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L’obiettivo del capitolo è quello di tracciare un quadro esaustivo delle principali caratteristiche del mercato del lavoro lombardo. Nel dettaglio, l’attenzione sarà rivolta verso tre argomenti: le criticità nel contesto territoriale; quali sono le professioni più richieste e se queste sono coerenti con l’indirizzo universitario.
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Il mercato del lavoro in Lombardia di Giubileo Francesco Dipartimento di ricerca sociale Univ. degli studi di Milano – Bicocca.
2 Il mercato del lavoro
Il mercato del lavoro in Lombardia L’obiettivo del capitolo è quello di tracciare un quadro esaustivo delle principali caratteristiche del mercato del lavoro lombardo. Nel dettaglio, l’attenzione sarà rivolta verso tre argomenti: le criticità nel contesto territoriale; quali sono le professioni più richieste e se queste sono coerenti con l’indirizzo universitario. Gli anni oggetto d’indagine in questo capitolo sono il 2009 e dove è stato possibile anche il 2010, le fonti utilizzate sono sostanzialmente i dati Istat delle forze lavoro e i dati flusso del Sistema informativo lombardo. 1 Scenario in un periodo di crisi La regione Lombardia è un contesto territoriale che presenta un tasso di occupazione sostanzialmente migliore rispetto ad altre realtà nazionali (Fig. 1).
Fig. 1 – Tasso di occupazione in Italia per province (Anno 2010).
Fonte: Elaborazioni dati Istat - Forze Lavoro 2010.
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A ciò si aggiunge, che la grave recessione economica non si tramutata in un elevato tasso di disoccupazione, i dati sulle Forze lavoro 2009 e 2010 forniscono un quadro stabile e addirittura positivo per quanto riguarda il numero complessivo di occupati (Tab. 1). Tab.1 – Occupati, Tasso di occupazione e di disoccupazione in Regione Lombardia.
Anno Occupati Tasso di occupazione Tasso di disoccupazione 2009 4.300 65,8 5,4 2010 4.527 65,1 5,6
Fonte: Istat – Forze lavoro 2009. Una disoccupazione che si concentrata soprattutto nella Provincia di Milano e in quelle limitrofe (Fig.2). Mentre le province di Bergamo e Sondrio risultano essere quelle che meno hanno sentito il peso della crisi, probabilmente per effetto di una minore dipendenza dal sistema economico-produttivo milanese.
Fig. 2 – Tasso di disoccupazione dei Sistemi Locali del lavoro in Regione Lombardia.
Fonte: Elaborazioni dati Sistemi Locali del lavoro, Istat 2009.
Una percentuale del tasso di disoccupazione che aumenta in alcuni casi del 300% nel 2009 e del 400% nel 2010 se si sposta l’attenzione verso una determinata classe di età, cioè i giovani tra i 15 e 24 anni. Tuttavia, in Lombardia, come del resto in tutta Italia, tale indicatore di bassa intensità lavorativa, non si associa né al rischio di povertà né alla grave deprivazione. Il Rapporto annuale dell’Istat (2011) evidenzia come l’assenza di difficoltà economica nasconde aspetti di vulnerabilità legati al fatto che i giovani sono protetti dal rischio di povertà dal reddito delle generazioni più anziane (con evidenti debolezze in
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termini di sostenibilità nel corso del tempo) e la mancata partecipazione al mercato del lavoro di uno o più componenti si associa al reddito elevato percepito dagli altri.
Fig.3 – Tasso di disoccupazione giovanile (15-24anni) per province.
Fonte: Elaborazioni dati Istat - Forze Lavoro 2009.
Fig.4 – Tasso di disoccupazione giovanile (15-24anni) per province.
Fonte: Elaborazioni dati Istat - Forze Lavoro 2009.
5 Il mercato del lavoro
L’aumento generale della disoccupazione giovanile evidenzia come sono soprattutto i giovani ad aver pagato le conseguenze più pesanti della crisi economica, ritardando il loro ingresso nel mercato del lavoro o non vedendosi rinnovare il proprio contratto. La presenza di contratti “atipici” e la loro breve durata rappresentano due importanti aspetti che si riflettano direttamente sulla ricerca del lavoro. Infatti, dopo le principali riforme del mercato del lavoro (Pacchetto Treu e Legge Biagi), il dualismo tra insider /outsider si è ampliato moltissimo e questo si è tradotto in una costante ricerca di nuove opportunità di lavoro sia per i disoccupati, sia per i lavoratori “atipici” consapevoli della loro precaria situazione contrattuale. Attraverso le informazioni ricavate dall’analisi delle fonti amministrative (Riquadro 1), è possibile conoscere questi due aspetti (tipo di contratto e durata), che riguardano i soggetti entrati nel mercato del lavoro in questi ultimi anni. Riquadro 1 L’analisi delle fonti amministrative per lo studio del mercato del lavoro L’obiettivo principale dell’analisi delle fonti amministrative è quello di ricavare informazioni riguardanti le dinamiche del mercato del lavoro. Tali fonti sono ottenute dall’elaborazione dei dati flusso derivanti dalle comunicazioni obbligatorie effettuate dalle aziende. Le principali informazioni disponibili sul lavoratore sono relative a ogni singola esperienza e contengono tra l’altro la data relativa all’avviamento, alla proroga, alla trasformazione, alla cessazione del rapporto di lavoro, il tipo di contratto, il settore e la qualifica del lavoratore, nonché le informazioni relative all’azienda che ha effettuato le comunicazioni. I dati a disposizione, una volta costruita un’opportuna serie storica degli stessi consentono di tracciare, per l’intero periodo di osservazione, la storia della persona (successione di eventi descritti per tipologia, numero e durata di ogni singolo contratto), associando a ciascun periodo dati di stato (qualifica, titolo di studio, settore lavorativo, ecc.). Queste informazioni sono disponibili dal 2004, e rientrano nei contratti oggetto di analisi quasi tutte le modalità di instaurazione del rapporto di lavoro (Art.9 Bis. Comma 2, D.L. 1/Ottobre 1996, n.510), compresi i tirocini di formazione e orientamento e ogni altro tipo di esperienza lavorativa a essi assimilati. L’unione degli archivi amministrativi lascia scoperti due ambiti: le esperienze lavorative extra Lombardia e le attività che non richiedono una comunicazione obbligatoria né l’iscrizione al Registro Imprese, ovvero le esperienze di praticantato professionale (legato all’accesso agli ordini professionali) e le attività autonome non di tipo imprenditoriale. Nel dibattito attuale si usa spesso l’inappropriato termine “dinamicità” per descrivere l’andamento del mercato del lavoro lombardo, presupponendo che gli attori sono coinvolti in una libera scelta dell’opportunità lavorative offerte, ma in realtà il 75% dei nuovi contratti è “atipico” ed è possibile che l’elevata mobilità sia dettata esclusivamente dalla breve durata dei contratti di lavoro (Tab.2).
6 Il mercato del lavoro
Tab. 2 -‐ Avviamenti per tipologia contrattuale 2009 e 2010 . Contratto Anno 2009 Anno 2010 Avviamenti Percentuale Avviamenti Percentuale Contratti a Tempo Indeterminato 390.512 25 411.657 24 Contratti a Tempo Determinato 683.174 44 728.495 43 Contratti a Progetto 215.853 14 245.028 14 Apprendistato 44.245 3 224.512 13 Altre forme contrattuali 207.631 14 84.717 5 Totale 1.541.415 100 1.694.409 100 Fonte: Elaborazione dati Crisp, Arilf e Sistemi Informatici Regione Lombardia. In altre parole, non si può escludere che nell’arco di un anno, i pochi lavoro disponibili siano frammentati in una moltitudine di contratti di lavoro, di volta in volta offerti agli stessi soggetti fino ai limiti di legge, per poi sostituire quest’ultimi con altri lavoratori precari. Questo è dimostrato anche da un dato significativo, ovvero il basso tasso di trasformazione1 dei contratti atipici in contratto indeterminato, che si può stimare intorno al 2 – 3 % degli avviamenti realizzati in un anno. Per arrivare al 25 per cento dei contratti a tempo indeterminato vanno sommati i pochi fortunati che iniziano subito con tale contratto di lavoro e poi non vanno dimenticate le ristrutturazioni aziendali che possono sostanzialmente alterare il dato.2 A ciò si aggiunge, che il 70 % dei rapporti di lavoro si concludono entro cinque anni (Tab. 3). Tab. 3 - Rapporti conclusi e non conclusi per tipologia contrattuale dal 2004 al 2009. Tipologia Rapporti conclusi Per. Rapporti non conclusi Per. Apprendistato 267.754 75 88.167 25 Co.co.pro 305.895 90 35.048 10 Lavoro somministrato 885.907 92 77.791 8 Tempo determinato 1.657.926 77 483.300 23 Tempo indeterminato 1.114.246 52 1.034.979 48 Totale 4.231.731 71 1.719.285 29 Fonte: Mezzanzanica, Dinamicità e sicurezza i dati del lavoro che cambia. Il mercato del lavoro in Lombardia. Guerini, Milano. Gli esperti del settore avanzano tre possibili ipotesi sui motivi che possono spiegare la mancanza di “monotonia” del contratto indeterminato in regione Lombardia. La prima fa riferimento alla regolamentazione del nostro mercato del lavoro. Infatti, la principale caratteristica dell’attuale mercato del lavoro italiano è il suo grado di complessità. Per l’esattezza tale caratteristica passa sotto il nome di “ingegneria contrattuale”,3 termine utilizzato per definire i più svariati tipi di contratti che il nostro attuale ordinamento prevede nella regolamentazione tra domanda e offerta di lavoro.
1 Si ha trasformazione allorché il prolungamento del rapporto iniziale comporti una trasformazione legale dello stesso: da contratto a termine a contratto a tempo indeterminato, da tempo parziale a tempo pieno, da apprendistato a contratto a tempo indeterminato, da contratto di inserimento a contratto a tempo indeterminato (Decreto InterMinisteriale del 30 ottobre 2007, in vigore da gennaio 2008). 2 Per esempio, i lavoratori di una azienda che cambia la propria Ragione sociale per vari motivi, pur rimanendo nello stesso luogo di lavoro e con stesse mansioni, formalmente risultano aver cambiato lavoro. 3 Boeri T., Garibaldi P. (2008), Un nuovo contratto per tutti, Chiarelettere editore srl, Milano.
7 Il mercato del lavoro
Sicuramente l’aver ampliato e “tipicizzato” diverse figure contrattuali, dando una veste legale alla precarietà preesistente, ha generato un costante ricorso all’autorità giudiziaria, la quale nella quasi totalità dei casi4 obbliga l’azienda ad assumere il lavoratore con contratto a tempo indeterminato, al pagamento dei contributi non versati e ai costi legali. Paradossalmente alle aziende, soprattutto se di media-grande dimensione, conviene assumere lavoratori con contratti a tempo indeterminati e concludere il rapporto di lavoro prima della fine del periodo di prova. La seconda motivazione riguarda la collocazione dei lavoratori verso una società esterna, con la quale l’azienda stipula un rapporto di somministrazione di personale (da non confondere con le Agenzie di somministrazione). Questi nuovi soggetti sono società che lavorano nel settore dei Servizi alle imprese offrono manodopera e spesso dipendono in maniera rilevante dalle grosse commesse con importanti società nei settori finanziario, energetico, delle telecomunicazioni e anche della pubblica amministrazione. Nel caso venga meno il rapporto, il rischio è un licenziamento collettivo di tutti i dipendenti. Infine, l’ultimo motivo è legato a una effettiva “dinamicità” dei lavoratori, il cosiddetto job-to-job 5, un cospicuo movimento da lavoro a lavoro senza passare “realmente” nella condizione di disoccupato. Il limite delle fonti amministrative rispetto alle classiche indagini è quello di non poter approfondire l’argomento verso tematiche specifiche,6 pertanto con i dati attualmente disponibili risulta molto difficile dimostrare queste ipotesi. Mentre, sempre attraverso le Comunicazioni obbligatorie è possibile osservare la distribuzione territoriale degli Avviamenti e il peso delle singole province. In termini di valori assoluti, le province più densamente popolate sono anche quelle che presentano un numero di avviamenti al lavoro al loro interno più elevato7 (Fig. 5). In realtà, all’interno della Provincia di Milano, il numero di Avviamenti al lavoro è molto più alto. Infatti, se postiamo l’attenzione dal luogo di residenza a quello di lavoro, quasi il 50 % delle persone che abitano in Regione Lombardia lavorano a Milano o nei comune limitrofi (Fig. 6). Un concentrazione che produce una forte dipendenza da parte di alcune province lombarde, come la Brianza, che presenta, in un periodo di crisi, buone performance occupazionali solo per l’elevato pendolarismo verso la città di Milano8 (Fig. 7).
4 Secondo stime fatte da esperti della materia, la percentuale è circa dell’ottanta per cento. 5 Per maggiori informazioni sul termine, si veda Reyneri (2011), Sociologia del mercato del lavoro I,Capitolo III, Il Mulino, Bologna. 6 In questo caso, le fonti amministrative possono essere utilizzate solo per fornire un quadro esatto della popolazione di riferimento da cui estrarre il campione per una eventuale indagine. 7 A questi vanno aggiunti i quasi 120 mila lavoratori che ogni anno arrivano da altre Regioni (Mezzanzanica M., Il mercato del lavoro lombardo che cambia tra flessibilità e figure professionali emergenti. Convegno: Le Politiche Attive del Lavoro per lo sviluppo e l’occupazione. Convegno promosso da : CIGL Lombardia. - Sesto San Giovanni, 30 giugno 2011). 8 Per maggiori informazioni si vede: Giubileo (2012), L'efficacia del sistema dotale in Afol Monza-Brianza, in fase di pubblicazione.
8 Il mercato del lavoro
Fig. 5 – Distribuzione Avviamenti al lavoro per Provincia
Fonte: Elaborazione dati Crisp, Arilf e Sistemi Informatici Regione Lombardia.
Fig. 6 – Distribuzione percentuale del luogo di lavoro dei Lavoratori Residenti
Fonte: Elaborazione dati Crisp, Arilf e Sistemi Informatici Regione Lombardia.
9 Il mercato del lavoro
Fig. 7 – Pendolarismo verso la provincia di Milano da parte delle altre province Lombarde
Fonte: Elaborazione dati Crisp, Arilf e Sistemi Informatici Regione Lombardia.
La dipendenza è soprattutto verso i servizi presenti nel Core metropolitano milanese, che in tutta la Regione rappresenta oltre il 75% di tutti i nuovi avviamenti (Tab 4). Tab. 4 -‐ Avviamenti per settore di attività economica, Anno 2010 Settore Valori Assoluti Percentuale Commercio e servizi 1.282.890 76 di cui: Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 233.523 Servizi di supporto alle imprese 221.998 Commercio all'ingrosso e al dettaglio 165.002 Istruzione 125.023 Servizi di informazione e comunicazione 124.171 Industria in senso stretto 254.754 15 di cui: Attività manifatturiere 244.903 Fornitura di acqua e gestione dei rifiuti 5.179 Fornitura di energia elettrica e gas 2.737 Estrazione di minerali da cave e miniere 1.935 Costruzioni 117.895 7 Agricoltura 35.421 2 Dato non disponibile 3.449 0 Totale 1.694.409 100 Fonte: Elaborazione dati Crisp, Arilf e Sistemi Informatici Regione Lombardia.
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Sono soprattutto i settori della ristorazione, commercio all’ingrosso e i servizi alle imprese a trainare il mercato del lavoro lombardo. Tuttavia, tra il 2004 e il 2009, solo la metà dei lavoratori con contratti a tempo indeterminato risulta non aver concluso il proprio rapporto di lavoro9 (Tab.7). Tab. 5 - Durata dei rapporti a tempo indeterminato per settore Da 1 mese a
6 mesi Da 6 a 2 anni
Da più di due anni
Non concluso Totale
Settore : Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 21 19 6 55 100 Servizi di supporto alle imprese 23 20 5 52 100 Commercio all’ingrosso e al dettaglio 14 19 10 57 100 Periodo di riferimento: 2004 - 2009 Fonte: Mezzanzanica, Dinamicità e sicurezza i dati del lavoro che cambia. Il mercato del lavoro in Lombardia. Guerini, Milano. In conclusione di questo paragrafo , si sono stimati gli effetti marginali di un Logit sulle possibilità di trovare lavoro10 (Tab. 6). Tab.6 - Marginali del modello Logit sulle possibilità di essere occupati
dy/dx Std. Err. z P>z [95% Conf. Interval]
Sesso
-.10 .003 -29.91 0.00 -.1117365 -
.0979929 Classe Età 35-54 -.16 .004 -35.34 0.00 -.1703883 -.152483
Oltre 55 -.04 .006 -7.22 0.00 -.0608256 -
.0348412 Titolo di studio
Licenza Elem/Media -.09 .007 -12.25 0.00 -.1051379 -
.0761253
Superiori -.18 .007 -25.03 0.00 -.1961863 -
.1676922
Laurea/Post-Laurea -.20 .008 -25.85 0.00 -.2229109 -
.1914956 Cittadinanza UE -.00 .013 -0.18 0,59 -.0286409 .0238498 Non - UE .03 .006 5.03 0.00 .0198634 .0452576 9 Si sottolinea come un quinto dei lavoratori nei settori della ristorazione e dei servizi alle imprese hanno visto il proprio contratto indeterminato interrompersi entro i primi sei mesi e una delle possibili spiegazioni è la prima ipotesi avanzata nelle pagine precedenti. 10 In Appendice è disponibile la categorie delle variabili utilizzate e la loro distribuzione percentuale. Per maggiori informazioni sul l’argomento si veda: Drukker D. M. (2010) Using margins to estimate partial effects, Italian Stata Users Group meeting, Bologna, November (http://www.stata.com).
11 Il mercato del lavoro
Stato Civile -.04 .003 -11.99 0.00 -.0542485 -
.0390006 Precedente Esper. Lavor .63 .003 160.39 0.00 .631697 .6473268 *Categoria di riferimento: Uomini; 15 – 34; Nessun Titolo; Italiana ;Non Coniugato; Nessuna esperienza. Fonte: Elaborazioni dati Istat – Forze lavoro 2009. Le possibilità per una donna di trovare lavoro rispetto a un uomo sono inferiori al 10%, inoltre il modello sottolinea anche quanto è importante per aumentare le chance di trovare lavoro avere precedenti esperienze lavorative. Sono molte le ipotesi che in passato hanno tentato di spiegare tale discriminazione: quella che raccoglie più credito vede come principale causa i tentativi della domanda di lavoro di ridurre eventuali costi del lavoro legati alla volontà delle donne di voler dei figli. Quali professioni sono richieste in Lombardia Tramite le fonti amministrative è possibile conoscere quali siano le professioni più richieste nel mercato del lavoro. Recentemente ISTAT e ISFOL hanno realizzato un lavoro che ha portato alla elaborazione di un nuovo repertorio delle qualifiche professionali, basato sul criterio della competenza. Questi grandi gruppi sono stati a loro volta aggregati ulteriormente da parte del CRISP (Centro di Ricerca Interdipartimentale sui Sistemi Sanitari e le Politiche di Welfare) e successivamente analizzati.11 Gli avviamenti sono stati suddivisi per livello di skill: high, medium e low. Il Riquadro 2, evidenzia la metodologia di aggregazione delle qualifiche professionali utilizzata. Riquadro 2 Classificazione skill level High skill level Medium skill level Low skill level Legislatori, dirigenti e imprenditori. Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione. Professioni tecniche.
Impiegati. Professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi Artigiani. Operai specializzati e agricoltori.
Conduttori di impianti e operai semiqualificati Addetti a macchinari fissi e mobili Professioni non qualificate
Analizzando gli Avviamenti per livello di skill, si osserva per la regione una presenza maggiore di figure di medio e basso livello (Tab. 7). I valori vanno dal 99% del settore agricolo, segnalando un bisogno maggiore di operai agricoli piuttosto di laureati in agraria, al 67% dei servizi.
11 Per maggiori informazioni si veda: Mezzanzanica M., (2010), Dinamicità e sicurezza i dati del lavoro che cambia. Il mercato del lavoro in Lombardia. Guerini Editore, Milano, pg. 71.
12 Il mercato del lavoro
Tab . 7 - Avviamenti per settore e livello di skill, Anno 2010 Agricoltura Servizi Costruzione Industria Low 63 18 41 43 Medium 35 49 52 35 High 1 33 7 18 Totale 100 100 100 100 * Valori espressi in percentuali. Fonte: Elaborazione dati Crisp, Arilf e Sistemi Informatici Regione Lombardia. Per quanto riguarda la tipologia contrattuale con la quale nel 2010 si sono instaurati i rapporti di lavoro nel settore dei Servizi, che si ricorda raggruppa il 76% del totale degli Avviamenti, questi vedono una maggiore stabilità nei Low e Mediun Skill, mentre più dell’80% degli avviamenti che fanno riferimento alle qualifiche professionali più elevate è atipico (Tab. 8). In letteratura, per spiegare tale fenomeno si richiama al particolare tessuto produttivo lombardo caratterizzato da micro-imprese e questo comporta una bassa domanda di lavoro verso professioni altamente qualificate, rispetto ad una offerta di lavoro altamente qualificata sempre più numerosa (per effetto dell’inflazione del titolo di studio), disposta ad abbassare il proprio salario di riserva e le proprio pretese contrattuali pur di svolgere un lavoro coerente con il proprio titolo di studio (si tratta del job-competition model argomento del prossimo paragrafo). Tab. 8 - Avviamenti per contratto e livelli di skill nel settore dei Servizi, Anno 2010
Tempo
Indeterminato Tempo
determinato Lavoro a progetto Apprendistato Altre
comunicazioni Totale
Low 50 36 3 1 10 100 Medium 31 38 12 6 13 100 High 18 31 28 2 21 100 * Valori espressi in percentuali.
Fonte: Elaborazione dati Crisp, Arilf e Sistemi Informatici Regione Lombardia. Tuttavia, quei pochi lavoratori High skill del settore dei Servizi che riescono ad ottenere un contratto a tempo indeterminato, sono anche coloro che hanno maggiori chance di stabilità del proprio rapporto di lavoro, mentre solo il 38 % dei lavoratori Low Skill nello stesso settore non ha ancora concluso il proprio rapporto di lavoro dopo cinque anni (Tab. 9). Tab. 9 - Distribuzione dei rapporti a tempo indeterminato (2004 - 2009).
Da 1 mese a 6 mesi
Da 6 a 2 anni
Da più di due anni
Non concluso Totale
Low 32 25 17 38 100 Medium 19 19 8 54 100 High 12 19 10 59 100 Totale 23 21 8 48 100 * Valori espressi in percentuali. Fonte: Mezzanzanica, Dinamicità e sicurezza i dati del lavoro che cambia. Il mercato del lavoro in Lombardia
13 Il mercato del lavoro
Infine, osservando le principali qualifiche degli Avviamenti, si può constatare che il 40% del lavoro offerto in Lombardia è sostanzialmente concentrato nelle attività commerciali (commessi nella grande distribuzione e vendite al dettaglio) e in professioni non qualificate (Tab. 10). Tab. 10 – Avviamenti per qualifica, Anno 2010 Qualifica Avviamenti Percentuale Professioni nelle attività commerciali 384.487 23 Professioni non qualificate 286.485 17 Professioni tecniche 286.208 17 Artigiani, operai specializzati e agricoltori 205.248 12 Impiegati 197.847 12 Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione 173.599 10 Conduttori di impianti e operai semi-qualificati 121.045 7 Legislatori, dirigenti e imprenditori 12.562 1 Dato non disponibile 26.928 2 Totale 1.694.409 100 Fonte: Elaborazione dati Crisp, Arilf e Sistemi Informatici Regione Lombardia. Alla luce delle considerazioni fatte, la “dinamicità” del mercato del lavoro lombardo richiama molto la mobilità occupazionale anglossassone, con la propagazione dei bad jobs che nel lungo periodo rischiano di provocare una forte polarizzazione sociale con l’aumento dei cosiddetti working poor. Performance e coerenza professionali delle lauree lombarde Il paragrafo intende evidenziare come esista all’interno del contesto lombardo una particolare offerta di lavoratori con elevate credenziali educative più ampia delle necessità del sistema produttivo. La prospettiva contraddice l’assunzione dell’economia neoclassica di un equilibrio tra domanda ed offerta di lavoro ed è in relazione alle considerazione avanzate nel secondo capitolo sul job vacancy rate. Capire in che modo le imprese scelgono i lavoratori da assumere è alla base del job-competition model.12 Il job-competition model ipotizza che l’istruzione sia correlata con la produttività economica potenziale dei candidati, dove il processo di allocazione del lavoro opererebbe in questo modo:
1. sul mercato diventa disponibile un posto di lavoro; 2. i soggetti a conoscenza di questa nuova disponibilità e interessati al lavoro si
impegnano per ottenerlo; 3. il datore di lavoro deve scegliere il miglior candidato (il più produttivo e il meno
costoso) tra quelli disponibili per svolgere il tipo di lavoro richiesto.
12 Thurow, L. (1975), Generating Inequality: Mechanisms of Distribution in the US Economy, New York: Basic Book.
14 Il mercato del lavoro
Sulla base di questo argomento, secondo quanto suggerito dal job-competition model, ci si può attendere che gli individui che posseggono un tipo di laurea che fornisce competenze e conoscenze più facilmente spendibili sul mercato del lavoro, dato il carattere maggiormente professionalizzante degli studi, sperimentino un modello di transizione differente da quello che invece attende i laureati in discipline meno specializzanti13 . Terraneo mette in luce come la condizione di sovraistruzione coinvolge una quota piuttosto consistente dei neolaureati italiani e questo determina pesanti conseguenze per la società nel suo complesso: oltre un quarto dei neolaureati occupati a circa tre anni dal conseguimento del titolo si trova impegnato in un lavoro per il quale il possesso della laurea si rileva non necessario o eccessivo per le concrete mansioni che è chiamato a svolgere14. In conclusione del suo articolo, sempre Terraneo ipotizza che è realistico supporre che i laureati sovraistruiti in cerca di una nuova occupazione concorrano con i laureati appena usciti dal sistema formativo per gli stessi posti di lavoro ed è esattamente quello che è successo in Lombardia nel 2010.15 L’offerta è risultata sovrabbondante perché si è creato un accumulo: i nuovi laureati si sono sommati ai laureati dell’anno precedente che non avevano trovato occupazione a causa dell’irrompere della crisi, creando un effetto “onda”, la domanda proveniente dal sistema delle imprese non si è concentrata sui laureati più recenti, ma si è spalmata su più coorti di laureati16. La ripresa è stata insufficiente ad assorbire la massa di disoccupazione che si era accumulata, gli ultimi arrivati sono stati penalizzati dalla concorrenza proveniente dai colleghi laureatisi l’anno precedente, ancora sul mercato, spesso più attraenti perché nel frattempo avevano acquisito qualche esperienza di lavoro (in molti casi si tratta di prestazioni di lavoro gratuite). L’analisi che verrà presentata nelle pagine seguenti sulle performance occupazionali per indirizzo di laurea, approfondirà il tema proposto dalla teoria del job-competition model, mostrando una generale radicalizzazione delle tendenze già presenti nel passato. Tutte le informazioni presenti sono una sintesi del Report Specula (2011) e la ricerca si basa su un impianto metodologico, ormai sperimentato, che utilizza l’unione di tre tipologie di archivi amministrativi:17
• la banca dati dei laureati di undici Università lombarde negli anni 2006, 2007, 2008 e 2009;
• la banca dati delle Province Lombarde o dei loro Osservatori (OML), che raccoglie dal 2001 le informazioni sugli avviamenti, le cessazioni e anche le trasformazioni dei rapporti di lavoro in Lombardia.
13 Ortiz, L., Kucel, A. (2008), Do Fields of Study Matter for Over-education? The Cases of Spain and Germany, in International Journal of Comparative Sociology, n. 49, pp. 305-327 14 Terraneo M.,2010, Istruzione e lavoro: la condizione dei neolaureati italiani, Stato E Mercato, dicembre/n. 90, Il Mulino,Bologna. 15 Ibidem. 16 SPECULA Lombardia (2011), Laureati in Lombardia: è ancora crisi ?, Camera di Commercio di Milano, L’articolo è consultabile al sito: www.formaper.it. 17 Il 28% degli studenti laureati, sfugge completamente dalle rilevazioni COB e RI, e l’analisi mostra che questa percentuale è molto più elevata per gli indirizzi che prevalentemente preparano ad attività di ricerca e quindi incontrano maggiori opportunità fuori dall’Italia.
15 Il mercato del lavoro
• la banca dati Infocamere, derivata dai Registri Imprese delle Camere di Commercio che raccoglie i dati sulle imprese e gli imprenditori in Lombardia.
In generale, nel 2010 il sistema lombardo ha, infatti, inserito 35.308 laureati del triennio 2007-2009, contro i 32.575 laureati del triennio 2006-2008, assorbiti nel 2009, con un aumento dell’8,4%. Tuttavia, la sproporzione tra l’offerta e la domanda ha rafforzato l’asimmetria nel potere contrattuale ed ha permesso ai datori di lavoro maggiori processi di selezione, producendo una serie di conseguenze, quali: 1. un ulteriore peggioramento dei contratti proposti18. La modalità di inserimento più
utilizzata è il tirocinio, seguono tempo determinato e collaborazione a progetto.
Graf.3.1 - Contratto di primo inserimento dei laureati 2009
Fonte: SPECULA (2011)“Laureati in Lombardia: è ancora crisi?”, Camera di Commercio di Milano,www.formaper.it
2. Una maggiore attenzione alla corrispondenza dei profili richiesti rispetto alle
esigenze specifiche. 3. Una penalizzazione delle donne, che a parità di altre condizioni, rappresentano un
investimento più rischioso perché potrebbero decidere di avere dei figli. Tale considerazioni si collega a quelle precedentemente avanzate e sono ulteriormente rafforzate dal fatto che le donne sono avviate in misura maggiore con contratti brevi.
18 L’importanza dei contratti temporanei è ormai da anni una costante, ma nel 2010 si osserva un loro ulteriore deterioramento, testimoniato soprattutto dalla crescita del lavoro intermittente, delle collaborazioni occasionali, degli stage e anche del lavoro autonomo imprenditoriale, che a differenza di quanto avveniva nel passato, nasconde sempre più spesso situazioni di debolezza e di lavoro non continuativo.
Serie1, Tirocinio, 27,5, 27%
Serie1, Altro, 1, 1%
Serie1, Imprenditori,
6,7, 7% Serie1, Tempo indeterminato,
7, 7%
Serie1, Apprendistato,
5, 5%
Serie1, Inserimento,
1,7, 2%
Serie1, Tempo determinato, 23,1, 23%
Serie1, Somministrazion
e, 4,9, 5%
Serie1, IntermiIente,
1,7, 2%
Serie1, A progeIo, 21,4,
21%
16 Il mercato del lavoro
Tornando all’argomento centrale del paragrafo, vediamo in dettaglio per i principali indirizzi universitari quali sono le loro performance occupazionali e la loro la coerenza tra titolo di studio e posizione professionale: Gli indirizzi economici in generale trovano collocazione trasversalmente in tutti i settori, ma risultano più presenti nel comparto bancario e assicurativo e nella consulenza gestionale. Si verifica una presenza di contratti formativi superiore alla media, delineando una situazione lavorativa che garantisce una certa stabilità e continuità coniugata a tutele sociali. Per alcuni degli indirizzi economici è significativa la quota di laureati che trova lavoro all’estero Gli indirizzi politico sociali e scienze della comunicazione mostrano tassi di avviamento piuttosto differenti, in genere sopra la media. Le modalità contrattuali di entrambi gli indirizzi sono in genere instabili e poco tutelanti, se non gratuite (collaborazioni e tirocini), ad eccezione di servizio sociale che vede prevalere il contratto dipendente a tempo determinato.19 In molti casi si tratta di occupazioni poco coerenti con gli studi effettuati e i settori di inserimento sono variegati. I più importanti sono: servizi alle imprese, studi di mercato, pubblicità e commercio al dettaglio. Le lauree giuridiche presentano tassi di avviamento particolarmente bassi. Grazie alle indagini sul placement condotte dagli Atenei è stato possibile stimare il peso del praticantato, che rappresentano la modalità di impiego prevalente. Anche con queste integrazioni la quota di laureati che non risulta avere alcuna occupazione resta molto elevata. I settori di inserimento principali appaiono coerenti con l’indirizzo di studi: banche e attività legali. Scienze della formazione primaria presenta un tasso di avviamento piuttosto elevato, anche perché il ridimensionamento dell’organico operato nella scuola primaria e dell’infanzia è stato compensato dall’elevato turnover connesso alle riforme del sistema previdenziale. Prevalgono i contratti a tempo determinato, ma con elevati indicatori di continuità occupazionale. Raramente tuttavia l’occupazione è continuativa in tutti i mesi dell’anno, ma riflette il calendario scolastico e subisce l’interruzione estiva. Alquanto diversificati i tassi di avviamento per gli indirizzi linguistici che presentano percentuali di avviamento superiori alla media, ma per oltre la metà dei casi si tratta di lavori che non assicurano continuità. Infatti, i contratti sono più frequentemente di dipendenza a tempo determinato, di apprendistato e di somministrazione. Gli avviamenti risultano piuttosto distribuiti tra tutti i settori, con un peso rilevante dell’istruzione, del commercio all’ingrosso (filiali commerciali di grandi aziende, spesso multinazionali) e della manifattura, in particolare meccanica. Si tratta di lavori non continuativi con molti mesi di non lavoro e non sempre coerenti con gli studi svolti. Filosofia e lettere presentano un tasso di inserimento inferiore alla media con contratti non stabili e frequentemente anche poco tutelati (prevalenza di avviamenti a tempo determinato, di collaborazioni e tirocini). L’istruzione, l’editoria sono i principali settori di sbocco, ma anche il commercio al dettaglio a conferma delle difficoltà occupazionali di questi indirizzi. In maggiore difficoltà scienze dei beni culturali e storia che presentano percentuali di avviamento tra le più basse della media,20 con contratti che non assicurano continuità di lavoro e neppure di reddito e soprattutto evidenzia sbocchi occupazionali non sempre
19 Tra il 2009 e il 2010, per le lauree in comunicazione, la situazione lavorativa è peggiorata con una percentuale di avviati inferiore e un peggioramento della situazione contrattuale. 20 Gli indirizzi peggiori in termini di coerenza e di occupabilità.
17 Il mercato del lavoro
coerenti con il percorso di studi: tra i settori principale si trova infatti il commercio al dettaglio (commessi). Per gli indirizzi biologici e agroalimentari i tassi di avviamento sono generalmente piuttosto bassi. I dati contrattuali e di continuità occupazionale confermano le difficoltà di questi indirizzi che hanno contratti altamente instabili, spesso non tutelati e non continuativi. Inoltre, per l’indirizzo in Biotecnologie è piuttosto elevata la quota di coloro che stanno proseguendo gli studi in altri territori, probabilmente all’estero dove possono contare su sbocchi occupazionali più interessanti nell’attività di ricerca. Psicologia presenta un numero di laureati piuttosto alto rispetto a un mercato già piuttosto affollato. La bassa percentuale di avviati e la prevalenza di modalità contrattuali instabili e spesso non tutelate confermano la non facile situazione di questo nutrito gruppo di laureati. Anche considerando il dato degli psicologi che avviano un’attività professionale o di tirocinio obbligatorio, la situazione non migliora di molto. Notoriamente molto richieste le professioni sanitarie, infermieristiche e ostetriche che registrano una percentuale di avviati che supera l’80% e coerentemente con il loro percorso di studio trovano lavoro nel settore sanitario. Le modalità contrattuali del primo ingresso avviene tramite contratti a tempo indeterminato o tempo determinato. Più variegata la situazione delle altre discipline sanitarie, che trovano occupazione anche nei settori dell’assistenza o in laboratori di analisi, con percentuali di avviamento molto più limitate per quanto riguarda il lavoro dipendente o parasubordinato, ma che lavorano frequentemente anche in forma autonoma o imprenditoriale. Buona la situazione dei laureati informatici, che hanno una percentuale di avviati del 74%, con contratti spesso stabili e tutelati. Il settore d’impiego principale si conferma l’informatica (software e hardware). Superiore alla media è anche il dato delle collaborazioni, ma l’occupazione risulta generalmente continuativa. I chimici registrano una percentuale di avviati del 66%, ma con poche tutele e lavori discontinui. Sbocco privilegiato resta l’industria chimica. Una quota rilevante prosegue gli studi e trova lavoro all’estero. Gli indirizzi ingegneristici si tratta delle lauree con le migliori percentuali di inserimento con contratti stabili e tutelanti (ad eccezione degli indirizzi ambientali). Hanno come settore principale di sbocco la manifattura, prevalentemente meccanica, elettronica e informatica. Per i laureati in architettura, ingegneria civile e design le percentuali di avviamento sono basse. Il dato relativo ad architetti ed ingeneri edili viene in parte ridimensionato se si considera anche la libera professione, ma è comunque elevata la percentuale di architetti non occupati. Le indicazioni provenienti dall’ordine professionale confermano le difficoltà per questa professione a causa di un mercato sovraffollato e di una contemporanea crisi del settore edile. Le modalità contrattuali prevalenti (collaborazione a progetto o con partita IVA) non assicurano continuità occupazionale né forme di tutela. Nelle pagine seguenti, si presenta al lettore due tavole che riassumono le considerazioni appena fatte. Le informazioni sono le stesse, ma per una migliore interpretazione, vengono offerte prima da un punto di vista del settore economico e successivamente da un punto di vista dell’indirizzo di laurea (Tav. 1 e Tav. 2).
18 Il mercato del lavoro
Tav. 1a - Neolaureati avviati per settore
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19 Il mercato del lavoro
Tav. 1b - Neolaureati avviati per settore
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21 Il mercato del lavoro
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22 Il mercato del lavoro
In conclusione, la situazione occupazionale dei laureati, seppur caratterizzata da alcuni tratti comuni, appare molto differente a seconda dell’indirizzo di studi. Dai dati relativi ai laureati del 2009 avviati nel biennio 2009-2010 è possibile identificare due gruppi con situazioni occupazionali contrapposte:
a) da un lato vi sono gli indirizzi di laurea con alte percentuali di avviati, un’elevata presenza di contratti dipendenti stabili e coerenza tra titolo di studio e professione svolta;
b) dall’altro lato vi sono gli indirizzi che registrano basse percentuali di avviamenti, con contratti parasubordinati o tirocini, con lavori che risultano non continuativi, oltre che generalmente non coerenti.
Schema Performance occupazionali per indirizzi di laurea a)Elevato tasso di avviamento, contratti dipendenti, elevata % occupazione prevalente, durata superiore alla media, alta coerenza
Professioni infermieristiche (incluse le professioni sanitarie della prevenzione e della riabilitazione, che spesso svolgono attività autonome) Odontoiatria e Farmacia Area matematico-ingegneristica (informatica, matematica, ingegneria e chimica ) Formazione primaria, Scienze dell’educazione Servizio sociale Economia bancaria/aziendale e Statistica
b)Basso tasso di avviamento, bassa % occupazione prevalente, durata inferiore alla media, bassa coerenza
Veterinaria Giurisprudenza Architettura e Design Agraria Lettere, Filosofia, Storia e Beni culturali Scienze politiche Economia per l’ambiente e la cultura
A ciò si aggiunge che la domanda di lavoro è diventata estremamente pretenziosa verso le competenze che riguardano i laureati del secondo gruppo. In tal senso, colpisce la discrasia tra le caratteristiche richieste (molto giovani, buon curriculum, conoscenza fluente delle lingue, conoscenze informatiche, esperienze lavorative, ecc.) e la povertà delle proposte lavorative (redditi bassi, largamente inferiori a quelli medi europei, contratti senza garanzie, sottoccupazione). L’inflazione delle credenziali educative come conseguenza del vantaggio che il conseguimento di titoli di studio elevati assicura sul mercato del lavoro sembrerebbe portare a un progressivo innalzamento dei livelli di istruzione, anche in assenza di una reale necessità di questo da parte del mercato del lavoro.21 Questo produce non pochi dubbi sull’effettiva difficoltà da parte dei rappresentanti del mondo produttivo di reperire laureati con caratteristiche adeguate. Sul piano sociale tale fenomeno segnala la difficoltà del sistema economico italiano di assorbire manodopera altamente qualificata.22
21 Terraneo M.,2010, Istruzione e lavoro: la condizione dei neolaureati italiani, Stato E Mercato, dicembre/n. 90, Il Mulino,Bologna. 22 Da un lato il terziario, che rappresenta il principale bacino di sbocco per il lavoro ad alta qualifica, si presenta con una struttura fortemente dicotomica. Le grandi imprese terziarie inseriscono i laureati con contratti tendenzialmente stabili, magari dopo uno stage o una prestazione temporanea. Le piccole imprese terziarie, invece, attingono a piene mani a tutto il vasto campionario di contratti flessibili. D’altro lato le imprese manifatturiere, in particolare le più piccole, ricorrono da sempre in misura ridotta a laureati; esse raramente riconoscono alle conoscenze, e in particolare a quelle connesse all’istruzione formale, un ruolo altrettanto importante del capitale fisico.
23 Il mercato del lavoro
La crisi ha fatto sentire tutto il peso del mantenimento della forza lavoro quando non è strettamente necessaria, ha fatto prevalere ancora di più l’attenzione alla flessibilità, a sfavore degli ultimi arrivati. D’altro canto, l’elevato numero di laureati in condizione di sovraistruzione rischia di spiazzare in molti casi i possessori di credenziali educative di livello inferiore, i quali rappresentano sempre di più i principali utenti dei Servizi pubblici per l’impiego.