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1 Giubileo Straordinario della Misericordia 8 dicembre 2015 - 20 novembre 2016 Misericordiosi come il Padre N OTIZIARIO P ARROCCHIALE N . 20 - DICEMBRE 2015 STAMPATO IN PROPRIO - e-mail: [email protected] Sito: http://www.parrocchie.it/trento/santostefano/ “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama” (Lc 2,14) Le Campane di Villazzano

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Giubileo Straordinario della Misericordia 8 dicembre 2015 - 20 novembre 2016

Misericordiosi come il Padre

N O T I Z I A R I O P A R R O C C H I A L E N . 20 - DICEMBRE 2015

STAMPATO IN PROPRIO - e-mail: [email protected]

Sito: http://www.parrocchie.it/trento/santostefano/

“Gloria a Dio

nel più alto

dei cieli

e sulla terra

pace

agli uomini,

che egli ama”

(Lc 2,14)

Le Campane

di Villazzano

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Carissime famiglie,la comunità cristiana di S. Stefano vi augura Buon Natale. Un Natale di Pace. Invito a pregare perché la Pace e la Giustizia del Signore Gesù siano un dono da accogliere, custodire e costruire: per tutte le situazioni e i luoghi della nostra terra in cui c’è violenza, ingiustizia, guerra. La preghiera del salmo esprime a quale speranza e missione siamo chiamati:

Non tornerai tu a ridarci la vita, perché in te gioisca il tuo popolo?Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annuncia la paceper il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con & ducia.

Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme, perché la sua gloria abiti la nostra terra.Amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno.Verità germoglierà dalla terra e giustizia si a) accerà dal cielo.Certo, il Signore donerà il suo bene e la nostra terra darà il suo frutto;giustizia camminerà davanti a lui: i suoi passi tracceranno il cammino.(Salmo 85,7-14)

Il Verbo di Dio che nasce nella nostra carne debole e mortale rivela che l’amore e la verità sono fatti l’uno per l’altra, non possono che stare insieme; la giustizia e la pace sono le due facce della stessa medaglia.La gioia del Natale vince il rumore delle armi; la Pace del Salvatore è dono per questa umanità amata da Dio; la luce divina non è spenta dalle tenebre della violenza e dell’odio; Gesù continua a nascere dove “non c’è posto”. Perché i muri siano abbattuti, il & lo spinato eliminato, la di/ denza si trasformi in accoglienza, la paura dell’altro diventi comprensione e solidarietà. Perché prevalga la legge del più debole su quella del più forte, l’interesse per la vita e la dignità di ogni uomo e donna e non per predominio e l’arricchimento di pochi.Premere i grilletti e i bottoni delle armi signi& ca solo morte e distruzione, signi& ca distruggere il futuro dell’umanità, e non la soluzione dei con0 itti. Gesù bambino ci dice che i piccoli, i bambini, i poveri sono sempre i primi da custodire, proteggere, “avvolgere” di attenzione e cura. Al centro, al cuore della storia e del nostro tempo ci deve essere sempre l’uomo, ogni uomo e la sua situazione; dobbiamo imparare a “contare & no a uno”, come fa il nostro Dio, Padre misericordioso con ciascuno dei suoi & gli, buoni e cattivi, giusti e ingiusti. p. Giorgio

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PER UN NATALE DI PACE E DI GIUSTIZIA

Gesù nasce nel mondo

Sono nato, piccolo bambino in una stalla annessa a una locanda,in un villaggio di una piccola provincia di un grande impero.Ero l’unica fi amma nell’oscurità, ma tu� e le forze delle tenebre da quel giorno non furono capaci di spegnere la luce che io recai nel mondo.Ma come un guizzo di luce procura gioia e pace al viaggiatore perduto nell’oscurità, così la mia luce reca pace a quelli che sono sul punto di arrendersi alla disperazione, oppressi dal mondo, o stanchi delle sue preoccupazioni e distrazioni.Ogni cuore è una stalla dove io posso nascere di nuovo,e dove sono io, c’è luce e vita, gioia e pace.Io aspe� o che tu giungi a essere contato tra i fi gli del Padre mio,allora io posso entrare nella stalla del tuo cuore e riempir� della mia vita.Giuseppe e Maria si recarono alla ci� à di David loro antenato,per farsi registrare, e allo stesso modo dovete volgere i vostri passi verso la casa del Padre,per essere annovera� tra quelli della sua famiglia.Non furono le mie prime parole: “Perché mi cercavate?Non sapevate che io devo essere nella casa del Padre mio?”.E non ho forse iniziato il mio ministero dicendo:“Conver� tevi, perché il regno dei cieli è vicino?”.Per questo di nuovo dico a voi: Pen� tevi, volgete lo sguardo alla casa del Padre;venite e siate annovera� tra i miei fratelli e le mie sorelle.Così nell’oscurità, di nuovo sarò generato dentro il vostro cuore e udrete angeli cantare: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli,

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e pace in terra agli uomini di buona volontà”.Ma questa è una promessa, un’occhiata sul regno avvenire.È ancora buio e voi dovete portarmi al mondo come Giuseppe mi portò in Egi� o.

La mia nascita in voi non è la fi ne, ma l’inizio del cammino.

Eravate nelle tenebre e ora la luce brilla dentro di voi,

la vita che è luce degli uomini;

le tenebre non possono capire, né sopraff are la mia luce.

Finché non mi fate nascere in voi, voi siete perdu� .

Ma se mi ricevete, vedrete e io vi manderò tra le tenebre

a dare vita a quelli che ancora vivono senza la mia luce.

Perché io devo nascere di nuovo in ogni fratello e sorella,

fi nché la mia luce sia su tu! e non ci sia più oscurità nel mondo.

(Richard Hobbs)

Rinascere Mi avvicino come ogni anno al presepe, con un misto di curiosità e disincanto. Chissà cosa troverò di nuovo, quale sorpresa mi è stata preparata. Ma qualcosa in me non sembra aspettarsi molto: “Cosa vuoi – mi dico –, troverai le solite statue, gli angioletti e la capanna, nulla di nuovo”.Sono quasi arrivato alla grotta quando mi corre incontro un bimbo – perché a volte le statue si mettono a parlare se le ascolti – che grida: “È nato, è nato Gesù, anche quest’anno è nato !!!”. Io non so che pensare. È una storia, una favola per bambini, mi dico. Io so bene che è nato, duemila anni fa, che Gesù ha preso carne umana, il Verbo si è fatto carne. L’ho imparato dal Vangelo, ci credo. Ma oggi, cosa signifi ca dire che nasce Gesù? La sua nascita è già avvenuta, non è che si ripeta di nuovo. Eppure presso il presepe trova un’altra statua che, con il volto raccolto nei suoi pensieri, sembra aspettarmi in un angolo. È un vecchio, ha l’aria di un saggio del deserto, sembra venire da un tempo antico. Mi avvicino e lui mi dice pensoso: “Cristo nasce ogni volta che nasce un cristiano, egli oggi deve nascere in noi”. Dietro di lui però gli fa eco un’altra fi gura, si chiama Nicodemo, che sembra averlo sentito e replica: “Come può un uomo rinascere quando è vecchio? Può forse rientrare nel seno di sua madre?”. Domanda antica ma che sento vera e in qualche modo sembra riportarmi ad un senso inaspettato di questa nascita. È una ri-nascita quello che cerco, quella che attendo. La rinascita di un cristiano, di me, di tutti noi. Cristo nasce ancora, certo, ma nella fede di chi lo accoglie, di chi lo fa diventare parte viva della sua esistenza, della sua stessa identità. Il cristiano è una ripresentazione di Cristo, è Cristo che nasce ancora.

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Mi fermo allora a contemplare la grazia di questa rinascita. È anzitutto un mistero, l’opera che solo lo Spirito può compiere. Non è l’esito di qualche fecondazione artifi ciale. Ci vuole un atto di amore, quello con cui lo Spirito semina nel cuore una parola di grazia, una promessa di vita. E tutto nell’intimità di un ascolto nascosto, che ciascuno vive nel segreto della propria vita, del proprio cuore e della propria libertà. Poi c’è il tempo lungo e misterioso della gestazione, della crescita nascosta. Ci vogliono nove mesi perché nasca un bambino: quanti ne servono perché rinasca un cristiano? Forse molti di più, magari molti di meno. Ma certamente serve la pazienza di un’attesa trepida e fi duciosa, il silenzio di chi lascia il tempo a Dio per dare nuova vita alla vita. Il parto non sarà senza gemito e dolore, senza travaglio: non nasce un cristiano senza le doglie, senza il coraggio di portare il dolore di un travaglio, di una cesura. Nascere è un distacco, e rinascere anche. Ma non solo: nasce un cristiano e il mondo non ha posto per lui. Nasce tra l’indifferenza di chi non sa che farsene della fede, o almeno così dà a vedere. Nascere nell’indifferenza sembra diffi cile, ma è così da sempre e non dovremmo stupircene più di tanto. Rinasce un cristiano solo perché qualcuno lo accoglie, mette la sua povera stalla a disposizione, lo prende tra le braccia, lo custodisce nel calore del suo affetto. Un cristiano per rinascer non ha bisogno di molto, ma di una Chiesa, sì: una Chiesa povera, magari, ma calda e accogliente come una grotta; una Chiesa fatta di uomini e di donne, di Maria e di Giuseppe, di pastori e di fanciulli, una Chiesa che sa dare affetto e fi ducia, che prende tra le braccia e protegge la fede fragile come quella di un cristiano che nasce. Perché nasce piccolo ovviamente come tutti i bambini: la sua fede sarà debole e delicata, piccola cosa di fronte ai pericoli che l’aspettano. Si nasce piccini e si rinasce alla fede tornando piccoli ancora. Ma questa vita nuova, questo piccolo cristiano che rinasce, ha la forza della vita nascente, dello Spirito. È piccolo ma cresce, e sorprende tutti per la gioia che porta, per la bellezza che risplende nel suo volto, per il miracolo di una fede più forte di ogni oscurità. Quando nasce un cristiano tutto è più bello, la notte meno tenebrosa, il mondo è migliore, la speranza ancora possibile.Aveva ragione il bambino, che io avevo ascoltato con sospetto. Cristo è nato, perché nasce un cristiano, perché rinasce la fede. L’uomo che mi ha accolto mi guarda con tenerezza e mi dice: “Sei forse tu il cristiano che è rinato stanotte?”.(Davide Caldirola – Antonio Torresin)

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Anno Giubilare della Misericordia

Dalla Bolla di Indizione del Giubileo straordinario della Misericordia

(8 dicembre 2015 – 20 novembre 2016): “Misericordiae Vultus”, di Papa

Francesco:

...Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza.

Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità.

Misericordia: è l’a� o ul� mo e supremo con il quale Dio ci viene incontro.

Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita.

Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere ama� per sempre nonostante il limite del nostro peccato.

Ci sono momen� nei quali in modo ancora più forte siamo chiama� a tenere fi sso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno effi cace dell’agire del Padre. È per questo che ho inde� o un Giubileo Straordinario

della Misericordia come tempo favorevole per la Chiesa, perché renda più forte ed effi cace la tes� monianza dei creden� .

...Il pellegrinaggio è un segno peculiare nell’Anno Santo, perché è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza. La vita è un pellegrinaggio e l’essere umano è viator, un pellegrino che percorre una strada fi no alla meta agognata. Anche per raggiungere la Porta Santa a Roma e in ogni altro luogo, ognuno dovrà compiere, secondo le proprie forze, un pellegrinaggio. Esso sarà un segno del fa� o che anche la misericordia è una meta da raggiungere e che richiede impegno e sacrifi cio. Il pellegrinaggio, quindi, sia stimolo alla conversione: attraversando la Porta Santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi.

...Un Anno Santo straordinario, dunque, per vivere nella vita di ogni giorno la misericordia che da sempre il Padre estende verso di noi. In questo Giubileo lasciamoci sorprendere da Dio. Lui non si stanca mai di spalancare la porta del suo cuore per ripetere che ci ama e vuole condividere con noi la sua vita. La Chiesa sente in maniera forte l’urgenza di annunciare la misericordia di Dio. ...

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Marc Chagall

Marc Chagall nasce a Liosno, presso Vitebsk nel 1887, primogenito di una famiglia ebrea di nove & gli. Dal 1906 al 1909 studia prima a Vitebsk, quindi all’accademia di Pietroburgo, dove è allievo anche di Léon Bakst. Nel 1910 si trasferisce a Parigi. Qui conosce le nuove correnti del momento, particolarmente il Fauvismo e il Cubismo. Si inserisce negli ambienti artistici d’avanguardia.Frequenta tra gli altri Guillaume Apollinaire e Robert Delaunay. Nel 1912 espone sia al Salon des Indépendants, che al Salon d’Automne. Delaunay lo fa conoscere al mercante berlinese Herwarth Walden, che nel 1914 gli allestisce una personale presso la sua galleria Der Sturm. Il sopraggiungere della guerra nel 1914 fa rientrare Marc Chagall a Vitebsk. Qui fonda l’Istituto d’Arte, di cui è direttore & no al 1920, quando gli subentra Malevich. Si trasferisce a Mosca.

Inizia a realizzare le decorazioni per il teatro ebraico statale “Kamerny”. Nel 1923 ritorna a Berlino e successivamente a Parigi. Qui ristabilisce i contatti e conosce Ambroise Vollard, che gli commissiona l’illustrazione di vari libri. Nel 1924 ha luogo una importante retrospettiva di Chagall presso la Galerie Barbazanges-Hodeberg. In seguito, e) ettua viaggi in Europa e anche in Palestina. Nel 1933 presso il Kunstmuseum Basel ha luogo una grande retrospettiva. Ma quasi contemporaneamente avviene l’ascesa del nazismo al potere in Germania.

Tutte le opere di Chagall vengono con& scate e ritenute “arte degenerata”. Alcune & gurano nell’asta tenuta alla Galerie Fischer di Lucerna nel 1939. A Chagall non rimane che rifugiarsi in America. Nel 1947 fa ritorno a Parigi, e nel 1949 si stabilisce a Vence in Provenza. Importanti mostre gli vengono dedicate dappertutto. Inizia la lunga serie di decorazioni di grandi strutture pubbliche. Nel 1962 disegna le vetrate per la sinagoga dello Hassadah Medical Center, presso Gerusalemme, e per la cattedrale di Metz. Nel 1964 realizza le pitture del so/ tto dell’Opéra di Parigi. L’anno dopo è la volta delle grandi pitture murali sulla facciata della Metropolitan Opera House di New York. Nel 1970 disegna le vetrate del coro e del rosone del Fraumünster di Zurigo. Di poco successivo è il grande mosaico a Chicago. Muore a Saint-Paul-de-Vence nel 1985.

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Il ! gliol prodigo. Il dipinto, realizzato da Chagall negli anni 1975-76, è conservato a Saint Paul de Vence, in Francia, presso una collezione privata. Non sorprende il racconto di una parabola evangelica nel percorso artistico di un pittore profondamente legato alla propria cultura ebraica: per Chagall Gesù e il Vangelo si collocano in continuità con la storia del proprio popolo. Nel periodo tra le due guerre, nel momento in cui Chagall sceglierà una via sempre più autonoma e personale, fatta di recupero della tradizione e di attenzione ad una calcolata trascrizione di tutto ciò che pare semplice, lineare e per& no infantile, inizia il racconto per immagini del grande codice della Bibbia, percepito ormai come il & lo conduttore della propria ricerca umana e artistica. Saranno soprattutto le & gure dei Patriarchi e

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delle narrazioni profetiche ad attrarre l’attenzione del nostro autore, & no alla riscoperta della & gura di Gesù, innestata nel cuore della tradizione del proprio popolo, tradizione che Chagall stesso cercherà di recuperare in maniera sempre più piena & no alla morte. L’immagine sembra onirica, sospesa, e le & gure centrali del padre e del & glio si stagliano in un villaggio dove sembra che l’intera popolazione ruoti intorno a loro per festeggiare l’incontro. Tutto il dipinto è immerso in un azzurro luminoso che si carica qua e là di macchie di colore intenso: bagliori di rosso e giallo, zone d’ombra blu o verde scuro. All’orizzonte si riconosce Vitebsk, paese natale di Chagall, il luogo dove egli aveva respirato la sua fede ebraica e aveva assaporato qualcosa del mondo religioso e incantato dei Chassidim. La strada che si snoda al centro del dipinto conduce proprio là in quel gruppo di case assiepate attorno al campanile di una chiesa cristiana. Sul lato opposto a Vitebsk nella parte destra della tela, in basso, s’intravede ancora Chagall con un cavalletto da pittore alle spalle mentre si allontana dal villaggio. Tutto il percorso umano e spirituale del pittore è qui riassunto. Si era allontanato come un & glio prodigo dalle sue radici ebraiche a causa della pittura, un’arte poco compresa dall’area più osservante del giudaismo. Ora tornava in patria, in quella patria che tanto gli aveva dato, ancora profondamente credente e con la sua anima da ebreo russo più intatta che mai. Aveva sperimentato, è vero, la tentazione di abbandonare le sue radici per seguire quelle linee di pensiero soggiacenti ad alcune espressioni dell’arte moderna, tra cui il surrealismo cui Chagall aderì per un certo tempo, eppure quel percorso interiore che la vera arte innesca lo aveva in qualche modo sempre tenuto legato ai valori fondamentali della sua fede, della sua gente, della sua terra natale. Qui Chagall, ed è quello che colpisce, chiama il villaggio a raccolta. Sembra che l’intero borgo di Vitebsk si sia precipitato all’aperto, lungo la strada principale per assistere all’incontro e partecipare alla festa. In quest’opera dai contorni inde& niti e sganciata dallo spazio e dal tempo, veniamo riportati alla centralità di ciò che ha veramente valore e rimane in eterno: l’amore e il perdono del Padre, un amore che chiama a raccolta un intero villaggio, un intero popolo e che non è mai qualcosa che si esaurisca in una prospettiva puramente individualista.

Questo è il volto della misericordia di Dio.

p. Antonio

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Preghiera di Papa Francesco

per il Giubileo della Misericordia

Signore Gesù Cristo,tu ci hai insegnato a essere misericordiosi come il Padre celeste,e ci hai de� o che chi vede te vede lui.Mostraci il tuo volto e saremo salvi.Il tuo sguardo pieno di amore liberò Zaccheo e Ma� eo dalla schiavitù del denaro;l’adultera e la Maddalena dal porre la felicità solo in una creatura;fece piangere Pietro dopo il tradimento, e assicurò il Paradiso al ladrone pen� to.Fa’ che ognuno di noi ascol� come rivolta a sé la parola che dices� alla samaritana: Se tu conoscessi il dono di Dio!Tu sei il volto visibile del Padre invisibile,del Dio che manifesta la sua onnipotenza sopra� u� o con il perdono e la misericordia:fa’ che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di te, suo Signore, risorto nella gloria.Hai voluto che i tuoi ministri fossero anch’essi rives� � di debolezza per sen� re giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore:fa’ che chiunque si accos� a uno di loro si senta a� eso, amato e perdonato da Dio.Manda il tuo Spirito e consacraci tu� con la sua unzione

perché il Giubileo della Misericordia sia un anno di grazia del Signore

e la tua Chiesa con rinnovato entusiasmo possa portare

ai poveri il lieto messaggio,

proclamare ai prigionieri e agli oppressi la libertà

e ai ciechi res� tuire la vista.

Lo chiediamo per intercessione di Maria Madre della Misericordia,

a te che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo

per tu� i secoli dei secoli. Amen.

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VIVERE LA MISERICORDIA IN FAMIGLIA/1(da Dossier Catechista gennaio 2016, pp. 22-23, di B. Ferrero/A. Peiretti)

La cortesia• Chiamiamo “cortesia”, o anche “buona educazione”, tutto ciò che rende

il mondo dove viviamo più bello.

• Come tutte le cose importanti, naturalmente sono semplici e facili.

Dalla cucina, come al solito, la donna disse: “È pronto!”. Il marito che leggeva il giornale, e i due figli, che guardavano la televisione e ascoltavano musica, si misero rumorosamente a tavola e brandirono impazientemente le posate.

La donna entrò. Ma, invece delle solite, profumate portate, mise in centro tavola un mucchietto di & eno.

“Ma ... ma!”, dissero i tre uomini “Ma sei diventata matta?”.

La donna li guardò e rispose sera& ca: “Be’, come avrei potuto immaginare che ve sareste accorti? Cucino per voi da vent’anni e in tutto questo tempo non ho mai sentito da parte vostra una parola che mi facesse capire che non stavate masticando & eno”.

SalutareSignifica dire a qualcuno: “Sono felice di incontrarti”. I rituali più importanti in famiglia sono quelli “della soglia”: tutti quelli che escono devono essere baciati e abbracciati e tutti quelli che entrano devono essere baciati e abbracciati.

RingraziareA cominciare dai genitori. Hanno donato quanto di più bello, importante e anche impegnativo esista: la vita. Qualunque sia la loro età, bisogna prendersi cura di loro con piccoli gesti quotidiani (una telefonata, un sms, una sorpresa ...) Si è sempre in debito con loro anche se hanno commesso errori. Sono persone e come tali non sono perfette. Grazie, mamma! Grazie, papà!

RispettarsiEsistono persone che sembrano invisibili. La vita va avanti senza di loro: le persone parlano fra loro, svolgono le loro solite attività, scherzano,

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mangiano, fantasticano, si grattano la testa, fanno le parole crociate, come se loro non esistessero. È frequente avere un’esperienza del genere nei posti di lavoro. Se succede in casa o con amici, è più preoccupante. Ma che sollievo quando qualcuno vede ciò di cui abbiamo bisogno, quando qualcuno si accorge di ciò che valiamo, quando qualcuno ci dimostra stima e apprezza il nostro valore, forse anche più di noi, e crede in noi anche quando la nostra autostima vacilla.

AscoltarsiE non si tratta solo di vedere, ma anche di ascoltare. Il rispetto non esiste se non sappiamo porgere orecchio a ciò che gli altri dicono.Questo è tutt’altro che facile, soprattutto al giorno d’oggi, nella “società del rumore”. Così talvolta la conversazione familiare è di questo tipo:

Figlio: “Avete sentito quello che è successo in Siria?”.

Padre: “Bah!”.

Madre: “E’ abbastanza salata la minestra?”.

Figlio: “E’ un problema, no?”.

Padre: “Sì”.

Figlio: “Allora che ne pensi?”.

Padre: “Hai ragione, manca un po’ di sale”.

Madre: “Eccolo, tieni”.

Figlio: “E’ strano come si sia potuto arrivare a tanto”.

Madre: “Quanto hai preso di matematica?”.

Padre: “Io non ho mai capito niente di matematica”.

Madre: “Fa freddo, stasera ...”.

Un vero ascolto è il regalo più bello che si può fare a una persona.

Signi& ca dirgli: “Tu sei importante per me e perciò ti do tutta la mia attenzione”.

Sorridere• Il sorriso è l’elemento che rende la persona elegante più dei vestiti.

Nell’istante in cui due sguardi si incrociano, chi sorride con naturalezza contagia l’altro. È il segreto della felicità familiare. Come ha scoperto un papà, un po’ troppo serio ...

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Un padre di tre bambini, molto impegnato nel lavoro, quasi non aveva tempo per i 4 gli. “E la coscienza mi rimordeva: hai troppo poco tempo per i tuoi ragazzi”. Così si era preso del tempo una volta alla settimana. “Tornavo a casa prima per dedicarmi totalmente a loro. E che è successo?”. Ha fatto una pausa. “Il caos più totale! Facevano il diavolo a quattro, 4 nché non sono andato in bestia e ho urlato: `Adesso basta! La prossima settimana rimango al lavoro!”. Al che Leonardo, il maggiore, ha risposto: “Grazie a Dio! Tu rompi solo le scatole, papà!”. Ero rimasto di stucco, senza parole, impotente. Più tardi, però, aveva discusso la situazione con i 4 gli. E Daniele, il mezzano, gli aveva aperto gli occhi. “Papà, quando stai con noi, con la testa sei ancora al lavoro. Hai un’aria così severa, non ci vedi nemmeno, non ridi mai. Rimani sempre il capo!”. E quando il padre gli aveva domandato che cosa avrebbe dovuto cambiare, Daniele gli aveva risposto di getto: “Ridi, papà. Fai lo scemo, qualche volta!”. E, insieme, avevano elaborato una strategia. Adesso quando lui stava con loro, per prima cosa ognuno racconta una barzelletta. Questo alleggerisce l’atmosfera: “Ridere insieme rilassa, allenta la tensione!” e si percuote sull’intera vita familiare. Quando se ne sta immerso nei suoi pensieri, ancora preso dal lavoro, uno dei 4 gli gli dice: “Ridi, papà! Sei a casa!”.

Costruire la misericordia in famiglia

La vita in famiglia è come quella della piccola chiesa: si sta accanto gli uni agli altri ogni giorno e servono regole per convivere insieme, ma anche qualcosa di più. Certo, la famiglia ha bisogno di regole: chi apparecchia, per esempio; che ognuno riordini la sua stanza; dove si mettono le cose a disposizione di tutti ...

C’è poi qualcosa che non è proprio percepito come regola, ed è la cortesia. Ma bisogna essere consapevoli della sua importanza. Si realizza in casa un alberello o qualcosa di simile. Intorno si applicano delle mollette con un post-it con su scritto grazie, scusa, per favore. Quando ce n’è motivo, un familiare prende un post-it e lo utilizza per dire grazie, scusa o per fare una richiesta. Sul post-it si può scrivere o disegnare.Dev’essere ben chiaro a chi è rivolto il post-it. I messaggi non sostituiscono la comunicazione verbale, ma servono a fare memoria del valore delle parole cortesi.

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PER LA PACE E PER LA GIUSTIZIA

Ci siamo accorti che non basta essere custodi della pace e neanche uomini di pace nel nostro intimo, se lasciamo che altri ne siano i soli testimoni. Come cristiani dobbiamo essere in prima linea nello sforzo comune per la pace. Davanti per vocazione non per paura. Quando fa buio la lampada non la si mette sotto la tavola. Opponendo guerra a guerra, violenza a violenza non si fa che moltiplicare le rovine. Invece di uno saremo in due a buttar giù, non importa se per ragioni o con animi opposti. Perché non ammazzo chi non è d’accordo con me, non vuol dire che io sia d’accordo con lui. Non l’ammazzo perché sono certo che la mia verità ha tanta verità da superare l’errore dell’altro. La verità non ha bisogno della mia violenza per vincere. Il cristiano è contro ogni male, non fino alla morte del malvagio, ma fino alla propria morte, dato che non c’è amore più grande che quello di mettere la propria vita a servizio del bene del fratello perduto. Vince chi si lascia

uccidere, non chi uccide. La storia della nostra redenzione si apre con la strage degli Innocenti e si chiude con il Calvario. Un cristiano deve fare la pace anche quando venissero meno le ragioni della pace. Al pari della fede, della speranza e della carità, la pace è vera beatitudine, quando non c’è tornaconto o interesse o convenienza,

vale a dire quando incomincia a sembrare follia davanti la buon senso della gente ragionevole. Tutti si battono e si sputano addosso e aizzano gli uomini, i tuoi figli, gli uni contro gli altri. Tutti si armano pieni di superbia. Tutti fanno come se la pace e la guerra fossero in loro potere. La conseguenza della non violenza è la creazione di una comunione d’amore, mentre la conseguenza della violenza è un tragico risentimento.

(Da “Tu non uccidere” di don Primo Mazzolari)

A dire il vero, noi non siamo molto abitua� a legare il termine “pace”

a conce� dinamici. Raramente sen� amo dire: “quell’uomo si aff a� ca in

pace”, “lo� a in pace”, “strappa la vita con i den� in pace”. Più consuete

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IL “PADRE NOSTRO” DELLA PACE

Padre: che consideri tu� e le persone uguali.Nostro: di ognuno e di tu! , senza diff erenza di età e di colore.Che sei nei cieli: e in terra in ciascuna persona, negli umili e in coloro che soff rono.Sia san! fi cato il tuo nome: nei cuori pacifi ci di coloro che operano per la pace.Venga il tuo Regno: di pace, di amore, di verità, di libertà.Sia fa# a la tua volontà: di amore, sempre, tra tu! gli uomini.Come in cielo così in terra: che la tua pace Signore faccia breccia nel cuore di tu! gli uomini.Dacci il nostro pane quo! diano: che sia impastato di pace e di amore, e allontana da noi il pane della discordia e del rancore.

nel nostro linguaggio sono, invece, le espressioni: “sta seduto in pace”,

“sta leggendo in pace”, “medita in pace” e ovviamente “riposa in pace”.

La pace, insomma ci richiama più la vestaglia da camera, che lo zaino

del viandante. Più il conforto del salo� o che i pericoli della strada. Più il

camine� o, che l’offi cina brulicante di problemi. Più il silenzio del deserto,

che il traffi co della metropoli. Più la penombra raccolta di una chiesa,

che una riunione di sindacato. Più il mistero della no� e che i rumori del

meriggio.

La pace richiede lo� a, soff erenza, tenacia, rifi uta

la tentazione del godimento. Non ha molto da

spar� re con la banale “vita pacifi cata”, non elude

i contras� . Sì, la pace, prima che traguardo,

è cammino, cammino in salita. Vuol dire che

ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi. I suoi

rallentamen� e le sue accelerazioni. Forse anche

le sue soste. Se è così occorrono a� ese pazien� .

E sarà beato, perché operatore di pace, non chi

pretende di trovarsi all’arrivo senza essere mai par� to. Ma chi parte.

(don Tonino Bello)

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Rime� a noi i nostri debi� : libera i nostri cuori da ogni rancore, gelosia, invidia.Non abbandonarci alla tentazione: di guardare gli altri con sospe! o,

o con superbia, di essere indiff eren# ai nostri fratelli e sorelle, vicini e

lontani, che si trovano nel bisogno, di vivere bene a spese altrui.

Liberaci dal male: che ci minaccia, e di cui siamo noi stessi fautori, dal

male dei poten# , missili, bombe, coltelli, e dal male presente nel nostro

cuore, nei nostri pensieri, nella nostra lingua.

Aiutaci o Padre a desiderare la pace, ed essere operatori di pace.

Vieni, Spirito Santo e riempi di speranza il cuore del mondo.

Rinnova il nostro cuore e rendilo capace di conver� rsi

sempre di più al tuo Vangelo di amore e di pace.

Vieni, Spirito d’Amore e illumina le strade della pace

e della riconciliazione tra i popoli.

Vieni, per tu� i poveri del mondo, per tu� quelli che piangono,

per tu� quelli che hanno fame e sete della gius� zia,

dona loro consolazione e forza,

e a noi il coraggio di stare sempre dalla loro parte.

Vieni, Spirito di vita e illumina il nostro cuore,

affi nché scopriamo la nostra vocazione,

il senso profondo della vita,

e possiamo essere protagonis�

per la costruzione di un mondo migliore.

Vieni, Spirito di pace, rinvigorisci la nostra fede

e rendici tes� moni di pace

e di speranza nelle nostre case,

nei cuori delle persone

che ci dai di incontrare ogni giorno.

Vieni, Spirito di Dio!

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BATTESIMI

DEFUNTI

Nell’amore di Dio sono rina� a vita nuova dall’acqua e dallo Spirito Santo:

18 o� obre Alessandro Maria Flessa�

24 o� obre Pietro Leonardelli

22 novembre Giacomo Pinto

8 dicembre Giacomo Tiscione e Ma� lde Nicolini

«Ricorda� , o Signore, dei tuoi fedeli che ci hanno preceduto con il segno della

fede e dormono il sonno della pace. Dona loro, Signore, e a tu! quelli che ripo-sano in Cristo, la bea� tudine, la luce e la pace».

21 o� obre Giuseppe Lisimber�

22 novembre Clara Stenico

13 dicembre Luciana Piff er, Giovanni Viscon�

La parrocchia ha ricevuto un’elargizione liberale per terminare il mutuo del debito della ristru� urazione della casa parrocchiale (la scadenza era o� obre 2016). Tu� a la comunità ringrazia per questa off erta.Le varie a� vità fi nora denominate “pro debito” (merca� ni, off erte mensili

con la busta o tramite bonifi co, elargizioni liberali, ecc.), “dovranno”

con� nuare secondo le possibilità dei gruppi e dei singoli, per sostenere

le a! vità e le spese ordinarie della parrocchia (la spesa mensile è di circa

€ 2.500,00).

Per le stru� ure: a breve sarà

da aff rontare la spesa per la

manutenzione del campanile;

quando sarà possibile ci saranno

gli interven� per la conservazione

del Santuario della Gro� a e

della parte vecchia della chiesa

parrocchiale.

COMUNICAZIONE TERMINE DEBITO

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L’inizia� va è proposta da padre Carlo Plotegheri,

a Khartoum, in Sudan, che si trova a dover

soccorrere le vedove più povere aiutandole

nelle spese scolas� che dei fi gli. L’importo che

ci proponiamo è di 2.000 €, con cui si potrà

garantire la frequenza scolastica annuale ad

almeno 11 bambini.

CON I RIFUGIATI IN GIORDANIA

L’inizia� va intende concorrere al proge" o proposto

dal Centro Missionario Diocesano, a favore

dei rifugia� e richieden� asilo che giungono in

Giordania in fuga da vari paesi africani colpi� da

guerra e insicurezza. Ci proponiamo di contribuire

con l’importo di 1.000 €.

LE ADESIONI

Si può aderire con versamen� preferibilmente mensili, anche allo scopo di avere più occasioni di rifl e" ere sul valore della solidarietà con chi si trova nel bisogno. Le persone incaricate della raccolta sono:

Valen! na Bazzanella tel. 0461.924867 - Elena Camin tel. 0461.921065

Il Parroco e il Gruppo Missionario

Hanno aderito 22 persone, per un totale di Euro 518,00

SOSTEGNO ALLA MISSIONE DI

PADRE CARLO PLOTEGHERI

IN SUDAN

Gruppo Missionario di Vil lazzano

INIZIATIVE MISSIONARIE ANNO 2015 – 2016

Anche quest’anno il Gruppo Missionario propone una duplice inizia� va:

da una parte si vuole partecipare ad un proge" o del Centro Missionario

Diocesano, in segno di unità con gli altri gruppi missionari della comunità

diocesana, dall’altra si vuole contribuire a dare sollievo alle situazioni di

soff erenza presen� nella missione del comboniano padre Carlo Plotegheri,

in Sudan. L’importo complessivo previsto è di 3.000 €, da raccogliere entro il

prossimo giugno, preferibilmente con il sistema dell’autotassazione mensile.

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MOSTRA PRO MISSIONI

E DEBITO PARROCCHIALE

A conclusione di questa “trentasettesima” mostra sentiamo vivo il desiderio di esprimere riconoscenza a tutti: a chi si è impegnato per l’organizzazione, a chi ha lavorato a tutti i livelli, a chi ha prodotto i manufatti e a chi, con affetto, costanza e generosità ha visitato la mostra. Un grazie, naturalmente, agli animatori e alle volontarie che con pazienza e affetto hanno contribuito alla realizzazione dei lavori.

Un ringraziamento particolare alle signore animatrici del “GIOCO DELLE SCATOLE” che da oltre 16 anni viene organizzato all’interno della mostra.

Sono stati raccolti Euro 5.254,70

Ancora grazie a tutte le persone che hanno visitato e contribuito al

buon esito acquistando i lavori esposti con gli auguri più sinceri di un

Santo Natale e un felice Anno Nuovo da p. Giorgio, Gruppo Donne e Gruppo Missionario

All’interno della mostra c’era un angolo

con lavore� natalizi, realizza� dai ragazzi

della catechesi e dai catechis! del gruppo

prima media,

per i bambini e i ragazzi abbandonati,

accol� nella missione in Congo da padre

Giovanni Pross, missionario dehoniano. Sono sta� raccol�

€ 421,00.

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Cari Soci ed Amici, ricordiamo che al

31 gennaio scadono le quote associative.

Per il rinnovo è suffi ciente versare la quota di 8,00 Euro.

Chi desidera iscriversi per la prima volta, oltre la quota, è

pregato

di compilare l’apposito modulo.

Associazione BAOBAB - TESSERAMENTI 2016

ASSOCIAZIONE “BAOBAB” - Nuovo Oratorio Villazzano

Dichiarazione dei Redditi - 5 PER MILLE

Anche per il 2015 ricordiamo che è possibile devolvere una quota pari al 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fi siche a fi nalità di sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale e delle associazioni di promozione sociale. Ricordiamo che il 5 per mille non è alternativo, ma va ad aggiungersi alla scelta di destinazione dell’otto per mille e non comporta alcuna spesa aggiuntiva per il contribuente.Chi desiderasse destinare il 5 per mille alla nostra Associazione, deve scrivere nell’apposito quadro del mod. 730, UNICO o CUD relativi ai redditi del 2015, il proprio nome, cognome e il codice fi scale dell’Associazione “BAOBAB- Nuovo Oratorio Villazzano” (ente benefi ciario), come risulta dall’esempio sotto riportato.

Il codice fi scale del “BAOBAB” è: 96072710229

Sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucra� ve di u� lità sociale e

delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni e fondazioni.

FIRMA

Mario Rossi

Codice fi scale del benefi ciario: 96072710229

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OFFERTE PRO DEBITO CASA PARROCCHIALE

Si ringraziano le persone che in qualche modo (impegno mensile, off erte libere o versamento con� nua� vo in banca) si sono impegnate.

L’impegno naturalmente con� nua, per cui un caldo invito a tu! a farsi carico delle spese per l’a! vità parrocchiale, spese ges� one ordinaria e manutenzione straordinaria delle stru" ure.

Le modalità per contribuire alla riduzione del debito sono le seguen� :

– Versamen� su c/c bancario con le seguen� coordinate: EUR IBAN IT38 R083 0401 8010 0000 0002 862 -

Intestato a Parrocchia S. Stefano presso la Cassa Rurale di Trento - fi l. Villazzano

– Nei giorni fes� vi con buste al termine delle Messe

– Dire" amente al parroco

* Totale debito Euro 470.000,00* Interessi passivi su mutuo sovvenzione e gestione Euro 237.449,05 Totale Euro 707.449,05

Sono stati raccolti, compresi i contributi

da parte Cassa Rurale di Trento :Anno 2006 Euro 20.053,63

Anno 2007 Euro 128.604,21

Anno 2008 Euro 101.775,00

Anno 2009 Euro 108.571,80

Anno 2010 Euro 75.344,15

Anno 2011 Euro 49.182,78

Anno 2012 Euro 34.500,42

Anno 2013 Euro 60.823,97

Anno 2014 Euro 65.062,65

Anno 2015 Euro 63.530,44

Totale raccolto al 30/11/2015 Euro 707.449,05

Rimanenza mutuo Euro 0,00

Disponibilità Cassa più banca Euro 19.699,53

Iniziative Missionarie (importi da destinare) Euro -7.546,77

Collette Caritas Euro -200.00

Acconto fattura Grassmayr: campane Euro -7.675,63

Rimanenza Euro 4.277,13

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È la notte di Natale …

Tommaso sogna che sta andando insieme ai pastori e ai Re Magi verso la stalla, quando si trova improvvisamente davanti a Gesù Bambino che giace nella mangiatoia. Tommaso si accorge di essere a mani vuote. Tutti hanno portato qualcosa: solo lui è senza doni! Avvilito dice subito: “Prometto di darti la cosa più bella che ho. Ti regalo la mia nuova bicicletta, anzi il mio trenino elettrico”. Il bambino nel presepe scuote la testa e sorridendo dice: “Io non voglio il tuo trenino elettrico. Dammi il tuo tema in classe!”. “Il mio ultimo tema?, balbetta il ragazzino. “Ma ho preso un insu8 ciente!”. “Appunto, proprio per questo lo vorrei”, dice Gesù. “Devi darmi sempre tutto quello che è insu8 ciente, imperfetto. Per questo sono venuto nel mondo. Ma vorrei un’altra cosa ancora da te: la tua tazza del latte”. A questo punto Tommaso si rattrista: “La

mia tazza? Ma è rotta!”. “Proprio per questo la vorrei avere” dice Gesù Bambino. “Tu mi puoi portare tutto quello che si rompe nella tua vita. Perché io sono capace di risanarlo”. Il ragazzino sentì di nuovo la voce del Bambino Gesù: “Vorrei una terza cosa da te: vorrei la risposta che hai dato a tua mamma quando ti ha chiesto come mai si è rotta la tazza del latte”. Allora Tommaso inizia a piangere e confessa

tra le lacrime: “Ma le ho detto una bugia, quella volta. Ho detto alla mamma che la tazza era caduta per caso, ma in realtà l’ho gettata a terra io, per rabbia”. “Per questo vorrei avere quella tua risposta”, risponde Gesù Bambino. “Portami sempre tutto quello che nella tua vita è cattivo, bugiardo, dispettoso e malvagio. Sono venuto nel mondo per perdonarti, per prenderti la mano, camminare con te sempre, e insegnarti la via”. Gesù sorride di nuovo a Tommaso, mentre lui guarda, comprende e si meraviglia …

Quest’anno hai già pensato cosa “regalare” della tua vita a Gesù?

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CELEBRAZIONI FESTE DI NATALE

Celebrazione del Sacramento del Perdono (Confessioni)

Perché il Natale di Gesù Cristo ci trovi pronti ad accogliere

il dono della sua nascita.

Mercoledì 23 dicembre ore 14.30 - 18.30

Giovedì 24 dicembre ore 8.30 - 11.30 ; ore 14.30 - 18.30

SS. MESSE

• Giovedì 24 dicembre NOTTE DI NATALE

ore 22.15 Veglia

ore 23.00 S. MESSA DELLA NOTTE

Santuario della Grotta: ore 24.00 S. Messa

• Venerdì 25 dicembre Natale del Signore

Chiesa Parrocchiale S. Messa ore 8.00 e ore 10.00

• Sabato 26 dicembre: Santo Stefano protomartire patrono della

parrocchia: S. Messa ore 9.00; S.Messa ore 19.00

Domenica 27 Festa della Sacra Famiglia

S. Messa ore 8.00 – 10.00 – 11.15 (Santuario della Grotta)

• Lunedì 28, Martedì 29, Mercoledì 30 S.Messa ore 8.00

• Giovedì 31 S. Messa ore 19.00 e canto del Te Deum

• Venerdì 1 Gennaio 2016 - Maria SS. Madre di Dio

S. Messa: ore 8.00 - 10.00

ore 11.15 (Santuario della Grotta)

49a Giornata Mondiale per la Pace

“Vinci l’indiff erenza e conquista la Pace”

Ore 16.00 ritrovo nella chiesa di S. Pio X,

ore 17.00 partenza della fi accolata - ore 17.30 Veglia di preghiera in Duomo

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• Sabato 2 gennaio S. Messa ore 19.00

• Domenica 3 gennaio

S. Messa ore 8.00 - 10.00 - 11.15 (Santuario della Grotta)

• Lunedì 4 gennaio S. Messa ore 8.00

• Martedì 5 gennaio S. Messa ore 19.00

• Mercoledì 6 gennaio - Epifania del Signore

S. Messa ore 8.00 - 10.00

ore 11.15 (Santuario della Grotta)

• Giovedì 7- Venerdì 8 gennaio S. Messa ore 8.00

• Sabato 9 gennaio S. Messa ore 19.00

• Domenica 10 gennaio

S. Messa ore 8.00 – 10.00 – 11.15 (Santuario della Grotta)

BUON NATALE di Gesù Cristoe un

Felice Anno Nuovo

dalla COMUNITÀ PARROCCHIALE

di S. STEFANO