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IL RINASCIMENTO - LA SECONDA META’ DEL QUATTROCENTO PIERO DELLA FRANCESCA In seguito alla Pace di Lodi stipulata fra la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano nel 1454, la scena politica italiana si è radicalmente trasformata da un lato il territorio appare meno frammentato, dall’altro si assiste all’affermazione di cinque stati Regionali che sono: Venezia, Milano lo Stato Pontificio, la Repubblica Fiorentina e il Regno di Napoli. Le città italiane sono il centro della vita politica culturale ed economica del paese e sono governate da signori locali, che appartengono alle più importanti famiglie, come i Medici a Firenze, sono questi signori i protagonisti, coloro che governano la città e che si circondano di artisti, poeti, letterati che con le loro opere commissionategli dai Signori delle varie corti , ne rivalutano l’immagine, e contemporaneamente vanno a riorganizzare la scena urbana. Per questo nel Quattrocento le corti diventano i più importanti centri di produzione artistica. A Firenze il potere è in mano alla famiglia dei Medici, caratterizzata da un forte mecenatismo, abbiamo infatti studiato artisti come Brunelleschi, Donatello, e Masaccio tutti lavorano a Firenze e sono considerati come i principali iniziatori del Rinascimento. A Milano troviamo la famiglia degli Sforza, che ha un importante ruolo politico nel ducato ma non un altrettanto ruolo culturale e artistico, infatti la cultura rinascimentale a Milano troverà spazio con Ludovico il Moro tramite Donato Bramante. L’evoluzione culturale di Venezia verso la cultura Rinascimentale sarà più lenta, in quanto legata a modelli tardogotici e bizantini , a Venezia lavorarono figure importanti come Donatello e Paolo Uccello, che quindi introdussero elementi della cultura rinascimentale. A Mantova troviamo la famiglia dei Gonzaga, che fu la protagonista della trasformazione della città in senso rinascimentale, avvalendosi di artisti come Leon Battista Alberti e Mantegna. A Ferrara troviamo la famiglia dei Lionello e Borso , ed artisti come l’Alberti, Mantegna, Piero della Francesca, introducono il rinascimento nel panorama artistico culturale. A Urbino abbiamo la famiglia dei Montefeltro, e questo ducato diventa una delle capitali artistiche e culturali d’Europa, il duca è un uomo dotto esperto di letteratura, matematica, e architettura si circonda di artisti come Piero della Francesca, che riescono ad esprimere i concetti di geometria e razionalità. Roma ha lo Stato Pontificio che si pone come committente e incarica artisti per abbellire la città. Quindi nella prima metà del XV secolo i centri principali della ricerca artistica erano rappresentati dalle città di Firenze e Padova, nella seconda metà del secolo i centri di produzione culturale e artistica si moltiplicano, Firenze, Roma, Urbino, Mantova, Padova, Venezia, Ferrara, Milano, formano insieme una rete di comunicazioni e di scambi fra le varie figure artistiche dell’epoca. 1

IL RINASCIMENTO - LA SECONDA META’ DEL QUATTROCENTO PIERO DELLA FRANCESCA · 2021. 3. 9. · IL RINASCIMENTO AD URBINO - PIERO DELLA FRANCESCA Nato a Borgo San Sepolcro (Arezzo)

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IL RINASCIMENTO - LA SECONDA META’ DEL QUATTROCENTO

PIERO DELLA FRANCESCA

In seguito alla Pace di Lodi stipulata fra la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano nel 1454, la scena politica italiana si è radicalmente trasformata da un lato il territorio appare meno frammentato, dall’altro si assiste all’affermazione di cinque stati Regionali che sono: Venezia, Milano lo Stato Pontificio, la Repubblica Fiorentina e il Regno di Napoli.Le città italiane sono il centro della vita politica culturale ed economica del paese e sono governate da signori locali, che appartengono alle più importanti famiglie, come i Medici a Firenze, sono questi signori i protagonisti, coloro che governano la città e che si circondano di artisti, poeti, letterati che con le loro opere commissionategli dai Signori dellevarie corti , ne rivalutano l’immagine, e contemporaneamente vanno a riorganizzare la scena urbana.Per questo nel Quattrocento le corti diventano i più importanti centri di produzione artistica.

A Firenze il potere è in mano alla famiglia dei Medici, caratterizzata da un forte mecenatismo, abbiamo infatti studiato artisti come Brunelleschi, Donatello, e Masaccio tutti lavorano a Firenze e sono considerati come i principali iniziatori del Rinascimento.

A Milano troviamo la famiglia degli Sforza, che ha un importante ruolo politico nel ducatoma non un altrettanto ruolo culturale e artistico, infatti la cultura rinascimentale a Milano troverà spazio con Ludovico il Moro tramite Donato Bramante.

L’evoluzione culturale di Venezia verso la cultura Rinascimentale sarà più lenta, in quanto legata a modelli tardogotici e bizantini, a Venezia lavorarono figure importanti come Donatello e Paolo Uccello, che quindi introdussero elementi della cultura rinascimentale.

A Mantova troviamo la famiglia dei Gonzaga, che fu la protagonista della trasformazione della città in senso rinascimentale, avvalendosi di artisti come Leon Battista Alberti e Mantegna.

A Ferrara troviamo la famiglia dei Lionello e Borso , ed artisti come l’Alberti, Mantegna, Piero della Francesca, introducono il rinascimento nel panorama artistico culturale.

A Urbino abbiamo la famiglia dei Montefeltro, e questo ducato diventa una delle capitali artistiche e culturali d’Europa, il duca è un uomo dotto esperto di letteratura, matematica, e architettura si circonda di artisti come Piero della Francesca, che riescono ad esprimere i concetti di geometria e razionalità.

Roma ha lo Stato Pontificio che si pone come committente e incarica artisti per abbellire la città.Quindi nella prima metà del XV secolo i centri principali della ricerca artistica erano rappresentati dalle città di Firenze e Padova, nella seconda metà del secolo i centri di produzione culturale e artistica si moltiplicano, Firenze, Roma, Urbino, Mantova, Padova, Venezia, Ferrara, Milano, formano insieme una rete di comunicazioni e di scambi fra le varie figure artistiche dell’epoca.

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IL RINASCIMENTO AD URBINO - PIERO DELLA FRANCESCA

Nato a Borgo San Sepolcro (Arezzo) nel 1420, Piero di Benedetto dè Franceschi, detto Piero Della Francesca, si forma a Firenze sotto la guida di Domenico Veneziano, con il quale collabora nel 1439 ai perduti affreschi della chiesa di Sant’Egidio. E’ importante la collaborazione con questo artista maestro per Piero Della Francesca, perchéné trae quell’attenzione ai valori luminosi, che unita alla geometria e alla prospettiva saranno gli elementi che caratterizzano l’arte di Piero Della Francesca.

Piero della Francesca a Firenze ha potuto meditare sulla solenne volumetria e sulla dignità degli uomini di Masaccio, sui valori della prospettiva lineare di Brunelleschi, sull’astratta solitudine delle geometriche figure di Paolo Uccello, sulla luce diffusa dell’Angelico.Lascerà Firenze intorno al 1440, e non vi tornò più, seguirà un percorso che lo porterà a lavorare in centri piccoli e medi dell’Italia artistica.Anche se le opere di Piero della Francesca sono relativamente poche, la sua lezione artistica è considerata importante e di rilievo per la pittura del Quattrocento.

Il suo stile è l’espressione più limpida e rigorosa della prospettiva scientifica, che fuda lui teorizzata e approfondita.

Di seguito l'analisi delle opere di Piero della Francesca:

La Flagellazione di Cristo, 1444, Urbino, Galleria Nazionale delle Marche

La Flagellazione si svolge all’interno di una architettura classica più greca che latina, lecolonne che sostengono la struttura sono scanalate, sostengono un’architrave , che definisce un soffitto cassettonato quindi una copertura piana.

Le membrature architettoniche definiscono delle linee rettilinee che consentono la realizzazione di un preciso impianto prospettico. Il pavimento esterno è diviso, da strisce di marmo bianco in grandi quadrati, ognuno dei quali a sua volta suddiviso in quadrati di cotto, otto per ogni lato, c’è quindi un reticolo minore che definisce le misure di quello maggiore. Vediamo che il soffitto nella sala è cassettonato, e il pavimento sottostante riprende lo stesso disegno a scacchiera con una alternanza di marmi bianchi e scuri, questa è una tecnica per misurare con esattezza lo spazio.

Nel quadrato centrale della pavimentazione dove è collocata la colonna della tortura si inscrive una circonferenza, per relazionarsi precisamente con la circolarità della colonna. La quale risulta centrata sul pavimento.Sul capitello della colonna Piero della Francesca colloca una statua, la cui testa e il braccio alzato sono compresi entro la faccia anteriore dell’architrave che divide il quadratocentrale del soffitto da quello più lontano.Davanti alla colonna è posto Cristo anch’esso colonnare, nella forma del suo corpo,che risulta privo di dettagli anatomici, il colore è chiaro questo per collegarlo alle architetture anch’esse di un colore chiaro. Cristo appare indifferente a quello che gli accade, non c’è nessuna reazione dolorosa , nessuna emozione. Gli stessi autori della flagellazione, le figure che si dispongono attorno, non imprimono nessuna

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forza nessun impeto nei loro gesti, essi sollevano la frusta la quale però non cadrà sul corpo di Cristo. A sinistra su un piano rialzato è seduto il giudice, vicino di spalle un’altra figura osservano la scena con fare impassibile. Sulla destra in primo piano all’aperto sono posizionate tre figure, le quali non si stanno guardando ma per via dei loro gesti è chiaro che stanno parlando tra loro, del fatto,risultano comunque immobili, ciascuno assorto nel proprio mondo con gli occhi rivolti verso un punto che essi solo vedono.

Questa assoluta immobilità, questa indifferenza sono gli elementi fondamentali per capire Piero della Francesca, egli blocca tutto riconducendo ogni oggetto ad una forma geometrica ideale, e inserisce tutte le figure in un’unica coerente rete prospettica. Ogni movimento ne turberebbe l’equilibrio. L’immobilità rappresenta la perfezione ideale degli oggetti, quindi ciò che è perfetto è di conseguenza anche immutabile, ciò che è immutabile è immobile.

E’ la stessa perfezione, immodificabile che raggiunge con la geometricità della prospettiva.La luce chiara e diffusa individua ogni oggetto, ne evidenzia la forma e la posizione, è una luce che deriva dal Beato Angelico, ma a differenza non è religiosa, e divina, maè una luce diurna, ferma, razionalizzatrice, dà all’uomo la certezza, esalta le sue facoltàintellettuali.Il colore non è un elemento aggiuntivo ma insieme alla luce che lo definisce,diventa il mezzo per definire la figura, per definirne il volume per diversificare l’oggetto umano onon, dagli altri.A volte contribuisce a far apparire gli uomini non di carne ma di marmo, e le vesti non distoffa ma di preziose pietre dure. Anche il cielo non ha trasparenza atmosferica ma è marmoreo, relazionandosi con i colori di tutto il quadro.Tutto questo esprime un senso di isolamento di ognuno, la sua non partecipazione ai fatti, la sua incorruttibile eternità.

In quest’opera il tema principale (Cristo alla colonna) è arretrato in secondo piano rispetto ai tre personaggi sulla destra, e tra i due fatti non esiste un chiaro legame, questo perché non è il tema che interessa a Piero della Francesca, ma è cogliere il senso che lega reciprocamente gli uomini nel mondo attraverso la loro riduzione in forme geometriche, e la loro collocazione prospettica.Tutte le parti sono collegate tra di loro ad esempio all’ambiente chiuso di sinistra corrisponde a destra l’ambiente aperto, agli uomini intorno a Cristo in lontananza corrispondono gli uomini intorno alla figura bionda. Esiste una precisa corrispondenza proporzionale fra le parti, Piero della Francesca utilizza la sezione aurea.

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La Flagellazione di Cristo, 1444, Urbino, Galleria Nazionale delle Marche

Il Battesimo di Cristo tavola National Gallery , Londra

Probabilmente questo dipinto è stato eseguito prima della Flagellazione. Il Battesimo diCristo rappresenta un fatto fondamentale nella religione cristiana ed anche nellavita di Gesù costituisce un punto di indubbia importanza; fin dall’antichità, molti artisti sisono cimentati nella realizzazione di opere che potessero celebrare questo momento, eduna delle rappresentazioni più importanti è senza dubbio il “Battesimo di Cristo” di Pierodella Francesca.

Quest’opera è generalmente riconosciuta come una tra le migliori nella produzione diPiero della Francesca, e nel contempo viene considerata anche sua prima opera nota; il“Battesimo di Cristo” è un’opera che viene realizzata tra il 1440 e il 1445.

E’ possibile notare che sulla sull’asse verticale mediana della tavola, Piero dipinge il protagonista del quadro, ovvero Gesù; spostando di poco lo sguardo sopra la testa di Cristo, è possibile notare la mano di Giovanni, il quale lo sta battezzando; ancora più sopra viene dipinta la colomba dello Spirito Santo.In questa composizione, la scelta di voler introdurre all’interno del “Battesimo di Cristo” una colomba, non è stata casuale, poiché oltre a rappresentare lo Spirito Santo, essa è anche il centro prospettico ed ideale della composizione; tra l’altro, Piero della Francesca ritrae la colomba in senso longitudinale, al fine di dare alla scena un certo senso di profondità, perfettamente ortogonale all'asse verticale generato dal corpo di Gesù. A sinistra i tre angeli assistono alla scena, che si svolge fra le acque del fiume Giordano, in Palestina, in realtà è rappresentato il Tevere, e sullo sfondo San Sepolcro patria di Piero della Francesca.

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Appare evidente in quest’opera la preferenza dell’artista per le composizioni simmetriche, frutto di una scelta che vuole rivelare soprattutto ordine e chiarezza formale. Gesù è posto esattamente al centro della scena; la conchiglia che il Battista usa per battezzarlo è esattamente sulla verticale del suo capo; sulla stessa verticale viene collocata anche la colomba bianca che rappresenta lo Spirito Santo (vero centro compositivo del quadro, non solo per il suo bianco intenso, ma perché corrisponde esattamente al centro di costruzione dell’arco che chiude la parte superiore della scena). Sulla sinistra la scena viene arricchita da un albero al lato dello stesso si collocano tre angeli; sulla destra si vede in lontananza un altro battezzando accompagnato da alcune figure vestite in abiti bizantini.L’attenzione di Piero della Francesca è tutta concentrata sulle forme volumetriche che definiscono la composizione. In questo caso, trovandosi all’aperto, non si preoccupa tanto dell’applicazione delle leggi della prospettiva, quanto di trovare la matrice geometrica delle forme. È talmente interessato alla geometria che ignora completamente i valori costruttivi della luce per definire l’immagine. Come si può facilmente notare, non ci sono ombre, e il colore è talmente omogeneo per tono che l’intera immagine sembra quasi godere di luce propria. Il che equivale a dire che ci troviamo in una condizione di illuminazione della scena del tutto concettuale e per nulla attenta ai dati sensibili.

Sui corpi levigati, che sembrano statue si spande una luce morbida ed equamente distribuita, definendo un’atmosfera sospesa e irreale.La solidità del corpo di Cristo è ripetuta da quella del tronco dritto dell’albero, la cui chioma copre l’immagine di Gesù sul quale si libra lo Spirito Santo in forma di colomba.La lunga strada leggermente ondulata, le curve del fiume che si allarga in primo piano, i tronchi d’albero tagliati che proiettano la loro ombra sul prato , danno la misura della profondità In pratica, il percorso artistico di Piero della Francesca è del tutto diverso, ad esempio, rispetto ai pittori fiamminghi. Mentre questi ultimi partono sempre dall’analisi della visione, quindi dai dati forniti dai nostri sensi, Piero, come tutti gli artisti rinascimentali di formazione fiorentina, costruisce l’immagine partendo sempre da una costruzione razionale della stessa, ossia dalla geometria dei corpi e dello spazio, così come la nostra ragione li comprende e li trasforma in immagine mentale.

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Il Battesimo di Cristo tavola National Gallery , Londra

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La Sacra Conversazione, Madonna col bambino, sei santi ,quattro angeli, il Duca Federico da Montefeltro (Pala di Brera) 1472-1474 , tavola, Milano Pinacoteca di Brera

Questo quadro, noto anche come «Pala di Brera» per il luogo dove è conservato, ha come soggetto una «sacra conversazione»: con questo nome vengono indicati i quadri che contengono la Madonna con il Bambino in braccio, in compagnia di santi e, a volte, anche di semplici mortali. In questo caso, nella tavola è presente anche Federico da Montefeltro, il committente dell’opera, chiaramente riconoscibile nell’uomo con l’armatura inginocchiato sulla destra. Da notare che la posizione dei personaggi rispetta in genere una precisa gerarchia: la Madonna era l’unica ad essere seduta; i santi erano collocati in piedi; le persone normali erano invece inginocchiate. Tuttavia i personaggi sono collegati fra loro dallo sguardo rivolto verso il basso in segno reverenziale.Nella tavola vengono rappresentati quattro angeli, in prossimità della Madonna, e sei santi, tre per lato: sulla sinistra compaiono san Giovanni Battista, san Bernardino da Siena e san Girolamo; sulla destra, sempre partendo da sinistra, vi sono san Francesco, san Pietro martire e san Giovanni evangelista.

La tavola è un esempio mirabile di quell’ordine formale che è qualcosa in più che una semplice scelta stilistica: è la fiducia in un universo basato su un’armonia di fondo di matrice razionale e matematica. Tutto è simmetrico e preciso, in particolare l’architettura sullo sfondo, che è il qualcosa in più che possiede questa immagine. Siamo all’interno di una chiesa, all’incrocio tra navata e transetto, giusto davanti l’abside.

Lo spazio quindi è rappresentazione non solo di un luogo sacro, ma di un ordine cosmico basato sulla chiarezza e sulla razionalità.La scena si svolge dentro una architettura ( simbolo materiale della chiesa vivente) che per la perfetta relazione fra le parti si suppone sia una chiesa a croce greca, con volte a botte cassettonate e una probabile cupola al centro.

Particolare originale di questo spazio è la forma della semicupola del catino absidale, aforma di conchiglia. Dalla sua sommità pende un uovo di struzzo.

Il significato dell’uovo va cercato in una credenza medievale, secondo la quale le uova degli struzzi venivano dischiuse dal calore del sole, e pertanto erano prese a simbolo della immacolata concezione della Madonna. Probabilmente anche la conchiglia rimanda allo stesso significato, perché si credeva che al suo interno la perla si formava senza intervento della fecondazione maschile.

Questi particolari rimandano quindi al mistero della nascita di Gesù, inteso come miracolo dal quale far discendere la possibilità dell’uomo di salvarsi.L’uovo assume qui inoltre anche il significato della perfezione geometrica, è illuminato da una luce uniforme, indicato dalle linee prospettiche dell’architrave, messe in risalto dalla fascia di marmo rosso,che a loro volta conducono l’attenzione verso l’uovo come la stessa testa della madonna.

In quest’opera sono inoltre rappresentati in modo simbolico alcuni avvenimenti storici

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sia lieti che tragici, legati alla vita di uno dei protagonisti della celebre tela: il duca Federico da Montefeltro. Il 1472 è infatti non fu solo l’anno di inizio dell’opera, ma è anche quello della nascita del suo erede diretto, Guidobaldo, della felice presa di Volterra che lo resero il capitano più ammirato d’Italia e infine della morte, dovuta alle complicanze del parto, della moglie Battista, donna di grande cultura ed equilibrio oltre che saggia contitolare del potere.

Tali significativi eventi segnarono profondamente Federico, tanto che, a un’attenta lettura dell’opera, sono rintracciabili molteplici simboli ed allusioni a quella sfera affettiva tanto cara al committente.

E’ alla tanto attesa nascita che allude infatti il Bambino beatamente addormentato fra le Braccia della Vergine; è alla dolorosa scomparsa dell’amata moglie la presenza dovuta, oltre che della Madonna in preghiera simbolo delle virtù cristiane della sovrana urbinate, del santo protettore Giovanni Battista, che nel dipinto è collocato a sinistra, posto che occuperebbe la donna se fosse viva; è a motivo auto celebrativo l’armatura da battaglia indossata dal Montefeltro, con il bastone del comando ai suoi piedi, la spada e le stringhe di cuoio rosso, tipico vezzo dei ricchi di allora e che si ritrovano in molti dipinti dell’epoca.

E’ da menzionare la collana in corallo indossata dal Bambino: il colore rosso richiamerebbe il sangue e dunque la passione di Cristo, mentre il ciondolo con pelo di tasso, così come il rametto di corallo, sarebbero simboli bene auguranti per il piccolo addormentato, ritratto forse in tale momento in allusione alla sua futura morte.

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La Sacra Conversazione, Madonna col bambino

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L’impianto prospettico strutturato con un unico punto di fuga centrale all’altezza degli occhi della Vergine sembra proiettare i personaggi, che l’artista colloca sapientemente in ordine di altezza. Il cerchio rappresenta la figura geometrica in cui è inquadrata la volta a botte ed è tangente al volto della madonna da cui idealmente sipuò far partire la linea verticale che divide simmetricamente la tavola.Secondo studi recenti, i rapporti proporzionali interni allo spazio, simbolico, della composizione sono stati in parte falsati da una piccola decurtazione inferta alla tavola sul lato destro e in misura maggiore sul sinistro, ma, pare, non su quello superiore. In realtà, già nel 1954 uno storico e critico d’arte compì accurate ricerche sul formato della tavola giungendo alla conclusione che questa avrebbe subito, piuttosto, una mutilazione su tutti i lati.

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Dittico degli Sposi

Ritratto di Battista Sforza e Ritratto di Federico da Montefeltro,tavola, Firenze, Galleria degli Uffizi

Agli Uffizi si trova il famosissimo doppio ritratto dei Duchi di Urbino, di Piero della Francesca. Si tratta di un dittico, che ritrae Federico e sua moglie, Battista Sforza. Entrambi sono dipinti di profilo, in una posizione che ricorda le antiche medaglie, in cui le figure risultano molto solenni.

I duchi sono rappresentati di profilo secondo una disposizione tradizionale della ritrattistica medievale e primo rinascimentale. La rappresentazione laterale evitando quell’indagine psicologica del personaggio, che invece introduce la rappresentazione più tarda ritraendo il personaggio nella visione a tre quarti, permette a Piero di evitare ogni espressione di sentimento individuale. Definendo i due volti come pure e grandiose forme stereometriche, rilevate cromaticamente dal chiaro fondo del cielo.I profili sono nettamente circoscritti dalla linea e realizzati volumetricamente non per via del chiaro scuro ma per via dei toni di colore.

Il pallido viso di Battista la moglie del duca, è tondeggiante ha superfici levigate, messe in risalto dalla luce e per contrasto dalla ricca ed elaborata acconciatura, nessun evento la turba anche il velo che le copre parzialmente la guancia, è talmente trasparente da esserequasi inesistente e da non determinare alcuno stacco.

Nella figura del duca è ancora più evidente l’importanza data alle variazioni tonali, infatti si vede che il cappello cilindrico e la veste girano, perché il colore rosso mediante la quantità di luce che assorbe e che riflette dimostra le diverse posizioni dei piani, la volumetria della figura collocata nello spazio. Il colletto a coste di velluto orizzontali, è evidenziato dalla sottile linea bianca della camicia,che sporge ed è parallela alla linea disegnata dal colletto rosso, definendo una linea curva chiara e precisa.Le due zone rosse, danno maggiore risalto al colore grigiastro del volto, l’accentuarsi di questi colori, la forte differenziazione fra i due visi, né definisce anche il distacco dalla realtà.I ritratti per i molti dettagli dovevano essere molto fedeli ai personaggi reali, lo notiamo nei dettagli tratti dal vero,come i bei disegni della manica della duchessa, la complessa acconciatura, il corto collo possente del duca. Lo sfondo è caratterizzato dai campi, da castelli, mura, montagne lontane, barche che si riflettono, su un tranquillo specchio d’acqua.

L’uso del particolare è una caratteristica dell’arte fiamminga, questo elemento può apparire contraddittorio nella sintesi di spazio, forma , luce, colore, perfezione matematica di Piero della Francesca. Tuttavia questa contraddizione è soltanto apparente, infatti il dominio della ragione attraverso l’occhio è tale, nella concezione dell’artista, che tutto deve essere rigorosamente controllato, tutto deve essere inserito nelle linee geometriche della piramide visiva, niente può sfuggire al nostro occhio e alla nostra ragione, ogni oggetto deve essere perfettamente compreso, vicino o lontano che sia.Per questo motivo rappresenta gli spazi privi di atmosfera netti precisi, solo le montagne lontanissime presentano qualche accennata sfumatura, per consentire una

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visione più reale, in realtà è solo apparente in quanto si noti come si distinguono chiaramente i riflessi dell’acqua pur essendo in lontananza.Piero della Francesca anche in quest’opera partendo dalla rappresentazione di due persone riesce ad esprimere la loro superiorità morale ed eternità ideale.

Al di là del valore artistico del lavoro di Piero della Francesca, il quadro è molto noto perché mette in risalto il profilo, davvero particolare, di Federico e in particolare il suonaso, al quale manca una parte! Che cosa accadde al Montefeltro?

Intorno al 1450 – durante un torneo – venne ferito con una lancia e perse l’occhio destro. Nel XV secolo, una tale ferita poteva portare anche alla morte, ma Federico non siperse d’animo: la leggenda narra che affermò «Pazienza, ci vedrò meglio con un occhio che con cento!». Prese così la decisione di farsi tagliare la parte superiore del naso, per non ostacolare la vista dell’occhio sinistro.

Dittico degli Sposi - Ritratto di Battista Sforza e Ritratto di Federico da Montefeltro,tavola, Firenze, Galleria degli Uffizi

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