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Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee 2019 ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali GABRIELLA LAMONICA IL LEMMARIO DEL TRACTATUS THEOLOGICO-POLITICUS SCELTE LESSICALI ED EVOLUZIONE TEORICA

IL LEMMARIO DEL TRACTATUS THEOLOGICO-POLITICUS · 2019. 7. 26. · Spinoza, il Tractatus theologico-politicus e il Tractatus politicus, con lo strumento dello shift lessicale, espressione

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  • Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee2019

    ILIESI digitaleRicerche filosofiche e lessicali

    GABRIELLA LAMONICA

    IL LEMMARIO DEL TRACTATUS THEOLOGICO-POLITICUS

    SCELTE LESSICALI ED EVOLUZIONE TEORICA

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    Assistente editorialeMaria Cristina DalfinoProgetto graficoSilvestro Caligiuri

    Secondo le norme dell’ILIESI tutti i contributi pubblicati nella collana sono sottoposti a un processo di peer review che ne attesta la validità scientifica

    ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali

    ISSN2464-8698

    ISBN978-88-97828-12-9

  • Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee2019

    ILIESI digitaleRicerche filosofiche e lessicali

    GABRIELLA LAMONICA

    IL LEMMARIO DEL TRACTATUS THEOLOGICO-POLITICUS

    SCELTE LESSICALI ED EVOLUZIONE TEORICA

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  • INDICE

    5 PREMESSA 9 Capitolo 1

    ARGOMENTI E CAMPI SEMANTICI DEL TRACTATUS THEOLOGICO-POLITICUS

    11 1.1 L’ambito epistemologico 13 1.2 L’ambito religioso 14 1.3 L’ambito filologico-testuale 15 1.4 L’ambito storiografico 15 1.5 L’ambito linguistico 16 1.6 L’ambito etico-politico 19 Capitolo 2

    VOCABOLARIO COMUNE, CARATTERISTICO ED ESCLUSIVO DEL TRACTATUS THEOLOGICO-POLITICUS

    20 2.1 Vocabolario esclusivo del Tractatus theologico-politicus 26 2.2 Il Tractatus theologico-politicus tra le altre opere

    spinoziane 33 Capitolo 3

    CONFRONTO TRA LEMMARI: LO SHIFT LESSICALE

    34 3.1 Lemmi politici esclusivi del Tractatus theologico-politicus e del Tractatus politicus

    39 3.2 Termini di frequenza analoga nel Tractatus theologico-politicus e Tractatus politicus, declinanti e potenziati nel Tractatus politicus

    40 3.2.1 Termini analoghi 45 3.2.2 Termini declinanti nel Tractatus politicus 49 3.2.3 Termini potenziati nel Tractatus politicus

  • Gabriella Lamonica Il lemmario del Tractatus theologico-politicus

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    55 Capitolo 4 SHIFT LESSICALE. IL CASO DELLA TEORIA CONTRATTUALISTICA 57 4.1 Il lessico del contrattualismo 73 4.2 Multitudo, populus, plebs e vulgus 76 4.3 Respublica, civitas, imperium 79 4.4 Sui juris esse: perché non più pactum 83 BIBLIOGRAFIA APPENDICI 89 1. IL LEMMARIO DEL TRACTATUS THEOLOGICO-

    POLITICUS IN ORDINE ALFABETICO 175 2. IL LEMMARIO DEL TRACTATUS THEOLOGICO-

    POLITICUS IN ORDINE DI FREQUENZA 267 3. SHIFT LESSICALE 267 3a. Termini di frequenza analoga nel Tractatus

    theologico-politicus e nel Tractatus politicus 277 3b. Termini comuni a Tractatus theologico-politicus e

    Tractatus politicus declinanti nel Tractatus politicus 289 3c. Termini comuni a Tractatus theologico-politicus e

    Tractatus politicus potenziati nel Tractatus politicus 305 4. TERMINI COMUNI 305 4a. Termini presenti in tutte le opere spinoziane 316 4b. Termini presenti in tutte le opere spinoziane meno il TI 318 4c. Termini presenti in tutte le opere spinoziane meno i PP 319 4d. Termini presenti in tutte le opere spinoziane meno i CM 321 4e. Termini presenti in tutte le opere spinoziane meno il TP 323 4f. Termini presenti in tutte le opere spinoziane meno l’E 325 5. TREMILA TERMINI DEL TRACTATUS

    THEOLOGICO-POLITICUS: DISTRIBUZIONE NEI CAPITOLI E PRESENZA IN ALTRE OPERE

  • ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali 5

    PREMESSA

    Con il lemmario del Tractatus theologico-politicus ho intenzione di dare un contributo agli indici di quest’opera già esistenti: il formario e le concordanze su microfiche redatti da Pina Totaro e Marco Veneziani e il formario digitale desumibile dal CDrom curato da Roberto Bombacigno e Monica Natali, che raccoglie quasi l’intero corpus spinoziano (ad eccezione del Compendio di grammatica ebraica).1 Il testo di riferimento degli indici citati, come d’altronde degli altri indici disponibili per quasi tutte le opere spinoziane, è quello stabilito da Carl Gebhardt nell’edizione degli Opera del 1925.2

    Dalla pubblicazione di questi indici, vi sono state importanti novità, tra le quali il progetto di riedizione dell’intera opera spinoziana, diretto da Pierre-François Moreau, nell’ambito del quale sono state realizzate le edizioni del Tractatus theologico-politicus, del Tractatus politicus e del Tractatus de intellectus emendatione, a cura rispettivamente di Fokke Akkerman, Omero Proietti e Filippo Mignini.

    Da tempo Akkerman sottolineava la necessità di aggiornare la storica edizione critica del Gebhardt.3 Con le nuove edizioni dei due trattati politici i curatori hanno proceduto a una profonda e coerente revisione della punteggiatura e dell’organizzazione in capoversi. In 1 Rispettivamente Totaro-Veneziani 1993, Spinoza Opera 1999. Altri indici, lessici e concordanze delle opere spinoziane: Giancotti 1970, Guéret-Robinet-Tombeur 1977, Spinoza 1979 e Canone-Totaro 1991, riveduto e ripubblicato in Akkerman-Steenbakkers 2005. Per una rassegna della ricaduta dell’informatica sulla ricerca filosofica e letteraria, ho trovato utile Veneziani 2003. In questa raccolta, riguardo allo studio quantitativo con l’obiettivo della chiarificazione concettuale, cfr. Schepers 2003. 2 Spinoza 1972 (1925). Nelle abbreviazioni mi riferirò a quest’edizione con G. Altre abbreviazioni: PP = Principia philosophiae cartesianae, CM = Cogitata metaphysica, TI = Tractatus de intellectus emendatione, TTP = Tractatus theologico-politicus, E = Ethica more geometrico demonstrata, TP = Tractatus politicus, GH = Compendium grammatices linguae hebraeae. Dizionario di riferimento: E. Forcellini-G. Furlanetto 1940. 3 Cfr. Akkerman 1980. Gebhardt aveva emendato il testo degli Opera Posthuma mettendolo a confronto con la traduzione olandese dei Nagelate Schriften, anch’essi pubblicati alcuni mesi dopo la morte di Spinoza. Per una rassegna delle edizioni delle opere spinoziane anteriori a quella del Gebhardt, cfr. Kingma 2005. Nuove edizioni: Spinoza 1999, Spinoza 2005 e Spinoza 2009. Su queste nuove edizioni sono condotte le più recenti traduzioni dei due trattati politici, la traduzione del Trattato teologico-politico (Totaro 2007) e la traduzione di entrambi i trattati politici a cura di Proietti in Spinoza 2007. Nel 2008 a cura di Totaro è stata pubblicata anche la riproduzione degli Opera Posthuma (il nome dell’autore è indicato con B.d.S).

  • Gabriella Lamonica Il lemmario del Tractatus theologico-politicus

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    particolare, Akkerman ha inteso restituire il latino del Tractatus theologico-politicus della prima edizione del 1669/70, caratterizzato da deviazioni, sia ortografiche sia sintattiche, dalla forma classica, forse dovute, secondo il critico olandese, a una pubblicazione frettolosa e meno ripulita dagli editori, dunque, “plus proche de la main du philosophe que celui des autres oeuvres”.4

    Tuttavia, nel ricostruire il lemmario del Tractatus theologico-politicus ho potuto tenere conto solo parzialmente di queste novità. Per poter realizzare uno strumento confrontabile con gli indici già esistenti, ho dovuto mio malgrado stilare il lemmario del Tractatus theologico-politicus sulla lezione di Gebhardt, accontentandomi di indicare quando necessario le differenze presenti nella lezione di Akkerman.

    Lo strumento lessicografico che propongo è nato nell’ambito di una ricerca teorica e ciò non sorprende. La questione terminologica si impone sempre più come un aspetto di notevole importanza teorica nella critica spinoziana. Si pensi al dibattito sul contrattualismo spinoziano che si è creato intorno alla critica di Alexandre Matheron, o al dibattito sui concetti di mens, di multitudo e di conatus, indagati rispettivamente da Emilia Giancotti, Antonio Negri e Laurent Bove.5 Misurare la frequenza e le variazioni di frequenza di un termine all’interno di una o più opere di un autore può illuminare circa la portata e l’evoluzione di un concetto o una famiglia di concetti. Dati di tipo lessicometrico, anche parziali, vengono portati nei dibattiti teorici a sostegno di una o un’altra lettura del testo. Le interpretazioni che si propongono, alla ricerca di ciò che l’autore “ha veramente detto”, possono trovare sostegno nella ricostruzione della provenienza del lessico di un’opera, e nella distribuzione delle occorrenze dei termini chiave e degli altri termini a cui essi sono contigui o contrapposti.6 Parlando di Spinoza, tuttavia, non si deve dimenticare ciò che è stato notato da più parti: il suo modo, cioè, di usare il vocabolario tradizionale tendendolo verso il suo limite, costruendovi intorno coordinate che ne cambiano il significato generalmente accettato.

    4 Spinoza 1999, p. 23. Anche Moreau (Spinoza 2009, p. 13) ritiene necessario recuperare il latino spinoziano rispetto alla tendenza ipercorrettiva di Gebhardt. 5 Cfr. Giancotti 1969, Matheron 1988 (1969), Negri 1981 e Bove 2002 (1996). 6 L’espressione “ha veramente detto” si riferisce al titolo della collana in cui era stato pubblicato un contributo di Emilia Giancotti (Giancotti 1972).

  • Premessa Il lemmario del Tractatus theologico-politicus

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    L’indagine quantitativa deve dunque confrontarsi con l’indagine qualitativa dei contesti d’uso di un termine.7

    Nei capitoli seguenti mi propongo di sviluppare quattro diverse linee di analisi dei dati lessicometrici del lemmario del Tractatus theologico-politicus. Nel primo capitolo indico alcuni macroambiti semantici dell’opera, con una prospettiva più qualitativa che quantitativa. Nel secondo avanzo un’ipotesi di datazione relativa dei capitoli, basata sulle percentuali di hapax e termini di opere spinoziane antecedenti al Tractatus. Nel terzo e quarto capitolo propongo un’analisi comparata dei lemmari delle opere politiche di Spinoza, il Tractatus theologico-politicus e il Tractatus politicus, con lo strumento dello shift lessicale, espressione della quale darò ora una breve definizione per offrirne una più precisa all’inizio del terzo capitolo, quando comincerò a usarla sistematicamente. La realizzazione del lemmario del Tractatus theologico-politicus offre l’opportunità di apprezzare le diverse scelte lessicali fatte da Spinoza nella seconda opera politica, il Tractatus politicus. Con l’espressione shift lessicale intendo riferirmi all’insieme dei cambiamenti lessicali osservabili comparando le due opere, cambiamenti che potremmo visualizzare in una serie di linee parallele. Alcune si interrompono, altre iniziano, alcune si mantengono invariate, altre cambiano forma. Analogamente, alcuni termini smettono di essere usati, altri vengono introdotti per la prima volta, alcuni vengono usati più o meno nello stesso modo nelle due opere, altri assumono nel secondo trattato significati più ampi, più ristretti o diversi da quelli del trattato precedente. Nel terzo capitolo userò lo shift lessicale per dare uno sguardo d’insieme alle differenze lessicali osservabili tra i due trattati. Nel quarto capitolo invece userò lo

    7 Tale giudizio è, direi, unanime nella letteratura spinoziana. Riporto qui per tutti un commento di Charles Ramond, che potrebbe rappresentare un comune sentire sulle sfide che si presentano alla comprensione del testo spinoziano: “La philosophie de Spinoza, et tout particulièrement l’Ethique, se presente elle-même comme un dictionnaire, c’est à dire une entreprise de définition ou de redéfinition des termes, de la première ligne de l’ouvrage […] De là des difficultés bien connues des spinozistes: les “définitions” qui ouvrent et parsèment l’Ethique construisent-elles des objets nouveaux ad libitum, ou établissent-elles des conventions d’emploi des termes (comme dans un traité de géometrie)? Ou enregistrent-elles des usages (comme dans un dictionnaire usuel de langue)?” (Ramond 2007, p. 7). Da queste difficoltà nascono forse i vari glossari, tesi a chiarire il significato specifico che i termini spinoziani assumono nelle diverse parti dell’opera. Oltre a quello di Ramond, già citato, del 2007, che completa l’opera cominciata alcuni anni prima (Ramond 1999), ricordo il glossario, curato da vari autori, proposto in Van Bunge-Krop-Steenbakkers 2014 (2011).

  • Gabriella Lamonica Il lemmario del Tractatus theologico-politicus

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    stesso strumento per sondare un problema teorico specifico, per cercare di rispondere alla domanda se le variazioni lessicali introdotte nel Tractatus politicus siano sufficienti a configurare un mutamento teorico riguardo alla prospettiva contrattualistica presentata più esplicitamente nel Tractatus theologico-politicus.

    Ringrazio Pina Totaro, Annamaria Loche e Cristina Martellotta per il loro incoraggiamento. Un grazie ad Antonio Lamarra per il prezioso sostegno e a Maria Cristina Dalfino per l’attento editing.

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    CAPITOLO 1

    ARGOMENTI E CAMPI SEMANTICI DEL TRACTATUS THEOLOGICO-POLITICUS

    Il Tractatus theologico-politicus rappresenta l’impegno comunicativo più importante che Spinoza assunse verso la società del suo tempo, prima che la violenza della reazione dei teologi lo inducesse a rinunciare del tutto alla pubblicazione di altre opere.1 Apparso anonimo nel 1670, il Tractatus sembra destinato non tanto al lettore dotto, quanto piuttosto all’uomo colto, anche devoto, ma che fosse disposto a usare liberamente della propria ragione.2 Dal punto di vista lessicale l’opera potrebbe costituire un testo a sé stante nel panorama degli scritti spinoziani, data la varietà degli argomenti trattati, attraverso i quali il discorso arriva a specializzarsi in campi apparentemente distanti — epistemologico, teologico-religioso, filologico-testuale, storiografico, linguistico, etico-politico — per perorare la causa della libertà di parola e pensiero, un problema che portava vicino al pericoloso e incerto confine tra le prerogative della Chiesa e il potere del sovrano temporale.

    La prefazione dell’opera, uno scritto sintetico e lucido, guida il lettore ai nessi tra argomenti così diversi.3 Dal punto di vista lessicale, il suo significato è consegnato ad alcune diadi di termini chiave, snodi concettuali che creano opposizioni o correlazioni inusuali, destinate a riorientare lo sguardo del lettore sul rapporto tra obbedienza alle leggi e libertà di parola, e sul ruolo che le autorità religiose giocano in tale rapporto nell’Europa del Seicento e in particolare nelle province olandesi.

    La prima opposizione/correlazione importante è quella di spes e metus, le passioni che inclinano l’essere umano alla confusione tra superstitio e religio (quest’ultima ulteriormente distinguibile in vera religio e vana religio), e al disprezzo delle indicazioni della ratio a

    1 Spinoza riscuoteva anche la disapprovazione di alcuni personaggi a lui più vicini, come Albert Burgh. 2 Come si chiarisce in Van Bunge-Krop-Steenbakkers 2014, p. 12, anche molti amici di Spinoza erano di questo tipo: “Many insiders of this talented study “circle” are free-thinkers and non-academic radical Cartesians”. 3 Come ha mostrato Akkerman 1985, pp. 381-389, “è una oratio classica” articolata, secondo le regole aristoteliche, in exordium, propositio, narratio, divisio e peroratio.

  • Gabriella Lamonica Il lemmario del Tractatus theologico-politicus

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    favore dei deliri della imaginatio e della volubilità delle passioni (affectus). Le prime pagine della prefazione vertono così sul problema epistemologico degli strumenti che l’uomo ha a disposizione nella lettura della realtà, problema che affonda nell’incertezza esistenziale dell’individuo, il quale, aspirando a un irraggiungibile controllo sulla natura, trova nella superstizione e nell’organizzazione del culto quiete temporanea all’oscillazione tra speranza e paura. Il fatto che il potere sui gruppi umani sia più facilmente gestito quando si incoraggia la superstizione spiega alcune congiunzioni che caratterizzano la realtà politica, ma che sarebbe necessario spezzare: ad esempio l’individuo identifica dio e governante, deus e rex (“reges suos tanquam deos adorare”), vale a dire l’interesse del monarca con il proprio (servitium e salus), rendendosi così servo disposto all’abnegazione (“ut pro servitio tanquam pro salute pugnent”). L’utilità politica della superstizione spiega il persistere della confusione tra judicium e praejudicium (“liberum uniuscuiusque judicium praejudiciis occupare”), tra opinio e scelus (“opiniones tanquam scelera pro crimine habentur et damnantur”), tra dictum e factum (“si ex jure imperii non nisi facta arguerentur et dicta impune essent, nulla juris specie similes seditiones ornare possent, nec controversiae in seditiones verterentur”). La confusione tra l’azione e la parola, che dovrebbero avere diverse conseguenze penali, e quindi tra opinione e crimine, informa le oppressive società europee del Seicento, ed è infine un risultato del fatto che la tendenza umana alla superstizione diventa strumento del potere. Le due forme di governo fondamentali, regimen monarchicum e libera respublica si distinguono per il fatto che la prima, fondandosi sull’inganno, incoraggia il pregiudizio e l’ignoranza, mentre la seconda, fondandosi sulla libertà, deve lasciar spazio al giudizio individuale capace di discriminare tra vero e falso.

    Il problema politico della libertà di parola — se essa sia o no fonte di debolezza per la struttura statale — porta Spinoza a indagare per quale meccanismo di affermazione del potere religioso e statale le controversiae religiose si volgano in contentiones e infine in seditiones, vale a dire quale rapporto intercorra tra l’interpretazione del testo sacro e le autorità religiosa e politica, come la fides degeneri in credulitas, e l’adorazione di Dio nell’adulazione di Dio (adorare/adulari), come i rappresentanti del culto da doctores si facciano oratores, determinati a

  • Capitolo 1 Argomenti e campi semantici del TTP

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    tenere in pugno i fedeli con le oscurità di un libro difficile, invece che intenti a guidarli verso la chiarezza del suo significato. Nel rafforzarsi del rapporto tra religione e politica, la potenza della naturale capacità umana di capire (lumen naturale) viene considerata inferiore al lumen divinum, quella ipotetica capacità di penetrare il testo sacro, che diventa determinante una volta che esso sia stato ammantato di mistero al punto da non poter più essere oggetto di credenza, ma soltanto di accettazione supina (credere/assentari). Sulla necessità di sciogliere il rapporto tra religione e politica si fonda il progetto spinoziano di analizzare la Scrittura severo examine e con i soli elementi reperibili al suo interno, per distinguere gli humana commenta (le umane falsificazioni) dai divinis documentis riguardo a profezia, miracoli e elezione degli Ebrei, e lasciare emergere dalla Scriptura il verbum di Dio. Dato che l’autorità religiosa, per difendere la propria lettura del testo sacro, interviene sulla libertà di espressione dei sudditi di uno stato, si impone di chiarire, per sapere se abbia diritto di farlo, quali siano gli ambiti rispettivi di esercizio del potere religioso e del potere politico. Per arrivare a tale chiarezza, Spinoza segue due vie, apparentemente diverse: riflette sullo jus naturale di ciascuno e sul suo possibile esercizio (cedere, retinere, transferre) con l’intento di circoscrivere l’ambito del diritto statale sugli individui; analizza poi un caso, l’antico stato ebraico, in cui la religione ebbe forza di legge (“religio vim juris habere”), per arrivare a dimostrare che l’autorità politica deve detenere anche il giudizio ultimo su ciò che è pio o empio (“juris civilis sed etiam sacri vindices”), traendo la sua forza e coesione proprio dalla libertà di parola.

    Tentare una soluzione al problema politico della libertà di parola rendeva necessario affrontare i sei grandi argomenti cui accennavo prima — epistemologico, teologico-religioso, filologico-testuale, storiografico, linguistico, etico-politico — attraverso i quali si snoda il ragionamento dell’intera opera anticipato nella Prefazione, e che corrispondono a altrettanti macroambiti lessicali.

    1.1 L’AMBITO EPISTEMOLOGICO

    Il Tractatus è denso di teoria circa l’estensione e i limiti del conoscere umano, sulle possibilità della percezione e sui modi di distinzione tra

  • Gabriella Lamonica Il lemmario del Tractatus theologico-politicus

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    reale e apparente, sugli inganni della ricostruzione causale e della determinazione. Di questo campo fanno parte termini come admitto, animadverto, amplector, certitudo, (experientia) comprobo, conceptus, (signis, exemplis, experientia) confirmo, dependeo e procedo (per intendere una forma di nesso causale), desumo, determinatus, discerno, discrimen, distinctus, evidenter, exsistentia, explicatio, falsum, fingo, ignorantia, intellectualis, intelligentia, legitime (deducere), legitimis consequentiis concludere, nescio, objectum, opinor, perceptio, percipio, per consequentiam elicio, philosophia, philosophicus, philosophor, praesentia, speculatio, speculativus, suspicor, theologia, verisimilis, vivide (che occorre insieme a imaginor, revelatus o repraesentor) e altri.

    La diade di opposti revelatio/lumen naturale è di importanza centrale per l’intera opera, in quanto rappresenta le due fonti di conoscenza che il filosofo mira a separare. Essa segna il confine tra atteggiamenti mentali opposti: da una parte commentum (finzione), credulitas, dogma, imaginatio, imaginor, figmentum, mysterium nascosto nel testo (lateo), phantasma, praeconceptus, praejudicium; dall’altra axioma, concateno e concatenatio, conceptus, data-orum, determinatus, distinctus, distincte, intellectus, intelligentia, investigo, notio, ratiocinor e ratiocinium. Il termine captus-us, significando l’estensione e i limiti della capacità di afferrare, recepire, capire, da parte di un interlocutore, ha la funzione di spiegare i ruoli relativi di revelatio e lumen naturale. Dal modo di comprendere delle popolazioni dipende la necessità della rivelazione nelle forme in cui questa si è tradizionalmente manifestata.

    L’opposizione revelatio/lumen naturale, a indicare il contrasto tra la credenza per autorità e la ragione naturale, si può considerare una caratteristica del Tractatus theologico-politicus, sebbene ricorra in contesti precedenti. In Principia philosophiae cartesianae, II, nello scolio della Pr. XIII, a questa opposizione Spinoza fa riferimento per distinguere decisamente tra la concezione della causalità teologica e quella filosofica. In modo simile in Cogitata metaphyisica, II, 12, si fa una distinzione chiara tra ciò che può essere oggetto della metafisica e ciò che può essere oggetto della teologia. Poco più avanti l’opposizione appare più sfumata e nello stesso tempo potenzialmente critica dell’autorità fondata sulla rivelazione: “Leges autem illae naturae sunt decreta Dei lumine naturali revelata” (Cogitata metaphysica, II, 12). In questo caso, attraverso una sorta di

  • Capitolo 1 Argomenti e campi semantici del TTP

    ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali 13

    ossimoro che mette a contatto i due termini opposti, si accenna infatti a un altro tipo di rivelazione, al manifestarsi delle leggi divine nel funzionamento della creazione.

    Nonostante l’importanza che assume nel Tractatus theologico-politicus, questa diade scompare dal resto della produzione spinoziana, essendo presente soltanto in alcune lettere.4 1.2 L’AMBITO RELIGIOSO Nell’ambito che riguarda la religione, intesa come credenza che si fissa in istituzioni sociali e politiche, è compresa una complessa serie di termini, che fanno riferimento ai diversi aspetti del processo attraverso il quale la credenza diventa comportamento e legge politica.

    Ci sono termini che riguardano il racconto della rivelazione e le sue forme (la profezia nei diversi stili): adimpleo, apostolatus, apostolus, canticum, cano, capacitas (del profeta e di chi lo ascolta), concio-nis, depingo, enarro, eventus, imaginarius, instar, narro, parabola, praedico-are, praedico-ere, prophetia, propheto, propheticus, prophetice, prophetizo, psaltes, (non) realis, repraesento, revelatus, somnium, verbum e figura, visio, vox. Altri ne indicano il contenuto: adoro, angelus, antichristus, beatitudo e beatus, benedico, maledico, creatus, devotio, divinitas, divinitus, donum, electus, (temporanea) felicitas, impietas, insolitus, insto (prope), moralis, mundus-i, numen, pie, impie, providentia, religiose, sacrilegus, sacrificium, sanctitas, supranaturalis, schismaticus, res spiritualis o visibilis, vocatio. Ancora, troviamo termini che connotano la forma dell’elaborazione e trasmissione della rivelazione attraverso le generazioni: admiror e admiratio, caeremonia, canon, communico, christianus, doctor, doctrina, edoceo, fidelis, formula precandi, praescribo, proverbium, responsum, scriba, scripto, traditio; talvolta anche l’effetto immediato della profezia: irrito.

    A questa sezione si può aggiungere il vocabolario che indica le caratteristiche, attributum, vere o percepite della divinità: aeternitas, infinitas, omnipraesens, omniscius, omnipotens, dall’ordine fixus atque immutabilis, che si manifesta in certi modi, fundo-ere (spiritum), 4 Secondo la numerazione di Gebhardt, Lettera XXI a Blyenberg e Lettera XLIII a Ostens.

  • Gabriella Lamonica Il lemmario del Tractatus theologico-politicus

    14 ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali

    manifesto, medians, in particolare attraverso l’evento straordinario, portentum; una divinità provvista di corpo (ad esempio oculus), che ricorda, si pente e ha altre caratteristiche umane, recordor, poeniteo, misericors, propitius, (princeps vel) legislator, severus, zelotypus.

    Il contenuto della rivelazione ha chiaramente implicazioni etico-politiche, in quanto essa culmina nella prescrizione del giusto comportamento per il singolo e per il gruppo, comportamento che in questo particolare contesto assume la modalità dell’obbedienza: Dio legislator prescrive di amare il prossimo, e ottiene l’obbedienza facendo promesse e stringendo patti: praecipio, pactum e promissum. I profeti approvano e disapprovano (increpo/exprobro). Una parte del vocabolario riguarda il comportamento dovuto da parte dell’obbediente: obediens, abstineo. D’altra parte Spinoza indica le doti del vero credente, come la animi simplicitas, che vanno oltre le doti richieste per la condivisione sociale dei precetti religiosi, e si addentra in questioni dottrinarie, come il rapporto tra la fede e le opere, per esempio con l’uso di justifico (la fede con le opere). 1.3 L’AMBITO FILOLOGICO-TESTUALE Una parte importante del vocabolario del Tractatus theologico-politicus è relativo alla critica testamentaria, all’analisi innovativa della Scrittura come testo letterario da comprendere nel suo contesto storico e linguistico.

    Di quest’area fanno parte i vocaboli usati per trattare del significato del testo biblico e degli strumenti e metodi di comparazione e contrasto necessari alla decodificazione del suo messaggio: appono, cito-are, codex, collatio, commentator, commentarium, commentor, communico, concinno, conclusio, consimilis, contendo, contextus-us, contradictio, discrepantia, eruo, examen, exemplar, illatio, interpretatio, intentum, lectio, litera (Sacrae Literae), mentio, methodus, narratio, norma (interpretandi), notae marginales, parenthesis, recenseo, refuto, repraesentatio, repugnantia, scriptor, scriptum, significo e significatio, similitudo, terminus, testor, textus-us, versus-us, volumen.

    Tale decodificazione si attua rintracciando le operazioni attraverso le quali il testo si è costituito fino a raggiungere la forma corrente: annecto, decerpo, immisceo, insero, promiscue, lasciandolo riemergere dalle

  • Capitolo 1 Argomenti e campi semantici del TTP

    ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali 15

    interpretazioni che ne hanno deviato il senso: affingo, depravo, perperam (interpretatus), torqueo; infine permette di dare una valutazione del testo, della sua attribuzione e del suo messaggio: ambiguitas, apographum, autographus, corruptus/incorruptus, depravatus, fragmentum, imperceptibilis, metaphoricus e metaphorice, literalis, menda, mendosus, obscurus, obscure, (non) sublimis (cogitatio), truncatus, e di chi lo interpreta in modo partigiano (sectarius).

    A conclusione della critica testamentaria, con l’uso dei due termini separo e ancillor Spinoza entra nella secolare disputa circa il rapporto tra fede e ragione, per rivendicare l’autonomia della seconda rispetto alla prima. 1.4 L’AMBITO STORIOGRAFICO L’area storica e storiografica del Tractatus theologico-politicus si incentra sia sugli strumenti critici che il lettore ha a disposizione per accedere alla corretta interpretazione del testo sacro, sia sugli eventi e sulla vita materiale del popolo ebraico. Fanno parte di questo ambito termini come aevum, computatio (degli anni per ricostruire la collocazione relativa degli eventi), chronica, chronologia, ethnicus, genealogia, gentilis, historicus, hodiernus, partialis, (summa) totalis, mentre nel vocabolario relativo alla particolare storia del popolo ebraico e all’ambiente naturale e sociale che fa da sfondo a quella storia, troviamo per esempio sol, luna, motus-us (degli astri), mons, coelum, ventus, flo (detto del vento), desertum, aqua, arbor, mare, lectus-i, meto, semino, ma anche vastatio, calamitas, restauratio, patriarcha, tribus, eventus, vitulus, circumcisio, pharao, exitus (ab Aegypty), irascor, plaga, arca, captivus, invado, proelium.

    Questo ambito giustifica l’uso di un vocabolario ordinario, o meglio di termini di alta disponibilità nella vita quotidiana, come i già ricordati lectus e ventus.

    1.5 L’AMBITO LINGUISTICO Spinoza insiste sul fatto che la padronanza della lingua ebraica è necessaria per un’interpretazione rigorosa del testo sacro. L’analisi

  • Gabriella Lamonica Il lemmario del Tractatus theologico-politicus

    16 ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali

    linguistica e metalinguistica del testo è parte integrante degli strumenti del critico e nel Tractatus theologico-politicus si avvale di termini come usurpo (per parlare di termini che si estendono a nuovi significati), phrasis e phraseologia, organum, vocalis, accentus, grammatica-ae, punctum, punctista, hebraismus e hebraizo, hebraice, hebraicus, guttur, gutturalis, infinitivus, (tempus) praeteritus, substantivus, adverbium, conjunctio, originalis, stylus, obsoletus, antiquatus. Buona parte di questo vocabolario (accentus, infinitivus, vocalis…) è ripreso nel Compendium grammatices linguae hebraeae, che Spinoza potrebbe aver scritto successivamente alla stesura del Tractatus theologico-politicus.5 1.6 L’AMBITO ETICO-POLITICO Fanno parte di questo ambito termini che descrivono le passioni, come spes e metus ricordati prima, termini relativi ai concetti di giusto e ingiusto come aequum e iniquitas, facinus, nefas; termini che indicano lo stato, come civitas, imperium e respublica, relativi all’esercizio del potere, come impero, jus e lex, mandatum, obedientia, potentia e potestas, e ai suoi detentori, come legitime (succedere), principatus, pontificatus, legislator, jussum e jussus, magistratus, praecipio, (leges) valedicere, decreto-are, rex, sancio, violentus e violente, alla politica estera, pugno e foedus, e ai sudditi: acquiesco, contumax e contumaciter, libero, libertas, pauper, perficio, rebellis, submitto, tuto. Troviamo il vocabolario della teoria contrattualistica: contractus, foedus, jus naturale e civile, paciscor, pactum, transfero, e le polirematiche stare pactis e stare promissis/promisso, la prima presente nel solo Tractatus theologico-politicus, la seconda anche in una lettera a Jarig Jelles in traduzione.6

    5 Proietti 2010, p. 91 e 2010b, pp. 25-26 sostiene che il Compendium non fosse tanto un supporto di ricerca alla stesura del Tractatus theologico-politicus, quanto un contributo al progetto dell’associazione Nil volentibus arduus: “…essi si proponevano di cogliere, razionalisticamente, la grammatica universalis sottesa alle lingue particolari e storiche”. L’opera è stata recentemente tradotta in italiano (Totaro 2013). 6 Alcune lettere dell’epistolario spinoziano infatti furono tradotte dall’olandese in latino dagli editori dell’Opera Posthuma, quindi potrebbero riflettere non tanto il vocabolario di Spinoza quanto il vocabolario del traduttore o dei traduttori.

  • Capitolo 1 Argomenti e campi semantici del TTP

    ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali 17

    Dal punto di vista teologico-politico, è interessante osservare che il lettore della prefazione al Tractatus si trova presto di fronte ai due significati di fides: lo stesso termine per intendere la credenza religiosa e anche, in ambito statale, il rapporto di fiducia necessario alla coesione degli individui nella società.

  •  

  • ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali 19

    CAPITOLO 2

    VOCABOLARIO COMUNE, CARATTERISTICO ED ESCLUSIVO DEL TRACTATUS THEOLOGICO-POLITICUS

    Gli ambiti lessicali brevemente passati in rassegna raccolgono parte del vocabolario del Tractatus theologico-politicus che potremmo definire caratteristico, anche se è solo apparentemente semplice decidere che cosa indicare con tale espressione. In un senso, per vocabolario caratteristico dovremmo intendere quel particolare intreccio lessicale costituito da un’intera opera, ma vi sono diversi altri significati che si possono attribuire all’espressione. Da una parte l’impatto dell’opera è affidato ai vocaboli più utilizzati, e, nella saggistica, le parole piene della fascia alta di un lemmario rivelano gli interessi che l’opera soddisfa. È così anche per le tre maggiori opere spinoziane. Se confrontiamo i lemmari di Ethica, Tractatus theologico-politicus e Tractatus politicus, nella fascia alta della prima troviamo res, mens, corpus, deus, natura, idea, homo, affectus, causa; nella fascia alta del secondo troviamo deus, ratio, jus e lex; nella fascia alta dell’ultimo imperium, concilium, jus e civitas.1

    D’altra parte, potremmo intendere come vocabolario caratteristico la serie degli hapax o l’insieme dei termini di bassa occorrenza, che costituiscono la maggior parte del lemmario di un testo, seppure non la maggior parte del testo. Certamente dovremmo poi considerare caratteristico del Tractatus theologico-politicus l’insieme dei termini che non compaiono in altre opere dello stesso autore. Nel lemmario che propongo in appendice, vengono evidenziati i termini esclusivi del Tractatus, cioè quelli che non ricorrono in alcuna altra opera. Ma come interpretare queste particolarità? La maggior parte degli argomenti del Tractatus theologico-politicus, come quelli relativi agli ambiti epistemologico e etico-politico, viene discussa in altre opere di Spinoza. L’argomento linguistico è comune alla Grammatica ebraica; l’argomento teologico, che era stato trattato nei Cogitata metaphysica, viene ripreso, seppure in altra forma, nell’Ethica. Altri argomenti, invece, come quelli 1 Dei relativi lemmari ho citato alcuni dei termini della fascia alta, cioè alcuni dei pochi termini con le più alte occorrenze.

  • Gabriella Lamonica Il lemmario del Tractatus theologico-politicus

    20 ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali

    relativi agli ambiti filogico-testuale e storiografico, non vengono riaffrontati in altre opere. Il vocabolario relativo a questi ambiti potrebbe allora essere considerato la caratteristica del Tractatus theologico-politicus. Questa ovvia considerazione ci permette di fare una prima distinzione tra ambiti argomentativi caratteristici e vocabolario caratteristico. I cambiamenti di argomento, anche all’interno della stessa opera, determinano inevitabili variazioni del lessico, ma quest’ultimo può considerarsi allora caratteristico soltanto se possiamo confrontare in opere diverse gli stessi nuclei argomentativi e osservare i cambiamenti lessicali occorsi a parità di argomento. È ciò che proporrò più oltre in un confronto tra i vocabolari politici del Tractatus theologico-politicus e del Tractatus politicus in riferimento alla teoria contrattualistica. Per il momento, mi limiterò a fare confronti e osservazioni possibili all’interno del lemmario del Tractatus theologico-politicus tenendo conto dell’aspetto quantitativo piuttosto che del significato dei termini. Nel paragrafo successivo mi occuperò della distribuzione nei capitoli del Tractatus dei termini esclusivi, che non si presentano, cioè, in altre opere. Successivamente mi occuperò invece della distribuzione nel trattato dei termini di opere precedenti. Per mettere a confronto i dati, li illustrerò in tabelle ordinate in senso decrescente e divise in due parti dalla mediana, il primo dato della colonna di destra. Si possono considerare significativi i dati che si trovano nella parte alta della tabella a sinistra della mediana e nella parte bassa a destra della mediana. Questi dati sono anche lontani dalla media, mentre i dati vicini alla media si possono considerare meno significativi. 2.1 VOCABOLARIO ESCLUSIVO DEL TRACTATUS THEOLOGICO-POLITICUS Se non si contano nomi propri e titoli di opere, i termini presenti esclusivamente nel Tractatus (assenti da qualunque altra opera, comprese le Epistolae) sono circa 800, più di un quarto dell’intero lemmario. Alcuni sono presenti soltanto in citazione da opere non spinoziane (segnalati nel Lemmario con il corsivo). Più di 500 dei termini esclusivi sono anche hapax che meriteranno più oltre un discorso a parte.

  • Capitolo 2 Vocabolario comune, caratteristico ed esclusivo del TTP

    ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali 21

    La percentuale di lemmi esclusivi sul totale delle occorrenze di un intero capitolo va da quella massima del XVIII capitolo (2,81%) a quella minima del XVI (0,86%). Tabella 1. Distribuzione dei termini esclusivi nei capitoli del Tractatus theologico-politicus: occorrenze assolute e frequenza percentuale in ordine decrescente:2

    Considerando la tabella 1, troviamo due capitoli relativamente ricchi di termini esclusivi, il XVIII e il X, e quattro capitoli relativamente poveri di termini esclusivi, XV, XVI, XIX e IV. Si potrebbe ipotizzare che l’abbondanza di termini esclusivi segnali che un capitolo sia stato scritto ad hoc, per soddisfare le esigenze particolari, tematiche e argomentative, di una certa opera, mentre la scarsità di termini esclusivi potrebbe avere più significati: la ripresa del vocabolario di un capitolo in altre opere, oppure la semplificazione del vocabolario scientifico (forse indice di maturità), o ancora che il capitolo sia stato concepito fuori contesto o per un altro contesto, per poi essere riadattato alle esigenze di una determinata opera (forse indice di antichità). L’abbondanza di termini esclusivi può anche essere dovuta all’intervento di correttori esterni che hanno arricchito certe parti del

    2 Le occorrenze totali dei capitoli utilizzate nei calcoli sono tratte da Totaro-Veneziani 1993, p. 85. Media: 1,67%.

    XVIII 61 2.81% XVII 121 1.82%

    X 68 2.21% I 77 1.75%

    II 98 2.10% XI 38 1.65%

    XII 55 2.04% XIV 34 1.45%

    V 75 1.98% VII 87 1.35%

    Praef 60 1.97% XIII 23 1.31%

    III 80 1.91% VI 64 1.24%

    VIII 69 1.89% IV 38 1.04%

    XX 51 1.86% XIX 34 1.01%

    IX 70 1.82% XV 26 0.97%

    XVI 33 0.86%

  • Gabriella Lamonica Il lemmario del Tractatus theologico-politicus

    22 ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali

    testo. La distribuzione regolare di esclusivi nei diversi capitoli può dunque indicare la maggiore coesività di un’opera, mentre una distribuzione irregolare potrebbe indicarne la minore coesività.

    Ho detto prima che del numero degli esclusivi fa parte un cospicuo numero di hapax. In primo luogo dunque, guardando alla tabella sottostante, che rappresenta la distribuzione degli hapax nei capitoli del Tractatus theologico-politicus, bisogna tener presente che i dati relativi a termini esclusivi e hapax sono in parte sovrapposti (gli hapax esclusivi), e poi che, mentre la distribuzione dei termini esclusivi riguarda il significato del testo, come le variazioni di argomento, la distribuzione degli hapax ha più a che fare con un aspetto quantitativo del testo: la ricchezza lessicale. Può dunque valere la pena successivamente disgiungere i dati relativi a hapax e esclusivi.

    Tabella 2. Distribuzione degli hapax nel Tractatus theologico-politicus: occorrenze assolute e frequenza percentuale in ordine decrescente:3 Praef 70 2.29% III 58 1.39%

    XVII 127 1.91% VIII 48 1.31%

    I 82 1.86% VII 79 1.23%

    XVIII 39 1.79% XI 28 1.21%

    IX 63 1.64% XII 32 1.19%

    II 73 1.58% IV 42 1.15%

    X 49 1.56% XIII 19 1.08%

    XX 42 1.53% XIX 32 0.95%

    VI 74 1.44% XIV 19 0.80%

    V 54 1.42% XVI 28 0.72%

    XV 15 0.56%

    In base alla tabella 2, possiamo considerare particolarmente ricchi di hapax la Prefazione e i capitoli I, XVII e XVIII; particolarmente poveri di hapax invece i capitoli XIV, XV e XVI. Tre capitoli (il XVIII, il XV e XVI) registrano risultati analoghi nella percentuale di esclusivi e

    3 Media: 1,36%.

  • Capitolo 2 Vocabolario comune, caratteristico ed esclusivo del TTP

    ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali 23

    hapax: una percentuale alta il XVIII e bassa il XV e XVI. Quale peso possiamo attribuire a questi dati? È noto che nelle diverse opere di un autore la quantità degli hapax (che possono essere termini comuni, ma che in una certa opera ricorrono una sola volta), varia anche sensibilmente e forse senza ragioni apparenti. Gli hapax sono comunque importanti come dato sulla ricchezza lessicale. Una maggiore presenza di hapax denota una maggiore ricchezza lessicale, anche se stiamo parlando di opere non letterarie, in cui la ricchezza lessicale non è veramente cruciale e può essere addirittura controproducente. Anzi, come vedremo successivamente per la teoria contrattualistica, Spinoza riduce nel Tractatus politicus la ridondanza del vocabolario della teoria, probabilmente puntando alla univocità terminologica. Potremmo, tuttavia, fare la considerazione che per Spinoza il latino costituiva una quarta o quinta lingua di apprendimento, e possiamo ipotizzare che la sua conoscenza del latino si sia consolidata e approfondita nell’arco della sua vita, manifestandosi via via anche in una maggiore ricchezza lessicale. Potremmo cioè ipotizzare che capitoli più antichi del Tractatus theologico-politicus siano meno ricchi da un punto di vista lessicale e quindi abbiano un numero inferiore di hapax in percentuale sul numero delle occorrenze.4 A conforto di questo ragionamento, ricordo che il Tractatus politicus, l’ultima opera di Spinoza, ha un numero di hapax maggiore di Ethica e Tractatus theologico-politicus in proporzione al numero di occorrenze (699 hapax su 27.432 occorrenze). A supporto del ragionamento opposto, potremmo notare che l’Ethica more geometrico demonstrata ha il numero più basso di hapax tra le tre opere (soltanto 667 su 66.916 occorrenze). Il Tractatus theologico-politicus ha 1.236 hapax su 76.382 occorrenze. Come già accennato, potrebbe essere utile

    4 Gli studi sul latino di Spinoza riguardano diversi aspetti e si potrebbero dividere in tre categorie: studi sulla costruzione argomentativa e lo stile espositivo; studi sulla sintassi; studi sul lessico. Alcuni esempi del primo e secondo tipo: Akkerman 1985, Saccaro Del Buffa 1997, oltre che i vari studi sul metodo geometrico. Sulle caratteristiche del latino di Spinoza, Kajanto 2005, il quale indica come generalmente accettato che il latino di Spinoza non sia particolarmente ricco e fluido, che sia sintatticamente semplice e relativamente povero di ornamenti retorici, seppure denso dal punto di vista lessicale. Sul lessico di Spinoza vi sono ormai vari studi importanti. Qui ricordo soltanto, e senza alcuna pretesa di esaustività, tre direzioni di questi: la ricerca lessicometrica, che ha dato luogo alla produzione degli indici, lessici e concordanze (vedi Infra, Premessa, nota 1), la ricerca qualitativa svolta, tra gli altri, dall’ILIESI (un esempio in Totaro 2009), la ricerca sulle criptocitazioni latine rintracciabili nell’opera spinoziana, realizzata da Omero Proietti.

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    24 ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali

    scomporre i dati riportati per disgiungere le considerazioni relative all’ambito argomentativo (termini esclusivi) dalle considerazioni relative alla ricchezza lessicale (hapax). La scomposizione dei dati ci fornisce il seguente quadro:

    Tabella 1 A. Distribuzione degli esclusivi non hapax:5 XVIII 39 1,79% IX 38 0,99%

    XII 37 1,37% XVII 61 0,92%

    III 47 1,24% XI 21 0,91%

    II 57 1,22% VII 54 0,84%

    Praef 37 1,21% I 36 0,82%

    X 37 1,20% XIII 14 0,78%

    VIII 43 1,18% XV 20 0,75%

    XX 31 1,13% VI 37 0,72%

    XIV 26 1,11% XIX 22 0,65%

    V 39 1,03% IV 23 0,63%

    XVI 18 0,47%

    Tabella 2 A. Distribuzione degli hapax non esclusivi:6 Praef 49 1,60% VII 47 0,73%

    XVII 67 1% VIII 25 0,68%

    I 43 0,98% III 28 0,67%

    VI 47 0,91% XI 14 0,61%

    IX 31 0,81% XII 16 0,59%

    X 24 0,78% XIX 20 0,59%

    XVIII 17 0,78% XIII 10 0,57%

    XX 21 0,77% V 19 0,50%

    II 35 0,75% XVI 14 0,36%

    IV 27 0,74% XIV 8 0,34%

    XV 9 0,34%

    5 Media: 1%. 6 Media: 0,72%.

  • Capitolo 2 Vocabolario comune, caratteristico ed esclusivo del TTP

    ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali 25

    Tabella 2 B. Distribuzione degli hapax esclusivi:7 XVIII 22 1,01% VIII 23 0,63%

    V 35 0,92% XI 14 0,61%

    XVII 60 0,90% XII 16 0,59%

    I 39 0,89% VI 27 0,52%

    IX 32 0,83% XIII 9 0,51%

    II 38 0,81% VII 32 0,48%

    X 25 0,81% XIV 11 0,47%

    XX 21 0,77% IV 15 0,41%

    III 30 0,72% XVI 14 0,36%

    Praef 21 0,69% XIX 12 0,36%

    XV 6 0,22%

    La scomposizione dei dati di hapax e esclusivi permette di valutare più accuratamente i risultati delle tabelle 1 e 2, come si vede ad esempio riguardo alla Praefatio nelle tabelle 2 A (dove risulta essere il capitolo più ricco di hapax non esclusivi del Tractatus theologico-politicus) e 2 B (dove risulta essere di poco superiore alla media in quanto a distribuzione degli esclusivi). Confrontando le tabelle 1 A, 2 A e 2 B da una parte e le tabelle 1 e 2 dall’altra, si può selezionare una serie di capitoli con alcune discrepanze significative rispetto alla media dell’opera. La Praefatio e il XVII risultano ricchi di hapax, i capitoli XVIII e XII risultano ricchi di esclusivi. Di contro i capitoli IV e XIX risultano poveri di esclusivi, mentre i capitoli XIV e XV risultano particolarmente poveri di hapax. Una posizione particolare occupa il capitolo XVI: povero sia di esclusivi sia di hapax. Se si prende in considerazione la classe di intersezione degli hapax esclusivi, si trovano risultati analoghi a quelli già visti per i valori al di sotto della media (i capitoli poveri di hapax esclusivi sono il XV, il XVI e il XIX), mentre vari capitoli risultano al di sopra della media (I, II, III, V, IX, X, XVII e XVIII).

    7 Media: 0,64%.

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    26 ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali

    2.2 IL TRACTATUS THEOLOGICO-POLITICUS TRA LE ALTRE OPERE SPINOZIANE

    Prima di ritornare al problema della distribuzione dei termini hapax e esclusivi, è opportuno dare al Tractatus theologico-politicus una collocazione quantitativa tra le altre opere di Spinoza. Il Tractatus theologico-politicus è composto da 76.382 occorrenze riconducibili a 3.751 lemmi, compresi i nomi e i titoli delle opere. Se si considera che l’Ethica presenta 66.916 occorrenze per 2.309 lemmi e il Tractatus politicus 27.432 occorrenze per 2.198 lemmi, il Tractatus theologico-politicus risulta avere una ricchezza lessicale media tra le due opere, mentre il Tractatus politicus ha una ricchezza lessicale leggermente più alta. Il Tractatus theologico-politicus ha 1.700 lemmi in comune con l’Ethica e 1.500 in comune con il Tractatus politicus. Nell’Ethica troviamo 600 parole non condivise con il Tractatus theologico-politicus, nel Tractatus politicus circa 500.

    Sono circa 450 i termini del Tractatus theologico-politicus presenti in tutta l’opera spinoziana (vedi Appendice).8 A questi è opportuno aggiungere parole piuttosto comuni, assenti da un’opera soltanto: ci sono 73 termini assenti dal solo Tractatus de intellectus emendatione, 38 termini assenti dal solo Principia philosophia cartesianae, 47 assenti dal solo Cogitata metaphysica, 64 assenti dal solo Tractatus politicus, solamente 6 termini (describo, fixus,a,um, labor-labi, pervenio, quemadmodum e sponte) sono assenti soltanto dall’Ethica. Ci troviamo dunque davanti a un vocabolario comune di circa 700 termini.

    Sappiamo che il Tractatus theologico-politicus è stato composto tra il 1665 e il 1670, un’epoca in cui Spinoza aveva già pubblicato i Principia philosophiae cartesianae e i Cogitata metaphysica (1663), aveva probabilmente già scritto il Tractatus de intellectus emendatione, lasciandolo incompiuto, e si trovava a circa metà strada nella realizzazione dell’Ethica.9

    I dati che abbiamo a disposizione permettono un’indagine quantitativa sulla persistenza nei vari capitoli del Tractatus theologico-politicus del vocabolario di opere precedenti, come il Tractatus de intellectus emendatione, i Principia philosophiae

    8 Da questo conteggio è escluso il Compendium grammatices linguae hebraeae, del quale non è disponibile un lemmario. 9 F. Mignini 2009, anche per il Breve Trattato. Ma per la possibile ulteriore retrodatazione del TI, cfr Proietti 2010b, pp. 97-109.

  • Capitolo 2 Vocabolario comune, caratteristico ed esclusivo del TTP

    ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali 27

    cartesianae e i Cogitata metaphysica.10 Se contiamo tutti i termini di queste tre opere presenti soltanto nel Tractatus theologico-politicus (assenti da Ethica e Tractatus politicus), otteniamo il seguente risultato:

    Tabella 3. Distribuzione di lemmi del Tractatus theologico-politicus comuni a Tractatus de intellectus emendatione, Principia philosophiae cartesianae e Cogitata metaphysica (percentuale sulle occorrenze):11 XIII 25 1.42% IX 26 0,68%

    XI 28 1.21% IV 24 0,66%

    XII 26 0,96% I 29 0,65%

    II 42 0,90% VIII 22 0,60%

    XV 22 0,82% V 22 0,58%

    VI 42 0.82% XVIII 12 0,55%

    XIV 19 0,81% XVII 33 0,50%

    X 23 0,75% Praef 14 0,45%

    VII 47 0,71% XX 11 0,40%

    III 29 0,69% XVI 14 0,36%

    XIX 11 0,33%

    La tabella 3 permette di rilevare innanzi tutto una divisione abbastanza netta tra i capitoli teologici e quelli politici, essendo questi ultimi meno ricchi di termini delle opere precedenti: risultato non sorprendente, dato che l’argomento politico è una novità del Tractatus theologico-politicus. Può essere invece interessante notare delle differenze tra i capitoli della prima parte. Tra questi i capitoli dall’XI al XV, più il II e il VI, risultano più ricchi di termini “antichi”. Un secondo gruppo, che comprende i capitoli I, III, IV, VII, VIII, IX e X, risulta meno ricco di termini antichi rispetto ai precedenti. La Praefatio è quart’ultima, relativamente povera di termini di opere precedenti. I capitoli XVI e XIX, che avevamo poco sopra trovato poveri di termini esclusivi e di hapax, risultano essere anche poveri di termini di opere

    10 Termini di TI, PP e CM presenti nel solo TTP, che sono scomparsi dal vocabolario spinoziano dopo il TTP. 11 Media: 0,71%.

  • Gabriella Lamonica Il lemmario del Tractatus theologico-politicus

    28 ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali

    precedenti. In particolare, i capitoli XI e XIII risultano essere i più ricchi di termini “antichi”, mentre i capitoli XVI, XIX e XX risultano esserne i più poveri.

    Comunque, la presenza nel Tractatus theologico-politicus di termini di opere precedenti dismessi in opere seguenti permette un’utilizzazione immediata dei dati. Presumendo che alla maggiore distanza temporale tra due opere, cioè all’evoluzione linguistica dello scrittore nel tempo, corrisponda nell’opera più recente l’uso di un numero minore di termini del vocabolario delle opere precedenti, ci si aspetterebbe che i capitoli più recenti del Tractatus theologico-politicus contenessero in percentuale sulle occorrenze un numero inferiore di termini delle opere precedenti, a prescindere dall’uso che Spinoza fa del lessico in questione. Se i capitoli del Tractatus theologico-politicus fossero stati scritti nell’ordine in cui compaiono nell’opera, ci si dovrebbe aspettare che il I capitolo fosse più ricco di termini delle opere precedenti e che il XX capitolo e la Praefatio, che potremmo ipotizzare sia stata scritta per ultima, risultassero meno ricchi di termini di opere precedenti. In effetti troviamo che gli ultimi capitoli del Tractatus theologico-politicus hanno percentuali inferiori di termini di opere precedenti. Il fatto però che, come abbiamo notato, la tabella mostri una netta divisione per macroargomento lascia il dubbio che i capitoli politici risultino meno ricchi di termini delle opere precedenti per la novità del vocabolario che richiedono rispetto agli argomenti delle prime opere di Spinoza (troviamo anche il V capitolo tra i meno ricchi di termini del Tractatus de intellectus emendatione, Principia philosophiae cartesianae e Cogitata metaphysica). Un’indagine che prenda in considerazione le sole parole vuote sarebbe più utile, ma è impraticabile per il numero esiguo di parole vuote presenti soltanto nelle opere succitate e nel Tractatus theologico-politicus. Esse sono: antehac, circum, quoad, quum e utcunque e soltanto nei capitoli XI e XVI troviamo due di queste parole vuote (quoad e quum nel XI e quoad e utcunque nel XVI), mentre in altri capitoli ne troviamo una: antehac nel IX, circum nel II, quoad nei capitoli IV, V, VI, XVII e XX.

    La tabella 3 mostra comunque un aspetto interessante: i capitoli più ricchi di termini di opere precedenti sono quelli centrali, dall’XI al XV, e non quelli iniziali dell’opera, seppure con l’eccezione del secondo e sesto capitolo.

  • Capitolo 2 Vocabolario comune, caratteristico ed esclusivo del TTP

    ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali 29

    Confrontare questi ultimi dati con quelli relativi alla distribuzione degli hapax permette di verificare se l’ipotesi di datazione relativa dei capitoli suggerita dal conteggio dei termini di opere precedenti in ciascun capitolo regge. Per ciò che ho detto prima, l’attesa è che in un dato capitolo a molti termini di opere precedenti corrispondano pochi hapax, a pochi termini di opere precedenti, invece, molti hapax.

    In vista dell’aggregazione dei dati eterogenei che abbiamo visto sinora, potremmo considerare la Praefatio come il capitolo faro, nel senso che ci potremmo ragionevolmente aspettare che sia stata scritta per ultima, e che ne abbia i segni: molti hapax, pochi termini delle opere più lontane nel tempo.

    Per mettere a confronto i dati sulla distribuzione di hapax e i dati sul vocabolario comune con opere precedenti al Tractatus, è sufficiente considerare le tabelle 2 A e 3, verificando la posizione relativa dei capitoli in ciascuna tabella. Per esempio la Praefatio si trova nella parte alta della tabella 2 A (molti hapax) e nella parte bassa della tabella 3 (relativamente pochi termini in comune con le opere precedenti). Ciò significa, a mio parere, che la Praefatio ha i tratti distintivi di un capitolo scritto nella fase più tarda della stesura del Tractatus theologico-politicus. Invece il XIII capitolo ha relativamente pochi hapax e molti termini in comune con opere precedenti, cioè i tratti distintivi di un capitolo scritto nella fase iniziale della stesura del trattato. Le posizioni medie di una tabella possono essere compatibili con posizioni alte o basse nell’altra tabella. Come ho detto prima, si possono considerare posizioni alte quelle a sinistra della mediana, basse quelle a destra della mediana, e tenere presente il fatto che il dato sia vicino o meno alla media. Si tratta quindi di collocare i capitoli del trattato su un continuum, che potrebbe corrispondere a una scala temporale, dal capitolo meno recente al più recente, basata sulla presenza di termini di opere precedenti, verificando però l’accettabilità di tale scala temporale per mezzo del dato sugli hapax.

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    30 ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali

    Tabella 4. Ipotesi sull’età relativa dei capitoli del Tractatus theologico-politicus in base alla percentuale di termini comuni con opere precedenti e hapax:

    Capitolo termini opere hapax precedenti XIII molti pochi XI molti sotto la media XV sopra la media pochi XIV sopra la media pochi XII sopra la media sotto la media II sopra la media sopra la media VI sopra la media sopra la media III sopra la media sotto la media X sopra la media sopra la media VII media intorno alla media IX sotto la media sopra la media IV sotto la media sopra la media VIII sotto la media sotto la media I sotto la media molti XVIII pochi sopra la media XVII pochi molti Praef pochi molti XX pochi sopra la media V sotto la media pochi XVI pochi pochi XIX pochi sotto la media

    La maggior parte dei capitoli ordinati nella tabella dal più antico (il XIII) ai più recenti (XX e Praefatio) mostra dati congruenti, nel senso che è comprensibile, per il ragionamento che ho fatto sopra, che a molti termini antichi corrispondano pochi hapax. Ci sono però alcuni capitoli che presentano dati non compatibili o contraddittori, a cominciare dai capitoli XVI e XIX, nei quali troviamo percentuali molto basse di termini di opere precedenti e nello stesso tempo pochi hapax (sebbene la disgiunzione dei dati di termini esclusivi e hapax permetta di vedere che il XIX è soprattutto povero di esclusivi). Un problema simile si evidenzia anche per i capitoli V e VIII. I dati relativi ai capitoli II, VI e X,

  • Capitolo 2 Vocabolario comune, caratteristico ed esclusivo del TTP

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    invece, suggeriscono caratteristiche sia di antichità (molti termini di opere precedenti) sia di novità (molti hapax). Pur senza voler quadrare il cerchio a tutti i costi, si potrebbe ipotizzare che il II, VI e X siano capitoli antichi che abbiano subito un profondo rimaneggiamento ad anni di distanza da una prima stesura. Riguardo ai capitoli XVI e XIX il discorso appare più complesso. Sarebbe suggestivo ipotizzare che questi capitoli siano addirittura anteriori a Tractatus de intellectus emendatione, Principia philosophiae cartesianae e Cogitata metaphysica (ciò che spiegherebbe la scarsità di termini di queste opere), ma il vocabolario dei due capitoli sembra troppo maturo e il discorso troppo fluido perché si possa avere fiducia in tale ipotesi.

    In conclusione, il confronto tra i dati riguardanti la dispersione di termini di opere precedenti e le occorrenze di hapax nei vari capitoli del Tractatus theologico-politicus porterebbe a individuare un nucleo di capitoli più “antichi”, dall’XI al XV con l’aggiunta del II e del VI, e in misura minore del X, in quanto più influenzati dal vocabolario delle opere precedenti; un nucleo di capitoli, il III, IV, VII e IX, che potrebbero essere stati composti successivamente, infine un nucleo di capitoli più vicino alla data di pubblicazione, che comprende la Praefatio con i capitoli I, XVII, XVIII e XX. Di difficile collocazione, per i motivi già detti, i capitoli V, XVI e XIX.12

    12 Un’indagine a parte meriterebbe l’uso delle espressioni polirematiche. Sono poche quelle presenti soltanto nel Tractatus theologico-politicus. Esse sono data opera (ablativo), che ricorre nella Praefatio e nei capitoli III, IX e XV, e uno lapsu, presente nel XII capitolo. Esse vengono dunque utilizzate soprattutto nella parte non politica dell’opera. In dubium revocari, talvolta revocare (o nel Tractatus de intellectus emendatione, vocare), frequente nei Principia philosophiae cartesianae e presente nei Cogitata metaphysica, nel Tractatus theologico-politicus ricorre nei soli capitoli II e XV (in capitoli che risulterebbero meno recenti) e in una delle Epistolae. Sine dubio, che troviamo anche nell’Ethica, nei PP e nelle Epistolae, nel TTP, con 22 occorrenze, è più diffusa in capitoli che abbiamo classificato come più recenti (I, III, IV, VII, VIII, X, oltre che nel II, XII, XVI). Diffusa anche aliquid missum facere, che troviamo una volta nell’Ethica, e talvolta nelle Epistolae; nel Tractatus theologico-politicus ricorre in vari capitoli (III, IV, V, IX, XV, XVII e XVIII). Altre espressioni sono poco comuni nell’opera spinoziana: cum fide, bona cum fide o summa cum fide (VIII, X, XI, XII, XVI, XX) che troviamo nell’Ethica e in una lettera; in medium proferre, o adferre, che troviamo nel IV, V, VI e XV capitolo del Tractatus theologico-politicus, oltre che nella lettera VI. Proietti 2010b, p. 127 annovera “missos facere” di TTP, XV tra le “utilizzazioni” dall’Andria di Terenzio.

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  • ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali 33

    CAPITOLO 3

    CONFRONTO TRA LEMMARI: LO SHIFT LESSICALE Una volta fissato il lemmario del Tractatus theologico-politicus è possibile il confronto con i lemmari di altre opere. Il confronto tra i lemmari di Tractatus theologico-politicus e Tractatus politicus, opere scritte a circa sei anni di distanza l’una dall’altra, permette di osservare quello che chiamo shift lessicale, una sorta di fotografia, o visione sintetica, dei cambiamenti lessicali intercorsi tra due trattati che supponiamo debbano avere molto in comune.

    L’osservazione dello shift lessicale risulta dalla combinazione di diverse linee di analisi:

    1) individuazione dei lemmi utilizzati nel Tractatus theologico-

    politicus che si potrebbero considerare abbandonati nel Tractatus politicus;

    2) individuazione dei nuovi acquisti del Tractatus politicus, lemmi che non compaiono nel trattato precedente;

    3) individuazione dei lemmi che rimangono invariati nell’uso quantitativo e qualitativo in entrambe le opere;

    4) individuazione dei lemmi comuni ai due trattati che declinano, sono, cioè, meno usati nel secondo che nel primo;

    5) individuazione dei lemmi comuni ai due trattati che sono potenziati nel secondo trattato;

    6) individuazione dei casi di ridistribuzione di funzione e/o di estensione o limitazione di significato tra termini di significato confinante o parzialmente sovrapponibile. In questo ambito rientrano le ridefinizioni;

    7) sostituzioni di termini per significati analoghi.1

    1 Riconosco il mio debito verso Filippo Mignini che in Mignini 1997, pp. 107-124 offre un suggerimento di analisi diacronica sistematica su un’opera spinoziana, che dovrebbe misurare l’omogeneità del Tractatus de intellectus emendatione rispetto alle opere più mature (con la conta dei termini presenti in quest’ultima opera e non nell’Ethica, assenti in qualunque altra opera, presenti soltanto nel Tractatus de intellectus emendatione e nel Tractatus theologico-politicus, in questi ultimi e nelle epistole, ecc.), e delinea delle “classi possibili” di “evoluzione della terminologia filosofica spinoziana”, misurando termini assenti nel Tractatus de intellectus emendatione ma che appaiono in seguito, termini che ricorrono anche nelle opere

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    34 ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali

    Questo tipo di analisi può generare una visione di insieme o riguardare un particolare ambito lessicale. Cercherò di seguire ora la prima linea di ricerca per poi percorrere la seconda, relativamente alla teoria contrattualistica, nel quarto capitolo.

    È importante notare subito che non si possono apprezzare cambiamenti lessicometrici intercorsi tra due opere senza tener conto delle dimensioni, cioè del numero delle occorrenze totali, delle due opere prese in considerazione. La fotografia dello shift lessicale che fornisco in appendice risponde innanzi tutto a questa esigenza. Bisogna poi stabilire uno spettro entro il quale la variazione del numero delle occorrenze possa essere considerata normale tenendo conto delle diverse dimensioni di Tractatus theologico-politicus e Tractatus politicus. Il Tractatus theologico-politicus, come abbiamo visto, è grande quasi tre volte l’ultimo trattato di Spinoza, perciò nella classificazione dei termini analoghi, declinanti e potenziati ho considerato analoghi i termini che nel Tractatus theologico-politicus sono più numerosi da 2 a 3,6 volte rispetto al Tractatus politicus, declinanti quelli che nel Tractatus theologico-politicus eccedono questo rapporto, e infine potenziati nel Tractatus politicus i termini in comune col Tractatus theologico-politicus che si trovano sotto tale rapporto, compresi tra 0 e 1,9 circa. 3.1 LEMMI POLITICI ESCLUSIVI DEL TRACTATUS THEOLOGICO-POLITICUS E DEL TRACTATUS POLITICUS

    I termini esclusivi del Tractatus theologico-politicus sono relativi a tutti i sei ambiti lessicali prima ricordati e possono avere frequenze alte. Troviamo che quelli con il maggior numero di occorrenze sono nomi propri o nomi di popolo, per esempio Israëlitae, titoli di opere, come Epistola…, Pentateuchon, per arrivare a termini come prophetia con 56 occorrenze e altri termini della stessa famiglia lessicale (propheto-are con 26 occorrenze e prophetice con 8), caeremonia con 29 o interpretatio con 22, che sono diffusi nei vari capitoli. Vi sono poi successive ma che diventano più precisi, termini che vengono usati alternativamente in opere diverse fino al prevalere di uno di essi, termini che vengono sostituiti da altri per denotare lo stesso significato. Si veda in particolare la p. 119. I dati relativi al Tractatus politicus sono tratti da Spinoza 1979.

  • Capitolo 3 Confronto tra lemmari: lo shift lessicale

    ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali 35

    termini esclusivi di bassa frequenza e poco diffusi, a indicarne la specializzazione, come ambiguitas, che con 9 occorrenze ricorre 8 volte nel VII capitolo, o ancillor (8 occorrenze tra XV capitolo e Praefatio). Un termine che potremmo considerare diffuso, data la limitata frequenza, è aequum, che con 6 occorrenze troviamo nel II, III, VII, XIV e XV capitolo, ma non nei capitoli politici. Più della metà dei termini esclusivi è costituita da hapax.

    Se cerchiamo i termini di interesse politico nella tabella degli esclusivi fornita in appendice, troviamo i seguenti termini non riproposti nel Tractatus politicus: administrator, aequum, anarchia, arbitralis, brutalis (riferito allo stato di natura), collective, collegialiter, confoederatio, contumax, decretalis, decreto-are, dissidium, dominator, exilium, hostiliter, impie, iniquitas, invado, juramentum, jussum, licitus, mediator, obediens, obtemperantia, oppressio, oppressus, pacifice, patibulum, perterritus, pontificalis, pontificatus, praepotens (carica olandese), privilegium, proelium, promissio, rebellio, rebellis, rebello, regia, restauratio, ruptio, ruptor, seditiose, serviliter, socordia, subjectus.

    Non riproposti nel Tractatus politicus ma presenti in altre opere: arbitror, conflictus, hostilis, jussus-us, legitime, legislator, magistratus, mando-are, moderatus, fas/nefas, nobilitas, obtemperans, paciscor, pactum, pie, placitum, principatus, promissum, pugna, pugno, reciprocatio, restauro.

    È immediato notare tra i termini dismessi alcuni rilevanti per la teoria contrattualistica: promissio, promissus, ruptio, ruptor (del patto), paciscor, pactum, promissum e forse anche i due avverbi collective e collegialiter. Di alcuni altri termini si può dire che, pur avendoli tralasciati, Spinoza ha utilizzato il significato attraverso termini della stessa famiglia semantica. Se nel Tractatus theologico-politicus administrator non viene riproposto, vengono riproposti administratio e administro; se non viene riproposto aequum, vengono riproposti aequitas e aequus, e via dicendo. Un ambito di indagine interessante, come vedremo oltre, è il vocabolario relativo all’obbedienza del suddito, o del cittadino. Per il momento credo sia sufficiente notare che dal Tractatus theologico-politicus al Tractatus politicus vengono meno i termini contumax, obediens (ma si mantiene il termine obedio) e obtemperantia (mentre continua a ricorrere il termine obtempero).

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    L’insieme dei termini del Tractatus politicus non presenti nel Tractatus theologico-politicus supera di poco le 400 unità (417), come abbiamo detto. Si tratta nella stragrande maggioranza di termini molto poco frequenti, hapax o termini di due o tre occorrenze al massimo, ad eccezione di una cinquantina di termini che registrano frequenze più alte, a volte piuttosto rilevanti. Questi sono: aequalitas (8 occorrenze) ambio (4), calculus (11), callidus (7), catalogus (11), circiter (5), clam (5), collega (6), concerno (4), continuo-are (7), consiliarius (28), consul (11), copulo (4), cupido-inis (5), dictator (6) e dictatorius (4), delinquo (7), designo (9), emolumentum (12), exitium (4), idoneus (4), impotentia (4), incitamentum (4), indignatio (4), insidior (7), jurisperitus (8), militaris (7), monarchia (4), multo-are (5), munimentum (5), obsequium (7), par (4) e pariter (5), patricius (110), peregrinus-i (12), plebeius (4), polliceor (4), praesideo (4), prave (5), proscribo (4), secretum (5), senator (30) e senatorius (9), servilis (4), sexus (4), simulatque (6), solitudo (4), stabilis (6), subordino (5), sumptus-us (12), syndicus (46), terror (4), totidem (5), tribunus (6), vectigal (5).

    Da questi pochi lemmi si riceve un’idea immediata, seppure frammentaria, della specificità degli interessi del Tractatus politicus rispetto all’altra opera politica. Lemmi come collega, designo, jurisperitus, praesideo, catalogus, calculus, totidem, secretum si riferiscono alla composizione e al funzionamento delle assemblee, nonché alle modalità di accesso alle cariche, all’opportunità o meno del rinnovo di esse (continuo-are) e al rapporto tra assemblee (subordino). Consiliarius, consul, senator, senatorius, syndicus, tribunus denotano delle cariche particolari, relative ai governi monarchico, monarchia, e aristocratico, aristocratia (2), descritti nella seconda parte del Tractatus politicus. Del dictator si parla per discutere se l’istituto romano della dittatura potesse risolvere il problema dell’instabilità che coinvolge anche i buoni ordinamenti. A questo concetto sono connessi anche stabilis e pariter. Il tema economico o fiscale emerge da termini come emolumentum, multo-are, vectigal, proscribo, sumptus-us, quello penale da termini come delinquo. Vi è poi una presa di posizione sui rapporti sociali, sull’inclusione e sull’esclusione di alcuni soggetti dalla vita politica (coloro che svolgono attività servili e le donne), che si manifesta nell’uso di termini come patricius, plebeius, peregrinus, servilis, sexus; e un interesse per la guerra, e soprattutto per i mezzi per

  • Capitolo 3 Confronto tra lemmari: lo shift lessicale

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    evitarla, militaris, munimentum. Vengono descritti alcuni aspetti della politica che normalmente trovano poco spazio nella teoria: da una parte la passionalità dei cittadini, cupido-inis, impotentia, indignatio, incitamentum, dall’altra i disegni sinistri dei capi, ambio, callidus, clam, insidior, terror. Infine alcuni lemmi rimandano a una valutazione della politica: solitudo, exitium, prave.

    Della presenza di parole vuote come circiter e simulatque, o anche di un aggettivo generico come idoneus, è difficile dare conto in termini teorici. Il secondo è un sinonimo di simulac, presente in entrambi i trattati. Vi sono invece alcuni termini tra quelli elencati la cui presenza può essere importante dal punto di vista teorico: copulo nel significato di legare qualcuno a qualcosa, per esempio gli uomini alle istituzioni, obsequium, un sinonimo del termine obedientia molto più usato invece nel Tractatus theologico-politicus, e polliceor, un sinonimo di promitto. Obedientia e promitto non scompaiono dal Tractatus politicus, ma sono molto meno usati, e in più occasioni sostituiti da sinonimi. L’interesse del confronto tra i due trattati politici sembra concentrarsi in questo tipo di casi.

    Il resto del vocabolario caratteristico del Tractatus politicus è costituito, come si è detto, da termini che non superano le 3 occorrenze. Questi si possono ricondurre a vari campi semantici. Appartengono alla politica estera, con particolare riferimento al suo aspetto militare, artus (arcta societas), accepto, architectura (militaris), armatus, auxiliaris, auxiliarius, bellicus, centurio, gratuita cicatrix, circumvicinus, colonia, conniveo, defensio, diplomata (militiae), expugnatio, legio, mercenarius, moenia, navis, officiarius, queror, signifer, socio-are, (miles) stipendiarius, tergum, vicinus.

    Nell’ambito del potere giudiziario troviamo: accusatio (secreta), accusator, asservo, (res) criminales, infamia, infamis, peiero, periurium, plecto, tormentum, tribunal.

    Molti termini sono propri del settore dell’economia, dell’amministrazione e del fisco: agricola, agricultura, annuus, census, centesimus, chiliarches, colloco, compenso, confluo, contribuo, exactio, exhaurio, (res) familiaris, fenus, iactura, immunis, immunitas, intricatus, libra, loco-are, maritimus, mater, mercator, merx, multa-ctae, onerosus, opulentia, parcus, paterfamilias, porto, proventus, publicatio (bonorum), quotus,a,um, sensibilis, sumptuarius, suppedito, tributum, uncia, urbani, vacatio, valor.

  • Gabriella Lamonica Il lemmario del Tractatus theologico-politicus

    38 ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali

    In riferimento alla politica interna troviamo termini come astus, astutus, attentus, attollo, aucupor, bardus, capto, celo, delatio, deludo, dissimulo, effluo, eludo, factio, favor, fortuitus, hostia, imprudenter, inanis (ritus), indigentia, inopia, locuples, placo, pollicitor, pravus, premo, protraho, renuntio, reticeo, secreto, sterno (viam ad), stomachor, subitus (impetus, eversio), succumbo, superbio, tego, triumphus.

    Si trovano nel Tractatus politicus, sebbene in misura ridotta, una parte metafisica e teologica, con l’uso di termini come idealis, independens, ingenero (cupiditates), diabolus, amens (nel senso di privo di mente), molestia, perseverantia, persuasio, il riferimento a forze della natura con algor, aestus, flumen, e naturalmente a caratteristiche e vulnerabilità umane: acuo, aeger, aegritudo, aemulus, aemulor, animal sociale, articulus (mortis), avidus, circulatio, crucio, (gloriae) cupidus, distraho, expeto, fastidio, ferox, fidus, fleo, generositas, gratus, gravo, hebes, humiliter, inediae (patiens), insipientia, internosco, largitas, liberalitas, modicus, mollis, negligentia, obfirmatus, panicus, penetro, praecipito, prodigalitas, propello, stimulus, tranquillus, ulciscor, veto, vituperium, vocabulum.

    Un buon numero di termini appartiene all’ambito che potremmo definire di teoria e valutazione politica: analogia, arceo, aristocratia, barbaries, biennium, candidatus, celer, cerevisiarius, cinaedus, collegium, conditor (legum), confusio, consanguinitas, consultus (consultius est), contemptio, contingentia, credibilis, crudelis, culpabilis, curatio, custos (ante fores), debilis, debilitor, debitor, deformis, designatio, devenio (del potere che perviene a pochi), diremptio (controversiarum), divello e evello, ephorus, essentialis (differentia), excessus, exiguus, expeditio, fastus, foedus,a,um, formidabilis, (leges) fraudo, furtum, glisco, haereditarius, histrio, (status) hostilitatis, ignavus, illegitimus (figlio illegittimo del re), inaequalis, inaequalitas, (nihil) inauditum, inconsultus, indignor, indivisibilis, indivisus, inertia, inevitabilis, inexpertus, infringo, iniucundus, inordinatus, invalidus, invigilo, inutiliter, irrationalis, labasco, labor-labi (solo nel sottotitolo), ligo, ludus, lustrum, masculus, migro, nausea, necessitudo, notabilis, novicius, nuncupo, oeconomia, oenopola, oligarchia, optimates, orbus, oriundus (a Rege), paternus, patricius (aggettivo), paucitas, pellex, perarduus, peregrinus,a,um, permitto, plenitudo (potentiae), posco, postulatio,

  • Capitolo 3 Confronto tra lemmari: lo shift lessicale

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    praesum, proconsul, prolongo, promulgo, pulchritudo, pupillus, quadriennium, quadringenti, rapina, recuso, regens, remedium, renuo, rescindo, resideo, restringo, rite, sessio, subsellium, theoria, tiro, titulus, tractatio, tutor, unio, urna, veteratus, violatio. Pochissimi termini denotano prerogative dei detentori del potere nell’aristocrazia: baptizo, (matrimonium) consecro.

    Infine si può circoscrivere una serie di termini che ricorrono in aneddoti, citazioni e espressioni retoriche: amputo, aureus, calx, cantilena, cantus, castratus, cervix (a cervicibus jugum deicio), concentus (vitiorum), culmen, culpa, curro, ebrius, figulus, focus, funestus, herba, innumerus, lutum, manipularis, mas, massa, medicus, nervus, nonne, obtrunco, oleum, osculum, pecus-oris, platea, praepondero, prehenso, religo, saluber, satyra, Scholastici-orum, scortum, sinistre, tumor, turpitudo, vas, virgo, volo-are.

    Anche nel Tractatus politicus troviamo termini che non sembrano rivestire grande interesse teorico, ma che sarebbe utile analizzare per ricostruire la vicenda storica dell’opera. Questi sono: abstracte, absurde, adduco, adjungo, adscribo, adspicio, aequipollens, affinis, aliquanto, aliquotus, apte, ceu (avv. e cong.), congruus, cubiculum, dilato, dissitus, emineo, enuncio, exuo, gigno, liquido, nimium, perlustro, principalis, propemodum, sermo (nel significato di discorso e lingua), stipatus, sumptuosus.

    3.2 TERMINI DI FREQUENZA ANALOGA NEL TRACTATUS THEOLOGICO-POLITICUS E TRACTATUS POLITICUS, DECLINANTI E POTENZIATI NEL TRACTATUS POLITICUS

    Tractatus theologico-politicus e Tractatus politicus hanno in comune circa 1.600 termini (1.577, vedi Appendice, dove sono indicati con numero di occorrenze e presenza in altre opere spinoziane). 413 termini sono di frequenza analoga (date le diverse dimensioni delle due opere) e corrispondono a circa il 26% del totale dei termini comuni ai due trattati; 484 sono declinanti (circa il 30%) e 680, corrispondenti al 43%, risultano potenziati nel Tractatus politicus. Circa il 40% dei vocaboli comuni ai due trattati ricorre in tutte o in quasi tutte le altre opere della produzione spinoziana, mentre 201 vocaboli (circa il 13% dei termini comuni) sono presenti soltanto nei due trattati politici. Analoghi, declinanti e potenziati si distinguono

  • Gabriella Lamonica Il lemmario del Tractatus theologico-politicus

    40 ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali

    anche sotto l’aspetto della presenza in altre opere spinoziane. Il 66% dei declinanti è comune a tutte o a quasi tutte le altre opere, o presente in almeno tre altre opere, mentre sono relativamente pochi i termini presenti in un’altra sola opera o in due. All’opposto i termini potenziati sono più specifici: il 18% sul totale dei potenziati è presente nei soli due trattati politici (128 su 201 termini comuni ai due trattati) e il 40% è presente anche in un’altra opera o in altre due. Soltanto il 38% dei termini potenziati ricorre in almeno altre tre opere. I termini analoghi sono da questo punto di vista più simili ai declinanti che ai potenziati: il 50% ricorre in almeno altre tre opere, soltanto il 7,5% nel solo Tractatus politicus e il 26% in una o altre due opere. In generale la maggior parte del vocabolario comune ai due trattati proviene dalle Epistolae e dall’Ethica, ma penso sia utile dare ulteriori dettagli sul vocabolario comune ai due trattati specificando le altre opere in cui si trova.

    3.2.1 Termini analoghi

    I termini analoghi di Tractatus theologico-politicus e Tractatus politicus e che ritroviamo in tutta l’opera spinoziana, oltre che essere di uso comune, sono spesso termini versatili, utilizzabili in una varietà di accezioni o adattabili a diversi contesti. È il caso di absolute, che assume sfumature di significato differenti con l’utilizzo in campi conoscitivi diversi, come nell’Ethica (IV, P XXVII), “ens absolute infinitum”,2 e nel Tractatus theologico-politicus (XVI), ”naturam absolute consideratam”, o nel XVII di quest’ultimo, “suum … jus… edicta interpretandi in Mosen absolute transtulerunt”.3 Un significato politico si ritrova in Tractatus theologico-politicus XIX: “nam eorum Ecclesia simul cum imperio incepit, et Moses, qui id absolute tenebat, populum religionem docuit”.4 In modo simile si veda anche in Tractatus politicus (II, 17), “[imperium] is absolute tenet, qui curam Reipublicae ex communi consensu habet”.5 Anche aequalis è usato in ambito sia scientifico sia politico: nei Principia philosophiae cartesianae, per esempio, indica uguaglianza quantitativa e

    2 G II, p. 52. 3 G III, p. 189 e p. 207. 4 Ivi, p. 237. 5 Ivi, p. 282.

  • Capitolo 3 Confronto tra lemmari: lo shift lessicale

    ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali 41

    geometrica, nelle opere politiche uguaglianza tra uomini. Così agnosco (per esempio differentiam), usato di solito in senso epistemologico, nel Tractatus politicus, capitolo VIII, si riferisce piuttosto al riconoscimento di un’autorità. Cogo è spesso usato nei Principia philosophiae cartesianae per parlare della forza di una dimostrazione (“determinetur vel cogetur”), nel Tractatus theologico-politicus a indicare la costrizione all’obbedienza, “cogi ad obediendum”, nel Tractatus politicus a indicare la forza del diritto statale, “jure ad id cogi”. Appartiene a questo gruppo convenio, un termine – si vedrà oltre – controverso per quanto riguarda la teoria contrattualistica, perché sembra sostituire paciscor. Viene usato nel Tractatus theologico-politicus, con un significato apparentemente meno pregnante. Le occorrenze totali sono 44 nel Tractatus theologico-politicus e 20 nel Tractatus politicus, ma in questo caso esse non sono veramente confrontabili senza fare distinzione tra i sintagmi in cui il termine ricorre nelle varie parti dell’opera spinoziana. Il sintagma più usato è convenire cum aliquo, nel senso di attagliarsi, non essere in contraddizione: “idea vera debet cum suo ideato convenire” (Ethica, I, A6), oppure “hoc [...] institutum [...] cum communi praxi optime convenit” (Ethica IV, P XLV, S2).6 In questo stesso senso nel Tractatus theologico-politicus Spinoza parla anche di accordo tra le parti di un testo, e tra testo e interpretazione. Con il sintagma convenire inter se/ipsos, invece, si intendono elementi che si accordano tra loro naturalmente: “quae uni tertio conveniunt, inter se conveniunt” (Principia philosophiae cartesianae, A XV);7 in modo simile il sintagma occorre nel Tractatus theologico-politicus per far rifermento all’ipotetico accordo dei profeti tra loro. Nell’Ethica (III, P V), è usata a proposito di qualità compresenti nello stesso soggetto: “Si enim inter se convenire, vel in eodem subjecto simul esse possent”.8 Nella stessa opera, più avanti (IV, P XXXII), leggiamo: “quatenus homines passionibus sunt obnoxii, non possunt eatenus dici, quod natura conveniant”. E alla P XXXV: “quatenus homines ex ductu rationis vivunt, eatenus tantum natura semper necessario conveniunt (saranno adatti e utili l’uno all’altro)”.9 In tutti questi

    6 G II, p. 47 e 245. 7 G I, p. 85. 8 G II, p. 146. 9 Ivi, p. 230 e p. 232.

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    42 ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali

    significati il termine sembra opporsi a discrepo. Si oppone invece a dissentio nel significato di “accordarsi”, come si vedrà nel IV capitolo.

    Mens (143 occorrenze nel Tractatus theologico-politicus, 43 nel Tractatus politicus) è stato studiato ampiamente.10 È un altro termine flessibile. Nel Tractatus theologico-politicus, oltre a significare la potenza percettiva e conoscitiva dell’individuo, si estende a significare l’intenzione della comunicazione (del profeta o del testo). L’uso della polirematica una mens (una veluti mente duci) ha un precedente in Ethica (IV, P XVIII, S), dove troviamo l’espressione unam quasi mentem (“nihil, inquam, homines praestantius ad suum esse conservandum, optare possunt, quam quod omnes in omnibus ita conveniant, ut omnium mentes et corpora unam quasi mentem, unumque corpus componant…”),11 ma assume una particolare importanza teorica nel Tractatus politicus, in quanto usata per parlare della moltitudine capace di agire come un sol uomo, una veluti mente duci, anche nelle varianti una eademque mente, una mens est alicui e mens civitatis, più adatte a descrivere le dinamiche assembleari o l’unità necessaria ad uno stato per raggiungere e portare a compimento decisioni.12

    Tra gli altri termini con occorrenze analoghe nel Tractatus theologico-politicus e Tractatus politicus e che ricorrono in più opere di Spinoza, ricordo in particolare individuum (Tractatus de intellectus emendatione, Ethica, Epistolae), ingenium (Principia philosophiae cartesianae, Cogitata metaphysica, Ethica, Epistolae) e transfero (anche in Principia philosophiae cartesianae, Cogitata metaphysica, Epistolae).

    Il primo è usato estesamente s