Andrò a caccia fino a quando il destino lo vorrà, ma con una sola speranza, di non finire tramortito dai veleni, anche perché non ho ali per fuggire come i tordi.

Sul nostro periodico e sul nostro sito internet abbiamo spesso ospitato i pareri degli attivisti delle associazione ambientaliste. Oggi, in ossequio alla par condicio, diamo spazio a chi ama la caccia ma, non per

questo si ritiene un “aggressore” della natura. Il testo che segue è a cura di Domenico Gadaleta.

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Quelli che... vanno a caccia

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In Città20 giovedì 18 febbraio 2010

La Scuola Secondaria di 1° grado “Corrado Giaquinto” di Molfetta co-stituisce un saldo punto di riferimen-to sociale e culturale nel quartiere di Ponente della città, avendo organizza-to e attuato ampi e articolati progetti educativi, che tendono a valorizzare la cultura del territorio e le tradizio-ni locali, a sviluppare le competenze linguistico-espressive, tecnologiche, scientifiche degli studenti, a formare alla cittadinanza attiva e responsabile. La Scuola, grazie alle scelte organiz-zative e gestionali del dirigente sco-lastico, professoressa Rosalba Maria Carabellese, e alla qualità degli inter-venti metodologici dei docenti, gode da anni dei finanziamenti della Comu-nità Europea. I PON offrono agli stu-denti e ai genitori spazi formativi ba-sati su attività creative di laboratorio e sull’apertura al territorio e alla scuola la possibilità di dotarsi, attraverso i FERS di strumenti moderni e raffinati. La scuola dispone, infatti, di tutte le strutture adeguate alle esigenze della moderna didattica. È completata inol-tre dalla presenza di due palestre e di un campetto da calcio che coniugano il tutto con lo sport. I laboratori multi-mediali, dotati di apparecchiature mo-dernissime e collegate in un sistema di

rete interattiva, fanno della scuola un polo importante per le comunicazioni telematiche. La Scuola Secondaria di 1° grado “Corrado Giaquinto” è anche sede del Centro Territoriale Permanen-te per l’Educazione degli Adulti del Di-stretto 006 Molfetta-Giovinazzo, che si è qualificato per l’offerta formativa per il conseguimento della Licenza Media, per la prima alfabetizzazione e per le attività di formazione continua attra-verso i finanziamenti europei, rivolti alle donne, ai giovani in cerca di prima

occupazione, agli immigrati. Progetti di significativa valenza culturale e for-mativa, tutti sostenuti dagli Enti Loca-li, hanno avuto come esito la pubblica-zione di diversi volumi a stampa, per i quali la scuola si è avvalsa della colla-borazione di illustri studiosi e di gio-vani e valenti artisti locali. Fra i lavori più significativi e apprezzati dal pub-blico troviamo “Corrado Giaquinto, un artista molfettese in Europa, anno scolastico 1999-2000”, “Sale che pas-sasti lo mare lo ponte lo monte, in rete

con l’IPSSARR Molfetta anno scola-stico 2000-2001”, “I portali nel centro antico in rete con l’ITIS di Molfetta, anno scolastico 2001-2002”, “Sorella acqua, anno scolastico 2002-2003”, “Voci, colori, suoni, sguardi di una città plurale, in collaborazione con il CRSEC Molfetta, anno scolastico 2006 – 2007”, “Il Sacco di Molfet-ta nell’anno del Signore 1529”, anno scolastico 2008-2009”, “L’alfabeto dei comportamenti responsabili, 2010”. In corso di pubblicazione il volumetto “Cantare la Costituzione… così matu-ra, così giovane, così bella”, che costi-tuirà l’esito di un progetto finanziato dalla Regione Puglia e dal Comune di Molfetta nell’ambito delle attività sperimentali di Cittadinanza e Costi-tuzione, insegnamento introdotto dal MIUR nel curricolo nel corrente anno scolastico. Scuola, quindi, attiva, ag-giornata, pronta a rispondere ad ogni esigenza formativa e alla crescita del-le potenzialità di ognuno. Scuola che integra e valorizza i soggetti diversa-mente abili. Scuola che accoglie e pro-muove le culture “altre” ed è aperta al territorio, nel quale costituisce centro di educazione permanente.

Francesco Tempesta

La “Corrado Giaquinto” costituisce un saldo punto di riferimento sociale e culturale nel quartiere di Ponente della città.

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Una scuola che guarda al futuro

Una serie di tre incontri (in)formativi sull’ultima enciclica di Benedetto XVI, tutti organizzati dall’Azione Cattolica della Parrocchia San Pio X di Molfetta in occasione della Settimana Sociale 2010. Si rinnova dunque l’attenzione dell’associazione parrocchiale al cam-po della politica (intesa come esercizio cosciente e partecipativo del proprio essere cittadino), dell’economia e della società. La “Caritas in Veritate” riflette proprio su questi argomenti, analizza-ti dal Pontefice alla luce dell’attualità. Lunedì 8 febbraio monsignor Luigi Renna, Rettore del Seminario Teologi-co Pugliese dove insegna Morale So-ciale, è intervenuto per presentare l’en-ciclica nelle sue coordinate storiche e nei suoi fondamenti morali. Tra questi, la certezza che anche l’economia abbia una sua etica, nella quale confluisco-no anche i concetti di dono (inatteso e gratuito) e di Caritas, indispensabili perché lo sviluppo sia globale, sosteni-bile e portatore efficace di benessere.

Monsignor Giacomo Cirulli, docente di Sacra Scrittura, ha invece eviden-ziato quali sono le premesse bibliche che sottendono l’enciclica. Mercole-dì 10 febbraio ha spiegato come già nell’Antico Testamento, in particolar modo nella critica sociale, politica e cultica dei Profeti, il Signore ci appa-ia “dalla parte dei poveri” e interviene in loro difesa. Di particolare interesse si è dimostrato anche il contributo del

dottor Nino Messina, che giovedì 11 febbraio ha presentato gli stessi temi da una prospettiva laicale, parlando di sviluppo economico e società civi-le, argomenti con i quali è chiamato ogni giorno a confrontarsi a motivo della sua professione di manager. For-te è stata la sua critica ad una politica aziendale incurante della dimensione umana, che invece dovrebbe attuare un’attenzione particolare all’aspetto

sociale e alla cura della persona, ele-menti che contribuiscono a tutti gli ef-fetti alla crescita e al successo anche economico dell’impresa. La sua testi-monianza ha lasciato agli intervenuti l’immagine di una modalità alternativa di progresso. Ad introdurre i relatori e a lasciare ai presenti profonde tracce di riflessione il professor Giovanbattista Sasso, presidente dell’Azione Cattoli-ca parrocchiale, don Pino Magarelli e monsignor Ingazio De Gioia, parroco e vicario di San Pio X, ai quali spetta inoltre il merito dell’organizzazione e della realizzazione della Settimana Sociale. Un’importante lezione di cit-tadinanza, in preparazione all’impor-tante convegno diocesano sulla Cari-tas in Veritate al quale è intervenuto il professor Stefano Zamagni sabato 13 febbraio presso l’Auditorium Regina Pacis alla presenza del vescovo Luigi Martella.

Pasquale Lisena

La Settimana Sociale organizzata dall’AC della Parrocchia San Pio X.

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Leggere i segni dei tempi

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giovedì 18 febbraio 2010 21In Città

Negli ultimi mesi le televisioni e la radio hanno divulgato episodi di cro-naca, a dir poco sconcertanti, avvenuti nelle scuole pubbliche, suscitando in ognuno di noi e soprattutto nei geni-tori, un forte sentimento di rabbia e di giustizia. Esistono fortunatamente tan-te esperienze positive che spesso però non hanno la stessa ribalta. È il caso di quella vissuta dagli alunni del V cir-colo didattico”R. Scardigno”. È stato il dirigente scolastico dell’istituto, Ni-coletta Paparella, ad illustrare nei det-tagli come si è sviluppato il progetto: “Gli episodi negativi di cronaca che si verificano spesso nelle scuole, potreb-bero produrre nei cittadini una visione distorta della scuola, insinuando dubbi e sgomento sulla sua funzione edu-cativa. Si rischia, così, di mettere in ombra tante opportunità di autentiche esperienze formative vissute dai bam-bini, grazie alla passione e alle compe-tenze professionali di molti docenti e dirigenti. Spesso le esperienze educa-tive, veramente significative, una volta concluse, restano affidate alla memoria

degli alunni, dei genitori e dei docenti che direttamente le hanno vissute. Da tempo nella nostra comunità scolasti-ca si è consolidata la convinzione che, per poter migliorare la comunicazione e far conoscere, valorizzando, sia la scuola che il territorio, si debbano uti-lizzare strumenti efficaci, quali il sito web e il giornalino on-line. Quest’an-no i docenti hanno voluto realizzare un giornale in formato cartaceo, per rappresentare i momenti più significa-tivi della vita della comunità scolastica come oggetto di riflessione e comu-nicazione: dai momenti di lettura agli

esperimenti eseguiti dagli stessi bam-bini, dalla ginnastica in palestra all’ac-coglienza di alunni stranieri, oppure curioso ma molto seguito lo spazio de-dicato all’alimentazione dei bambini. È una scelta non casuale in quanto, alla base del nostro progetto educativo c’è un’idea fondamentale: la scuola riesce ad attivare processi educativi significa-tivi per i bambini se si configura come una comunità professionale che si re-laziona consapevolmente col territorio, integrando positivamente con le fami-glie, con l’ente locale e con le diverse agenzie educative. Solo in questo modo

è possibile conoscere e integrare le po-tenzialità di sviluppo di una comunità, proiettandosi in un futuro di pacifica convivenza civile. I progetti realizzati rappresentano, nel loro insieme, l’im-pegno profuso dai nostri docenti, fina-lizzando ad offrire alternative positive al disorientamento etico che connota una certa cultura consumistica e alle problematiche familiari e sociali che incidono, spesso, negativamente, nella vita dei bambini”. Un progetto, questo, che rende fieri non solo chi ha coordi-nato i lavori e che ne trae benefici, ma tutto il territorio molfettese. Prima di concludere la professoressa Paparella ha rivolto un sentito ringraziamento all’insegnante Luigi Sparapano per il coordinamento del progetto, agli alun-ni e docenti della redazione e a tutti gli alunni e docenti del circolo didattico che hanno collaborato con impegno ed entusiasmo, rendendo fattibile l’esor-dio del primo numero del giornalino scolastico.

Marilena Farinola

È nato il giornalino scolastico della “Rosaria Scardigno”.

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Benvenuto “Giornalunni”

Page 22: Il Fatto n. 054

Cultura & Spettacoli22 giovedì 18 febbraio 2010

Nel fine settimana del 26 al 28 febbraio torna a Molfetta, dopo il grande successo ottenuto nella scorsa edizione, “Art & Ciocc – Il Tour dei cioccolatieri”. A partire da venerdì 26 febbraio, fino a do-menica 28, corso Umberto ospiterà i gazebo dei maestri cioccolatieri che, dalle 10 alle 22, proporranno assaggi e vendita di delizie e spe-cialità al cioccolato di ogni gene-re. I cioccolatieri che partecipano al tour provengono da tutta Italia e ognuno di loro è specializzato in una particolare produzione, legata anche alla tradizione della propria regione d’origine. Così da Piemon-te, Lombardia, Veneto, Liguria, passando per Emilia Romagna, Abruzzo, Molise, fino a Puglia e Sicilia sarà possibile compiere un viaggio dell’Italia da nord a sud at-traverso le infinite declinazioni del cioccolato: dal liquore al ciocco-lato servito in cialde croccanti, ai cuneesi al rhum, dal cioccolato di Modica al maxi-cremino alla noc-ciola e al gianduia, passando per torrone con cioccolato, cioccolatini al peperoncino e olio extravergine, castagnaccio, strudel e molte altre specialità che promettono di deli-ziare anche i palati più esigenti.Organizza il tour l’azienda Mark.

Co. & Co. srl che vanta un’espe-rienza consolidata nella creazione di eventi a livello nazionale. “Il tour – spiega Roberto Donolato, amministratore dell’azienda pado-vana – è giunto alla seconda edi-zione e vanta un bilancio più che positivo. Quest’anno è partito da Bollate e dopo aver fatto tappa ad Aosta, Cecina, Ravenna, Padova, Vercelli, Tivoli, Mestre e Bolzano giunge a Molfetta, per proseguire poi verso Pesaro e Verona. Il set della manifestazione sono sempre

le strade e le piazze più belle delle nostre città”.L’iniziativa è organizzata in stret-ta collaborazione con il Comune di Molfetta, e in particolare con l’assessore Leo Petruzzella e con il sindaco Antonio Azzollini, che dopo l’edizione dell’anno scorso hanno voluto ripetere l’iniziativa. E proprio di queste collaborazio-ni Donolato si dice soddisfatto: “L’organizzazione di questo tour è stata senz’altro un’esperienza im-pegnativa, ma che ci ha ampiamen-

te ripagato dal punto vista umano. Abbiamo, infatti, avuto la possibi-lità di allacciare preziosi rapporti di collaborazione con le ammini-strazioni comunali delle città che ci hanno ospitato e accolto con il massimo dell’entusiasmo. Molfet-ta, in particolare, è stata una tappa di notevole successo nella prece-dente edizione, e considerata l’ac-coglienza e l’entusiasmo dell’am-ministrazione della città, contiamo di ripetere e migliorare il risulta-to.”Come nel corso della preceden-te edizione anche quest’anno, per iniziativa dell’Assessore ai Servi-zi Sociali Luigi Roselli, i ragazzi diversamente abili potranno parte-cipare a un tour tra i gazebo alla scoperta di nuovi gusti e golosità. Inoltre i cioccolatieri invitano i ra-gazzi delle scuole elementari “A scuola di… cioccolato!”. Una spe-ciale lezione sulla storia, le curio-sità e i segreti del cioccolato, e a seguire cioccolata calda per tutti i bambini! Cioccolato a 360° dunque con i cioccolatieri di Art & Ciocc, la cui caratteristica è portare, in maniera itinerante, l’esperienza del proprio lavoro e le specialità legate alla propria terra di origine, in tutta Italia.

Tre giorni dedicati al “peccato di gola” più buono che ci sia.

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Week end all’insegna della dolcezza con “Art & Ciocc”

Saverio La Sorsa è stato uno stu-dioso molfettese che ancora oggi riesce a stupire per la quantità e qualità del materiale raccolto. I suoi testi riguardano tutto il sape-re popolare, nel senso più ampio del termine: storie, fiabe, novelle, motti, proverbi, filastrocche, gio-chi, canti, terapie tradizionali. Nei suoi testi non ci sono solo i rac-conti ma c’è la storia di un popo-lo, la storia del popolo molfettese. L’Associazione Fabulanova e Pie-tro Capurso hanno voluto rendere omaggio a questo grande studioso con un’iniziativa dal titolo “Sud: presente e passato. Appunti sulle ricerche di Saverio La Sorsa in Pu-glia”, che si è tenuta lo scorso 14 febbraio nella sala Turtur a Molfet-ta. L’iniziativa ha avuto lo scopo di promuovere la riscoperta dello studioso e di sollecitare l’interesse e la curiosità verso un autore che

per molti versi è ancora tutto da scoprire. Gli organizzatori hanno mescolato i linguaggi comunica-tivi in un caleidoscopio di forme espressive, quasi a ripercorrere la

versatilità, la molteplicità del la-voro di Saverio La Sorsa, muoven-dosi tra storie, canzoni, letture, in-terpretazioni, immagini, suoni, in una interazione di linguaggi il cui

filo conduttore è stato il lavoro sul campo di Saverio La Sorsa. All’in-quadramento storico-culturale del lavoro dello studioso ha fatto se-guito la presentazione di uno stu-dio sulle tradizioni nuziali in Pu-glia, poi novelle, racconti – in pa-rallelo anche con l’Albania –, uno studio sul materiale iconografico e un concerto di canti molfettesi e baresi. In questa iniziativa l’Asso-ciazione Fabulanova ha ricevuto il prezioso aiuto di studiosi e colla-boratori come Pasquale Modugno, Umberto Attanansio, Nico Marsan, Giuseppe Volpe, Cosimo Capur-so, Felice Altomare, Alma Monce e una graditissima sorpresa, i sa-luti di Duilio La Sorsa, figlio di Saverio, che, venuto a conoscenza dell’iniziativa, ha appoggiato e so-stenuto il progetto.

Katia la Forgia

Immagini, storie, canti: una serata per ricordarne il lavoro in Puglia.

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Ricordando Saverio La Sorsa

Page 23: Il Fatto n. 054

La moda, le tendenze, i costumi del momento si presentano come una vera e propria “droga” tra i giovani. Seguire la moda è fondamentale. Le “fashion victims” hanno raggiunto dei numeri esorbitanti, influenzando i ragazzi in ogni punto della loro vita: dall’acconciatura al modo di scrivere. Inizialmente la moda era limitata al vestiario, ora, invece, sconfina in altri campi: c’è la moda delle attività a cui dedicarsi, ed ecco una marea di gio-vani che soprattutto d’inverno riem-pie le palestre molfettesi, incremen-tandone i loro guadagni a discapito delle finanze familiari, per dedicarsi soprattutto al body building ovvero alla costruzione di un fisico avvenente e scolpito che possa rispettare i cano-ni della bellezza del momento; e poi c’è la moda che contrassegna il modo di parlare, infatti da una recente in-chiesta è risultato che il vocabolario giovanile è particolarmente ristretto

poiché i giovani utilizzano solo al-cuni vocaboli, i più conosciuti, e in particolar modo l’avverbio “pratica-mente” e il verbo “diciamo” che sono addirittura, secondo alcuni esperti, “i segni evidenti di una bassezza intel-lettuale e di una precarietà sociale”. La gioventù oggi appare quasi indi-stinguibile: ecco gli esiti del proces-so di conformazione. E tutti gli altri, cioè i cosiddetti “disinteressati” o “alternativi” che non si preoccupano poi tanto di seguire gli idoli televisivi e gli schemi che, magari, gli inquili-ni della casa più famosa d’Italia pro-pongono all’attenzione dei giovani ascoltatori? Questi vengono calcolati come anormali. La vera differenza tra la massa e gli alternativi sta nel loro modo di reagire a questa scoperta; in-fatti i primi cercano di trovare una via di mezzo, adeguandosi là dove non si sentono costretti ad abbandonare del tutto i propri sogni; mentre l’altra re-

agisce andando contro la società, ri-fiutando qualsiasi alternativa. Questo non sta a significare che la massa è solo un gruppo di ragazzi con vestiti firmati e il cellulare con la fotocame-ra, non sono pecoroni senza persona-lità e idee politiche, disposti a segui-re sempre e solo il gregge. Esistono certamente gli eccessi, ma dietro la facciata si nasconde una maggioran-za di ragazzi che si interessa di po-litica, cinema, musica (non soltanto il “tunz-tunz” del sabato sera in di-scoteca), dei problemi sociali. I loro sogni? Non soltanto di fare la velina o il calciatore, di avere il villone o lo yacht a Porto Cervo. Molti ragazzi e ragazze, pur pensando ad un futuro in cui lavorare per avere una loro per-sonale indipendenza, vorrebbero non rinunciare alla famiglia e ai figli, che sono rimasti valori importanti; e un numero sempre maggiore di ragazzi sogna di fare il giudice o il magistrato

per una voglia di legalità e di giustizia che forse non vedono nelle istituzioni d’oggi, sognano di fare i giornalisti, per raccontare in modo obiettivo la verità, spesso sabotata dalla politica e dall’interesse personale, sognano di fare anche i politici, per contrastare un mondo sempre più corrotto. È pur vero che la maggior parte dei giovani adeguati alla moda e trasportati dalle tendenze del momento crede che ave-re una personalità sia una cosa inde-gna ma d’altra parte c’è una percen-tuale di giovani che costituisce la co-siddetta “eccezione alla regola” che, criticando il conformismo si muove in contromano rispetto ad una società che si dirige a senso univo verso una sempre più incalzante voglia di appa-rire quello che, in fin dei conti, non si è né lo si è mai stati: degli esseri tutti uguali.

Gianfranco Inglese

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Spazio Giovani: moda, l’arte dell’apparire

Qualche settimana prima della notizia della morte di J.D. Salinger, avvenuta

lo scorso 28 gennaio all’età di 91 anni per cause naturali, un sms di un’ami-ca che passeggiava incantata alla sco-perta di New York mi ricordava che d’inverno quando il laghetto di Central Park è ghiacciato le anatre non ci sono. Dove saranno le anatre? Ricordare un libro che ci ha positivamente colpiti, una battuta curiosa e coinvolgente, una citazione che tramutiamo in aforisma o massima proverbiale, non è mai un mero esercizio di memoria: funziona piuttosto come un risveglio spontaneo di impressioni emotive a cui ci si ab-bandona con piacere. Ci sono poi quei libri che “quando li hai finiti di legge-re e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”. È Holden che parla e con Holden capita spesso di volerci fare una chiacchierata, anche a distanza di

anni dal primo e indimenticabile incon-tro. Eroe eponimo delle generazioni di giovani che dal 1951, anno di pubblica-zione del romanzo, ne hanno condiviso lo spirito ribelle, il disagio e la sinceri-tà diffidente con cui descrive il mondo “schifo” che lo circonda, Holden Caul-field è un ragazzo sedicenne che dopo essere stato espulso dal prestigioso istituto Pencey di Agerstown in Penn-sylvania per scarso rendimento, decide di prendersi qualche giorno di libertà a New York, prima di rivelare ai suoi ge-nitori l’ennesimo insuccesso scolasti-co. Insofferente alle regole e deluso dai comportamenti umani privi di senso, Holden reagisce all’indifferenza ver-so le relazioni sociali, innamorandosi delle parole: si aggrappa al linguaggio con ingenuità e si rifugia nel racconto in cerca di protezione. Ed è proprio la parola scaltra, gergale, originale nella

sua schietta semplicità, priva di orpel-li retorici e tendenze manieristiche, la grande forza di questo romanzo, con cui Salinger realizzò un’icona sociale rivoluzionaria e un modello di stile in-novativo; il grande scarto significativo con la tradizione letteraria americana, e non solo, antecedente. Un classico di formazione con cui dialogare ancora.Jerome David Salinger (New York, 1º gennaio 1919 – Cornish, 27 gennaio 2010), scrittore statunitense. Ottenne successo e notorietà con Il Giovane Holden e altri racconti, per poi iso-larsi gradualmente e interrompere ogni contatto con la vita pubblica. È morto lo scorso 28 gennaio nella sua casa di Cornish, nel New Hampshire, dove viveva autorecluso da più di cin-quant’anni.

A cura di Angela Teatino

“Ehi, Horwitz, – dissi. – Ci passa mai vicino allo stagno di Central Park? Giù vicino a Central Park South? – Al cosai – Allo stagno. Quel laghetto, cos’è, che c’è laggiù. Dove ci sono le anitre, sa?

– Sì, e allora? – Be’, sa le anitre che ci nuotano dentro? In primavera eccetera eccetera? Che per caso sa dove vanno d’inverno? – Dove vanno chi? – Le anitre. Lei lo sa, per caso? Voglio dire, vanno a prenderle con un camion o vattelappesca e le portano via, oppure volano via da sole, verso sud o vattelappesca? Il vecchio Horwitz si girò tutto di un pezzo sul sedile e mi guardò. Aveva l’aria d’essere un tipo

nervosetto. Non era affatto malvagio, però. - E come diavolo faccio a saperlo? – disse. – Come diavolo faccio a sapere una stupidaggine cosi? - Be’, non si arrabbi per questo, – dissi. Era arrabbiato o che so io. – E chi si arrabbia? Nessuno si arrabbia. Io smisi subito di chiacchierare con lui, se doveva

essere così maledettamente suscettibile. Ma fu lui stesso a riattac care. Si girò tutto un’altra volta e disse: – I pesci non vanno in nessun posto. Restano dove sono, i pesci. Proprio in quel dannato lago. – Ma i pesci... è un’altra cosa. I pesci sono un’altra cosa. Io sto parlando delle anitre, – dissi”.

Salinger, J. D., Il giovane Holden, traduzione italiana di Adriana Motti, Einaudi, 2008 (1961), pp. 252.

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Il SegnaLibro. Il Giovane Holden

In molti casi messi da parte valori e ideali si segue solo l’istinto del gruppo e prevale lo spirito di emulazione.

giovedì 18 febbraio 2010 23Recensione

Page 24: Il Fatto n. 054

Sport24 giovedì 18 febbraio 2010

Virtus ma quando vicerai?Continua a collezionare sconfitte la formazione di coach Roberto Russo.

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Tris di sconfitte per l’Hockey ClubNessun punto raccolto dai biancorossi

nelle ultime due settimane.

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In molti continuano a sostenere che con l’arrivo di coach Roberto Russo alla guida della Virtus Basket Molfetta sia cambiato l’atteggiamento dei giocatori e il loro approccio alla gara. Forse sarà pure così ma i risultati non sono certo differenti da quelli fatti vedere con Ser-gio Carolillo alla guida. Si perdeva al-lora e si continua a perdere anche oggi. Forse oggi lo si fa con un po’ più di stile e facendo divertire il pubblico ma, in una situazione di classifica come quella in cui si trovano oggi i molfettesi, forse il divertimento serve a poco. Ciò che conta sono i punti. E basta. Invece però i punti non arrivano e per fortuna che

c’è il Potenza ad occupare stabilmen-te l’ultima posizione in graduatoria ed a perdere come e più del Molfetta. Va dato comunque atto che uno spettacolo come quello vist lo scorso 7 febbraio nella gara disputata sul parquet della capolista Barcellona Pozzo di Gotto, i tifosi molfettesi non lo vedevano da tempo. In una sorta di scontro “Davi-de contro Golia” ecco che la penultima della classe gioca a domicilio della re-gina e le mette così tanta paura che alla fine la vittoria per i siciliani arriva solo grazie ad un tempo supplementare gio-cato dalla Virtus con in campo il solo Maggi del quintetto titolare. Insomma una bella gara conclusasi però con la sconfitta per 95 a 92. E la sconfitta è arrivata anche sette giorni dopo, il 14 febbraio, nel derby contro Ruvo di-sputato al “Poli”. Mentre fuori la tem-peratura scendeva, nello stesso modo calavano le speranze di vittoria della Virtus che alla fine salutava i cugini re-galando loro la partita con il finale di 90 a 82. Domenica 21 febbraio ecco la sfida tra le ultime due della classe: si gioca a Potenza e la Virtus, per ovvie ragioni, deve assolutamente tentare di tornare a casa con una vittoria, anche perchè tra quindici giorni l’avversario sarà il Ferentino e, vista la dote di punti e la posizione di classifica, sarà difficile centrare un risultato positivo.

All’inizio della stagione sportiva si parlava non solo di permanenza nella categoria ma anche della pos-sibilità di centrare un posto nei play off. Oggi il fondo della graduatoria è vicino e se non fa proprio paura per lo meno spaventa e non fa dormire sonni tranquilli. Non ha ancora trat-to vantaggi dal cambio della guida tecnica l’Hockey Club del presidente Massimo de Palma che, nelle ultime tre uscite stagionali, colleziona al-trettante amare e sconfortanti sconfit-te. Tra le tre, senza ombra di dubbio, quella che fa più male è certamente quella del 2 febbraio nel derby ester-no contro il Giovinazzo. Partite come questa, si sa, hanno una storia tutta particolare. Non importa in che serie si sia o quali siano le posizioni occu-pate in classifica, conta solo vincere. E chi perde oltre ai punti lascia agli avversari anche l’onore. Così è stato per i biancorossi che in un palasport gremito in ogni ordine di posto e con una tifoseria biancoverde in delirio, poco hanno potuto per arginare la forza dei ragazzi di Marzella. Quel-li dell’AFP, infatti, si sono imposti usando le buone e le cattive manie-re e portando a casa punti importanti frutto di un 4 a 1 che comunque ha reso onore alla disciplina sportiva. Sconfitte sono arrivate poi nelle due

gare successive. Il 6 febbraio a met-tere il “semaforo rosso” ai molfettesi ci ha pensato il Bassano 54 che sul-le mattonelle del “Don Sturzo” si è imposto per 7 a 2 così come ha fatto il Follonica che nel proprio domici-lio ha liquidato Cirilli e soci per 5 a 2. Le prossime due sfide, entrambe casalinghe, per i ragazzi allenati da Caricato assumono a questo punto un valore doppio: vincerle significhe-rebbe fare passi in avanti in classi-fica. Il 20 i biancorossi ospiteranno il Forte dei Marmi, poi il 27 sarà la volta del Seregno. Chissà che non si possa tornare a festeggiare.

È un periodo caratterizzato da alti e bassi quello di questo inizio 2010 per le compagini molfettesi impegnate nei campionati di pallavolo maschile e femminile. La pausa natalizia e gli impegni extra campionato hanno for-se lasciato il segno: sia nella Pallavo-lo di mister Lorenzoni evidentemente provata dalle fatiche di Coppa Italia, sia all’Azzurra della Matera che forse è tornata in campo con le polveri ba-gnate.I ragazzi del presidente Antonaci in-vece di imprimere l’accellerazione definitiva per puntare dritti al salto di categoria, rallentano e rispetto a due settimane fa perdono una posizione in graduatoria. Tutto questo a causa dei soli due punti guadagnati in altrettan-te gare. La classifica si è infatti mossa solo nella gara interna del 7 febbraio vinta per 3 a 2 (25-19, 24-26, 25-20, 20-25, 15-9) contro il Brolo, poi dome-nica 14 ecco arrivare l’inattesa e dolo-

rosa sconfitta per 3 a 0 (26-24, 25-19, 25-16) contro il non trascendentale Reggio Calabria. Per fortuna l’occa-sione per tornare a fare punti si presen-terà già domenica 21 nella sfida interna contro i giovanissimi del Blue College

Italia. Poi massima attenzione il 27 per l’incontro, sempre sul parquet del Pala Poli, contro l’Atripalda.Non va tanto meglio in casa Azzurra. Le ragazze allenate da Anna Grazia Matera perdono male nella sfida del 6

febbraio contro l’Arzano su un campo che si sapeva essere ostico già alla vi-gilia ma non così tanto da rendere ir-riconoscibili le ragazze molfettesi. Ed invece le campane sono state più brave imponendosi con un 3 a 0 sonoro non solo nel computo dei set vinti ma anche nei parziali: 25-9, 25-18 e 25-19. For-tunatamente ci si è ripresi subito nella gara del 14 febbraio. Contro il Volley Benevento l’Azzurra, con le sue atle-te ispirate dal giorno di San Valentino, ha conquistato un secco 3 a 0 (25-10, 25-16, 25-15) avendo la meglio su una squadra apparsa lontana parente rispetto a quella incontrata all’andata. Sull’onda del entusiasmo legato al ri-torno alla vittoria, l’Azzurra dovrà ora tentare di fare risultato nella prossima sfida casalinga del 20 febbraio quando al “Pala Poli” arriverà la corazzata Sar-no. Poi altra sfida interna, questa volta più accessibile almeno sulla carta, il 27 contro l’Accademia Benevento.

Alti e bassi per le compagini impegnate nei campionati di B1 maschile e B2 femminile.

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Pallavolo in salsa molfettese

Page 25: Il Fatto n. 054

HOCKEY BASKETSerie A1 Serie A dilettantiValdagnoFollonicaLodiBreganzeBassano 54ViareggioGiovinazzoSarzanaForte dei MarmiSeregnoR. BassanoMOLFETTACorreggioTrissino

48413833332928262220191585

BarcellonaOstuniFerentinoPerugiaSan SeveroTrapaniSienaSant’AntimoPalestrinaRuvoMateraAgrigentoMOLFETTAPotenza

30302424242422222218161264

PALLAVOLOSerie B1 Maschile Serie B2 Femminile

SarnoNapoliSan Pietro V.ArzanoMOLFETTABattipagliaA. BeneventoL. PotenzaA. PotenzaL. AltamuraV. BeneventoTarantoOriaAcquavivaV. AltamuraSalerno

4843424239393726262322212015130

E. GelaAtripaldaTuriMOLFETTABroloPotenzaChietiReggio CalabriaOrtonaH. GelaGalatinaCasoriaBlue CollegeCataniaAlberobello

4443633282726252521151582

rit.

CALCIO A5 CALCIOSerie B Eccellenza

NardòMOLFETTATerlizziTraniCastellanaCopertinoManduriaLuceraSoglianoCerignolaBisceglieCoratoTricaseTaurisanoMassafraMaglieLocorotondoAltamura

585553524543393836353533282221181714

PescaraMOLFETTALoretoModugnoT. MateraBisceglieOrtonaD. MateraVenafroBarlettaManfredoniaGiovinazzoAltamura

47403532292827261918141211

giovedì 18 febbraio 2010 25Sport

La Liberty non convinceNel campionato di calcio a 5 il Real continua a mantenere il secondo posto in classifica.

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Nel mondo “pallonaro” locale la pri-ma notizia è la conferma, come ave-vamo anticipato due settimane fa, di Nicola di Leo alla guida della Liberty. L’allenatore tranese è stato chiamato a sostituire Enzo del Rosso dopo il pareggio interno di due settimane fa contro il Copertino. Da allora ad oggi la situazione non è cambiata di molto, anzi, per alcuni aspetti è pure peggio-rata. Perché se pure è vero che in due gare con di Leo in panchina si è sempre fatto risultato, è anche vero che evi-dentemente il nervosismo è strisciante in casa biancorossa. Tanto da coinvol-gere alcuni tesserati, rimasti da iden-tificare, in una maxi rissa scoppiata il 7 febbraio a San Pancrazio salentino, città dove era stata giocata in campo neutro la gara contro il Taurisano (fi-nita 1 a 0 per i molfettesi grazie ad una rete realizzata da Uva con la complici-

tà del portiere salentino). Le versioni su quanto accaduto sono contrastanti: di certo c’è solo che il giudice sporti-vo ha squalificato per due giornate il campo del Molfetta comminando alla società anche 2000 euro di multa. E in tutto questo i tifosi non c’entrano assolutamente nulla. E così il derby contro il Corato in programma il 14 febbraio si è dovuto disputare a Ruvo. Alla fine 1 a 1 (per il Molfetta ancora a segno Uva) e biancorossi incapaci di approfittare dello scivolone del Nardò sconfitto a Cerignola per 4 a 2. Nardò che i molfettesi incontreranno proprio nel pomeriggio (inizio alle 18) per la finale di Coppa Italia in programma a Francavilla. Poi il 21 altro incontro delicato al “Ventura” contro il Bisce-glie prima dell’altra gara da disputarsi lontano dal “Poli” e senza pubblico il 28 contro l’Altamura.

A Molfetta gli “esordienti” di LottaLa manifestazione organizzata dalla Polisportiva

Libertas in memoria di Francesco Palomba.

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Si è tenuto il 6 febbraio scorso a Molfet-ta il primo Campionato italiano di lotta stile libero che ha fregiato con il titolo tricolore i più giovani degli agonisti: gli esordienti. La gara, organizzata presso il “PalaPoli” dalla Polisportiva Liber-tas Molfetta, presieduta dall’avvocato Oronzo Amato, si è svolta con rego-larità ed è stata dedicata a Francesco Palomba, giovane atleta pluricampione della Libertas deceduto qualche anno fa a causa di un male incurabile. Momen-ti commozione si sono vissuti quando l’avvocato Amato, con un sentito di-scorso in ricordo del suo giovane allie-vo, ha coinvolto tutti in un momento di partecipato silenzio.Importanti i “numeri” della manifesta-zione con 43 società partecipanti rap-presentate da ben 167 atleti. Al termine della competizione, a laurearsi Cam-pioni d’Italia nella categoria esordienti

sono stati Lorenzo Silvestri della ASd Take Down per i 32 kg, Salvatore An-gelo Mura della JC Shardana Silanus per i 35 kg, Massimiliano Chiara della GS Lotta Termini Imerese per i 38 kg, Michele Zicche della CSR Portuali Ra-venna per i 42 kg, Primo Boninu del CS Guido Sieni per i 47 kg, Ruben Marvi-ce della VVF Merolillo RC per i 53 kg, Aron Caneva della Pol. Mandraccio per i 59 kg, Marco Carcea della SG Ligure Cristoforo Colombo per i 66 kg, Srecko Durisic della CSR Portuali Ravenna per i 73 kg e Alfio Interbartolo della Mee-ting Giarre per gli 85 kg.Guida la classifica per società il Me-eting Giarre con 34 punti, seguita nell’ordine da Club Atletico Faenza 28 punti, ASD San Vito Nor. 25 punti, JC Franco Quarto e Lotta Club Rovereto con 24 punti, VVF Merolillo Reggio Calabria con 22 punti.

Page 26: Il Fatto n. 054

Continua, sempre più happy, il Fatto tour che si arricchisce di nuovi ap-puntamenti e nuove location, da ri-velare in seguito, ricevendo positivi riscontri dalla popolazione giova-nile molfettese e delle zone limitro-fe. L’importantissimo connubio in corso con la redazione de “il Fatto” con i suoi mezzi di comunicazione: la testata giornalistica, il sito web e la nuova web tv da un lato e le re-ali pubbliche relazioni sul territo-rio dell’organizzazione Buena Vida dall’altro, costituisce una grande

risorsa non solo come offerta di in-trattenimento per i giovani ma anche come turismo e sviluppo commer-ciale notturno della nostra città. Uno degli obiettivi del progetto, sin dalla partenza del tour, è maturato proprio da un’analisi dei bisogni giovanili che ha messo in evidenza l’assenza di fruitori del mondo del loisir pro-venienti da altre città ed una marcata relazione sociale postmoderna (vedi i social network: facebook, twitter…). Per anni la tendenza è stata quella di trascorrere “la serata”, intendendo il

tempo dedicato allo svago, in altre città considerate più sociali, socie-voli, aperte. Non demonizzando il nomadismo giovanile che sviluppa informazione, conoscenza e scambio, notevole sforzo e molte risorse sono impiegate per coinvolgere giovani forestieri nelle tappe del tour. Chissà se durante una serata del tour per chi porta un amico, con diversa residen-za da quella molfettese – per provo-cazione o no – ci sarà una bevanda in omaggio mostrando un documento di riconoscimento. Viva lo “straniero”.

Ricordate di votare le foto sul profilo facebook “il Fatto” cliccando su “mi piace”. Buena vida, Buena vida a tut-ti, Buena vida!

Antonio Mastromauro

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Il Fatto: TOUR-ISMO con Buena Vida

Top happy songs Il Fatto tour:1) Giuni Russo - Alghero2) Scatman John - Scatman3) Renzo Arbore - Cacao Meravi-gliao

il Fatto Tour26 giovedì 18 febbraio 2010

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Il termine Poltergeist deriva dalle paro-le tedesche “poltem” (bussare) e “gei-st” (spirito). La traduzione immediata sarebbe quindi “spirito chiassoso o ru-moroso”. La parola è associata a tutti quei fenomeni inspiegabili che vedono il movimento di oggetti, quadri che ca-dono, elettrodomestici che si accendono e spengono da soli, improvvisi rumori e tonfi, voci provenienti dal nulla, sensa-zioni di essere spinti da qualcuno, fuochi spontanei e stravolgimento delle carat-teristiche ambientali di un posto (sbalzi di temperatura, modifica del campo elet-tromagnetico). Il Poltergeist viene altresì indicato con il termine RSPK (Recurrent Spontaneous Psychokinesis). La “psi-cocinesi spontanea ricorrente” è uno di quei fenomeni oggetto di contesa fra psi-cologi e parapsicologi. Esso infatti viene associato da alcuni ad attività spiritica mentre da altri alle proprietà psicocine-tiche di un soggetto. La psicocinesi, nota anche come telecinesi, è quel fenomeno per cui un essere umano sarebbe in grado di spostare gli oggetti con la forza della propria mente. Ma proviamo a capire cosa sia realmente un Poltergeist e cosa veramente accada durante la sua attività. Notizie circa il fenomeno ci pervengono già dall’antica Roma con alcuni scritti pervenutici grazie a Plinio il Giovane. Egli documentava nel suo Epistolario come in un’abitazione avvenissero stra-ni fenomeni quali l’apparizione di luci e improvvisi rumori di catene. I casi poi si sono susseguiti nel tempo e analoghe situazioni sono state documentate in Cina, Galles e Germania durante il Me-

dioevo. Naturalmente anche in epoca moderna vi sono casi che potrebbero ri-condursi a fenomeni di Poltergeist. Uno dei casi più eloquenti avvenne proprio in Italia nel 1905 a Tessano in Calabria. L’abitazione della sig. Innocenza Bruno fu sconvolta da fenomeni violenti. La donna inoltre veniva sistematicamente colpita da oggetti lanciati da una forza invisibile, la stessa che faceva goccio-lare le pareti e causava piccoli incendi. Altri famosi episodi si verificarono a Rosenheim, in Germania, e a Enfield, in Inghilterra. Entrambi i casi mostrarono le stesse analogie ovvero spostamento di oggetti (foto), rumori improvvisi, strane voci, lievitazione (foto), ma avevano inoltre in comune il fatto che il teatro degli accadimenti fosse frequentato da persone allo stato adolescenziale. Fra gli studiosi infatti vi è concordanza nel rite-nere che il Poltergeist, o RSPK, si mani-festerebbe nella maggior parte dei casi attraverso un soggetto riconducibile a

quell’ambiente. Quindi un abitante o un assiduo frequentatore del luogo. Si è an-che concordi nel pensare che il soggetto “portatore inconscio di Poltergeist” sia un individuo in fase pre-puberale. Il soggetto, in un età delicata per il proprio organismo in fase di forti cambiamenti, si trasformerebbe in un fulcro che cata-lizzerebbe le sue energie represse mani-festandole tramite effetti pscicocinetici. Si è osservato, inoltre, che l’esordio di molti casi di Poltergeist che vedono coinvolte ragazzine adolescenti coincide con la prima mestruazione dei soggetti in questione. Ad avvalorare queste tesi arriva ulteriore conferma dal fatto che questi fenomeni scompaiono dopo un breve periodo (a differenza delle infe-stazioni spiritiche che permangono) o cessano con l’allontanamento dell’in-dividuo “portatore”. Fin qui vi è un ac-cordo di massima fra gli scienziati. Forti discordanze compaiono invece quando si ipotizza sulle forze che interagiscono

con i soggetti interessati. Gli psicologi sono fermamente convinti che il Polter-geist non sia altro che una manifestazio-ne telecinetica naturale e inconscia da parte dei soggetti esposti. Quindi il fe-nomeno sarebbe scatenato solo e soltan-to dalla fase adolescenziale. E se invece vi fossero oscure e sconosciute presenze che sfruttano l’energia di questi sogget-ti deboli a proprio favore? Ed è proprio questa la teoria sostenuta dalla maggior parte dei para-psicologi. Essi sono con-vinti che dietro il fenomeno si celi una sorta di attività spiritica. Gli spiriti, in-fatti, approfitterebbero della debolezza dei soggetti interessati, quali gli adole-scenti, per impadronirsi del loro corpo. Una possessione spiritica vera e propria. Diverse fenomeni di RSPK hanno visto infatti il manifestarsi si strane voci da parte del soggetto ignaro di quanto stes-se accadendo. Inoltre molti casi sono stati risolti soltanto dopo l’intervento di un medium o di un esorcista che, duran-te il proprio rito, hanno dialogato con lo spirito, risultato poi realmente vissuto in epoche precedenti e morto nei pressi del luogo in cui si era manifestato. Spirito o fenomeno puramente psicocinetico il Poltergeist è uno di quei pochi fenome-ni paranormali di cui la scienza ne ha ammesso l’esistenza e ne sta cercando un’eventuale spiegazione. Spiegazio-ne che difficilmente giungerà se non ci si schioderà dai fondamentalismi e dai dogmi ordinari.

Francesco [email protected]

giovedì 18 febbraio 2010 27Oltre la Realtà

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Il Poltergeist: forza inconscia della mente o possessione spiritica?

Page 28: Il Fatto n. 054

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Nel precedente numero abbiamo introdotto il primo argomento ri-guardante i punti informativi dedi-cati al lavoro e al mondo giovani-le in generale, partendo dai Centri Informagiovani. In questo numero parleremo ancora delle strutture In-formagiovani, strutture che, come accennavamo nel numero prece-dente, detengono ormai da oltre 30 anni un ruolo strategico per quanto concerne le politiche di orienta-mento professionale in Italia. Oggi possiamo non considerare più la re-altà degli Informagiovani un’espe-rienza recente in riferimento allo scenario relativamente nuovo, per quanto riguarda l’Italia, dei servi-zi di informazione pubblica rivolti alle persone. Questa, quindi, non dovrebbe essere più considerata nemmeno un’esperienza innovativa

della Pubblica Amministrazione ma sicuramente una realtà ben radica-ta, capillare, costituita da servizi da innovare, soprattutto in virtù del crescente e costante utilizzo di nuove strutture informative nella P.A. Però, nonostante tutto ciò lo renda un servizio interessante, nel contempo esistono sicuramente dei punti deboli identificati, ad esem-pio, nell’attribuire a questi servizi compiti e ruoli non propri o di con-centrare tutte le risorse in un unico servizio. Ormai le varie leggi che si sono susseguite, inerenti al nuovo assetto delle pubbliche amministra-zioni, impongono un dovere nel ren-dere trasparenti tutti i “movimenti” dell’Amministrazione Pubblica e soprattutto il diritto dei cittadini ad essere informati. Un Informagiova-ni può, quindi, collocarsi di diritto tra i servizi che garantiscono l’ac-cesso e il diritto all’informazione dei cittadini solo quando sussistono una serie di fattori interni ed ester-ni. Fattori interni: identificati in una “trasparente”, “genuina” e “se-rena” comunicazione interna tra gli operatori dei servizi e coloro i quali detengono il ruolo di “coordinato-ri” dei servizi o “responsabili” vari; comunicazione che dovrebbe essere caratterizzata da modelli organiz-zativi orizzontali e non verticistici;

adesione attiva a reti intranet esi-stenti e già operative dedicate allo scambio di informazioni tra i vari Informagiovani, dislocati su tutto il territorio nazionale, o strutture informative pubbliche e/o private; partecipazione degli operatori a percorsi di formazione professiona-le e/o di aggiornamento messo a di-sposizione dai vari Coordinamenti Regionali (senza alcun onere per le Amministrazioni di appartenenza) anche se non si può assolutamente non considerare il bagaglio profes-sionale acquisito, da tanti operatori, dopo decenni di attività professio-nale svolta in prima linea a contatto con il pubblico e non, esperienza che probabilmente nessun corso di formazione potrà mai sostituire. Fattori esterni: erogazione di servi-zi informativi basandosi sulle nuove tecnologie, scontato ormai il mette-re a disposizione degli utenti tutti i servizi detenuti da un Informagio-vani @n line, rendendo praticamen-te fruibili da casa molti dei servizi detenuti tramite accesso Web; new-sletter; adottare modelli comuni-cativi dedicati agli utenti, orientati verso il Web 2.0., cioè l’utilizzo di tutte quelle applicazioni on line che consentono uno spiccato livello di interazione sito Informagovani-utente, come ad esempio blog, fo-

rum, newsgroup, social network/chat informative (dedicati ai ser-vizi), wiki, gestione dei contenuti informativi su CMS o fogli di sti-le CSS, RSS, Atom, Tagging ecc.; creazione e gestione di Call Center informativi basati sull’utilizzo di piattaforme di comunicazione tipo messaggistica istantanea on line tra operatori ed utenti o anche uti-lizzando sistemi di messaggistica tramite sms su telefonia mobile, in modo tale da rendere accessibile all’utente tutte quelle “informazio-ni rapide” utilizzando metodologie comunicative tipiche del Customer Care. Ecco quindi alcuni riferimen-ti utili per una corretta integrazio-ne di servizi da implementare con quelli che comunemente vengono già erogati presso gli Informagio-vani, obiettivi raggiungibili pres-soché a costo zero per la Pubblica Amministrazione considerando le tantissime risorse gratuite derivanti dal mondo di Internet.

Marco Roberto Spadavecchia

“L’invidia degli uomini indica quanto essi sono tristi e il loro in-teresse continuo per ciò che fanno gli altri dimostra quanto è grande la noia che li opprime.”

Anonimo

Lavoro in chiaro28 giovedì 18 febbraio 2010

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IL FATTO è disponibile in questi esercizi ogni 15 giorni, puntuale come sempre il giovedì.

w w w . i l f a t t o . n e t

Bar Arcobaleno - Banchina San DomenicoBar Astoria - Corso Umberto I, 16Bar Belvedere - lungomare Marcantonio ColonnaBar Caffetteria Paninoteca Grease - Via Molfettesi d’Argentina, 75Bar Camera Cafè - Via XX Settembre, 43Bar Cavour - Corso Fornari, 47Bar Cin Cin - Corso Dante Alighieri, 30Bar Degli Artisti - Via Gesmundo, 4Bar Del Ponte - Via Ruvo, 18Bar Europa - Via F. Cavallotti, 33/35Bar Fantasy - Via Pio La Torre, 33Bar Fausta - Corso Umberto I, 150Bar Football - Via Ugo La Malfa, 11Bar Giotto - Corso Margherita di Savoia, 91Bar Haiti - Via San Domenico, 42Bar Ideal - Via TerlizziBar Kennedy - Via Edoardo Germano, 49Bar La Caffetteria - Via A. Salvucci, 46Bar La Fenice - Corso Umberto IBar London - Via Terlizzi, 6Bar Mary - Corso Umberto I, 122Bar Mezzina - Via Luigi Einaudi, 6Bar Miramare - Via San Domenico, 9Bar Mirror - Via Capitano Manfredi Azzarita, 124Bar Mixer Cafè - 6^ strada ovest Lama MartinaBar Mongelli - Via Baccarini, 35Bar Peter Pan - Via Vincenza Alma Monda, 48Bar Rio - Via Bari, 92Bar S. Marco - Corso Umberto IBar Settebello - Via A. Salvucci, 28Bar Seven - Via Edoardo Germano, 33Bar Seventy - Via Tenente Michele SilvestriBar Sottocoperta - Piazza Giuseppe GaribaldiBar Stazione - Piazza Aldo MoroBar Sweet - Piazza Giuseppe Garibaldi, 32Bar Toto - Corso Fornari, 73Bar Universo - Corso Umberto IBetty Paige - Largo Municipio, 6Biglietteria regionale FS - Piazza Aldo Moro

Blues Cafè - Corso Dante Alighieri, 49Buffetti - Piazza G. Garibaldi, 60Caffe Al Duomo - Banchina Seminario, 10/12Caffè Colorado - Via Guglielmo MarconiCaffè Metropolis - Via Cap. G. De Gennaro, 16Caffè Silver - Via Framantle 19/iCaffetteria Gonzaga - Via Piazza, 23/25/30Caffetteria Manhattan - Viale dei CrociatiCaffetteria Roma 2 - Banchina San DomenicoCaffetteria Venere - Via Martiri di Via Fani, 6Calì Caffè - Via Giacomo Puccini, 7Coffee Room - Viale Pio XI, 9Comune Di Molfetta - Piazza Vittorio Emanuele, 9De Pinto - Via Edoardo Germano, 39Edicola - Viale Pio XIEdicola - Via Tenente Michele SilvestriEdicola - Via Palmiro TogliattiEdicola - Piazza Giuseppe GaribaldiEdicola - Corso Dante AlighieriEdicolandia - Via Principe Amedeo, 45Edicola delle Rose - Via Gen. C. A. Dalla ChiesaEdicola Gigotti - Via Bari, 74Edicola Grosso - Via Don Pietro PappagalloEdicola L’Altra Edicola - Via TerlizziEdicola Sciancalepore - Via Madonna dei MartiriEdicola Sciancalepore - Piazza CappucciniEuro Caffè - Via San Francesco d’AssisiFarmacia Grillo - Via S. Angelo, 37Flory’s Caffè - Via Poli Generale Eugenio, 3Giotto Cafè - Corso Margherita di Savoia, 91Green Bar - Via Baccarini, 111Gruppo FAMM Immobiliare - Via De Luca, 15Guardia di Finanza - Madonna dei MartiriIstituto Professionale Alberghiero Di Stato - Corso FornariIstituto Professionale Di Stato Per Le Attivita Marinare - Via GiovinazzoIstituto Professionale per i Servizi Turistici “A. Bello” - Viale XXV AprileIstituto Tecnico Industriale Di Stato “G. Ferraris” -

Via Palmiro TogliattiLe Chic J’Adore - Via Tenente Michele Silvestri, 69Le Mimose - Viale Pio XILiceo Ginnasio Di Stato “L. Da Vinci” - Corso Umberto ILiceo Scientifico Di Stato - Via Palmiro TogliattiLiceo Sociopsicopedagogico “V. Fornari” - Via Generale Luigi AmatoMarilù Cafè - Via Tommaso Fiore, 38/40Mattia’s Cafè - Corso Dante AlighieriMondocasa - Piazza Effrem, 12Note & Book - Via Tommaso Fiore, 24Off Street - Piazza Giuseppe Garibaldi, 15Panificio Annese - Via Cappellini, 28Panificio Biancaneve - Via Molfettesidel Venezuela, 41Panificio Biancaneve - Via De Luca, 59Panificio Cangelli - Via Cap. T. De Candia, 49Panificio Centrale - Via Respa, 40Panificio D’Oro - Via Madonna dei Martiri, 51Panificio de Gennaro - Via Cap. T. De Candia, 155Panificio Don Bosco - Corso Fornari, 67Panificio Don Bosco - Via Raffaele Cormio, 36Panificio Europa - Via Rattazzi, 41Panificio Il Cugino - Via Massimo D’Azeglio, 91Panificio Il Cugino - Via Alessandro Manzoni, 91Panificio Il Forno - Via Fremantle, 42Panificio Jolly - Viale Pio XI, 9Panificio La Sfornata - Via Enrico Fermi, 19Panificio Mulino Bianco - Via C. Giaquinto, 46Panificio Non Solo Pane - Via Paniscotti, 44Panificio Non Solo Pane - Via Gen. Poli, 13Panificio Petruzzella - Via Bovio, 18Panificio Posta - Via Ricasoli, 29Panificio Rinascente - Via Nino Bixo, 25Panificio Sant’Achille - Via Martiri di Via Fani, 15Panificio Trionfo - Via Ten. Fiorino, 71Parrocchia Della Cattedrale - Corso Dante AlighieriParrocchia Di San Corrado - Largo Chiesa Vecchia

Parrocchia Immacolata - Piazza Immacolata, 62Parrocchia Madonna Della Pace - Viale Xxv AprileParrocchia Madonna della Rosa - Via Gen. C. A. Dalla ChiesaParrocchia S. Achille - Via A. SalvucciParrocchia S. Bernardino - Via TattoliParrocchia S. Gennaro - Via Sergio PansiniParrocchia S. Giuseppe - Via Aurelio Saffi, 1/dParrocchia Sacro Cuore Di Gesù - Via Sella QuintinoParrocchia San Domenico - Via San Domenico, 1Parrocchia San Pio X - Viale Antonio Gramsci, 1Parrocchia Santa Famiglia - Via Papa Innocenzo VIIIParrocchia Santa Teresa - Piazza V. Emanuele, 3Place Blanc Cafè - Piazza Margherita di Savoia, 4Qbo Interior Design - Via Federico Campanella, 24Stazione di rifornimento AGIP - Via TerlizziStazione di rifornimento AGIP - Via GiovinazzoStazione di rifornimento API - Zona IndustrialeStazione di rifornimento Madogas - Strada Provinciale Molfetta-Terlizzi, Km. 2.050Stazione di rifornimento Q8 - Via dei Lavoratori – Zona ASISwing Pub - Viale Pio XI, 21Tabaccheria - Viale Pio XI, 55Tabaccheria - Corso Dante AlighieriTabaccheria - Via Madonna dei Martiri, 2Tabaccheria - Via Baccarini, 67Tabaccheria - Via Rossini, 12Tabaccheria - Piazza G. GaribaldiTabaccheria Edicola - Via Raffaele CormioTabaccheria Pansini - Via Roma 32Tabaccheria Spaccavento - Via Bari, 68Tabaccheria Veneziano - Via L. Azzarita, 65Tabaccheria Veneziano - Via Madonnadei Martiri, 67Totoricevitoria “Del Cuore” - Via Baccarini, 77

giovedì 18 febbraio 2010 29Rubriche

Page 30: Il Fatto n. 054

Sudoku (giapponese: su-doku, nome completo: Su-ji wa dokushin ni kagiru) è un gioco di logica nel quale al giocatore o solutore viene proposta una griglia di 9×9 celle, ciascuna delle quali può contenere un numero da 1 a 9, oppure essere vuota; la griglia è suddivisa in 9 righe orizzontali, nove colonne verticali e, da bordi in neretto, in 9 “sottogriglie”, chiamate regioni, di 3×3 celle contigue. Le griglie proposte al giocatore hanno da 20 a 35 celle contenenti un numero. Scopo

del gioco è quello di riempire le caselle bianche con numeri da 1 a 9, in modo tale che in ogni riga, co-lonna e regione siano presenti tutte le cifre da 1 a 9 e, pertanto, senza ripetizioni.Fonte:(it.wikipedia.org)

SOLUZIONI

FACILE DIFFICILE

Consigli per una sana alimentazione Quanto sazia un panino?

1782Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Vi è mai capi-tato di mangia-re un pasto per voi leggero e sentirvi sazi o al contrario di aver consuma-to un cibo pe-

sante e dopo poco avere ancora fame? Non è strano, ma succede perché gli alimenti hanno un indice di sazietà e cioè un insie-me di caratteristiche tali da poter controlla-re lo stimolo della fame. Una tra queste è la densità calorica: più è elevato il nume-ro di calorie per 100 gr di alimento più è basso questo indice. È facile intuirlo: una mozzarella da 100 gr ha 250 kcal. Le stesse sono date da quasi 3 kg di finocchio o da mezzo chilo di piselli! Anche la quantità di fibre è determinante perché rallentano la digestione e quindi prolungano la sen-sazione di sazietà. Infine la composizione in macronutrienti: meno grassi e zuccheri sono contenuti nell’alimento più elevato sarà il suo potere saziante. Al contrario, piatti prevalentemente proteici come pesce e carne magri ci saziano di più. In una ri-cerca sono stati messi a confronto una serie

di cibii e a parità di calorie ingerite è stato calcolato quanto un alimento è in grado di saziare. Come riferimento è stato consi-derato il pane bianco. Vi riporto in ordine decrescente alcuni di questi alimenti con i relativi indici di sazietà tra parentesi: pata-te bollite (320), pesce (225), arance (200), mele (190), manzo (170), fagioli (170), pane integrale (157), uova (150), fiocchi di crusca (150), pop corn (150), formaggio fresco (140), lenticchie (135), riso (130), crackers (127), cornflakes (120), biscotti (120), pasta (120), pane bianco (100), pa-tatine in sacchetto (91), yogurt magro (84), croissant (49). Avete notato come le patate bollite riescano a saziare 3 volte di più ri-spetto al pane bianco e quanto poco un cor-netto? Quindi cibi poco calorici, ricchi di fibre e con pochi grassi vi aiutano a tenere a bada la fame e la linea. Anche per i bambi-ni: un panino o della frutta a merenda sono meglio di patatine e merendine non solo per la qualità dei nutrienti ma anche per la più elevata e duratura capacità saziante.dott.ssa Annalisa MiraBiologa NutrizionistaStudio di Nutrizione e AlimentazioneTel. 080.335.45.29 - 338.278.79.29

Rubriche30 giovedì 18 febbraio 2010

Page 31: Il Fatto n. 054

w w w . i l f a t t o . n e t

Ingredienti per 10 persone:

Procedimento

320 gr di tagliolini al nero di seppia 1 dl di brodo di canocchie 8 canocchieolio, sale, pepe q.b.mezza cipolla tritata 2 spicchi d’aglio 10 pomodori pachino

••••••

ARIETE LEONE SAGITTARIO

Potreste sentirvi alquanto osservati, vi-sto che molte delle persone che vi sono intorno si aspettano qualcosa da voi. Non dovrete mettervi pressione da soli, soprattutto se non siete pienamente convinti delle vostre idee.

Esiste un segreto che ultimamente sta-te cercando di nascondere a tutti, an-che alle persone che vi vogliono bene. È normale che chi vi conosce meglio si accorga che non tutto è come al solito.

Avrete una grande energia che vi per-metterà di portare a termine i vostri piani e che soprattutto vi permetterà di dare il vostro meglio nella vita privata e lavorativa. Potrete fare progetti a lungo termine.

TORO VERGINE CAPRICORNO

Il lato economico in questo periodo sarà il centro nevralgico dei vostri pensieri, poiché nel bene o nel male ci sono un paio di questioni da sistemare e che ri-chiedono molta pazienza, non solo da parte vostra, ma anche da parte di chi vi sta vicino.

Forse avete bisogno di evadere un po’ dalla vostra realtà ed è per questo che spesso vi rifugiate in un sogno, in un li-bro o in un film. A questo punto sarebbe bene organizzare una uscita al cinema, così nessuno noterà che avete la testa tra le nuvole.

Qualcuno potrebbe darvi sui nervi e cer-care di destabilizzarvi, provando a con-fondervi. Tuttavia dovreste ormai aver imparato che le provocazioni mirano pro-prio ad avere questo effetto. Sa vi farete cogliere in fallo ve ne pentirete.

GEMELLI BILANCIA ACQUARIO

Avete forse bisogno di approfondire i vo-stri sentimenti, poiché ci sono delle per-sone che attendono un vostro segno o un vostro avvicinamento, mentre voi sie-te ancora insicuri sul da farsi e sul come muovervi.

Contrariamente a quello che vi accade sempre, ossia di non voler mai pren-dere una decisione, stranamente sarà tutto più divertente e fare una scelta non vi è mai stato tanto uitle come adesso. Una volta intrapresa la vostra strada dif-ficilmente vi pentirete.

Dovreste fare attenzione a respingere ogni idea e ogni proposta che vi verrà fatta, in quanto il vostro potrebbe esse-re un comportamento per partito preso e non perché siate davvero convinti di quello che fate.

CANCRO SCORPIONE PESCI

Solo perché le cose non vanno secondo i vostri piani, questo non vuol dire certo che la vostra vita sia rovinata. Insomma, tiratevi un po’ su il morale per una brutta notizia che riceverete, vedrete che ne arriveranno invece molte altre migliori.

Sarete completamente assorbiti da una vicenda che vi riguarderà da vicino, ma che non è poi così meritevole della vo-stra ansia. Il periodo è piuttosto partico-lare, ma la sua difficoltà è data più dal vostro atteggiamento che da una reale situazione problematica.

Fareste bene a prendere in considera-zione l’opzione di mostrarvi più sinceri a quelle persone a cui ultimamente avete mentito, per non ferirle. È giunto il mo-mento, però, di essere chiari e di non essere troppo compassionevoli.

I CONSIGLI DELLO ZODIACO

Rubrichegiovedì 18 febbraio 2010 31

IL FATTOQuindicinale gratuito di informazione

EDITOREActiva S.r.l. con unico socio

PRESIDENTEGiulio Cosentinoe-mail: [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILECorrado Germinario

COLLABORATORIAngela Teatino, Pantaleo de Trizio,Isabel Romano, Lella Salvemini,Marco Roberto Spadavecchia, MarilenaFarinola, Francesco Tempesta, AnnalisaMira, Giordano Germinario, Beatrice DeGennaro, Gianfranco Inglese.

Registrato presso il Tribunale di Trani · aut. del 19 ottobre 2007 n. 17/07

REDAZIONEVia degli Antichi Pastifici,Zona Artigianale A/8 · [email protected]

PROGETTO GRAFICO Vincenzo de Pinto

IMPAGINAZIONEMarcello Brattoli

STAMPAMASTER PRINTING S.R.L.VIA DELLE MARGHERITE 20/22 MODUGNO BA

CONCES. DELLA PUBBLICITA’Ufficio Commerciale · tel. 080.3382096

6 carciofi2 patate1 cipolla1 tuorlo150 cl di brodo burro q.b.parmigiano q.b.1 costa di sedano

•• • •••••

In una padella mettere assieme a cipolla, aglio e olio, le canocchie e i pomodorini; coprire con acqua e far ridurre. A parte, in un tegame, far appassire in poco burro, una cipolla e una costa di sedano tagliati finemente; unire i carciofi puliti dalle foglie dure e tagliati a fettine. Far scottare per qualche minuto, quindi aggiungere le patate sbucciate e tagliate a pezzi. Coprire con il brodo e cuocere per 30/40 minuti. Successivamente frullare il tutto e rimettere sul fuoco; cuocere per altri 20 minuti circa, regolare di sale e pepe e, a cottura ultimata, aggiungere il tuorlo, precedentemente sbattuto con il parmigiano grattugiato. Cuocere la pasta e mantecarla nella salsa delle canocchie, amalgamando bene. Preparare il piatto con la vellutata di carciofi sul fondo, al centro i tagliolini alle canocchie; completare il piatto con prezzemolo tritato, pepe fresco e guarnire con le canocchie. Chef Alessandro Pendinelli

Tagliolini al nero di seppia con canocchie saltate al pachino e vellutata di carciofi

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