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il sentiero da scalare in sicurezza I.P. il sentiero da scalare in sicurezza

il sentiero da scalare in sicurezza · 2019-02-27 · il sentiero da scalare in sicurezza 3 PREMESSA Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (C.N.S.A.S.) - CNSAS Lombardia

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SOCCORSO ALPINOSPELEOLOGICO

LOMBARDO• V Zona Bresciana

• VI Zona Orobica• VII Zona Valt. e Valchiavenna

• XIX Zona Lariana• IX Zona Speleologica

SICURI in FERRATATesto:Daniele Chiappa: Istruttore Nazionale CNSASAccademico del C.A.A.I.Supervisione Tecnica:Elio Guastalli: Curatore del Progetto “SICURI IN MONTAGNA” del CNSAS Istruttore di Alpinismo - Centro Studi Materiali e tecniche del CAIClaudio Melchiorri: Istruttore Nazionale diAlpinismo Scuola Centrale e Membro dellaCentro Studi Materiali e Tecniche del CAICon la collaborazione di:Roberto Chiappa: Istruttore Nazionale diAlpinismo e Accademico del C.A.I.Danilo Barbisotti: Presidente RegionaleCNSAS Lombardia - Istruttore Nazionale di AlpinismoGian Battista Crimella: Istruttore Nazionale diAlpinismo e Accademico del C.A.A.I.Landreani Gianluigi: Centro Studi Materiali e TecnicheLombardo del CAIAndrea Monteleone: Centro Studi Materiali e TecnicheLombardo del CAI Consulenza tecnica di:Alessandro Gilardoni - Giuseppe Orlandi “Calumer”Fabio Pozzoni - Sergio Butti - Alessandro CalderoliRenato Ronzoni - Massimo Miccio - Alessandro BrigattiDomenico Ferri.Editing: Paolo Moretti - Como - Grafica: BluDesignDisegni: Pietro Corti - LeccoStampa: Grafica Effegiemme Bosisio Parini - LcArchivio fotografico: Mountainservice

…chi sta lavorando a questo progetto…

IL GRUPPO DI LAVORO“SICURI IN MONTAGNA”,

DEL SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO,HA INTESO FORNIRE AI LETTORI DIQUESTO OPUSCOLO LE BASILARI

INDICAZIONI PER LA CONOSCENZA DIQUESTO SPECIFICO ARGOMENTO.

Qualsiasi riproduzione del presente opuscolo deve essere autorizzata

www.sicurinmontagna.it4ª Edizione 2011/2012

• Scuole Lombarde di Alpinismo e Sci Alpinismo del C.A.I.

• Centro Studi Materiali e Tecniche Lombardo

• Commissione Lombarda di Escursionismo del C.A.I.

• Commissione Lombarda di Alpinismo Giovanile

• Servizio Valanghe Italiano del C.A.I.

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PREMESSA

Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino eSpeleologico (C.N.S.A.S.) - CNSASLombardia continua, con caparbietà egrande attenzione, il programma rivoltoalla prevenzione degli incidenti in monta-gna.L’obiettivo è quello di dedicare tutto lospazio possibile a questo argomentoaffinché si possano ulteriormente atte-nuare ed azzerare, per ciò che riguardal’argomento “ferrate”, i numeri relativi agliincidenti in montagna e cavità presentatidal Corpo Nazionale Soccorso Alpino eSpeleologico che mostrano un evidente,progressivo aumento dell’argomento“incidenti in ferrata”.La filosofia complessiva, già ricordatanelle brochures precedenti, è quella dichiarire e spiegare, con modalità sintatti-che semplici ed appropriate, le problema-tiche ed i pericoli che possono esprimersida un’attività entusiasmante come quelladell’arrampicata su itinerari attrezzati.

Questo non significa che le parole scrittepiù avanti saranno sufficienti per com-prendere l’intero argomento, ma ci piacecredere nella strategia del “poco allavolta” per ottenere, col tempo, i risultatimigliori.Non è il caso di ricordare chi, come ec o s a s i f a ’ p e r “ p r o d u r r eprevenzione”, ma risulta importante rap-presentare, per una visualizzazione com-plessiva della volontà di “fare prevenzio-ne”, l’elenco delle organizzazioni chestanno attivamente collaborando all’atti-vazione di specifici moduli pratici rivoltialla conoscenza dei pericoli in montagnada trasmettere ai suoi frequentatori.

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VIA FERRATA “IL SENTIERO DA SCALARE”IN SICUREZZA

Dedicato a Lucia

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Ma non bastava la volontà di lavorare apiene mani per questo fine. L’interesse siè fatto, giorno dopo giorno, più impor-tante tanto che altre organizzazioni alpi-nistiche, istituzioni, associazioni e gruppiche operano nel settore della montagna,enti regionali e provinciali che riconosco-no importantissima la problematica dellaprevenzione, hanno chiesto di condivide-re il progetto.E’ di fondamentale importanza qualifica-re il nostro sforzo e la volontà di raggiun-gere insieme gli intendimenti e gli svilup-pi espressi dall’appassionato “ferrati-sta” che si rivolge ad un’attività di svagoe libertà.Il gruppo di lavoro, anche se globalmen-te di appartenenza C.A.I., vuole rivolgersialla massa complessiva degli appassio-nati, che non sempre appartengono adorganizzazioni o associazioni alpinisti-che, ed è li che “Sicuri in Montagna”deve e vuole mirare al bersaglio!Oggi, questa forte ed autorevole condivi-sione al problema permette al gruppoche lavora per il progetto “Sicuri inMontagna” di continuare nella suaopera, non sempre facile, ma straordina-riamente interessante e costruttiva.

PROGETTOL’intenzione, come ormai ampiamenteribadito, è quella della continuazionedella proposta di base tesa alla sensibiliz-zazione dei pericoli in montagna rivoltaagli appassionati delle varie specialitàsottolineando i significativi dati statistici

delle ultime giornate di sensibilizzazionealla scalata di vie ferrate.

COS’E’ UNA VIA FERRATADell’intero progetto “Sicuri inMontagna”, l’argomento ferrata è uncaposaldo importante ed in tal senso vadetto che la formazione degli appassio-nati “ferratisti” non è affatto standardiz-zata e raramente viene richiamata lanecessità di insegnare le tecniche di pro-gressione e di auto assicurazione di que-sta entusiasmante attività nelle varie pro-poste formative.I dati statistici rilevati nelle giornate disensibilizzazione su un campione di vieferrate del territorio della RegioneLombardia non sono, peraltro, del tuttonegative.

Le vie ferrate, vengono chiamate così (inlingua italiana) in tutto il mondo (anchein Russia dove la scrittura in cirillicoimpone delle regole ben precise) ed iden-tificano tutto ciò che è preparato, fissato,organizzato per facilitare il percorrimentoo il transito o più propriamente la scalatain sicurezza di una parete di roccia chediversamente dovrebbe essere affrontatain cordata.Si ricorda ancora che la differenza trauna via ferrata ed un sentiero attrezzato èsostanziale: il sentiero attrezzato servead agevolare un tratto di percorso escur-sionistico pericoloso ed esposto, ma nona superare tratti di parete.

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Nei paesi di lingua tedesca, nonostantevenga ripresa abitualmente questa inter-nazionale definizione, la “via ferrata”viene chiamata “Klettersteig” ed è conquesta definizione che sono riconosciutii “connettori” di sicurezza a base largacon ghiera di auto chiusura per ferrata,siglati con una K , appunto Klettersteig.In questo testo il termine moschettone,universalmente utilizzato nei riferimentitecnici di montagna verrà chiamato,come indicato dalle attuali normativeinternazionali, “connettore”.

STORIA E NASCITA DELLE VIE FERRATEDecisamente non è di via ferrata che sipuò parlare, ma nel lontano 1492 (annodella scoperta dell’America) Antoine DeVille, capitano dell’esercito francese,installò una scala a pioli per salire sulMonte Anguille; con lui salì anche il restodella compagnia di soldati.Passarono quasi cinquecento anni primadi osservare nuovamente installazioniartificiali per facilitare la salita di monta-gne.Attorno al 1843 il Prof. Friedrich (1813-1896) grande esploratore delle monta-gne del Dachstein, dopo aver raggiuntola cima dell’Hocher Daschein per diversiitinerari, allestì la prima vera “via ferrata”di tutti i tempi composta da circa 190metri di cavo d’acciaio, chiodi ed anelli inferro oltre ad una scala di quasi 5 metrifissata sull’orlo di un precipizio.Passarono da quel tempo oltre venticin-que anni e nel 1869, venne preparata unanuova via ferrata di tutto rispetto adopera dei pionieri dell’alpinismo di queitempi dai quali scaturì l’idea di facilitarela scalata della bellissima cresta Sud-occidentale del Grossglockner.Per fare ciò vennero praticati dei fori conscalpelli a croce nei quali si posizionaro-no dei chiodi in ferro fermati da opportu-na piombatura. A questi chiodi furonofissate delle funi metalliche, anch’essefermate in asole “ridanciate” con fascet-

te in ferro opportunamente piombate.Nello stesso anno, sempre sulGrossglockner probabilmente a seguitodel successo ottenuto da questa primavia ferrata, i tedeschi Thomas Rupert eMichel Groder iniziarono la costruzionedi un itinerario attrezzato che percorrevala difficile “via Studl”.Dopo un lavoro incessante, durato duemesi, i tre alpinisti ebbero ragione diquesta nuova ed entusiasmante via fer-rat

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Venne inaugurata il 5 agosto ed in quelgiorno si disse che la via era attrezzatacon 400 metri di cavo d’acciaio, moltissi-mi chiodi in ferro e per la prima voltafurono fissati anche dei gradini di appog-gio. Questa ciclopica opera (per queltempo) non fu sufficiente ad attenuare ledifficoltà della “via” che rimase per moltotempo una scalata di rilievo nonostante ilrifacimento in “via ferrata”.Il tempo, le condizioni meteorologiche, ilpeso della neve ed i fulmini presero benpresto il sopravvento sugli infissi metal-lici e la “Via Studl”, impoverita di cavi egradini, tornò ad essere una via di tuttorispetto, come era in origine.Questo periodo storico, certamente daascriversi quale inizio della costruzionedi vie ferrate per fini ludici, ebbe iniziograzie alle spinte di Johann Studl (1829-1925) uno fra i più grandi alpinisti di queltempo e profondo conoscitore dellepareti del Grossglockner.E’ necessario ricordarlo, anche se i mes-saggi storici sono poco nitidi, che nel1834 un certo Dott. Dietrich, medico diMonaco in vacanza a Partenkirchen,affermò che non appena fosse stata con-

quistata la cima della Zugspitze una suc-cessiva attrezzatura della via di salita neavrebbe sfatato il mito e le avrebbe fattoperdere la fama di montagna impossibi-le. Solo trentanove anni più tardi (1873),grazie al lavoro dei gestori del rifugioKnorr, venne ultimata la via ferrata dellaZugspitze.Successivamente vennero fissate corded’acciaio su itinerari escursionistici perfacilitare e rendere sicuri tratti di rocciaghiacciata. Ma non si poteva parlare, inquesto senso, di vie ferrate.Passaggi ferrati si trovano ancora oggisul Grossglockner, sul Dachstein,sull’Ortles, sul Watzmannspitze,l’Heilbronner Weg nell’Algovia e su altremontagne, ma la vera traccia degli inizia-tori di questa particolare storia si è ormaipersa nel tempo.Si deve risalire al 1903 per tornare inItalia e vedere qualche cosa muoversi.Sembra che la più antica via ferratacostruita nel nostro paese sia l’HansSeyffert Weg sulla cresta occidentaledella Marmolada. Ma la concezione di viaferrata non è ancora ben definita.Si attrezzano brevi tratti molto difficili su

itinerari complessivamentefacili. A quel tempo, nel pas-saggio al nuovo secolo eprima della guerra mondia-le, diverse associazioni nonpropriamente alpinistichevollero allestire una via fer-rata come monumento aricordo della propria storia.Nel 1910, sulle Alpi Giulie,in occasione del quaranten-nale dell’associazione alpini-stica di Villach, venne attrez-zato il passaggio più difficileed impervio della parete set-tentrionale dello Jof diMontasio, scalato per laprima volta nel 1902 dall’al-pinista Julius Kugy.

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le ritorno alla costruzione di vie ferrate;basti pensare che per la realizzazionedella via ferrata degli Alleghesi sul MonteCivetta occorsero ben 17 anni (dal 1949al 1966).Attorno agli anni ‘70 si ripresero i vecchiitinerari, se ne costruirono di nuovi e lalogica dell’attrazione turistica agevolòanche la possibilità di ottenere, dalleamministrazioni preposte, opportunicontributi per sopperire ai costi dei mate-riali utilizzati. Mentre molti itinerari (adesempio quelli nelle Dolomiti di Brenta)seguono cengie, risalgono colletti, sfrut-tano le fasce orizzontali delle ripide pare-ti e raramente raggiungono le cime, si fastrada una logica di sviluppo verticaledegli itinerari che puntano, seguendo unitinerario che sappia offrire panorami eambienti naturali d’eccezione, alla vetta.

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Ed ancora nel 1912, grazie all’opera deivolontari della sezione di Pobnek duranteil loro 25° anniversario di fondazione,venne allestito uno tra i più arditi trattiferrati sulla parete Nord occidentale delPiz de Ciavazes al Passo Sella che segui-va l’itinerario degli alpinisti bolzaniniHaupt e Mayr.Nel 1915 venne attrezzata l’impervia cre-sta rocciosa tra la Zugspitze el’Hochblassen aprendo, anche con que-sto particolare modo di intendere lamontagna, la via ai collegamenti dellarete sentieristica di alto livello.Certamente gli intendimenti dei primicostruttori di vie ferrate non erano quellidedicati all’utilizzo bellico tuttavia, duran-te la guerra mondiale, l’impiego di questafilosofia venne adottata su molte monta-gne di confine.Si ricorda ancora l’Ortles, le DolomitiTrentine e Venete sino alle Alpi Giulie perfinire all’Isonzo. I soldati costruirononuovi sentieri, fissarono scale in legnoagganciate ad uncini in ferro, steserotratti di cavo d’acciaio ed utilizzaronomolta corda in canapa.Scavarono vie sotterranee e gallerie insalita per il facile raggiungimento dellevarie postazioni di sparo.Il Lagazuoi, il Monte Paterno, la Tofana diRoces ed altre grandi montagne dolomi-tiche furono teatro di grandi e furiosebattaglie ed allo stesso tempo mantenne-ro la continuazione storica delle vie ferra-te.Negli anni ’30 iniziò l’importante periododella costruzione delle vie ferrate di“grande respiro”. La Società AlpinisticaTrentina del CAI allestì il famossissimo“sentiero delle bocchette”.Questa evoluzione, riferita alla prepara-zione di vie ferrate, subì nuovamente unostop a causa della seconda guerra mon-diale.Le difficoltà del dopo guerra e l’inizio diuna nuova era non permisero un norma-

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Oggi sono ormai migliaia gli appassiona-ti di questa attività che trovano, annodopo anno, un miglioramento degli itine-rari per ciò che riguarda l’attrezzaturainfissa e per i materiali di auto-assicura-zione utilizzati.Si osserva in diverse aree, oltre a quelleitaliane (Alpi austriache – Alpi dellaSavoia – Alpi svizzere), uno sviluppo diitinerari che non sono più indirizzati allavetta ma tendono alla verticalità ed allostrapiombo della parete modulando ledifficoltà con un dosato impiego di funi,catene, pioli o scale.Nelle gole di Briançon sono decine le vieferrate che seguono pareti verticali, chesalgono e scendono a sfiorare i torrenti,che attraversano con ponti, che mirano apareti verticali e strapiombanti, ma chenon raggiungono quasi mai la cima.Un caso simile di via ferrata “di difficol-tà” è certamente la via ferrata sul MonteAlbano presso Mori (TN) che segue unitinerario di scalata sino a qualche decen-nio fa frequentato solo da alpinisti pro-vetti.Va lasciata ad ogni ambiente e ad ognialpinista la valutazione di quali e quantearticolazioni filosofiche possono espri-mersi dalla preparazione di una via ferra-ta, è certo che la mente umana, nonavendo limiti, potrà sviluppare ancorastraordinarie novità.A tale proposito una curiosità è certa-mente data dalla costruzione di una viaferrata, ritenuta tra le più difficili delleAlpi, allestita con solo cavo d’acciaio(senza alcun appoggio o pioli artificiali)su un pilastro verticale, completamenteliscio, di 110 metri vicino al sentieroKaiser Max presso Zierl.Chissà dove arriverà la storia delle vieferrate, ma è sicuro che il continuoaumento dei frequentatori è sinonimo dipiacere ed in questo senso è interessan-te ricordare un aneddoto relativo allarisposta dell’amico Reinhold Messner

che alla domanda di cosa ne pensassedelle vie ferrate rispose: “Vi ho incontra-to talmente tante persone felici chedevo esserne per forza a favore

SCALA DELLE DIFFICOLTA’SU VIA FERRATA

INTRODUZIONENessuno ha ancora stabilito internazio-nalmente un preciso codice di difficoltàdelle vie ferrate, ma la quantità di itinera-ri e lo sviluppo di informazioni librarie einformatiche ad oggi riscontrabili porta-no ad una fisiologica accettazione deipunti più avanti significati e che varrannosolo a livello indicativo.E’ per questo motivova che la codificanon tiene conto di tanti fattori, primo fratutti che ogni ferrata ha nel suo percorsouna serie di difficoltà difficilmente com-binabili per cui il dato espresso risulteràessere solo un insieme di difficoltà.Altre variabili importanti, che possonomodificare la difficoltà di una via ferratasono innescate dal maltempo, dalla piog-gia, dalla neve, dal vento e dalla grandi-ne; effetti in grado di rendere estremedelle vie facilissime.Al tempo stesso non va dimenticato chein molte ferrate, il tratto iniziale è sempreil più difficile e faticoso.

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99Questa è una tecnica consolidata unpo’ in tutto il mondo per metterenelle condizioni i “ferratisti” di spe-rimentare il loro allenamento suiprimi metri.E’ molto importante che i “ferratisti”conoscano per tempo l’itinerario, lesue difficoltà e le vie d’uscita dettecomunemente “scappatoie” .Nella gradazione delle difficoltàcomplessive di una via ferrata non siè tenuto conto del tempo di approc-cio alla stessa; tempo che può faraumentare il rischio di affaticamentogenerale in considerazione che,dopo la scalata, ci potrà essereanche una lunga discesa.Nelle vie ferrate di bassa valle gliavvicinamenti sono generalmentebrevi con discese facili e velocianche se, di contro, la difficoltà dellavia ferrata potrà essere estrema.Nel periodo invernale, dopo nevica-te importanti, le vie ferrate potrannocambiare aspetto e difficoltà. Sirichiede in tal senso di ben valutarela condizione del percorso per evita-re problemi successivi.

DEFINIZIONI:F FACILE

tracciato molto protetto, ben segna-to, poco esposto e dove le strutturemetalliche si limitano al solo cavoe/o catena fissati unicamente permigliorare la sicurezza, ma chepotrebbero essere evitati (o nonusati) se percorsi da alpinisti esper-ti.

PD POCO DIFFICILE

tracciato più articolato, con canali ecamini, con passaggi verticali e atratti esposto; normalmente attrez-zato con cavo o catena, con pioli e/oscale metalliche fisse.

D DIFFICILE

tracciato continuamente verticale,molto articolato e con tratti di espo-sizione. Attrezzato con funi e/o cate-ne, vari infissi metallici che richiedo-no un certo impegno fisico anche secon l’aiuto di pioli di appoggio.

MD MOLTO DIFFICILE

tracciato su rocce molto ripide edestremamente articolate, ma senzavalidi appoggi che richiede anche ilsuperamento di tratti strapiombanti.Attrezzato con funi metalliche e/ocatene; solo occasionalmente congradini artificiali che richiedono inogni caso una notevole forza fisica.

E ESTREMO

tracciato estremamente difficile, ver-ticale e strapiombante, attrezzatoprevalentemente con sola cordafissa e/o catena; gli appoggi esisten-ti sono esclusivamente naturali ed ipioli fissati sono pochissimi. E’necessaria molta forza fisica,soprattutto nelle braccia e se non inpossesso di tecnica d’arrampicata,la sclata risulterà eccezionalmentedifficile.

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EQUIPAGGIAMENTO CONSIGLIATO PERLA SALITA DI VIE FERRATE

Per la scalata su una via ferrata è indi-spensabile valutare attentamente la zonaprescelta per la gita, ovvero se di bassa,di media o di alta quota; in riferimento aquesta valutazione cercheremo di modu-lare abbigliamento, calzature e attrezza-ture tecniche da portare.Vediamo analiticamente in cosa e comedobbiamo organizzarci.

ABBIGLIAMENTOSe di bassa valle, dove nel periodo inver-nale l’assenza di neve è pressochéannuale, sarà possibile vestire con indu-menti medio leggeri (portando in ognicaso nello zaino una giacca a vento ed uncopri pantalone).Durante le giornate estive ed assolate, sidovrà porre molta attenzione alla calura ealle insolazioni che provocano spessissi-mo effetti indesiderati di disidratazione.Durante queste giornate, e su queste vieferrate, è ovviamente necessario abbi-gliarsi con abiti leggerissimi evitando,per chi la montagna non la frequentaassiduamente, i pantaloncini corti emagliette senza maniche che non proteg-gono da abrasioni e ferite profonde cau-sate dagli agenti esterni e soprattutto daimportanti scottature.In questo senso non per tutti valgono le

raccomandazioni, chi la montagna la pra-tica spesso, difficilmente potrà subireeffetti indesiderati perché conosce beneil suo corpo, perché la sua pelle sarà già“cotta” dal sole e perché il suo stato fisi-co è continuamente e dinamicamente“registrato” alla gita che, di volta involta, deciderà di fare.Se la via ferrata prescelta iniziasse inve-ce da una quota superiore ai 1000 metrisi dovrà provvedere ad un diverso abbi-gliamento che sarà, anche per il periodoestivo, medio pesante.Per itinerari di vie ferrate in alta quota(oltre i 2500 mt) appare difficile e rarissi-mo trovare tracciati similari a quelliappena detti di bassa e media valle; inalta quota sono invece frequenti i trattiattrezzati intervallati da traversate dighiacciai, da pendii nevosi e rocce cheportano a rifugi appesi a terrazze pensili.Queste, in sostanza, sono le vie ferratealpinistiche per le quali è indispensabileun abbigliamento di alta montagna.

CALZATUREPer le vie di bassa e media quota, se nonvi sono importanti discese in canalonighiaiosi, possono essere sufficienti lescarpe da trekking basse (che noncoprono la caviglia), diversamente siconsiglia lo scarponcino da trekking altoche protegge il malleolo e la parte bassadello stinco.

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Lo scarponcino cosiddetto leggero con-sente una sensibilità dei piedi assoluta-mente affidabile ed una praticità di movi-mento e di stabilità che la scarpa pesan-te non permette.Assolutamente da evitare sono le abitua-li scarpe da jogging che non hanno unasufficiente e resistente suola, con conse-guente scarsa protezione del fondo delpiede ed una cattiva protezione dellatomaia.Per la scalata di ferrate in media ed alta

montagna è indispensabile lo scarponci-no alto a suola scolpita, possibilmente amedia termicità e con un impermeabilitàparziale per brevi tragitti su neve (anchenel caso di discese a Nord).Per ascensioni in alta quota è invece indi-spensabile una calzatura ad alta termicitàe con alto grado di impermeabilità.Lo scarpone in plastica, anche se imper-meabile e termicamente idoneo, provocaspesso, a causa della sua indeformabili-tà, una perdita di sensibilità nel piedesugli appoggi.

ATTREZZATURA DA FERRATA

Per una scalata di una via ferrata in com-pleta auto-assicurazione è necessariopossedere e saper indossare ed impiega-re correttamente:

• un casco a norme (EN 12492 –UIAA 106)

• un imbracatura a norme (EN12277 - UIAA 105)

• un set di dissipazione dell’energiadi caduta a norme (EN 958 - UIAA128) completo di dueconnettori a norme (EN 12275 –UIAA 121) tipo K

• due connettori di scorta (EN12275 - UIAA 121) tipo K

• un anello di fettuccia cucita discorta a norme (EN 566 – UIAA 104)

• un paio di guanti da ferrata.Si ricorda che ogni attrezzatura in mate-riale plastico, mediamente utilizzata,

dovrà essere sostituita dopo un massimodi 5 anni.

COME CI SI IMBRACA

Innanzitutto dopo aver sistemato l’abbi-gliamento che si intenderà manteneredurante la salita sarà opportuno indossa-re prima di tutto il casco. Non è raro chedurante la pausa, all’attacco della via fer-rata o durante la vestizione dell’imbraco,gli scalatori più in alto alla via muovanodei sassi che andranno a cadere proprioall’attacco della ferrata provocando situa-zioni spiacevoli.Si procederà quindi alla preparazionedell’imbraco che dovrà essere indossatocorrettamente e non, come spesso capi-ta, con i cosciali ritorti. L’imbracatura èuno strumento di grande importanza,indossato male può produrre, in caso dicaduta, effetti indesiderati.È preferibile poggiare l’imbraco a terrasistemando e raddrizzando i cosciali e lacintura ventrale; quindi, dopo aver inseri-to i piedi nei cosciali, si porterà la cintu-ra di regolazione centrale nella correttaposizione sul bacino.Normalmente le aziende produttrici degliimbrachi collocano il loro marchioall’esterno della cintura (ben visibile) equesto serve certamente per la promo-zione della loro immagine, ma servesoprattutto a far capire, a chi la indossa,che la posizione corretta dell’imbraco ècon il marchio visibile all’esterno.

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SIn questi anni i costruttori si sonoorientati verso la produzione di set disicurezza forniti di anello di fettucciaadatto al collegamento dell’imbracotramite nodo a strozzo (fig C e D); tut-tavia, rimangono ancora in uso set dalegare all’imbracatura (fig A e B):questi dispositivi richiedono una par-ticolare attenzione nell’esecuzionedel nodo di sicurezza.

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Ci sono diversi tipi di imbrachi che nonsono più in commercio, come ad esem-pio quelli ad asole laterali per la legaturao gli imbrachi a cosciale libero centrale(pericolosissimo soprattutto per maschi),poi i contemporanei imbrachi ad anelliventrali alti ed il più diffuso, e tutt’oggi incommercio, imbraco ad anello ventralefrontale.Nonostante l’indicazione delle casecostruttrici sia quella di “alienare” l’at-trezzo in materiale plastico entro un mas-simo di cinque anni, di questi vecchiimbrachi se ne usano ancora molti ed inquesto senso non ci resta che sconsi-gliarne l’uso.Queste imbracature basse o ventrali pos-sono essere associate ad un imbraco alto(pettorale) diventando in questo modoun’imbracatura che viene chiamatacomunemente “imbraco combinato”.Tale associazione è consigliabile soloquando, durante la salita, si porta unozaino pesante che, in caso di caduta,determina con grande probabilità il ribal-tamento del corpo in posizione orizzonta-

le (!!!!!).Esiste anche l’imbraco intero (cosciali,ventrale e spallacci uniti), poco utilizzato,nonostante la sua particolare funzionali-tà. La legatura e l’impiego di questoimbraco è simile a quelli anzidetti.L’imbraco basso, ad anello ventrale, ècertamente quello attualmente più in usoed è quello che si cercherà di rappresen-tare in questo testo.Il set va collegato all’imbracatura attra-verso apposita legatura impiegando perquesto motivo l’asola chiusa ad otto infi-lato.Vi sono alcune scuole di pensiero cheindicano l’utilizzo della maglia semitonda“semiround” tipo Q per unire l’anello deicosciali e la cintura ventrale e per aggan-ciare alla stessa il set da ferrata.In considerazione della scarsa diffusionedella maglia rapida semitonda e della suapericolosità, se impiegato materiale nona norme, non se ne terrà conto in questoscritto.

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Le ultime generazioni di set da ferratahanno un nuovo sistema di fissaggioall’imbraco che facilita di molto l’impe-gno mentale del “ferratista” che devesolo infilare un anello nell’imbraco stroz-zandolo con nodo detto a bocca di lupo

TIPOLOGIE DI DISSIPATORI

(che non vanno acquistati singolarmen-te se non facenti parte di un set prodot-to e certificato dall’azienda produttrice)Esistono diversi tipi di dissipatori o“absorber” di energia cinetica.Il più usato è certamente l’assorbitoreunidirezionale a placchetta forata, ne esi-stono di svariate forme e tipi, ma l’impie-go non cambia.E’ in commercio un secondo tipo di“absorber” a scorrimento bidirezionale,detto anche a V (che non permette il fun-zionamento del dissipatore con entrambii connettori agganciati) ed in questosenso se ne sconsiglia l’utilizzo.Da poco tempo è apparso sul mercato unnuovo sistema di dissipazione dell’ener-

gia cinetica, cosiddetto a strappo.Questo “absorber” è costruito in mate-riale tessile e cede, in caso di caduta,liberando progressivamente le pieghe delpacchetto di fettuccia cucito a bassa resi-stenza. E’ un attrezzatura nata per il lavo-ro industriale ed in quel senso offre unasicurezza di tutto rispetto, ma come pertutte le attrezzature utilizzate in monta-

gna, anche per questo tipo di “absor-ber” esiste una normativa ben precisa edun impiego a cui ci si dovrà attenere.In relazione alla sicurezza continua, chesi vorrebbe trasferire attraverso questotesto, ci si permette di sconsigliarne l’im-piego in quanto, una volta strappata laparte che dissipa l’energia cinetica dovu-ta all’impatto, il sistema di dissipazionecucita non sarà più ripristinabile… e daquel punto in avanti sarà vietato cadere.

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FORZA D’ARRESTO

Premessa:Come precedentemente detto durantel’esposizione storica delle vie ferrate, visono tracciati che seguono un andamen-to orizzontale con brevi risalti e discese,altre seguono una filosofia più alpinisticaovvero quella della salita verticale.Da questa considerazione appare chiaroche i risvolti di una caduta in ferrata, daun tratto orizzontale, potrà limitarsi aduna breve scivolata senza strappi men-tre, per tratti verticali o nel vuoto, lo spa-zio che intercorre dal momento deldistacco alla fermata sull’infisso di fra-zionamento della linea di sicurezza potràaccumularsi una straordinaria energiacinetica capace di causare, se non dissi-pata, esiti traumatici di grande rilievo.Se ne è già parlato ampiamente, ma valela pena rimarcare il concetto: la sicurezzain ferrata dipende sempre da molteplicifattori e da un’infinità di variabili e le pro-blematiche scaturite non sono semprericonducibili alle attrezzature tecnicheindossate e correttamente impiegate.Il concetto fondamentale è che “la sicu-rezza in montagna è un fatto moltocomplesso, molti sono gli elementi e levariabili che concorrono per ottenerla;mai potremo essere certi di avere nellenostre mani e nella nostra testa il pote-re e la certezza della sicurezza assolu-ta”.Considerazioni tecniche relative allacaduta di un corpo:L’energia di caduta di un corpo che siriscontra durante un volo su ferrata ver-ticale è sempre elevata.In alpinismo si utilizza il concetto di “fat-tore di caduta” per indicare la forza d’ar-resto riscontrabile durante un volo; risul-ta corretto dire che, con fattore di cadutabasso, si ha una bassa forza di arresto equindi una caduta poco pericolosa.Senza entrare in particolari tecnici, che

esulano da questa trattazione, vale lapena ricordare che questo concetto vienespesso usato a sproposito; è correttoparlare di “fattore di caduta” in condi-zioni particolari ovvero, con corda bloc-cata (assenza di sosta dinamica) e dissi-pazione dell’energia a carico esclusivodella deformabilità della corda che trat-tiene l’alpinista.In tali circostanze la forza d’arresto (nonl’energia di caduta) risulta indipendentedall’altezza del volo ed è direttamentelegata al “fattore di caduta”.

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Per definire correttamente la pericolositàdella caduta, in presenza di rinvii, freni edissipatori, sarebbe meglio riferirsiall’entità della stessa e non al “fattore dicaduta”; se in ferrata, per diffusa abitu-dine, si vuole utilizzare il concetto di “fat-tore di caduta” per indicare la pericolo-sità del volo, si può facilmente vederecome questo valore possa assumerelivelli estremamente gravi (assai superio-ri al fattore 2): valore massimo riscontra-bile nella cordata alpinistica.Non è semplice comprendere quantoappena detto ed è necessario proporreun esempio:per la ferrata: Eil “ferratista”, che non ha a disposizioneun tratto così lungo di corda, potrà cade-re (normalmente) da soli 5 metri, mal’impatto che riceverà all’arrivo sul frazio-namento sottostante sarà assorbito dallasola elasticità offerta dal metro di cordalegato al suo imbraco (che non è ungranché).

per la scalata: Flo scalatore, vincolato ad una corda chelo lega al compagno, sale per almeno 15metri in parete; “rinvia” (aggancia) lacorda ad un chiodo e sale nuovamenteper altri 10 metri. A questo punto, per ilcedimento di un appiglio, lo scalatorecade. Il risultato sarà che lo scalatoreverrà trattenuto dal compagno con unsistema di tenuta dinamica (che scorreper pochi centimetri) che dista da lui 25metri, ma lo strappo che riceverà, dopoessere caduto per 20 metri nel vuoto,sarà poco importante. La sua corda adisposizione è di 25 metri e su questamisura potrà dissiparsi tutta l’energiadovuta al peso del corpo in caduta ed inquesto senso, sia il tipo di trattenimentodel volo che l’elasticità della corda(deformazione) renderanno l’impattosopportabile.

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Questa è la sostanza dei sintetici esempisopra riportati: per lo scalatore concorda lunga ci saranno diversi metri dielasticità a disposizione per assorbirel’impatto; per il “ferratista”, che disponedi un solo metro di corda ci saranno solipochi centimetri, non sufficienti (comeampiamente detto) ad assorbire l’energiaaccumulata.E’ per questo motivo che la norma euro-pea stabilita dalla commissione CEN,relativa al set di dissipazione, disponeche la corda nell’”absorber” inizi a scor-rere a carichi non inferiori ai 150 daNlimitando la forza massima di arresto acarichi inferiori di 600 daN diventando, inquesti termini, un attrezzo irrinunciabileche attenua l’impatto della caduta.(le specifiche utilizzate sono: un daN(deca newton) equivale a un chilogram-mo ed un kN (kilo newton) equivale a100 chilogrammi).E’ quindi chiaro che su una via ferrata ilsistema di sicurezza non rispecchiaquanto detto per l’arrampicata ed il con-cetto di “fattore di caduta” dovrà essereutilizzato solo per indicare la gravositàdella caduta stessa.In ferrata l’energia accumulata da unacaduta può essere dissipata con oppor-tuna sicurezza solo utilizzando un setpreconfezionato e quindi venduto cometale (marcato secondo la specifica normaCE).I set da ferrata auto-costruiti spesso uti-lizzano accorgimenti troppo empirici chene compromettono la funzionalità.L’accoppiamento del dissipatore con unacorda non testata dal costruttore, nonpotrà garantire un lavoro ottimale dell’in-tero sistema.I set autocostruiti sono dunqueda sconsigliare!!Anche in questo caso vale la pena ribadi-re che, l’unica norma specifica riguar-dante il set da ferrata è definita nell’iden-tificativo di “European Standard EN 958

– ottobre 1996 – Energy AbsorbingSystem for use in Klettersteig – via fer-rata – climbing”.Nella sostanza il sistema completo ècomposto da due spezzoni di cordaannodati ad asola sui due capi (o, peralcuni tipi, fissati con cuciture ad altaresistenza) per il posizionamento deiconnettori.Alla testa di questi due spezzoni sono fis-sati due connettori a ghiera automaticasiglati K (Klettersteig) con appositoferma corda per evitare che l’asola dicorda si sposti ponendosi accidental-mente, in caso di caduta, sull’asse mino-re del connettore che, come si sa’, trat-tiene carichi normalmente quattro volteinferiori a quello nominale siglato sull’as-se maggiore.Alcuni moderni connettori sono predi-sposti con apposito foro per l’inserimen-to della corda che evita il casuale posizio-namento sull’asse minore.I rami di questi spezzoni sono uniti,come detto, attraverso apposito nodo dicongiunzione o cucitura ad una cordaintera centrale che passa nel dissipatoree che fuoriesce dopo essere stato infilatoin una serie di fori posizionati a spirale.

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Il tratto di corda, esterno al dissipatore,termina con nodo ed un piccolo connet-tore per l’aggancio finale che viene fatto,solitamente, all’anello porta-materialedell’imbraco.Questo finale di corda e l’asola lascadisponibile per il movimento nel dissipa-tore potrà essere posizionata nel coscia-le per evitare che si agganci accidental-mente alle asperità del terreno.

COME SONO FATTE LE VIE FERRATE(sistemi di infissione, di stesura, diponteggio etc..)Ad oggi non esiste alcuna normativainternazionale che indichi come costruiree quali infissi utilizzare per assicurareuna linea di sicurezza di una via ferrata eciò non è dato dalla cattiva volontà deicostruttori. Molti fattori concorrono allarealizzazione del tracciato. Fissare unpercorso orizzontale su terrazzi o traccia-re un itinerario su una parete verticale èmolto diverso e non è sempre possibileadottare lo stesso metodo di stesuradegli infissi.Mentre per le prime pionieristiche ferrate

veniva utilizzata la piombatura per bloc-care il chiodo di tenuta del cavo o delloscalino, dopo gli anni ’50 si è via via fattastrada la tecnica dell’infissione di chioditronco-conici a pressione.Questo sistema, se da una parte consen-tiva di ottenere un punto di attacco estre-mamente solido, dall’altra provocavafratturazioni che col tempo deterioravanola roccia attorno al chiodo e lo rendeva-no poco sicuro.Negli ultimi anni l’impiego di trapani ascoppio ha permesso una differente scel-ta dei punti di attacco e l’impiego di resi-ne epossidiche ha modificato totalmentela modalità di fissaggio dei chiodi o deigradini che, grazie anche all’indurimentorapido della resina, ha consentito unamigliore predisposizione e stesura dellalinea di sicurezza.Ad oggi questo sistema è utilizzato alivello internazionale e anche dopo moltianni gli infissi resinati sono ancora alloro posto ed il controllo della tenuta del-l’infisso permette un eventuale riposizio-namento veloce con il ripristino di unanuova resinatura.

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La linea di sicurezza adottata su molte vieferrate è composta da un cavo d’acciaiomorbido ad alta tenuta fissato general-mente ai punti di attacco con asole“ridanciate” (la ridancia è un anellosemitondo che protegge e irrigidisce l’in-terno dell’asola). I frazionamenti vengo-no disposti generalmente ogni 5 metri efissati con morsetti multipli ferma corda.In alcuni itinerari di tipo alpinistico(costantemente verticali) sono stateadottate catene a maglia larga e ad altatenuta (Kg 3000) fissate ai chiodi attra-verso maglie rapide di acciaio inossidabi-le ad alta resistenza (Kg 5000) la cuighiera a vite viene bloccata da appositacolla frenafiletti.Questa scelta è dettata dalla facilità ditenuta delle mani “grip” sulla catena e,nel caso di caduta, l’attrito provocatodalle maglie della catena stessa sul con-

nettore, abbatterà parzialmente l’accu-mulo di energia cinetica provocato.In altre vie ferrate sono state ampiamen-te utilizzate le scale a pioli che facilitanoenormemente la salita ed assicurano al“ferratista” una scalata tranquilla.Normalmente, le ferrate con questo tipodi scale sono preferite da escursionistineofiti mentre, in alcune aree del centroEuropa, esistono ancora vecchie vie fer-rate (molto verticali e su parete liscia)con una linea di sicurezza formata dacavo morbido e pioli per l’appoggio deipiedi realizzati con chiodi a testa mozzachiamati “fittoni”.

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Tali itinerari, se da una parte possonosembrare storici ed indubbiamente inte-ressanti, dall’altra sono da ritenersiestremamente pericolosi in quanto,anche una banalissima caduta, può tra-sformarsi in un evento traumatico disa-stroso.In vari Stati europei lo sviluppo delle vieferrate ha raggiunto una tale esaspera-zione che le modifichei tecniche sfuggo-no anche al miglior cultore di itinerariferrati. Ad esempio, in alcune aree dellaFrancia è possibile trovare vie ferrate concavo d’acciaio morbido coperte da guai-na in plastica e ponti aerei che attraver-sano gole impressionanti. Sino ad oggi,per accedere a queste vie ferrate france-si, si paga un pedaggio fisso che consen-te al costruttore di mantenere idoneo,anno dopo anno, il tracciato.Anche lo sviluppo delle traversate aereeha trovato ampio spazio nell’ambientedelle vie ferrate ed oggi è possibileosservare, oltre a ponti estremamentesicuri e strutturalmente indistruttibili,altri ponti con parti in legno deteriorabilicol tempo ed ancora “ponti nepalesi”con cavi a V (uno di diametro maggioreper i piedi e due di diametro inferiore perle mani e per il passaggio del connettoredi sicurezza).Da qualche tempo sono stati propostiponti formati da un cavo dove appoggia-re i piedi e da un cavo dove trattenersicon le mani e far passare il connettore di

sicurezza. Certamente lo sviluppo degliitinerari ferrati ha consentito di raggiun-gere col tempo tecniche di applicazionescientifica degli infissi; gli itinerari sonomigliorati in sicurezza e bellezza e l’ac-cettazione di questi percorsi è facilmentevisibile osservando il vertiginoso aumen-to degli appassionati di questa specialità. Modalità di superamento del fraziona-mento (questa proposta non vale per iset da ferrata con dissipatore a scorri-mento alterno, come già detto sopra,non omologati UIAA)Che la linea di sicurezza sia formata dacatena o cavo non fa differenza. Rarisono i casi di vie ferrate che hanno trattiimpegnativi attrezzati solo con pioli oscalini singoli. In questo caso l’auto-sicurezza offerta da un set da ferrata senon sarà possibile agganciarsi ad uncavo o ad una serie di pioli, dovrà ritener-si nulla.Pur tuttavia il criterio di applicazionedella tecnica di salita non dovrà modifi-carsi. Tutti i set da ferrata (a norme)dispongono di due rami di sicurezzacon due connettori ed è solo con l’uti-lizzo alternato di questi che si dovràprocedere.

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PROCEDURA DI PASSAGGIO DEL FRA-ZIONAMENTOla corda, il cavo o la catena, come ampia-mente detto, sono di norma frazionati anon più di 5 metri, a significare che ogni5 metri si dovrà procedere al passaggiodella propria auto-sicura senza rimaneresvincolati dalla linea di sicurezza.Preferibilmente, durante la salita con iconnettori inseriti nella linea di sicurezza,si dovrà cercare di trattenere i connettorial di sopra della mano o del braccio.

Differentemente, non controllando i con-nettori e lasciandoli perciò pendere al disotto dei piedi si potrà incappare in pocograditi agganci ai chiodi di frazionamen-to o rami sporgenti con il pericolo di sbi-lanciamento del corpo e della conse-guente caduta.E’ assolutamente importante utilizzaretutte le astuzie del caso per facilitare, unavolta raggiunto il frazionamento, l’imme-

diato superamento. A questo punto sidovrà sganciare il primo connettore dalcavo sottostante per passarlo sopra.(Dis. M)Una volta riagganciato alla linea di sicu-rezza (in questo caso ci si troverà aggan-ciati sopra e sotto al frazionamento) siprocederà allo sgancio del secondo con-nettore per riportarlo sopra al fraziona-mento vicino al primo (Dis. N). A questopunto si potrà nuovamente continuare lasalita (Dis. O). Dovessero crearsi attorci-gliamenti dei due rami è consigliabileraggiungere un posto comodo per proce-dere, sganciando uno solo dei rami, allasistemazione del set da ferrata. Tra leastuzie da non dimenticarsi va suggeritala salita con il ramo del set da ferrataagganciato nella linea di sicurezza tenen-do la corda sopra il braccio corrispon-dente (Dis. I).In questo modo si eviteranno pericolosiagganci. Quando si verificassero situa-zioni strane (variabili da evitare maahimè possibili) come quelle di insuffi-ciente lasco di corda da un frazionamen-to all’altro si dovrà, prima di svincolarsidalla linea di sicurezza, procedere all’ag-gancio ad altro infisso come ad esempioal piolo di una scala multipla o un piolosingolo.

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Si raccomanda, al passaggio dei frazio-namenti, di porre molta attenzionesoprattutto su itinerari dove la manuten-zione è carente poiché, spesse volte,l’asola ridanciata risulta rovinata ed i“baffi” che ne fuoriescono sono taglien-tissimi e dolorosissimi (Dis. L).Ovviamente i guanti da ferrata sono d’ob-bligo anche se non sempre sufficienti ariparare da questi incidenti di percorso.Altro suggerimento importante è quello

di evitare assolutamente di transitare incoppia all’interno di due frazionamenti(Dis. P); in caso di caduta il primo checade urta il secondo che difficilmentetrattiene la caduta. Lo strappo che se neprodurrà sarà superiore a quello normal-mente atteso. Ricordate: soprattutto suvie ferrate con andamento verticale ediretto, tanta gente sul percorso è sinoni-mo di caduta sassi.

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FULMINI: PREVENIRE È MEGLIO CHECURAREI temporali costituiscono una notevoleinsidia per chi pratica attività all’ariaaperta, specie se in montagna. I rischinon sono solo quelli dovuti alle scaricheelettriche, ma derivano anche dalle preci-pitazioni, dal freddo, dal forte ventoimprovvisi.Coloro che intendono affrontare la mon-tagna lungo vie di roccia o ferrate di unacerta lunghezza dovrebbero prestare par-ticolare attenzione alle previsioni e aisegni del tempo in modo da ridurre alminimo il rischio di trovarsi alle prese

con il maltempo nel bel mezzo del-l’ascensione, in assenza di rapide e sicu-re “scappatoie”.Per definizione in meteorologia si parla ditemporale quando nella nube si manife-sta attività elettrica. Le nubi di questotipo si chiamano “cumulonembi” e sonouna manifestazione dell’instabilità atmo-sferica.

Il ciclo di vita di una cella temporalesca èmolto breve: bastano poche ore per assi-stere allo sviluppo, alla “maturazione” eall’esaurimento della cella stessa. E’ pro-prio la rapidità del fenomeno a renderlocosì insidioso, perché può mancare iltempo per mettersi al riparo.Se il temporale durasse molto tempo,dovremo pensare alla formazione dinuove celle temporalesche che hannorimpiazzato la prima cella esaurita.Di norma il temporale si distingue in duegrandi classi: il “temporale di calore” sisviluppa anche con il bel tempo, nelpomeriggio o la sera; di solito è isolato,di breve durata e dopo la “sfuriata” tuttotorna come prima (la quiete dopo la tem-pesta…).La seconda classe di temporali è legata alpassaggio di una “perturbazione” e siverificano durante una fase di maltempopiù lunga e diffusa. Questi ultimi sonoanche più facili da prevedere e quindi daevitare.In tutti i casi la montagna, soprattuttonella stagione calda, è una sede privile-giata per l’innesco delle celle temporale-sche.

PAROLA D’ORDINE:Evitare il temporaleLa sera, prima dellagita, si dovrà porremolta attenzione alle“previsioni deltempo”, possibil-mente osservandoanche più di un bol-lettino preferendo

quelli che trattano specificatamente ildettaglio della zona che ci interessa (leattuali possibilità offerte da internet,sono in questo caso utilissime).Se non fossimo più che esperti in meteo-rologia sarà meglio non considerare leprevisioni “fai da te”.

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Sforziamoci di “leggere tra le righe” delbollettino meteo ufficiale anche se, spes-se volte viene utilizzato un linguaggio avolte incomprensibile che va decisamen-te interpretato.Ad esempio un espressione del tipo“deboli precipitazioni non sono esclu-se” indica che il meteorologo… non hale idee molto chiare e che quindi la previ-sione è difficile e poco affidabile… pru-denza! (nel dubbio, meglio stare a casa).Fortunatamente non è sempre così. Itemporali di calore che si verificanoanche durante i periodi di bel tempo,sono, di fatto, impossibili da prevederecon precisione, ma in alcune situazionidivengono più probabili: d’estate essi sisviluppano nelle zone di pressione livel-lata e in presenza di aria lievemente fred-da in quota; nei bollettini si parlerà ditempo “instabile”.E’ sempre bene comincia-re la gita molto presto perevitare le ore pomeridianee serali che, come si èdetto, sono di norma piùa rischio.Durante la gita sarà indi-spensabile fare attenzioneai “segni premonitori”.Le nubi che si sviluppanorapidamente verso l’alto,già al mattino, (cumulo-nembi) potranno evolverein nubi temporalesche,specie se il clima in fon-

dovalle è molto caldo e umido: ilcumulonembo “maturo” èinconfondibile e lo si riconosceper la sua classica forma ad“incudine”.Le nubi più alte, che superanoalle nostre latitudini anche i 5-6000 metri, evidenziano la dire-zione del vento in quota, che, conuna certa approssimazione, è ladirezione che seguirà l’eventuale

nube temporalesca.Un soffio violento ed improvviso di ariafredda può provenire da un vicino rove-scio (è la cascata di aria fredda associataalla precipitazione stessa) e può precede-re il temporale.Quando si udisse il rumore dei tuoni,sapendo che il suono impiega circa tresecondi per percorrere un chilometro,potremo stimare con opportuna appros-simazione la distanza tra noi e il tempo-rale ed in questo senso potremo valutarele possibili vie di fuga e di riparo.Se, nonostante tutte le precauzioni sopraelencate, verremo sorpresi dal tempora-le, anche se pare ridicolo, ecco quelloche consigliano gli esperti.Evitare cime, creste, altipiani esposti;qualsiasi rilievo è fonte di attrazione delfulmine.

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La “tensione di passo” che si può gene-rare tra le gambe può portare alla stimo-lazione dei muscoli e a movimenti incon-trollati: pertanto allontanarsi da luoghi incui si può cadere o, se si è in parete o inzone ove è difficile muoversi, provvederead auto-assicurarci alla montagna; sullevie ferrate sarà opportuno allontanarsidalla linea di sicurezza, utilizzando per ilproprio aggancio, spuntoni o clessidre diroccia, alberelli, etc.Come detto, per le ferrate ci si dovràallontanare anche dalle croci di vetta e,se possibile, anche da chiodi, connettori,piccozze e tutto ciò che è costruito inmateriale metallico.Non sdraiarsi al suolo ed eventualmentesedersi sullo zaino stando accovacciati apiedi stretti non appoggiandosi mai allepareti bagnate.Se in tenda, stendersi su un materassinoisolante.Ci si può riparare in cavità o sotto stra-piombi a patto di non rimanere a contat-to con le pareti rocciose.E’ evidente che durante un’escursioneimpegnativa e soprattutto durante la sca-lata di una via ferrata è assai difficile met-tere in pratica queste regole… la miglio-re difesa dai fulmini resta dunque quelladi ritirarsi per tempo (nel dubbio, megliostare a casa).

Conclusione:Dopo aver scritto tutto quello che erapossibile dire sulle vie ferrate non ciresta che pensare di avere dato ulteriorespazio alla conoscenza delle problemati-che riferite all’incidentistica da via ferratae di aver promosso al tempo stessoun’attività che, di anno in anno, vede cre-scere con impressionante velocità lamassa dei suoi cultori.Proprio per questo è doveroso segnalareche, grazie alla continua e martellanteattività di prevenzione innescata dalgruppo che lavora al progetto di “Sicuriin Montagna”, alcune associazioni alpi-nistiche, del C.A.I. e non, stanno propo-nendo ufficialmente dei corsi esclusiva-mente dedicati alla preparazione tecnicadi scalatori di vie ferrate.Questa notizia conforta la strategia deipiccoli passi che sta producendo i suoibenefici effetti ed è con questo augurio,rivolto alle associazioni che vorrannocontinuare con noi l’opera di prevenzioneproponendo corsi per “ferratisti”, che siconclude questo capitolo, sperando diaver fornito utili indicazioni tecniche euno stralcio delle ferrate esistenti inRegione Lombardia.Buon “ferratismo”!

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BOLLETTINO NIVO-METEOROLOGICO LOMBARDOCentro Nivo-Meteorologico della Regione Lombardia Via Reverberi, 2 23032 Bormio (So) tel. 0342.530.362 - fax 0342.232225 E.mail: [email protected] - n. VVerde 8488.37077erde 8488.37077fax polling 0342.901521 - internet meteo di http://www.regione.lombardia.it

SITI WEB PREVISIONI METEOROLOGICHE• www.astrogeo.va.it/meteopillole.htm• www.astrogeo.va.it/prevmete.htm• www.barziometeo.it• www.datameteo.com• www.meteo.it• www.meteosuisse.it• www.meteosvizzera.ch.it/professione/aviazione• www.nimbus.it/lombardia/smslombardia.htmSITI WEB SU VIE FERRATEI siti web che, con varie competenze e a livello internazionale, si occupano della pro-mozione della pratica dei sentieri attrezzati e/o vie ferrate sono moltissimi ed interes-santi; eccone uno stralcio:• www.bielefeldt.de• www.bielefeldt.de/herens.htm• www.chez.com/les via ferrata/• www.connect-ed.de/vereine/daved/dom.htm• www.dmmclimbing.com/www_noflash• www.ffme.fr/via-ferrata• www.fidschi.onlinehome.de• www.geocites.com/Yosemite/Cabin/8032/Daniel.html• www.hazlemere.demon.co.uk/Alps98/Herons.htm• www.klettersteig.ch/klettersteig/html• www.lrz-muenchen.de/Roeckrath/Fluchtkogel.htm• www.risk.ru/via_ferrata/• www.rsberge.de• www.savoie_maurienne.com• www.schwarzenstein.com/avs/dom.htm• www.troillet.net/alpinisme/daubenhorn/index.html• www.viaferrata.org• www.viaferrata.roc.com• www.web.tiscali.it/in quota/vieferrate/principale/vieferrate.html

RIVOLGITI ALLA SEZIONE DEL CLUB ALPINO ITALIANO DELLA TUA CITTA’ E AVRAI INFORMAZIONI SUICORSI CHE SI ORGANIZZANO OPPURE INTERPELLA UNA SCUOLA DELLE GUIDE ALPINE… NON CREDERECHE LA MONTAGNA SIA SEMPRE ALLA PORTATA DI TUTTI!

IL GRUPPO DI LAVORO “SICURI IN MONTAGNA”, DEL SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO LOMBARDO,HA INTESO FORNIRE AI LETTORI DI QUESTO OPUSCOLO LE BASILARI INDICAZIONI PER LA CONOSCENZADI QUESTO SPECIFICO ARGOMENTO.TUTTE LE CONSIDERAZIONI, LE ANALISI ED I CONSIGLI RIPORTATI NON POSSONO SOSTITUIRE L’INSE-GNAMENTO TRASMESSO DA QUALSIASI SCUOLA DEL CAI, DELLE GUIDE ALPINE E DELLE ORGANIZZAZIO-NI ED ASSOCIAZIONI DI RIFERIMENTO.

L’autore dei testi declina ogni responsabilità in riferimento al cambiamento di indirizzi WEB riportati ed eventualmente non aggiornati.

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VIE FERRATE DI LOMBARDIAPer assicurare una tranquilla salita sulleferrate lombarde è stato inserito nel fina-le di ogni schema-ferrata l’indicatoredello stato attuale del manufatto; taleriferimento è relativo all’ultima manuten-zione dell’itinerario e l’autore del testonon risponde di eventuali modifiche e/odeterioramenti avvenuti successivamen-te.La difficoltà dell’itinerario è stata propo-sta collegialmente, sentito il parere deititolari della costruzione, secondo la logi-ca del terreno asciutto.In questo senso si ricorda, come ampia-mente detto, che molti di questi tracciatisi trovano in ambienti alpinistici severi eduna superficiale nevicata può peggiorarela sicurezza e aumentare esponenzial-mente la difficoltà dell’itinerario prescel-to.Per chi non conoscesse sufficientementela zona o l’itinerario preferito si consigliadi contattare il titolare del manufatto perottenere maggiori informazioni.<

1. CORNO DI GREVO (BS):denominazione: “via ferrata del Corno diGrevo”titolari del manufatto: CAI Sezione diCedegoloaccesso: dal comune di Savioredell’Adamello - località Malga Lincinoquota attacco: 2400 mtquota cima: 2869 mtesposizione: OVESTtempo medio di percorrenza sino all’attac-co: h. 0:45tipo ambiente: severo di alta montagna inparetedifficoltà complessive: Dpossibilità di uscita: nessunastruttura degli infissi: cavo e pioli singolitempo medio di percorrenza della via ferra-ta: h. 3:00lunghezza via ferrata: 800 mtdiscesa: dall’uscita della via ferrata, scenderea destra (versante Ovest) aiutati da una cordafissa. Al termine del cavo, guardando la ValSaviore, continuare fino ad uno stretto inta-glio sulla cresta che divide la val Adame’dalla val di Fumo. Salire la paretina per circa2 - 3 metri che porta ad un sentiero facileche scende sul versante della val di Fumo.Dapprima un ampio canale alla cui fine sitrova una grotta con postazione di mitraglia-trice della guerra 15 - 18, poi a destra fino alForcel Rosso e per sentiero al Rifugio Città diLissone (h. 1:30)rifugio più vicino prima dell’attacco: RifugioCittà di Lissoneperiodo consigliato: inizio Giugno - fineSettembrestato attuale del manufatto: in ottime condi-zioni (2002)

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quota attacco: 700 mtquota cima: 906 mtesposizione: SUD-ESTtempo medio di percorrenza sinoall’attacco: h. 1:00tipo ambiente: in paretedifficoltà complessive: Dpossibilità di uscita: nessunastruttura degli infissi: cavo, catena e piolisingolitempo medio di percorrenza della viaferrata: h. 1:30lunghezza via ferrata: 200 mtdiscesa: per sentiero sul lato destro osinistro (sino a Valmadrera h. 1:00)rifugio più vicino prima dell’attacco:Baite San Tomaso (Ristoro O.S.A.)periodo consigliato: tutto l’annostato attuale del manufatto: in buonecondizioni

quota attacco: 600 mtquota cima: 1022 mtesposizione: ESTtempo medio di percorrenza sino all’attac-co: h. 0:45tipo ambiente: in parete la prima parte e incresta la secondadifficoltà complessive: MD la prima partepoi Dpossibilità di uscita: nessunastruttura degli infissi: cavo, catene e piolisingolitempo medio di percorrenza della via ferra-ta: h. 2:00lunghezza via ferrata: 620 mtdiscesa: dei sentieri disponibili si consiglia ilsinistro che percorre il fianco Sud della mon-tagna e che porta alla chiesetta di SanMartino ed in breve al punto di partenzarifugio più vicino prima dell’attacco:nessunoperiodo consigliato: tutto l’annostato attuale del manufatto: in buone condizioni

denominazione: “via ferrata del trentennale O.S.A.”titolari del manufatto: Organizzazione Sportiva AlpinistiValmadreraaccesso: Comune di Valmadrera - località “Belvedere” - (LC)

denominazione: “via ferrata degli Alpini Medale”titolari del manufatto: A.N.A Gruppo Alpini Medale - Leccoaccesso: Comune di Lecco - Località Rancio o Laorca

2. CORNO RAT (LC)

3. CORNO MEDALE (LC)

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quota attacco: 1806 mtquota cima: 2096 mtesposizione: SUDtempo medio di percorrenza sinoall’attacco: dalla stazione di arrivo dellafunivia h. 1:00tipo ambiente: severo di media monta-gnadifficoltà complessive: D prima parte,MD parte centrale e D parte finalepossibilità di uscita: dopo la primaparte, dal canale erboso sulla sinistrastruttura degli infissi: catena e pioli sin-golitempo medio di percorrenza della viaferrata: h. 2:00lunghezza via ferrata: 500 mtdiscesa: dal canale Madonna (h. 0:45alla funivia)rifugio più vicino prima dell’attacco:Rifugio C.A.I. Leccoperiodo consigliato: maggio – ottobrestato attuale del manufatto: in buonecondizioni

quota attacco: 900 mtquota cima: 1666 mtesposizione: SUDtempo medio di percorrenza sinoall’attacco: dalla strada h. 0:10tipo ambiente: cresta discontinuadifficoltà complessive: PD la primaparte e la seconda parte in crestapossibilità di uscita: dopo i torrioniscappatoia dal lato OVESTstruttura degli infissi: catena e pioli sin-golitempo medio di percorrenza della viaferrata: h. 2:30lunghezza via ferrata: 900 mtdiscesa: dal lato OVEST verso le baitedi Bongio (sopra Ballabio h. 1:00)rifugio più vicino prima dell’attacco:nessunoperiodo consigliato: marzo – novembrestato attuale del manufatto: in buonecondizionidenominazione: “via ferrata Simone Contessi”

titolari del manufatto: C.A.I. Sottosezione di Ballabioaccesso: dal Comune di Ballabio seguendo la strada versoil comune di Morterone posteggio dopo circa tre chilometri(spazi limitati vicino alla strada che scende in Val Boazzo)

denominazione: “via ferrata Pesciola”titolari del manufatto: C.A.I. Sottosezione di Barzioaccesso: dal comune di Barzio e funivia dei Piani di Bobbio

4. MONTE DUE MANI (LC)

5. ZUCCONE CAMPELLI (LC)

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quota attacco: 1719 mtquota cima: 2163 mtesposizione: OVESTtempo medio di percorrenza sino all’at-tacco: dalla stazione di arrivo della funi-via h. 1:00tipo ambiente: severo di media monta-gnadifficoltà complessive: PD la primaparte e D la secondapossibilità di uscita: a metà dal canaledel dentinostruttura degli infissi: catena e pioli sin-goli ed in alcuni tratti cavotempo medio di percorrenza della viaferrata: h. 1:30lunghezza via ferrata: 600 mtdiscesa: dal canale dei Camosci (h. 0:45sino alla funivia)rifugio più vicino prima dell’attacco:Rifugio C.A.I. Leccoperiodo consigliato: maggio – settembre

quota attacco: 700 mtquota cima: 1375 mtesposizione: SUDtempo medio di percorrenza sino all’at-tacco: h. 0:30 dalla stazione di partenzadella funivia di Ernatipo ambiente: parete verticale la primaparte – canale la parte centrale e cresta laterza partedifficoltà complessive: Dpossibilità di uscita: dopo la prima partea destra verso il rifugio Stoppani del C.A.I.Lecco (h. 0:20)struttura degli infissi: catena e scale apioli continui (rari casi di pioli singoli)tempo medio di percorrenza della viaferrata: h. 2:30lunghezza via ferrata: 1050 mtdiscesa: Scendendo alla località Versasiopassando dal rifugio Stoppani (h. 0:45) overso la stazione di arrivo della funivia diErna (h. 0:10) rifugio più vicino primadell’attacco: Bar della funiviaperiodo consigliato: tutto l’annostato attuale del manufatto: in buonecondizioni

denominazione: “via ferrata Minonzio”titolari del manufatto: C.A.I. Sottosezione di Barzioaccesso: dal comune di Barzio e funivia dei Piani di Bobbio

denominazione: “via ferrata Gammauno”titolari del manufatto: Gruppo Alpinistico Lecchese Gammaaccesso: Comune di Lecco (località Versasio)

6. ZUCCONE CAMPELLI (LC)

7. PIZZO D’ERNA (LC)

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quota attacco: 1350 mtquota cima: 1809 mtesposizione: SUDtempo medio di percorrenza sino all’attac-co: dai Piani d’Erna (h. 0:40) da Versasio(h. 2:00)tipo ambiente: severo su speroni, cresta ecaminidifficoltà complessive: MD - Epossibilità di uscita: nessunastruttura degli infissi: catena e pioli singolitempo medio di percorrenza della via ferra-ta: h. 3:00lunghezza via ferrata: 900 mtdiscesa: a sinistra verso il canalone Bobbioe poi ai Piani d’Erna (h. 1:00) o in salitaverso il Rifugio Azzoni al Monte Resegone(0:45)rifugio più vicino prima dell’attacco:Capanna Ghislandi aPasso del Fo’ - Bardella stazione di arrivo della Funivia deiPiani d’Erna periodo consigliato: Marzo - ottobrestato attuale del manufatto: in buonecondizioni

quota attacco: 1300 mt (Passo del Fo’)quota cima: 1450 mt. (Pian Serrada)esposizione: OVESTtempo medio di percorrenza sino all’at-tacco: dal Passo del Fo’ (h. 0:10)tipo ambiente: canalone infossato nellepareti del Monte Resegone difficoltàcomplessive: PDpossibilità di uscita: nessunastruttura degli infissi: catene e scale apioli continuitempo medio di percorrenza della viaferrata: h. 0:45lunghezza via ferrata: 200 mtdiscesa: possibile verso sinistra passan-do dal “baitello Serrada” – Crocefissodella Bedoletta e rientro al Passo del Fo’oppure ai Piani d’Ernarifugio più vicino prima dell’attacco:Capanna Ghislandi al Passo del Fo’ -Rifugio Alpinisti Monzesiperiodo consigliato: Marzo - Ottobrestato attuale del manufatto: in buonecondizioni

denominazione: “via ferrata Carlo Mauri” (o Gammadue)titolari del manufatto: Gruppo Alpinistico Lecchese Gammaaccesso:Comune di Lecco (località Versasio o dai Pianid’Erna)

denominazione: “via ferrata del Centenario”titolari del manufatto: C.A.I. Sezione di Calolziocorteaccesso: dal comune di Erve o dalla stazione di arrivo dellafunivia dei Piani d’Erna (da Lecco)

8. PIAN SERRADA - MONTE RESEGONE (LC)

9. MONTE RESEGONE (LC)

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Squota attacco: 1850 mtquota cima: 2260 mt (Bocchetta diReleccio)esposizione: SUD - OVESTtempo medio di percorrenza sino all’at-tacco: dal Rif. Bietti h. 0:30 e dal RifugioElisa h. 1:15tipo ambiente: prima parte su cresta e laseconda parte su placcadifficoltà complessive: D (tenuto contoche l’itinerario transita in ambiente estre-mamente severo)possibilità di uscita: nessunastruttura degli infissi: scala metallica,catena e pioli singolitempo medio di percorrenza della viaferrata: h. 2:00lunghezza via ferrata: 500 mtdiscesa: dalla Bocchetta di Releccioseguendo il canale che scende al RifugioBiettirifugio più vicino prima dell’attacco:Rifugio Bietti o Rifugio Elisaperiodo consigliato: Maggio - Ottobrestato attuale del manufatto: in buonecondizioni

quota attacco: 1350 mtquota cima: 1736 mtesposizione: SUDtempo medio di percorrenza sino all’attac-co: dal Rif. Menaggio h. 0:20tipo ambiente: crestadifficoltà complessive: Dpossibilità di uscita: a circa metà crestasi incrocia il sentiero “direttissima”struttura degli infissi: cavotempo medio di percorrenza della viaferrata: h. 2:30lunghezza via ferrata: 700 mtdiscesa: seguire il sentiero che portaverso Nord-Est ad una sella dove arriva ilsentiero “direttissima”. Da quel puntosalire in cima al Grona e seguire la nor-male che porta alla Forcoletta e al Rif.Menaggiorifugio più vicino prima dell’attacco:Rifugio Menaggioperiodo consigliato: marzo - settembrestato attuale del manufatto: in buonecondizioni

denominazione: “via ferrata del Centenario C.A.O. Como”titolari del manufatto: Club Alpino Operaio - Como eC.A.I. Sezione di Menaggioaccesso: dal comune di Plesio in località Breglia

denominazione: “via ferrata C.A.I. Mandello”titolari del manufatto: C.A.I. Mandelloaccesso: dall’Alpe Cainallo transitando dal Rifugio Biettioppure dal Rifugio Elisa risalendo la Val Cassina

10. MONTE GRONA (CO)

11. SASSO CARBONARI (LC)

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quota attacco: 1000 mtquota cima: 1343 mtesposizione: OVESTtempo medio di percorrenza sinoall’attacco: h. 0:40tipo ambiente: bassa quota in paretedifficoltà complessive: PDpossibilità di uscita: nessunastruttura degli infissi: catena e pioli sin-goli tempo medio di percorrenza dellavia ferrata: h. 1:00lunghezza via ferrata: 430 mtdiscesa: per sentiero sul versante oppo-sto, in parte attrezzatorifugio più vicino prima dell’attacco:nessunoperiodo consigliato: tutto l’annostato attuale del manufatto: in buonecondizioni

quota attacco: 1900 mtquota cima: 2369 mtesposizione: NORD -NORD-ESTtempo medio di percorrenza sino all’at-tacco: Dalla Frazione Carbonera alRifugio Albani h. 2:00 - dal RifugioAlbani all’attacco h. 0:30tipo ambiente: severo, esposto, dimedia montagnadifficoltà complessive: Dpossibilità di uscita: nessunastruttura degli infissi: cavo, scalemetalliche e pioli singolitempo medio di percorrenza della viaferrata: h. 2:30lunghezza via ferrata: 2000 mtdiscesa: dal Monte Visolo alla cantonie-ra h. 2:30 (dalla cantoniera a Colereprovvedere per il trasporto)rifugio più vicino prima dell’attacco:Rifugio Albaniperiodo consigliato: metà Giugno-metà Ottobrestato attuale del manufatto: in buonecondizioni

denominazione: “via ferrata della Madonnina”titolari del manufatto: nessuno - attrezzata da localiaccesso: dal comune di Brembilla località Cavaglia

denominazione: sentiero attrezzato “della Porta” (dedicato al Dott. Corrado Franceschi)titolari del manufatto: C.A.I. Sezione di Bergamoaccesso: dal comune di Colere - frazione Carbonera

12. CIMA CAMOSCERA - “COREN” (BG)

13. PRESOLANA (BG)

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1. Digitare il numero telefonoco del SOCCORSO SANITARIO (es. 118);

2. da dove sta chiamando (SPECIFICARE ALL’OPERATORE CHE CI SI TROVA IN MONTAGNA);

3. fornire subito il numero del telefono da cui si sta chiamando (se la chiamata dovesse interrompersi è importante che il telefono venga lasciato libero per consentirealla Centrale Operativa di richiamare);

4. fornire l'esatta località dove è ubicata l'area da cui si sta chiamando (Comune, Provincia od in ogni caso un riferimento importante di ricerca rilevabile sulla cartina);

5. se in possesso di altimetro, (tarato prima di partire) fornire la quota del luogo dell’evento;

6. fornire indicazioni di cosa è visibile dall’alto (pendio, bosco, cima, rifugio, ecc..);

7. dire cosa è successo: (lasciarsi in ogni caso intervistaredall’operatore di centrale che avrà necessità di conoscere,per un buona valutazione sanitaria, la dinamica dell’inci-dente);

8. dire quando è successo (la precisa identificazione dell'ora dell'evento può far scattare diverse procedurecome ad esempio la gestione via telefonica di una rianimazione cardio polmonare);

9. dire quante persone sono state coinvolte nell'evento;10. fornire le proprie generalità (questa informazione fa

perdere solo alcuni secondi all'emergenza, ma è molto importante);

11. stabilire con certezza se la persona coinvolta ha difficoltàrespiratorie; se è cosciente; se perde molto sangue, ecc.: In ogni caso, lasciarsi intervistare dalle domande del-l'operatore (normalmente l'intervento di soccorso ègià scattato, ma le richieste successive servono perinquadrare con più precisione quanto potrà essere neces-sario all'équipe di elisoccorso fornendo loro i dati succes-sivi via radio);

12. informare correttamente sull'esatta posizione del ferito (se seduto, se disteso supino, se disteso prono, se appeso, se semi sepolto dalla neve, ecc.)

INOLTRE (CONSIDERANDO CHE L'INTERVENTO IN MONTAGNA POTRA' ANCHE NON ESSERE EFFETTUATO CON L'ELICOTTERO) SI DOVRA’ INFORMARE L’OPERATORERELATIVAMENTE:

• al tempo impiegato (a piedi) dall’automezzo al luogo dell’evento;

• alle condizioni meteo sul posto (se sono pessime oppure se si stanno aggravando);

• alle condizioni del terreno;• alla presenza di vento;• alla visibilità in posto;• alla presenza nell'area dell'evento di fili a sbalzo, funi

vie, lineeelettriche, ecc..

NUMERI CHIAMATA DEL SOCCORSOALPINO DA UTILIZZARE IN CASO DIINCIDENTE SULLE ALPI:ITALIA 118: in montagna è possibileche la chiamata cada su centrali diver-se da quella di riferimento, è indispen-sabile che, come per tutte le altre cen-trali operative di soccorso europee, sidia l'esatto riferimento della località(comune, città o provincia di partenzadella gita).FRANCIA 15: è il numero del SAMU -smistano loro la chiamata alSoccorso Alpino;SVIZZERA 144: risponde su tutti icantoni della Svizzera (se risulterànecessario l’elicottero provvederannoloro a chiamare la Rega al 1414);GERMANIA 110: risponde la poliziache poi smista alla centrale operativasanitaria;AUSTRIA 144SLOVENIA 112

COME CHIAMAREIL SOCCORSO:

In attesa dell’adozione del numero unico europeo 112

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SEGNALAZIONI CONVENZIONALIUSATE QUANDOESISTE IL CONTATTOVISIVO E NON ÈPOSSIBILEQUELLO ACUSTICO

POSIZIONE: IN PIEDI CON LE BRACCIA ALZATE, SPALLE AL VENTO

POSIZIONE: IN PIEDI CON UN BRACCIO

ALZATO E UNO ABBASSATO, SPALLE AL VENTO

• RISPOSTAAFFERMATIVA AD EVENTUALI DOMANDEPOSTE DAISOCCORRITORI

• ATTERRAREQUI, IL VENTOÈ ALLE MIE SPALLE

• NON SERVESOCCORSO

• RISPOSTANEGATIVA AD EVENTUALIDOMANDEPOSTE DAISOCCORRITORI

INTERVENTO CON ELICOTTERO:

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È NELLA TUA NATURAÈ NELLA TUA NATURA

www.ferrino.it

AIGUILLE

SILVA TRAIL RUNNER

DRAGON

Phot

o: E

NSA

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