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ADOLESCENTI e GIOVANI MONASTERO SANTA CROCE - Bocca di Magra IL TUO VOLTO, SIGNORE, IO CERCO NON NASCONDERMI IL TUO VOLTO 1 - 3 maggio 2015

IL TUO VOLTO, SIGNORE, IO CERCO NON NASCONDERMI IL … · A te canterò sulla cetra, Dio, Dio mio. VANGELO Gv 7, 25- 31 Lettura del Vangelo secondo Giovanni. 25Alcuni ... conservando

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ADOLESCENTI

e GIOVANI

MONASTERO SANTA CROCE - Bocca di Magra

IL TUO VOLTO, SIGNORE, IO CERCO NON NASCONDERMI IL TUO VOLTO

1 - 3 maggio 2015

BIGINO 3 - la parola a Papa Francesco 4 / 5 - meditazione di venerdì 6 / 7 - buonanotte di venerdì 10 / 11 - meditazione di sabato 12 / 13 - buonanotte di sabato 16 / 17 - Messa di domenica 18 / 19 - buonanotte ... sempre! 20 / 21 - sintesi "Leggere è bello perché è il segreto per vivere tante vite che altrimenti non vivresti mai" (Mario Tozzi, geologo) "Leggere è bello perché aggiunge tridimensionalità al pensiero e ti fa capire che non sei solo" (Samuele Bersani, cantautore)

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parole di papa FRANCESCO in occasione dell'ostensione straordinaria

della SINDONE di TORINO il sabato santo, 30 marzo 2013

Cari fratelli e sorelle, mi pongo anch’io con voi davanti alla sacra Sindone, e ringrazio il

Signore che ci offre, con gli strumenti di oggi, questa possibilità. Il nostro non è un semplice osservare, ma è un venerare, è uno sguardo di preghie-ra. Direi di più: è un lasciarsi guardare. Questo Volto ha gli occhi chiusi, è il volto di un defunto, eppure misteriosamente ci guarda, e nel silenzio ci parla. Come è possibile?

Come mai il popolo fedele, come voi, vuole fermarsi davanti a que-sta Icona di un Uomo flagellato e crocifisso? Perché l’Uomo della Sindone ci invita a contemplare Gesù di Nazaret. Questa immagine – impressa nel telo – parla al nostro cuore e ci spinge a salire il Monte del Calvario, a guardare al legno della Croce, a immergerci nel silenzio eloquente dell’amore.

Lasciamoci dunque raggiungere da questo sguardo, che non cerca i nostri occhi ma il nostro cuore. Ascoltiamo ciò che vuole dirci, nel silenzio, oltrepassando la stessa morte. Attraverso la sacra Sindone ci giunge la Pa-rola unica ed ultima di Dio: l’Amore fatto uomo, incarnato nella nostra storia; l’Amore misericordioso di Dio che ha preso su di sé tutto il male del mondo per liberarci dal suo dominio.

Questo Volto sfigurato assomiglia a tanti volti di uomini e donne fe-riti da una vita non rispettosa della loro dignità, da guerre e violenze che colpiscono i più deboli. Eppure il Volto della Sindone comunica una gran-de pace; questo Corpo torturato esprime una sovrana maestà. È come se lasciasse trasparire un’energia contenuta ma potente, è come se ci dices-se: abbi fiducia, non perdere la speranza; la forza dell’amore di Dio, la for-za del Risorto vince tutto.

Per questo, contemplando l’Uomo della Sindone, faccio mia, in questo momento, la preghiera che san Francesco d’Assisi pronunciò da-vanti al Crocifisso:

Altissimo e glorioso Dio, illumina le tenebre del cuore mio. E dammi fede retta, speranza certa, carità perfetta, senno e conoscimento, Signore, che faccia il tuo santo e verace comandamento. Amen

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venerdì - giorno SALMO Sal 41 (42) / 42 (43) Ha sete di te, Signore, l’anima mia.

41,2Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio. 3L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?

42,3Manda la tua luce e la tua verità: siano esse a guidarmi, mi conducano alla tua santa montagna, alla tua dimora.

4Verrò all’altare di Dio, a Dio, mia gioiosa esultanza. A te canterò sulla cetra, Dio, Dio mio.

VANGELO Gv 7, 25-31 Lettura del Vangelo secondo Giovanni.

25Alcuni abitanti di Gerusa-lemme dicevano: «Non è costui quel-lo che cercano di uccidere? 26Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse rico-nosciuto davvero che egli è il Cristo? 27Ma costui sappiamo di dov’è; il Cri-sto invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». 28Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, escla-mò: «Certo, voi mi conoscete e sape-te di dove sono. Eppure non sono ve-nuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo co-noscete. 29Io lo conosco, perché ven-go da lui ed egli mi ha mandato».

30Cercavano allora di arrestar-lo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora. 31Molti della folla invece credettero in lui, e dicevano: «Il Cristo, quando verrà, compirà for-se segni più grandi di quelli che ha fatto costui?».

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DOPO IL VANGELO Sal 145, 1-2 Loda il Signore, anima mia, alleluia. Nella mia vita loderò il Signore, alleluia. Finché avrò vita, canterò al mio Dio, alleluia.

Gesù sa che tira una bruttissima aria in Giudea. La capitale del Regno non ha accolto il profeta, non ha riconosciuto i segni dei tempi. Gesù agisce con prudenza, sale a Gerusalemme, per la festa delle capanne, di nascosto, senza farsi riconoscere, anche se un en-nesimo dibattito al tempio (è bellissimo vedere che Gesù frequenta tanto il tempio!) lo porta alla soglia della rissa.

Viviamo tempi difficili, amici, tempi ostili ai cristiani. Certo, a

parole va tutto bene; ma respiriamo - se davvero abbiamo scelto il Signore - una forte ostilità verso il cristianesimo e i suoi discepoli. Battute, accuse alla Chiesa (alle volte motivate, ma il più delle volte frutto di un'informazione scorretta ed infantile), astio... molte per-sone pensano alla Chiesa come ad una specie di immensa struttura gerarchica che emana improbabili direttive seguite da un branco di beoti (noi); e a se stessi come ad un glorioso baluardo dell'intelli-genza e dell'anticonformismo.

Amici in ascolto, non so dove voi viviate, ma dalle mie parti la Chiesa è una piccola comunità di persone molto motivate, preti e laici, che devono tirare avanti una struttura del passato senza più grande senso, conservando la fede e accontentando un sacco di gen-te che pretende servizi. Bene: esercitiamo la prudenza, là dove vi-viamo, comportiamoci con semplicità senza ostentare la fede, non apriamo dibattiti in ambienti che sappiamo palesemente ostili, ma viviamo con autenticità la nostra appartenenza al Maestro, renden-do ragione della nostra speranza solo se ci viene richiesto. Con la preghiera e la semplicità di vita il Signore ci chiede oggi di essere testimoni; con l'amore e il perdono potremo dire e ridire a chi crede di credere o a chi ha in testa una pessima idea di Dio, qual è la luce che ha cambiato la nostra vita. Paolo Curtaz

Fuggire ogni pericolo significa fuggire ogni responsabilità, ogni impegno; significa rifiutare ogni vocazione. E tutti i pericoli del mondo non devono dispensarci ad un’azione divenuta necessaria. Henri-Marie de Lubac

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venerdì - sera

Salmo 27 Nelle prove, il Signore èrifugio sicuro

Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura?

Quando mi assalgono i malvagi per divorarmi la carne, sono essi, avversari e nemici, a inciampare e cadere.

Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme; se contro di me si scatena una guerra, anche allora ho fiducia.

Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario.

Nella sua dimora mi offre riparo nel giorno della sventura. Mi nasconde nel segreto della sua tenda, sopra una roccia mi innalza.

Ascolta, Signore, la mia voce. Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!

Il mio cuore ripete il tuo invito: «Cercate il mio volto!». Il tuo volto, Signore, io cerco.

Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.

Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto. Mostrami, Signore, la tua via, guidami sul retto cammino, perché mi tendono insidie.

Non gettarmi in preda ai miei avversari. Contro di me si sono alzàti falsi testimoni

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che soffiano violenza. Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi.

Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Gloria al Padre e al Figlio .... Cari amici,

questo è per me un momento molto atteso. In diverse altre oc-casioni mi sono trovato davanti alla sacra Sindone, ma questa volta vivo questo pellegrinaggio e questa sosta con particolare intensità: forse perché il passare degli anni mi rende ancora più sensibile al messaggio di questa straordinaria Icona; forse, e direi soprattutto, perché sono qui come Successore di Pietro, e porto nel mio cuore tutta la Chiesa, anzi, tutta l’umanità. Ringrazio Dio per il dono di questo pellegrinaggio, e anche per l’opportunità di condividere con voi una breve meditazione, che mi è stata suggerita dal sottotitolo di questa solenne Ostensione: “Il mistero del Sabato Santo”.

Si può dire che la Sindone sia l’Icona di questo mistero, l’Icona del Sabato Santo. Infatti essa è un telo sepolcrale, che ha avvolto la salma di un uomo crocifisso in tutto corrispondente a quanto i Vangeli ci dicono di Gesù, il quale, crocifisso verso mezzo-giorno, spirò verso le tre del pomeriggio. Venuta la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato solenne di Pasqua, Giuseppe d’Arimatea, un ricco e autorevole membro del Sinedrio, chiese co-raggiosamente a Ponzio Pilato di poter seppellire Gesù nel suo se-polcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia a poca distanza dal Golgota. Ottenuto il permesso, comprò un lenzuolo e, deposto il corpo di Gesù dalla croce, lo avvolse con quel lenzuolo e lo mise in quella tomba (cfr Mc 15,42-46). Così riferisce il Vangelo di san Marco, e con lui concordano gli altri Evangelisti. Da quel momento, Gesù rimase nel sepolcro fino all’alba del giorno dopo il sabato, e la Sindone di Torino ci offre l’immagine di com’era il suo corpo di-steso nella tomba durante quel tempo, che fu breve cronologica-mente (circa un giorno e mezzo), ma fu immenso, infinito nel suo valore e nel suo significato.

Il Sabato Santo è il giorno del nascondimento di Dio, come si legge in un’antica Omelia: “Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme … Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi” (Omelia sul Sabato Santo, PG 43, 439). Nel Credo, noi professiamo che Gesù Cristo “fu crocifisso sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto, discese agli inferi, e il terzo giorno risusci-tò da morte”.

meditazione di BENEDETTO XVI, (2 maggio 2010) - 1 - continua

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I N T E R

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V A L L O

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sabato - giorno SALMO Sal 144 (145) Ti rendiamo grazie, o Dio, per la tua gloria.

10Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli. 11Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza. 12Per far conoscere agli uomini le tue imprese e la splendida gloria del tuo regno. 13Il tuo regno è un regno eterno, il tuo dominio si estende per tutte le generazioni. 21Canti la mia bocca la lode del Signore e benedica ogni vivente il suo santo nome, in eterno e per sempre.

VANGELO Gv 7, 32-36 Lettura del Vangelo secondo Giovanni.

32I farisei udirono che la gente andava dicendo sottovoce queste co-se del Signore Gesù. Perciò i capi dei sacerdoti e i farisei mandarono delle guardie per arrestarlo.

33Gesù disse: «Ancora per poco tempo sono con voi; poi vado da colui che mi ha mandato. 34Voi mi cerche-rete e non mi troverete; e dove sono io, voi non potete venire».

35Dissero dunque tra loro i Giu-dei: «Dove sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà for-se da quelli che sono dispersi fra i Greci e insegnerà ai Greci? 36Che di-scorso è quello che ha fatto: “Voi mi cercherete e non mi troverete”, e: “Dove sono io, voi non potete veni-re”?».

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DOPO IL VANGELO Sal 17 (18), 7b Dal suo tempio il Signore ascoltò la mia voce, alleluia: al suo orecchio pervenne il mio grido, alleluia.

Le righe del Vangelo di Giovanni che abbiamo appena ascol-

tato a me sembrano anche commoventi per certi aspetti, per due motivi.

Il primo è proprio questa gente, costretta a parlare sottovoce di Gesù, per la paura dei soliti capi, dei soliti potenti ed è una situa-zione che mi fa pensare a tanti cristiani di oggi, che sono ancora co-stretti al silenzio o a un mezzo silenzio per non rischiare se non la vita almeno altre cose, buone, importanti.

Forse per questi cristiani, parlare sottovoce non significa par-lare più di nascosto, ma quantomeno essere confinati in uno spazio, in un ambito che non hanno un riconoscimento di diritto di piena libertà.

Quanto noi cristiani di Occidente, nel momento in cui qualcu-no esprime un disaccordo con le nostre posizioni o critica le nostre iniziative, dovremmo stare molto attenti (qualche volta è stato fatto, invece) a usare la parola persecuzione, e dire che siamo perseguita-ti. La considero semplicemente un'offesa nei confronti di chi perse-guitato lo è davvero, e magari non ha neanche la voce - nemmeno quella dei mezzi di comunicazione - per poterlo dire.

Il secondo motivo sta nelle parole di Gesù "dove sono io, voi non potete venire". Gesù sta alludendo alla sua passione al suo an-darsene verso la croce che in profondità è però tornare al Padre; è un andare verso la morte, che in profondità però è entrare nella vi-ta. E qui penso al vero paradosso cristiano, che tocca anche profon-damente ciascuno di noi, penso al senso di timore, di paura che o-gnuno di noi inevitabilmente prova nell'avviarsi verso l'appunta-mento - altrettanto inevitabile - con la morte e la conclusione della propria esistenza, dove - è inutile nascondercelo - facciamo tutti fa-tica a sperimentare questo momento come l'incontro col Padre, co-me l'entrare nella vita di Dio.

Sovente anche gli ultimi giorni dell'esistenza della vita terrena di santi e sante è stata segnata da questa difficoltà, da questo dramma; davvero questo può diventare il momento della fiducia, dell'abbandono: è il momento in cui, più che in ogni altro, occorre guardare a Gesù che ha detto “dove sono io, voglio che siate anche voi” (Gv 14,3).

don Venanzio Viganò «Un uomo toccato da Dio, in una maniera così profonda da vivere il resto dei suoi giorni mosso dall’unico desiderio di comunicare agli altri l’esperienza di amore gratuito e liberante, fatta nell’incontro col Signore Gesù. Tale fu Paolo di Tarso». Bruno Forte

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sabato - sera

Salmo 77, 1-16 Bontà del Signore e infedeltà del popolo nella storia della salvezza

Ciò avvenne come esempio per noi (1 Cor 10. 6a).

Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento, * ascolta le parole della mia bocca. Aprirò la mia bocca in parabole, * rievocherò gli arcani dei tempi antichi.

Ciò che abbiamo udito e conosciuto † e i nostri padri ci hanno raccontato, * non lo terremo nascosto ai loro figli; diremo alla generazione futura † le lodi del Signore, la sua potenza * e le meraviglie che egli ha compiuto.

Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe, * ha posto una legge in Israele: ha comandato ai nostri padri di farle conoscere ai loro figli, † perché le sappia la generazione futura, * i figli che nasceranno.

Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli * perché ripongano in Dio la loro fiducia e non dimentichino le opere di Dio, * ma osservino i suoi comandi. Non siano come i loro padri, * generazione ribelle e ostinata, generazione dal cuore incostante * e dallo spirito infedele a Dio.

I figli di Èfraim, valenti tiratori d'arco, * voltarono le spalle nel giorno della lotta. Non osservarono l'alleanza di Dio, * rifiutando di seguire la sua legge. Dimenticarono le sue opere, * le meraviglie che aveva loro mostrato.

Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri, * nel paese d'Egitto, nei campi di Tanis. Divise il mare e li fece passare * e fermò le acque come un argine. Li guidò con una nube di giorno * e tutta la notte con un bagliore di fuoco.

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Spaccò le rocce nel deserto * e diede loro da bere come dal grande abisso. Fece sgorgare ruscelli dalla rupe * e scorrere l'acqua a torrenti.

Gloria al Padre e al Figlio ....

Cari fratelli e sorelle,

nel nostro tempo, specialmente dopo aver attraversato il secolo scorso, l’umanità è diventata particolarmente sensibile al mistero del Sabato Santo. Il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più.

Sul finire dell’Ottocento, Nietzsche scriveva: “Dio è morto! E noi l’abbiamo ucciso!”. Questa celebre espressione, a ben vedere, è presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana, spesso la ripetiamo nella Via Crucis, forse senza renderci pienamente conto di ciò che diciamo. Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo: l’oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurità.

E tuttavia la morte del Figlio di Dio, di Gesù di Nazaret ha un

aspetto opposto, totalmente positivo, fonte di consolazione e di spe-ranza. E questo mi fa pensare al fatto che la sacra Sindone si com-porta come un documento “fotografico”, dotato di un “positivo” e di un “negativo”. E in effetti è proprio così:

il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più luminoso di una speranza che non ha confini. Il Sabato Santo è la “terra di nessuno” tra la morte e la risurrezione, ma in questa “ter-ra di nessuno” è entrato Uno, l’Unico, che l’ha attraversata con i segni della sua Passione per l’uomo: “Passio Christi. Passio homi-nis”.

E la Sindone ci parla esattamente di quel momento, sta a te-stimoniare precisamente quell’intervallo unico e irripetibile nella storia dell’umanità e dell’universo, in cui Dio, in Gesù Cristo, ha condiviso non solo il nostro morire, ma anche il nostro rimanere nel-la morte. La solidarietà più radicale.

meditazione di BENEDETTO XVI, (2 maggio 2010) - 2 - continua

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I N T E R

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V A L L O

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domenica - giorno SALMO Sal 117 (118) Lodate il Signore e proclamate le sue meraviglie.

1Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre. 2Dica Israele: «Il suo amore è per sempre». 3Dica la casa di Aronne: «Il suo amore è per sempre». 4Dicano quelli che temono il Signore: «Il suo amore è per sempre». 13Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, ma il Signore è stato il mio aiuto. 14Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza.

VANGELO Gv 17, 1b-11 Lettura del Vangelo secondo Giovanni.

Il Signore Gesù, 1alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. 2Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. 3Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. 4Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. 5E o-ra, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.

6Ho manifestato il tuo nome a-gli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. 7Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, 8perché le

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parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai manda-to.

9Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. 10Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. 11Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quel-lo che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi». DOPO IL VANGELO Cfr. 2 Mac 1, 24-25. 27a

Signore Dio, Creatore di tutte le cose, terribile e forte, giusto e pietoso, tu che solo sei buono, tu che doni ogni cosa, raduna il nostro popolo disperso, alleluia.

Tra i due lunghi discorsi dell'addio e il racconto della passio-ne, l'evangelista Giovanni inserisce una solenne preghiera di Gesù al Padre. Questa preghiera è stata chiamata "sacerdotale" perché presenta Gesù come il sommo sacerdote che intercede per i suoi fra-telli.

Il genere letterario di questa preghiera rientra negli schemi dei testamenti o discorsi di addio dei patriarchi (Dt 32 e 33, ecc.). In questo capitolo Gesù esprime le sue ultime volontà in forma di pre-ghiera al Padre. L'uso del verbo "voglio" conferma il valore di te-stamento spirituale di questo capitolo.

Questa sublime preghiera chiude il vangelo di Giovanni pri-ma del racconto della passione, morte e risurrezione di Gesù. Per il suo carattere poetico forma una grande inclusione con il prologo (cioè il cap.1).

Il Cristo prega il Padre elevando gli occhi al cielo come aveva fatto prima di risuscitare Lazzaro; il cielo, nel linguaggio degli anti-chi, è considerato il luogo della dimora di Dio....

padre Lino Pedron

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liberamente - una sera

Salmo 117 passim Canto di gioia e di vittoria

Nell’angoscia ho gridato al Signore, * mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo.

Il Signore è con me, non ho timore; * che cosa può farmi l’uomo? Il Signore è con me, è mio aiuto, * sfiderò i miei nemici.

È meglio rifugiarsi nel Signore * che confidare nell’uomo. È meglio rifugiarsi nel Signore * che confidare nei potenti.

Tutti i popoli mi hanno circondato, * ma nel nome del Signore li ho sconfitti. Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato, * ma nel nome del Signore li ho sconfitti.

Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, * ma il Signore è stato mio aiuto. Mia forza e mio canto è il Signore, * egli è stato la mia salvezza.

Grida di giubilo e di vittoria, * nelle tende dei giusti:

la destra del Signore ha fatto meraviglie, † la destra del Signore si è alzata, * la destra del Signore ha fatto meraviglie.

Gloria al Padre, al Figlio,.... Cari fratelli e sorelle,

In quel “tempo-oltre-il-tempo” Gesù Cristo è “disceso agli inferi”. Che cosa significa questa espressione? Vuole dire che Dio, fattosi uomo, è arrivato fino al punto di entrare nella solitudine estrema e assoluta dell’uomo, dove non arriva alcun raggio d’amore, dove regna l’abbandono totale senza alcuna parola di conforto: “gli inferi”. Gesù Cristo, rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per guidare anche noi ad oltrepassarla con Lui. Tutti abbiamo sentito qualche volta una sensazione spaventosa di abbandono, e ciò che della morte ci fa più paura è proprio questo, come da bambini abbiamo paura di stare da soli nel buio e solo la presenza di una persona che ci ama ci può rassicurare.

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Ecco, proprio questo è accaduto nel Sabato Santo: nel regno della morte è risuonata la voce di Dio. E’ successo l’impensabile: che cioè l’Amore è penetrato “negli inferi”: anche nel buio estremo della solitudine umana più assoluta noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama e trova-re una mano che ci prende e ci conduce fuori. L’essere umano vive per il fatto che è amato e può amare; e se anche nello spazio della morte è pene-trato l’amore, allora anche là è arrivata la vita. Nell’ora dell’estrema soli-tudine non saremo mai soli: “Passio Christi. Passio hominis”.

Questo è il mistero del Sabato Santo! Proprio di là, dal buio della morte del Figlio di Dio, è spuntata la luce di una speranza nuova: la lu-ce della Risurrezione. Ed ecco, mi sembra che guardando questo sacro Te-lo con gli occhi della fede si percepisca qualcosa di questa luce. In effetti, la Sindone è stata immersa in quel buio profondo, ma è al tempo stesso luminosa; e io penso che se migliaia e migliaia di persone vengono a vene-rarla – senza contare quanti la contemplano mediante le immagini – è per-ché in essa non vedono solo il buio, ma anche la luce; non tanto la sconfit-ta della vita e dell’amore, ma piuttosto la vittoria, la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio; vedono sì la morte di Gesù, ma intravedono la sua Risurrezione; in seno alla morte pulsa ora la vita, in quanto vi inabita l’amore.

Questo è il potere della Sindone: dal volto di questo “Uomo dei do-lori”, che porta su di sé la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luo-go, anche le nostre passioni, le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i no-stri peccati - “Passio Christi. Passio hominis” -, da questo volto promana una solenne maestà, una signoria paradossale. Questo volto, queste mani e questi piedi, questo costato, tutto questo corpo parla, è esso stesso una pa-rola che possiamo ascoltare nel silenzio. Come parla la Sindone? Parla con il sangue, e il sangue è la vita! La Sindone è un’Icona scritta col san-gue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro. L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, fatta di sangue ed acqua usciti copiosamente da una grande ferita procurata da un colpo di lancia romana, quel sangue e quell’acqua parlano di vita. E’ come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo.

Cari amici, lodiamo sempre il Signore per il suo amore fedele e misericordioso.

Partendo da questo luogo santo, portiamo negli occhi l’immagine della Sindone, portiamo nel cuore questa parola d'amore, e lodiamo Dio con una vita piena di fede, di speranza e di carità.

Grazie. meditazione di BENEDETTO XVI, (2 maggio 2010) - 3 - fine

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"Vi è in questi occhi chiusi e in questa figura

come una manifestazione di eternità, come qualche cosa che ci sgomenta.

Come un colpo di spada al cuore ci dà la morte,

così questa figura ci fa prendere coscienza di noi stessi.

È un qualche cosa di così tremendo e bello allo stesso tempo

che non si può sfuggire se non ponendoci in venerazione".

Paul Claudel

dare volto a Dio è un'impresa titani-ca

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Noi veglieremo

Nella notte, o Dio, noi veglieremo con le lampade, vestiti a festa; presto arriverai, e sarà giorno.

Rallegratevi in attesa del Signore improvvisa giungerà la sua voce. Quando Lui verrà sarete pronti e vi chiamerà “amici” per sempre.

Raccogliete per il giorno della vita dove tutto sarà giovane in eterno. Quando Lui verrà sarete pronti e vi chiamerà “amici” per sempre.

© Centro stampa Oratorio San Luigi