IL MUSEO DEL MONDO 24 - Cane Di Francisco Goya (1820-1823) - La Repubblica 09.06.2013

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  • 7/28/2019 IL MUSEO DEL MONDO 24 - Cane Di Francisco Goya (1820-1823) - La Repubblica 09.06.2013

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    RCULT 54

    DOMENICA 9 GIUGNO 2013

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    FOTODIBASSOCANNARSA

    LARTISTA

    Francisco Goya(1746-1828). considerato il pigrande dei pittorispagnoli delletilluminista. Tra i suoicapolavori la MajaDesnuda, Olympia.Celebri anche leincisioni della serie IDisastri della GuerraLe sue ultime operesono le PinturasNegras

    il muso di un cane, che affiora su un piano in-clinato e si staglia contro uno spazio vuoto, co-lor ocra chiaro. Nientaltro: il quadro tuttoqui. Eppure quel cane, confinato nella partebassa del rettangolo, perso nellimmensit do-rata che lo circonda e sembra sul punto di in-ghiottirlo, comunica una vertigine quasi meta-fisica.

    Il pittore usa una tavolozza povera, di pochicolori, e ha eliminato tutto il superfluo. Non esi-ste paesaggio, n realt riconoscibile. Nessun

    dettaglio, quasi unastrazione. Limmaginecattura una porzione esigua del visibile. im-possibile dire cosa stia accadendo al cane o do-ve si trovi. Se la macchia bruna che simpennaverso destra e nasconde il suo corpo sia lacquafangosa di un fiume o la terra che lo seppelliscein una frana o la sabbia di una duna nel mondoridotto a un deserto. Ma che qualcosa stia ac-cadendo lo rivelano le pupille spaventate, il na-so umido e nero, e le orecchie pelose, rese som-mariamente con strisce di biacca. Gli occhi ri-volti verso lalto, il cane cerca un segno, o aspet-ta qualcosa. Che per non si materializza. Il ca-ne disperatamente solo.

    Questo quadro non ha titolo. Charles Yriar-te, il primo studioso che lo cit, e che dedic aFrancisco Goya una monografia nel 1867, lo de-scrisse come il cane che lotta contro la corren-te. Altri lo definirono il cane semisommersodalla sabbia. Goya non vi fece mai cenno, equando part per Bordeaux lo abbandon: ap-parteneva a un passato che intendeva lasciarsialle spalle. Ci vuole un magnifico coraggio per

    andare in esilio a settantotto anni e per voler an-cora creare, nonostant e la fine del mondo in cuisei vissuto e che ti ha dato la gloria. Goya dipin-se il Canequando lasci definitivamente Ma-drid e la corte dei Borboni che aveva servito perdecenni, e si ritir in una casa vicino al ponte diSegovia, sulla riva del fiume Manzanares. La ca-sa aveva un nome profetico: Quinta del Sordo,poich sordo era il precedente proprietario. Esordo era anche Goya, da quasi trentanni, inseguito a una malattia. Goya vi si trasfer nel1819, e quasi vi mor, perch fu colpito da unal-tra gravissima malattia (immortalata nelloscioccante Autoritratto col medico Arrieta).Quando si riprese, dopo il 1820, decor le pare-ti della casa con quattordici pitture murali, di-pinte a olio sullintonaco secco. Sono note co-mepinturas negras, sia perch prevale il colorenero, sia perch le immagini stesse hanno a chefare con la tenebra, la malinconia saturnina, illato oscuro del mondo: processioni notturne,stregonerie, congiure, duelli mortali. Quellepitture - giocate su registri che variano dalla sa-

    tira allallucinata poesia - Goya non intendevavenderle. Le dipinse per s, ignorando il gustodella sua epoca, nella solitudine e nella libertpi totale. La sarabanda di figure inquietantiche evoc in un rito privato, quasi una cerimo-nia segreta di cui era sacerdote e destinatario,apre uno squarcio su ci che sarebbe stata lastoria dellarte occidentale se i pittori avesserodipinto per s e non per i committenti. Goyaproiett sulle pareti di casa sua una sorta di lan-terna magica della psiche. Le immagini, ricchedi riferimenti culturali, trasudano angosce per-sonali e collettive e si offrono a molteplici in-terpretazioni. Ma qualunque cosa significasse-ro per lui, Goya port con s la chiave per deci-frarle. A tuttoggi, restano un enigma.

    IlCanesi trovava al piano superiore, a destradella porta. Se Goya aveva pensato a un itinera-rio dello sguardo, allora era lultima immagineche si donava prima di lasciare la stanza. Quel-la testa protesa nel vuoto delluniverso era dun-que il senso del percorso stesso.

    La Quinta del Sordo fu ereditata dal nipote, ein seguito venduta. Le pitture murali deperiva-no e il banchiere francese che ne era divenutoproprietario, il barone mile dErlangen, deci-se di traslarle su tela. Le present al pubblicoper la prima volta allExpo di Parigi del 1878: su-scitarono spavento e stupore. Nessuno le ac-quist e il barone si convinse a donarle al Pra-do, dove sono ancora. In previsione dello strap-po, ordin delle fotografie. Studiate recente-

    mente, esse mostrano che le pitture non eranoesattamente come ora le vediamo, e che alcuniparticolari sono andati perduti. Nel Cane, peresempio, quella che oggi solo unombra ver-ticale, sul lato destro, era leggibile come unarupe e, in alto, si riconoscevano due uccelli.Dunque quel chiarore luminoso era un cielo,ed erano gli uccelli che il cane stava guardando.

    Ma ci non toglie allimmagine la sua ambi-guit. Perch se si pu avere limpressione cheil cane stia annegando, pu essere vero anch e ilcontrario. Cio che il cane stia invece emer-gendo. Che stia lottando contro una correntecontraria per salvare la sua vita. Una vita insi-

    gnificante e fragile come quella di un misero ca-ne: e per degna, orgogliosa e irriducibile.

    Alla fine, per me non c niente di pi dram-matico del cane di Goya. Un essere sconfitto,abbandonato, rimasto solo, senza branco esenza compagni, lotta contro una forza supe-riore, che lo artiglia, lo trascina, sta per annien-tarlo. Alza il muso, aspetta un aiu to che non ar-river, eppure non si arrende. debole, desti-nato alla sconfitta. E per resiste. Se si pu di-pingere un autoritratto dissimile, questo.Nessuno meglio del cane nella corrente in-carna lo spirito di un pittore come Goy a. Un uo-mo libero che volle provare e conoscere tutto -

    il fasto della corte e la miseria del popol o, lero-tismo e la violenza, la ragione dellilluminismoe lirrazionalit, il sogno della democrazia e del-la libert e il fanatismo nazionalista. Che ogniillusione vide perire distrutta dalla storia.Quando recise il contatto col mondo, rimasesolo con la pittura. A questa rimase fedele finoallultimo giorno. Il cane, nella pittura occiden-tale, simbolo di fedelt. Il cane di Goya unacreatura che solo accidentalmente ha la formadi un cane. Rappresenta invece chi lo guarda.Ognuno - solo, perduto - davanti alla morte: al-lignoto.

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    FranciscoGoya:

    il Cane(1820-1823)MadridMuseodel Prado