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Il figlio del sole

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Vino e letteratura in Toscana Da Dante a oggi: un avventuroso viaggio che, dal Trecento, ci porta per le vie della Firenze laurenziana e rinascimentale, tra banchetti e canti carnascialeschi, con Burchiello, Poliziano, Pulci; poi, nel Seicento, tra Crusca e Cimento, si gusta vino con l’abate Pier Salvetti e lo scienziato Francesco Redi; quindi, alla corte lorenese, ecco nuove degustazioni con Paolo Francesco Carli, Antonio Guadagnoli, Giuseppe Giusti; da ultimo, nella Toscana della nuova Italia e del Novecento, si brinda con Carducci e Fucini, Papini e Soffici, Tozzi, Palazzeschi, Saba

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� Gino Tellini

Il «fi glio del sole»

Da Dante a oggi: un avventuroso viaggio che, dal Trecento, ci porta per le vie della Firenze laurenziana e rinascimentale, tra banchetti e canti carna-scialeschi, con Burchiello, Poliziano, Pulci; poi, nel Seicento, tra Crusca e Cimento, si gusta vino con l’abate Pier Salvetti e lo scienziato Francesco Redi; quindi, alla corte lorenese, ecco nuove degustazioni con Paolo Fran-cesco Carli, Antonio Guadagnoli, Giuseppe Giusti; da ultimo, nella Toscana della nuova Italia e del Novecento, si brinda con Carducci e Fucini, Papini e Soffi ci, Tozzi, Palazzeschi, Saba.

Tra aromi di mosto e profumi di vino, per fi lari, vigne e cantine, tra bigonce, tini e botti, in mezzo a fi aschi, caraff e, bottiglie, calici e bicchieri: una pas-seggiata della fantasia lungo le strade di Toscana, per toccare con mano l’intreccio profondo tra civiltà letteraria e cultura del vino.

Se dell’uve il sangue amabilenon rinfranca ognor le vene,questa vita è troppo labile,troppo breve, e sempre in pene.Sì bel sangue è un raggio accesodi quel Sol, che in ciel vedete;e rimase avvinto e presodi più grappoli alla rete.

Francesco Redi,Bacco in Toscana, vv. 11-18

euro 20,00www.sefeditrice.it

Gino Tellini

Il «figlio del sole»Vino e letteratura in Toscana

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GINO TELLINI

IL «FIGLIO DEL SOLE»vino e letteratura in toscana

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Andrea PisanoLa viticoltura, Museo dell’Opera del Duomo, Firenze

IL «FIGLIO DEL SOLE»vino e letteratura in toscana

con il contributo di

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guarda il calor del sol che si fa vino,giunto a l’omor che de la vite cola.

Dante,Purgatorio xxv, 77-78

sopra tu�o nel buon vino ho fede,e credo che sia salvo chi gli crede.

Luigi Pulci,Morgante xviii 115, 7-8

Unico ei resta, o sole; ed io d’amoreunico l’amo, o biondo siasi o nero.Biondo, è la luce che da i nervi fuoresprizza del canto il creator pensiero;nero, è il buon sangue che di fondo al cuorene i magnanimi fa�i ondeggia altero:versa al biondo i tuoi raggi ed al vermiglio,bacia, sole immortale, bacia il tuo �glio.

Giosue Carducci, Rime nuove, Brindisi d’aprile, vv. 61-68

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INDICE

Premessa 7

1. Dante, poeti comici e Petrarca: nobilitazione culturale e aspro odore di mosto 11

2. L’umana commedia di Boccaccio 233. Il «sugo della vite» in Franco Sacche�i 354. Burchiello: «chi meglio mi vuol mi paghi el vino» 435. L’enoteca ideale della Firenze laurenziana e rinascimentale 516. Imprese e avventure di Bacco in Toscana: Pier Salve�i

e Francesco Redi 717. Fornitissime cantine tra Risorgimento e nuova Italia 918. Variazioni novecentesche 117

Indice delle illustrazioni 135Indice dei nomi 137

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premessa

Impagabile invenzione di Noè e brillante dono di Dioniso, ne�are degli Dei e «�glio del sole» (stando all’immagine di Carducci), e insieme bevanda da consumare con sapiente discrezione, il vino è splendido fru�o d’uma-nità e di civiltà, distillato di scienza antropologica, di competenza teorica e d’esperienza pratica, di passione e costanza d’a�e�i, di cultura, di arte. C’è chi sostiene, con ragione, che la consapevolezza d’un simile, strati�cato patrimonio renda il vino più buono, anche al gusto. Nelle sue avventure enologiche, dal titolo Vino al vino, il torinese Mario Soldati1 sostiene che viaggiare nelle terre e visitare i paesaggi dove il vino viene prodo�o, inten-si�ca il piacere enologico, lo rende più sincero e persuaso:

Il vino è come la poesia, che si gusta meglio, e che si capisce davvero, soltanto quando si studia la vita, le altre opere, il cara�ere del poeta, quando si entra in con�denza con l’ambiente dove è nato, con la sua educazione, con il suo mon-do. La nobiltà del vino è proprio questa: che non è mai un ogge�o staccato e astra�o, che possa essere giudicato bevendo un bicchiere, o due, o tre, di una bo�iglia che viene da un luogo dove non siamo mai stati.Che cosa ci dice l’odorato, e il palato, quando sorseggiamo un vino prodo�o in un luogo, in un paesaggio che non abbiamo mai visto, da una terra in cui non abbiamo mai a�ondato il piede, e da gente che non abbiamo mai guardato ne-gli occhi, e alla quale non abbiamo mai stre�o la mano? Poco, molto poco. […]Il metodo sainte-beuviano2, di immergere il più possibile un’opera le�eraria

1 Mario Soldati, Vino al vino. Alla ricerca dei vini genuini, introduzione di Domenico Scar-pa, nota al testo di Stefano Ghidinelli, Milano, Mondadori, 2006, p. 5. Il volume raccoglie tre «viaggi» editi dapprima nel 1969, 1971, 1976 (Vino al vino. Viaggio alla ricerca dei vini genuini, Milano, Mondadori, 1969; Vino al vino. Seconda serie, Milano, Mondadori, 1971; Vino al vino. Terzo viaggio, Milano, Mondadori, 1976). L’inchiesta tra i vini della Toscana, dal titolo Nelle provincie di Siena e Firenze, è datata autunno 1968 e appartiene al primo viaggio.

2 Lo scri�ore e critico le�erario francese Charles Augustin de Sainte-Beuve (1804-1869), ce-

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8 gino tellini • premessa

nel suo ambiente e nel suo tempo, è ancora il migliore di tu�i i metodi per ca-pirla e per gustarla �no in fondo. Tale e quale per il vino. E l’operazione neces-saria non è, credetemi, meno complicata: lo studio non è meno lungo né meno di�cile. Il piacere enologico è molto più ra�nato e complicato di quanto paia. Basta pensare come la bibliogra�a speci�ca che esiste su un dato vino sia in-�nitamente meno ricca della biblioteca speci�ca che esiste su un dato poeta. Bisogna, perciò, sopperire alla mancanza in qualche modo: e, prima di tu�o, viaggiando, visitando i luoghi, parlando con i produ�ori e con i commercianti, leggendo, in seguito, tu�o quanto, anche lontanamente, abbia rapporto con il vino che vogliamo «capire». E che cosa mai può non avere rapporto con un vino? Innumerevoli le conoscenze che il critico enologico dovrebbe posse-dere: geologiche, geogra�che, meteorologiche, storiche, le�erarie, chimiche, meccaniche…3

Non si tra�a di togliere spontaneità al semplice desiderio di chi vuole gustarsi un bicchiere di vino. Si tra�a, viceversa, di rendere il suo piacere più consapevole e più profondo. Quel piacere, dice bene Soldati, che «è molto più ra�nato […] di quanto paia». «Il vino è come la poesia». E infa�i ha una propria vitalissima, imprevedibile e avventurosa esistenza anche nelle pagine della nostra le�eratura4. Il poco più che trentenne Pier Vi�orio Tondelli, in Un racconto sul vino, ha colto con emozione la profon-dità del legame che unisce il vino alla le�eratura, il vino alla nostra cultura. Vagabondo per un decennio nelle capitali del mondo, cosmopolita e mul-timediale, esaltato dal rock («Birreria è più rock»), dal mito anglosassone e americano, l’emiliano Tondelli, come una rivelazione che dà conforto e

lebre autore dei Portraits li�éraires (Ritra�i le�erari, 1844) e delle Causeries du lundi (Con-versazioni del lunedì, 1857-1872, 15 voll., così de�e perché uscivano sui giornali ogni lunedì), è polemicamente giudicato da Marcel Proust nel saggio Contre Sainte-Beuve (postumo, 1954). Mentre Sainte-Beuve ritiene fondamentale, nello studio d’un autore, approfondirne la vi-cenda biogra�ca (ambiente, relazioni culturali, amicizie), per meglio valorizzarne e com-prenderne l’opera artistica, il narratore della Recherche a�erma che così facendo il critico si mostra incapace di cogliere la speci�cità della creazione artistica. Proust è Proust, ma contro Sainte-Beuve non ha ragione.

3 Mario Soldati, Nelle provincie di Siena e Firenze, in Vino al vino. Alla ricerca dei vini genuini, cit., pp. 77-78.

4 Giuseppe Giacosa, I poeti del vino, Torino, Loescher, 1881, ora Torino, Donnedizioni, 2004; Edmondo De Amicis; Gli e�e�i psicologici del vino, Torino, Loescher, 1881, ora To-rino, Donnedizioni, 2003 (si tra�a, come per Giacosa, del testo d’una conferenza già edita nel volume colle�ivo Il vino. Undici conferenze fa�e nell’inverno dell’anno 1880 da Arturo Graf, Alfonso Cossa, Corrado Corradino, Michele Lessona, Salvatore Cogne�i De Martiis, Giovanni Arcangeli, Angelo Mosso, Giuseppe Giacosa, Giulio Bizzozero, Cesare Lombroso, Edmondo De Amicis, Torino, Loescher, 1880); Giusi Mainardi-Berta Pierstefano, Il vino nella storia e nella le�eratura. Bologna, Edagricole, 1991; Pietro Gibellini, Il calamaio di Dioniso. Il vino nella le�eratura italiana moderna, Milano, Garzanti, 2001; Vino e poesia. Centocinquanta epigrammi greci sul vino, a cura di Simone Beta, Milano, La Vita Felice, 2006. Utile documen-tazione le�eraria anche in Sandro Sangiorgi, L’invenzione della gioia. Educarsi al vino: sogno, civiltà, linguaggio, Roma, Porthos, 2011.

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premessa • il «figlio del sole» 9

sicurezza, scopre commosso d’un tra�o, inaspe�atamente, le proprie radici che a�ondano nella terra e nella civiltà del vino:

Per me è stata una delle più piacevoli sorprese degli ultimi anni scoprire il Sa-lento, per esempio, o la campagna friulana. E sono sempre state rivelazioni che hanno avuto a che fare con il vino: con quello sensuale, erotico e levantino della Puglia, o con quello robusto, vitale e virilmente dolce delle pendici del Collio. E quando viaggio in Toscana, in quei paesaggi così “Piero della Fran-cesca”, o in Piemonte, a�raverso le Langhe e quei vitigni bassi, piccoli, forti (quei paesi che hanno ognuno il proprio museo del vino, a riprova di come la cultura del vino si innesti sulla cultura più generale di un popolo e di una terra); quando a�raverso la Sicilia o mi lascio andare a quei sonnolenti dopo-pranzi nella campagna romana, con la cara�a ghiacciata di Frascati o di vino dei Colli ancora appannata; quando bevo un’«ombra», godendomi l’ultimo sole alle Za�ere, in un tramonto, là, in fondo alla Giudecca, che sembra un quadro di Turner; quando apprezzo l’acidulo del Gavi di Liguria accompagnato a un pia�o di animelle, o i vini marchigiani, o quell’Orvieto che resterà per sempre il sapore del mio servizio militare; quando nella bassa lombarda, d’inverno, sciolgo la nebbia con una robusta e frizzante barbera, allora sento che è proprio a�raverso il vino che si esprime una grande, antichissima ricchezza del nostro paese. Sento allora il vino come un fa�o di profondissima civiltà e cultura5.

Quando… quando… quando… La piccola Italia è paese di straordi-naria vastità, nella varietà delle o�erte paesistiche e culturali. E la scoperta delle proprie radici tanto più è solida e forte quando sopraggiunge dopo il vagabondaggio cosmopolita nello scon�nato orizzonte internazionale.

La ricognizione nei territori le�erari toscani6 che qui si presenta, per tappe essenziali dal Medioevo al Novecento, nulla vuole avere di sistema-tico, in materia tanto articolata e su escursione cronologica tanto estesa. Intende soltanto o�rirsi come personale scelta di testi e d’autori, come li-berissima passeggiata della fantasia negli «interminati spazi» della nostra tradizione le�eraria. In un tema si�a�o, su vino e le�eratura, l’itinerario

5 Pier Vi�orio Tondelli, Un racconto sul vino, in «Corriere della Sera», 22 agosto 1988, poi in L’abbandono. Racconti dagli anni O�anta, a cura di Fulvio Panzeri, Milano, Bompiani, 1993, quindi anche nell’antologia colle�iva Racconti italiani d’oggi, da Gianni Celati a Silvia Ballestra, a cura di Filippo La Porta, Torino, Einaudi, 1998, pp. 172-190 (a p. 188).

6 Sul binomio vino e Toscana, voce bibliogra�ca capitale è lo splendido volume Storia regio-nale della vite e del vino in Italia. Toscana, a cura di Paolo Nanni, Firenze, Edizioni Polistam-pa, 2007, promosso dall’Accademia dei Georgo�li e dall’Accademia Italiana della Vite e del Vino. La pubblicazione, riccamente illustrata, raccoglie una pluralità d’interventi, ordinati in sei sezioni (Quadro storico, pp. 11-146; La cultura della vite e del vino, pp. 147-320; Le tecni-che colturali, pp. 321-506; Le tecnologie enologiche, pp. 507-586; Lo scenario a�uale, pp. 587-756; Album fotogra�co, pp. 757-858). Nella sezione seconda, è ospitato un mio contributo, Tra viti e vini nella le�eratura toscana. Da Dante a Carducci, pp. 201-252, che costituisce il nucleo originario da cui si è sviluppato il presente libro. Un grazie cordiale all’amico Paolo Nanni, per avere sostenuto questa mia riconversione produ�iva di quelle pagine.

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10 gino tellini • premessa

non può che svilupparsi secondo stile e talento, simpatie e sensibilità di chi traccia il percorso e guida il cammino. Gli autori considerati sono tu�i di Toscana, salvo qualche isolata eccezione di scri�ori d’altra regione che hanno però composto versi su vini schie�amente toscani (come nel caso, in �ne, del vino �orentino che «rosseggia parco» nei popolari bicchieri di Teatro degli Artigianelli del triestino Umberto Saba).

Con�diamo che questo viaggio, lungo i binari di grandi e piccole stazio-ni di poesia, riesca a rendere meno distra�o e più intenso il piacere enolo-gico del nostro le�ore. Si parla naturalmente del piacere che si prova con il vino serio, quello che chiede di essere bevuto adagio e con rispe�o, a pic-coli sorsi, pensandoci su. Si parla del vino che va «capito» e sentito dentro di noi, come la poesia.

Gino Tellini

Firenze, 5 maggio 2014

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indice delle illustrazioni

• Andrea Pisano, La viticoltura, Museo dell’Opera del Duomo, Firenze ........p. 3

• Duccio di Buoninsegna, Maestà, Nozze di Cana, Museo dell’Opera Metropolitana, Siena ..............................................................................................» 14

• Duccio di Buoninsegna, Maestà, Ultima cena, Museo dell’Opera Me-tropolitana, Siena ....................................................................................................» 15

• Capitello con grappoli di uva, Pieve di San Pietro, Gropina (Arezzo) ............» 16

• Mese di se�embre, Pieve di Santa Maria Assunta, Portale Maggiore, Arezzo ................................................................................................................. » 20

• Stemma dell’Arte dei Vina�ieri, Tribunale della Mercanzia, Firenze ..............» 24

• Taddeo Gaddi, Nicchia con ampolla, Basilica di Santa Croce, Firenze ..........» 27

• Ildebrando da Firenze, Il vino e la pigiatura dell’uva, Tra�ato di Medi-cina, 1356, Biblioteca do Palacio da Ajuda, Lisbona ..........................................» 31

• Giovannino de’ Grassi, Il vino rosso forte, Tacuinum sanitatis, XIV se-colo, Österreichische Nationalbibliothek, Vienna ...........................................» 38

• Giovannino de’ Grassi, L’ubriachezza, Tacuinum sanitatis, XIV seco-lo, Österreichische Nationalbibliothek, Vienna ................................................» 39

• Maestro del Chiostro degli Aranci, Storie di San Benede�o: miracolo del bicchiere di vino avvelenato, Badia, Firenze ....................................................» 42

• Benozzo Gozzoli, Vendemmia ed ebbrezza di Noè, Camposanto, Pisa ..........» 47

• Vincenzo Catena, Cena di Emmaus, Galleria degli U�zi, Firenze .................» 52

• Domenico Ghirlandaio (scuola), Opere di misericordia, Dar da bere agli assetati e da mangiare agli a�amati, San Martino dei Buonomini, Firenze .......................................................................................................................» 57

• Michelangelo Buonarroti, Bacco ebbro, Bargello, Firenze ...............................» 63

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136 gino tellini • indice delle illustrazioni

• Giovan Ba�ista Caccini, Autunno, Ponte Santa Trinita, Firenze....................» 65

• Caravaggio, Bacco adolescente, Galleria degli U�zi, Firenze ...........................» 70

• Bartolomeo Bimbi, Uve di 38 varietà, Museo della Natura Morta, Villa Medicea di Poggio a Caiano (Prato) ...................................................................» 74

• Frontespizio di Bacco in Toscana di Francesco Redi, Terza edizione, Firenze, Matini, 1691 ...............................................................................................» 79

• Guido Reni, Bacchino, Galleria Palatina, Firenze ..............................................» 83

• Guido Reni, Bacco che beve, Gemäldegalerie Alte Meister, Dresda ...............» 90

• Uva trebbiana fiorentina, in Giorgio Gallesio, Pomona italiana, 1817-1839 .................................................................................................... » 92

• Sangioveto, in Giorgio Gallesio, Pomona italiana, 1817-1839 .............................» 93

• Uva brache�o, in Giorgio Gallesio, Pomona italiana, 1817-1839 .......................» 97

• Lorenzo Bartolini, Il vendemmiatore, Accademia, Firenze ..............................» 104

• Francesco Gioli, La vendemmia, Galleria d’Arte Moderna, Firenze ..............» 113

• Plinio Nomellini, Piccolo Bacco, Galleria d’Arte Moderna, Firenze ..............» 116

• Alberto Magri, Tri�ico della vita campestre, La vendemmia, Collezio-ne Ma�er, Carpenedo (Venezia) .........................................................................» 120

• Umberto Boccioni, Il bevitore, Museo del Novecento, Milano ......................» 126

• Umberto Boccioni, So�o la pergola a Napoli, Museo del Novecento, Milano .......................................................................................................................» 130

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