Il Quartiere Sud

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Il quartiere sud- orientale nellambito del progetto Leopoli- Cencelle

Nellanno 1994 partito il progetto archeologico Leopoli- Cencelle, promosso e diretto dalla Sapienza Universit di Roma, dapprima in regime di concessione di scavo da parte del Ministero per i Beni e le Attivit Culturali, tramutatosi poi dal 2003 in regime di convenzione, progetto che si avvalso sin dallinizio della collaborazione dellUniversit G.DAnnunzio di Chieti, per i primi sei anni dellEcole Franaise de Rome e per brevi periodi dellUniversit della Tuscia ( Viterbo) e dellUniversit di Perugia. Il progetto incentrato sullo scavo della citt di fondazione altomedievale si estende allo studio del suo territorio di pertinenza, studio questo che stato programmato su due livelli: iniziato dalla schedatura e individuazione su base cartografica esistente (1/10.000 o 1/5.000 o altro?) di tutti i dati documentari ( editi e/o di archivio) e cartografici esistenti, sia relativi all'assetto territoriale su base naturale ( fiumi, torrenti, sorgenti , terreni agricoli, boschivi, a pascolo etc., grotte, cave etc) sia su base antropizzata, anche attraverso la ricerca delle tracce osservabili dalle foto aeree a diversa altezza e con diversificati programmi di rilevamento, al fine di costituire in una prima fase un quadro di riferimento attraverso la messa in relazione dei dati fisico- ambientali con i dati antropici noti. La seconda fase prevede il controllo sul terreno, attraverso un programma sistematico di ricognizioni, degli indicatori archeologici, rilevati e localizzati sulla cartografia in precedenza elaborata. Sono previsti inoltre interventi di scavo su siti archeologici di particolare interesse, uniti ad analisi geologiche, petrografiche , paleobotaniche-------che consentano di arricchire il quadro dello sfruttamento delle risorse naturali.

Un centro questo di Leopoli- Cencelle, assumendo nel binomio la prima e la seicentesca sua denominazione, come vedremo fondato per volont papale nelsecolo IX e abbandonato nella sua funzione urbana nel corso del XV, un centro che si iscrive in una specifica e unica stagione della sua storia racchiusa fra lalto e il basso medioevo, e in un preciso contesto: la messa in sicurezza dalle invasioni saracene della popolazione residente nella citt portuale romana di Centumcellae e nello stesso tempo la creazione di un baluardo difensivo verso i territori dellalto Lazio appartenenti al Patrimonium della Chiesa di Roma.

Un intervento che se sul piano ideale e politico pu essere collegato allopera papale intrapresa a partire da Leone III con il progetto di fortificazione del borgo vaticano di fatto non, quindi da Gregorio IV con la Gregoriopoli e soprattutto da Leone IV con l'attuato circuito murario intorno all'insediamento vaticano e l'istituzione della Civitas Leoniana sino a Giovanni VIII con la Giovannipoli, non pu confrontarsi con essa sul piano materiale, in quanto in tutti i casi nominati si tratt di costruire le mura intorno a delle realt insediative gi esistenti, mentre per la Leopoli, in un luogo a quanto sembra gi antropizzato da strutture precedenti, ma al momento non pi funzionali, si attu, a fundamentis, la costruzione di una vera e propria citt a cominciare dal suo complesso episcopale posto sulla sommit della collina.

Va rilevato che la romana Centumcellae era dotata di un circuito murario restaurato da Gregorio III nel 740, che anche se avrebbe, nove anni dopo tale data, ricevuto lattacco degli eserciti longobardi alla guida del duca Grimoaldo, se si vuole tener fede al discusso racconto del monaco Benedetto di SantAndrea del Soratte, e nell813 il saccheggio del porto da parte dei Mauri registrato da Eginardo, di fatto aveva mantenuto la sua efficienza. Questa potrebbe essere confermata, anche in questo caso se pu ritenersi storicamente valido il documento, relativo alla donazione da parte di Ludovico I beato Petro principi apostolorum e in suo nome domno Paschali summo pontifici et universali papae et successoribus eius in perpetuum, insieme a cunctis civitatibus, castellis, oppidis ac viculis in Tusciae partibus, anche di Centumcellas con le sue pertinenze . e senza dubbio dall'intervento del pontefice Pasquale I che negli anni 821- 822 aveva offerto doni alla cattedrale di San Pietro. E quindi con gli sbarchi dei Saraceni che la citt diviene di fatto per gli invasori una testa di ponte verso i territori della Tuscia romana attraverso la valle del Mignone e lungo il fiume stesso nonch per mezzo della via Aurelia verso Roma perdendo quindi il rapporto privilegiato con la Chiesa romana.

In verit quasi nulla conosciamo sul suo assetto urbano nellalto medioevo e in particolare nel momento dellinvasione saracena; solo di recente scavi urbani, finalizzati a lavori di pubblica utilit, hanno avuto una prima edizione e anche se i dati acquisiti sono da ritenersi validi unicamente per quel settore della citt prospiciente il porto e corrispondente all'attuale Forte Michelangelo, tuttavia documentano attraverso lo spazio funerario una continuit di vita almeno sino al IX secolo. Per il periodo immediatamente successivo non abbiamo dati materiali che ci offrano testimonianza di una eventuale sopravvivenza anche parziale dopo il trasferimento papale ( civitatem mutare si legge nel Liber Pontificalis ), sopravvivenza che anche se vi stata si deve ritenere minima e non pi partecipe di una realt urbana, stando allo spostamento della sede episcopale da parte del vescovo Domenico nella nuova civitas. Si discute ancora sulla possibile continuit dellattivit portuale che peraltro allo stato delle nostre attuali conoscenze non pu essere suffragata da alcuna fonte testuale o archeologica, n possiamo disporre di dati storici che consentano di fissare ad una data precisa la ripresa della vita nellantico insediamento, se non ad una generica anteriorit rispetto alle prime testimonianze dellesistenza del nuovo centro della Civitas Vetula nei documenti farfensi della seconda met del secolo XI, ove nella cessione allabbazia, da parte di Sassone dei conti di Civita Castellana, della met della citt con le sue pertinenze, oltre a possessi terrieri, sono menzionate domus, casae, casalina, aecclesiae, monasteria venendo pertanto a documentare la presenza di un patrimonio edilizio anche in via di sviluppo nei suoi terreni edificabili ( casalina). Resta ancora da valutare sul piano cronologico e su quello funzionale, il castrum Civitate veterem che Innocenzo II, tra il 1133 e il 1143, dona a Petro Latro della famiglia dei Corsi. Sono stati attribuiti al circuito murario del castrum i resti murari a grossi blocchi di tufo e nefro, impiantatisi sulle strutture romane nell'area tra la darsena e il bacino portuale, un'area circondata su tre lati dal mare e pertanto perfettamente adatta all'organizzazione di uno spazio fortificato secondo scelte insediative gi attuate dall'esercito bizantino durante le guerre greco. gotiche. L' unico accesso al castrum della Centumcellae romana, qualora possa essere stabilta la sua istituzione in un' epoca sino al secolo IX, ovvero della Civitas Vetula se posteriore, visibile dalla parte di terra a seguito degli sventramenti avvenuti nell' ultimo conflitto mondiale, come pure si conoscono due torri che sembrano segnarne due angoli. Una citt dunque che nel nome Civitas Veccla o Vetula mantiene la memoria dellantico insediamento il cui nome passato alla nuova civitas di fondazione papale che viene dunque a segnare alla met del secolo IX labbandono, ancorch temporaneo, di un porto e di un insediamento costiero per dare inizio, nella fascia collinare, dopo lorganizzazione del territorio con villae, ad un nuovo sistema di popolamento con insediamenti centralizzati, in particolare castra, di cui la fondazione di Leopoli rappresenta, naturalmente tra i nuovi, il primo e unico caso con dignit urbana. Ad esso rivolto il nostro progetto.

Lattuazione sul campo del progetto stata preceduta dalla raccolta sistematica delle fonti edite, dei pochi titoli bibliografici e da una prima lettura delle strutture ancora in elevato riferite nella quasi totalit ai resti della cinta muraria .

Ma soprattutto ci si interrogati sulla cultura e sui presupposti tecnici che dovevano essere in possesso della committenza e delle maestranze che intrapresero alla met del IX secolo la costruzione di un nuovo insediamento urbano.

Un primo contributo venuto dai trattati di carattere militare che a partire dallet giustinianea avevano normato la prassi, da ritenersi in quel momento in atto, relativa alla fondazione di nuove citt fortificate , ovvero ad interventi strutturali in insediamenti esistenti, atti a garantire la sicurezza dei cittadini. Illuminante in tal senso un passo del De re strategica: Chiunque intenda fondare una citt deve per prima cosa esaminare il sito per verificare se appropriato, in modo che le mura che saranno costruite saranno capaci di resistere ad un assedio. Subito dopo occorre esaminare lacqua per appurare se buona da bere e se bastante per la popolazione della citt e anche per tutti coloro che potrebbero trovarvi rifugio in tempo di pericolo. Se la sorgente dacqua situata fuori dalle mura, la costruzione della citt deve essere abbandonata, oppure si deve trovare il modo per consentire ai portatori dacqua di uscire dalla citt anche in presenza del nemico. ....... Si deve scoprire se c a disposizione della pietra, gi tagliata o facilmente estraibile, in modo che non sia necessario trasportarla da una lunga distanza a grande rischio. Si deve anche scoprire se il legname deve essere trasportato da molto lontano o attraversando terreno difficile, cos che sia pressoch impossibile averlo a portata di mano per la costruzione. .... Si deve scoprire se la zona produce abbastanza cibo oppure pu esservi trasportato da altre zone. ...... Se a tutte queste cose si pu rispondere affermativamente, si proceda con la costruzione; ma se non cos, meglio abbandonare il progetto.

Queste le prescrizioni che dovevano essere ben note ai funzionari del patriarchio lateranense alla met del secolo IX, se la ricerca di un luogo con tali requisiti , ove fondare la nuova citt, che doveva dare asilo agli abitanti della romana Centumcellae a seguito delle incursioni saracene, fu lunga e laboriosa: loca quae ei affinitate erant coniuncta diligenti cura se studio praevidit atque conspexit. Sed ubi locus videbatur idoneus ad urbem aedificandam, aquae gestabat penuriam riferisce il biografo attribuendo la ricerca direttamente al pontefice Leone IV ( 847- 855) che finalmente pervenit ad locum optimum valdeque munitum..., un luogo ottimamente adatto alla fondazione del nuovo insediamento e ben difeso sul piano geomorfologico essendo in altura, anche se laggettivo potrebbe sottintendere lesistenza di precedenti strutture di fortificazione , et aquarum copiam ad populum confortandum et caeteras utilitates humanas , aquimolosque molentes pleniter subministrant. Quindi il pontefice, grato al Signore per la possibilit di fondare la civitas, cui ex nomine proprio Leopolim nomen imposuit e di aquae abundantiam ministrare, etiam lapides et arenam inibi tribuere, una citt in cui populus salvus existeret., assegna lincarico della costruzione ad un magister militum, Pietro, la cui formazione potesse quindi garantire lefficienza della difesa in modo che il nuovo centro urbano, quantunque per angustia loci limitato nel suo spazio, ne unquam ab hostibus capiatur vel invagatur . E stata giustamente evidenziata la carica simbolica di due avvenimenti particolari nel corso del processo costruttivo: l'incarico ad un magister militum di radunare il popolo di Centumcellae e portarlo nella nuova citt, in un manifestato rapporto fra il pontefice e un suo funzionario e la distribuzione di rogae alla popolazione stessa a sottolineare la generosit papale. Ma quel che preme in questa sede mettere in evidenza che la sicurezza diviene aspirazione primaria, come lo era a partire dallopera di rafforzamento delle difese portata avanti da Giustiniano e ancora una volta normata nel De re strategica di modo che la popolazione che vi vive non subisca alcun danno dal nemico, unaspirazione proclamata nellepigrafe di apparato che sovrastava la porta orientale, la principale , di accesso alla neonata citt di Leopoli Quamvis in parvo con(s)istat condita (loco) urbs haec nulla hominum se(u be)lla nocere va(lebunt). Desinat hinc bellator (atr)oxiam, desinat hostis, non hanc ut q(uisquam valea)t urbem violare . Di fatto si pu ben vedere come il trattato militare sopra ricordato, con le prescrizioni in dettaglio per la scelta del sito - i luoghi per costruire una citt.....sono quelli su terreno elevato con pendii scoscesi tutto intorno, in modo che laccesso sia reso difficile- e nel porre come imprescindibili requisiti all'attuazione del progetto la possibilit di difesa, lapprovvigionamento idrico- alimentare , nonch di materiali per ledilizia , abbia posto le basi per una nuova cultura nelle fondazion di insediamenti urbani.

Passando quindi alla costruzione delle mura, oltre ai dettami sulle misure di altezza e di spessore, il medesimo trattato prescriveva taluni interventi di particolare interesse per garantire una maggiore difendibilit: stando lontani circa 30 o 40 picheis ( circa 25 metri) dal muro, rimoviamo la terra intorno alla collina in cerchio, scavandola verticalmente in modo da creare una forte pendenza verso il basso . Ci pone due ostacoli sulla strada del nemico verso la cima della collina: il taglio nella terra, che non dovrebbe essere meno profondo di tre picheis ( 2 metri) e il pendio assai ripido che si forma allesterno di esso.

Allanalisi sul luogo sembrerebbe facile a prima vista constatare come la collina prescelta dai tecnici papali possa essere stata adattata alle esigenze costruttive della citt, secondo i dettami sopra ricordati, con interventi sui suoi fianchi, in particolare su quelli ove il pendio era pi dolce e nello stesso tempo risultavano esposti verso laccesso dalla costa, quindi verso il pericolo contingente. I tagli infatti si notano con evidenza sul versante orientale, lungo il quale sale una delle vie di accesso alla citt, mediante tornanti sottofondati , ove ancora visibile un salto di quota determinato da un largo taglio verticale nella roccia, e sul versante meridionale con altri due analoghi tagli posizionati ai lati della porta urbica. Sottolineo l'uso del condizionale in quanto non si hanno prove archeologiche dell'asportazione del terreno da parte delle maestranze papali, mentre chiaramente documentata nei tre tagli l'attivit estrattiva come cava del materiale trachitico largamente impiegato nelledilizia in et comunale e nella pavimentazione delle strade, nonch per il taglio ad Est della porta meridionale chiaramente visibile anche il suo utilizzo come supporto dellantemurale, nel tratto ancora oggi superstite. Certamente oggi la distanza fra i tagli della collina e il circuito murario pertinente al cantiere di Leone IV, almeno nei tratti attualmente percepibili, risulta minore rispetto alle disposizioni della trattatistica, ma anche se deve necessariamente essere valutata lattivit estrattiva rimane limpossibilit di stabilire il fronte originario e di fatto di acquisire un indizio a favore dell'aver messo in atto al momento della fondazione le provvidenze stabilite dalla normativa funzionale ad una migliore difesa che resta quindi per ora allo stato di pura ipotesi di lavoro. Le prescrizioni dei trattati militari bizantini per la scelta insediativa , ma anche la trasmissione dei testi tecnici classici relativi allarchittettura, a cominciare dallopera vitruviana, si pongono dunque alla base del progetto della nuova citt, elaborato allinterno del patriarchio e affidato per la realizzazione ad un militare.

Ma quali le caratteristiche del sito di altura prescelto ?

Si tratta di un duomo di roccia ignimbritica comunemente nominata trachite, articolato in due colli, il primo scelto per costruire la nuova citt, il secondo a settentrione denominato Uliveto di Cencelle, ambedue interessati da insediamenti preesistenti: nel primo sono stati riconosciuti, come gi detto, i resti di un oppidum etrusco, nel secondo fortificazioni della piena et del Bronzo, con continuit duso nel periodo etrusco e in et tardo repubblicana con linsediamento sulla sommit di una fattoria.

Lintera collina posta a poca distanza dal fiume Mignone che le corre ad Ovest e dal rio Melledra che la circonda da Ovest a Nord , garantendo quindi a breve distanza non solo acqua ma anche sabbia per ledilizia, come hanno documentato le analisi effettuate sulle malte utilizzate nella costruzione della citt. La stretta connessione con il rio Melledra e laffioramento in pi punti della falda sono richiamati in quella copia aquarum ricordata nel Liber Pontificalis, unita anche agli aquimoli molentes, alla presenza cio di mulini in attivit ai quali stato proposto di riferire alcuni lacerti murari segnalati presso la sponda sinistra del Melledra nelle vicinanze di una villa a seguito delle ricognizioni che nellambito del progetto sono state effettuate sulle pendici della collina. Inoltre sul versante occidentale del massiccio di Ripa Maiale che fronteggia ad oriente la citt, sorgenti diverse hanno consentito di dotare il nuovo insediamento di un acquedotto. Il suo percorso stato intercettato pi volte sia in occasione degli sterri per la costruzione di una linea ferroviaria, sia degli scavi per lapertura di una nuova strada funzionale al borgo della Farnesiana cui si uniscono le ricognizioni ad hoc che hanno consentito di rintracciare dalla Ripa della Fonte, a Sud-Ovest, al Fontanile di Pian di Gallo, a Nord-Est sia ulteriori resti del condotto, sia tratti con pietrame allettato con malta idraulica pertinenti forse ad un piano di fondazione. Lacquedotto sotterraneo fu realizzato con una tecnica a blocchi parallelepipedi di trachite di dimensioni variabili, con condotto interno a sezione circolare e con innesti a ghiera e sul lato opposto di incavi per il loro alloggiamento ( Fig. 1). E tuttora allo studio il punto di entrata dellacquedotto in citt attraverso le mura, la plausibile istallazione di un castellum aquae e la possibilit di unorganizzazione capillare. Il rifornimento idrico era assicurato anche dalla presenza di cisterne ne sono gi state individuate quattro che per motivi di sicurezza non sono state ancora esplorate e per le quali pertanto non possibile stabilire il sistema di funzionamento, cio se rifornite da acqua condotta ovvero piovana.

Il territorio in cui venne inserita la nuova civitas doveva essere ben adatto alla coltivazione agricola, come documenta in epoca classica la sua caratterizzazione segnata dalla presenza della villa rustica che accanto ad altre di maggior lusso, ubicate lungo la costa, come quella di Traiano nei pressi della romana Centumcellae, attestata archeologicamente. Per quanto attiene larea circostante la collina sono documentate almeno sei presenze nelle localit Montarozzi, Campo-Reale Poggio dellAretta e Pian di Gallo, come dimostrano alcuni ritrovamenti del passato, ma manca ancora nel medesimo territorio una valutazione di altre tipologie insediative, in particolare sulla possibile presenza di vici, com' noto scarsamente attestati nella documentazione scritta e il pi delle volte segnalati dall'esistenza di chiese rurali e aree funerarie, nonch della piccola propriet contadina che sembrerebbe nell'epoca "probabilmente molto pi diffusa e vitale". Strettamente legata all'attivit di scavo nell'ambito urbano iniziata la ricognizione archeologica nel territorio della nuova civitas. portata avanti dalla cattedra di Topografia Medievale della Sapienza Universit di Roma. Il progetto ricognitivo basato sulla lettura oggettiva degli indicatori archeologici porter senza dubbio un notevole apporto alla conoscenza in quest'area del periodo di transizione fra il sistema agrario tardoantico, cio di un complesso organico di strutture materiali , di forme sociali e di funzionamenti economici e il sistema medievale, quest'ultimo allo stato attuale ricostruibile in parte per i secoli del pieno medioevo attraverso la documentazione testuale. Nello svolgimento del progetto stata inoltre rivolta la necessaria attenzione allanalisi toponomastica. Questa, accanto a dediche e toponimi per i quali necessario un ulteriore approfondimento, ne suggerisce gi altri di notevole interesse, quali, ad esempio, quelli che documentano nel territorio la presenza di possedimenti di grandi famiglie romane, a cominciare dalla gens Anc(h)aria, le cui testimonianze sono diffuse in tutta lItalia centro-settentrionale, presenza che compare nellagro di Tarquinia in prediali dell840 come massa Ancaraniense, dell853 come massa (o villa) Ancarana, nel 973 come Anchariano, giungendo al XIII secolo come castrum Ancharani. e che trova un ulteriore documento in un titolo funerario frammentario, rinvenuto fra i materiali riutilizzati nella chiesa romanica di San Pietro allinterno della citt, con dedica da parte di un Ancar(i(anus o Ancaranus a sua moglie . Un documento questultimo che consente di supporre nelle vicinanze la presenza di un possesso della famiglia, dotato anche di spazio funerario. Oltre lo sfruttamento agricolo organizzato che, anche nel caso di una sua cessazione, garantiva comunque leredit di terreni atti alla coltivazione, almeno sino alle prime scorrerie dei Saraceni deve essere tenuto in debito conto il rapporto tra lentroterra, quindi le villae, le fattorie e i possibili vici, con lattivit portuale di Centumcellae, un rapporto che tramite una rete viaria indotta garantiva la penetrazione delle merci , come ampiamente attestato almeno sino al secolo VII dai ritrovamenti archeologici.

Per il rifornimento del legname non dovevano mancare le zone boschive , ancora oggi ampiamente presenti in un paesaggio che ha mantenuto quasi intatte le sue caratteristiche.

Infine per la costruzione delle mura di cinta leoniane e per talune unit edilizie delle fasi pi antiche fu impiegato un tufo proveniente da cave aperte a poca distanza, nel territorio della Farnesiana, Ponton del Porco, Bufalareccia , mentre con sviluppo sistematico nellet comunale si dovettero allestire cave direttamente, come si detto, nei tagli operati sui fianchi del duomo trachitico scelto per linsediamento.

Tutte le prescrizioni potevano essere quindi garantite e la citt doveva essere gi costruita almeno nelle sue strutture essenziali - mura, strade, acquedotto, edifici cultuali, edifici residenziali e pi semplici abitazioni - quel 15 agosto 854 quando il pontefice Leone IV mosse da Roma e con una solenne processione intorno alle mura e la benedizione delle porte consacr il nuovo insediamento, imponendogli dal suo il nome di Leopoli . Si ripeteva nelloccasione un cerimoniale di lunga tradizione che aveva visto la sua celebrazione pi imponente nella istituzione della Civitas Leoniana.

Leopoli, indicata nei documenti successivi come civitas Centumcellensis, castrum Centumcellense , con i toponimi Cencelle- Cincelle nel 600 e oggi Centocelle (IGM 142, I, SE La Farnesiana), dunque ubicata sulla sommit di unaltura che XII a Centumcellensi urbe miliario distat , ad una quota di 160 slm. ( Fig.2).

La citt voluta da Leone IV costituisce ora sul piano urbanistico un eccezionale esempio, per molti aspetti unico se non altro per la sua precisa data di nascita, attraverso il quale possibile conoscere criteri e modalit vigenti in et carolingia nei processi di fondazione di committenza aulica, nel caso papale, affidata per lesecuzione, come si visto, ad un magister militum esperto pertanto nel progettare insediamenti militari fortificati. Essa, quale appare oggi ai nostri occhi, anche se ampiamente ristrutturata in et comunale, lascia ancora intravedere resti della sua prima fase di vita che tornano in luce man mano che proseguono le indagini archeologiche. Una strada, evidenziata gi ai piedi della collina, pavimentata con grossi basoli ricavati nel piano roccioso, saliva, come si gi detto, con tornanti poggiati su muri di sostruzione o sul medesimo banco litico, il pendio orientale sino a raggiungere la porta principale di accesso alla citt. Una seconda porta si apriva sul versante meridionale , raggiungibile da uno stretto sentiero funzionale, a quanto oggi si pu rilevare, unicamente ad un transito pedonale. Le due porte risalgono con certezza al momento della fondazione , come del resto documentato nella citata biografia del pontefice Leone IV .

Una terza porta , aperta sul versante occidentale, attualmente allo studio per accertare se pu essere riferita anchessa al momento della fondazione, come sembrerebbe dai primi dati, ovvero debba appartenere alla fase ricostruttiva delle mura di et comunale.

Rimangono ancora in elevato cospicui tratti della sua cinta muraria allo stato attuale apprezzabile nei complessivi 740 m con sette torri, cinta che nel suo percorso rispecchia le scelte del progetto di fondazione, adeguandosi perfettamente alle curve di livello e allorografia della collina, realizzando pertanto una planimetria priva di ogni forzatura geometrizzante ( Fig.3). Al contrario, le strutture murarie che oggi emergono nellabitato appartengono , ad eccezione di pochissimi resti in elevato, a quanto stato recuperato nelle annuali campagne di scavo. Queste hanno interessato il settore sud-orientale a partire dalla porta e la sommit della collina e hanno restituito un quadro urbano che consente di delineare , ancorch nei limiti imposti dallo stato della ricerca , una prima ricostruzione delle linee progettuali di et carolingia e degli interventi dellet comunale.

La distribuzione della rete stradale trova, sin dalla fondazione , il suo asse principale nella via che dalla porta orientale, con andamento Est/Ovest, sale verso la sommit della collina, con un percorso riportato in luce nelle indagini archeologiche, di cui per non si conosce il punto di arrivo in quanto la rimanente area occidentale della citt ancora da scavare, ma che, presumibilmente, potrebbe riconoscersi nellincrocio con la via che entrava dalla porta meridionale, ovvero piegarsi e volgersi essa stessa verso quelluscita, a meno che esistendo sin dall'origine la porta occidentale questa ne costituisse l'altro limite. La sua funzione di platea maior, sembrerebbe attestata dalla posizione, come vedremo pi avanti , di cesura fra il polo religioso e il polo del potere civile, ma anche dalla sua larghezza che consentiva il passaggio di due carri( fig. 4). Nel settore sud-orientale stata individuata unaltra via parallela alla principale ( Fig. 5) , anchessa risalibile, stando allutilizzo della roccia come basoli, al progetto iniziale, via che, almeno nella fase comunale, sfocia su una piazza caratterizzata dalla presenza di una cisterna ( Fig. 6). Dalla medesima piazza parte una via secondaria, di limitata larghezza che con andamento Sud/Nord si dirige verso la via principale e insieme ad ulteriori assi con il medesimo orientamento, ubicati allinterno e al limite dellisolato civile sullaltura sommitale, suggerisce per una parte dellimpianto viario uno schema pseudo- ortogonale, pur con le dovute anomalie e condizionamenti derivati dallorografia della collina. Ancora dalla porta orientale si dirama verso Sud e verso Nord un ulteriore strada che con tracciato curvilineo segue landamento delle mura: senza dubbio questo lelemento nuovo che incide profondamente nella cultura progettuale urbana medievale, per il quale rimando alle illuminanti pagine di Enrico Guidoni. Superata la porta orientale ci si trovava quindi davanti ad un trivio che consentiva limmissione nello spazio urbano in tutte le direzioni ( Fig.4). Attraverso la documentazione scritta documentata l'esistenza di una via Carraria, sulla quale prospettano alcune domus, una via per la quale ancora prematuro proporre una identificazione. Sul piano topografico conosciamo per la fase di fondazione unicamente la posizione del complesso episcopale sulla sommit della collina. Con la popolazione infatti si era trasferito anche il vescovo della Centumcellae romana , Domenico, che si conosce come presente al concilio indetto nell853 dal medesimo pontefice Leone IV, un anno prima della consacrazione ufficiale di Leopoli e che possiamo ritenere fosse presente nella nuova sede in cui al complesso episcopale fu mantenuta la medesima dedica a San Pietro dellantica cattedrale nella citt portuale. Domenico, ormai vescovo della nuova civitas Centumcellensis, presente ancora al concilio indetto nell861 dal papa Nicol I. Una reggenza vescovile di lungo periodo cui possiamo con certezza far risalire lorganizzazione dellinsula episcopalis che le indagini archeologiche stanno rimettendo in luce.

Una seconda chiesa menzionata nel documento di fondazione della citt, dedicata a San Leone Magno, il grande pontefice del secolo V di cui il papa committente di Leopoli portava il nome, non stata ancora rintracciata. Ambedue le chiese, quella di San Pietro, cattedrale, e laltra di San Leone furono dotate al momento della fondazione di ricca suppellettile e libri sacri dei quali il biografo papale consegna ai posteri lelenco.

Come sopra ricordato molto poco conosciamo dellabitato anteriormente alla grande ricostruzione della citt in et comunale che ha cancellato quasi totalmente quanto poteva appartenere allinsediamento altomedievale. Attraverso l'individuazione di buche di palo unite a tracce di lavorazione della roccia possibile ricostruire la presenza di strutture lignee di abitazione, segnatamente nel quartiere sud-orientale oggetto del presente volume, ove in particolare stata rilevata una struttura lignea semiellittica associata ad una fossa scavata nel banco litico, destinata con ogni probabilit alla conservazione di granaglie, fossa che documenta la funzione abitativa della struttura stessa. I dati stratigrafici consentono nel medesimo settore di cogliere la presenza di edilizia lignea almeno sino al secolo XI , in contemporanea con strutture in muratura.

Oggi il paesaggio urbano mostra le consistenti fasi di ristrutturazione che si sono susseguite a partire dal secolo XII sino al XIV. Dai documenti la citt risulta divisa in contrade, tra le quali nel sec. XIV menzionata quella che prende il nome di S. Nicola, forse da una chiesa ivi ubicata, chiesa di cui peraltro non conosciamo altre notizie.

Sul piano edilizio dell'et comunale i settori indagati hanno restituito nel quartiere sud-orientale la presenza di case torri , di isolati organizzati con case a schiera ovvero nuclei abitativi ricostruiti pi volte su se stessi, di impianti artigianali con forgie per la lavorazione del metallo e di botteghe per il commercio dei loro prodotti e sulla zona sommitale del polo religioso sin dal momento della fondazione e diviso da questo mediante la platea maior, del complesso comunale, preceduto da un insediamento delimitato da un lungo muro e racchiudente una torre di avvistamento, di cui ancora in discussione la collocazione cronologica e da una casa torre , nucleo iniziale di un articolato complesso edilizio. Si visto come nell'atto di fondazione della citt la popolazione abbia rivestito un ruolo di primaria importanza . Di questa popolazione conosciamo allo stato attuale, attraverso la documentazione testuale a tutt'oggi edita, alcuni nomi appartenenti a diversi momenti storici e a diversificate classi sociali: di questi si propone di seguito un sintetico elenco al fine di comporre un quadro della cittadinanza iniziando da quella attiva e di rappresentanza , quadro che trover un ulteriore contributo con la conoscenza dei caratteri fisici genetici nutrizionali attraverso i risultati delle analisi in corso sui resti ossei di molti individui inumati negli spazi funerari urbani, anche in sepolture privilegiate, in un ampio arco di secoli , presumibilmente dal momento della fondazione a quello dell'abbandono della citt. Per i cittadini di Leopoli- Cencelle nel periodo anteriore all' et comunale gli unici dati in proposito riguardano l'autorit ecclesiastica, con i vescovi Domenico, in cattedra al momento della fondazione della citt , Valentino che riconsacra, dopo la sua ristrutturazione a seguito dei danni inferti dai Saraceni, la cella farfense di S. Maria del Mignone e Azone la cui presenza al concilio di Roma dell'anno 1050 testimonia ancora la persistenza della sede diocesana . Per il medesimo periodo compare il nucleo famigliare di Sintrude il cui figlio, Acerisio, indicato come habitator castri Centumcellensis, prende in affitto, pagando annualmente un canone di diciotto denari in moneta romana, alcuni possedimenti dell'Abbazia di S. Maria di Farfa, ubicati nei pressi della cella di S. Maria al Mignone, per lavorarli e goderne i frutti . Quindi i dati si moltiplicano a partire dal XII secolo con menzione di autorit civili e di autorit religiose: mi limito in questa sede a menzionare alcuni sindaci e podest da Enrico di Accettante che nel 1220, nella chiesa di S. Pietro sottoscrive un trattato di alleanza con Viterbo alla presenza di un folto pubblico di suoi cittadini e di altri provenienti da localit diverse, a Iacopo Sassi eletto nel 1290 con il compito di " chiedere e supplicare " il pontefice Niccol IV affinch affidasse il governo degli affari temporali del castrum Centumcellense alla Camera Apostolica, a Maestro Leone del fu Paolo di Leo, ancora sindaco e procuratore della citt il 2 agosto del 1307 sostituito il 14 del medesimo mese da Matteo di Iacopo, a Colella di Iacopello nel 1362 . Tra i religiosi conosciamo nel 1108 il priore Alfonso Guidotto, nel 1110 i chierici Rolando figlio di Singoretto di Castellardo, Raniero figlio di Leone e Raniero figlio di Rolando , nel 1224 Arlesio arciprete , Rainaldo prete e Guidone canonico, tutti della chiesa di S. Pietro, nel 1237 Rainaldo arcipresbitero, Angelo canonico ambedue della medesima chiesa, Ranerio, figlio quondam Aci de Iustamonte canonico della chiesa di S. Maria di Valle, nel 1290 Leonardo priore e Giovanni canonico ambedue ancora di S. Maria di Valle. Conosciamo nel 1307 maestro Gepzio di Egidio vicario, quindi notaio e castellano e altri due notai, Giovanni Rubeo del fu Bartolomeo attivo nel 1290 e nel 1291 e Secondiano Guerra da Corneto che roga nel 1307. Il recente saggio di A. Jamme, cui rimando, ha messo a disposizione l' elenco dei castellani dal 1304 al 1370 cui seguono i possessori di greggi nel territorio di pertinenza della citt aprendo pertanto per quell'arco temporale la possibilit di leggere l'edilizia residenziale insieme ai cittadini possessori e fruitori. Il presente volume dedicato al quartiere sud- orientale presenta i risultati delle campagne di scavo susseguitesi nell' area dal 1994 al 2002, articolate in tre settori , di cui il I affidato in parte nei primi due anni all'Universit della Tuscia e quindi alla " Sapienza" Universit di Roma insieme al II e il III all' cole Franaise de Rome. Pertanto la non unitariet nella direzione delle indagini archeologiche ha causato alcune disomogeneit nella presentazione dei dati, disomogeneit che peraltro non inficiano la lettura stratigrafica e la collocazione tipologica, funzionale e cronologica delle singole unit edilizie. Ci si concordemente attenuti all'edizione delle evidenze archeologiche strutturali e dei materiali, astenendosi di proposito dal formulare letture storiche pi ampie e non cedendo alla tentazione, per convinzione metodologica, di proporre un modello di citt di fondazione, in funzione del quale sarebbe stato molto facile e allettante presentare fasi cronologiche e tipologie di impianti e di strutture, che saranno invece esaminate unicamente nei loro dati oggettivi.

L.E.P. Inizialmente dalla cattedra di Archeologia Medievale ( prof.Letizia Ermini Pani) alla quale si unita negli anni la cattedra di Topografia Medievale ( in successione prof. Letizia Ermini Pani, prof. Elisabetta De Minicis, prof. Francesca Romana Stasolla). Si segnala la bibliografia edita a seguito delle campagne archeologiche: Leopoli- Cencelle 1; Leopoli - Cencelle 2; Leopoli- Cencelle 3; Bougard- Pani Ermini 2001; Pani Ermini 2003; De Minicis- Marchetti 2003; Del Lungo 2003; Zagari 2003; Giuntella- Antonelli- Somma- Della Morgia 2003; Annoscia-----: Antonelli------; Ermini Pani -----; Somma------; Stasolla ------; Pani Ermini in c. st.( Tarquinia); Stasolla in c. st. ( Tarquinia); Pani Ermini- Stasolla in c.st.

La convenzione stata stilata fra il Ministero per i Beni e le Attivit Culturali Direzione Generale per i Beni Archeologici e Soprintendenza ai Beni Archeologici dellEtruria Meridionale) e il Dipartimento di scienze storiche, archeologiche e antropologiche dellUniversit.

Cattedra di Archeologia Medievale, prof. Anna Maria Giuntella fino al 2005 e in seguito prof. Maria Carla Somma.

Con la direzione del prof. Franois Bougard.

Negli anni 1994 e 1995 con la cattedra di Archeologia Medievale, prof. Gabriella Maetzke.

Unicamente nellanno 2006 con la cattedra di Archeologia Medievale, prof. Donatella Scortecci.

LP, II, p.132, biografia di Leone IV:

Cos denominata la vignetta di un insediamento turrito nelle carte di Luca Hostenio nella Galleria delle Carte geografiche in Vaticano ( Almagi 1952, Frutaz 1972, pp. 47- 51)

Si tratta del progetto di costruzione del circuito murario intorno al burgus venutosi a creare in relazione al santuario di Pietro in Vaticano, un progetto non portato a termine per la morte del pontefice, ma il cui inizio si proposto di riconoscere in alcuni tratti delle mura della Civitas Leoniana, costruiti con paramento litico ( Cfr. proposta in Pani Ermini 1992, in part. pp. 249- 250)

Con la costruzione delle mura intorno allinsediamento venutosi a formare in relazione al santuario di Aurea nel suburbio di Ostia e la costituzione della Gregoriopoli ( Si rimanda a Pani Ermini 1992, in part. pp.518- 519, da cui Marazzi 2001, pp. 265- 266 e da ultimo la nuova lettura proposta da Pannuzi 2008).

Per la costruzione delle mura vaticane e la costituzione della Civitas Leoniana cfr. da ultimo Pani Ermini 2000, pp. 401- 412, ivi bibliografia precedente.

Rimando a Pani Ermini 2000, pp. 412- 417.

Accertato sul piano archeologico, allo stato attuale della ricerca, relativamente al battistero con edificio autonomo e allarea funeraria.

LP, I, p. 421: in Centumcellensium civitate murus dirutus pene a fundamentis fortissime construere fecit.

Astolfus misit Grimuald a Centumcellensi ut custodiret vie finibus romani et portua maris ( Cfr. Chronicon Benedetto monaco, p.68).

Annales Regni Francorum, p.102; Vita Karoli, c.17, p. 188.

Tale la ritengono Calisse e Duchesne ( Calisse 19 36, pp. 55- 56; Duchesne 1967, p. 84) mentre propende per una falsificazione Brezzi 1947, p.44:

M.G.H., Capitularis regum Francorum. I, Legum sectio II, p.353, n.172.

Tenendo presente la successione cronologica del pontificato proposta da Geertmann 1975, p. 81.

LP, II, p. 59: obtulit in ecclesia beati Petri apostoli in Centumcellas calicem et patenam ex argento deauratos, pensam libras IIII uncias III . la donazione papale alla chiesa vescovile di Centumcellae stata letta come ringraziamento al vescovo Pietro per la missione diplomatica in nome della Chiesa romana presso Ludovico il Pio ( Vita Hludowici imperatoris, p. 402).

Cfr. sulla discussa cronologia delle incursioni saracene Bougard 2001, p.129 e da ultimo Del Lungo 2000, in part. pp.16- 28 e Toti 2008, pp. 37- 42.

Vaudo 2006, pp. 101- 127.

Vaudo 2006, pp. 112- 116.

Si sottolinea l'assenza in Vaudo 2006, p. 127.

LP, II, p. 131: il pontefice prega affinch ( ei dono gratiae suae ( Domini) dignaretur

ostendere quo in loco pro salute et liberazione crebro dicti cristiani populi Centumcellensis civitas mutari potuisset.

Nellanno 1072 Sassone dei conti di Civita Castellana, confermando un precetto del padre Rainero, concede al monastero di Farfa medietatem civitatis vecclae con tutte le sue pertinenze, dentro e fuori e cio domos, casas, casalina, terras cultas et incultas, prata, silvas,fontes et rivos,nonch portus et redditus eius, aecclesias, monasteria omnia cum cellis suis, ad eccezione della chiesa di S. Lustro, concessa gi dal padre a S. Angelo sub ripa. Lo stesso conte Sassone si obbliga ad eseguire la cessione promessa in una composizione amichevole pattuita a Roma in Campidoglio nel successivo anno 1084, con lassenso dellimperatore Enrico IV ( R.F., V. doc. n. 1096, a. 1072, pp. 91- 92; doc. n. 1097, a. 1084, pp. 92- 93).

Kehr , Reg. Pont. Rom., Latium, II, p. 2002, Gregorovius , VIII, c.III,2.

Calzante il confronto con il castrum attuato dal generale Giovanni per garantire la difesa di Taranto, puntualmente descritto da Procopio "(il generale Giovanni )ebbe quest'idea: isol dal resto della citt la parte dell'istmo, la cinse da mura dall'una all'altra parte del mare e fece scavare attorno al muro una fossa profonda. Ivi concentr non soltanto i Tarentini, ma anche tutti gli abitanti dei paesi vicini e lasci loro un corpo di guardia rilevante" ( Procopio di Cesarea, La guerra gotica, trad. it, F. M. Pontani, Perugia 1974, l. III. cap. 23, p. 261).

Una delle torri si affaccia su piazza Calamatta, l'altra circolare stata rilevata da Salvatore Bastianelli nel 1948 durante i lavori per la ferrovia. Cfr. Toti 2008, p. 46.

Gi rilevato in Pani Ermini 2001, p. 138. Sul popolamento dell'area contigua alla nuova Civitas Centumcellensis si rimanda a Vallelonga 2006, pp. 129- 155.

Lauer 1900; Calisse 1936; Tron 1982; Toti 1988; Toti 1993. Di recente uscito un ulteriore lavoro di Odoardo Toti che nella nuova edizione assume come sottotitolo la nostra definizione di Leopoli- Cencelle " una citt di fondazione papale", con taluni aggiornamenti documentari desunti in massima parte dal saggio di Jamme 2005.

Lesame e lo studio di dette strutture hanno avuto una ricaduta didattica con lelaborazione della tesi di laurea di Sara Nardi, relatore prof. Letizia Ermini Pani, i cui primi risultati sono stati editi in Nardi 1993.

Strategy, capp. 10-12, pp. 31-37, trad. ital. in Guidoni 1991, p. 332.

A parte, come si vedr, il riconoscimento di resti di un oppidum di et etrusca, forti elementi indiziari (tratto murario costruito con grossi blocchi di riutilizzo nel settore VI, materiali lapidei- iscrizioni ed elementi scultorei di VI secolo- rimessi in opera nella chiesa di S. Pietro), anche se ancora non prove archeologiche certe , inducono, come semplice ipotesi di lavoro, a proseguire la ricerca su un possibile utilizzo della sommit in et bizantina ( cfr. a tale proposito anche un breve cenno in Giuntella 2003, in part. p. 36).

LP, II, p.131.

LP, II, p. 132.

Marazzi 1994, pp. 267- 268.

Strategy, capp. 10-12, trad. ital. in Guidoni 1991, p. 332.

Si preferisce lintegrazione con loco pi consona ad un processo di fondazione e rispondente al passo del Liber Pontificalis che parla di angustia loci, piuttosto che quella con muro proposta da Marazzi 1994, p. 276. Cfr. Insolera 1984, pp. 11-21 che richiama anche un altro passaggio del Liber con limplorazione con la quale il pontefice chiude la cerimonia di consacrazione nell854: ne umquam ab hostibus capiatur vel invagatur con linvocazione che chiude il testo epigrafico non hanc ut quisquam valeat urbem violare, corrispondenza questultima gi evidenziata da Marucchi 1900, pp. 195- 204. Lepigrafe incisa su una tabula ansata che ne sottolinea il carattere celebrativo ( per cui rimando a Pani 1986, pp. 209- 225), che reca nelle anse il nome del pontefice, anse erroneamente ritenute bracci orizzontali di una croce ( Cos Marucchi 1900; Insolera 1984; Toti 1986, dai quali Marazzi 1994, p. 268.

La grande lastra litica, una tabula ansata, con il testo epigrafico fu rinvenuta alla fine del secolo XIX allaltezza della porta orientale; conservata al Comune di Civitavecchia sub danneggiamenti in occasione dei bombardamenti dellultima guerra mondiale ed oggi conservata, lacunosa e in pi frammenti, nei depositi del Museo Archeologico di Civitavecchia in attesa di una pi degna collocazione. Edita da Marucchi 1899, pp. 195- 203.

Strategy, capp. 10-12, trad. ital. in Guidoni 1991, p. 332.

Cfr. una prima segnalazione in Lorusso et alii 1996, pp. 97- 98 cui si possono aggiungere alcuni dati da --------tesi di laurea.

Cfr. Carta geologica dellIstituto Geografico Militare, F 142, Civitavecchia, scala 1:100.000, Firenze 1970. Trattasi di una ignimbrite da riolitica a quarzo latitica: per i materiali litici della collina e per quelli utilizzati nelleedilizia delloa citta si rimana a Lorusso et Alii 1996.

Per il toponimo si rimanda a Del Lungo 1999,

Naso 1996.

Toti et Alii 1986, p. 30; Mandolesi- Di Gennaro- DErcole 1996. p.117. nn. 30- 32; Naso- Zifferero 1996, p.127, nn. 13- 15.

De Laurenzi- Del Lungo- Fei 1996, p.135, n. 91.

Nardi 1999, in part. p. 113 e fig.1.

Del Lungo 2003, p. 20.

Lacquedotto di Cencelle rientrato nel pi vasto quadro dei sistemi idrici altomedievali per cui si rimanda a Ermini Pani 2008, pp. 00-00. Per gli ultimi ritrovamenti ringrazio Fabrizio Vallelonga che ha seguito per conto della Soprintendenza ai Beni Archeologici dellEtruria Meridionale lesecuzione dello scavo.

Cfr. Fei 1999, pp. 127- 128. Per la villa di Traiano Caruso 1999.

Per una prima schedatura delle villae nel territorio circostante il colle si rimanda a De Laurenzi- Del Lungo- Fei 1996, pp. 134- 135, nn. 67- 85, 89- 96, p. 136, nn. 108- 113, 115- 116.

Vera 1994, p. 138.

Ricognizioni di superficie sono in atto con stages in pi momenti dellanno aperti a studenti del corso di laurea in Scienze archeologiche ( triennale) e in Archeologia ( specialistica) con la direzione di Francesca Romana Stasolla e il coordinamento in loco di Fabrizio Vallelonga.

Secondo la definizione di Domenico Vera ( rimando, ad esempio a Vera 1994, p. 136).

Si veda Del Lungo 2003.

Per la procedura di trasformazione dei nomina latini in cognomina, ampiamente documentata a Roma nella tarda antichit cfr. Kajanto 1963, pp. 62-63. Si rimanda inoltre allo studio in corso dei reperti epigrafici di et classica a cura di Ottavio Bucarelli.

Analisi geo- petrografiche sono state effettuate su campioni prelevati da tratti delle mura leoniane e dal resto del pilastro circolare nelledificio.......... del settore II (infra p.00) riconoscendovi un tufo di colore rosso- giallastro ( Tufo Rosso Litoide), proveniente dalle localit La Farnesiana, Ponton del Porco, Bufalareccia nellarea ad est della citt,ove sono state osservate anche tracce di coltivazione recente( Cfr. S. Lorusso et alii 1996, pp. 95- 100.

.... urbem Leopolim saepedictus pontifex litaniis et orationibus pedibus propriis circuivit..........ac missarum, ut solitus erat, officium rite persolvens, et aquam benedictam per muros iactare praecipiens ....... octavo scilicet mense.....dieque decimo quinto,omnis murorum ambitus completus atque perfectus est, anno praesulatus eius octavo, indictione II (LP, II,. p.132).

LP, II, pp. 117- 119, 123- 125.

LP,II, p. 131.

LP,II, p. 131.

Per una prima analisi della tecnica stradale si rimanda ad Annoscia -----.

Come, ad esempio, verr codificato nel secolo XII nella legislazione di Enrico I dInghilterra ( Guidoni 1991, p. 41)

Guidoni 1991, pp. 17- 40.

L'informazione tratta da un contratto di affitto stipulato a Montefiascone il 29 agosto del 1349 con il quale Germano del fu Rainero e Gualnero del fu Giovanni Orsuzio, ambedue di Montefiascone affittano a Tommaso di Ione di Centumcellae alcune case di loro propriet in ambito urbano, site sia nella contrada S. Nicola che sulla via Carraia ( Archivio di Stato- Viterbo, Pergamene , n. 515).

23 Mansi 1960- 1961, XIV, ad vocem ( 1020 p. o col.?)

Mansi 1960- 1961, XV,ad vocem. ( 603 p. o col.?)

LP, I, p. 132.

LP, I, p. 132.

Archivio di Stato- Viterbo, Pergamene , n. 515. Si tratta del medesimo documento citato alla nota 63.

Cfr. supra p. 00.

E' in corso , nell'ambito del progetto, la revisione generale della documentazione attraverso una sistematica ricerca d'archivio. Uno dei volume in preparazione sar dedicato al Regesto di tale documentazione.

Le analisi sono affidate .........Le aree funerarie sinora accertate sono ubicate sulla sommit della collina in relazione al complesso di S. Pietro.

Cfr. supra, p. 00.

R.F., III, doc. n. 439, p.152 ( tra gli anni 940/ 950), il vescovo indicato come centumcellensis; Il Chronicon Farfense di Gregorio di Catino, a cura di U. Balzani, II, Roma 1903 ( Fonti per la storia d'Italia, n.34), pp. 11- 13.

Mansi 1960- 1961, XIX, ad vocem. ( 582, 771 p. o col. ?)

Chronicon Farfense, I, p. 302; II, p.12, n.1; Liber Largitorius, I, n. 77.

Archivio di Stato- Viterbo, Pergamene, n.43.

Liber Censum, I, IV, pp. 597- 598, n. CCCLXV.

Supino 1969, p.169.

Supino 1969, p. 170.

Supino 1969, pp. 336- 337.

Signorelli----, p. 117.

Probabilmente il medesimo del 1224, salito nella carriera ecclesiastica.

Liber IV clavium, doc. n. 307.

Liber Censum, I, IV, pp. 597- 598, n. CCCLXV.

Supino 1969, pp. 169- 170.

Liber Censum, I, IV, pp. 597- 598, n. CCCLXV.

Supino 1969, pp. 169- 170.

Iamme 2005, pp. 402- 405.

Iamme 2005, pp. 405- 406.

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