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IL GIOCO DEL TROPPO O IL TROPPO GIOCO IL GIOCO DEL TROPPO O IL TROPPO GIOCO IL GIOCO DEL TROPPO O IL TROPPO GIOCO IL GIOCO DEL TROPPO O IL TROPPO GIOCO Biblioteca di Buscate N. 19 Marzo 2014 Il Gioco Ho scritto e cancellato più volte quest’articolo, trovandolo sempre ina- deguato: troppo noioso, troppo banale, troppo difficile, troppo spregiu- dicato… Troppo tutto insomma. Ma forse pro- prio perché il gioco è l’essenza stessa del “troppo”, è esagerazione senza conseguenza (o meglio così dovrebbe essere), è audacia e fin- zione senza rimprovero, è la forza per eccellenza che si nasconde in ma- niera del tutto innata dentro ognuno di noi, ma è soprattutto espres- sione dell’essere in tutte le sue forme, dall’arte alla letteratura, dalla burla all’intrat- tenimento, dalla difesa all’esaltazione, dal rico- noscimento di sé e del proprio ruolo fino alla desacralizzazione. Avevo pensato di men- zionare in questa sede grandi nomi impegnati nello studio e interpre- tazione del gioco, da Freud a Huizinga, da Piaget a Winnicott, ma strada facendo mi sono resa conto che non sa- rebbe stato necessario perché un tema così bel- lo e vivo vale la pena di argomentarlo da sé, at- tingendo dalle proprie esperienza personali. Innanzitutto gioco per me è stare insieme, a- spetto che rimanda di- rettamente all’idea di correre a crepa-pelle dietro a un pallone o cercando di raggiungere per primo la “toppa” del nascondino, accezione ben esemplificata a mio parere nel celebre dipin- to cinquecentesco di Pieter Bruegel il Vec- chio. Il gioco è “bambino” anche quan- do si tratta di un adulto, che in quel momento riscopre sensazioni e ricordi che profumano di passato, che ricondu- cono alla spensieratezza originaria. Se pensassi invece alle memorie del- la mia infanzia, direi “alla Cezanne” che il gio- co è quello delle carte che animava tutti i miei pomeriggi con la nonna, quando vincere 100 Lire significava porre le basi per il salvadanaio di “Zio Paperone”, un gioco pu- ro e innocente il nostro, ma la quale energia e forza gravitazionale non vanno mai sottovaluta- te: in alcuni casi, infatti, ha saputo insidiarsi co- me un tarlo nelle menti dei tanti giocatori ignari divenuti senza nemme- no accorgersene in veri e propri giocatori d’azzardo, capaci di ri- schiare tutto per una partita. Procedendo con questa sorta di brain storming, lasciando libe- ro sfogo al flusso di pen- sieri aggrovigliati che pian piano cercano di farsi spazio nei meandri della mia mente, mi sen- to di citare tutti i giochi, i “colpi di testa” dei ma- estri delle arti che, da che ce n’è memoria, te- stimoniano la grande creatività, fantasia e in- ventiva dell’ingegno u- mano; ricordo in primis i giochi grafici della scrit- tura geroglifica, o anco- ra tutti i maggiori espo- nenti delle avanguardie e, soprattutto, del futuri- smo, con le loro singola- ri mise en page di parole in libertà, con particolari espedienti e sperimen- talismi sia linguistici sia tipografici, o con i loro capolavori materici in cui i colori sembrano danzare, giocare – e a volte anche “cozzare” – sulla tela. Ad ogni modo il gioco, qualunque esso sia, è adrenalina pura, soprattutto se conside- rato nella sua accezione più generale di “gioco della vita”; in questo caso la posta in palio è decisamente maggiore, si parla di un gioco che non può affidarsi solo alle mere fortuna e caso, ma che pretende ostina- tamente di trovare una qualche legge universale applicabile in ogni situa- zione, in modo tale da scavalcare la ragnatela della sorte contenendo i rischi delle perdite, ma, ahimè, in questo gioco di regole prestabilite non ce ne sono e solo giocando, lasciandosi andare, sarà possibile avanzare. Per questo numero è stato scelto un tema ampio e articolato, come si vede, proposto da Chiara, una nostra affezionata lettrice pie- montese. A parlarcene saranno come sempre Alice con le sue recen- sioni, Giulia per il mon- do del grande schermo, Erica munita di tela e pennelli, Stefania che si dedicherà a un tema a lei particolarmente caro in questo periodo, il mondo dei bambini, Fe- derica per la rubrica di percorsi Serendipity e Manuel per Hic Sunt Le- ones. Gabriele introdur- rà invece il tema delica- to e profondo dello Spe- ciale: la vita dopo la morte, proposto da un’altra nostra cara let- trice – Roberta – che sarà concluso con il “dono delle muse” di Silvia. Silvia Quaglia 1 Gabriele Cardini Alice Luoni Erica Puricelli Federica Ottolini Giulia Prada Manuel Fossati Silvia Quaglia Stefania Povia SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO Tematicando Arcipelaghi librari 2-3 Notizie dai f.lli Lumière 4 Chiaroscuro 5 Biblioteca di Aby Warburg 7 Serendipity 8 Hic Sunt Leones 9 Speciale: Vita dopo la Morte 10 La Bussola internautica 13 Bazar 14 45°32’31”N 8°48’44”E 15 Girovagando 16 Percorsi Extralibro Il Brucaliffo 6 Doni dalle muse 11-12

IL GIOCO DEL TROPPO O IL TROPPO GIOCOIL GIOCO DEL … · 2014. 3. 5. · coniugare perfettamente azione, suspance e analisi di un gioco che è semplice solo in apparenza. manzo di

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IL GIOCO DEL TROPPO O IL TROPPO GIOCOIL GIOCO DEL TROPPO O IL TROPPO GIOCOIL GIOCO DEL TROPPO O IL TROPPO GIOCOIL GIOCO DEL TROPPO O IL TROPPO GIOCO Biblioteca di Buscate N. 19 Marzo 2014 Il Gioco

Ho scritto e cancellato più volte quest’articolo, trovandolo sempre ina-deguato: troppo noioso, troppo banale, troppo difficile, troppo spregiu-dicato… Troppo tutto insomma. Ma forse pro-prio perché il gioco è l’essenza stessa del “troppo”, è esagerazione senza conseguenza (o meglio così dovrebbe essere), è audacia e fin-zione senza rimprovero, è la forza per eccellenza che si nasconde in ma-niera del tutto innata dentro ognuno di noi, ma è soprattutto espres-sione dell’essere in tutte le sue forme, dall’arte alla letteratura, dalla b u rl a a l l ’ in t r a t -tenimento, dalla difesa all’esaltazione, dal rico-noscimento di sé e del proprio ruolo fino alla d e s a c r a l i z z a z i o n e . Avevo pensato di men-zionare in questa sede grandi nomi impegnati nello studio e interpre-tazione del gioco, da Freud a Huizinga, da Piaget a Winnicott, ma strada facendo mi sono resa conto che non sa-rebbe stato necessario perché un tema così bel-lo e vivo vale la pena di argomentarlo da sé, at-tingendo dalle proprie esperienza personali. Innanzitutto gioco per me è stare insieme, a-spetto che rimanda di-rettamente all’idea di correre a crepa-pelle dietro a un pallone o cercando di raggiungere per primo la “toppa” del nascondino, accezione ben esemplificata a mio parere nel celebre dipin-to cinquecentesco di Pieter Bruegel il Vec-chio. Il gioco è “bambino” anche quan-do si tratta di un adulto, che in quel momento

riscopre sensazioni e ricordi che profumano di passato, che ricondu-cono alla spensieratezza originaria. Se pensassi invece alle memorie del-la mia infanzia, direi “alla Cezanne” che il gio-co è quello delle carte che animava tutti i miei pomeriggi con la nonna, quando vincere 100 Lire significava porre le basi per il salvadanaio di “Zio Paperone”, un gioco pu-ro e innocente il nostro, ma la quale energia e forza gravitazionale non vanno mai sottovaluta-te: in alcuni casi, infatti, ha saputo insidiarsi co-me un tarlo nelle menti dei tanti giocatori ignari

divenuti senza nemme-no accorgersene in veri e propri giocatori d’azzardo, capaci di ri-schiare tutto per una partita. Procedendo con questa sorta di brain storming, lasciando libe-ro sfogo al flusso di pen-sieri aggrovigliati che pian piano cercano di farsi spazio nei meandri della mia mente, mi sen-to di citare tutti i giochi, i “colpi di testa” dei ma-estri delle arti che, da che ce n’è memoria, te-stimoniano la grande creatività, fantasia e in-ventiva dell’ingegno u-mano; ricordo in primis i giochi grafici della scrit-tura geroglifica, o anco-ra tutti i maggiori espo-nenti delle avanguardie e, soprattutto, del futuri-smo, con le loro singola-ri mise en page di parole in libertà, con particolari espedienti e sperimen-

talismi sia linguistici sia tipografici, o con i loro capolavori materici in cui i colori sembrano danzare, giocare – e a volte anche “cozzare” – sulla tela. Ad ogni modo il gioco, qualunque esso sia, è adrenalina pura, soprattutto se conside-rato nella sua accezione più generale di “gioco della vita”; in questo caso la posta in palio è decisamente maggiore, si parla di un gioco che non può affidarsi solo alle mere fortuna e caso, ma che pretende ostina-tamente di trovare una qualche legge universale applicabile in ogni situa-zione, in modo tale da scavalcare la ragnatela della sorte contenendo i rischi delle perdite, ma, ahimè, in questo gioco di regole prestabilite non ce ne sono e solo giocando, lasciandosi andare, sarà possibile avanzare. Per questo numero è stato scelto un tema ampio e articolato, come si vede, proposto da Chiara, una nostra affezionata lettrice pie-montese. A parlarcene saranno come sempre Alice con le sue recen-sioni, Giulia per il mon-do del grande schermo, Erica munita di tela e pennelli, Stefania che si dedicherà a un tema a lei particolarmente caro in questo periodo, il mondo dei bambini, Fe-derica per la rubrica di percorsi Serendipity e Manuel per Hic Sunt Le-ones. Gabriele introdur-rà invece il tema delica-to e profondo dello Spe-ciale: la vita dopo la morte, proposto da un’altra nostra cara let-trice – Roberta – che sarà concluso con il “dono delle muse” di Silvia.

Silvia Quaglia 1

Gabriele Cardini Alice Luoni Erica Puricelli Federica Ottolini

Giulia Prada Manuel Fossati Silvia Quaglia Stefania Povia

SOMMARIOSOMMARIOSOMMARIOSOMMARIO

Tematicando

Arcipelaghi librari 2-3

Notizie dai f.lli Lumière 4

Chiaroscuro 5

Biblioteca di Aby Warburg 7

Serendipity 8

Hic Sunt Leones 9

Speciale: Vita dopo la Morte 10

La Bussola internautica 13

Bazar 14

45°32’31”N 8°48’44”E 15

Girovagando 16

Percorsi

Extralibro

Il Brucaliffo 6

Doni dalle muse 11-12

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DI GIOCO IN LIBRODI GIOCO IN LIBRODI GIOCO IN LIBRODI GIOCO IN LIBRO

2

Pindaro Le Istmiche Le Istmiche sono le gare che avevano luogo nella Grecia antica sull'istmo di Corinto. Erano i giochi più solenni dopo quelli di Olimpia per numero di concorrenti e per af-flusso di popolo, inoltre la particolare posizione geografica della sede delle gare, presso la città di Corinto, contribuì a dare ai giochi istmici un carattere più aperto socialmente, particolarmente festoso e talvolta anche caotico. Riguardo ai giochi i-stmici possediamo le Istmiche di Pindaro, gli otto epinici composti dal celebre poeta greco in onore dei vincitori dei giochi istmici. La prima fu scritta in onore di Erodoto di Tebe, vincitore della gara con il carro. La seconda istmica è atipica, nel senso che manca del consueto paragone del vincitore con un personaggio del mito: si tratta di Senocrate di Agrigento, anch'egli vincitore col carro. La terza e la quarta istmica han-no come destinatario lo stesso Melisso di Tebe, vincitore con i cavalli e possono esse-re considerate una l'appendice dell'altra, ben più lunga e articolata. Pindaro dedica la sua quinta ode a Filacida di Egina, vincitore nel pancrazio; così come la sesta che ci offre una breve ma intensa scena epica che vede protagonisti Eaco, Telamone e Peleo che erano appunto eroi locali di Egina. La settima e l'ottava istmica furono scritte in onore di altri due vincitori nel pancrazio, Strepsiade di Tebe e Celeadro di Egina e si concludono con un'invocazione al dio Apollo perchè conceda agli atleti una vittoria anche nelle gare di Delfi.

Ludwig Wittgenstein Ricerche filosofiche In una delle opere filosofiche più belle che siano mai state scritte, Wittgenstein affer-ma che il parlare costruisce in continuazione “giochi linguistici”. E' proprio della teo-ria dei giochi linguistici che il filosofo ci parla nel suo libro Ricerche filosofiche che costituisce la seconda fase della speculazione wittgensteiniana. Esse furono iniziate nel 1941 e videro la luce solo nel 1953, due anni dopo la morte dell'autore. Ma cosa sono questi giochi linguistici? Ad una visione del linguaggio come specchio del mon-do o immagine della realtà, Wittgenstein ne sostituisce una in cui il carattere denota-tivo del linguaggio è solo una delle tante sue funzioni, dei suoi impieghi, è soltanto uno degli infiniti giochi linguistici. Creare nuovi linguaggi equivale a creare nuove “forme di vita”. Ciò che conta infatti è l'uso che del linguaggio si fa, è questo il suo ve-ro significato. Al principio delle Ricerche filosofiche, Wittgenstein asserisce che quasi mai le parole funzionano come nomi, ovvero come etichette che incolliamo in modo rigido e univoco sugli oggetti. Le parole si configurano piuttosto come mobili co-strutti, come fluidi strumenti il cui significato muta in rapporto alle funzioni specifi-che cui sono destinati. Non vi è dunque, propriamente, il linguaggio, ma vi sono gio-chi linguistici che si situano sempre nella prospettiva di una determinata attività, di una situazione concreta o di una forma di vita. La parola “giuoco linguistico” è desti-nata a mettere in evidenza il fatto che il parlare un linguaggio fa parte di un'attività o di una forma di vita.

Milan Kundera Lo scherzo

È da un gioco che si sviluppa la vicenda di Ludvik Jahn, protagonista del celebre ro-

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3 Stefania Povia

Lisa Jane Smith Il Gioco Proibito. La Casa degli Orrori Primo volume della trilogia romance-horror, ci trasporta in un avventura stile Ju-manji e Zathura dove questa volta i personaggi, pedine del gioco, non si ritroveranno nello spazio o circondati da esseri della foresta, ma in una casa vittoriana, che ricorda una casa stregata, dove ognuno dovrà sconfiggere le proprie paure segrete. Alla ricerca del regalo perfetto per il suo ragazzo, Jenny Thornton si imbatte in uno strano, inquietante negozio di giochi. Dietro al bancone, un ragazzo ancora più stra-no, con i capelli argento e gli occhi di un blu elettrico, vende antichi giochi in scatola, amuleti, strani artefatti. Si chiama Julian, e a Jenny consiglia proprio di acquistare u-no di quei giochi in scatola molto particolari. La confezione è completamente bianca, non ci sono scritte nè immagini, e le istruzioni cominciano con un avvertimento che mette i brividi: Entrare nel Mondo delle Ombre può essere fatale.

Neal Stephenson Gioco Mortale Con il suo romanzo Snow Crash ispirò i creatori del famoso Second Life, Neal Ste-phenson autore fantascientifico ritorna con una nuova e travolgente corsa attraverso computer e pistole, Cina e Nord America, realtà virtuale e terrorismo. Il Gioco Morta-le in questione è T'Rain, un gioco di ruolo online di ambientazione fantasy con milio-ni di fan in tutto il mondo creato dal protagonista del romanzo, la particolarità del gioco è che l'oro virtuale che qui si scava e si conquista può essere trasformato in sol-di nel mondo reale. Un gruppo di fanatici dell'informatica cerca di sabotare il gioco creando Reamde, un virus che codifica tutti gli archivi elettronici e li conserva fino al pagamento di un riscatto; si tratterebbe solo dell'ennesima truffa virtuale, se il virus non colpisse però le persone sbagliate.

Ben Mezrich Blackjack Club Tutto vero: tra il 1996 e il 1998 un gruppo di studenti di matematica del Massachu-setts Institute of Technology, guidati da un loro geniale professore sbancarono lette-ralmente alcuni casinò di Las Vegas giocando a Blackjack; misero a punto un com-plesso sistema di conteggio delle carte, che dà la possibilità di vincere con una fre-quenza del tutto insolita; riuscirono a intascare alcuni milioni di dollari senza, di fat-to, frodare in nessun modo le leggi degli Stati Uniti d'America. La potente mafia che controlla il gioco d'azzardo a Las Vegas non rimase però a guardare. Ben Mezrich ri-costruisce questa vicenda, realmente accaduta, grazie alla testimonianza di uno dei partecipanti all'impresa scrivendo così un romanzo davvero avvincente che riesce a coniugare perfettamente azione, suspance e analisi di un gioco che è semplice solo in apparenza.

manzo di Milan Kundera Lo scherzo. Siamo in Cecoslovacchia, negli anni dal secondo dopoguerra al periodo immediatamente precedente la Primavera di Praga. “Sapevo soltanto di non sapere” afferma il giovane studente quando, per scherzo, invia una cartolina ad una studentessa dalla quale è attratto, con le seguenti frasi: “L'ottimismo è l'oppio dei popoli! Lo spirito sano puzza di imbecillità! Viva Trockij! Ludvik.” In se-guito a questo scherzo la sua vita cambia radicalmente: espulso dal Partito comunista e, quindi, dall'università, cade rapidamente di disgrazia in disgrazia. Viene costretto a prestare il servizio militare per due anni in miniera e successivamente incarcerato. Il desiderio di vendicarsi nei confronti dell'amico che lo ha processato cresce rapida-mente nell'animo di Ludvik che, per qualche momento, prova l'ebbrezza della rivinci-ta. Ma scoprirà ben presto che la vendetta, dopo anni, non ha più senso e tornerà a vivere, a suonare e ad amare.

Alice Luoni

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4 Giulia Prada

50 SFUMATURE DI NOTTE50 SFUMATURE DI NOTTE50 SFUMATURE DI NOTTE50 SFUMATURE DI NOTTE MAMMA IO DA GRANDE GIOCHERÓ COME IN QUEL FILMMAMMA IO DA GRANDE GIOCHERÓ COME IN QUEL FILMMAMMA IO DA GRANDE GIOCHERÓ COME IN QUEL FILMMAMMA IO DA GRANDE GIOCHERÓ COME IN QUEL FILM

Cominciamo a conoscere lo sport da bambini, nei campi da gioco o durante l'ora di educazione fisica a scuola. Esso è molto importante nella crescita, aiutando a sviluppare le abilità fisiche e so-ciali. A volte, crescendo, uno sport può anche diventare un lavoro e fonte di grandi soddisfazioni personali, più spesso diventa una passione che non ci abbandona mai. Molti sono i film che ci hanno avvicinati ad una o un'altra disciplina sportiva. Personalmente, da bambina ho amato moltissimo questi film: Karate Kid col suo karate esplosivo, Space Jam e la pal-lacanestro a fumetti e Herbie il supermaggiolino con le corse di automobilismo più pazze del mondo.

John G. Avildsen Karate Kid - Per vincere domani Primo capitolo della tetralogia di KARATE KID , diretto da John G. Avildsen. Narra la storia di Daniel LaRusso, un sedicenne appena trasferitosi con la madre in una citta-dina della California. I suoi primi tentativi di avvicinarsi a nuove amicizie e soprat-tutto ad una bella ragazzina di nome Ali vengono ostacolate da un gruppo di bulletti, allievi del dojo Kobra Kai. Dopo continue angherie e baruffe, sarà Kesuke Miyagi, l'uomo che fa le riparazioni, a riportare equità nello scontro. Insegnerà le arti mar-ziali e la filosofia del Karate a Daniel e lo porterà a prevalere, con fair play, sull'av-versario e sulle ingiustizie subite.

Joe Pytka Space Jam Un coloratissimo film a tecnica mista, dove il mondo dei Looney Toons , beniamini cartoonati della Warner Bros si incontrano con il più grande giocatore della pallaca-nestro, Michael Jordan. Costretti a scontrarsi con degli alieni scesi dallo spazio per ridurli in schiavitù, Bugs Bunny e i suoi amici chiedono aiuto al grande campione. Come mai? Perché, convinti de poter sfruttare a loro vantaggio la bassa statura degli avversari, hanno scommesso la loro libertà in una partita a palla canestro. Grosso errore, dato che i non troppo onesti avversari rubano il talento ai più bravi giocatori della NBA per diventare dei "mostruosamente" forti. Ma, con un po’ di inventiva e tanto gioco di squadra, i nostri eroi riusciranno a cavarsela.

Angela Robinson Herbie il supermaggiolino Ultimo capitolo di una serie di film Disney iniziata nel lontano 1969 sul maggiolino più matto nella storia delle corse. Una giovane Lindsay Lohan, nel film Maggie Pe-yton, una ragazza con la passione per le corse, nata da 2 generazioni di piloti prima di lei, si ritrova a guidare Herbie, il famosissimo maggiolone completamente vivo e senziente che negli anni '60 aveva vinto tutto, sparendo però dopo una brutta scon-fitta. Fianco a fianco con il nuovo amico a 4 ruote, Maggie affronterà mille e una gara per seguire il sogno di correre e, nonostante le promesse fatte a un timoroso padre e alla continua resistenza dell'arrogante campione in carica Trip Murphy, sbaraglie-ranno tutti raggiungendo la vittoria.

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Erica Puricelli

STUPENDOCI CON EFFETTI SPECIALISTUPENDOCI CON EFFETTI SPECIALISTUPENDOCI CON EFFETTI SPECIALISTUPENDOCI CON EFFETTI SPECIALI

5

L’arte pittorica, in quanto rap-

presentazione in due dimensio-

ni di un mondo a tre, è sempre

necessariamente un’illusione

ottica, un gioco che la nostra

percezione fa con se stessa. In

alcuni casi, quando l’obiettivo

dell’artista è la maggiore verosi-

miglianza possibile, alcune pic-

cole ingegnosità come lo studio

della prospettiva o la rappre-

sentazione dei fasci di luce, han-

no permesso ai più talentuosi di

dipingere il più reale del reale.

Una più approfondita conoscen-

za di come funziona l’occhio ha

però anche permesso ad altri

artisti di prendersi gioco della

nostra mente, dai trompe-l’œil

barocchi (la parola stessa signi-

fica “inganna l’occhio”) ai dipin-

ti 3D dei madonnari, realizzati

con il solo mezzo di gessetti.

Un’introduzione a questi intri-

ganti temi, prima di buttarci

nell’arte nuda e cruda, la trovia-

mo nel testo del neuroscienzia-

to Ramachadran: L’uomo che

credeva di essere morto. Egli,

oltre ad una serie di altri curiosi

scherzi della nostra mente co-

me la sinestesia o

gli arti fantasma,

ci spiega in termi-

ni semplici (ma

senza trattare il

lettore come un

povero idiota)

perché, banalmente, ci caschia-

mo sempre. Proseguendo nella

lettura troveremmo persino un

capitolo sul “Cervello artista”, in

cui si racconta come

l’evoluzione potrebbe averci

tarpato le ali, rendendoci più

funzionali ed adattivi ma molto

meno creativi. Ora che cono-

sciamo razionalmente, provia-

mo a mettere tutto da parte.

Un bel volumetto di recente

stampa è quello a cura di Flami-

nio Gualdoni dall’autoespli-

cativo titolo Trompe-l’œil, ricco

di stupefacenti esempi, a parti-

re dai dipinti murali di Pompei

fino agli autori più moderni.

Proseguendo in

tema moderni-

tà, uno dei pit-

tori che più si è

innamorato ar-

tisticamente ed

intellettualmente di questa tec-

nica è René Magritte, autore di

opere come la serie “quadro nel

quadro” de La condition humai-

ne.

Bellissimo l’omaggio del Musée

Magritte di Bruxelles, in cui

l’edificio è

stato co-

perto du-

rante i la-

vori prece-

d e n t i

l’inaugurazione da un telone

che denudava il palazzo come

un palcoscenico teatrale, rile-

vando un’altra città nascosta

dietro il sipario.

Possiamo leggere di lui nel vo-

lume Taschen a cura di Paquet,

ma prima torniamo un attimo

alla copertina del medico india-

no… Coincidenze?

Contemporaneo più nei temi

che come artista, tale da essere

ispirazione per la mascotte

dell’Expo 2015, è il pittore me-

neghino del XVI secolo Giusep-

pe Arcimboldo. Celebre per le

sue ingannevoli “Teste compo-

ste”, in cui elementi di natura

morta si combinano tra loro a

creare, se guardati nel comples-

so, inconfondibili

ritratti. Dato il

soggetto della

prossima esposi-

zione universale

– “Nutrire il pia-

neta. Energia per

la vita”, gli undici ortaggi del

volto Expo non possono che

esercitarci quello che l’editore

Bompiani chiama Effetto Ar-cimboldo. Le oltre 400 pagine

non sono altro che il catalogo

della mostra allestita a Venezia

nel 1987, in cui si ripercorse il

procedimento originale messo

a punto dall’autore e tornato in

auge più recentemente, una

sorta di trompe-l’œil dalle fat-

tezze umane.

L’espressione più recente di

questa realtà alternativa la ri-

troviamo sui marciapiedi e i

muri delle nostre città, con le

opere di artisti come Eduardo

Relero o Julian Beever, detto il

“Picasso del pavimento”, ma

anche dell’italiano Alfano Dar-

dari. Un bellissimo ritratto sul

rapporto tra strada ed arte, an-

che se più come forma di de-

nuncia sociale, lo troviamo nel

documentario We are all fakes,

incentrato sulla misteriosa figu-

ra di Banksy. L’identità

dell’artista di Bristol è ignota,

ma sappiamo di

certo che non

disdegna le tec-

niche ingannatri-

ci dell’occhio,

pur sotto forma

di graffiti.

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I MONDI AL DI LA’ DELLE PAGINEI MONDI AL DI LA’ DELLE PAGINEI MONDI AL DI LA’ DELLE PAGINEI MONDI AL DI LA’ DELLE PAGINE SUPERGIOCHIAMOSUPERGIOCHIAMOSUPERGIOCHIAMOSUPERGIOCHIAMO

Stefania Povia

La Trilogia di Cecilia Randall (dai 14 anni) L’avventura editoriale di questa scrittrice italiana è iniziata proprio nel dicembre 2006 con la pubblicazione del romanzo Hyperversum, con il quale si è aggiudicata nel 2007 il Premio Letterario Nazionale Insula Romana (XXX edizione) per la sezione “Narrativa edita ragazzi”. Successivamente pubblicò anche Hyperversum – Il falco e il leone e Hyperversum – Il cavaliere del Tempo… ...Daniel ha una passione bruciante per un videogioco online, “Hyperversum”, che tra-sporta la sua fantasia nella storia. Dentro la realtà virtuale ha imparato a essere un per-fetto uomo del Medioevo e conosce tutte le astuzie per superare ogni livello di gioco. Una sera, Daniel gioca con alcuni amici e mentre vivono tutti insieme la loro avventura virtua-le nel Medioevo vengono sorpresi da una tempesta che li tramortisce: i ragazzi si ritrova-no così in Fiandra, nel bel mezzo della guerra che vede contrapposte Francia e Inghilter-ra. Si apre quindi per loro una nuova vita, nuove strade, un nuovo amore.

Quando a dicembre ci siamo riuniti per la scelta degli articoli, i miei compagni di avventura non hanno avuto dubbi: mi sarei dovuta occupare io di questa rubrica in quanto tra qualche mese do-vrò anch’io prendermi cura di un marmocchietto quindi quale miglior modo di iniziare la vita da mamma se non con la ricerca di libri che hanno per tema il gioco??

I Libri Gioco di Hervé Tullet (0-5 anni)

A che gioco giochiamo? Fra vermidita, luce e differenze non c’è che l’imbarazzo della scelta; il divertimento per i più piccoli è assicurato dal “re dei libri prescolari” Hervé Tullet, che grazie alla sua bravura realizza dei piccoli capolavori tramite tecniche artistiche, inchiostri fluorescenti, pagine componibili, buchi, colori, parole e chi più ne ha più ne metta. Qui sotto e-lencati troverete tutti i libri della collana pubblicata da Phaidon.

Il gioco di mescolare l’arte Il gioco di “andiamo”

Il gioco delle vermidita

Il gioco delle ombre Il gioco delle differenze

Il gioco delle combinazioni

Il gioco della luce Il gioco della scultura

Il gioco dei colori

Il gioco del buio Il gioco della campagna

Il gioco del circo delle vermidita

Nerea Riesco e Juan A. Vazquez (7-10 anni) Il segreto della soffitta Nerea Riesco scrittrice spagnola con l’aiuto di Juan A. Vazquez, un giocatore esperto di scacchi che insegna questo gioco in centinaia di scuole e collegi, collaboratore attivo del-la Casa degli Scacchi di Siviglia, pubblica questo racconto dove vede protagonista Alex, un bambino che scopre in una soffitta una vecchia scacchiera impolverata e intuisce su-bito che nasconde un gran segreto, qualcosa di magico. Ognuno degli strani scacchi di legno comincia a rivelare un suo proprio carattere, un valore, un orgoglio e anche un modo di prendere - letteralmente - vita. Una storia fantastica per imparare a giocare a scacchi, che introduce i bambini in un mondo meraviglioso, che li aiuta a familiarizzare col mondo degli scacchi, un gioco molto bello e divertente ma troppo spesso tralasciato perché considerato troppo difficoltoso.

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Gabriele Cardini 7

“L’esosità del mitico inventore, infatti, è pari solo a quella del gioco stesso”: così chiosava Maurensig ne La variante di Luneburg la leggenda della nascita degli scac-chi, in cui l’inventore chie-deva un numero sterminato di gra-no come premio e con il re che stimava opportu-no ucciderlo piuttosto che ac-contentarlo; ma il gioco degli scacchi avrebbe vendicato il suo inventore portando alla follia il re stesso. Degli scacchi occorre sapere due cose: che sono un nostro specchio lucidissimo e impie-toso; e che, di conseguenza, non si gioca mai contro un av-versario, ma contro se stessi. Uno specchio, in quanto ogni nostra debolezza (mancanza di strategia, di concentrazio-ne, visione, adattamento alle scelte altrui) viene subito e-sposta e colpita (come, anche, le eventuali capacità vengono esaltate). E si gioca contro se stessi, perché l’altro è solo l’ombra di noi e ogni sconfitta ha il sapore amarissimo di u-na umiliazione. Più di ogni altro gioco, gli scacchi hanno insita in sé una onnipervasivi-tà in grado di annullare ogni altra realtà o, detto in altri ter-mini, di trasformare la realtà in una miniatura degradata della bellezza maestosa e vio-lentissima di una partita. Ma, come abbiamo appreso dalla leggenda della nascita di que-sto gioco, ogni aspetto è dupli-

ce e al trionfo in un campo non corrisponde analogo suc-cesso nell’altro: è il caso di Lužin nel romanzo di Nabo-kov, bambino geniale ma sva-gato, poi campio-ne di scacchi e in-ventore di una difesa che prende il suo nome. Ma la sua capacità di difesa, per quanto brillante sulla scacchiera, non vale nel mondo al di fuori di essa. La sua nemesi, più che l’avversario Salvatore Turati, è se stesso e nemmeno l’amore della moglie potrà salvarlo dall’inevitabile sacrificio finale. Che gli scacchi siano un gioco mortale (il grande campione Kasparov lo ha definito il gio-co più violento che esista) lo ha ben compreso anche Ber-gman, che non a caso pone al centro del suo film Il settimo sigillo la partita a scacchi tra il crociato Antonius Blok e la Morte. Ogni vita è una partita

a scacchi che non si può vincere: a volte si arriva sfiniti, eliminati ormai tutti i no-stri pezzi, si ri-mane con il solo

Re dalle limitate mosse e pos-sibilità. Per altri, invece, nono-stante siano presenti altri no-stri pezzi e la partita sia giova-ne, si finisce intrappolati in qualche mossa imprevista che ci impedisce ogni alternativa, fino allo scacco conclusivo. La scacchiera si configura co-me una sorta di campo di ten-

sione ad elevatissima intensi-tà che Maurensig, per tornare al primo libro citato, rende letterale quando il protagoni-sta del suo romanzo gioca su di una scacchiera capace di immagazzinare le tensioni del giocatore e di renderle indie-tro tramite scossa qualora si stia compiendo una mossa sbagliata: e tanto più l’errore sarà grave, tanto più forte la scarica. Una iniziazione neces-saria affinché diventi quel gio-catore che possa sfidare l’avversario del suo maestro Tabori, in una storia che si in-treccia con la Storia, quella tragica e dolorosa dei campi di concentramento nazista. Chi è, in definitiva, il giocatore di scacchi? A questa domanda ha provato a rispondere un grande scacchista e psicologo, Reuben Fine, nel suo Psicolo-gia del giocatore di scacchi dove analizza sia la psicologia di questo gioco sia quella di alcuni dei più fa-mosi giocatori, tut-ti, in qualche mo-do, segnati e assor-biti da questo gio-co che relega il mondo all’ombra della sua sfolgorante e acce-cante luce. Immagine, questa, che rimanda ad una apparizio-ne divina e forse gli scacchi hanno davvero qualcosa di numinoso, qualcosa capace, con la sua presenza, di annul-lare il tempo che in esso si tra-scorre ma, anche, desideroso di vittime sacrificali: non le pedine, bensì i giocatori.

NESSUN’ALTRA REALTA’ CHE GLI SCACCHINESSUN’ALTRA REALTA’ CHE GLI SCACCHINESSUN’ALTRA REALTA’ CHE GLI SCACCHINESSUN’ALTRA REALTA’ CHE GLI SCACCHI

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Federica Ottolini 8

IL MERAVIGLIOSO GIOCO DELLA VITAIL MERAVIGLIOSO GIOCO DELLA VITAIL MERAVIGLIOSO GIOCO DELLA VITAIL MERAVIGLIOSO GIOCO DELLA VITA Il gioco è parte irrinunciabile della nostra vita: fin da bambini impariamo a confrontarci con gli altri, a rispettare le regole e ad assumere un ruolo di finzio-ne. Forse non si smette mai di giocare, perché il confine tra la vita reale e la finzione è conti-nuamente messo in discussione. Nel gioco, come nella vita, rico-priamo un ruolo, il padre di fa-miglia, l’avvocato, la sorella maggiore, la professoressa, e quell’etichetta diventa la nostra maschera, al punto che diventa quasi impossibile capire quando la abbassiamo veramente per tornare a essere noi stessi. Sem-pre che questo accada. Niente di più facile per Tom, che passa da un’identità all’altra co-me un moderno Mattia Pascal, costretto a piccole truffe e im-brogli per sopravvivere. Contat-tato da Herbert Greenleaf, Tom Ripley coglie al volo l’occasione di andare in Italia a recuperarne il figlio Dickie, un giovane america-no annoiato dalla vita e riluttante a seguire le orme del padre nell’impresa di famiglia. I due non potrebbero essere più diversi, ma inaspetta-tamente qualcosa scatta in Tom e da un’amicizia nasce un attac-camento morboso, quasi mania-cale. Di fronte al rifiuto di Di-ckie, Tom decide di uccidere l’amico durante un viaggio a Sanremo e di assumerne l’identità. Inizia così un alternar-si concitato di ruoli, che impe-gna Tom in un gioco senza fine,

con il costante timore di essere scoperto. Le regole della seduzione si av-vicinano molto a quelle di una partita a scacchi. La prima mos-sa è quella decisiva per la vitto-

ria o la sconfitta: basta uno sguardo, un sorriso accenna-to e il pedone è al centro della scac-chiera, pronto ad attendere la mossa

dell’avversario. L’incontro tra David e Jenny avviene per caso a una fermata dell’autobus in una giornata di pioggia. Jenny è una sedicenne ambiziosa, che sogna di essere ammessa a O-xford, viaggiare, vedere il mon-do e in particolare Parigi; David è un uomo molto più grande di lei, ma estremamente affasci-nante, la cui vita in apparenza si snoda tra concerti di musica classica e mostre d’arte. Ma è solo apparenza, una maschera che nasconde segreti scomodi e difficili da accettare per Jenny, che è ormai nell’angolo della scacchiera, di fronte a un disar-mante scacco matto. 21 è un numero fortunato per il gioco del Bla-ckjack, in partico-lare per i contato-ri, quei giocatori che, contando le carte uscite, rie-scono a sbancare i tavoli dei casinò. Ben Campbell è un giovane con enormi poten-zialità e notevoli abilità di calco-lo, che, reclutato da un professo-re universitario, decide di entra-re in una squadra di contatori

per risolvere i suoi problemi finanziari. Ma se la matematica è una scienza esatta, perfetta e lineare, non sempre la vita ra-giona in modo logico, e molto spesso i piani non vanno come dovrebbero, perché nel gioco d’azzardo, è l’euforia della vitto-ria, che tiene il giocatore seduto al tavolo. E poi ci sono momenti in cui la vita è un gioco crudele e surrea-le: in cui si uccide per gioco o per il semplice piacere di farlo, per vedere il terrore negli occhi della propria vittima, quando capisce che sta per morire. Que-sto è Funny games: « Vogliamo

scommettere che voi in... diciamo dodici ore, sarete tutti e tre mor-ti? ». Peter e Paul sono due ragazzi gentili e discreti,

che, con la scusa di chiedere del-le uova, bussano alla porta di Anna. Ma in breve l’insistenza dei ragazzi diventa molesta e inopportuna, e Anna, suo marito Georg e il piccolo Schorschi di-ventano prigionieri nella loro stessa casa, in balia di due ma-niaci psicopatici, che giocano con la vita delle loro vittime. La vita è fatta di regole implicite, di tranelli nascosti e di vantaggi inaspettati, ma, a differenza di un gioco in scatola, non esiste nessun regolamento e nessun arbitro, così come non esiste un solo vincitore o un solo perden-te, l’importante è non smettere mai di giocare, perché la vita è un gioco meraviglioso.

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UN GIOCO, UNA RIBELLIONE, UN CAMBIAMENTO...UN GIOCO, UNA RIBELLIONE, UN CAMBIAMENTO...UN GIOCO, UNA RIBELLIONE, UN CAMBIAMENTO...UN GIOCO, UNA RIBELLIONE, UN CAMBIAMENTO...

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Il fuoco della rivolta. La ribellione contro un regime totalitario e op-primente, aggressivo e dispotico con la sola forza delle idee. L'e-sempio che manca al popolo per insorgere contro i tiranni. E tutto questo cosa ha a che fare con i giochi di cui parla questo nume-ro? Domanda quasi retorica dato il successo che ha sortito in tutto il pubblico letterario e non la saga trilogia di Suzanne Collins Hun-ger Games, nome che sta a iden-tificare la triste e crudele celebra-zione annuale dei giochi celebra-tivi della terra a governo totalita-rio di Panem nei quali due giovani ragazzi, uno per sesso, di ogni di-stretto nella quale essa è suddivi-sa, devono partecipare a un gioco di morte nel quale sopravvive soltanto colui o colei che soprav-vive e uccide tutti gli altri ragazzi in una arena costruita per la cele-brazione, incluso il concittadino o concittadina. I giochi in questione, non sono che un duello all'ultimo sangue, un sordido gioco di morte che deve celebrare la supremazia e il dominio incondizionato della Capitale sui distretti limitrofi, un evento distribuito in mondovisio-ne al pari di un Reality Show. Sarà proprio attorno a questi giochi che nascerà una delle icone fem-minili degli ultimi anni, la ragazza di fuoco, la scintilla della rivolu-zione Katniss Everdeen, giovane tributo che per prima riesce a so-pravvivere agli Hunger Games in coppia con il suo concittadino, inconveniente e variabile che il sistema totalitario non avrebbe mai immaginato e tantomeno previsto e che ben presto inizierà a sgretolare piano piano tutto il sistema dispotico che regge il po-

tere centrale. Cosa ha fatto la for-tuna di questa trilogia? La trama è indubbiamente allettante e ben ricamata, ma non certo innovati-va in quanto chi non si interessa di fumetti, nella fattispecie manga giapponesi, non conosce il capola-voro ormai cult di Toguchi e Ta-kami Battle Royale, a sua volta tratto dall'omonimo romanzo, che narra la storia di una classe di ra-gazzi in un Giappo-ne manovrato da un governo totalitario che vengono tra-sportati su un isola deserta e inse-

riti in un programma atto a forgiare citta-dini modello, pro-gramma che prevede che un solo alunno avrà salva la vita ma solo dopo aver truci-

dato ogni altro com-pagno di classe. Lo zaino in dotazione all'inizio del gioco, l'annunciazione dei deceduti sul campo, i settori di isola che diventano off limits, il collare segnalatore che impedisce la fuga; tutte queste piccolezze si possono presto ri-collegare alle maggiori innovazio-ni introdotte da Hunger Games. In quanto al protagonista, la icona della ribellione Katniss Everdeen, il semplice fatto che sia rappre-sentato da una donna rappresen-ta da solo una importante innova-zione. Infatti sul panorama fumet-ti possiamo rintracciare la più grande icona rivoluzionaria, adot-tata anche da Anonimus e da mol-ti manifestanti, V dell'omonimo fumetto di Alan Moore V per Ven-

detta. Tuttavia, per quanto ac-compagnato e aiutato nei suoi intenti da una donna, è maschio a tutti gli effetti. Invece Katniss rap-presenta una intrigantissima no-vità: femminile e estremamente compiacente nella preparazione agli Hunger Games, ma mai suc-cube e incline ad abbassare la te-sta o non far valere il suo pensie-ro e la sua determinazione, spre-giudicata anche e dotata di carat-tere, lo stesso fuoco dirompente che le avvolge i vestiti e che da il nome alla sua figura in tutto il li-bro. Essa rappresenta la continua evoluzione della donna, dei prin-cipi e della imposizione della sua figura in ambito letterario ma non solo. Ma davvero soltanto questo fa la fortuna di questo libro, esclu-sa la scrittura e un analisi pura-mente stilistica? Il mio pensiero è che un libro deve anche inserirsi in un contesto mondiale per fare la sua fortuna, nascere quando il mondo è pronto ad accoglierlo, per esclusione dei precursori di qualche stile letterario o storia innovativa ( George Orwell e il suo 1984). Hunger Games ci giun-ge in un periodo di cambiamento mondiale, fermento e vibrazioni rivoluzionarie, insoddisfazione e crisi mondiale, incertezza in un futuro privo di cambiamenti. Io credo che nelle pagine di questo libro, il lettore di oggi semplice-mente sposti gli occhi da un mon-do privo di una Katniss Everdeen a un mondo che ha appena udito il canto della rivolta, una sinfonia che inconsciamente, anche se non si chiamasse rivolta ma semplice-mente "cambiamento", vorrebbe che giungesse anche alle sue orec-chie.

Manuel Fossati

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OLTRE IL BUIOOLTRE IL BUIOOLTRE IL BUIOOLTRE IL BUIO

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A Roberta ed Emanuele, che con-tinua a brillare come stella

Quando la persona cara varca la soglia, la luce pare come venir-ne risucchiata, lasciandoci i-stantaneamente colmi di buio che si fa lacrime e dolore. Quasi stupiti, si riemerge alla quoti-dianità feriti e diseguali, segnati da una cicatrice che agli altri diventa invisibile mentre in noi è evidente e incancellabile. La vita, la vita dopo la morte di una persona amata, torna a immer-gerci con il suo flusso fatto di chiacchiere, litigi, acquisti, pic-cole cose: ma cosa rimane, nel presente, di questo esser stati lambiti dall’eternità? Se la reli-gione prova a rispondere, la let-teratura, invece, ha spesso con-tinuato a domandare il senso e il perché di quanto accaduto; chi è rimasto, testimone impo-tente dell’evento, prova il vano rifugio dello scrivere. Quell’ostinato domandare di-venta un senso possibile, un tentativo di vincere l’oblio evi-tando, nel contempo, di venire schiacciati dal dolore del ricor-do. Diverse sono le strade che si possono seguire: quella di Fo-rest in Tutti i bambini tranne

uno è quella del corpo a corpo con il dolore: libro straziante di chi conosce troppo bene la letteratu-ra e che sa, ama-rissimo parados-so, come lo scrive-

re sia solo “vana magia, un im-potente rituale d’inchiostro”, che

non c’è nessuna consolazione: all’insensatezza della morte del-la sua bambina risponde con l’insensatezza dello scrivere, di trasformarla in essere di carta. Un’interrogazione infinita, pro-seguita in altri libri, che non cerca risposte, che modula il dolore insostenibile senza re-quie. C’è poi la via del tentativo di inscriverlo in un procedimento più obiettivo come tenta Bar-nes in Livelli di vita. Libro divi-so in tre parti, do-ve nelle prime due si racconta di Na-dar, fotografo ae-ronauta dell’800 e dell’amore imma-ginario tra Sarah Bernhardt e Fred Burnaby, mili-tare inglese, mentre solo nella terza si concentra sul lutto per la morte della moglie. Non un libro slegato, però: le prime due parti fanno da inchino commos-so alla sua storia, specialmente la prima con il racconto della nascita della fotografia aerea, ovvero l’osservare la vita da lontano. Barnes racconta di co-me ora sia cambiato il tempo (non solo le occorrenze festive ma anche la data della diagnosi, della morte, del funerale), del tentativo di fare i conti con il proprio dolore e di come cerchi ancora di continuare l’esistenza della moglie attraverso il dialo-go con lei. Anche Mallarmé prova, nel suo Per una tomba di Anatole, la via della costruzione di un mo-numento di parole al figlio de-ceduto: ma ciò che leggiamo è

qualcosa di incom-piuto, le rovine del tentativo, l’abbozzo di un progetto che rimarrà non pubbli-cato. Il poeta sim-bolista, il cultore

della musicalità del verso, si trova spiazzato e impotente con le sue parole di fronte all’accaduto: sa, come confessa, che quello che dice e scrive è vero, non è solo musica, eppure l’opera rimane non finita. Cos’è, invece, per Joan Didion L’anno del pensiero magico? E’ quello successivo alla morte improvvisa del marito; quello che le fa credere che si possa torna-re indietro e fare ciò che pare impos-s i b i l e : c h e l’accaduto non sia mai avvenuto. E’ un anno di follia, di dialogo, di ri-cordi, di struggimento: finché si accorge che è doveroso adattar-si al cambiamento e lo sente come suggerito dal marito stes-so il doversi abbandonare al cambiamento. Ciò che conta, scrive Manganel-li alla cognata dopo la morte del fratello Renzo, è di non cedere alla tentazione del dolore: di

sapere come noi vediamo il retro del tappeto mentre il disegno ci è sco-nosciuto; e che i doni avuti da chi non c’è più riman-

gono, come la tenerezza di certi sorrisi la cui luce continua a vi-vere in noi.

Gabriele Cardini

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L’ISOLA DEI PESCATORI DI SOGNI (SECONDA PARTE)Bequia scompare in mezzo all’oceano e le gradazioni dei suoi colori si armonizzano con il cielo e con le nuvole. Intenta a sorvegliare l’orizzonte, Sapna non si accor-ge di una presenza alle sue spalle. È un pescatore che per-corre su e giù la riva del mare, silenziosamente, con la rete in mano. È attento. Paziente. Del resto, il suo mestiere gli ha in-segnato che, spesso, è meglio non andare incontro ai pesci e lasciare che essi si avvicinino a lui, per scivolare nella rete.

Bequia è un’isola. Un’isola di pescatori e di sogni. Un’isola nel sole. E un’isola è un’impronta nel mare. È resistenza ai limiti e giusto equilibrio tra l’essere e l’avere. È un panorama di cui mai ci si sente sazi. È la felicità per le piccole cose. Per il tempo che scorre. Per l’orizzonte come unico punto di vista. Per l’oceano che è lì intorno. È tran-quillità come regola di vita e un modo di vivere in tranquillità. È assenza di problemi o di pretese. È un santuario di vegetazione, di benessere e di dolcezza. È la mu-sica presente ovunque. Quella che si sente e quella che si ascol-ta. È gentilezza e sintonia. È per-cepire nell’isolano quella gelosia molto particolare per il patri-monio umano. Bequia è piccola e confida nell’oceano. Noi dob-biamo confidare in lei. Fidarci di lei. E dei suoi pescatori di sogni.

Tutto questo Sapna non lo sa-peva ancora. Lo avrebbe avuto ben chiaro nella mente solo un mese più tardi, quando sarebbe tornata a Nuova Delhi.

Mi domando come sia adesso. E immagino i suoi capelli inumidi-ti dalla sabbia bagnata.

Intanto il pescatore, che si era già accorto di Sapna, posa sulla riva la rete colma di piccoli pe-sci tremolanti e cammina verso di lei con una noce di cocco tra le mani. La invita, con un gesto della mano, a salire sulla sua piccola barca di legno mentre con un sorriso sistema a prua la rete con i pesci. I colori dell’acqua mutuano continua-mente e si riflettono negli occhi di Sapna, sciogliendosi. Lo sguardo del pescatore è fisso su un punto all’orizzonte, quello di Sapna è rapito dalla natura in-torno. Il piccolo motore viene azionato. Sembra precario, ma dopo qualche tentativo si azio-na sulla superficie dell’acqua. La barca dondola e inizia a muoversi sospinta dalle onde. Il tempo rallenta. Il pescatore, che fino a quel momento non aveva pronunciato alcuna paro-la, si rivolge a Sapna con voce profonda. <Le autorità della clinica hanno scelto te. Tu puoi salvarti. Poniti nei confronti del mondo con umiltà. Con distac-co. Progetta cose piccole e rea-lizzane di grandi. Anteponi l’appagamento all’ambizione. La mente è uno splendido mec-canismo: usalo, ma non farti usare. Nel tuo essere risiedono la quiete e la gioia.> Sapna viene lentamente inve-stita dai ricordi. Nella sua men-te si dipingono le immagini del-la clinica e delle autorità. Il pe-scatore è lì per aiutarla, ma è importante che sia lei a percor-rere i propri ricordi, con fatica.

Cosa le hanno fatto alla clinica? Mentre Sapna cerca di ricorda-re, il pescatore prosegue: <Hai osato troppo con il tuo corpo. Il tuo spirito ne ha fortemente risentito. Hai trascurato te stes-sa e le persone che ti amano. Hai fatto del tuo lavoro la tua ragione di vita. Una passione ossessiva che ti ha reso mala-ta.>

Mi domando come sia adesso. E immagino i suoi capelli inumidi-ti dalla sabbia bagnata. Mi chie-do se mai tornerà da me…

<Puoi scegliere qui, ora, se vuoi continuare sulla strada della vita o tornare alla clinica. Tra-scorri le tue prossime giornate in una dimensione di valutazio-ne, scopri ciò che è positivo per te. L’importante è allenare la propria osservazione, per im-parare poi a godere di ciò che si è osservato. Io sono un pescato-re di sogni: se vorrai affidarmi il tuo, verrai restituita alla vi-ta.> Nel frattempo la barca si era spinta attraverso l’oceano. In-torno, solo acqua. E cielo. Sapna è rapita dalla calma che la cir-conda. Le si agitano negli occhi la curiosità e la speranza. Di nuovo la voce del pescatore: <Il nostro viaggio termina qui. Bevi da questa noce di cocco. Il suo liquido ti disseterà, ma, in-tanto, ascolta le mie parole. Un essere umano è una parte limi-tata nel tempo e nello spazio. Non ci è conveniente condurre l’esistenza terrena tra frenesia e sofferenza. L’illusione della nostra coscienza è una sorta di prigione. Mai abbattersi di

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fronte alle difficoltà. Mai abban-donare i propri sogni solo per accontentare gli altri.> Sapna sente la voce del pesca-tore, si aggrappa alle sue parole mentre, piano, si addormenta. <Voglio guarire> sono le uniche parole che Sapna riesce a pro-nunciare prima di ritrovarsi nel vortice dell’acqua che la spinge verso il fondo dell’oceano. Il suo corpo fluttua, rapido, sem-pre più in basso. Durante que-sta discesa vorticosa i ricordi la abbracciano. Di nuovo. Si osser-va mentre è seduta sulla sua poltrona di pelle, senza muo-versi. La mente vuota. Il corpo abbandonato. La forza di com-battere la sua depressione se n’era andata. Subito sente che può fare qualcosa. Deve fare qualcosa. Può alzarsi da quella poltrona. Combattere. Riscopri-

re le luci della città. I profumi. I sospiri. Il suo corpo fluttua, ra-pido, sempre più in basso. Sap-na vuole reagire. Cerca la forza. Ripete dentro sé le parole del pescatore di sogni. Lo incontra nella sua discesa e gli affida il suo sogno: Sapna vuole rinasce-re. Imparare da capo. Vuole vi-vere. Le onde la stanno accom-pagnando verso una grossa vo-ragine sul fondo dell’oceano. Più il suo corpo avanza verso il basso, più l’acqua diventa fred-da. E scura. Il suo corpo è ab-bandonato. Con una capriola attraversa la voragine. Sta per risvegliarsi. Le palpebre intor-pidite combattono per sollevar-si. Gli occhi bruciano. Le sue labbra sanno di sale. Il silenzio. Due mani forti la stanno ada-giando su un’altalena. Il legno sotto le natiche le dà una sensa-

zione di calore. Si sveglia. Ora, tra i suoi capelli, scintillano pie-truzze di sole. Da quando Sapna è tornata dall’isola mi pare un’altra perso-na. L’ho sempre amata, ma ora di lei amo anche la forza che la accompagna. In lei si è radicato qualcosa di prezioso. Di fresco. È uscita dalla depressione che la stava da tempo lacerando den-tro. Le immagini di morte che continuamente riferiva sono sparite. Sorride. Lo spazio ci av-volge, impadronendosi di noi. Lei mi parla con la sua voce ro-ca: <Mi andrebbe un the>. E sor-ride.

Chissà cos'avrebbero scritto i miei nonni se l'avessero fatto ...Lo so ma chi lo dice che con i se e con i ma la storia non si fa leggo storie d'altri e penso a storie mie ma com'è che funziona siamo prima io e te e solo dopo noi oppure noi che poi è uguale a io più te parole parole e ancora parole diceva Mina quest'ansia di sapere fa a botte con la pace guerra e pace pace e guerra sono forse il rovescio della stessa medaglia che brilla per l'onore dei morti più spesso che dei vivi vivo... ...e non dimentico. Ai miei nonni che non ci sono più, a Vittorio Sereni che è andato in Grecia e alla mia mamma che è

la mia Mamma.

Alice Luoni

FRAMMENTI DI PENSIERI NOTTURNI: IL TEMPO DEL RICORDOFRAMMENTI DI PENSIERI NOTTURNI: IL TEMPO DEL RICORDOFRAMMENTI DI PENSIERI NOTTURNI: IL TEMPO DEL RICORDOFRAMMENTI DI PENSIERI NOTTURNI: IL TEMPO DEL RICORDO

Silvia Quaglia

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TANTO PER GIOCARE...TANTO PER GIOCARE...TANTO PER GIOCARE...TANTO PER GIOCARE...

Se la rete ha la tendenza a raddoppiare il mondo, dando in essa ciò che esiste anche nella realtà (ma con la pretesa di essere più moderna) non poteva mancare anche una delle componenti che qualificano l’uomo, ovvero il gioco. Numerosi sono i siti che consentono di sviluppare questo a-spetto dell’animo umano: giochi contro altri navigatori dislocati nel mondo oppure contro un im-personale server, ma pur sempre giochi.

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www.scacchisti.it Si dichiara il primo sito italiano di gioco via internet: e il gioco di cui tratta è, indubbiamente, uno dei giochi per anto-nomasia, ovvero gli scacchi. Tra le varie opportunità che presenta il sito, c’è anche quella di poter gareggiare (previa iscrizione) in tornei online oppure di accedere anche al sito www.fsiarena.it dove (anche in questo caso occorre iscriversi alla Federazione Scacchistica italiana) dove si può sfidare altri appassionati del gioco dei re.

www.gdr-online.com Anche i giochi di ruolo hanno trovato ferti-le terreno nel variegato mondo di internet: su questo portale, è possibile individuarne parecchi, strutturati secondo alcune categorie che suddivi-dono in giochi tra Fantasy, Futuristico, Storia, Moderne, Sport, Horror, Cartoon. Dalla classifica del sito (che, precisano i curatori, non è indice di una maggior qualità bensì di evidenziare quali siano i giochi più attivi e seguiti del portale e quelli con più servizi) si può notare come, tra i primi quattro, tre siano di fantasy, con la sola intrusione, al terzo posto, di un gioco di fantascienza (Ballad of Serenity). Altri filoni molto seguiti sono i giochi legati a serie televisive di grande diffusione come Star Trek o di un libro come Il Signore degli Anelli oppure a figure dell’immaginario che, da sempre, attraggono le persone come i vampiri.

www.scompaginando.it Nel forum di questo sito, nel presentare le varie sezioni, il sottotitolo recita: Per discutere di libri, sugli autori ed anche giocarci un po’. Infatti, ecco la sezione Giochi Letterari per chi vuo-le giocare con la letteratura. D’altra parte, che la letteratura sia solo qual-cosa di noioso e di non affrontabile anche con giochi, quiz, cruciverba let-terari è solo un vetusto luogo comune da superare al più presto, magari giocando ad uno dei giochi proposti nel sito.

www.bibliolab.it/giochi_index.htm Giochi, in questa selezione, adatti anche per i bambini: dai sempiterni Gioco dell’Oca, Battaglia Nava-le, Dama e Tetris fino ai più recenti che coinvolgono la figura ormai inter-nazionale di Harry Potter, una raccolta capace di far trascorre in maniera moderna qualche ora insieme tra genitori e figli. Oltre a questi giochi, nella stessa pagina, è possibile anche accedere a una sitografia che ri-manda a siti per colorare online oppure a siti di giochi indicati da altri visitatori.

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CURIOSITA’ DAL MONDOCURIOSITA’ DAL MONDOCURIOSITA’ DAL MONDOCURIOSITA’ DAL MONDO

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Libri: Istat, in Italia calano i lettori In Italia la lettura perde terreno. I lettori passano dal 46% del 2012 al 43% del 2013. La diminuzione della quota di lettori ha interessato soprattutto gli uomini tra i 15 ed i 17 anni (dal 48,9% del 2012 al 39,4% del 2013) e le donne tra i 45 ed i 54 anni (dal 58,1% al 53,7%), ma, nel complesso, le differenze di genere nei li-velli di lettura permangono invariate: le lettrici sono il 49,3% (51,9% nel 2012), contro il 36,4% dei lettori maschi (39,7% nel 2012). A mettere in luce questi dati è l'Istat nel report 'La produzione e la lettura di libri in Italia. Anni 2012 e 2013'. Fonte: www.adnkronos.it

I romanzi italiani più belli del 2013 Una classifica stilata da Panorama ha eletto i 10 (+1) migliori romanzi italiani pubblicati fra il 1° gennaio 2013 e il 31 dicembre 2013. Va da sé, lo ripetiamo, che tali classifiche non siano oggettive, e che scontano preferenze personali e dinami-che di mercato, ma sono lo stesso utili per ricordarci titoli che abbiamo amato op-pure per suggerirci qualche nuova lettura. Curiosi di scoprire quali siano i romanzi italiani più belli del 2013? Eccoli: 1. L’estate degli inganni di A. Battista; 2. Trinacria Park di M. Maugeri; 3. Mille vol-te mi ha portato sulle spalle di N. Gozzi; 4. Io sono lo straniero di G. Pasini; 5. Il condominio di via della Notte di M. Attanasio; 6. Geologia di un padre di V. Magrel-li; 7. La piramide del caffè di N. Lecca; 8. Il ragazzo selvatico di P. Cognetti; 9. Le colpe dei padri di A. Perissinotto; 10. Il desiderio di essere come tutti di F. Piccolo; 11. Storie di chi fugge e di chi resta di E. Ferrante. Fonte: libriblog.com

Due poesie di Saffo scoperte in un papiro del III secolo È racchiusa in un frammento di papiro del III secolo d.C. una delle scoperte più importanti per tutti gli appassionati e studiosi del mondo classico. A compierla è stato il professor Dirk Obbink dell'università di Oxford, che ha ricevuto da un ano-nimo collezionista di Londra il frammento su cui erano custoditi due poemi inediti della poetessa greca Saffo. Secondo il professor Albert Henrichs, che ha esaminato i frammenti insieme a Obbink, «la scoperta è assolutamente mozzafiato e il conte-nuto è altrettanto emozionante». Fonte: www.finzionimagazine.it

I 12 libri più belli che non esistono Panorama ha stilato anche una curiosa bibliografia: quella di libri citati in altri li-bri ma che non esistono in quanto scritti, spesso, dai personaggi dei loro romanzi o nel mondo funzionale lì immaginato. Ecco la lista dei loro dodici libri: 1. La guida galattica per gli autostoppisti; 2. D’Arsonval di Benno Von Arcimboldi; 3. Necronomicon di Abdul Alhazred; 4. Manoscritto di Adso da Melk; 5. L’ombra del vento di Julian Carax; 6. Le ore dorate di De Selby; 7. Teoria e prassi del collet-tivismo oligarchico di Emmanuel Goldstein; 8. Fuori dell’abitato di Malbork di Ta-zio Bazakbal; 9. Il libro di sabbia; 10. Le dinamiche di un asteroide di James Mo-riarty; 11. Il ritorno di Misery di Paul Sheldon; 12. Il libro rosso dei confini occi-dentali di Bilbo Baggins. Fonte: cultura.panorama.it

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MARZO

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EVENTI IN BUSCATE EVENTI IN BUSCATE EVENTI IN BUSCATE EVENTI IN BUSCATE

APRILE

14 Presentazione del libro “Un museo a cielo aperto: guida al Cimitero Monumentale di Milano” Presentazione del libro a cura dell’autore Lalla Fumagalli Biblioteca | ore 21:00

Dal 15 al 23 Mostra fotografica “Navigando sul Po e sul Terdoppio” 55 fotografie di navigazione di Francesco Mirabelli Sala Angelo Lodi | Inaugurazione ore 17:00

21 Presentazione del libro “Nuvole & nubi” Presentazione del libro a cura dell’autore Marcello Mazzoleni Biblioteca | ore 21:00

Dal 28 al 13 Mostra Laogai Mostra sui campi di concentramento cinesi Sala Angelo Lodi | Inaugurazione ore 21:00

11 Serva Italia. Italiani strana gente Lettura teatrale. A cura di Carlo Mega Biblioteca | ore 21:00

15 Lettura per i più piccoli Lettura per i bambini tra i 2 e 4 anni Sala Civica Angelo Lodi | ore 17:00

Dal 10 al 24 Mi vö via. L'emigrazione dei buscatesi nel mondo A cura del Gruppo di Ricerca sull’emigrazione buscatese

dell’Associazione 5 Agosto 91 Sala Angelo Lodi | Inaugurazione ore 17:00

MAGGIO

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“Copritevi il capo, non prendetevi gioco della carne e del sangue con la vostra solenne riverenza,

gettate via rispetto, tradizioni, formalità, cerimonie, perché mi avete mal compreso fino a qui. Io

vivo di pane, come voi, e provo desideri, assaporo dolori, ho bisogno di amici. Asservito a tutto

questo, come potete dirmi che sono un re?” W. Shakespeare, Riccardo II

ULTIMA THULEULTIMA THULEULTIMA THULEULTIMA THULE

E’ il posto più lontano da ricercare, una sorta di miraggio o orizzonte irraggiungibile: ma lì bisogna giungere prima di

poter intraprendere il viaggio di ritorno. E’ dove speriamo vi abbiamo condotti con questi scritti: per accompagnarvi

indietro, vi lasciamo una storia.

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EVENTI EVENTI EVENTIEVENTI EVENTI EVENTIEVENTI EVENTI EVENTIEVENTI EVENTI EVENTI

MILANOMILANOMILANOMILANO

Vassily Kandinsky La collezione dal Centre Pompidou di Parigi Fino al 4 Maggio | Palazzo Reale www.kandinskymilano.it

Brain, il cervello. Istruzioni per l’uso Mostra che svela i meccanismi che regolano le nostre percezioni, emozioni, opinioni e sentimenti Fino al 13 Aprile | Museo di Storia naturale www.mostrabrain.it

Homo Ludens - quando l’arte incontra il gioco Mostra costruita sul gioco e sulla fattore ludico nell’arte contemporanea Fino al 30 Marzo | Gallerie d’Italia www.gallerieditalia.com

Erano tutti miei figli Spettacolo teatrale Dal 11 al 13 Aprile | Teatro Giuditta Pasta www.teatrogiudittapasta.it

BUSTO ARSIZIOBUSTO ARSIZIOBUSTO ARSIZIOBUSTO ARSIZIO

Hotel del libero scambio Spettacolo teatrale della Compagnia teatrale Il Punto 5 Aprile | Ore 21:00 | Teatro S. Edoardo | Ingresso 10 € www.cinesgbosco.it

Con niente addosso (Rumori fuori scena) Spettacolo teatrale della Compagnia Gli Antagonisti 10 Maggio | Ore 21:00 | Teatro S. Edoardo | Ingresso 10 € www.cinesgbosco.it

SARONNOSARONNOSARONNOSARONNO

Tanti altri eventi presenti sul territorio circostante su:

www.fondazioneperleggere.it

CORNAREDOCORNAREDOCORNAREDOCORNAREDO

Pin….Occhio! Spettacolo per bambini 15 Marzo | Ore 16:00 | Auditorium La Filan-da | Ingresso 5 € adulti, 1 € bambini www.dittagiocofiaba.com

LEGNANOLEGNANOLEGNANOLEGNANO

Concerto dell’Orchestra da camera Citta di Legnano Musiche di F. J. Haydin 3 Maggio | Ore 21:00 | Piazza San Magno www.respiralacultura.it

Nu Band Concerto jazz 29 Marzo | Ore 21:00 | Auditorium Cantelli | Ingresso 15 € www.novarajazz.org

Concerto da camera Concerto per soprano e pianoforte 15 Aprile | Ore 21: 00 | Teatro Coccia | In-gresso 10 € www.fondazioneteatrococcia.it

NOVARANOVARANOVARANOVARA

Merenda con delitto Spettacolo per bambini 2 Marzo | Ore 16:00 | www.dittagiocofiaba.com

ARLUNOARLUNOARLUNOARLUNO

Nato Frascà L'interrogazione sistematica Opere video-cinematografiche di Nato Frascà.

Fino al 6 Aprile | Museo Gam - Torino www.gamtorino.it