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IL RISCHIO SISMICO DELLA PROVINCIA DI MESSINA E LATUTELA DEL PATRIMONIO CULTURALE IL CASO DI RODÌ MILICI A cura della Fondazione Studi Melitensi “Itaca Onlus” Comune di Rodì Milici Edizioni Di Nicolò - Messina

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IL RISCHIO SISMICO DELLA PROVINCIA DI MESSINAE LA TUTELA DEL PATRIMONIO CULTURALE

IL CASO DI RODÌ MILICI

A cura dellaFondazione Studi Melitensi

“Itaca Onlus”Comune di Rodì Milici

Edizioni Di Nicolò - Messina

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Assessorato Beni Culturali Ambientalie della Pubblica IstruzioneREGIONE SICILIANA

Comunedi Rodì Milici

Gran Priorato di Napoli e SiciliaDelegazione Gran Priorale di Messina

FondazioneDonna Maria Marullo di Condojanni

PATROCINIO

In copertina:DOMENICO PUGLISIParticolare di un quadro del Settecento raffigurante Papa Leone II.Sono evidenziati il Palazzo dei Cavalieri e l’annesso complesso feudale con la Chiesa di MiliciOlio su tela

Convegno di studi “Il patrimonio dei beni artistici di Rodì Milici ed il rischio sismico del territorio”<2006 ; Rodì Milici>Il rischio sismico della provincia di Messina e la tutela del patrimonio culturale : il caso Rodì Milici :atti del convegno di studi “Il patrimonio dei beni artistici di Rodì Milici ed il rischio sismico delterritorio”. - Messina : Di Nicolò, 2006.1. Patrimonio culturale - Rodì Milici – Conservazione – Congressi – 2006.363.6909458112 CDD-21 SBN Pal0206386

CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace”

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ATTI DEL CONVEGNO DI STUDI“Il patrimonio dei beni artistici

di Rodì Milicied il rischio sismico del territorio”

RODÌ MILICILUGLIO 2006

IL RISCHIO SISMICO DELLA PROVINCIA DI MESSINAE LA TUTELA DEL PATRIMONIO CULTURALE

IL CASO DI RODÌ MILICI

EDIZIONI DI NICOLOMESSINA

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Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 7Amb. Conte Don CARLO MARULLO di CONDOJANNI

Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 11Dr.ssa ANTONELLA ALIBRANDO

Saluto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 13CARMELO ALIBERTI

RelazioniInquadramento geologico strutturale e sismicità dell’area peloritana . » 17Dott. MIMMO PALANO

Il rischio sismico e l’evoluzione della classificazione sismica in Italia . » 21Dott. SALVATORE BARRESI

Criteri di progettazione e verifica antisismica alla luce delle nuovenormative . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 25

Ing. CARMELO LONGO

Meccanismi di danno per le costruzioni murarie in zona sismica . . . » 35Ing. ALESSANDRO PALMERI

Tecniche innovative per la protezione sismica dell’esistente . . . . » 39Prof. GIUSEPPE MUSCOLINO

Il patrimonio artistico melitense in Sicilia . . . . . . . . . . . » 45Prof. GIACOMO PACE GRAVINA

Aspetti del patrimonio artistico del Comprensorio di Rodì Milici . . » 49Ing. ANDREA ZANGHÌ

Conclusioni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 71Prof. Ing. CESARE FULCI

Sommario

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Ben volentieri accolgo l’invito a presentare gli atti del Con-vegno organizzato dal “Centro Studi Melitensi Itaca Onlus” sulrischio sismico della Sicilia ed in particolare di quello dei terri-tori del Messinese.

La Fondazione “Donna Maria Marullo di Condojanni”,infatti, oltre al noto scopo di valorizzare la presenza storica deiCavalieri di Malta in Sicilia, ha anche come sua ulteriore finali-tà istituzionale la tutela preventiva delle popolazioni siciliane,ed in particolare di quella messinese, dal rischio tellurico.

In questo contesto, da anni, sono stati promossi numerosicontatti internazionali alla ricerca di strumenti atti a pianificarel’emergenza, specie per la salvaguardia delle famiglie, e adindicare le vie più utili per conoscere ed adottare guide sicureper la sopravvivenza.

Tali contatti, specie con il “San Francisco Fire DepartmentHeadquarters” e il “San Francisco Mayor’s Office of EmergencyServices” hanno consentito l’acquisizione, all’archivio ed allabiblioteca della Fondazione Marullo, di importante materialetecnico-storico-statistico internazionale sul grande terremotodi Messina e Reggio Calabria del 1908 e sul maremoto cheseguì quel tragico evento. Anche le relazioni con il “CaliforniaGovernor’s Office of Emergency Services” hanno permessodi acquisire materiali, da un lato per la conoscenza e lo studiodei fenomeni e, dall’altro per la prevenzione attiva da metterein essere.

Altri interessanti studi sono stati raccolti sui vari tipi diemergenze possibili, insieme a documenti relativi ai program-mi di divulgazione del reale rischio cui sono esposti i territoridella Sicilia per i quali si impone sempre di più, oltre alla sorve-glianza, la consapevolezza che con le catastrofi naturali dinatura geo-dinamica bisogna convivere, adottando le necessa-rie precauzioni, perché gli eventuali danni non si verifichinoo quantomeno questi vengano contenuti.

IntroduzioneAmb. Conte Don CARLO MARULLO di CONDOJANNIPresidente della Fondazione Donna Maria Marullo di Condojanni del Sovrano Militare Ordine di Malta

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Sul terreno pratico, come prima azione, negli anni ’90, laFondazione Marullo operò un’attenta ricognizione dello statodei prospetti e dei cortili dei fabbricati della città di Messinanelle varie aree identificate anche per tipologie di costruzionied epoche di edificazione.Una particolare attenzione fu anchededicata a documentare fotograficamente, in quell’occasione,il livello di degrado di numerosi monumenti di tutte le epoche.

Oggi gran parte degli studi portati avanti con i ricercatori dialtri Paesi sono quasi conclusi e si spera di produrre, entro ilprossimo anno, le diverse guide alla prevenzione da distribuirealle famiglie, alle scuole ed alle imprese, anche in vista dipubblicare un manuale da affidare alle pubbliche amministra-zioni per la loro tutela interna e quella dei cittadini che con essequotidianamente entrano in relazione.

In questo ambito un capitolo particolare spetta alle iniziativedi salvaguardia dei beni culturali. Tra questi, come campodi sperimentazione, la Fondazione ha scelto come campione,da oltre due anni, il comprensorio di Rodì Milici, dove esisto-no, specie a Milici, marcate presenze storico-architettonichemelitensi e dove si è riscontrato un vivo interesse a valorizzareil passato, come occasione di sviluppo in vista del futuro. Taleinteresse, oltre che dalla sensibile Amministrazione Comunaleè stato testimoniato dal nascere del Centro Studi MelitensiItaca Onlus.

È pertanto con grande interesse che oggi la FondazioneMarullo vede pubblicati nella collana di studi “La presenza deiCavalieri di San Giovanni in Sicilia” gli atti relativi al conve-gno tenutosi a Rodì Milici, antica sede dell’Ordine Gerosolimi-tano che lì gestiva un ospedale, amministrando il territorio.

In prospettiva, l’iniziativa promossa dal locale Centro StudiMelitensi realizza un’importante sinergia con la FondazioneMarullo nella speranza di proseguire, nel territorio provinciale,il dibattito su ciò che sarà possibile fare per difendersi dai futuriterremoti. Tale sinergia auspichiamo che possa contribuire,nella città di Messina, che tra due anni vedrà compiersi un se-colo dal disastroso evento del 1908, a creare nuova sensibilitàverso i progressi che la scienza antisismica ha realizzato negliultimi anni ed attenzione alle nuove legislazioni per l’ediliziae la protezione civile.

Il volume degli atti del Convegno curato dal “Centro StudiMelitensi Itaca Onlus”, oltre ad ospitare i saggi tecnici di MimmoPalano, Salvatore Barresi, Carmelo Longo, Alessandro Palmerie Giuseppe Muscolino, con le conclusioni di Cesare Fulci sirivela una brillante sintesi sulle più moderne tecniche di inter-

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vento per la salvaguardia degli edifici esistenti ed un’utileguida alle novità, per coloro che si accingono a costruire immo-bili, applicando la recentissima normativa adottata dal Gover-no Italiano sull’argomento con l’Ordinanza del Presidente delConsiglio dei Ministri n. 3274 del 20.03.2003.

La sede scelta per i lavori, generosamente ospitati dall’Am-mistrazione Comunale di Rodì Milici, ha anche imposto all’at-tenzione la precarietà di alcuni beni culturali, gia appartenutiai Cavalieri di Gerusalemme, poi detti di Rodi ed infine diMalta. Tale patrimonio, oggi nella disponibilità della Chiesalocale e di privati, necessita di urgenti interventi anche perché,ove intervenisse un sisma di media intensità, esso sarebbe defi-nitivamente compromesso. Nell’attenzionare il caso, constata-to “de visu” da tutti i qualificati relatori, che pure hanno citatotali beni come esempio di precarietà, il Sindaco ha fortementeassicurato il suo impegno per sollecitare, a chi è prepostoalla tutela del patrimonio artistico, il restauro della Chiesa diSan Rocco ed i quadri della Chiesa di Milici, annessa al Palaz-zo dei Cavalieri.

Su quest’ultimo tema, teso a migliorare lo “status quo”,appaiono utili i contributi offerti al convegno da Pace Gravinae Zanghì che, con i loro scritti, ci riportano alla tematica dellasalvaguardia della memoria ed individuano chiaramente gliobiettivi contemporanei dell’azione dei Cavalieri di Malta infavore del patrimonio che Loro appartenne.

Al “Centro Studi Melitensi Itaca Onlus” riconosciamo ilmerito di avere raccolto il progetto della Fondazione Marulloe di avere portato avanti il Convegno con pieno successo finoalla pubblicazione di questi atti che la Fondazione DonnaMaria Marullo di Condojanni saluta nella Collana Editoriale,certa di realizzare, anche con questo tassello, seria opera disalvaguardia delle memorie sopravvissute a Rodì Milici, con-segnandole alla carta stampata e suo tramite al futuro.

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Eccellentissimo Gran Cancelliere, Autorità, Gentili Signoree Signori, graditi ospiti, a voi tutti grazie per la partecipazionee benvenuti a Rodì Milici.

Sono lieta ed onorata di aprire i lavori di questo importanteConvegno dove numerosi ed illustri oratori relazionerannosul patrimonio artistico di Rodì Milici e sul rischio sismico delterritorio.

Ogni paese è tale, perché esiste un popolo ed un territoriodove quel popolo vive stabilmente praticando usi e costumi chesi sono consolidati nel tempo. E in quello spazio, le comunitàche via via si sono succedute, hanno lasciato tracce della loropresenza che ne documentano il potere, il ruolo storico e leconoscenze fin li acquisite.

È evidente dunque che il patrimonio artistico di un Comunesi identifica con la sua civiltà, la sua cultura, la sua memoriacollettiva. È bene insostituibile ed inimitabile. È bene capace diprodurre identità sociale. Perdere una sola parte di questo patri-monio equivarrebbe a perdere parte della propria specificità,dell’esistere come collettività.

La difesa e la valorizzazione del patrimonio artistico di-ventano così per noi un imperativo categorico, sono doveri daiquali non possiamo prescindere, per garantire poi, alle genera-zioni future il diritto alla fruizione.

Da qui l’importanza del convegno odierno che la Fondazionedi Studi Melitensi “Itaca O.N.L.U.S.” ha organizzato insiemealla Fondazione Donna Maria Marullo Di Condojanni ed agliorganismi dello SMOM presenti sul territorio, con il Patrociniodel Comune di Rodì Milici.

Si è voluto cosi proporre un occasione di reciproco confrontotra ricercatori, professionisti e funzionari pubblici che operanonel settore dell’Ingegneria sismica ed in particolare nella conser-vazione dell’esistente. Il problema del rischio sismico, in Italia,è sempre di grande attualità a causa degli eventi che periodica-

PresentazioneDr.ssa ANTONELLA ALIBRANDOPresidente Fondazione Studi Melitensi “Itaca Onlus”

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mente colpiscono il nostro paese. Questi hanno messo in lucenon solo la notevole vulnerabilità del nostro costruito, in cuipredominano le costruzioni storiche, (che noi vogliamo e dob-biamo conservare), ma anche le difficoltà a trasferire i risultatidella ricerca scientifica al mondo delle professioni.

L’osservazione sistematica dei danni ha, infatti, ormai chia-ramente dimostrato l’inefficacia di alcune tecniche di interven-to, che restano ben salde nella prassi progettuale. A tal uopostasera avranno il giusto rilievo i temi base della dinamica si-smica e della modellazione delle strutture, saranno dibattuti gliaspetti legati alla progettazione di costruzioni in zona sismica,edili e infrastrutturali, anche con riguardo alle moderne tecni-che di isolamento e di controllo. Un’attenzione particolare saràrivolta, poi, al tema degli interventi preventivi e di riparazionedegli edifici esistenti e per dimostrarne l’alto valore formativoci si propone di mettere in evidenza i contributi più originali sulpiano scientifico e quelli di effettiva ricaduta applicativa. Tuttoquesto sarà possibile grazie all’imprescindibile supporto ditecnici altamente qualificati che con le loro ricerche e i lorostudi sono divenuti punti di riferimento negli ambiti che gliappartengono.

A loro va la mia gratitudine. Mi piace pensare, inoltre, che questa sera apertasi sotto i mi-

gliori auspici per la presenza di un pubblico tanto numerosoquanto interessato porti molta soddisfazione anche ai miei con-cittadini; essi vedranno realizzarsi, in casa loro, un’assai signi-ficativa manifestazione all’insegna della cultura e della ricercacon riconosciuti protagonisti, fra gli altri, anche giovani natie vissuti in mezzo a loro, ai quali auguro una carriera futuradegna del loro inizio.

Un ringraziamento particolare va poi al Signor Sindaco eall’Amministrazione comunale tutta per l’attenzione mani-festata nei nostri confronti e a quanti hanno contribuito allariuscita dell’evento.

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A nome dell’Amministrazione Comunale e della cittadi-nanza tutta, porgo i più cordiali saluti a Sua Eccellenza l’amba-sciatore Conte Don Carlo Marullo di Condojanni, ai prestigiosirelatori, ai graditi ospiti, alle autorità, alle gentili Signore eSignori. È per noi, oggi motivo di vanto, avere a Rodi Milici,così alte personalità del mondo della cultura e della ricerca.Sono venuti qui, attratte, dalla nostra più grande ricchezza, ilpatrimonio artistico.

Purtroppo, le risorse che lo Stato ci mette a disposizione perla sua tutela sono esigue, nonostante la nostra, sia una realtàdove convivono in maniera eccelsa bellezze paesaggistiche ereperti archeologici importanti.

Tuttavia qualche risultato l’abbiamo ottenuto. Il restauro del Palazzo dei Cavalieri di Malta, ormai è quasi

una certezza. Si sta lavorando inoltre per il parco archeologico, un sogno

perseguito da tantissimi anni. Sono di alcuni giorni fa, gli incontri con la Sovrainten-

denza di Messina che vede favorevolmente questa iniziativa.Sono tuttavia convinto, che questo bene sociale, potrà esseresalvaguardato, solo attraverso procedure atte a far si che lasocietà nel suo complesso faccia proprio e valorizzi un deter-minato bene.

Il progetto di intervento, non potrà essere rappresentato sol-tanto dalle procedure tecniche, quanto piuttosto, dovrà preve-dere un piano concreto, attraverso cui giustificare l’interventoe capace di coinvolgere la collettività nella sua realizzazione.

Il bene culturale, infatti, è un bene sociale e come tale deveessere socialmente tutelato ed è necessario a tal uopo impiegaresignificative risorse collettive.

La Fondazione Studi Melitensi “Itaca Onlus”, a cui rivolgoun sentito ringraziamento, lavora in questa direzione proponen-dosi di valorizzare la memoria storica di Rodi Milici.

SalutoCARMELO ALIBERTISindaco di Rodì Milici

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Il Comune non poteva non condividere questo progetto, convintocome è che il patrimonio artistico e le bellezze territoriali rappre-sentino il nostro miglior biglietto da visita e se sapientemente valo-rizzate saranno motori di un possibile sviluppo futuro.

Benvenga, dunque, qualunque iniziativa volta alla promozionedi questo territorio e di questa comunità. A noi non resta altro cheringraziare quanti ci aiutano in questo compito.

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Relazioni

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area nord-orientale della Sicilia rappre-senta una delle aree a più elevato rischiosismico in Italia, in quanto in passato è statacaratterizzata dall’accadimento di terremotivasti e distruttivi su un territorio che adoggi è densamente urbanizzato. Sei terre-moti caratterizzati da Intensità MCS > VIIIsono accaduti nel 1493, 1613, 1717, 1783,1786 e nel 1908, causando notevoli danninell’area. In particolare il terremoto del28 Dicembre del 1908 (massima IntensitàMCS pari a XI e magnitudo pari a 1.7) èconsiderato uno degli eventi più catastroficidella storia Italiana. Questo terremoto di-strusse le città di Messina e Reggio Cala-bria, provocando più di 100.000 morti.

Il verificarsi di questi terremoti è forte-mente legato sia all’assetto tettonico localedell’area, sia al complesso assetto geodi-namico dell’area Mediterranea. L’attualeconfigurazione geografica dell’area centro-mediterranea rappresenta il risultato dellaconvergenza neogenica-quaternaria tra laplacca Africana e quella Eurasiatica. Que-sto processo ha portato alla formazione didue domini tettonici principali: l’orogeneAppeninico-Maghrebide e il bacino diback-arc Tirrenico (Figura 1a). L’ArcoCalabro-Peloritano costituisce una partedell’orogene ed appartiene al suo dominiopiù interno. L’Arco connette l’Appenninomeridionale orientato NW-SE con la catenaMagrebide orientata secondo la direzioneWSW (Figura 1a). La sua recente evoluzio-ne geodinamica è legata all’apertura del

Mar Tirreno iniziata nel Miocene medio, lamigrazione verso ESE del blocco Calabro-Peloritano ed il processo di subduzione dellalitosfera Ionica. La maggior parte dei terre-moti che avvengono in Italia sono imputabi-li al movimento relativo tra questi domini.

A scala regionale, nel settore nord-orien-tale della Sicilia, il processo di convergen-za, è stato accomodato dallo sviluppo didue grossi sistemi di faglie: il sistema strut-turale dello “Stretto di Messina” (MS) edil sistema strutturale “Tindari-Letojanni”(TLS). Il primo sistema è costituito da unfascio di strutture “offshore” ad orientazio-ne NNW-SSE che borda la parte occidenta-le delle isole di Salina, Lipari e Vulcano e siestende nell’entroterra fino a Letojanni at-traverso il Golfo di Patti. Il secondo sistemaè costituito da un fascio di strutture “offsho-re” ad orientazione NNE-SSW che taglial’area dello Stretto di Messina dal lato in-terno dell’arco orogenico (Figura 1b).

Verso la fine del 1975, l’Istituto Naziona-le di Geofisica ha installato una rete sismicacoprente diverse aree del territorio italiano.Negli anni successivi, la copertura arealedella rete è stata migliorata per mezzodell’installazione di alcune reti sismiche lo-cali e regionali. A partire dalla fine del 2000,l’intera rete, costituita da più di 100 sensoriè gestita dall’Istituto Nazionale di Geofisicae Vulcanologia (INGV). L’analisi dei datisismici dell’archivio dell’INGV (disponibi-le oggi sul sito internet http:// www.ingv.it),

Inquadramento geologico strutturalee sismicità dell’area peloritanaDott. MIMMO PALANORicercatore Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia

L’

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Fig. 1 - (a) Schema strutturale dell’area Mediterranea con indicate le maggiori strutture tettoniche. Le frecce indi-cano le aree in estensione (gialle) e quelle in contrazione (rosso). (b) Mappa strutturale schematica della Siciliaorientale: (1) Unità dell’orogene Apenninico-Maghrebde; (2) Vulcanismo calc-alkalino and shohonitico delleIsole Eolie; (3) Sedimenti marini e continentali di età Plio-Quaternaria; (4) Monte Etna; (5) Fronte esterno delsistema di sovrascorrimento; (6) Faglie principali

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coprente l’intervallo temporale 1981-2005,ci ha permesso di caratterizzare il comporta-mento sismico dell’area (Figura 2).

In particolare, nell’area dello Stretto diMessina, anche se nessuna faglia è ricono-sciuta “attiva” dai rilievi di campagna, te-stimonianze della sua attività tettonica civengono fornite dall’elevato numero di ter-remoti strumentali registrati e localizzati acirca 12-15 chilometri di profondità, oltreche dagli eventi storici conosciuti. Durantel’intervallo temporale 1981-2005 nell’areasi sono verificati eventi caratterizzati dabasse magnitudo. Per quanto riguarda il si-stema TLS, gli eventi sismici lungo questosistema strutturale sono stati meno frequen-ti lungo la fascia costiera e terrestre e moltofrequenti nella zona in mare aperto. In par-ticolare, questa ultima zona è stata il teatrodi forti terremoti: il terremoto del 1978(I = VIII MKS e MS = 6.1) con epicentrolocalizzato nel Golfo di Patti ed il terremotodel 1980 (I = VII MKS e MS = 5.6) con un

epicentro localizzato nel basso Tirreno fra illitorale della Sicilia e l’Isola di Filicudi.Tuttavia, il quadro sismotettonico risultacomplicato dal verificarsi di terremoti ca-paci di generare danni (M = 4.2-5.4) loca-lizzati al di fuori dell’allineamento struttu-rale della TLS, come ad esempio nelle areedi Naso e di Castroreale.

In conclusione, il settore nord-orientaledella Sicilia dal punto di vista sismico, rap-presenta una delle regioni più attive in Ita-lia. Tuttavia, questa sismicità se confrontataa quella di altri paesi (California, Giappone)risulta di modesta entità. Purtroppo, in Ita-lia, il problema risulta molto serio a causadella presenza di uno scadente patrimonioedilizio. È necessaria una politica razionaledi difesa dai terremoti, per migliorare sia laqualità delle nuove costruzioni, sia la salva-guarda di quelli esistenti (in particolare imonumenti storici). I monumenti storicisono i supporti della nostra memoria e perquesto motivo devono essere difesi…

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Fig. 2 - Mappa epicentrale dei terremoti avvenuti nell’area nord-orientale della Sicilia e nel Mar Tirreno meridio-nale tra il 1981 ed il 2005

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iù di 120.000 morti nell’ultimo secolo,circa 75 miliardi di euro di danni negli ulti-mi 25 anni; queste le cifre che evidenzianonel modo più efficace e sintetico, le dimen-sioni del problema terremoti in Italia.

Nonostante l’impegno profuso nella ela-borazione di una adeguata strategia di di-fesa che troppo spesso è consistita in unsemplice potenziamento, seppure necessa-rio, delle strutture preposte alla gestionedelle emergenze, il tributo pagato in terminidi danni e vittime è stato elevatissimoanche nei terremoti più recenti.

Le grandi perdite economiche e socialicausate dal verificarsi di eventi sismici han-no incentivato negli ultimi decenni gli studisul rischio sismico con l’obiettivo di formu-lare delle strategie per la mitigazione delleconseguenze di tali eventi.

Il rischio sismico, inteso come valuta-zione complessiva dei danni che ci si puòaspettare dai terremoti, viene quantitativa-mente definito come risultato del prodottodi tre distinti fattori: pericolosità, vulnera-bilità ed esposizione.

La pericolosità esprime la probabilitàche in un dato luogo ed entro un certo pe-riodo di tempo (tempo di ritorno) si verifi-chi un terremoto capace di causare danni; lavulnerabilità consiste nella predisposizioneda parte di persone, beni o attività, a subiredanni o modificazioni a causa del verificar-si di un terremoto; l’esposizione definisceconsistenza, qualità e valore dei beni e delle

attività presenti sul territorio che possonoessere influenzate direttamente o indiretta-mente dall’evento sismico. In accordo conla precedente definizione di rischio sismi-co, aree con elevata pericolosità sismica madisabitate, sono da considerare a rischionullo, mentre quelle caratterizzate da eleva-ta densità di popolazione e sulle quali insi-stono edifici mal costruiti, possono esseresoggette a rischio sismico elevato anche inpresenza di bassa pericolosità.

Il primo passo per la determinazionedel rischio sismico di un territorio, consistenella valutazione della sua pericolositàsismica, intesa come il probabile livello discuotimento del suolo associato al verifi-carsi di un terremoto.

Sulla base degli studi più aggiornati rela-tivi ai diversi settori della sismologia, sonostate elaborate Carte di Pericolosità Sismicaper l’intero territorio nazionale (Fig. 1). Essemostrano la distribuzione areale dei livellidi scuotimento del suolo che è probabilesiano superati entro uno specifico intervallodi tempo. In genere ci si riferisce ad unaprobabilità del 10% che una definita sogliadi scuotimento venga superata entro 50 anni,corrispondenti ad un periodo di ritornodello scuotimento di soglia di 475 anni.

I parametri più comunemente utilizzatinelle carte sono l’Intensità Macrosismica(scale tipo Mercalli) e l’AccelerazioneMassima del Suolo (PGA = “Peak GroundAcceleration”) che esprime in modo più

Il rischio sismico e l’evoluzionedella classificazione sismica in ItaliaDott. SALVATORE BARRESIGeologo libero professionista

P

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appropriato il movimento del suolo ai finiingegneristici. L’accelerazione è misuratarelativamente all’accelerazione della gravi-tà (g = 9.80 m/s2): si tenga presente che unaaccelerazione di 0.1g è capace di produrredanno. Le mappe di pericolosità sismicarappresentano i documenti di base perla classificazione sismica del territorio inquanto consentono di definire zone a diver-sa pericolosità, per le quali ai fini costrutti-vi, devono essere stabilite norme tanto piùrestrittive quanto più elevata è l’intensitàdel terremoto atteso. L’attuale elevato livel-lo di rischio dipende in gran parte dal gra-vissimo ritardo con il quale classificazionee norme antisismiche sono state introdotte,nonostante si sappia da sempre che il nostroè un paese fortemente sismico. Le primeleggi di costruzione antisismica furonovarate dal regno di Napoli a seguito del ter-remoto del 1783 in Calabria.

Dopo il catastrofico terremoto del 28 di-cembre 1908 che distrusse Messina e ReggioCalabria, si giunge alla prima classificazione

sismica, intesa come elenco di Comuni espo-sti a rischio con relativa normativa tecnica.Vi erano inclusi i comuni della Sicilia e dellaCalabria gravemente colpiti nel 1908 insie-me a pochi altri per i quali c’era memoriastorica di danneggiamenti subiti nel recentepassato a opera di forti terremoti. La lista deicomuni sismici venne ripetutamente modifi-cata, tra il 1908 ed il 1980, semplicementeaggiungendo i comuni gravemente colpiti adogni nuovo evento sismico.

La forte accelerazione impressa agli stu-di sulla sismicità in Italia dal progetto Fina-lizzato Geodinamica del CNR dopo i terre-moti del 1976 in Friuli e del 1980 in Irpinia,portò alla classificazione sismica entrata invigore nel 1984 (Fig. 2a). Con essa per laprima volta in Italia, fu introdotta una clas-sificazione sismica omogenea del territorionazionale basata su indagini scientifiche ri-gorose che in pochi anni avevano prodottoun sostanziale miglioramento delle cono-scenze del fenomeno sismico in Italia.

In molte delle zone sismiche più pericolo-se d’Italia, in particolare in tutte quelle cheerano state interessate da terremoti distrutti-vi prima del 1908, si è pertanto iniziato acostruire con criteri antisismici solo a partiredagli anni ’80. Le conseguenze di questoritardo sono evidenti: nelle zone sismicheclassificate nel 1984 (circa il 45% del territo-rio nazionale) solo il 14% delle costruzionisono costruite secondo norme antisismiche.

La classificazione del 1984 era basata sutre categorie sismiche con pericolosità viavia più elevate dalla terza alla prima, allequali corrispondono livelli crescenti di pro-tezione richiesti per le costruzioni (livellomassimo per la Ia Categoria). Vi erano poiampie zone del territorio non classificate tracui, a titolo di esempio, il comune di S. Giu-liano di Puglia e altri comuni limitrofi.

Dal 1984 la ricerca non si è arrestata ele nuove conoscenze acquisite nei diversi

Fig. 1 - Carta della pericolosità sismica d’Italia ela-borata dall’INGV per il Dipartimento della protezionecivile nel 2004. I colori indicano i valori di PGA(in frazioni di g) con probabilità di superamento del10% in 50 anni

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settori della sismologia hanno permesso a se-guito dell’Ordinanza PCM 3274 del 20 Mar-zo 2003 un ulteriore aggiornamento dellaclassificazione sismica del territorio nazio-nale (Fig. 2b). Le categorie, sono state rino-minate Zone, per le quali sono state fissatesoglie di PGA (Tab. 1). È stata introdotta laZona 4 per le aree precedentemente nonclassificate, cosicchè tutto il territorio na-zionale risulta oggi sismico, sia pure congradi di pericolosità molto diversi.

Nello specifico, per il Comune di RodìMilici, i calcoli indicano un valore di PGAcon probabilità di superamento del 10% in

50 anni pari a 0.20687 g, che lo colloca tra icomuni ricadenti in “Zona sismica 2”.

Alla classificazione sismica così comedefinita dalla OPCM 3274, si aggancianole nuove Norme Tecniche per le costru-zioni, approvate con Decreto Ministeriale14/09/2005 (Ministero delle Infrastrutturee dei Trasporti). Le norme tecniche, coeren-temente al numero delle zone sismiche fis-sate con la nuova classificazione, indicano4 valori di accelerazioni orizzontali (a/g) diancoraggio dello spettro di risposta elasticoe le norme progettuali e costruttive daapplicare (Tab. 1).

Fig. 2 - Classificazione sismica dell’Italia: mappe relative alla classificazione del 1984 (a) e a quella del 2003secondo l’OPCM 3274 (b); fonte: sito dell’INGV

Tab. 1 - A sinistra: soglie di PGA d’ingresso nelle zone sismiche; A destra: accelerazioni di ancoraggio dello spet-tro di risposta elastico secondo le norme tecniche approvate con D.M. 14/09/05

Accelerazione orizzontale (a/g) Accelerazione orizzontale (a/g) di ancoraggioZona con probabilità di superamento dello spettro di risposta elastico

del 10% in 50 anni (Norme Tecniche)1 > 0.25 0.352 0.15 – 0.25 0.253 0.05 – 0.15 0.154 < 0.05 0.05

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1. O.P.C.M. n° 3274 del 20 marzo 2003:panoramica su principi e novità

biettivo principale del presente inter-vento è l’analisi dell’Ordinanza del Presi-dente del Consiglio dei Ministri n° 3274 del20.03.2003, concernente “Primi elementiin materia di criteri generali per la classifi-cazione sismica del territorio nazionale edi normative tecniche per le costruzioni inzona sismica”.

Da segnalare che ci sono state diversemodifiche ed integrazioni al testo origina-rio, per ultima l’O.P.C.M. 3 maggio 2005n° 3431.

Prima di analizzare in dettaglio il testodell’Ordinanza risulta interessante antici-pare alcuni punti qualificanti:1. Le nuove norme sono prestazionali, cioè

stabiliscono principi inderogabili per gliobiettivi da perseguire, lasciando al pro-gettista la libertà di definire i mezzi con iquali raggiungere tali obiettivi. Viene cosìsancito il nuovo principio di una normati-va non più di tipo prescrittivo, in cui ilprogettista è obbligato a fare tutto ciò chenelle norme è scritto, ma di tipo presta-zionale, secondo cui il progettista deverealizzare una struttura con certe caratte-ristiche di duttilità, resistenza, ecc.

2. Si riconosce che in un territorio comel’Italia non esistono zone completamenteindenni dal rischio sismico introducendo

la zona 4 a bassa sismicità, che abbracciatutto il territorio prima definito non si-smico; in tali zone spetta alle Regioniimporre comunque un calcolo che rispet-ti la normativa sismica, pertanto, constandard di sicurezza più elevati rispettoalla pratica progettuale e costruttiva invigore attualmente in tali zone.

3. Vengono introdotti alcuni criteri fonda-mentali e, per così dire, “moderni”. Inparticolare il concetto che una strutturanon deve resistere necessariamente adun terremoto comportandosi elasticamen-te (tornando cioè perfettamente nella suaconfigurazione indeformata una voltaterminato l’evento sismico – cosa che sitradurrebbe in strutture estremamentedispendiose), ma potrà subire danni an-che rilevanti, purché questi ultimi noncomportino il crollo dell’edificio. Inaltre parole sotto l’azione del terremotodi progetto, come definito dalla normati-va, nella struttura si svilupperanno dellecerniere plastiche posizionate in puntinon critici che, pur esaurendo le riservedi resistenza dell’edificio, permettonodeformazioni anche elevate, il cui com-pito sarà quello di dissipare il surplusdi energia che non è stato assorbito ela-sticamente.

4. Si stabilisce un principio indiscutibile: laregolarità di per sé sarà indice di buoncomportamento strutturale.

Criteri di progettazione e verifica antisismicaalla luce delle nuove normativeIng. CARMELO LONGOIngegnere civile libero professionista

O

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5. Altro concetto relativamente nuovo peril progettista italiano è quello della Ge-rarchia delle Resistenze. Come lo stessotermine “Gerarchia” indica, il progetti-sta è chiamato a definire una graduatoriatra gli elementi di una struttura, nellaquale porre al vertice quelli che dovran-no collassare per ultimi; alla base inveceandranno posti gli elementi il cui collas-so, nel senso di raggiungimento delladeformazione ultima, non comportaconseguenze sulla stabilità complessivadella struttura, ma assorbirà l’energiatrasmessa dall’evento sismico.

6. Viene sancito il principio che le forze dautilizzare per dimensionare un edificiodipendono anche dalle caratteristichedell’edificio stesso, attraverso la defini-zione del fattore di struttura q.

7. Si introduce una trattazione degli isola-tori, ossia di quei dispositivi costituiti dasvariati materiali, ad esempio elastome-ri, che hanno il compito di evitare la tra-smissione delle accelerazioni dal terrenoalla struttura. Essi si pongono in operatagliando letteralmente la struttura allabase ed introducendo questi dispositivi.La loro efficacia è elevatissima, al paridei loro costi, per cui tale tipo di inter-vento è riservato ad edifici di eccezio-nale importanza storica, architettonica ostrategica.

8. È fatto obbligo di procedere a verifica,da effettuarsi a cura dei rispettivi pro-prietari, sia degli edifici di interesse stra-tegico e delle opere infrastrutturali la cuifunzionalità durante gli eventi sismiciassume rilievo fondamentale per le fina-lità di protezione civile, sia degli edificie delle opere infrastrutturali che possonoassumere rilevanza in relazione alle con-seguenze di un eventuale collasso.La necessità di adeguamento sismicodegli edifici e delle opere di cui sopradovrà essere tenuta in considerazionenella redazione dei piani triennali edannuali di cui all’art. 14 della Legge11 febbraio 1994, n° 109 e s.m.i., nonchéai fini della predisposizione del pianostraordinario di messa in sicurezza anti-sismica di cui all’art. 80, comma 21,della Legge 27.12.2002, n° 289.

Al testo dell’Ordinanza seguono 4 alle-gati. L’Allegato 1 reca “Criteri per l’indivi-duazione delle zone sismiche – individua-zione, formazione ed aggiornamento deglielenchi delle medesime zone”. Nello stessosi stabilisce in particolare che il numero dellezone sismiche da considerare è pari a 4.

Ciascuna zona sarà individuata secondovalori di accelerazione di picco orizzontaledel suolo (ag), con probabilità di supera-mento del 10% in 50 anni, secondo loschema seguente:

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Accelerazione orizzontale con probabilità Accelerazione orizzontale di ancoraggio delloZona di superamento pari al 10% in 50 anni spettro di risposta elastico (Norme Tecniche)

[ag/g] [ag/g]1 > 0.25 0.352 0.15 – 0.25 0.253 0.05 – 0.15 0.154 < 0.05 0.05

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L’Allegato 2 reca “Norme tecniche per ilprogetto, la valutazione e l’adeguamentosismico degli edifici” e disciplina la proget-tazione e la costruzione di nuovi edificisoggetti ad azioni sismiche, nonché la valu-tazione della sicurezza e gli interventi diadeguamento su edifici esistenti.

Il nuovo testo unitario “Norme Tecnicheper le costruzioni”, adottato con il DecretoMinisteriale 14 settembre 2005 ed in vigoredal 23 ottobre 2005, contenente anche pre-scrizioni per le costruzioni in territori sog-getti ad azioni sismiche, prevede al punto5.7.1.1 (all’interno del capitolo 5.7 – Parti-colari prescrizioni per la progettazione inpresenza di azioni sismiche) che “il com-mittente ed il progettista di concerto, nelrispetto dei livelli di sicurezza stabiliti nellapresente norma, possono fare riferimento aspecifiche indicazioni contenute in codiciinternazionali (nella fattispecie gli Euroco-dici), nella letteratura tecnica consolidatao negli Allegati 2 e 3 alla O.P.C.M. del20 marzo 2003 n° 3274”.

Requisiti di sicurezza e criteri di verificaL’art. 2 dell’Allegato 2 all’Ordinanza in-

troduce i principi fondamentali e gli obietti-vi della Normativa antisismica; in partico-lare vengono definite le due fondamentaliesigenze da perseguire, e precisamente:1. La sicurezza nei confronti della stabilità

(Stato Limite Ultimo - SLU);2. La protezione nei confronti del danno

(Stato Limite di Danno - SLD).Tali esigenze sottintendono una serie

di concetti assolutamente da non sotto-valutare.

Pur se gli eventi sismici possono differi-re tra loro per magnitudo, la struttura dovràessere progettata per rispondere comunque

adeguatamente a tali sollecitazioni. I terre-moti, cioè, possono anche essere molto forti,con accelerazioni al suolo tali da far nascereforze, e quindi sollecitazioni, elevate nellanostra struttura: in tal caso l’obiettivo fon-damentale è la salvaguardia della vita uma-na e la struttura potrà anche subire danneg-giamenti elevati (al limite diventare non piùagibile), ma comunque non tali da metterein pericolo la vita delle persone.

Un fenomeno sismico del tipo descritto,caratterizzato da forze in gioco rilevanti, haun periodo di ritorno elevato e, per la veri-fica della struttura sotto tali forze, possonoessere utilizzate le resistenze ultime deimateriali, sia pure ridotte da coefficienti disicurezza come è nello spirito degli StatiLimite. La probabilità che una strutturasia soggetta a tale evento sismico è rela-tivamente bassa e questo è il motivo peril quale si accetta di avere anche danniirreparabili, purché la vita umana vengasalvaguardata.

A seguito di un sisma di bassa magnitu-do, invece, non possiamo accettare danniirreparabili, ma addirittura dobbiamo assi-curarci che la struttura sia ancora pienamen-te funzionante. Pertanto, in questo caso,diventa fondamentale controllare le defor-mazioni della struttura.

In particolare le prestazioni in termini diSLU e SLD in funzione della probabilità dioccorrenza dell’evento sismico sono cosìdefinite:• Allo Stato Limite Ultimo, “sotto l’effet-

to dell’azione sismica di progetto, carat-terizzata da una probabilità di supera-mento non maggiore del 10% in 50 anni,le strutture degli edifici, ivi compresi glieventuali dispositivi antisismici di iso-lamento e/o dissipazione, pur subendodanni di grave entità agli elementi strut-turali e non strutturali, devono mantene-re una residua resistenza e rigidezza nei

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confronti delle azioni orizzontali e l’in-tera capacità portante nei confronti deicarichi verticali”.

• Allo Stato Limite di Danno “le costru-zioni nel loro complesso, includendo glielementi strutturali e non strutturali, ivicomprese le apparecchiature rilevantialla funzione dell’edificio, non devonosubire danni gravi ed interruzioni d’usoin conseguenza di eventi sismici cheabbiano una probabilità di occorrenzapiù elevata di quella dell’azione sismicadi progetto, ma non maggiore del 50% in50 anni, e che hanno quindi una signifi-cativa probabilità di verificarsi più diuna volta nel corso della durata utiledell’opera; i danni strutturali sono dientità trascurabile.Per particolari categorie di costruzioni,in relazione alla necessità di mantenerlepienamente funzionali anche dopo terre-moti violenti, si possono adottare valorimaggiori delle azioni, facendo riferi-mento a probabilità di occorrenza similio più vicine a quelle adottate per la sicu-rezza nei confronti del collasso”.

2. Azione sismica

Categorie di suolo di fondazioneAi fini della definizione dell’azione si-

smica di progetto si definiscono le seguenticategorie di profilo stratigrafico del suolodi fondazione:A - Formazioni litoidi o suoli omogenei mol-

to rigidi;B - Depositi di sabbie o ghiaie molto adden-

sate o argille molto consistenti;C - Depositi di sabbie e ghiaie mediamente

addensate, o di argille di media consi-stenza;

D - Depositi di terreni granulari da sciolti apoco addensati oppure coesivi da poco amediamente consistenti;

E - Profili di terreno costituiti da strati su-perficiali alluvionali.

In aggiunta a queste categorie, per lequali sono definite le azioni sismiche daconsiderare nella progettazione, se ne defi-niscono altre due, per le quali sono richiestistudi speciali per la definizione dell’azionesismica da considerare:S1 - Depositi costituiti da, o che inclu-

dono, uno strato spesso almeno 10 mdi argille/limi di bassa consistenza, conelevato indice di plasticità (PI > 40) econtenuto d’acqua;

S2 - Depositi di terreni soggetti a liquefa-zione, di argille sensitive, o qualsiasialtra categoria di terreno non classifi-cabile nei tipi precedenti.

Il sito verrà classificato sulla base delvalore di VS30, se disponibile, altrimentisulla base del valore di NSPT (resistenza allapenetrazione). VS30 rappresenta la velocitàmedia di propagazione entro 30 m di pro-fondità delle onde di taglio ed è calcolatacon apposita espressione.

Descrizione dell’azione sismica.Lo spettro di risposta elastico

Il modello di riferimento per la descri-zione del moto sismico in un punto dellasuperficie del suolo è costituito dallo spet-tro di risposta elastico.

Lo spettro di risposta è, in sostanza, unafunzione con cui la normativa, noto il perio-do di vibrazione della struttura, ci consentedi conoscere l’accelerazione delle masse inelevazione. Aggiungo che questa è la mo-dalità più diffusa di rappresentazione dellospettro, ma non l’unica.

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Gli spettri di risposta sono costruiti spe-rimentalmente osservando molti accelero-grammi registrati durante gli eventi sismici,i cui risultati vengono poi interpolati conuna precisa funzione matematica riportatanella normativa.

La risposta della struttura dipende sostan-zialmente da 3 fattori: innanzitutto l’accele-razione del suolo (quanto più il suolo simuove tanto maggiori saranno le forze chenascono), la zona a cui esso si riferisce ed,infine, la tipologia del terreno.

L’ordinanza propone 3 diverse espressio-ni delle componenti orizzontali dello spettrodi risposta elastico, funzione del profilostratigrafico (fattore S) e della tipologia delsuolo di fondazione. Lo spettro è costituitoda 4 tratti, separati dai valori limite del pe-riodo Tb, Tc e Td.

Osservando l’andamento qualitativo de-gli spettri si nota che tutte le curve presen-tano un tratto lineare che parte da un valoreche può essere maggiore dell’accelerazionedel terreno, in riferimento all’accelerazionedel terreno su roccia, perché un terrenosoffice può portare ad una amplificazionedelle accelerazioni. Segue, in corrispon-denza dei massimi, un tratto costante, detto“plateu”. Ciò vuol dire che esistono inter-valli di periodi per i quali la risposta dellastruttura è massima. Di conseguenza anchele accelerazioni che nascono e, quindi, leforze sono massime. Un terreno soffice nonsolo amplifica le accelerazioni subite dallemasse, ma amplifica anche il tratto ad anda-mento costante dello spettro. Gli ultimi duetratti risultano decrescenti in funzione delperiodo.

Gli spettri, come detto, sono differenzia-ti in base al terreno. Il parametro principaleda considerare è la velocità di propagazionedelle onde sismiche.

Il terreno A è un suolo molto compatto:lo spettro corrispondente è quello che forni-

sce valori più bassi, cioè con minori accele-razioni sulla struttura.

Il terreno B è un suolo sabbioso o ghiaio-so abbastanza compatto. Oltre alla velocitàdelle onde sismiche, si possono usare comeparametri caratteristici la resistenza pene-trometrica (> 50) e la coesione non drenata(> 250 kPa).

Il terreno C è composto da sabbie e ghia-ie mediamente addensate ed ha lo stessospettro del B.

Il terreno D è il più scadente, costituitoda terreni sciolti con resistenze penetro-metriche e coesioni più basse e presentaun’amplificazione delle accelerazioni si-smiche.

Il terreno E, infine, contiene strati super-ficiali alluvionali con caratteristiche similiai suoli C e D su un substrato più rigido. Lospettro è identico a quello dei suoli B e C.

In presenza di suoli appartenenti alletipologie S1 e S2 sono invece richiesti studispeciali per la definizione dell’azione sismi-ca da considerare.

La normativa fornisce anche lo spettroper le accelerazioni verticali, che però pre-senta minor interesse in quanto l’azionesismica verticale è da considerare obbliga-toriamente solo in casi particolari.

Spettro di progetto allo SLULo spettro elastico fornisce le forze che

nascono se la struttura rimane in campo ela-stico. Tali forze risultano molto elevate. Perun terreno consistente, infatti, il valore piùbasso si aggira intorno a 0.6 g; in tal caso lastruttura, in campo elastico, risulta soggettaad azioni orizzontali pari addirittura al 60%delle forze verticali. È quindi evidente chelo spettro elastico non può essere adottatocome spettro di progetto.

Vediamo come, in realtà, si impieganoi valori forniti da tale spettro. È necessario

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tenere conto di un aspetto fondamentale: laduttilità globale.

Sottoponendo la nostra struttura a forzevia via crescenti, quando la prima sezionedi un’asta raggiunge il suo momento ulti-mo, la struttura non collassa, essendo moltevolte iperstatica. Possiamo continuare adincrementare le forze, raggiungendo il mo-mento ultimo in altre sezioni, fino a quandosi genera una labilità che porta la strutturaal collasso.

Nei casi reali non è necessario progettarela struttura in modo che rimanga in campoelastico durante il sisma, ma è accettabileed al limite desiderabile che si forminodelle zone nelle quali, pur raggiungendola resistenza limite, la struttura conservi lacapacità di continuare a deformarsi.

In tal modo l’energia che il sisma immet-te nella struttura viene dissipata con talelavoro di deformazione.

Condizione essenziale perché ciò accadaè che tali zone siano caratterizzate da eleva-ta duttilità e non pregiudichino la stabilitàglobale del manufatto.

Se la struttura ha questa capacità puòessere “premiata” considerando in fase dicalcolo delle forze minori rispetto a quelleda considerare per strutture analoghe mameno duttili. Ciò lo si effettua dividendo ivalori dello spettro per un coefficiente q,detto fattore di struttura, tanto più è elevatoquanto più la struttura possiede tali caratte-ristiche di duttilità.

In particolare l’Ordinanza introducetutta una serie di differenziazioni tra i mate-riali, le tipologie costruttive, la presenzao meno di particolari costruttivi, ecc., il cuiscopo è quello di pervenire alla definizionedel valore di q.

Ad esempio, con riferimento agli edificiin cemento armato, si riconosce che unorganismo strutturale a telaio ha un com-portamento antisismico migliore di un’altra

struttura nella quale la resistenza all’eventosismico sia affidata esclusivamente ad unnucleo più o meno centrale molto rigido;ciò si traduce nel prevedere un fattore distruttura, per edifici a telaio, pari a 1.5 voltel’analogo fattore di struttura per l’edificiocon nucleo irrigidente. Ciò vuol dire che, aparità di masse, la struttura a nucleo dovràessere dimensionata per resistere a forzemaggiori del 50% rispetto all’edificiointelaiato.

Spettro di progetto allo SLDTale spettro è ottenuto semplicemente da

quello elastico dividendo ogni ordinata peril valore 2.5.

Si rimarca un punto che può sfuggire: alloSLU non è detto che le forze in gioco sianomaggiori di quelle allo SLD in quanto tuttodipende dal grado di duttilità che vorremoimporre alla struttura, il quale influisce diret-tamente sul fattore di struttura q. Strutturemolto duttili avranno un valore di q sicura-mente maggiore di 2.5 (per edifici in c.a. atelaio a alta duttilità è plausibile un valoremaggiore di 4.5) e pertanto lo spettro dirisposta allo SLU, che sostanzialmente èquello elastico diviso per il fattore di strut-tura, ha valori inferiori a quello dello SLD,che è lo spettro elastico diviso per il valorefisso 2.5 stabilito dall’Ordinanza.

Ciò si traduce in un’osservazione chepuò ritenersi sempre valida:

Per strutture duttili le verifiche di resi-stenza sono più facilmente soddisfatte, nelsenso che, essendo le sollecitazioni minori,avremo sicuramente dimensioni minoridegli elementi e minori armature rispettoalle strutture poco duttili; sarà importanteallora, per le strutture duttili, controllarele verifiche alla deformabilità che saranno

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sicuramente più penalizzanti (ricordiamoche tali verifiche si fanno con gli sposta-menti calcolati allo SLD). Viceversa strut-ture con bassa duttilità saranno dimensio-nate più generosamente (quindi maggioridimensioni e maggiori armature), ma quasisicuramente soddisferanno senza particola-ri problemi le verifiche allo SLD.

Ovviamente tale enunciato è di tipoqualitativo; molti altri fattori possono inter-venire a modificare i risultati dei calcolieffettuati in alta e bassa duttilità, in una di-rezione differente rispetto a quanto sin quiindicato.

Livelli di Capacità Dissipativao Classi di Duttilità (CD)

Nell’Ordinanza 3274 vengono codifica-te due filosofie di progettazione alternativeche si differenziano sulla base dell’impor-tanza che si dà alla duttilità: progettazionead alta duttilità (CD “A”) e progettazione abassa duttilità (CD “B”).

La duttilità, anche se la definizione non èdel tutto rigorosa, rappresenta la capacità diresistenza della struttura dopo il supera-mento della soglia elastica.

Per gli edifici di classe “A” si prevedeche sotto l’azione sismica di progetto lastruttura si trasformi in un meccanismodissipativo ad elevata capacità.

In classe “B” si richiede essenzialmenteche tutti gli elementi a funzionamento fles-sionale: travi, pilastri e pareti, abbiano unasoglia minima di duttilità.

In funzione del livello di duttilità che siintende conseguire variano sia le modalitàdi applicazione del criterio della gerarchiadelle resistenze (nel livello “B” esso è difatto presente solo in modo implicito), sial’entità dell’azione sismica di progetto,regolata dal fattore di struttura q.

Fattore di strutturaIl fattore di struttura da utilizzare per

ciascuna direzione dell’azione sismica èdato dalla seguente espressione:

q = qo · KD · KR

nella quale:qo è legato alla tipologia strutturale;KD è un fattore che dipende dalla classe di

duttilità;KR è un fattore che dipende dalle caratteri-

stiche di regolarità dell’edificio.

I valori di qo, relativi ad edifici con strut-tura in c.a., sono contenuti nella seguentetabella:

Il valore di qo è tabellato in funzionedella tipologia strutturale. Si distingue trastruttura a telaio, a pareti, a nucleo; all’in-terno delle strutture a telaio si distingueancora tra strutture ad uno o più piani, una opiù campate. Si nota quindi come siano giu-stamente penalizzati dalla Normativa lecostruzioni con un nucleo centrale cui èdemandato il compito di resistere alle azio-ni sismiche: per queste il valore di qo è paria 3, mentre per le strutture a telaio è almenopari a 4.95; ciò si traduce nel dimensionarela struttura con nucleo, a parità di masse,con forze sismiche superiori del 60% ri-spetto ad una struttura a telaio.

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Tipologia strutturale qo

Strutture a telaio 4.5 αu/α1

Strutture a pareti 4.0 αu/α1

Strutture miste telaio-pareti 4.0 αu/α1

Strutture a nucleo 3.0

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Per quanto riguarda il valore di KD, essodipende dal grado di duttilità che si vuole“imporre” alla struttura: sarà usato il valore0.7 per duttilità bassa, il valore 1 per dutti-lità alta.

Il valore di KR è ricavabile semplice-mente: se la struttura è regolare in altezza,ai sensi del punto 4.3.1, possiamo adottareil valore 1, altrimenti dobbiamo adottare ilvalore 0.8.

Ciò equivale a dire che, a parità di strut-tura, per quella non regolare le forze ingioco saranno aumentate del 25%.

Il problema è che, per stabilire se lastruttura è regolare o no in altezza, al punto4.3.1 si presuppone che sia già stato effet-tuato il calcolo e quindi la scelta del coeffi-ciente KR non potrà che essere iterativa.Pertanto, si supporrà inizialmente che lastruttura sia regolare e si procederà ad ese-guire le verifiche previste al punto 4.3.1. Sele condizioni imposte da tale punto sarannosoddisfatte, l’ipotesi assunta inizialmente(struttura regolare) era esatta, altrimenti sieseguirà nuovamente il calcolo assumendo,questa volta, l’ipotesi di non regolarità del-la struttura.

Tutti questi coefficienti, si ricorda dinuovo, hanno una diretta influenza sulleforze che agiranno sulla struttura: coeffi-cienti alti si tramutano in forze basse e vice-versa. Quindi con riferimento a KR e KD leforze saranno minime per strutture regolarie ad alta duttilità, massime per strutture nonregolari ed in bassa duttilità.

La gerarchia delle resistenzeIl meccanismo con il quale il progettista

“sceglie” i punti di crisi della struttura vasotto il nome di gerarchia delle resistenze;la definizione vuole proprio mettere in ri-salto che deve essere imposta una gerarchiatra i vari elementi strutturali, stabilendo

quali sono i più importanti (e quindi da pre-servare dal collasso) e quali invece posso-no, anzi devono raggiungere per primi leresistenze ultime. Se gli elementi che col-lassano per primi sono progettati in mododa avere un’alta duttilità, l’incremento delleforze sismiche si tradurrà in maggiori de-formazioni e rotazioni il cui scopo saràquello di dissipare l’energia immessa nellastruttura dal sisma; gli altri elementi, quelliin testa alla gerarchia, rimangono al di sottodelle loro deformazioni ultime e quindi lastruttura conserva sempre un certo gradodi iperstaticità che le impedirà di crollare.

La gerarchia delle resistenze (che non èl’unico modo per avere un’alta duttilità, maè quello scelto dalla Normativa italiana, inaccordo con l’Eurocodice 8) prevede laseguente scala di “importanza” tra gli ele-menti strutturali:• Gli elementi con sforzo normale limitato

(caso tipico delle travi) devono raggiun-gere per prime le loro resistenze ultimea flessione (cioè non devono mai “rom-persi” per taglio);

• I pilastri devono essere progettati inmodo da avere resistenze maggiori delleresistenze ultime delle travi concorrenti.Si sottolinea il termine resistenze ultimedelle travi: i pilastri cioè non devono es-sere progettati in base alle sollecitazioniderivanti dal calcolo, ma come se le traviin essi concorrenti avessero già svilup-pato la loro resistenza ultima. L’effetto èquello di progettare i pilastri con solle-citazioni maggiori di quelle indicate dalcalcolo;

• I nodi devono assicurare sempre la soli-darietà tra gli elementi strutturali in essoconcorrenti; l’eventuale collasso del no-do infatti invaliderebbe tutto il discorsosul posizionamento e corretto funziona-mento delle cerniere plastiche.

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• Le strutture di fondazione devono essereprogettate per le sollecitazioni ultimedegli elementi strutturali in elevazioneche in esse incidono, con un meccani-smo simile a quello visto per i pilastririspetto alle travi.

3. Delibera di Giunta Regionale n° 408del 19 dicembre 2003: “Individua-zione, formazione ed aggiornamentodell’elenco delle zone sismiche edadempimenti connessi al recepimentoed attuazione dell’Ordinanza del Pre-sidente del Consiglio dei Ministri20 marzo 2003, n° 2374”

La delibera recepisce ed attua le pre-scrizioni contenute nell’Ordinanza 3274. Inparticolare:1. Rende esecutiva la nuova classificazio-

ne sismica dei Comuni della RegioneSicilia;

2. Introduce l’obbligo della progettazioneantisismica anche per i Comuni classifi-cati sismicamente in zona 4, sia per laprogettazione delle nuove costruzioni,

sia per gli interventi sul patrimonio edili-zio esistente;

3. Elenca le categorie tipologiche di edificidi interesse strategico e delle opere in-frastrutturali di competenza regionale lacui funzionalità durante gli eventi sismi-ci assume rilievo fondamentale per lefinalità di Protezione Civile o che posso-no assumere rilevanza in relazione alleconseguenze di un eventuale collasso; Tra gli edifici si ricordano in particolare:ospedali, poliambulatori, presidi sanitarilocali, sedi di pubbliche amministrazio-ni, centri funzionali di protezione civi-le, asili, scuole, biblioteche, auditorium,edifici aperti al culto;Tra le opere infrastrutturali: autostrade,vie di comunicazione regionali, provin-ciali e comunali, acquedotti, impianti dipotabilizzazione e trattamento acque, ecc.

4. Adotta 3 criteri di priorità (rispettivamen-te definiti: Elevata vulnerabilità, Elevatapericolosità ed Elevata esposizione) perla programmazione temporale delle veri-fiche e per il contemporaneo avvio deiprimi interventi urgenti sugli edifici esulle opere infrastrutturali di cui sopra.

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li edifici in muratura costituiscono unpatrimonio edilizio che è testimonianzadell’identità storica e culturale del nostroterritorio. Per garantire alle generazionifuture la conservazione di questo patrimo-nio occorre proteggerlo da quelle azioniambientali, naturali ed antropiche che po-trebbero danneggiarlo. Tuttavia, gli inter-venti di consolidamento atti ad assicurare ladurata nel tempo degli edifici in muraturastorica non dovrebbero mai comprometter-ne l’autenticità, stravolgendone la conce-zione originaria, non solo funzionale edestetica, ma anche statica.

Uno degli elementi di maggior rischioper il patrimonio storico-architettonico inSicilia è il terremoto. Le costruzioni anti-che, infatti, ed in particolar modo le chiese,presentano spesso un’intrinseca vulnerabi-lità nei confronti delle azioni sismiche, datoche le forze d’inerzia orizzontali possonoprovocare la perdita di equilibrio, specienegli elementi snelli e male ammorsati.

Il primo problema da affrontare nellostudio della vulnerabilità sismica degliedifici in muratura è quello di modellarnecorrettamente il comportamento dinamico.Infatti, contrariamente alle costruzioni mo-derne in acciaio e cemento armato, conce-pite come strutture intelaiate e realizzatecon travi e pilastri perfettamente inter-connessi, le costruzioni storiche in muratu-ra sono in genere il risultato di continuetrasformazioni ed accrescimenti che si sono

susseguiti nel corso dei decenni. Ciò com-porta la presenza di soluzioni di continuitànegli elementi portanti, essendo la nuovamuratura, spesso realizzata con tecnichee materiali diversi, non sufficientementeammorsata alla muratura preesistente.

Inoltre, il solido murario presenta soventeun diffuso quadro fessurativo, prodotto dacedimenti differenziali in fondazione, dalprogressivo degrado dei materiali o da pre-cedenti scosse sismiche, e mancano nellecostruzioni storiche quegli orizzontamentirigidi che nei moderni edifici in muraturaconsentono un comportamento “scatolare”(i solai lignei, ad esempio, non sono in gradodi imporre un vincolo di rigidità nel piano).

Ne viene che lo studio della risposta si-smica degli edifici in muratura storica tra-mite l’analisi dinamica modale, basata sullasovrapposizione di modi di vibrazione checoinvolgono l’intera struttura, appare asso-lutamente poco significativa. Nella realtàle sconnessioni, le lesioni e l’assenza deivincoli di piano fanno sì che l’azione sismi-ca attivi modi di vibrazione locali, chevanno studiati indipendentemente.

L’analisi dinamica modale, inoltre, sibasa sull’ipotesi che il materiale abbia com-portamento elastico lineare. Al contrario lamuratura presenta una risposta non linearegià a bassi livelli di sollecitazione, essendopraticamente non resistente a trazione eresistendo a taglio quasi esclusivamente invirtù dell’attrito.

Meccanismi di danno per le costruzioni murariein zona sismicaIng. ALESSANDRO PALMERIProfessore a contratto di Statica e Sismica delle Costruzioni Murarie, Università degli Studi di Messina

G

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Per tutte queste ragioni l’analisi sismi-ca delle costruzioni in muratura storicadovrebbe essere eseguita per “macroele-menti”, individuando nella fabbrica delleporzioni per le quali è attesa una rispostasismica sostanzialmente autonoma. Ciascu-no di questi macroelementi può così esse-re studiato indipendentemente, utilizzandomodelli locali che consentano di valutarnela vulnerabilità attuale ed eventualmenteil miglioramento apportato dagli interventiprogettati.

Per i vari macroelementi così selezionatiè possibile studiare tutti i potenziali mecca-nismi di danno, valutando per ciascuno diessi i moltiplicatori delle forze sismiche diprogetto che portano al collasso prima edopo l’esecuzione degli interventi di mi-glioramento: tanto più basso è il rapportotra questi due moltiplicatori, tanto più effi-caci risultano gli interventi progettati.

Il più semplice intervento di migliora-mento sismico nelle costruzioni murarie èl’inserimento di catene metalliche che im-pediscono il ribaltamento delle pareti sottol’azione del terremoto. È ben noto, infatti,che la sicurezza di una parete sollecitata nelpiano è, in genere, molto maggiore di quellafuori dal piano. Esemplificando, in Fig. 1ail forzuto, che simula l’azione sismica sulla

parete, applicando una spinta ortogonal-mente al piano medio riesce a ribaltare laparete; applicando invece la spinta nel pia-no della parere, come in Fig. 1b, per quantisforzi faccia, il forzuto non riesce a danneg-giare la parete. Per differenziare questi duetipi di meccanismi, quelli fuori dal pianosono comunemente detti “meccanismi diprimo modo”, in quanto si verificano perprimi; quelli con rottura nel piano sonodetti “meccanismi di secondo modo”, e siverificano solo se i meccanismi di primomodo sono impediti. In Fig. 2 è riportatauna celebre fotografia di una via di Messinadopo il grande terremoto del 1908, in cui èdocumentato il ribaltamento di tutte le fac-ciate, evidentemente male ammorsate allepareti ortogonali.

Un altro intervento di miglioramento si-smico molto diffuso è quello del consolida-mento delle murature storiche, che consen-te di rendere monolitico il solido murario.La qualità della muratura, infatti, influenzanotevolmente le modalità con cui si realizzail collasso sotto sisma, com’è mostrato inFig. 3 nel caso di meccanismi fuori dalpiano. Purtroppo la qualità della tessituramuraria che si incontra nelle emergenzestorico-architettoniche del nostro territorioè spesso scadente. Nelle fotografie di Fig. 4,ad esempio, si vede che la muratura del

Fig. 1 - Sicurezza delle pareti murarie nei confronti di azioni orrtogonali (a) e parallele (b) al piano medioa) b)

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Fig. 4 - Palazzo dei Cavalieri di Malta a Milici

a) b)

Fig. 2 - Una via di Messina dopo il terremoto del 1908

Fig. 3 - Meccanismifuori dal piano in unamuratura caotica (a),ed in una muraturacon filari regolari (b)

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“Palazzo dei Cavalieri di Malta” a Milici èassolutamente scadente, per cui sarebberoauspicabili interventi tesi a migliorarne leproprietà meccaniche.

Si vuole concludere questa breve me-moria sottolineando il fatto che la validitàdegli interventi di miglioramento sismicooperati su murature storiche andrebbe sem-pre verificata non mediante sofisticati co-dici di calcolo agli elementi finiti, magariin campo non lineare e con modelli tri-dimensionali, bensì attraverso metodi sem-plificati, i cui risultati possono essere piùfacilmente interpretati.

Sulla base dei dissesti documentati inprecedenti eventi sismici, il progettista do-vrebbe investigare tutti i plausibili mecca-nismi di collasso, identificare quelli che sipossono innescare per primi in caso di unevento sismico, e quantificare l’incrementodi sicurezza conseguito inserendo catene

metalliche, consolidando la muratura o ope-rando altri tipi di intervento.

A titolo esemplificativo, la sempliceosservazione della chiesa di San Rocco aMilici suggerisce la possibilità che un even-to sismico di notevole intensità possa inne-scare i meccanismi fuori dal piano.

In Fig. 5a è identificato il meccanismoche prevede il ribaltamento del timpano,con formazione di una cerniera orizzontale.Il meccanismo di Fig. 5b è un po’ più com-plesso, e prevede una lesione verticale a par-tire dal vertice del timpano e fino all’aper-tura e la contemporanea formazione di duecerniere inclinate: l’osservazione di casireali, infatti, ha mostrato come questo mec-canismo si possa attivare allorquando vi so-no aperture prossime al timpano. Si noti chela presenza dell’orologio, che rappresentauna discontinuità nel solido murario, puòfacilitare l’attivazione di entrambi i mecca-nismi di collasso.

a) b)Fig. 5 - Possibili meccanismi fuori dal piano per la facciata della chiesa di San Rocco a Milici

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n queste pagine verranno sinteticamentepresentati quattro tecniche “innovative”per la protezione sismica delle costruzioniesistenti:• Introduzione di solai “leggeri” legno-cls;• Rinforzo con materiali compositi (FRP);• Isolamento sismico alla base;• Cucitura attiva della muratura (CAM).

Introduzione di solai “leggeri” legno-cls

I solai in laterocemento sono stati am-piamente utilizzati nel passato nel tentativodi migliorare il comportamento dinamicodelle costruzioni murarie. Molto spesso,purtroppo, questo tipo di intervento invecedi incrementare la sicurezza nei confrontidell’azione sismica ha peggiorato dramma-ticamente la situazione.

In Fig. 1, ad esempio, sono mostrati glieffetti indesiderati di un cordolo in brecciain muratura a due paramenti non ben colle-gati tra loro: a) l’esecuzione della breccia famigrare i carichi verticali sul paramentoesterno; b) cordolo e solaio in c.a. vannoa gravare solo sul paramento interno; c)l’azione sismica porta alla crisi della parete,con l’espulsione del paramento esterno. Glieventi sismici più recenti (in particolare lasequenza umbro-marchigiana del 1997-98)hanno mostrato come questi elementi nonsiano stati in grado di trasmettere le azioni

orizzontali ai maschi murari, né di trattene-re la muratura sottostante che è risultata li-bera di ruotare e ribaltare verso l’esterno.

L’esigenza del recupero e adeguamentostatico-funzionale del patrimonio edilizioesistente, d’altro canto, rende sempre piùattuale lo sviluppo e la ricerca di nuove tec-niche di intervento in grado di soddisfarerequisiti statico-estetici.

I solai piani in legno, ad esempio, allaluce degli attuali criteri di previsione deisovraccarichi e dei livelli di sicurezza ri-chiesti dai più recenti strumenti normativi,rivelano spesso una sostanziale inadegua-tezza statica (di resistenza e/o rigidezza)che rende essenziale il ricorso a interventidi restauro.

Una soluzione tecnologicamente inno-vativa può essere la sostituzione degli esi-stenti solai lignei con i più performanti so-lai misti legno-calcestruzzo (Fig. 2), in cuila rigidità nel piano è garantita da una solet-tina di 5 cm di spessore e la portanza neiconfronti dei carichi verticali da travicelliin legno lamellare. Rispetto ai tradizionalisolai in laterocemento questi solai innova-tivi hanno due indubbi vantaggi: a) sonomolto meno pesanti, riducendo così le mas-se sismiche; b) sono architettonicamentecompatibili con le strutture murarie.

In collaborazione con il Centro Ricerche“Casaccia” dell’ENEA, il Dipartimento diIngegneria Civile dell’Università di Messi-na ha recentemente condotto degli studi

Tecniche innovativeper la protezione sismica dell’esistenteProf. GIUSEPPE MUSCOLINOOrdinario di Scienza delle Costruzioni, Università degli Studi di Messina

I

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teorico-sperimentali per validare l’efficaciadi questo tipo di intervento. La sperimenta-zione ha riguardato un provino in scala 1:2di un edificio rappresentativo del cosiddet-to “tipo misto messinese”, caratterizzatodalla sovrapposizione di alcuni caratteri diun tipo edilizio “base”, la casa a schiera, edi uno specialistico, il palazzo. Questa tipo-logia si è diffusa a Messina a cavallo tra ilterremo del 1793 e quello del 1908 e preve-deva una rigida differenziazione funzio-nale: al piano terra si aveva la funzione dibottega o di stalla; al piano mezzanino dialloggio per la servitù; all’ultimo piano diabitazione della famiglia proprietaria. Le“Case Cicala” (Fig. 3) sono l’esempio piùinteressante di tipo misto messinese che siasopravvissuto al terremoto del 1908. I ri-sultati della sperimentazione su tavola vi-brante hanno dimostrato che la sostituzionedell’originale tetto ligneo, peraltro spingen-

te, con un solai in legno-cls consente dimigliorare significativamente il comporta-mento sismico della scatola muraria.

Rinforzo con materiali compositi (FRP)

Nell’ambito della stessa campagna spe-rimentale è stata anche testata l’efficacia diun altro tipo di intervento innovativo: il rin-forzo con nastri in FRP (Fiber ReinforcedPolymer).

Gli FRP (Fig. 4a) sono materiali fibro-rinforzati a matrice polimerica, composti dauna fase discontinua (le fibre), costituita dafilamenti di carbonio, vetro o aramide, cherappresentano l’elemento di rinforzo vero eproprio, e da una fase continua (matrice),costituita da resina eposiddica termoindu-rente, che consente la ridistribuzione deicarichi. I primi interventi con FRP nelle

a) b) c)Fig. 1 - Crisi innescata in una muratura a due paramenti da un cordolo in breccia

Fig. 2 - Schema del solaio legno-clsusato nella sperimentazione

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costruzioni murarie hanno riguardato ilconsolidamento di archi e volte (Fig. 4b).Inoltre, la rapidità di posa in opera degliFRP ne ha suggerito l’utilizzo per tuttequelle situazioni dove si richiede di interve-nire efficacemente in tempi brevi (ad esem-pio, come interventi provvisionali a valle diun evento sismico; Fig. 4c). Ulteriore van-taggio (fondamentale se si opera in un cen-tro storico) è quello di non invadere gli spa-zi intorno alla costruzione con puntellaturee opere provvisionali che poi possono rima-nere in sede per tempi anche lunghissimi.

Al fine di dimostrare sperimentalmentel’efficacia degli interventi con FRP negliedifici in muratura danneggiati dal sisma, ilprovino in scala 1:2 è stato portato a fessu-razione mediante una prima serie di testsismici. Le lesioni sono state quindi cucitecon nastri di CFRP (Fig. 5a), fibre di carbo-nio ad alto modulo (E= 390’000 N/mm2), i

quali consentono di eliminare le eventualispinte e garantiscono un’efficace connes-sione tra le pareti ortogonali (comporta-mento scatolare; Fig. 5b). I risultati di unaseconda serie di test sismici ha evidenziatoche il modello riesce a raggiungere acce-lerazioni notevolmente più alte prima didanneggiarsi (Fig. 5c; linea blu = provinosenza rinforzo; linea fucsia = provino rin-forzato con FRP).

Isolamento sismico alla base

L’isolamento alla base è universalmentericonosciuto come la più efficace tra letecniche innovative per ridurre le sollecita-zioni sismiche. In questo caso l’obiettivo èquello di isolare la struttura dal terremoto: atal fine la parte in elevazione è sconnessadalla fondazione introducendo degli spe-

Fig. 3 - Prospetto di “Case Cicala” a Messina

a) b) c)Fig. 4 - Nastro di FRP (a); intervento all’estradosso di una volta a crociera (b); possibile opera provvisionale (c)

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ciali dispositivi deformabili orizzontalmen-te e rigidi verticalmente. Sul mercato sonodisponibili diverse tipologie di isolatori si-smici; i più usati sono gli appoggi in gom-ma armata (Fig. 6a), in cui si hanno deglistrati alternati di elastomero e di acciaio: iprimi conferiscono al dispositivo un’eleva-ta deformabilità nei confronti delle azioniorizzontali; i secondi garantiscono la rigi-dezza nei confronti dei carichi verticali.

L’isolamento sismico alla base può esse-re utilizzato sia per ridurre le sollecitazionisismiche nelle nuove costruzioni, sia peradeguare sismicamente le costruzioni esi-

stenti. Sebbene questa tecnica sia utilizzataprevalentemente nelle strutture intelaiate,può anche essere estesa alle strutture mura-rie. In Fig. 6b sono confrontati gli sposta-menti orizzontali della facciata del duomoantico del castello di Milazzo nella configu-razione esistente (base fissa, linea fucsia)ed in presenza di isolamento sismico allabase (linea rossa). Si può notare come inquesto secondo caso gli spostamenti indottidal sisma siano inferiori di un ordine digrandezza: il ribaltamento della facciata,possibile nel caso di base fissa, risulta scon-giurato nel caso di base isolata.

a) b)Fig. 5 - Rinforzo del provino con nastri di CFRP (a); miglioramento delle prestazioni (b)

a) b)Fig. 6 - Isolatori in gomma armata (a); effetto dell’isolamento sismico sulla facciata del duomo antico del castellodi Milazzo (b)

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Cucitura attiva della muratura (CAM)

Il patrimonio edilizio storico italiano è ge-neralmente caratterizzato da murature concaratteristiche estremamente scarse: strut-tura a doppio paramento, con collegamentitrasversali assenti o comunque inefficaci;importanti disomogenenità, per la presenzadi rattoppi, aperture tamponate e sconnes-sioni; scarse proprietà meccaniche dellamalta. Conseguentemente, la struttura mu-raria risulta quasi sempre caratterizzata dauna bassa resistenza nei confronti delleazioni orizzontali.

Tra gli interventi più impiegati nella pra-tica tecnica vi erano, ancora fino qualcheanno addietro: applicazione di lastre in ce-mento armato o di reti metalliche elettrosal-date e betoncino; inserimento di pilastriniin cemento armato o metallici in breccianella muratura; inserimento di intonaco ce-mentizio armato con rete elettrosaldata elegature trasversali. Due sono i principaliinconvenienti di questo tipo di interventi:l’incremento delle masse, e quindi delleforze sismiche; la trasformazione dellafabbrica muraria in un ibrido strutturale, acomportamento misto tra quello della mu-

Fig. 8 - CAM: miglioramento sismico di Palazzo Gentile a S. Agata di Militello

a) b)Fig. 7 - CAM: piastre forate (a); angolari (b)

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ratura originaria e quello degli elementi incalcestruzzo incorporati.

Una tecnica alternativa, recentementeproposta e validata proprio per il migliora-mento sismico delle costruzioni murarie, èquella della cosiddetta Cucitura Attiva dellaMuratura (CAM). In questo caso dei nastriin acciaio inox, spessi 0.8 mm e larghi 2 cm,vengono utilizzati per cucire la muraturaattraverso due fori a distanza di 1÷2 m, ri-chiudendo la singola fascetta mediante unamacchina capace di imprimere una pre-tensione regolabile al nastro, e dunque unaprecompressione nella muratura. Il sistemacomprende anche piastre in acciaio inox,dotate di fori conformati ad imbuto, dispo-ste all’imboccatura del foro (Fig. 7a). Il si-

stema è completato da angolari in acciaioinox, per gli avvolgimenti dei nastri incorrispondenza delle aperture o delle zoneterminali delle pareti (Fig. 7b).

Il sistema di nastri di acciaio inox puòessere posto in opera secondo maglie qua-drate, rettangolari o triangolari così da rea-lizzare un’imbracatura continua di tutta laparete (Fig. 8). L’intervento può esserecompletato con l’iniezione della muraturaattraverso i fori praticati per il passaggiodei nastri stessi. Si ottiene un rafforzamentodella muratura nella zona circostante ilforo, che migliora la funzione di presidio ri-spetto allo sfaldamento dei paramenti nellezone limitrofe più lontane dalla zona di ap-plicazione della precompressione.

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a millenaria storia dell’Ordine gerosoli-mitano si è sempre incrociata strettamentecon la storia di Sicilia. Tra medioevo ed etàmoderna nell’Isola si è venuto formando uncospicuo patrimonio immobiliare pertinen-te ai Cavalieri Giovanniti avente propriecaratteristiche. Le istituzioni melitensi dietà moderna, il Gran Priorato di Messinacon le sue dirette dipendenze e la fitta retedi commende presenti nel territorio, con laloro peculiare forma di governo e di ammi-nistrazione, hanno promosso in molte partidell’Isola la costruzione o il riattamento dichiese, palazzi, torri, magazzini, strutturerurali di vario genere. La committenza diquesti edifici, legata alla matrice aristo-cratica dell’Ordine, ha inoltre sovente com-portato una particolare attenzione per il da-to estetico al fine di abbellire i monumentimelitensi, ma anche come veicolo per tra-mandare la memoria di un Gran Priore o diun Commendatore. Per questi motivi lestrutture dell’Ordine in Sicilia durante isecoli si sono arricchite di numerose opered’arte: in particolare le chiese erano dotatedi quadri, statue, argenti, paramenti spessodi pregevole fattura e grande valore.

Potrebbe sembrare antistorico parlarneoggi, a quasi duecento anni dalle vicende

che portarono alla dissoluzione del patri-monio immobiliare dell’Ordine in Siciliaconseguente alla perdita della sovranitàsull’isola di Malta e del potere militare deicavalieri della Croce ottagona, ma non ècosì. Proprio qui, in questa terra che ricordaanche nel nome le gesta degli antichi cava-lieri, abbiamo tuttora la prova della ricchez-za di questa eredità. Molti edifici sacri tra-mandano ancora infatti memoria di unaprecedente appartenenza all’Ordine di Mal-ta, e conservano al loro interno numero-se opere d’arte, miracolosamente sfuggiteall’ingiuria del tempo e degli uomini. Le ri-cerche che ho condotto insieme a LucianoBuono e che sono confluite nel volume danoi curato, La Sicilia dei Cavalieri1, hannopermesso di individuare un numero impres-sionante di edifici, manufatti artistici emateriale documentario, anche di pregio,prodotti dalle istituzioni dell’Ordine tra lafine del medioevo e il sorgere dell’età con-temporanea, ancora esistenti. Si tratta diintere chiese con altari, quadri, statue, arre-di liturgici, davvero splendide, come adesempio quella di San Giovanni Battista aChiaramonte Gulfi2; di case private sortedalla trasformazione di precedenti edifici diculto, in cui è possibile ravvisare elementi

Il patrimonio artistico melitensein SiciliaProf. GIACOMO PACE GRAVINAStraordinario di diritto medievale e moderno dell’Università di Messina

L

1 L. BUONO - G. PACE GRAVINA (curr.), La Sicilia dei cavalieri. Le istituzioni dell’Ordine di Malta in età moderna (1530-1826),Roma 2003.

2 G. PACE GRAVINA, Modica-Randazzo, in BUONO - PACE GRAVINA (curr.), La Sicilia dei cavalieri, pp. 207 segg.

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architettonici pertinenti agli edifici sacri3;di antiche masserie sorte su torri e cappellerurali4; di edifici urbani un tempo residenzadi Priori e Commendatori5. Il lavoro com-piuto ha consentito, grazie al confronto conla cospicua documentazione giuridica con-servatasi, di individuare esattamente i benianticamente appartenenti all’Ordine di Mal-ta, di ritrovare numerose opere d’arte citatenei documenti e che ormai si consideravanoperdute, di datare ed attribuire dipinti, sta-tue, argenterie6. Un lavoro delicato e com-plesso che ci ha impegnati a lungo ma chealla fine offre una mappa dettagliata di ciòche ancora si conserva: un’insieme di operedavvero cospicuo.

La memoria di questo antico mondo nonè quindi sterile e fine a se stessa, ma al con-trario il lavoro di ricerca e di studio com-piuto ha una ricaduta immediata: infatti ilcensimento dei beni legati storicamenteall’Ordine permette oggi di intervenire con-cretamente nel salvataggio di numerosi ma-nufatti di pregio. Oggi che la titolarità giuri-dica di tali beni non è più dei Cavalieri diMalta ma di istituzioni di vario genere e diprivati, siamo sollevati dal dover occuparcidi gestioni quotidiane e possiamo invece de-dicarci con più attenzione alla salvaguardiadi questa memoria e al messaggio di fede esolidarietà che è intimamente legato ad essa.

Solo per citare alcuni esempi grazie allecarte ritrovate e studiate è stato possibile indiverse parti di Sicilia intervenire durante irestauri di edifici sorti su chiese e palazzimelitensi, mediante l’utilizzo di fonti mer-cé le quali sono stati individuati elementiarchitettonici pertinenti a commende, chie-se e masserie7.

Grazie ai documenti con le loro mi-nuziose descrizioni e alle mappe allegate,talvolta disegnate da veri e propri artisti, èstato possibile riconoscere chiese oggi tra-sformate in edifici di abitazione, torri tra-sformate in masserie, cappelle dirute, tuttiedifici di cui si era persa la memoria el’esatta collocazione8. Addirittura ci è statopossibile riconoscere i ruderi di un’anticamansione templare, quella di S. Maria delTempio in Caltagirone, ove visse e morìil beato cavaliere Gerlando9, o ritrovare lapianta acquerellata del magnifico palazzoBeneventano di Siracusa10. Dalle iscrizionicitate nei documenti abbiamo riconosciutodipinti e argenti un tempo pertinenti adedifici dell’Ordine di Malta che si conside-ravano ormai perduti per sempre, ma ineffetti spostati in altre chiese11; è stato pos-sibile ricostruire l’antico assetto di moltiedifici sacri tuttora esistenti e dei culti chein essi venivano praticati, con la descri-zione della disposizione degli altari e dei

3 Cfr. BUONO - PACE GRAVINA (curr.), La Sicilia dei cavalieri, passim.4 Cfr. BUONO - PACE GRAVINA (curr.), La Sicilia dei cavalieri, passim.5 Cfr. BUONO - PACE GRAVINA (curr.), La Sicilia dei cavalieri, passim.6 Cfr. BUONO - PACE GRAVINA (curr.), La Sicilia dei cavalieri, passim.7 È il caso ad esempio del restauro del palazzo del marchese Gravina in Caltagirone, che ingloba al suo interno i resti della

residenza del commendatore di Caltagirone: sono ancora ben conservati il giardino e il cortile interno; il restauro ha inoltreevidenziato la sussistenza dell’antica parasta che divideva il palazzo Gravina dalla casa del commendatore: cfr. G. PACEGRAVINA, Caltagirone, in BUONO - PACE GRAVINA (curr.), La Sicilia dei cavalieri, pp. 137, 147.

8 Cfr. BUONO - PACE GRAVINA (curr.), La Sicilia dei cavalieri, passim.9 G. PACE GRAVINA, Caltagirone, in BUONO - PACE GRAVINA (curr.), La Sicilia dei cavalieri, pp. 138 segg.10 G. PACE GRAVINA, Siracusa, Commenda Borea o Borgia, in BUONO - PACE GRAVINA (curr.), La Sicilia dei cavalieri, pp. 266-267.11 Cfr. BUONO - PACE GRAVINA (curr.), La Sicilia dei cavalieri, passim.12 Cfr. BUONO - PACE GRAVINA (curr.), La Sicilia dei cavalieri, passim.

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quadri che vi si ritrovavano12, con ricadutefacilmente immaginabili per quanto riguar-da restauri e conservazione. Sono stati an-che individuati numerosi ritratti di cavalieriesistenti in collezioni private13.

Conclusa la fase del censimento dei benimelitensi, proprio la corretta individuazio-ne di tante opere d’arte può adesso permet-terci di passare ad una fase ulteriore, quelladella tutela e del restauro dei manufatti ri-conosciuti, tramite appunto il formidabileausilio della documentazione ritrovata. Èauspicabile che si apra un dialogo proficuocon le istituzioni attualmente titolari di que-ste opere – siano esse Curie vescovili, Mu-

sei civici o diocesani, Comuni – o con i pri-vati proprietari, per sensibilizzarli al rispet-to e alla tutela di beni di tale importanzastorica e artistica che recano in sé la memo-ria gloriosa dell’Ordine di Malta.

Il recupero naturalmente deve essereper gli enti proprietari anche legato alla co-scienza di una fruibilità culturale e turisticadelle memorie melitensi: si può pensare adesempio alle varie forme di turismo religio-so sempre più diffuse, ma anche a percorsiculturali e naturalistici, come ad esempioquello che ripercorra l’antico cammino checonduceva crociati e pellegrini a Messinaper l’imbarco verso la Terrasanta.

13 Cfr. BUONO - PACE GRAVINA (curr.), La Sicilia dei cavalieri, passim.

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uesta sera, non posso non esprimere lamia immensa gioia, nell’avere in mezzo anoi, come ospiti illustri e benemeriti grandicittadini, i Cavalieri dell’Ordine di Maltache hanno dato lustro, nel passato, alla sto-ria del nostro territorio e soprattutto alla piùgrande storia del Mediterraneo e della vitareligiosa della chiesa.

Ci soffermeremo, in altra sede e in ma-niera molto dettagliata, su tutto ciò che lorohanno fatto sul nostro territorio e sull’im-mensa e nobile eredità che ci hanno lascia-to. Come ha già fatto il Presidente, porgoanche io il più caloroso saluto ed esprimoun sentito ringraziamento per gli stimoliche ci sono stati dati affinché venisse orga-nizzato questo convegno. Il territorio di Ro-dì Milici ha visto insediarsi l’uomo fin dallaprima età del bronzo (XVII-XV a.C.) chequi ha sviluppato una delle più importanticulture indigene preistoriche, appellativoche ne evidenzia appunto l’importanza.

Tale popolazione indigena è stata identi-ficata come Sicana e praticava come ritualedi sepoltura l’inumazione, testimoniata daalcune sepolture rinvenute nella necropolidi Grassorella dove i morti venivano sepoltiin grotticelle artificiali di tipo a forno, sca-vate nella viva roccia, come documentatodal grande archeologo Luigi Bernabò Brea.Il corredo funerario comprendeva la tazza-attingitoio con alta ansa verticale terminan-te ad orecchie equine.

Ai Sicani successero i Siculi anch’essicaratterizzati dal rito dell’inumazione in

grotticelle artificiali: ad essi sono attribuitela massima parte delle tombe del IX e VIIsecolo a.C. della vasta necropoli di Grasso-rella, dove furono rinvenuti, tra l’altro unacuspide di ferro, numerosissime anfore inceramica di vario formato, decorate conmotivi geometrici, pissidi, scodelle e tazze,fibule con filo di rame, spirali, catenelle,perle e anelli di lamine sottili, un preziosis-simo spillone di bronzo cruciforme con treglobuli (XIII sec. a.C.). Ai Siculi appartieneinoltre il fortino megalitico del XIII sec.a.C. situato su Pizzo Cocuzzo.

Il fortino a parere dell’illustre archeologo,va accostato per tipologia architettonica adun altro esempio presente in Sicilia: l’anak-toron (palazzo del principe) di Pantalica.

Il fatto che in un periodo così anticofosse presente un anaktoron, dimostra che aRodì Milici già esisteva una comunità strut-turata, conosciuta a partire dal VI sec. a.C.con il nome di Longane, città autonoma Si-culo-Greca che controllava politicamenteed economicamente un’ampia zona dellacosta settentrionale dell’isola.

Il suo ambasciatore era dotato del “Ca-duceo” di bronzo custodito nel “British Mu-seum” di Londra, con la scritta greca, corri-spondente alla traduzione italiana: “Io sonol’araldo pubblico longanese”. Sempre nel“British Museum” sono conservate alcunemonete d’argento su una delle quali apparela testa di Eracle giovane e sul rovescio,quella di una divinità fluviale, forse il Lon-ganos, identificabile con il torrente Patrì.

Aspetti del patrimonio artisticodel Comprensorio di Rodì MiliciIng. ANDREA ZANGHÌVice Presidente Fondazione Studi Melitensi “Itaca Onlus”

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Verso la fine del VIII sec. a.C. si trasferi-rono in Sicilia gruppi di coloni Greci.

Anche il nostro territorio fu caratterizza-to da questa colonizzazione, in un primomomento calcidese.

Di tipo greco è la necropoli di Mustaco co-stituita da tombe con corredi del VII-VI sec.a.C. comprendenti elmi e corazze di bronzo.

Queste tombe sono tipologicamente di-verse di quelle di Grassorella in quantorealizzato con lastroni calcarei seppellitinel terreno. Di fattura greca è anche un edi-ficio quadrangolare di cui si conservano iresti, tra Pizzo Cocuzzo e Monte Ciappa.

È stata avanzata l’ipotesi che si trattassedi un edificio del VI-V sec. a.C. facenteparte di un Santuario. Sempre di questo pe-riodo è la poderosa cinta muraria che seguei margini di Monte Ciappa sfruttandone ledifese naturali. Questa è costituita da ungrandioso aggere di pietrame, ad opera in-certa, rinforzata da torri, o meglio da portetorri, i cui angoli sono costituiti con blocchisquadrati. Di tipo greco-ellenistico è lafattoria di Grassorella, che è in stato diabbandono, come ormai tutto il resto.

Questa città non scomparve nel V sec.a.C. come alcuni grandi studiosi avevanoipotizzato, ma mutato il nome in Artemisiadobbiamo cercarla nella valle del torrentePatrì (Platì). Ad essa è legata la leggendadelle vacche sacre al dio Sole, di cui parlaOmero, e la leggenda di Oreste che avrebbeportato la statua di bronzo di Artemis Pha-celitis nel nostro centro.

Nel 268 a.C. sulle rive del fiume Lon-gano avvenne la famosa battaglia tra Ma-mertini e Siracusani ricordata da DiodoroSiculo e i cui luoghi sono stati localizzatidall’ing. Domenico Ryolo di Maria.

Questa città fu naturalmente influenzatadalle diverse civiltà succedutesi nel territo-rio siciliano, a cominciare da quella romana,di tale dominazione si intravedono nel terri-

torio resti di fattorie, cocciame di anforevinarie e olearie, e la vasta area perimetraledella lussuosa Villa ancora visibile e bencustodita nel territorio oggi appartenente alcomuni di Terme Vigliatore, a confermadell’importanza del territorio anche nel pe-riodo latino, quando si apprezzava particolar-mente la produzione vinicola. Il vino, anco-ra oggi prodotto nel territorio di Rodì Milici,fu celebrato da greci e romani, conosciuto daquest’ultimi con il nome di “Mamertino”.Lo stesso Cesare festeggiò il suo terzo con-solato con questo vino che occupava il quar-to posto in una graduatoria stilata da Plinio(dopo quello di Chio, Lesbo e Falerno). Talevino, del quale grazie anche alle ricerche delsottoscritto, è stata individuata l’area di pro-duzione sulle colline sorgenti tra il fiumeLongano-Patrì e l’attuale Mazzarà, ha otte-nuto il riconoscimento D.O.C. Dopo taleperiodo si sono succedute le dominazioniBizantina (di questo periodo storico è PapaLeone II eletto papa nel 682, originario diMilici), Normanna, Angioina e Aragonese.

È proprio ai periodi Normanno, Angioino,Aragonese, risalgono le fonti scritte che laidentificano come Solaria. Solaria era nel1148 un importantissimo centro politico am-ministrativo con a capo un governatore del re.

Successivamente la città regia di Solariadecadde a causa di cataclismi e guerre.Evento cardine fu la guerra del Vespro Sici-liano tra Angioini e Aragonesi che portò, sulcolle dove era sita Cristina (Gricina) rica-dente nel territorio di Solaria, alla formazio-ne della città di Castroreale (1324). La popo-lazione di questa nuova città compreseanche parte degli abitanti di Solaria, una par-te del cui vasto territorio era stato preceden-temente ceduto ai Cavalieri di S. Giovanni diGerusalemme, di Rodi e di Malta, da Federi-co II di Svevia (feudo di Mosofileto 1209)e da Ermanno di Striberg (feudo di Milici1211) Camerario dell’Aula Imperiale di Fe-

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derico II e Conte di Belvardo: “…concedia-mo in perpetuo alla casa dell’Ospedale diMessina il nostro casale di Milgi (Milici) cheteniamo per dono e per autorità del SignoreNostro Illustrissimo Federico, con le selve,le terre coltivate ed incolte, gli acquedotti econ tutti i suoi giusti tenimenti e le sue perti-nenze, affinché la predetta Casa dell’Ospe-dale di Messina d’ora in poi e in ogni tempo,per la remissione dei nostri peccati, tenga ilcasale stesso liberamente, pacificamente equietamente e lo possegga senza molestie oimpedimento alcuno…”.

L’imperatore Federico II di Svevia l’annodopo approva e conferma l’operato di Er-manno de Striberg e con un suo privilegiocosì si esprime: “…Noi, avuto riguardo allareligione e onestà di Frate Gidio prioredell’Ospedale di S. Giovanni, concediamoed in perpetuo confermiamo allo stessoOspedale il casale che si chiama Milici, contutti i giusti tenimenti, e con le sue pertinen-ze, secondo che si riconosca aver concesso ilconte Armanno lo stesso Casale allo stessoOspedale fermamente stabilendo che d’orain poi il Priore e i frati del detto Ospedale di-spongano di propria iniziativa, del predettocasale e delle sue pertinenze per la comoditào l’utilità della casa dello stesso Ospedale,intimando pure che nessuno presuma in alcunmodo molestarli su ciò, e chi lo avrà presun-to sappi di incorrere nell’ira del nostro tronocon pericolo della persona e delle cose”.

Nel feudo di Milici si trova successi-vamente menzionato il casale di Rodì e diPriolo, che insieme a Milici e ad altri teni-menti, furono in possesso dei Cavalieri diMalta fino al 1866.

L’attività dell’ordine viene diretta dalGran Priore del Priorato di S. Giovanni Bat-tista Gerosolimitano di Messina, da cui di-pende il feudo di Milici, con sede ufficialenel palazzo restaurato nel XVI secolo dalGran Priore Signorino Gattinara nipote del

Cancelliere di Carlo V. Nella giurisdizionedel feudo di Milici e precisamente nel feudodi S. Giovanni di Rodi sorge l’Ospedale,dove venivano amorevolmente accolti, rifo-cillati, ospitati e curati varie categorie dipellegrini. Come detto precedentementeuna parte del territorio, della città regia diSolaria, fu ereditato dalla città di Castrorea-le; un’altra parte ancora, dai Cistercensi diNovara che avevano ottenuto Terme daCarlo d’Angiò; un’altra parte era già statadonata dai Normanni al monastero di SantaMaria Latina di Messina. Infine più tardiuna parte del feudo di Solaria viene inclusoin quello di Protonotaro. Successivamentel’alluvione del 1582 seppellì definitiva-mente la nostra città che nel frattempo, ave-va preso il nome di Rodì dai cavalieri diRodi (Cavalieri di S. Giovanni Gerosolimi-tano) quando questi governavano l’isola diRodi. Il feudo di Milici seguì le sorti segna-te dalla legge 7 Luglio 1866, relativa allasoppressione dei conventi e all’incamera-mento dei beni eclesiastici e Castroreale,venne in possesso del territorio che era sta-to feudo dell’Ordine di Malta. Questo portòla popolazione di Rodì a rivendicare da su-bito l’autonomia, ottenuta la prima volta il21 Ottobre 1923, soppressa successivamen-te, e poi riconquistata insieme a Milici il10 Maggio1947. Ora vi sottoporrò la proie-zione di diapositive dei più importanti beniculturali del nostro comune le cui foto sonostate tratte dai volumi:

L. BERNABÒ BREA, Necropoli di Longane in «Boll. diPaletnologia Italiana», Istituto Grafico Tiberino, Ro-ma 1967; ANDREA ZANGHÌ, Da Artemisia e Solarìa aRodì Milici, Edizioni Spes, Milazzo 1983; C. ALIBERTI- A. ZANGHÌ, Rodì Milici nel 40° Anniversario dell’au-tonomia, 1947-1987, Messina 1987; CARMELO DURO,Rodì Milici dalle origini ad oggi, AmministrazioneComunale di Rodì Milici, 1997; CARMELO BONVEGNA,Usi e costumi di Rodì Milici, Bastogi 2005; L. BUONO -G. PACE GRAVINA, La Sicilia dei Cavalieri. Le istitu-zioni dell’Ordine di Malta in età moderna (1530-1826), Roma 2003.

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Tomba a forno

REPERTORIO FOTOGRAFICO

Posizione di Longane e della necropolidi Monte Gonia o Grassorella

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La tomba 21esima è una vasta camera di pianta quasi regolarmente circolare misurante m. 3,85 di diametrocon una volta a forno presentante al centro l’altezza di m. 1,80 circa dal suolo.Essa si apre sul versanteSud-Est di Grassorella, prospiciente verso la valle del Longano piùttosto in alto nel pendio.

Il corredo funerario comprendevala tazza attingitoio con alta ansaverticale ad orecchie equine, oggettotipico di questa cultura del bronzoantico siciliano che proprio da Rodìprende il nome.

La tomba 21esima fu riutilizzatasul finire dell’età del bronzoe di questo periodo è la partesuperiore di uno spillone cruciformecon tre globuli rinvenuto all’internodella stessa.Misura attualmente cm. 6di lunghezza e cm. 3,3 di larghezza.

Capeduncola

Spillone cruciforme

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Resti del fortino megalitico

Ai Siculi appartiene il fortino megalitico del XIII sec. a.C. situato su pizzo Cocuzzo. Bernabò Brea cosìlo descrive: esso è realizzato con grossi blocchi di pietra appena sbozzati.Di esso rimangono due latirettilinei, quello settentrionale e quello orientale, lunghi rispettivamente m. 24,25 e m. 27,50, incontran-dosi ad angolo retto, ed il tratto rimanente curvilineo.Lo spessore del muro è di circa cm. 50.

Ceramiche

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Tombe sicule dell’età del ferro

Gli esemplari propostisono state scoperte sulcolle Grassorella a circam. 100 dalla periferia Estdi Rodì.Hanno forma di grotticelle artificiali scavate nella roccia tenere, a cameretta quadrangolare anch’essiscavati nel tufo comequelle dell’età del bronzo. Le dimensioni sono piùridotte e i corredi presentano oggetti di ferro associati a ceramica.

Oggetti di metallodelle necropoli

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Motivi decorativi incisi sulle ceramiche

Oinochoai, anfore, scodelle e tazze

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Resti di antica casa o tempio

Di fattura greca è anche un edificio quadrangolare di cui si conservano i resti, tra pizzo Cocuzzo e monteCiappa, è stata avanzata l’ipotesi da Bernabò Brea che si trattasse di un edificio del VI-V sec. a.C. facen-te parte di un santuario; di esso esistono solo le fondazioni e parte dei muri perimetrali costruiti in blocchisquadrati, affiorante appena dal terreno.

Resti della cinta muraria di Longane sul Monte Ciappa

Del VI-V sec. a.C. è la poderosa cinta muraria che segue i margini di monte Ciappa sfruttandone le difesenaturali, situata sull’altipiano Pirgo: essa è costruita in opera incerta è rinforzata da una serie di torri eporte controllate da torri quadrate. La cittadella appollaiata in posizione dominante sul monte Ciappa,controllava verso Nord la fertile pianura che si estendeva fino al mare. Essa esercitava alcune importantifunzioni: estremo baluardo in caso di invasione nemica; punto nodale di controllo delle vie di comuni-cazione interna che andavano sia in direzione Sud-Est (dalla costa Tirrenica verso Taormina e Naxos)passando attraverso Catalimita e in direzione di Messina verso Nord-Est passando da Rometta, sia versoOvest per Abaceno.

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Caduceo della città di Longane

Nella foto è visibile la scritta greca, corrispondente alla traduzione italiana: “io sono (l’araldo) pubblicoLonganese”.

Cupola rosata

Chiesa medievale dedicata aS. Bartolomeo, sita sulla spondasinistra del torrente Patrì, ad Estdi Rodì.Sepolta insieme al paese nelladisastrosa alluvione del 1582,fu riportata alla luce da unacampagna di scavi nel 1989,da cui sono emersi: l’abside, partedei muri perimetrali, una torrequadrata che culmina con unacupola rosata.Si tratta di un prezioso relittosuperstite della città che rimanesepolta sotto il greto del torrentePatrì che ha avuto nel tempo nomidiversi: Artemisia, Solaria,Rhodis.

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Torre del Kaid e il suo interno

Facciata di una torre medievale, denominata Torre del Kaid, residenza, secondo la tradizione popolare diun condottiero arabo. Il fabbricato si trova in contrada Bernardello, ai confini meridionali dell’abitato,dove sono ancora visibili resti di mura perimetrali del fortilizio e di altre abitazioni. All’interno dellatorre si può notare il considerevole spessore delle mura, la volta ad ogiva ed il particolare svasamentodella piccola finestra che nello stato attuale sorge a circa un metro d’altezza. Probabilmente il livellodella finestra originariamente doveva essere più elevato dal piano terra che fu invaso da consistenti stratidi detriti, in seguito a varie alluvioni che hanno sepolto l’intera parte inferiore della torre.

Veduta panoramica di Milici

Milici antico nome di divinità siciliana, dal greco “Meilichio”. Secondo Vito Amico ancora ai suoi tempiesistevano in Milici i ruderi di un tempio dell’antica superstizione. Secondo la tradizione orale (ancoraoggi esistente) e riportata dal Casalaina, Papa Leone II ebbe i natali a Milici. Quanto alle fonti scritterelative a Milici, possediamo un diploma del 15 Marzo 1211, rilasciato da Ermanno de Striberg, Camera-rio di Federico II di Svevia ai Cavalieri di San Giovanni Gerosolimitano: “concediamo e diamo il nostrocasale di Milici alla Casa dell’Ospedale di Messina; e con l’autorità del nostro signore illustrissimo reFederico, il tenimento con le foreste, con le terre colte ed incolte con gli acquedotti…”.Federico conferma questa donazione con un altro diploma, dato in Messina nel Marzo 1212.

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Uno dei privilegi relativi a questa donazione, ancora ricordata ai nostri giorni, era un diritto d’asilo intutta la piazza antistante il palazzo priorale e la chiesa di San Giovanni e Santa Maria.

Facciata del palazzo priorale del Priorato di S. Giovanni Battista Gerosolimitano della città di Messina

Sopra il portale si nota lo stemma del Priore Signorino Gattinara.In una relazione del rev.do Giovanni Ambrosiano del 1749 vi è la descrizione del palazzo Priorale diMilici con la precisione che quel manufatto aveva due damose reali, un magazzino per formaggio, duecamere nel solaio di mezzo una camera nell’ultimo solaio, una camera per cucina, ad Oriente un altrosolaio, due magazzini sotto per frumento, sopra una sala e una camera, al centro del palazzo una scala dipietra ed un altro magazzino.

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Chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista e S. Maria delle Grazie di Milici

In una delle tante visite la chiesa fu così descritta:“ha due campane e due campanili ed in uno dei due campanili quello maggiore vi sonole insegne e le armi di frà Nicola La Marra, Gran Priore dell’Ordine. Dentro la chiesa sitrovano i seguenti nove altari e cioè: l’altare maggiore con il suo tabernacolo dove siconserva e sta il SS.mo Sacramento dell’Eucaristia, ai lati vi sono due altari: uno adestra, di S. Caterina, l’altro a sinistra della Divina Annunciazione di Maria; altro dellaMadonna dell’Itria, contiguo con la porta dalla quale si entra dal cortile della torre opalazzo nella chiesa predetta e contiguo con la porta della sacrestia sopra la quale c’è ilpulpito e la campana di quattro rotule ad uso della messa; e segue poi la cappella fatta dinuovo del SS.mo Crocifisso e l’altro susseguente contiguo con la porta piccola delladetta chiesa, di Gesù e Maria; dall’altro lato l’altare delle anime del S. Purgatorio, seguepoi la Cappella della statua marmorea di S. Maria di Milici e poi l’altare del SS.moRosario, nel cui altare in calce sono conservate molte reliquie dei SS. Martiri. E sonoinoltre nella detta chiesa sotto la porta maggiore un quadro dipinto sulla tavola, che unavolta era sopra l’altare maggiore, con l’effigie di S. Maria di Milici, S. Giovanni Batti-sta e S. Giovanni Evangelista, c’è pure un altro quadro che una volta era nella chiesa diS. Giovanni, diruta da molti anni verso la piana di Milazzo, con l’effigie della DivinaMaria, di S. Giovanni e S. Placido, c’è un altro quadro con le effigi di S. Giuseppe, dellaDivina Maria, della Divina Elisabetta e di S. Gioacchino, e un altro quadro con le effigiedi S. Placido, S. Eutochio S. Flavia e S. Vittorino”.

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Nella chiesa di S. Maria delle Grazie e S. Giovanni Battistavi sono tuttora le seguenti opere d’arte:

Statua in marmo della Madonnadell’Alloro o S. Maria delle Grazie

Opera della scuola del Gagini(XVI sec.) che ogni annoviene festeggiata il Lunedìdell’Angelo, con antichissimorito, che si conclude conla distribuzione di un ramoscellodi alloro a tutti i fedeli.

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Papa Leone II

Quadro restaurato dietro interessamento dell’Archeoclub di Rodì Milici (che tanto ha fatto per la valoriz-zazione dei Beni Culturali Rodì Milicesi) dalla sezione artistica della sovrintendenza ai Beni Culturalie Ambientali di Messina. È rappresentato Papa Leone II, mentre riceve dall’Angelo la tiara pontificiacon la benedizione della Vergine, con sullo sfondo il castello dei Cavalieri di Malta e uno squarcio delpaesaggio di Milici. Il quadro del XVIII sec. è opera di Domenico Puglisi.

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S. Rocco, di autore ignoto (sec. XVII)

Crocifisso tra l’Addolorata, S. Giovannie la Maddalena con stemma e ritrattodel Vicario Antonino Caccamo (1747).

Crocifisso

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Quadro della Madonna del Rosariocon S. Michele Arcangelo ed Anime Purganti(fine sec. XVIII),con particolare dello stemmaed iscrizione del priore Michele Maria Paternò Statua di S. Biagio (sec. XVIII)

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Acquasantiera(sec. XVI)

Quadro di Gesù e Maria, di autoreignoto (sec. XVIII)

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Fonte battesimale(sec. XVI, chiesa di S. Maria)

Fontana con stemma dell’Ordine di Malta

La data del 1750 incisa sull’angolare sinistro dell’edificio si riferisce ad un rifacimento esterno. Dallostile architettonico e dai documenti si può pensare che la costruzione sia avvenuta prima del Settecento.Sopra il portale si nota lo stemma dei Cavalieri dell’Ordine di Malta.

Chiesa parrocchiale di S. Rocco, con il preziosoaltare di stile barocco, recante la statua del santoin legno artisticamente lavorato

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S. Rocco (sec. XVII)

Scene della vitadi S. Rocco(sec. XVIII)

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Chiesa dell’Immacolata, già Santa Maria dell’Itria Quadro della Madonna dell’Itria

Custodito nella chiesa dellaSS.ma Immacolata, situataa Rodì Nord (sec. XVIII).

Chiesadi S. Bartolomeo

Costruita dopo le disastrose alluvioniche sommersero l’intero abitatodell’antica Rodì.

Statua di S. Bartolomeo Apostolo

Patrono di Rodì nellachiesa omonimasituata a Sud delpaese.Il simulacro in marmo,opera di AndreaCalamech, fu eseguitonel 1579, per incaricodi Minico Policza diCastroreale.L’opera, primacustodita nella vecchiachiesa del Santo, fusalvata dall’alluvionein manieraleggendaria.

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Palazzo Colloca e il suo interno

Situato sulla piazza Immacolata. Il manufatto è del secondo decennio del sec. XVIII. Il suo interno ècaratterizzato da particolari portali in pietra arenaria.

Convento con portale e mascherone del sec. XVIII

Ringrazio per la preziosa collaborazione l’amico Poeta e Scrittore prof.Carmelo Aliberti,l’amico prof. Giuseppe Porcino, il consocio studente universitario Giuseppe Torre e miafiglia Mary, anch’essa studentessa universitaria.

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Ringraziando gli organizzatori per l’invito rivoltomi a parte-cipare al Convegno Studi, nel quale si sono affrontate tematichedi carattere culturale e concrete, quali sono i Beni Culturali edil rischio sismico, mi avvio a trarre le conclusioni dell’incontroodierno cominciando da quanto hanno detto relatori illustri,giovani professionisti preparati, speranza del futuro delle nuovegenerazioni.

Nel nostro territorio, come nella totalità del nostro Paese,esistono Beni Culturali, che vanno salvaguardati e consegnatialle generazioni future: i cittadini di oggi devono essere i custodidi un patrimonio immenso, che ci è stato trasmesso, i Beni Cul-turali e l’Ambiente, che la bontà divina ci ha riservato, e beneha fatto il Sindaco Aliberti ad occuparsi concretamente dellevalorizzazioni dei Beni, di cui dispone il territorio, e bene hafatto a coinvolgere la collettività, da lui amministrata, oggi ingran parte presente nella piazza di Rodì Milici.

Il Sindaco Aliberti nel suo dire ha evidenziato l’esiguitàdelle risorse messe a disposizione dello Stato, eppure lo Stato ilproblema ha cercato di affrontarlo, in quanto sull’argomento èintervenuta la Presidenza del Consiglio dei Ministri emanandoOrdinanza in data 28.04.2006 per l’attuazione della legge si-smica, come abbiamo ascoltato nel Convegno, mentre per iBeni Culturali è stato redatto un “Progetto Internazionale dellaFederazione Italiana Parchi e Riserve Naturali”, che si è postol’obiettivo della “mitigazione del rischio sismico per le emer-genze a carattere monumentale ed ambientale nei comuni deiParchi Naturali dell’Italia Meridionale”, progetto di cui si èreso promotore il Dipartimento della Protezione Civile, coninizio della programmazione per i progetti con Convegni eSeminari, tenuto anche nella nostra Regione.

Anche se tale attività è stata modesta e relativa ad una partedel territorio nazionale, quella dei Parchi e Risorse Naturali,tale argomento viene ripreso, estendendolo a tutto il territorio,

ConclusioniProf. Ing. CESARE FULCIComponente osservatorio Regionale per la qualità del paesaggio“Assessorato Regionale Beni Culturali e Ambientali”

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da parte dello Stato nel “Codice dei Beni Culturali e del Pae-saggio, ai sensi dell’art. 10 della Legge 6 Luglio 2002 n. 137”.Della predetta legge per l’argomento oggi trattato ha interessel’art. 29, che testualmente vi riporto:

“1. La conservazione del patrimonio culturale è assicuratamediante una coerente, coordinata e programmata attività distudio, prevenzione, manutenzione e restauro.

2. Per prevenzione si intende il complesso delle attività ido-nee a limitare le situazioni di rischio connesse al bene culturalenel suo complesso”.

La materia è di competenza della Protezione Civile, con isuoi uffici periferici nati in origine presso il Genio Civile, e cheoggi operano in proprio.

Mi risulta che a tutt’oggi hanno affidato incarichi per studiodi singoli oggetti edilizi, in particolare Ospedali, ma è di lorocompetenza anche la preservazione dei Beni Culturali.

Le proposte del Sindaco per il restauro del Palazzo dei Cava-lieri di Malta e per il parco archeologico dovrebbero essereindirizzate all’Assessorato per i Beni Culturali, che ne ha la com-petenza, quanto meno per predisporre una programmazione.

L’intervento della Dottoressa Antonella Alibrando, qualePresidente della Fondazione Melitense “ITACA O.N.L.U.S. èla risposta al Sindaco, di un consenso della società civile, rispo-sta data anche dai numerosi cittadini presenti nella piazza, incui siamo riuniti, e ciò risponde alla esigenza di “coinvolgimen-to della collettività”.

Gli interventi di oggi, a diversi livelli, sono la prova concretadella vastità delle problematiche, che si sono affrontate in que-sto incontro, dovuto alla Fondazione, che ha riunito esponentidella cultura e studiosi della materia sismica, tutte personalità,che hanno amore per la loro terra, per il patrimonio culturale, esopratutto la speranza di un futuro migliore, voluto con unacrescita intellettuale sempre più incisiva.

La necessità di rispettare la logica sequenza fra passato efuturo e cioè fra storia e conservazione dei Beni Culturali, hafatto suddividere il Convegno Studi di oggi seguendo la corret-ta linea guida di una “introduzione che è stata tenuta dall’Ass.Conte don Carlo Marullo di Condojanni”, Presidente dellaFondazione “Donna Maria di Condojanni”, in due Parti, laprima di natura storica e la seconda di natura scientifica cheapprofondisce le tematiche della sicurezza antisismica, neces-sarie per la conservazione dei Beni Culturali.

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Il Conte Marullo ha evidenziato le testimonianze nel territo-rio di Rodì Milici lasciate dai Cavalieri di Malta, tanto rilevantiche i Comuni hanno potuto fregiare il loro gonfalone della“Stella Ottogonale”, simbolo dell’Ordine di Malta.

Altresì in particolare il Conte Marullo ha trattato di comel’Ordine di Malta sia venuto in possesso del fondo di Milici, ladonazione di Hermanno de Striberg, fatta nel Maggio 1212all’Ospedale di Messina, che amministrandolo poté sopperireai bisogni dell’Ospedale S. Giovanni, ente che svolgeva un’at-tività fondamentale per la vita dell’Ordine.

Il fondo successivamente, data l’importanza del monumentostorico, passò sotto la tutela e l’uso degli abitanti di Rodì Miliciper soddisfare le loro esigenze.

Alla brillante introduzione al convegno tenuta dal ConteMarullo è seguita la 1ª Parte, delle relazioni dedicate alla storia,di cui la 2ª tenuta dall’Ing. Andrea Zanghì, Vice Presidente dellaFondazione “ITACA”, il quale ha svolto una relazione moltocurata con un’approfondita ricerca storica sulle vicende deglioriginari abitanti del territorio di Rodì Milici, insediatisi nellaprima età del bronzo (XVII-XV secolo a.C.), e la loro evoluzio-ne e trasformazione, e i vari cambiamenti di denominazione delterritorio, tutti ampiamente e dettagliatamente descritti.

Lo studioso oltre a fare un’ampia descrizione dei monumen-ti, dei reperti archeologici e dei resti ancora esistenti illustrauna documentata lettura degli avvenimenti del passaggio delCasale di Milici con tutte le sue terre, acquedotti, alla CasaOspedale di Messina, citando anche un “privilegio” dell’Impe-ratore Federico II, il quale non solo autorizzò il passaggio delfondo, ma ne garantì la sicurezza. La relazione si conclude conuna ricca proiezione di diapositive dei più importanti BeniCulturali, esistenti nel territorio di Rodì Milici, che evidenzial’importanza ed il valore dei predetti Beni Culturali.

Il Prof. Giacomo Pace Gravina, docente presso l’Universitàdi Messina, ha dottamente riferito sul patrimonio artistico meli-tense, evidenziando “la stretta concomitanza della millenariastoria dell’Ordine Gerosolenitano con la storia della Sicilia”.

Il Prof. Pace ha in particolare messo in luce che le istituzionimelitensi di età moderna, quale il Gran Priorato di Messina conle sue dipendenze e la fitta rete di commende hanno permessoin molte parti del territorio dell’isola la costruzione o il riattamen-to di Chiese, palazzi e di reperti, per cui le strutture dell’Ordinein Sicilia si sono arricchite di numerose opere d’arte.

Il Prof. Pace Gravina conclude la sua relazione con il sugge-rimento che le realizzazioni attuate dall’Ordine sono la prova

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di una grande ricchezza, per cui vale la pena salvaguardarli, inquanto possono diventare elemento di sviluppo della nostraisola, però è necessario “passare ad una fase ulteriore, quelladella tutela e del restauro dei manufatti riconosciuti, tramiteappunto il formidabile aiuto della documentazione ritrovata”.

Esaurita la 1ª parte del convegno, la parte storica, servita adescrivere la validità dei Beni Culturali individuati con la do-cumentazione ritrovata gli organizzatori del Convegno Studio,hanno ritenuto di destinare la “2ª parte” di lavori ai possibili eutili interventi per la tutela del rischio sismico, certamente ilpericolo maggiore per tutte le vecchie costruzioni”.

Il convegno consente l’ascolto di relazioni, che svilupperannole possibilità di protezione antisismica, approntate dalle esigenzetecniche dei fabbricati antichi, che oltretutto si sono degradaticon l’incuria del tempo.

Elementi fondamentali di studio e di ricerca scientifica cisono stati dati dalle relazioni dagli illustri e prestigiosi docentidelle facoltà di Ingegneria dell’Università di Messina ed inparticolare dal Prof. Giuseppe Muscolino del Dipartimento diIngegneria Civile, studioso di notevole levatura e profondoconoscitore delle tecniche costruttive, anche per la vasta ricer-ca scientifica, cui ha dedicato molto delle sue attività, e i cuirisultati per la protezione sismica sono notevoli, anche perchéricche di soluzioni tecnicamente appropriate, in grado di risol-vere rapidamente problemi complessi.

Sarà un allievo del suo dipartimento a esporci una relazionerelativa a “Meccanismi di danno per le costruzioni murarie”,argomento di vasto interesse per quanti si debbono occuparedel restauro di fabbricati in muratura, che in tutti i territori na-zionali sono largamente diffusi, ed in particolare per il nostroConvegno per lo studio di protezione dei monumenti storici,che nel nostro territorio sono tanti. Difatti l’Ing. Palmieri, connotevole chiarezza ha affermato che “gli edifici in muraturacostituiscono un patrimonio edilizio, che sono la testimonianzastorica del nostro territorio”.

Da progettisti, ormai veterani, riportiamo un suo periodo, chedetto da un giovane professionista, intellettualmente onesto, miha colpito, perché ha ricordato i miei insegnamenti didattici,“gli interventi di consolidamento, atti ad assicurare la duratanel tempo degli edifici in muratura storica non dovrebbero maicompromettere l’autenticità, stravolgendone la creazione origi-naria, non solo funzionale ed estetica ma anche statica”.

L’Ing. Palmeri ha illustrato le ricerche effettuate sui fabbricatiin muratura di Messina, prendendo in esame le conseguenze

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del distruttivo sisma del 1908 concludendo la sua relazionedescrivendo interventi specifici anche sul Palazzo dei Cavalieridi Malta di Rodì Milici.

Di notevole interesse scientifico, oltrecché culturale, è larelazione del Prof. Ing. Giuseppe Muscolino, una dei docentipiù esperti della Scienza delle costruzioni e notevole studiosodi interventi antisismici, il quale ha svolto la sua Relazione di“Tecniche innovative per la protezione sismica dell’esistente”,la cui relazione presenta delle innovazioni sugli interventi pos-sibili per la protezione dai sismi, derivate da ricerche scientifi-che effettuate nel corso degli ultimi anni dal suo Dipartimentodi Facoltà.

Per la relazione oltre a descrivere le “innovazioni”, tutte dinotevole interesse presenta la sperimentazione fatta su provinoin scala 1:2 di un edificio rappresentativo del “tipo misto messi-nese caratterizzato dalla sovrapposizione di alcuni caratteri diun tipo edilizio” “bene” la casa a schiera, e di uno specialisti-co, il palazzo.

Il Prof. Muscolino ci ha illustrato gli esiti delle sue ricerchein materia, di consolidamento, anche utilizzando materialicomposti, le Fiber Reingonced Polymer, utili per interventi“effiaci in tempi brevi”, i cui esiti si sono avuti dal provino delmodello citato, portato a fessurazioni mediante una prima seriedi testi sismici.

Di notevole interesse sono altre tecniche innovative, idoneealla protezione sismica, quali l’isolamento sismico alla base ela cucitura attiva della muratura, concetti ed idee che nella fa-coltà di Ingegneria del nostro capoluogo vengono portati avan-ti, suffragandoli con ricerca e sperimentazione continua e chedanno a tutti sicurezza per la vita nostra e per quelli delle gene-razioni future, garantendo la stabilità dei manufatti edilizi diqualisiasi genere.

Da questa scuola messinese e per la verità e anche da tantealtre escono oggi giovani professionisti, preparati, che portanonel campo della loro attività professionale, una ventata di ca-pacità tecnica, proprio nel settore antisismico, a garanzia disicurezza per il futuro della tutela dei sismi.

Le loro relazioni hanno tutte un nesso logico e consequen-ziale su argomenti che si differenziano fra di loro, ma tuttifondamentali nell’esercizio professionale.

La prima relazione, quella dell’Ing. Carmelo Longo, haaffrontato i “criteri di progettazione e verifica antisismica allaluce delle nuove normative”, che oltre a darci informazionichiare sulle leggi, l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei

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Ministri n. 3274 del 20.03.2003, e le successive modifiche edintegrazioni, fornisce chiarimenti sulle caratteristiche, di cui lapiù importante è certamente il cambio generale delle imposta-zioni delle norme, che passano dal principio di tipo prescrittivoal tipo prestazionale, con l’obbligo di rispettare punti inderoga-bili per raggiungere l’obiettivo della sicurezza.

La nuova legge impone l’obbligo per le Regioni di indivi-duazione delle zone sismiche, e tale è l’intero territorio nazio-nale, anche se diversificato secondo categorie di pericolosità ela stessa soprattutto detta delle regole, abbastanza rigide, mapratiche, che il relatore ha brillantemente evidenziato.

Sono seguite altre tre relazioni sempre di giovani professio-nisti, quella del Dott. Salvatore Barresi, geologo, il quale haillustrato le tematiche del “Rischio sismico e l’evoluzione dellaclassificazione sismica in Italia”, introducendo i criteri dellanuova legislazione, che richiede per ogni area l’individuazionedel “rischio sismico” inteso come valutazione dei danni, chepossono derivare al costruendo fabbricato dai terremoti.

Con chiarezza il relatore ha illustrato “le carte di pericolositàsismica” redatte per l’intero territorio nazionale, oltre a farci unastoria delle classificazioni in categorie precedenti del territorionazionale, che hanno avuto origine dopo il terremoto di Messinadel 1908, giungere alla conclusione che oggi l’intero territorioè classificato come “zona sismica” sia pure con valori diversi, ecita il territorio di Rodì Milici, collocato “in zona sismica” .

Il Dott. Mimmo Palano dell’Istituto Nazionale di Geofisicae Vulcanologia, ha trattato specificatamente, con molta concre-tezza il tema “Inquadramento geologico strutturale e rilasciosismico dell’area peloritana”, riferendo perché i nostri respon-sabili della sicurezza ne tengano nel debito conto che “l’areanord-orientale della Sicilia rappresenta una delle aree a piùelevato rischio sismico in Italia, in quanto in passato è statacaratterizzata dall’accadimento di terremoti vasti e distruttivisu un territorio che oggi è densamente urbanizzato”.

Il relatore ha dato ampie notizie sulle caratteristiche struttu-rali dei territori dell’area peloritana, con l’indicazione dellecause dei terremoti, verificatosi e che possono continuare averificarsi i cui rischi però, con una approfondita conoscenzatettonica, possono essere conosciuti, con la conseguenza dicostruire manufatti in maniera adeguata.

A mio parere sono le parole conclusive del suo intervento aconcludere il Convegno di Studi, tenuto a Rodì Milici e vale lapena diffondere gli atti con una pubblicazione, che può essereinformativa per tutti gli addetti e non addetti ai lavori.

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“In conclusione, il settore nord-orientale della Sicilia, dalpunto di vista sismico, rappresenta una delle regioni più attivein Italia”. Tuttavia, quesa sismicità, se confrontata a quella dialtri paesi (California, Giappone) risulta di modesta entità.Purtroppo in Italia, il problema risulta molto serio a causa diuno scadente patrimonio edilizio. È necessaria una politicaNazionale di difesa dai terremoti, per migliorare sia la qualitàdelle nuove costruzioni sia di quelli esistenti (in particolare imonumenti storici). I monumenti storici sono i supporti dellanostra memoria e per questo motivo devono essere difesi”.

Vale la pena affermare che gli atti del Convegno, le cui ri-sultanze ci vengono dettate da giovani tecnici che voglionoentrare nell’attività professionale con notevole conoscenza epreparazione, siano resi pubblici e vengano letti da Ammini-stratori Comunali e Regionali e soprattutto dalla classe politica,e da coloro che hanno il dovere di seguire il paese nelle proble-matiche della sicurezza della vita dell’uomo, e della sua attivitàproduttiva.

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