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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA Facoltà di Agraria Corso di Laurea in “Scienze Agrarie” Tesi di Laurea: Il Turismo del Vino. Analisi del fenomeno enoturistico in Italia. Relatore Chiar.mo Prof. Gianluca Brunori Candidato Andrea Diaco Anno Accademico: 2004/2005

Il Turismo del Vino. Analisi del fenomeno enoturistico in ... · Il turismo enogastronomico si inserisce a pieno titolo nel nuovo trend del turismo culturale, inteso come volontà

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA

Facoltà di Agraria

Corso di Laurea in “Scienze Agrarie”

Tesi di Laurea:

Il Turismo del Vino. Analisi del fenomeno enoturistico in Italia.

Relatore Chiar.mo Prof. Gianluca Brunori

Candidato Andrea Diaco

Anno Accademico:

2004/2005

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Indice

Introduzione .................................................................................................................. 4

1 Il vino: nuove funzioni e dimensioni .................................................................... 7

1.1 Il consumo del vino: funzione alimentare o dimensione suggestiva?......... 7 1.2 L’evoluzione della domanda di vino......................................................... 11 1.3 Il vino ed il territorio................................................................................. 13

2 Il turismo del vino ............................................................................................... 15

2.1 Nuovi turismi ............................................................................................ 15 2.2 Il fenomeno enoturistico ........................................................................... 16 2.3 L’enoturista ............................................................................................... 20 2.4 La domanda estera rispetto all’offerta enogastronomica italiana ............. 26 2.5 Le associazioni del settore ........................................................................ 35

2.5.1 Il Movimento del Turismo del Vino ................................................... 35 2.4.2 L’Associazione Nazionale “Città del Vino” ....................................... 36

3 L’accoglienza in cantina ..................................................................................... 43

3.1 Il decalogo dell’accoglienza...................................................................... 43 3.2 Il meccanismo della certificazione............................................................ 44 3.3 Una metodologia per la valutazione dell’accoglienza in cantina.............. 45 3.4 Un’applicazione empirica ......................................................................... 50

4 Pubblicizzazione e vendita di servizi enoturistici ............................................... 55

4.1 Gli eventi................................................................................................... 56 4.2 Riviste di settore ed enogastronomiche, guide specializzate, mass-media66 4.3 Siti web di settore...................................................................................... 69 4.4 Musei della vite e del vino ........................................................................ 72 4.5 Le agenzie di tour operator enogatronomici ............................................. 75

5 Le strade del vino................................................................................................ 81

5.1 Il quadro normativo nazionale. ................................................................. 81 5.2 Il quadro normativo e fenomenologico locale. ......................................... 82 5.3 Le strade del vino e dei prodotti tipici: la normativa della regione Toscana

................................................................................................................... 87 5.4 Il contesto di mercato delle strade del vino............................................... 91 5.5 Potenzialità delle strade del vino .............................................................. 95

Conclusioni ............................................................................................................... 104

Bibliografia ............................................................................................................... 110

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Allegato 1.................................................................................................................. 112

Allegato 2.................................................................................................................. 113

Allegato 3.................................................................................................................. 118

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Introduzione

Nella società moderna il concetto del cibo (in generale dei prodotti enogastronomici)

inteso sia come soddisfacimento dei fabbisogni nutrizionali, ma anche della gola e del

gusto è ormai superato. Oggi il cibo assume una nuova dimensione capace di

comunicare cultura, tradizioni, emozioni, sapori, profumi, ma anche di generare valore

nel territorio di provenienza.

Nella fase della sazietà infatti i prodotti enogastronomici vengono sempre più

apprezzati per il loro contenuto artistico-manuale, per la ritualità che esprimono, per la

loro storia e tradizione, e come tali sono in grado di “comunicare” un territorio,

rendendolo visibile e visitabile. Ecco dunque l’emergere di turisti che si muovono

innanzitutto in funzione del cibo.

Il turismo enogastronomico si inserisce a pieno titolo nel nuovo trend del turismo

culturale, inteso come volontà di appropriazione dell’essenza di un luogo e della

comunità che vi abita, con i suoi costumi, le sue tradizioni e le sue abitudini. Ai

prodotti enogastronomici, nella loro produzione e raccolta, nei loro tempi di consumo

in relazione ai luoghi, il turista associa aspetti di conoscenza materiale e immateriale

tali da permettere l’incontro con una specifica cultura. In questo senso il turismo

enogastronomico contribuisce a salvaguardare le specificità dei singoli territori

sviluppandone al contempo le potenzialità, soprattutto in riferimento alle aree rurali,

spesso marginali rispetto alle direttrici di flusso.

Il presente lavoro intende analizzare le caratteristiche di questo nuovo fenomeno in

Italia con particolare riferimento al turismo del vino, fenomeno in forte espansione da

oltre un decennio. L’obiettivo ultimo è quello di verificare se l’esistenza di questa

nuova risorsa turistica (il vino, ma anche i prodotti tipici) sia sufficiente a determinare

lo sviluppo del territorio ed il suo successo sul mercato del turismo.

Il lavoro si articola in cinque capitoli.

Nel primo capitolo viene effettuata una breve analisi sull’evoluzione subita dalla

domanda di vino negli ultimi venti anni, dalla crisi al boom economico, evoluzione

pressoché contemporanea all’esplosione dell’enoturismo.

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Nel secondo capitolo si tenta di analizzare a grandi linee il legame esistente fra la

crescita del fenomeno enoturistico e le nuove tendenze del turismo in genere. Si

analizzano le caratteristiche della domanda, tracciando un profilo ed una

classificazione dei turisti del vino, ma anche analizzando la propensione dei turisti

esteri verso lo specifico segmento del turismo enogastronomico. Si descrive inoltre il

ruolo che hanno svolto e svolgono in tale crescita le due principali associazioni del

settore, il Movimento del Turismo del Vino, che riunisce vari operatori del settore

(aziende vitivinicole, cantine, enoteche, ristoranti, ecc.) allo scopo di promuoverne lo

sviluppo, e l’Associazione Nazionale “Città del Vino”, composta da diverse centinaia

di comuni italiani a vocazione vinicola che si impegnano a favore di uno sviluppo

economico e sociale rispettoso dell’ambiente e delle identità locali.

Nel terzo capitolo è stata elaborata una metodologia per la valutazione

dell’accoglienza in cantina, basandosi sul meccanismo di classificazione e

certificazione creato dal Movimento del Turismo del Vino. In essa vengono presi in

considerazione diversi elementi: accessibilità, tipologia di azienda, prima accoglienza,

degustazione, cantina, personale addetto all’accoglienza, ecc. Tale metodologia è stata

utilizzata per compiere due viste in altrettante aziende vitivinicole, di cui è stata stesa

una relazione.

Nel quarto capitolo si prende in considerazione l’aspetto della promozione, passando

in rassegna i diversi strumenti di comunicazione utilizzati a questo scopo: gli eventi

enogastronomici, ossia feste e sagre, di cui, per quanto riguarda la Toscana, viene

presentato un elenco piuttosto ampio, anche se inevitabilmente parziale, data la loro

continua proliferazione; i musei della vite e del vino; i mass-media, ossia televisione e

carta stampata (giornali e riviste specializzate e non, guide dedicate specificamente al

turismo del vino, guide sul vino, guide su ristoranti e bar); i siti internet; i mezzi più

specifici come le agenzie specializzate in turismo enogastronomico, di cui viene dato

un esempio.

Fra i mezzi utilizzati dall’offerta enoturistica per la promozione possono essere

annoverate le “Strade del Vino”, a cui è dedicato il quinto capitolo. Di queste si fa un

quadro dell’attuale situazione normativa, sia a livello nazionale che a livello locale e si

illustra la distribuzione sul territorio italiano. Si osservano il livello di sviluppo

raggiunto (tipologia dei servizi offerti, impatto occupazionale, investimenti, ecc.), i

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punti di forza e di debolezza e le potenzialità, ancora in parte inespresse. Infine viene

illustrata la legge n. 45 del 2003 della Regione Toscana, con la quale si è inteso

allargare il concetto di strada anche a tutti i prodotti tipici diversi dal vino nonché ai

prodotti dell’agricoltura biologica. Essa oltre a costituire un’opportunità in più per

valorizzare i prodotti agroalimentari toscani, potrebbe diventare in futuro un modello

per un analoga legge nazionale, così com’è gia avvenuto per la legge sulle strade del

vino.

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1 Il vino: nuove funzioni e dimensioni

1.1 Il consumo del vino: funzione alimentare o dimensione suggestiva?

Il nostro paese da tempo ha raggiunto la fase della sazietà, in cui i bisogni alimentari

di base sono in media soddisfatti e le disponibilità nutritive superano generalmente le

necessità fisiologiche della popolazione, tanto da determinare fenomeni diffusi di

sovralimentazione.

In questo contesto il consumo alimentare ha smesso i panni del semplice atto volto a

soddisfare unicamente il bisogno nutrizionale, ma si configura come un’attività

complessa frutto di una scelta dettata da una molteplicità di fattori.

Nei paesi avanzati, i nuovi modelli di consumo alimentare sono caratterizzati da

quella che in letteratura viene definita individualizzazione di massa: i consumatori

malgrado siano inseriti in un contesto globale, manifestano sempre con più

convinzione istanze a forte connotato individualista (Vastola A. e Covino D., 1999).

In altre parole ciò significa che ciascun consumatore sviluppa un proprio modo di

valutare un prodotto alimentare, che coinvolge una molteplicità di elementi e

condizioni tale da rendere il rapporto con tale prodotto assolutamente differente ed

unico rispetto a quello che sottintende l’acquisto dei prodotti indifferenziati di massa

(Endrighi E., 1999).

Più in particolare, la scelta di consumare alcuni prodotti, come i vini d.o.c. e i.g.t. o i

prodotti tipici, rispecchia il bisogno del consumatore moderno di soddisfare alcune

esigenze, tangibili ed intangibili, come ad esempio la qualità (igienico-sanitaria,

nutrizionale, organolettica), l’attenzione agli equilibri socio-ambientali, la ricerca del

benessere soggettivo.

Quest’ultima componente, riconducibile alla crescente attenzione che i consumatori

manifestano riguardo gli aspetti materiali ed immateriali della propria soggettività

(Belletti G. e Marescotti A., 1995), assume una rilevanza fondamentale per

comprendere le nuove dinamiche del mercato enologico.

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La ricerca del benessere soggettivo riflette il bisogno dell’individuo di realizzare

attraverso il consumo del prodotto enogastronomico un desiderio di identificazione ed

aspirazione personale (Arfini F., 1999): in questo caso ciò che prevale nella scelta del

consumatore è l’aspetto sensoriale e gustativo, ossia la ricerca dell’esaltazione del

gusto e dell’aspetto estetico del prodotto (Carboni R. e Quaglia G.B., 2000).

Quest’aspetto, del tutto edonistico, rappresenta la componente più soggettiva e

variabile del consumo, ed è considerato, a ragione, soltanto un lusso, in quanto non è

indispensabile alla sopravvivenza degli individui e quindi, rilevante solo nelle

condizioni di raggiunta “sazietà” alimentare, ossia nel momento in cui il bene

alimentare passa da “cibo nutrizione” a “cibo soddisfazione” (Barberis C., 1985).

In tale contesto, l’aspetto edonistico assume nelle opzioni di scelta del consumatore

una priorità assoluta, condizionando più delle altre la sua scala delle preferenze.

Questo aspetto si compone di due livelli, uno di tipo sensoriale, un altro di tipo

psicologico. Il primo è quantificabile, quantunque i metodi di analisi non siano

completamente scevri di valutazioni soggettive, attraverso la misura delle sensazioni

visive, olfattive, tattili e a volte anche uditive (si pensi al classico rumore della

bottiglia di spumante nel momento in cui viene stappata) attese dal consumo di un

certo alimento. L’altro livello interferisce continuamente con il precedente e trova la

sua espressione nell’azione evocativa connessa al consumo, ad esempio per il luogo

geografico di produzione, per i processi di trasformazione o per le modalità di

coltivazione (Belligiano A., 1999).

Parallelamente, non si può, nelle attuali tendenze di consumo dei prodotti

enogastronomici, trascurare un’altra importante componente che può essere definita di

natura psico-sociale in riferimento al contenuto di “immaginario” presente nel

prodotto, consistente, appunto, in tutti quegli aspetti di natura immateriale connessi

alle nuove esigenze del consumo alimentare, quali:

− la ricerca di evasione dal proprio ambiente o la condivisione effimera della

cultura di altri luoghi;

− la ricerca di un riavvicinamento alla tradizione enogastronomica italiana ed ai

valori di serenità e genuinità evocati dal mondo rurale;

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− l’espressione del proprio livello culturale e sociale manifestato attraverso il

consumo di prodotti enogastronomici tipici e di qualità in occasione di

ricorrenze importanti.

In quest'ottica il prodotto enogastronomico trascende l'aspetto organolettico-gustativo

ed acquista una valenza comunicativo-economica, diventando un vero e proprio

medium. Il prodotto viene riconosciuto per il suo contenuto artistico-manuale, per la

ritualità che esprime, per la sua storia e tradizione.

Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, sono particolarmente importanti i contributi

di M. Douglas e B. Isherwood (1980) e P. Bourdieu (1984, 1993), che esaminano le

modalità attraverso le quali i beni di consumo sono usati per sottolineare differenze

sociali, ed agiscono come comunicatori. Ad esempio Douglas e Isherwood

definiscono il piacere derivante dal consumo come solo parzialmente prodotto

dall’aspetto materiale (il consumo fisico) dei beni in oggetto, ma anche e soprattutto

legato al loro uso come comunicatori: sottolineano per esempio il fatto di come sia

cruciale il piacere derivante dal condividere con altri la conoscenza e l’apprezzamento

di certi beni. Ad esempio per l’esperto di vini, la conoscenza del nome e delle

caratteristiche organolettiche, e delle modalità di consumo di un particolare vino di

marca.

Oltre a questo, sottolineano l’importanza della conoscenza delle appropriate modalità

di accesso o d’uso di ciascun bene: in questo senso il consumo di beni culturali (alta

cultura: arte, letteratura, opera, filosofia) deve essere correlato ai modi in cui anche

beni più comuni (abbigliamento, alimenti, bevande, attività ricreative ed uso del

tempo libero) sono gestiti e “consumati”, e la cosiddetta alta cultura viene iscritta

nello stesso spazio sociale degli altri beni di consumo. Gli stessi autori parlano di

classi di consumo e definiscono l’appartenenza ad esse in base alle modalità di

consumo di tre diversi insiemi di beni: l’insieme dei beni primari o stabili (staple),

corrispondenti alla produzione del settore primario, come ad esempio i beni

alimentari; l’insieme dei beni tecnologici, corrispondenti alla produzione del settore

secondario, come i mezzi di trasporto e le attrezzature di tipo meccanico; ed infine

l’insieme dei beni d’informazione, corrispondenti alla produzione del settore terziario,

come educazione, media di comunicazione, arte, attività e servizi culturali e relativi

all’uso del tempo libero. Ma sottolineano come sia anche necessario prestare

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attenzione ai modi in cui certi beni di consumo cambiano “posizione” in termini di

“status” o “durata” quando passano dalla produzione al consumo: alimenti e bevande

di solito sono beni che hanno una vita breve, tuttavia si verificano delle eccezioni. Ad

esempio una bottiglia di vino di marca può rappresentare un elemento di prestigio ed

esclusività, il che significa che talvolta può non essere consumato fisicamente (cioè

effettivamente aperto e bevuto) ma può essere consumato “simbolicamente”, in

quanto diventa un oggetto di ammirazione, viene fotografato, guardato ed esibito. E

per questo bene è in queste forme di consumo simbolico che va ricercata la

soddisfazione del consumo.

In questo nuovo scenario i prodotti enogastronomici trascendono non solo il bisogno,

ma anche la gola e il palato. La riscoperta delle radici, l’interesse per la zona di

provenienza, la sensibilità per gli aspetti antropologici, il desiderio di conoscere la

storia, la dimensione estetico-sensoriale si sommano e vanno ad interferire con la

gratificazione orale nell’apprezzamento del prodotto. I prodotti tradizionali, i vini,

assumono dunque una valenza comunicativo-economica in grado di trasmettere

l’identità, l’essenza di un territorio e della comunità che vi abita, con i suoi costumi, le

sue tradizioni e le sue abitudini, rendendolo appetibile come meta turistica.

Vinoterapia: vino, gusto e benessere (articolo tratto da www.vinit.it) Il vino è uno degli alimenti più importan-ti che fa sì che la dieta mediter-ranea sia conoide-rata estrema-mente salutare. I benefici di un'alimentazione sana ricca di frutta e verdura e "graziata" dall'olio extravergine d'oliva, infatti, si accompagnano ai tanti effetti positivi garantiti da un

consumo equilibrato e regolare di vino, ormai considerato non solo una bevanda, ma un vero e proprio toccasana in grado di procurare benessere al corpo e allo... spirito. Uno degli usi più curiosi del vino è sicuramente la vinoterapia. Nata in Francia, dove da alcuni anni si praticano impacchi, bagni e trattamenti nel Bordeaux, la vinoterapia è presto diventata una moda anche in Italia, dove da sempre trionfa la cultura enologica. Il nettare che troviamo in tavola, infatti, può diventare protagonista di vere e proprie cure per il benessere e per l'estetica, grazie alle proprietà salutari dell'uva nera. Le proprietà antiossidanti dell'uva, infatti, rendono i

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trattamenti termali a base di vino particolarmente indicati per migliorare la microcircolazione nei capillari e per rendere più forte, bella ed elastica la pelle. Un suggestivo trattamento a base di vino è il bain barrique, in cui si è immersi in intere botti di vino o nei tini di fermentazione, spesso all'interno di cantine panoramiche. Oltre ai benefici cutanei, l'esperienza estetica e olfattiva dell'immersione nel vino, circondati dai suoi vapori, garantisce piacevoli effetti rilassanti. Sul mercato inoltre, ci sono numerosi trattamenti estetici che prevedono l'utilizzo di creme, lozioni e estratti a base di vino e derivati dell'uva. Anche in questo caso, la vinoterapia - grazie principalmente ai polifenoli dell'uva - rinforza la pelle, combatte i radicali liberi responsabili dell'invecchiamento cutaneo e stimola la circolazione locale. In molti centri benessere italiani, solitamente posizionati vicino ai luoghi di vendemmia, si pratica la

vinoterapia estetica, spesso unita a trattamenti termali e a piacevoli degustazioni delle specialità gastronomiche locali!. Anche a tavola il vino può essere terapeutico. Una nuova filosofia gastronomica, infatti, tende a considerare il nettare di Bacco non solo una semplice bevanda, ma una vera e propria esperienza di gusto, che accompagna tutte le portate e crea benessere a tavola. Molti ristoratori e molte enoteche con cucina, infatti, presentano veri e propri menù guidati, in cui ciascuna portata è accompagnata da un bicchiere di vino perfettamente abbinato per gusto, provenienza territoriale e talvolta proprietà accessorie ma non meno importanti come la digeribilità e la gradazione alcolica, creando un vero e proprio percorso, che parte con un vino leggero per gli "appetizer" e arriva oltre la fine del pasto, proponendo vini da meditazione e distillati di pregio.

1.2 L’evoluzione della domanda di vino

Il mondo del vino ha vissuto, soprattutto nel decennio – quindicennio a cavallo tra la

fine degli anni ottanta – inizio novanta e la fine secolo e l’inizio del nuovo, due fasi

distinte. Mentre la seconda metà degli anni ottanta e i primi anni novanta sono stati

caratterizzati – nei paesi produttori, soprattutto europei – da numeri tendenzialmente

contrassegnati col segno “meno”, la seconda metà degli anni novanta ed il passaggio

di secolo ha mostrato numeri in cui il segno “più” è stato spesso presente, il calo

sistematico dei consumi si è perlomeno ridotto, alcuni segmenti prodotto/mercato

hanno mostrato invece significativi sviluppi, le correnti di export verso i migliori

mercati si sono intensificate sia in quantità sia, ciò che più conta, in valore.

Le ragioni del decremento possono essere suddivise in quattro categorie.

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Motivazioni di carattere economico: la crescente concorrenza delle altre bevande

(bevande analcoliche, acque minerali e birra); le variazioni relativamente più elevate

dei prezzi, rispetto sempre alle altre bevande; l’evoluzione della distribuzione, ad

esempio GD/DO e ipermercati, spesso più funzionali a prodotti relativamente

standardizzati che a prodotti relativamente complessi come il vino; più recentemente

(prima metà anni novanta), crisi economiche assai diffuse con conseguente

ridimensionamento dei consumi non ritenuti strettamente necessari.

Motivazioni di carattere sociale: modificazione dei valori e dei modelli culturali, cioè

attribuzione al vino, per tanti anni e soprattutto da parte dei pubblici giovanili, di una

immagine di non modernità, supportata indirettamente, da una immagine di

modernità attribuita alla birra; talvolta prevalere di una “cultura della

penalizzazione” nei confronti del vino; modifica delle abitudini di vita e soprattutto

delle modalità di assunzione dei pasti connesse con l’attività lavorativa; sviluppo dei

trasporti individuali e conseguente emergere di stili alimentari con esso coerenti;

forte riduzione del lavoro manuale richiedente forti input energetici.

Motivazioni di carattere politico-istituzionale: campagne anti-alcool che hanno

coinvolto anche il vino per diversi anni cui non si è opposta, per molti anni, alcuna

seria campagna di “educazione al consumo del vino” né di evidenziazione di alcuni

suoi valori anche “salutistici”; attività promozionale e pubblicitaria assai

“concentrata” dei concorrenti (birra, acqua), che spesso hanno sfruttato i punti di

forza tipici degli oligopoli (cui si sono opposte campagne generali di impatto

scarsissimo, se non controproducenti per il vino).

Fattori direttamente legati al prodotto in se: qualità intrinseca “media” per molto

tempo non elevata; “crisi” legate a taluni limitati fenomeni di sofisticazione che si

sono diffuse rapidamente purtroppo a tutto il settore anche se imputabili a pochi

soggetti (ad esempio la crisi del Metanolo a metà degli anni ottanta).

Le ragioni della ripresa possono essere raggruppate in quattro categorie.

Motivazioni di carattere prevalentemente socio-culturale: rilegittimazione crescente,

anche se ancora limitata, del mondo dell’agricoltura, ciò che “viene dall’agricoltura”

non è più quindi guardato con distaccata sufficienza (o fastidio) ma con un certo

interesse e talora con curiosità e voglia di scoperta (o di riscoperta); ripresa di

attenzione per tutto ciò che riguarda l’ambiente, la difesa degli ecosistemi, la

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valorizzazione del territorio; rilegittimazione salutistica del vino con supporti

crescenti dal punto di vista medico-scentifico.

Motivazioni di carattere prevalentemente economico: tendenza verso rapporti più

equilibrati fra livelli qualitativi e prezzi di vendita e ciò con evidenti ripercussioni in

termini di marketig, cioè il cliente che è soddisfatto del rapporto P/Q attribuisce una

patente di credibilità al suo fornitore e quindi innesca quel circolo virtuoso che porta

alla continuità del rapporto.

Emergere o consolidarsi di nuovi segmenti di consumatori: a fronte di una domanda

stazionaria o più spesso cedente fra i consumatori più tradizionali, si manifestano

nuove occasioni di consumo e/o nuove tipologie di consumatori; fra questi ultimi

importanza crescente stanno assumendo le donne, come tutte le statistiche mostrano;

anche fra i giovani si va facendo strada una crescente attenzione per il vino.

Motivazioni legate essenzialmente al prodotto: la qualità intrinseca si sta

indubbiamente elevando, buona parte dei produttori si è andata professionalizzando,

e ciò ha proiettato aspettative e fiducia sul mondo del vino, esiste insomma, anche se

in forma ancora limitata, una crescente corrispondenza fra “qualità prodotta” e

“qualità percepita”.

1.3 Il vino ed il territorio

Come abbiamo visto, il vino ai giorni nostri ha in larga misura cessato la sua

funzione alimentare per acquisire una dimensione suggestiva. Esso – ovviamente ci

si riferisce a quello di qualità – oggi è il simbolo di una cultura, di un territorio. La

richiesta di conoscenza attorno al vino incrementa costantemente, come dimostrano

le decine di migliaia di iscritti ai corsi di degustazione, e parimenti al vino questo

accade con tutti i prodotti agroalimentari di eccellenza.

Il vino è per altro un forte marcatore del territorio. Una recente indagine condotta dal

Censis Servizi (professor Fabio Taiti) mostra una platea potenziale di raffinati

consumatori di vini, quelli che uniscono alla bottiglia la territorialità, stimata sui sei

milioni di persone. La stessa indagine mette in rilievo come alcuni territori si

connaturino come distretti enologici là dove la qualità del vino è percepita come

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assoluta, ed altri come distretti turistico-rurali là dove il complesso delle opportunità

è dato dal vino più altri prodotti più il contesto rurale.

La ricerca condotta dall’Osservatorio del Salone del Vino ci dice che gli

enoappassionati sono appunto attorno ai sei milioni e che oltre un milione di questi fa

escursionismo per cantine. Stime che coincidono grosso modo con quelle fatte sia

dalle Città del Vino sia dal Movimento Turismo del Vino. Tutti questi indicatori ci

dicono sostanzialmente che il vino acquista valore e attrattività se contestualizzato

nella ruralità.

Il vino, dunque, assume una funzione di medium in grado non solo di comunicare

cultura materiale, tradizione, emozioni, sapori e profumi, ma anche di generare

valore nel territorio, innescando nuovi germi di imprenditorialità. In altre parole, il

vino diventa il mezzo attraverso cui attirare l'interesse dei viaggiatori e dei media,

rendendo visibile e visitabile il territorio, sviluppando di conseguenza nuova

ricchezza in esso, rendendo possibile l'incontro fra produttore e consumatore.

Rispetto al passato, quando i prodotti enogastronomici avevano il compito

"accessorio" di costruire l'identità di un luogo e la loro degustazione era

semplicemente il "riempitivo" di un week-end passato in visita ad un borgo

medievale, adesso assumono il ruolo di principale attrazione ed è in funzione di essi

che si muovono nuovi turisti, attirati solo in via accessoria dal paesaggio, dall'arte,

dalla storia.

Il visitatore è attratto dal mito del grande vino, dalla voglia di vedere come e dove

nasce, di conoscere chi lo fa e farsi raccontare i piccoli segreti delle grandi bottiglie.

Ma in questa esperienza il visitatore viene in contatto con una serie di aspetti di

conoscenza materiale e immateriale che sono espressione di una cultura territoriale

specifica. La visita non è più un’esperienza estetica ma diventa un’esperienza

partecipata, in cui viene coinvolto l’intero territorio visitato. In questo modo il vino

può contribuire ad innescare una dinamica di sviluppo sostenibile a tutto campo.

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2 Il turismo del vino

2.1 Nuovi turismi

Il viaggio è un modo di usare il tempo libero per soddisfare un’ampia gamma di

bisogni: “il recupero e la rigenerazione, la compensazione e l’integrazione sociale, la

fuga, la comunicazione, l’apertura della mente, la libertà e l’autodeterminazione,

l’autorealizzazione e la felicità” (Krippendorf J., 1987). Negli ultimi anni i bisogni da

soddisfare nel tempo libero hanno subito un profondo mutamento, misurabile

attraverso le maggiori velocità di crescita dei “turismi alternativi” (turismo verde,

turismo del benessere, turismo non-turistico, turismo del gusto) ed all’emergere di

nuovi trend:

• viaggi brevi e frequenti

• aumento del turismo a medio raggio e intraregionale (effetto anche dell’11

settembre)

• meno viaggi organizzati

• preferenza a viaggiare per conto proprio e costruire da soli il proprio

programma

• più qualità e meno convenienza, dove la qualità comprende comunicazione,

intermediazione, servizi offerti, diversificazione dell’offerta…..

• importanza dei servizi alla persona, ossia quelle prestazioni che

avvantaggiano le relazioni del turista

Più in generale, si assiste oggi all’emergere di nuove forme di turismo basate sulla

volontà di “appropriazione” dell’essenza di un luogo e della comunità che vi abita,

con i suoi costumi, le sue tradizioni e le sue abitudini. Un bisogno che è frutto

dell’aumento di soggettività dei singoli, ma anche delle nuove tecnologie di

comunicazione che consentono di viaggiare virtualmente ovunque, anche a migliaia

di chilometri, suscitando negli individui una forte curiosità per l’identità culturale

propria e altrui. Identità culturale fatta di risorse materiali, come il paesaggio o i

monumenti, e immateriali, ossia quelle testimonianze trasmesse negli usi e costumi

della collettività. Tra questi elementi dell’esperienza turistica, un ruolo centrale è

rivestito dai prodotti eno-gastronomici: essi sono espressione di identità e cultura

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(basti pensare a certi processi di produzione e conservazione, o ai tabù alimentari

propri di certe popolazioni) e rappresentano perciò un’importante componente del

patrimonio turistico (Bessi’ere, 1998; Cusack, 2000). Attraverso di essi il turista può

stabilire relazioni e avviare comparazioni culturali all’interno delle comunità con cui

entra in contatto (Bernardi U., …). Il cibo ed il vino possono essere espressione di

una cultura locale come può esserlo il paesaggio; tale relazione è estremamente

significativa dal punto di vista turistico, poiché consente, ad esempio, di utilizzare il

vino ed il paesaggio viticolo ad esso associato come leva per stabilire una forte

identità regionale nel mercato del turismo (Hall and Macionis, 1998), basti pensare al

Chianti. Quindi i prodotti enogastronomici possono essere significativamente

utilizzati come strumento di differenziazione in un mercato globale sempre più

competitivo, andando a costituire così il terreno su cui giocare il conflitto

dimensionale globale/locale. Essi sono elementi cardine per il turismo del futuro, il

cui scopo principale, come dichiarato dall’Organizzazione Mondiale del Turismo, è

quello di perseguire la salvaguardia delle specificità dei singoli territori.

2.2 Il fenomeno enoturistico

Le definizioni di turismo del vino abbondano, poiché la disciplina continua a

svilupparsi. Una definizione concettuale che contiene il centro di questo studio è

quella di Hall e Macionis (1998): “… la visita a vigneti, cantine, festival del vino, e

mostre del vino, nella quale la degustazione di vino e/o provare gli attributi delle

regioni vinicole sono i principali fattori di motivazione per i visitatori.” Per alcuni, il

turismo del vino coinvolge anche la pianificazione di destinazione e la strategia di

marketing (Getz, Dowling, Carlsen, & Anderson, 1999); questo riconoscimento si

manifesta nella Western Australian Wine Tourism Strategy (2000), che definisce il

turismo del vino come: “… un viaggio allo scopo di provare cantine e regioni

vinicole e i loro legami con lo stile di vita. Il turismo del vino comprende sia la

fornitura di un servizio che il marketing di una destinazione”. Il turismo del vino in Italia nasce nel 1993 e la sua storia coincide con quella della

manifestazione che l’ha portato al successo, “Cantine Aperte” e del Movimento del

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Turismo del Vino, un’associazione di volontari che unisce cantine, ristoranti,

enoteche, agenzie di viaggio e giornalisti.

Dal 1993 ad oggi è un proliferare di iniziative: da “Calici di stelle” a “Benvenuta

vendemmia”, da “Cantine aperte tutto l’anno” a “Vin tour”, fiera del turismo

enologico, che ha luogo presso Vinitaly, dalla certificazione di qualità

dell’accoglienza in cantina alla regolamentazione delle strade del vino.

Nel 2002 sono state censite oltre 200 agenzie di viaggio del vino. Le guide del

Turismo del vino sono numerose ed in continuo aumento.

Nel 2004 il turismo del vino ha conseguito i seguenti risultati:

- 4.000.000 di turisti del vino;

- 2.000 milioni di euro di fatturato del turismo del vino;

- 260 eventi realizzati in un anno dalle strade del vino;

- 25 euro di spesa media di un turista del vino in cantina;

- 31 euro di spesa media di un turista del vino per la ristorazione;

- 47 euro di spesa media di un turista del vino per il pernottamento;

- 46 euro di spesa media di un turista del vino per lo shopping (prodotti

tipici e servizi);

(Censis Servizi, IV Rapporto sul Turismo del Vino).

Lo straordinario successo riscontrato, in solo pochi anni dalla sua costituzione, dal

Movimento del turismo del vino, con centinaia di migliaia (o milioni, secondo varie

valutazioni) di partecipanti, cioè “agro-eno-turisti”, alle sue iniziative, spesso in

connessione con quelle della “Associazione Nazionale delle Città del Vino1”, riposa

su diversi fattori e, soprattutto, sulla loro attenta combinazione:

• la forte domanda di qualità alimentare e quindi di vino con “segni

riconoscibili” di tale qualità, reale o supposta che sia (DOC/DOCG); crescita

della dimensione del piacere legata al vino di qualità cui gli aderenti al

Movimento hanno saputo dare efficace risposta anche attraverso significative

attività di comunicazione;

1 L’Associazione Nazionale Città del Vino, è un’associazione di Comuni a vocazione vinicola, nata nel 1987 da paesi e città che danno nome ad un vino, che producono nel proprio territorio vini a denominazione di origine o che comunque sono legati al vino per storia, tradizione e cultura. I Comuni delle Città del Vino si distinguono per il loro impegno a favore di uno sviluppo economico e sociale rispettoso dell'ambiente e delle identità locali.

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• la forte domanda di “territorio ecocompatibile”: non è un caso che il

movimento si sia sviluppato a partire dalle aree vitate meglio conservate e

paesaggisticamente fra le più interessanti del paese, come certe zone della

Toscana o del Piemonte;

• il forte legame fra produzione viticola (cioè agricola) e storia, tradizione e

cultura (enogastronomica e non) locale che gli aderenti al Movimento hanno

saputo far percepire ai visitatori;

• la forte domanda di rapporto diretto con il produttore cui il Movimento ha

risposto spesso con un elevato spirito di servizio al cliente e di disponibilità

alla accoglienza in cantina (quest’ultimo aspetto ci sembra sia stato un fattore

decisivo di successo).

Un festoso assalto alle ''Cantine Aperte'' 2005 (articolo tratto da www.vinit.it)

Un grande, festoso assalto alle ‘Cantine Aperte’. Un happening a cui nessun appassionato di vino e delle bellezze d’Italia ha voluto rinunciare. Sì, anche nella sua tredicesima edizione di domenica 29 maggio, la manifestazione del Movimento Turismo del Vino si è rivelata un ‘evergreen’, segnando anzi un clamoroso boom, nonostante il bel tempo che ha dirottato molte persone verso le spiagge!

Più 20% rispetto allo scorso anno: dalle rilevazioni condotte dal Movimento Turismo del Vino su un significativo campione di aziende già a fine giornata, sono state 1.200.000 le presenze stimate nelle quasi 1000 cantine del Movimento Turismo del Vino aperte in tutta la penisola in occasione dell’irrinunciabile, unica festa del vino made in Italy. In gran parte giovani. E

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soprattutto un turismo qualificato e interessato al mondo del vino. Segno che l’evento di Cantine Aperte rimane il vero ‘trascinatore’ del comparto enoturistico nel suo complesso. Grazie a Cantine Aperte è come se il popolo degli enoturisti avesse avuto una intera ‘carta dei vini’ nazionale in assaggio, da Aosta a Marsala, dal Collio al Salento. Almeno 5000 etichette diverse nelle 1000 aziende del Movimento Turismo del Vino che detiene il marchio depositato di Cantine Aperte. Del resto, i segnali del boom si erano visti già da venerdì mattina, quando siti e centralini del Movimento Turismo del Vino sono andati temporaneamente in tilt per il troppo afflusso (problema prontamente risolto). I numeri della giornata di Cantine Aperte parlano chiaro…..ecco qualche esempio: in Valle D’Aosta 20.000 presenze, in Friuli Venezia Giulia 100.000 enoturisti, in Trentino Alto Adige un flusso continuo e tanti turisti anche da altre regioni e da sottolineare il successo del talk show di sabato sul tema delle Cantine al servizio del turismo. In Emilia Romagna parecchi giovani, in Abruzzo 45.000 presenze, in Umbria 72.000, in Campania almeno 15.000 le presenze tra il sabato e la domenica, in Calabria 6.000, in Puglia + 20% rispetto allo scorso anno nonostante il Papa a Bari! In Sardegna 40.000 presenze…. Quest’anno, comunque, Cantine Aperte, nonostante il boom, si è svolta all’insegna di un’ospitalità attenta, qualificata e personalizzata: “Cantine Aperte, infatti, si è dimostrata laboratorio dei nuovi modi di accoglienza in

cantina, in una fase in cui l’enoturismo è ormai una realtà consolidata e imponente: il Censis Servizi ha stimato in 4 milioni i ‘praticanti’ del turismo per vino, e se si sono raggiunti risultati del genere è proprio grazie all’impulso delle aziende socie del Movimento, già da tempo organizzate a ricevere ospiti durante tutta la settimana”, afferma il presidente nazionale del Movimento Francesco Lambertini. “Da un sondaggio sviluppato da Censis Servizi in collaborazione con le aziende del Movimento del Turismo Vino (che hanno risposto ben in 600!), l’enoturismo risulta essere un prodotto giovane, solido, con buone basi di crescita”, ha confermato Fabio Taiti, presidente del Censis Servizi, durante la presentazione di Cantine Aperte 2005, avvenuta a Roma alla Casina Valadier. “Buone le previsioni per l’anno in corso: presenze in aumento secondo il 44% delle aziende. Dato questo confermato anche dall’andamento dello scorso periodo pasquale: + 7% italiani + 8% stranieri, in netta controtendenza rispetto al dato generale del turismo (- 7% italiani, - 13% stranieri)”. Sono stati tanti i motivi che hanno fatto di Cantine Aperte 2005 un’occasione esclusiva, oltre a quello – non trascurabile - di vedere dove e come si fa il vino, e di vivere ‘dal di dentro’ una zona vitivinicola: primo motivo, la solidarietà di Wine for Life-Programma Dream (iniziativa della Comunità di Sant’Egidio per la lotta all’Aids in Africa) e, localmente, per diversi enti come Admo, Unicef, Aism, AIL e altri; per scoprire le nuove forme di ospitalità adottate

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dalle cantine, tra cui l’inedita iniziativa ‘a cena con il vignaiolo’, senza dimenticare il sempre più elevato rigore tecnico delle degustazioni e la pregnanza dei ‘temi’ scelti (con i vitigni autoctoni giustamente da protagonisti); per approfondire la visita del territorio seguendo una delle tante manifestazioni collatera-li, come il Raduno di auto d’epoca con Registro Fiat Italiano, i prodotti tipici, gli intrattenimenti, gli eventi di musica, cultura, arte e ambiente.

Si va da ‘5 Castelli nel segno del Vino’, iniziativa questa che ha riscosso un grande consenso, e ‘Salviamo un mestiere’ in Campania agli itinerari di trekking fra i vigneti o in bici in Lazio, Trentino, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Puglia; dall’inedito fil rouge fra musica e vino (in Lombardia, con Ron come testimonial) ai qualificati appuntamenti con convegni e talk show sull’enoturismo, nonché i pacchetti turistici, organizzati in Trentino Alto

Adige in collaborazione con le APT; o ancora, Venetowineroad in Veneto e le nuove guide ‘enoturistiche’ messe in campo dall’Umbria. Ed è stato un trionfo di prodotti tipici in abbinamento ai vini un po’ ovunque, in Sardegna, Sicilia, Basificata, Molise, Abruzzo, Lazio, Marche, Emilia Romagna, Liguria, Piemonte. Tutte iniziative che hanno trasformato le cantine italiane, in tutte e 20 le regioni, nel ‘meeting point’ sia di chi ama il vino, sia di chi si occupa professionalmente di vino. Perché quello del Movimento Turismo del Vino è tutto un mondo, un patrimonio formidabile di valori e saperi che si apre all’esterno, ad esperti, turisti, curiosi in una giornata speciale di serrato confronto. Perché nessuno meglio del vignaiolo conosce il suo vino. Nessuno è in grado di trasmettere storie, sensazioni ed esperienze su quel vino, su quel vigneto, su quel territorio, come può fare chi il vino lo produce, chi sul vigneto ‘pesta la terra’ ogni giorno, chi sul territorio lavora e vive.

2.3 L’enoturista

L’enoturista ha il profilo di un consumatore-intenditore-scopritore prevalentemente

maschio e bevitore abituale, di età compresa fra i 26 ed i 45 anni; ha un livello

sociale ed economico medio alto (nell’ordine decrescente dirigenti, impiegati-quadri,

insegnanti, liberi professionisti, imprenditori, commercianti), si sposta in macchina

con la famiglia e, se è straniero, proviene da paesi di lingua tedesca.

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Va per vigneti allo scopo di conoscere meglio il vino (43%) e completare la sua gita

in campagna, mentre l’acquisto risulta decisamente l’ultima delle sue motivazioni

(16%).

Il passaparola è il sistema più efficace di divulgazione, mentre i canali classici,

televisione, giornali, agenzie di viaggio, complessivamente, influenzano meno del

2% dei visitatori.

L’enoturista è meno sensibile, in ordine decrescente, al paesaggio, alla buona

gastronomia, al clima, all’elemento umano ed all’arte; in cantina la tecnologia

sembra influenzare positivamente solo quel segmento di clientela che percepisce in

modo rilevante il vino come status symbol.

Esistono due tipi diversi di turismo. Quello primaverile assomiglia all’escursionismo,

si svolge cioè dall’alba al tramonto, specialmente per gli italiani.

L’enoturismo autunnale è invece parte di una vacanza più prolungata che per i nostri

connazionali è spesso un viaggio organizzato.

Questo secondo tipo di visitatore è attratto dal complesso di offerta costituito da arte,

natura, vino e cucina; spende di più nell’acquisto di bottiglie (specialmente lo

straniero) ma compra anche consistenti quantità di prodotti alimentari locali per cui

destina il suo denaro, nell’ordine, al pernottamento, al vino, ai pasti, ed infine agli

altri acquisti o servizi.

L’enoturista percepisce in termini molto positivi l’acoppiata vino-cibo tipico e in

cantina vorrebbe trovare anche un locale in cui mangiare cucina tipica.

Nel territorio oggetto della visita è molto sentita la mancanza di uffici turistici e di

guide.

Il pubblico delle cantine ha superato ormai la fase della prima esperienza, anche se la

sua conoscenza si limita, nella maggior parte dei casi, al territorio italiano.

Il giudizio sulle cantine degli stranieri è migliore rispetto a quello dei connazionali.

Un elemento di novità emerso negli ultimi anni è la trasformazione dell’enoturismo

da un passatempo per pochi ad una moda diffusa, per cui il rapporto fra appassionati

e “turisti del vino per caso” è diverso da quello iniziale coincide con il dilagare della

moda enologica.

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Rispetto ai primi anni 90, quando il turismo del vino ha cominciato in Italia a

muovere i primi passi, il quadro appare molto mutato. Allora i primi adepti erano

ascrivibili a una delle due categorie polari:

- dei devoti eruditi, grandi competenti di vini e buoni frequentatori di cantine,

- e dei festanti neofiti, entusiasti frequentatori delle prime edizioni di calici

sotto le stelle.

Oggi, dopo tanto movimentismo, tanti assaggi guidati in casa e fuori, tanta letteratura

classificatoria di almanacchi e citazioni di riviste, e soprattutto tante battute di vigna

e di cantina, la segmentazione dei turisti del vino appare assai più estesa e meno

definibile.

Almeno cinque risultano i livelli di cui si compone questa nuova piramide:

- alla base si trova il “popolo” degli eno-curiosi, ossia di coloro che provano un

approccio iniziale al settore, avendo poche conoscenze specifiche ma molto

interesse a partecipare; in questa categoria, costituita soprattutto da giovani,

coppie, famiglie si registrano in genere buoni consumi fuori casa, legati

soprattutto agli eventi;

- al primo livello si collocano gli eno-esploratori, che possiedono generalmente

un livello elementare di interesse e conoscenze di prodotti e luoghi, frutto

principalmente della lettura di riviste e guide; gli eno-esploratori, in larga

parte giovani fra i 35 e i 45 anni, sono ottimi visitatori di enoteche e cantine;

- al secondo livello si posizionano gli eno-tifosi, che presentano un vivo

interesse per il settore, possiedono una buona conoscenza di base, e sono

orientati verso soggiorni e corsi oltre che gite; manifestano una buona

capacità di spesa, e sono rappresentati in prevalenza da maschi adulti;

- al terzo livello troviamo gli eno-professionisti, che possiedono un’ottima e

diversificata conoscenza del prodotto, una sviluppata cultura di viaggi, luoghi

e precorsi del settore; citano etichette, annate, prezzi, aste, abbinamenti ed

hanno un elevato livello di spesa;

- al livello più alto si incontrano infine gli eno-sperimentatori, che oltre ad

avere un bagaglio di conoscenze e un profilo di crescita simili al gruppo

precedente, si distinguono per la voglia di non fermarsi alle apparenze, per la

ricerca di identità nei prodotti e nei luoghi, per una spiccata attitudine a fare

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della cultura del vino più un occasione di esperienze che di apparenze (Censis

Servizi S.p.A., 3°Rapporto sul Turismo del Vino, 2003).

Fig. 2.1

È lecito chiedersi se in questo ampio panorama degli enoturisti sia possibile operare

una segmentazione sulla base dei modelli di acquisto individuali, ossia di cosa e di

quanto comprano2. Sicuramente possiamo distinguere almeno due target, l'enoturista

orientato esclusivamente al prodotto e l'enoturista più orientato verso i servizi

accessori. Il primo target vede nel “giacimento” enologico l’esclusivo motivo del

viaggio, il vero e proprio fine ultimo della sua scelta; in questo segmento possiamo

far rientrare, oltre agli appassionati, anche gli operatori del settore, ossia buyers,

enotecari, ristoratori, ecc.. Il secondo target, invece, vede nel vino un elemento

2 Per un approfondimento cfr. P.Kotle, W.G.Scott, “Marketing management”, 1993

Cultura del vino

Ampia conoscenza del settore, elevati livelli di spesa

Interesse e conoscenza del settore, buona capacità di spesa

Conoscenze di prodotti e luoghi da riviste e guide, visitatori di enoteche e cantine

Approccio iniziale al settore, poche conoscenze specifiche, molto interesse a partecipare

Eno-sperimentatori

Eno-professionisti

Eno-tifosi

Eno-esploratori

Eno-curiosi

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centrale del viaggio, in cui però giocano un ruolo importante anche altre risorse del

territorio: ecco che, una volta scelta la destinazione enogastronomica, anche in base

ad altre risorse del territorio (natura, elementi storici e culturali, ecc.), i servizi

accessori diventano una discriminante.

A queste due tipologie si aggiungono poi gli enoturisti da evento, ossia quei turisti

motivati da un evento, una sagra, una fiera, ecc., in cui il vino diventa l’elemento

centrale (Cantine Aperte ne è l’esempio più immediato): l’evento costituisce quel

connubio fra prodotto – momento di festa che spinge al viaggio; si tratta di un target

spot, trasversale, che può interessare l’offerta solo una volta l’anno, e che costituisce

un’importante risorsa da attirare nel territorio nei momenti di bassa domanda.

In linea di massima potremmo dire che i due target, enoturista orientato

esclusivamente al prodotto ed enoturista più orientato verso i servizi accessori, si

distinguono essenzialmente per cosa e quanto comprano.

L'enoturista orientato esclusivamente al prodotto in genere opta per un soggiorno di

una sola giornata, preferibilmente sabato o domenica, e per questo motivo proviene

da località molto vicine. Si muove solo, oppure con la famiglia o gli amici,

organizzandosi personalmente il viaggio; il suo obiettivo si riassume essenzialmente

nella volontà di acquistare e degustare il prodotto, attraverso tutti i canali possibili e

con una spesa contenuta, ed attribuisce un ruolo secondario alle valenze prettamente

turistiche del territorio (paesaggio, natura, monumenti, …). Riguardo alle professioni

esercitate si tratta di un target trasversale.

Anche l'enoturista più orientato verso i servizi accessori si muove in genere con la

famiglia o gli amici, organizzandosi personalmente il viaggio, ma il suo soggiorno si

protrae 2 o 3 giorni, ed attribuisce il medesimo grado di importanza alla presenza sia

di un sistema ricettivo con prezzi differenziati, che di bellezze paesaggistiche ed

artistiche. Questo target proviene in genere da regioni vicine, o tali comunque da

permettere di raggiungere facilmente la meta, e svolge prevalentemente un'attività

lavorativa di concetto.

Più difficile definire un profilo esatto dell'enoturista da evento: si tratta chiaramente

di un target proveniente da località molto vicine, trasversale dal punto di vista

professionale, venuto a conoscenza dell'evento attraverso il passaparola, le locandine,

gli articoli di giornale, spinto prevalentemente dal desiderio di frequentare sagre e

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festival di prodotto, ma anche di visitare le aziende di produzione o semplicemente di

passare una giornata diversa. Si tratta di una eterogeneità di esigenze che devono far

riflettere sull'importanza della differenziazione delle attività legate all'evento: questo

target è motivato dalla volontà di approfondire le sue conoscenze sul prodotto, sia

tecniche (processi di lavorazione), che organolettiche e di modalità di fruizione; da

qui la grande importanza di servizi come le visite e le degustazioni organizzate ed i

punti di ristoro.

Chiaramente, i tre segmenti di turisti hanno un impatto diverso sul territorio.

L'enoturista orientato esclusivamente al prodotto si mette in viaggio, in genere di

breve durata, immaginando di trovare sul territorio un adeguato quantitativo di

produzione con elevati standard di qualità ed un efficace sistema di fruizione in

termini di degustazione e di acquisto. Questo tipo di turista è interessato a vedere i

luoghi (e possibilmente le fasi) della produzione, a confrontarsi con i produttori, a

degustare ed eventualmente acquistare il prodotto; queste diverse modalità di

fruizione costituiscono un momento di grande importanza per il turista,

un’esperienza di conoscenza talmente rilevante da rendere preferibile il consumo sul

territorio al consumo a casa. Sebbene questa esperienza possa essere interamente

vissuta in cantina, non si può ignorare che il momento di degustazione preferibile sia

sempre la tavola e che quindi il legame fra vino e cucina costituisca un importante

diffusore di conoscenza/suggestione per l’enoturista; ciò a voler dire che pur

risultando soddisfacenti per questo segmento di turista soluzioni con un livello

minimo di fruizione, sono altresì ottimali quelle proposte in cui le risorse e i servizi

sono organizzati in maniera complessiva.

L'enoturista più orientato verso i servizi accessori, volendo trascorrere una vera e

propria vacanza (per soddisfare i suoi bisogni di svago, riposo, fuga dal quotidiano),

pur considerando importanti i tre momenti legati alla fruizione del “giacimento”

enologico, valuterà la sua esperienza tenendo in considerazione la presenza e le

modalità di erogazione di servizi accessori. Le sue attese si traducono nella

possibilità di ricevere sul territorio un’adeguata accoglienza nelle strutture ricettive,

di trovare operatori che forniscano informazioni e offrano un servizio di

intermediazione (prenotazioni per alberghi, ristoranti, …), di svolgere tutte le attività

che gli permettono di “appropriarsi” del prodotto e della cultura del territorio. La

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possibilità di soddisfare al massimo le attese dell’enoturista risiede in questo caso

nella qualità e nella coordinazione sinergica di tutti i servizi, più o meno necessari, in

modo tale da formare un’immagine del territorio professionale e organizzata (non si

dimentichi che può bastare un’inefficienza o una scortesia ricevuta per far

dimenticare al turista le bellezze del paesaggio o la qualità del prodotto degustato) e

fornire al turista un vero e proprio pacchetto turistico.

2.4 La domanda estera rispetto all’offerta enogastronomica italiana

Per valutare le potenzialità dell’enoturismo, si ritiene interessante esplorare i

comportamenti della domanda estera rispetto all’offerta enogastronomica del nostro

paese. A tal fine vengono utilizzati i risultati di un’indagine condotta

dall’osservatorio internazionale sul turismo enogastronomico (2004) volta ad

evidenziare il livello e gli elementi di conoscenza delle produzioni enogastronomiche

tipiche italiane su un campione di residenti in alcuni Paesi europei, nello specifico

Austria, Belgio, Francia, Germania, Olanda, Regno Unito e Svizzera.

La situazione attuale del turismo enogastronomico vede raramente tale motivazione

come determinante per la decisione relativa alla scelta della destinazione di vacanza,

ma più spesso come fattore complementare. Vi sono però alcune differenze fra i vari

paesi:

• poco meno della metà degli austriaci intervistati afferma che la notorietà della

cucina italiana ha influenzato la sua decisione di vacanza, e per il 43% di essi

tale aspetto ha svolto un ruolo “molto importante”; quasi un quarto degli

intervistati afferma inoltre che la motivazione enogastronomica è o potrebbe

essere “sufficiente” a determinare il proprio processo decisionale, dato questo

che denota un esplicito interesse per il turismo enogastronomico;

• anche nel caso del Belgio l’enogastronomia sembra rappresentare una

determinante non marginale nel processo di scelta della destinazione di

vacanza: poco meno della metà degli intervistati afferma che la notorietà

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della cucina italiana ha influenzato la sua decisione, anche se in misura

significativa solo per un terzo di essi. Generalmente, però, la motivazione

enogastronomia appare complementare rispetto ad altre motivazioni di

viaggio: l’interesse esplicito per il turismo enogastronomico interessa solo il

5% della domanda turistica belga;

• per gli intervistati francesi la motivazione enogastronomica non costituisce

una motivazione importante per la scelta della vacanza, bensì un fattore

complementare; solo il 37% di essi è stato influenzato nella scelta di viaggio

dalla cucina italiana, ma per pochissimi è stata determinante: il 98% degli

intervistati giudica infatti la motivazione enogastronomica non sufficiente a

determinare da sola la decisione di un viaggio in Italia;

• il 58% dei tedeschi intervistati colloca la cucina italiana fra i fattori che hanno

influenzato la decisione di vacanza in Italia, ma solo per il 7% ha svolto un

ruolo determinante; l’11% degli intervistati dichiarano inoltre che la

motivazione enogastronomica è sufficiente a determinare da sola la decisione

di un viaggio in Italia (questi dati individuano la dimensione di un potenziale

mercato per lo specifico segmento);

Fig. 2.2 Influenza della cucina italiana nella scelta del viaggio

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L'enogastronomia italiana ha influenzato la scelta di viaggio?

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Fig. 2.3 Grado di influenza della cucina italiana nella scelta del viaggio

In che misura l'enogastronomia italiana ha influenzato la scelta di viaggio?

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Molto Poco In giusta misura

• per circa metà degli olandesi intervistati la notorietà della cucina italiana

risulta essere uno dei fattori che ha determinato la scelta di effettuare una

vacanza nel nostro Paese, anche se non con un peso elevato (solo il 5%

attribuisce un peso importante); la totalità degli intervistati (100%) esclude

comunque che la motivazione enogastronomica possa da sola essere

sufficiente per la decisione di effettuare una vacanza in Italia (ciò denota uno

scarsissimo interesse verso specifiche forme di turismo enogastronomico);

• nei fattori di scelta della destinazione di vacanza degli inglesi

l’enogastronomia risulta del tutto assente, sia per le scelte già effettuate che

per quelle future;

• la motivazione enogastronomica raramente risulta determinante per la

decisione di scelta della destinazione di vacanza dei turisti svizzeri

intervistati, configurandosi più spesso come fattore complementare; solo per

il 15% essa riveste una certa importanza. Tuttavia il 27% degli intervistati

dichiara che la motivazione enogastronomica potrebbe essere sufficiente in

un futuro processo di decisione della scelta di un viaggio di vacanza in Italia.

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Fig. 2.4 Importanza delle motivazioni enogastronomiche nella scelta del viaggio

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Austria Belgio Francia Germania Olanda Regno Unito SvizzeraPaesi

Farebbe un viaggio in Italia solo per motivazioni enogastronomiche o ritiene che l'enogastronomia sia complementare ad altri interessi?

Complementare Sufficiente

Il quadro della conoscenza spontanea dei prodotti tipici italiani nei paesi oggetto di

indagine risulta piuttosto vago ed il riferimento più comune è alla tipologia e non allo

specifico prodotto. I fattori di notorietà rispetto a due zone emblematiche di

produzioni tipiche, Parma e Chianti, presentano invece un contorno di maggiore

precisione. È comunque probabile che tale associazione non sia così diffusa nel caso

di altre zone geografiche d’Italia:

• in Austria la maggior parte degli intervistati esprime una conoscenza

spontanea dell’olio di oliva, della mozzarella, del prosciutto. Unica eccezione

di conoscenza di uno specifico prodotto è costituita dal “parmigiano”,

peraltro utilizzato in senso lato in riferimento al “formaggio grana”. Citando

invece le due zone di produzioni tipiche, Parma e Chianti, oltre l’80% degli

intervistati ha risposto “prosciutto” nel primo caso e “vino” nel secondo;

• in Belgio il quadro della conoscenza spontanea appare molto variegato e le

uniche frequenze di segnalazione si registrano per la pasta, la mozzarella, il

parmigiano. Riguardo invece i fattori di notorietà l’associazione Parma-

“prosciutto” e Chianti-“vino” è stata fatta rispettivamente dall’84% e dal 90%

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degli intervistati; il 18% ha associato Parma a “formaggio” (generico) e l’8%

al “parmigiano”;

• in Francia la conoscenza spontanea dei prodotti tipici italiani è molto

sfumata; citando invece le zone di Parma e Chianti il 75% associa

“prosciutto” nel primo caso e l’84% “vino” nel secondo;

• in Germania il quadro della conoscenza spontanea dei prodotti tipici italiani è

più preciso: al riguardo vengono indicati nell’ordine l’olio d’oliva, il

parmigiano, la mozzarella (“di bufala”), il prosciutto di Parma, l’aceto

balsamico, la mortadella. Citando le zone Parma e Chianti nel primo caso il

74% ha risposto “prosciutto” ed il 30% “parmigiano”, nel secondo ben il 91%

ha risposto “vino”; un intervistato su tre associa inoltre al termine Chianti il

riferimento preciso ad un’area geografica;

• gli olandesi sembrano avere una certa conoscenza spontanea dei prodotti

tipici italiani: fra i più citati l’olio d’oliva, il parmigiano, la mozzarella, il

pesto, il prosciutto di Parma, il gorgonzola, la mortadella, il pecorino. Le

associazioni Parma-“prosciutto”, Parma-“parmigiano” e Chianti-“vino”

presentano valori di notorietà pari, rispettivamente, a 60%, 58% e 95%;

• limitata è la conoscenza spontanea dei prodotti tipici italiani da parte degli

inglesi intervistati (la frequenza è molto bassa): pasta e olio d’oliva i più

citati, seguiti da mozzarella, parmigiano, amaretto, mortadella e prosciutto di

Parma. L’associazione Parma-“prosciutto” è stata fatta dal 56% degli

intervistati, Parma-“formaggio” dall’11%. Il 67% ha invece associato Chianti

al “vino”, ma un intervistato su quattro non ha saputo associarlo a nessun

prodotto; il riferimento all’area geografica (“Chiantishire”) è stato indicato

dal 10%;

• il quadro di conoscenza spontanea dei prodotti tipici italiani in Svizzera è

piuttosto positivo in quanto vengono citati anche prodotti meno noti: l’olio

d’oliva, il parmigiano, la mozzarella, il prosciutto di Parma, l’aceto

balsamico, l’amaretto, i cantuccini ed il vin santo. Citando Parma e Chianti

l’86% degli intervistati ha risposto “prosciutto” nel primo caso ed il 100%

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“vino” nel secondo; un intervistato su cinque ha inoltre associato il termine

Chianti ad una precisa area geografica.

Fig. 2.5 Associazione d'idee al termine "Chianti"

0%

20%

40%

60%

80%

100%

Ris

post

e pe

rcen

tual

i

Austria Belgio Francia Germania Olanda Regno Unito SvizzeraPaesi

Se le dico "Chianti" a cosa pensa?

Vino Area geografica Altro / non so

L’osservatorio internazionale sul turismo enogastronomico ha poi sondato le

attitudini a consumare due prodotti tipici italiani: l’olio d’oliva ed il vino. Anche qui

si registrano sostanziali differenze:

• l’85% degli austriaci intervistati dichiara di usare abitualmente olio d’oliva ed

i due terzi di essi affermano di bere vino e di preferire, nell’80% dei casi, il

vino italiano. Al riguardo, circa l’85% degli intervistati ha saputo indicare

correttamente il nome di vini italiani;

• la stragrande maggioranza dei belgi intervistati dichiara di consumare

abitualmente olio d’oliva (l’89%) e vino (l’86%), preferendo però il vino

francese; il livello di conoscenza dei vini italiani è comunque elevato dato

che il 90% degli intervistati ha saputo indicare correttamente ed in modo

spontaneo il nome di qualche vino italiano;

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Fig. 2.6 Conoscenza dei vini italiani

0

20

40

60

80

100

120R

ispo

ste

perc

entu

ali

Austria Belgio Francia Germania Olanda Regno Unito SvizzeraPaesi

Mi sa indicare qualche vino italiano?

NoSì

• in Francia il consumo abituale d’olio d’oliva risulta elevato (86%) mentre

meno diffusa è l’abitudine a bere vino (66%), che però nell’88% delle

preferenze deve essere vino francese (un quarto degli intervistati fa però

riferimento anche a vini italiani); il livello di conoscenza dei vini italiani è

comunque sufficientemente elevato dato che il 63% degli intervistati ha

saputo indicare con precisione il nome di qualche vino italiano;

• il 97% dei tedeschi intervistati dichiara di usare abitualmente olio d’oliva ed

il 79% dichiara di bere vino, con una quasi totalitaria preferenza (92%) per il

vino italiano; a tale proposito la quasi totalità degli intervistati (97%) ha

saputo indicare nomi di vini italiani, anche meno conosciuti. Si evidenzia

comunque un buon interesse anche per i vini provenienti da altri paesi

(Francia, Stati Uniti, Sud africa, Spagna, Cile, Australia);

• i consumi di olio e vino in Olanda sono più bassi che negli altri paesi: il 28%

degli intervistati usa raramente olio d’oliva mentre il 92% consuma vino,

anche se non in maniera abituale. I vini italiani sono preferiti nel 66% dei

casi, ma è diffusa anche la scelta di vini francesi, spagnoli, cileni, sudafricani;

• buona parte degli inglesi intervistati usa abitualmente olio d’oliva (68%)

mentre il consumo abituale di vino si attesta al 42%, con preferenze più o

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meno uguali fra vini italiani e francesi, seguiti da vini spagnoli e australiani.

Nonostante il dato riferito al vino italiano non sia alto come in altri paesi, il

livello di conoscenza è significativamente approfondito, considerato che

vengono citati anche vini meno diffusi, come il Brachetto, l’Amarone, il

Falangina ed il Barbaresco;

• il 92% degli intervistati in Svizzera dichiara di usare abitualmente olio

d’oliva ed il 67% consuma abitualmente vino, con preferenza per quello

italiano (77%) seguito dai vini spagnoli, francesi, svizzeri australiani e

statunitensi. Ben il 79% degli intervistati ha saputo indicare spontaneamente e

con correttezza il nome di vini italiani anche a più modesta diffusione come

l’Amarone, il Primitivo di Mandria, il Dolcetto d’Alba, il Caldano, il Salice

Talentino e il Gewurz Traminer.

Il quadro di conoscenza sulle “strade del vino e/o del gusto” da parte dei soggetti

intervistati è alquanto nebuloso e impreciso:

• il 46% degli austriaci intervistati dichiara di aver visitato qualche “strada del

vino” italiana ma non sa indicare precisamente quale (il riferimento è più ad

aree geografiche). Poco meno del 90% di essi non conosce le “strade del

gusto”;

• solo l’11% dei belgi intervistati ha visitato qualche “strada del vino”; nessuno

ha mai visitato una “strada del gusto”;

• le “strade del vino” italiane sono pressoché sconosciute ai francesi dato che

solo il 4% degli intervistati ne ha visitata qualcuna; dati anche peggiori si

rilevano per le “strade del gusto”;

• le “strade del vino” italiane sembrano godere di un certo livello di

conoscenza fra i turisti tedeschi intervistati (il 19% ha dichiarato di averne

visitata qualcuna, ma di non ricordarsi la denominazione bensì la zona

geografica): segnalate l’Alto Adige - Caldaro, il Chianti, il Barolo, la

Franciacorta; più sconosciute le “strade del gusto” visitate da meno del 2%

degli intervistati (i riferimenti più interessanti sono stati alla “Strada del

prosciutto di Parma” e alla “Strada del vino e dei sapori dei Colli

Piacentini”);

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• in Olanda le “strade del vino” sembrano poco conosciute: solo il 4% ha

visitato una strada del vino e la quasi totalità indica la zona del Chianti;

assoluta disinformazione e disinteresse per le “strade del gusto”;

• per il turista inglese le “strade del vino” e le “strade del gusto” italiane sono

un riferimento completamente sconosciuto dato che la totalità degli

intervistati non ne ha mai visitata alcuna: un’ulteriore conferma dello scarso

interesse del mercato inglese per il turismo enogastronomico;

• anche per la Svizzera la conoscenza delle “strade del vino” è scarsissima:

solo il 5% degli intervistati ne ha visitata qualcuna senza peraltro ricordarne il

nome; l’esperienza di visita alle “strade del gusto” è solo dell’1,5%.

Fig. 2.7 Conoscenza delle strade del vino

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

Ris

post

e pe

rcen

tual

i

Austria Belgio Francia Germania Olanda Regno Unito SvizzeraPaesi

Ha visitato qualche "strada del vino" in Italia?

SìNo

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2.5 Le associazioni del settore

2.5.1 Il Movimento del Turismo del Vino Il Movimento del Turismo del Vino, nato nel 1993, è un’associazione che opera

senza fini di lucro allo scopo di promuovere le visite dei luoghi di produzione del

vino, di accrescerne il prestigio e creare prospettive di sviluppo economico. Tra i

suoi membri vi sono enologi, produttori di vino, cantine, enoteche, osterie, ristoranti,

alberghi, agenzie di viaggi, giornalisti. Il Movimento del Turismo del Vino vuole

farsi garante della tutela dell’ambiente e dell’agricoltura di qualità e si pone quale

promotore di uno stile di vita il più possibile naturale che metta l’ospite al centro

dell’attenzione. L’associazione comprende attualmente circa 900 fra le più

prestigiose cantine d’Italia, selezionate sulla base di specifici requisiti come, primo

fra tutti, quello della qualità dell’accoglienza enoturistica.

Gli obiettivi che il Movimento del Turismo del Vino si pone, sono di sostenere

l’incremento e la qualificazione dei flussi turistici in tutte le aree d’Italia ad alta

vocazione vitivinicola, qualificare i sevizi turistici delle cantine e dei distretti

vitivinicoli ed incrementare l’immagine e le prospettive economiche ed

occupazionali dei territori del vino. Il Movimento vuole inoltre fornire le chiavi di

lettura per interpretare il fenomeno enoturistico alla luce di nuove tendenze,

comportamenti ed esigenze della domanda, nonché delineare una panoramica delle

forme organizzate di gestione e promozione del turismo enogastronomico.

Per concretizzare tali obiettivi il Movimento Turismo del Vino si attiva a più livelli:

la partecipazione a fiere – mercati come Vinitaly a Verona o il Salone del Vino a

Torino –, la collaborazione a ricerche specialistiche con enti pubblici (università,

centri di ricerca, etc.), l’organizzazione di seminari transnazionali per promuovere

scambi culturali con i partner europei; la comunicazione attraverso opuscoli,

depliant, manifesti, locandine, guide (ad esempio Giravino, la prima guida ufficiale

del movimento), la collaborazione a guide nazionali o internazionali, la presenza su

Internet con i cataloghi delle cantine socie presenti sul territorio nazionale, suddivise

per regioni, un ufficio stampa col compito di divulgare le principali proposte. Il

Movimento si occupa inoltre dell’ideazione e realizzazione di itinerari enoturistici

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individuali o di gruppo attraverso le cantine socie con l’organizzazione di visite e

degustazioni guidate. Gli itinerari sono strutturati in modo da coinvolgere punti di

ristoro, enoteche, artigiani e infrastrutture culturali e naturalistiche, e vengono gestite

in collaborazione con i tour operator locali.

Il Movimento del Turismo del Vino ha la sua sede nazionale ad Udine ed uffici

dislocati in tutte le regioni che organizzano e coordinano l’attività sul territorio

regionale e nazionale, a partire dagli eventi più importanti come Cantine Aperte e

Calici di Stelle.

Cantine Aperte è l’evento più importante dell’enoturismo nazionale. Si svolge

nell’ultima domenica di maggio nelle cantine socie del Movimento che aprono le

loro porte gratuitamente a chiunque desideri visitarle. E’ una manifestazione nata in

Toscana e da qui diffusasi in tutta Italia.

Calici di Stelle è invece il tradizionale appuntamento estivo, nel quale il Movimento

del Turismo del Vino in una delle notti più suggestive dell’anno, quella di San

Lorenzo, offre la degustazione di vini di qualità nelle principali piazze delle località

turistiche.

Ultimamente si è aggiunto un nuovo evento, Benvenuta Vendemmia, che si svolge in

una domenica del mese di settembre ed è volta a far riscoprire e vivere nelle

campagne la straordinaria atmosfera di festa legata al periodo della raccolta dell’uva.

In generale, il Movimento del Turismo del Vino intende rispondere all’accresciuto

interesse dei turisti per itinerari enogastronomici legati anche al paesaggio e all’arte

offrendo loro informazioni, emozioni e scoperte che possono soddisfare al meglio le

loro aspettative.

2.4.2 L’Associazione Nazionale “Città del Vino” Città del Vino è un'Associazione nazionale di 540 Comuni a vocazione vinicola3.

Nasce nel 1987 da paesi e città che danno nome ad un vino, che producono nel

3 All'Associazione aderiscono anche tre Comuni del Canton Ticino (Lugano, Bellinzona, Mendrisio), uno dell'Istria (Verteneglio) e la Repubblica di San Marino. Aderiscono inoltre le Provincie di Siena e

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proprio territorio vini a denominazione di origine o che comunque sono legati al vino

per storia, tradizione e cultura.

I Comuni delle Città del Vino si distinguono per il loro impegno a favore di uno

sviluppo economico e sociale rispettoso dell'ambiente e delle identità locali.

L'Associazione opera per la promozione e la valorizzazione delle risorse ambientali,

paesaggistiche, artistiche, storiche e turistiche dei territori del vino compresi negli

oltre 540 Comuni che aderiscono, coadiuvandoli nel favorire il loro sviluppo

economico e sociale.

Tutte le Città del Vino operano nel rispetto

di un codice di comportamento. Un

regolamento disciplina le modalità di

adesione da parte dei Comuni e il

funzionamento degli organi dirigenti.

Le Città del Vino costituiscono una massa

critica in grado di mettere in campo sul

territorio nazionale oltre 4.000 alberghi (per circa 142.000 posti letto complessivi),

1.500 Aziende agrituristiche (18.000 i posti letto), 189 campeggi, centinaia di

ristoranti, enoteche e cantine di qualità, nonché 200.000 ettari di vigneti iscritti alle

Doc e alle Docg nei Comuni Città del Vino, pari ai 4/5 dei vigneti italiani a

denominazione d'origine.

L’associazione ha dato vita ad una serie di società di servizi che si occupano

dell’attività editoriale (Ci.Vin. s.r.l.)4, dell’organizzazione di iniziative a favore degli

operatori turistici del settore enogastronomico (Cittadelvino Welcome) 5 , dell'

organizzazione di eventi nazionali e internazionali finalizzati alla promozione dei

di Avellino, le Comunità montane Terminio Cervialto e Alento Montestella, i Parchi nazionali del Vesuvio e delle Cinque Terre, ed il Parco dell'Etna. 4 Sono pubblicate a cura di Ci.Vin srl: il mensile “Terre del Vino”; la “Guida delle Città del Vino”; la “Guida delle Strade del Vino e dei Sapori”; la piccola “Guida agli Eventi enogastronomici nelle Città del Vino”; l'agenda “Linguaggi del Vino”; il “Dizionario dei Vitigni Antichi Italiani”. Nel 2004 ha pubblicato il libro di Giacomo Tachis, “Il vin Santo in Toscana”. 5 Cittadelvino Welcome organizza e promuove viaggi alla scoperta dei sapori, delle tradizioni e dei paesaggi dei 540 Comuni associati. Ha presentato alla BIT di Milano la Gourmet Guide. Due le nuove iniziative di sicuro richiamo: l' edizione telematica della Gourmet Guide (guida multimediale battezzata Welcome Guide); e una nuova e unica piattaforma multimediale aperta per la gestione dei processi del sistema turistico.

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territori italiani a forte vocazione enogastronomia, della formazione delle risorse

umane per il comparto enogastronomico nazionale, della promozione e la

valorizzazione dei territori di rilevante interesse enologico e gastronomico (Food &

Wine Consulting s.r.l.)6, della comunicazione enogastronomica e promozione del

territorio (Rosadeventi s.r.l.)7. L’Associazione nazionale Città del Vino ha promosso

anche la costituzione di In Comune/Città del Vino s.p.a., società a prevalente

partecipazione pubblica (è partecipata da oltre 40 Comuni), la cui finalità è quella di

affiancare i governi locali nell' ideazione e realizzazione di servizi per lo sviluppo

locale, nella valorizzazione delle tipicità e nel rafforzamento dei processi di

cooperazione intercomunale, attraverso l'impiego delle tecnologie di rete. Il marchio

-InComune- caratterizza l'azione di In Comune ove rivolta alle specifiche realtà dei

Comuni vitivinicoli.

Per poter meglio affrontare le diverse sfide alle quali oggi chiamano i territori del

vino, l'Associazione ha anche sviluppato diversi progetti ed alcuni protocolli d'intesa

con Enti pubblici e privati. Fra questi possiamo citare:

• Il piano regolatore delle Città del Vino: è lo strumento urbanistico di base per una

politica di governo del territorio che tenga conto delle esigenze di sviluppo e di

salvaguardia ambientale, valorizzando la vocazione vitivinicola dei Comuni Città

del Vino. Il Piano regolatore risponde alla domanda sempre più diffusa di

sviluppo sostenibile, che nel caso di Città del Vino tocca aspetti come il

reimpianto dei vigneti, la tutela dei vitigni autoctoni, la salvaguardia del

paesaggio rurale e vitivinicolo.

• Campagna Comune Ogm Free: è un'iniziativa di Città del Vino e Legambiente. I

comuni che aderiscono al progetto si impegnano a vigilare per tener fuori gli

Ogm dal proprio territorio. L'obiettivo è di tutelare il paesaggio, le tipicità

agroalimentari, il vino di qualità. Le amministrazioni che aderiscono possono

6 Food & Wine Consulting s.r.l. è una società di servizi partecipata dall' Associazione Città del Vino. 7 Rosadeventi s.r.l. è una società partecipata da Città del Vino, da privati e da una società senese specializzata in uffici stampa. Rosadeventi supporta i Comuni Città del Vino, gli enti locali, le Apt, i Consorzi, le Associazioni di categoria, nelle azioni di comunicazione. Tra i servizi offerti: uffici stampa, educational tour per giornalisti, organizzazione di eventi, seminari, presentazione di prodotti tipici, creatività pubblicitaria, comunicazione multimediale.

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installare all'ingresso del territorio il cartello con logo e marchio registrato di -

Comune Ogm Free-.

• Carta di Ravello: è un progetto che promuove la qualità a livello agricolo,

industriale e artigianale in tutti i settori economici, che coinvolge la società

civile, le reti associative, il mondo imprenditoriale e creditizio, con l'idea di

promuovere un modello di qualità in Italia, basato sulla ricchezza e la varietà del

patrimonio culturale. Città del Vino aderisce alla Carta di Ravello insieme a

decine di altri enti pubblici e associazioni.

• Percorsi Etici: in sintonia con i principi sanciti dalla Carta di Aalborg sullo

sviluppo sostenibile (World Commission on Environment and Development,

1987) l'iniziativa si pone come obiettivo principale la ridefinizione e la

qualificazione del paesaggio del vino con azioni e strumenti di miglioramento

dell'ambiente. Sono Etici i percorsi che attivano un comportamento responsabile

nei territori delle Città del Vino. Le aree in cui il percorso etico si sviluppa sono:

il sistema ambientale; il sistema igienico-sanitario; il sociale; la cultura e il

paesaggio. È allo studio la possibilità di creare un Fondo Etico e una Banca Etica.

• Osservatorio Turismo del Vino: istituito per approfondire gli assetti

organizzativi, le strategie, i punti di forza e di debolezza dell'enoturismo in Italia,

l’Osservatorio nasce da una collaborazione tra Città del Vino e Censis Servizi

s.p.a. come strumento per lo sviluppo di questo tipo di turismo e delle Strade del

Vino. Lo studio analizza i Comuni e i territori attraversati dalle Strade in termini

di notorietà, apprezzamento di vini e prodotti, qualità della ristorazione, della

ricettività e della comunicazione.

• Vitigni autoctoni: progetto per il recupero, la tutela e la valorizzazione

commerciale dei vitigni antichi e autoctoni italiani. In questo campo

l’Associazione ha realizzato il primo Dizionario dei Vitigni Antichi Minori

Italiani; ha avviato il progetto Vinum per ricreare in Maremma un ambiente

vinicolo e archeologico di matrice etrusca e il Giardino dei vitigni antichi in

Calabria, nella Locride (una collezione di varietà in via d'estinzione). Città del

Vino, inoltre, fa parte del Comitato Vinum Loci e promuove progetti di ricerca

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per il recupero e la valorizzazione produttiva dei vitigni antichi. Infine, promuove

Vip (Vino in Piazza) con degustazioni di vini da vitigni autoctoni.

• Recevin: è la Rete europea delle Città del Vino, un'Associazione con sede a

Strasburgo, a cui aderiscono 80 Comuni d'Italia, Francia, Austria, Grecia,

Spagna, Slovenia, Germania e Portogallo. 31 sono le Città del Vino italiane.

Diversi sono i progetti europei cui l’Associazione partecipa: “Vintur”, lo “Spazio

europeo dell'enoturismo” e il progetto “Leonardo” finanziato dall'omonima

iniziativa comunitaria per la formazione professionale. Tra i più recenti progetti

presentati: il progetto “Wine & Bike” (Interreg III B), “Cultura e strumenti di

vinificazione arcaici”, “I palmenti greco romani e mediorientali” (Cultura 2000) e

“Enoidea Spazio Vino” (Interreg III A Italia-Albania).

• Fondazione Centro Nazionale Vini Passiti: nata per volontà delle Città del Vino e

del comune di Montefalco (Perugia), in cui ha sede, è stata costituita per

promuovere, valorizzare e diffondere la qualità, la conoscenza e la cultura dei

vini passiti, dolci e liquorosi italiani. Tra gli obiettivi: censire i vini passiti italiani

e catalogarli in base a nozioni di carattere storico, ambientale, varietale, viticolo

ed enologico-sensoriale; realizzare un archivio documentale; migliorare le

tecniche di produzione, enologiche e di conservazione; promuovere la riforma

della legge 164 sulle denominazioni di origine per dare maggiore tutela ai vini

passiti, dolci e liquorosi.

• Selezione del Sindaco: è un concorso enologico internazionale organizzato dalla

società web “In Comune”, partecipata dall'Associazione Città del Vino. Il

concorso, caratterizzato sempre più dalla partecipazione di aziende e

amministrazioni di altri Paesi europei, ha l’obiettivo di promuovere le piccole

partite di vini di qualità prodotti nei Comuni Città del Vino. Al concorso si può

partecipare solo in due, ossia il produttore può iscriversi solo se si iscrive il

Comune in cui ricade l'azienda. Una formula che sancisce l'alleanza tra produttori

e amministrazioni pubbliche.

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• Wine Tour Cup: è un torneo di golf che

coinvolge i circoli che ricadono in Comuni

Città del Vino o nelle immediate vicinanze

(vd. allegato 1). Sui campi da golf sono

portati in degustazione i prodotti e i vini dei

territori delle Città del Vino. Il golf è

utilizzato come canale per promuovere la

tipicità, il gusto, i valori del territorio.

Dall'alleanza tra vino e golf escono

rafforzati anche i rispettivi comparti

turistici.

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3 L’accoglienza in cantina

3.1 Il decalogo dell’accoglienza

Il turista del vino, sempre più attento, preparato e consapevole, nutre aspettative

precise nei confronti della visita in azienda e dell’incontro con il vignaiolo, che

culmina con la degustazione dei vini di produzione. Questo incontro rappresenta un

indimenticabile momento di conoscenza e di contatto emotivo.

La visita in cantina deve quindi rispondere a precisi standard qualitativi. La cultura

del vino non si improvvisa. Servono invece attrezzature idonee, strutture adeguate e

personale in grado di trasferire la storia, la tecnica e

l’emozione di produrre il vino.

E’ per questo che il Movimento Turismo del Vino ha

emanato il Decalogo dell’Accoglienza, un documento

certificato dall’ente terzo CSQA che nasce proprio

dall’esigenza di qualificare l’offerta turistica delle

aziende vitivinicole associate.

Come le stelle per gli hotel e i ristoranti, le spighe per gli agriturismi, i bicchieri per

il vino, per le cantine sono state create le foglie di vite, un segno di riconoscimento

chiaro e immediato che sancisce l’impegno dei nostri produttori nei confronti del

turista. E’ un modo concreto e immediato per indicare il livello di servizi che i

vignaioli sono pronti ad offrire ai loro ospiti, in una positiva competizione in cui a

vincere è la cultura dell’accoglienza e la valorizzazione dei distretti vitivinicoli di

eccellenza. (Francesco Lambertini, presentazione a “Manuale del turismo del vino”,

2003.)

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3.2 Il meccanismo della certificazione

Quante più foglie di vite sono rilasciate tanto più rilevante e significativo è il servizio

offerto.

Le aziende vengono classificate in quattro livelli: primo livello, identificato

graficamente da tre foglie di vite di colore verde; secondo livello da quattro foglie di

vite di colore verde; terzo livello, cinque foglie di vite di colore verde; livello super,

cinque foglie di vite color oro.

Gli elementi considerati per definire i

requisiti che ciascuna classe di aziende deve

garantire sono tre: spazio e servizi - metodo –

persona.

Per l’elemento spazio e servizi vengono

considerati: segnaletica a norma e ben

visibile; locali per la prima accoglienza di dimensioni adeguate; ambiente per le

degustazioni con numero di posti a sedere sufficiente; servizi igienici in numero

adeguato e a norma; targa/cartello di socio del Movimento, con giornate ed orari di

apertura; locali destinati al visitatore puliti e agibili; parcheggio di dimensioni

adeguate; materiale informativo poliglotta; ambiente per le degustazioni ben

illuminato; spazio adibito alla vendita; possibilità di visite guidate nelle vigne;

climatizzazione dell’ambiente per le degustazioni.

Per l’elemento metodo vengono considerati: prima accoglienza effettuata con

familiarità; vini esclusivamente confezionati; almeno un tipo di bicchiere da

degustazione e in numero adeguato; chiarezza in merito a degustazioni a pagamento;

disponibilità ad effettuare l’accoglienza di domenica e nei giorni festivi; personale

addetto all’accoglienza poliglotta; disponibilità di schede organolettiche.

Per l’elemento persona vengono considerati: la conoscenza dell’azienda da parte

dell’addetto all’ accoglienza; la sua conoscenza delle tecniche di degustazione; la

cortesia, la professionalità e la disponibilità; attestato di frequenza di un corso di

degustazione e di accoglienza in cantina; conoscenza della viticoltura, dell’enologia,

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dell’enografia del territorio, dell’ambiente, della cultura e dei prodotti agroalimentari

tipici locali; conoscenza delle tecniche di abbinamento vino-cibo per i vini proposti.

3.3 Una metodologia per la valutazione dell’accoglienza in cantina

Sulla base dei criteri sopra indicati, che sono riportati

sul sito del Movimento del Turismo del Vino e sul

“Manuale del turismo del vino” (Cinelli Colombini,

2003) è stata elaborata una scheda di valutazione

dell’accoglienza in cantina, di seguito riportata.

SCHEDA VALUTAZIONE ACCOGLIENZA CANTINE Riassumere le impressioni sulla visita alla cantina segnando con una x la risposta

alle seguenti domande:

ACCESSIBILITÀ Poco Molto La cantina è facilmente raggiungibile? (valutare il percorso stradale in base a lunghezza, percorribilità, etc.)

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

La cantina è ben segnalata? (tenere presente il numero di cartelli e la loro visibilità)

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

L’orario di apertura è comodo?

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

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L’azienda dispone di un parcheggio? Sì No

Indicazioni, suggerimenti, richieste che si ritiene di formulare riguardo all’accessibilità della cantina _______________________________________________________________ _______________________________________________________________ _______________________________________________________________

_______________________________________________________________

TIPOLOGIA DI AZIENDA L’azienda è a conduzione familiare? Sì No

L’accoglienza turistica è effettuata prevalentemente dalla famiglia dei titolari?

Sì No

L’azienda ha rilievo architettonico/storico? Sì No

La cantina è moderna? Sì No

Le strutture edilizie e l’arredo valorizzano la cultura locale?

Sì No

Il paesaggio circostante è di particolare bellezza? Sì No

PRIMA ACCOGLIENZA I locali per l’accoglienza dei visitatori sono:

Poco Molto

ampi 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

puliti 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

di aspetto gradevole 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

comodi (valutare la presenza e comodità dei posti a sedere)

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

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Poco Molto Il personale addetto alla prima accoglienza è cortese e disponibile?

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

È possibile usufruire dei servizi igienici? Sì No

È disponibile dell’acqua potabile? (per coloro che non bevono vino)

Sì No

I servizi igienici sono:

Poco Molto accessibili 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

puliti 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

di aspetto gradevole 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Indicazioni, suggerimenti, richieste che si ritiene di formulare riguardo alla prima accoglienza in cantina _______________________________________________________________ _______________________________________________________________ _______________________________________________________________ _______________________________________________________________

DEGUSTAZIONE I locali per la degustazione sono:

Poco Molto ampi 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

puliti 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

di aspetto gradevole 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

comodi (valutare la presenza e comodità dei posti a sedere)

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

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ben illuminati 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

I vini da degustazione vengono tenuti in un armadio climatizzato?

Sì No

Sono disponibili bicchieri idonei e in numero adeguato? Sì No

Sono disponibili schede organolettiche di degustazione?

Sì No

I vini in degustazione sono esclusivamente confezionati?

Sì No

Insufficiente Ottima Come valuta la varietà e la successione dei vini in assaggio?

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Indicazioni, suggerimenti, richieste che si ritiene di formulare riguardo alla degustazione _______________________________________________________________ _______________________________________________________________ _______________________________________________________________ _______________________________________________________________

CANTINA La cantina è:

Poco Molto facilmente accessibile 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

agibile 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

pulita 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

bella 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

ben illuminata 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Il personale addetto all’accoglienza in cantina: Poco MoltoUsa un linguaggio chiaro ed efficace

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Riesce a coinvolgere i visitatori

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

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Lascia spazio a domande e dubbi dei visitatori

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

È cortese e disponibile

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Ha padronanza delle lingue

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Denota conoscenza dell’azienda, dei prodotti aziendali e del loro processo di lavorazione

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Denota conoscenza delle tecniche di degustazione

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Denota conoscenza della viticoltura, dell’enologia e dell’enografia del territorio

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Denota conoscenza dell’ambiente, della cultura e dei prodotti agroalimentari tipici locali e regionali

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Denota conoscenza della tecnica di abbinamento cibo-vino, per i vini che propone

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Possiede capacità di semplificazione e di esemplificazione

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Denota conoscenza dell’azienda, dei prodotti aziendali e del loro processo di lavorazione

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Denota conoscenza delle tecniche di degustazione

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

ALTRI ELEMENTI DI VALUTAZIONE Quanto dura la visita guidata in azienda?

La ritiene una durata adeguata per la conoscenza dell’azienda?

Sì No

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La segnaletica interna è: Poco Molto

visibile 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

chiara 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

ricca di informazioni 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

È presente un sentiero preordinato per visite guidate ai vigneti?

Sì No

Il materiale informativo è:

Poco Molto chiaro 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

completo (offre informazioni sull’azienda e i suoi prodotti, sull’ambiente e la cultura del territorio, etc.)

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

È presente un locale per spuntini? Sì No

È presente un punto vendita vini attrezzato? Sì No

È presente un punto vendita di altri prodotti aziendali? Sì No

Sono presenti vini D.O.C. o di alto profilo qualitativo? Sì No

3.4 Un’applicazione empirica

Utilizzando la scheda di valutazione predisposta, si è provveduto a compiere due

visite in altrettante aziende vitivinicole. Di seguito sono riportati i risultati.

Visita alla fattoria Poggio Gagliardo (30/5/2004)

La Fattoria Poggio Gagliardo, situata a cavallo dei territori delle province di Pisa e

Livorno, si trova nel cuore della zona di produzione del Montescudaio, terra vocata per

una viticoltura di alta qualità, ufficializzata nel 1976 con l’istituzione della

denominazione di origine controllata. La fattoria, i cui primi vitigni risalgono Fattoria già

ai primi anni settanta, si estende su una superficie di circa 400 ettari, dei quali 60 sono

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destinati a vigneto, rientrante quasi interamente nell’ambito della zona di produzione del

vino a denominazione di origine controllata Montescudaio.

La fattoria si raggiunge abbastanza facilmente provenendo dalla via Aurelia, imboccando

la strada che porta a Guardistallo e percorrendola per meno di un chilometro. I punti di

accesso sono due, entrambi segnalati. Non esiste un vero e proprio parcheggio ma

comunque i posti per le automobili non mancano. L’orario di apertura comprende anche il

Sabato ed è quindi piuttosto comodo.

L’azienda è a conduzione familiare e l’accoglienza viene effettuata da membri della

famiglia dei titolari. Pur non avendo valore storico o architettonico, presenta strutture

edilizie e arredamento che valorizzano la cultura locale e non stridono con il paesaggio

circostante che è di particolare bellezza. Il locale che contiene le vasche d’acciaio e la

barriccaia è costituita da moderni capannoni dotati di aria condizionata. L’impressione

generale che si ricava da un primo sguardo è che l’azienda sia ancora in una fase di

completamento strutturale.

Manca un locale per la prima accoglienza, che comunque viene effettuata con cordialità e

disponibilità.

I servizi igienici sono particolarmente ampi, puliti e di aspetto gradevole, anche se si

trovano un po’ distanti dagli altri locali visitati.

Il locale di degustazione è più che adeguato da ogni punto di vista (dimensioni, pulizia,

aspetto in generale, comodità dei posti a sedere, illuminazione).

Non è presente un armadio climatizzato, né schede organolettiche di degustazione. I

bicchieri sono in numero sufficiente ma di un solo tipo.

I vini offerti in degustazione sono tutti confezionati e comprendono un bianco, tre rossi

giovani, un rosso invecchiato (tutti appartenenti alla doc Montescudaio) e un vino chinato

da dessert.

La cantina non sembra particolarmente bella né agibile, specialmente per la presenza di

troppi scalini che sarebbero di ostacolo per eventuali visitatori sulla sedia a rotelle; è

comunque confermata l’impressione di provvisorietà già precedentemente detta.

La persona addetta all’accoglienza ha un atteggiamento cordiale ed informale, si esprime

in modo chiaro, efficace, coinvolgente, è disponibile ad ogni chiarimento. Conosce

l’azienda, i suoi prodotti e il loro processo di lavorazione. Non mostra viceversa grandi

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conoscenze delle tecniche di degustazione, dell’enologia, enografia e viticoltura del

territorio, dell’ambiente, della cultura dei prodotti agroalimentari tipici locali e

regionali, della tecnica di abbinamento fra vino e cibo. Bisogna tuttavia tenere presente

che la visita è stata effettuata nel giorno di Cantine Aperte, e quindi gratuitamente e

senza un orario preciso; di conseguenza probabilmente è stata più breve del solito, e

quindi alcune spiegazioni sono state fatte in modo sbrigativo.

Non è presente una segnaletica interna, tranne un cartello che informa sugli orari e i

prezzi del punto vendita dei vini e dell’olio.

Il materiale informativo è abbastanza chiaro e completo; è inoltre ricco di immagini

suggestive. Nell’azienda è presente anche un locale adibito alla ristorazione.

Tutti i prodotti della Fattoria Poggio Gagliardo possono essere acquistati tramite

internet o direttamente in cantina; per questo la Fattoria punta molto sui visitatori e

sulla fidelizzazione dei clienti.

Visita alla tenuta San Guido (1/6/2004)

La tenuta San Guido da Bolgheri sale fino a Castiglioncello a trecento novantasei metri

di altezza per discendere con dolci colline fino al padule e alla stupenda costa di dune e

macchia mediterranea, in una moderna fattoria e in un'oasi faunistica e ambientale

(l’Oasi di Bolgheri). Qui, sull'altura dell'eremo di Castiglioncello, Mario Incisa della

Rocchetta, discendente di un’antica e nobile famiglia, trovò il terreno ideale per il suo

cabernet. Da quel primo felice impianto risalente alla prima metà del ‘900, discende il

Sassicaia, primo DOC singolo in Italia, il rosso che ha scalato rapidamente le

graduatorie mondiali dei vini di qualità.

La cantina è decisamente facile da raggiungere: arrivando dall’Aurelia si imbocca il viale

dei cipressi che porta a Bolgheri e lo si percorre per circa 200 m. L’unico cartello che

indica l’ingresso della cantina è volutamente nascosto dalla vegetazione, e questo fa

capire quanto siano graditi i visitatori. A ulteriore conferma di ciò sta il fatto che è

possibile una sola visita alla settimana in giorno feriale e su prenotazione. Il costo della

visita inoltre non è trascurabile.

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Il punto di ritrovo è un complesso di edifici quasi di fronte alla cantina, ed è anche la

sede della strada del vino Costa degli Etruschi. Dispone di un parcheggio di dimensioni

più che sufficienti.

L’azienda è di grandissime dimensioni (circa 1000 ha) e non è certo a conduzione

familiare; chi effettua l’accoglienza svolge lo stesso compito anche per altre aziende

della zona.

La cantina, vista dall’esterno, non sembra avere particolare rilievo storico o

architettonico, è anzi decisamente moderna, né valorizza la cultura locale, come anche

gli arredi interni. Il paesaggio circostante è decisamente bello e suggestivo.

Manca completamente un locale di prima accoglienza, e si deve aspettare in piedi e

all’aperto.

I servizi igienici sono puliti e facilmente accessibili ma di aspetto non particolarmente

gradevole ed inoltre sono ingombrati da materiali per le pulizie.

Il locale per la degustazione si trova all’ingresso della cantina, è pulito ampio e ben

illuminato ma di aspetto un po’ anonimo e per sedersi sono disponibili solo delle panche di

legno.

Non è presente un armadio climatizzato né schede organolettiche di degustazione. I

bicchieri sono in numero adeguato ma di un solo tipo.

I vini offerti in degustazione sono di due tipi, entrambi confezionati: un rosso giovane

IGP e un rosso invecchiato DOC di altissimo profilo qualitativo.

Alla cantina si arriva dal punto di ritrovo percorrendo a piedi il viale dei cipressi per

poche decine di metri. E’ agibile, pulita e ben illuminata ma di aspetto un po’ anonimo,

essendo stata pensata per essere funzionale per chi vi lavora, più che gradevole per i

visitatori.

La persona addetta all’accoglienza usa un linguaggio chiaro ed efficace, sa essere

coinvolgente, è cortese e disponibile ad ogni chiarimento.

Denota una conoscenza profonda dell’azienda, dei suoi prodotti e del loro processo di

lavorazione, della viticoltura dell’enologia e dell’enografia del territorio. Viceversa non

mostra una grande conoscenza delle tecniche di degustazione, delle tecniche di

abbinamento vino cibo, dell’ambiente, della cultura e dei prodotti agroalimentari tipici

locali; ciò forse anche a causa della durata della visita, decisamente insufficiente.

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Manca la segnaletica interna.

Il materiale informativo è chiaro e completo, ma riguarda la strada del vino in generale e

non l’azienda.

L’azienda non effettua la vendita diretta di vino né di altri prodotti aziendali: è

comprensibile se si pensa al particolare prestigio di cui gode il prodotto nel mondo.

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4 Pubblicizzazione e vendita di servizi enoturistici

Il successo del turismo enogastronomico, inteso come insieme di servizi localizzati

all’interno di uno specifico territorio, dipende quasi interamente dalla loro

pubblicizzazione, ossia dalle qualità e quantità di informazioni di cui il potenziale

utente può fruire.

La peculiarità del turismo enogastronomico è quella di non esaurirsi con la fornitura

di un singolo servizio, ma di offrire un “prodotto destinazione”, in cui assumono un

ruolo determinante le complesse reti relazionali che si instaurano tra operatori di

settori diversi ai quali si rivolge l’attenzione del potenziale turista (Corigliano e

COMITEL & partners, 2004). Ciò fa sì che le decisioni di scelta di quest’ultimo di

basino su un insieme variegato di informazioni che possono anche avere un diverso

valore per chi le riceve. Basti pensare al diverso valore che un potenziale fruitore può

attribuire, sotto il profilo dell’attendibilità, ad un’informazione pubblicitaria rispetto

ad un passaparola o ad un newsgroup su internet riferite allo stesso argomento: è

infatti presumibile che alle seconde venga attribuito un valore maggiore in quanto

fornite da altri turisti che hanno fatto le stessa esperienza in precedenza e non hanno

interesse a comunicare informazioni false o mosse da finalità di profitto.

La strategia di comunicazione adottata per far conoscere il prodotto al potenziale

fruitore assume dunque un’importanza fondamentale. Durante il lavoro di ricerca si è

cercato di sistematizzare gli strumenti ed i metodi utilizzati per la pubblicizzazione e

vendita dei servizi enoturistici.

Il primo veicolo promozionale è senz’altro rappresentato dalle bottiglie con

denominazione d’origine: i grandi vini, provenienti da territori di grande bellezza,

ingenerano flusso turistico.

Un altro canale molto importante è costituito dal passaparola, cioè dalla

testimonianza di chi c’è già stato.

Fondamentale è anche la promozione di iniziative di appeal per il turista, ossia gli

“eventi” enogastronomici.

Di grande importanza anche i canali web: negli ultimi anni infatti il turismo on-line

in Europa è aumentato almeno di 12 volte.

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Accanto a questi strumenti vi sono poi i classici canali di promozione: televisione,

giornali e agenzie di viaggio, queste ultime nella rinnovata veste di agenzie di wine

& food tour.

Per inquadrare più da vicino il settore della comunicazione sull’enoturismo si è

avviata un’attività di raccolta dei vari riferimenti. Tra i settori indagati:

- eventi e fiere enogastronomiche, con particolare riferimento alla regione

Toscana;

- riviste di settore ed enogastronomiche e guide;

- siti web di settore;

- musei del vino dell’area toscana;

- agenzie di tour operator enogastronomici che operano sull’area fiorentina, del

chianti e del senese.

4.1 Gli eventi

Gli eventi enogastronomici, ossia festival e sagre che celebrano prodotti della nostra

terra e cucina8, sono fenomeni mediatici di particolare importanza. Le oltre tremila

sagre che si contano nel nostro Paese attirano vere e proprie folle di enogastro-

escursionisti attirati da quel connubio tra ludicità e cultura materiale che

caratterizzano questo tipo di avvenimenti.

Il “turista da evento” fornisce un limitato impatto sull’economia del territorio, in

quanto l’evento è limitato a pochi giorni nell’anno e la sua visita difficilmente si 8 Le sagre (dal latino sacer dies), di antica tradizione o di nuova invenzione, fenomeno diffusissimo in Italia, conservano ben poco della sacralità che avevano nelle “società della sopravvivenza” nelle quali il cibo andava protetto e benedetto, sottintendendo in realtà una molteplicità di bisogni, economici, culturali, politici, turistici, … Alcune sagre hanno conservato nel tempo usi, costumi, tradizioni e soprattutto sapori e profumi di prodotti in via di sparizione, altre hanno inventato una nuova gastronomia che non ha alcun legame con l’alimentazione di una volta. La tipicità enogastronomica è affermata anche come ricerca d’identità, come bisogno di autopercezione e autoproposizione da parte delle comunità locali. Spesso è esito di “invenzioni alimentari”, che se da un lato ripropongono alcuni motivi della cucina di un tempo, dall’altro negano gli antichi regimi di fame affermando invece concezioni carnevalesche e secolari sogni di abbondanza, realizzando una gastronomia basata sul bisogno di consumare cibi tradizionali,locali, genuini, saporiti, … (Teti V. “I viaggi di Erodoto”, n. 14, settembre 1991). Al crescente interesse turistico verso questo tipo di eventi fa da riscontro la tendenza a riprendere usanze passate di cui si è perso il reale significato per riproporle in chiave spettacolare, senza un necessario approfondimento dei valori e delle componenti culturali da cui hanno avuto origine. Ciò rischia di portare ad una banalizzazione del patrimonio tradizionale il quale diventa mero prodotto di consumo.

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protrae per oltre un giorno. Tuttavia questa tipologia di turista rappresenta una risorsa

importante da stimolare nei momenti di minore domanda. Inoltre, l’evento eno-

gastronomico rappresenta una vetrina di primaria importanza per comunicare e far

conoscere il territorio ad un pubblico estremamente ampio. Basti pensare a “Cantine

aperte”, manifestazione con la quale annualmente, nell’ultima domenica di maggio,

le cantine socie del Movimento Turismo del Vino (sono oltre 800) aprono le loro

porte ai visitatori, svelando ai turisti, attraverso visite guidate e degustazioni, i segreti

delle varie fasi di produzione del vino. Dalla prima edizione svoltasi nel 1993 ad

oggi, la manifestazione ha riscosso un successo costante ed una crescita

esponenziale, attirando oltre un milione di turisti, ma anche l’attenzione dei media,

locali e nazionali. L’iniziativa ha portato a sviluppare più di una opportunità:

• accrescere l’immagine di tutto il settore (non si dimentichi che a cavallo tra la

fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta il settore vitivinicolo

aveva vissuto una profonda crisi);

• far conoscere la propria attività (un modo per riacquistare la fiducia dei

consumatori dopo lo scandalo del metanolo);

• commercializzare i propri prodotti;

• creare le basi per guidare un nuovo tipo di turista.

“Cantine aperte” da una parte ha rappresentato una leva strategica per incentivare il

consumo del prodotto, dall’altra ha permesso al consumatore-turista di acquisire una

diretta conoscenza della produzione e del territorio, nonché di entrare in contatto con

l’ambiente.

Di seguito, si è tentato di fare un censimento degli eventi a carattere eno-

gastronomico della Toscana. Il censimento risulta alquanto parziale, poiché è stato

praticamente impossibile contare tutte le sagre estive che proliferano nelle vicinanze

delle zone costiere e che, in realtà, hanno ben poco di “evento” rappresentando per il

turista più un’alternativa economica ai costosi ristoranti litoranei, e per le comunità

coinvolte una valida integrazione dei redditi locali. Nella tabella sono riportate anche

le principali fiere del settore.

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Tabella 4.1 Fiere, eventi eno-gastronomici e sagre in Toscana

Località Nome Descrizione Periodo Informazione PRATO Piazze Buonamici, S.Maria al Castello, del Comune Tel. 0574-814210

Fierucola delle Bigogne

Mercatino mensile dei prodotti ecologici, biodinamici, biologici, naturali, artigianali,del contado pratese e sue adiacenze.

Ogni seconda domenica del mese (escluso luglio e agosto).

Sito della Regione Toscana

ASCIANO (Siena) Centro Storico Tel. 057771441

Mercatino delle Crete

Prodotti tipici delle crete, prodotti biologici, artigianato.

Ogni seconda domenica del mese.

Sito proprio: www.CreteSenesi.com Portale di turismo, cultura e sapori.

MONSUMMANO TERME (Pistoia) Tel. 0572-955308 0572-52283

Cioccolosità

Degustazioni e seminario: “Il gusto del benessere: cioccolato e terme un connubio possibile”.

Ogni anno nel mese di Gennaio.

Sito proprio: www.cioccolosità.it Una manifestazione da Gustare.

PISTOIA Piazza della Sala Tel. 0573/452222

La Zucca Barucca

Mercatino di prodotti biologici

Ogni quarta domenica del mese.

Sito della Regione Toscana

PRATO Piazza Duomo Tel. 0574-43801

Sapori e Colori In Centro

Mostra mercato enogastronomica dei prodotti tipici locali.

Mese di settembre.

Pagina all’interno del sito: www.Po-Net.it Rete Civica di Prato

CHIESINA UZANESE (Pistoia) Tel. 0572-41801

Sagra Della Frittella Di Riso

Vengono distribuite le classiche frittelle di riso prodotte in occasione della festività di San Giuseppe.

20 Marzo 2005.

Sito della Regione Toscana Descrizione sul sito:www.borghitoscani.com

PESCIA (Pistoia) SAN QUIRICO

Sagra del Neccio

La festa è un occasione per assaggiare il neccio,

Mese di marzo.

Sito della Regione Toscana

Eventi eno-gastronomici e sagre

in Toscana Fiere di settore

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Tel. 0583-978205 il cui nome deriva probabilmente da una derivazione dialettale del castagnaccio (castaneccio). Si tratta di frittatine di farina di castagne impastate con acqua.

PITEGLIO (Pistoia) Piazza Guermani Tel. 0573/672675

Festa della Farina Dolce

Si celebra nel mese di aprile di ogni anno. Offre la possibilità di degustare le specialità preparate con farina di castagne, come i tradizionali necci.

Nel mese di Aprile di ogni anno.

Sito della Regione Toscana. Descrizione all’interno del sito: www.inyourlife.com

PRATO Piazza San Francesco Tel. 0574-534302

Di Vini Profumi

Degustazione di vini e prodotti tipici, promossa dalla provincia di Prato, Camera di Commercio e consorzio di tutela dei vini di Carmignano.

L’edizione del 2005 si è svolta il 4 giugno.

Pagina all’interno del sito dell’ Agenzia per il turismo di Prato

LAMPORECCHIO (Pistoia) San baronto Tel. 0573-803064

Fierucola Ecologica e del Lavoro

Artisti di strada prodotti tipici e stand gastronomici.

Ogni 1° Maggio.

Sito della Regione Toscana

CUTIGLIANO (Pistoia) Centro Storico Tel. 0573/68881

Rassegna dei Prodotti della Pastorizia Pistoiese

Itinerario gastronomico per le Vie del Centro Storico.

L’edizione del 2005 si è svolta il 1° Maggio.

Descrizione all’interno del sito: www.cutigliano.com

Cantine Aperte

Manifestazione enologica nazionale

Ultima domenica di maggio di ogni anno.

Pagine all’ interno del sito del Movimento del Turismo del Vino

Calici di Stelle

Manifestazione enologica nazionale che si svolge la notte di S.Lorenzo

Il 10 agosto di ogni anno.

Pagine all’ interno del sito del Movimento del Turismo del Vino

Benvenuta Vendemmia

Manifestazione enologica nazionale

Ogni anno, in una domenica di settembre.

Pagine all’ interno del sito del Movimento del Turismo del Vino

CUTIGLIANO (Pistoia)

Sagra del Tortello

Nel bel paese di Cutigliano, sulle

15/08/2005 Sito della Regione Toscana

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Serrettone – Melo Tel. 0573/68007

montagne pistoiesi, spicca nella frazione del Melo, una specialità succulenta: si tratta del tortello, di cui il paese va orgoglioso, ripieno di ricotta, bietola, formaggio, pangrattato, noce moscata e prezzemolo.

Descrizione sul sito: www.inyourlife.it

ANGHIARI (Arezzo) Centro storico Tel. 0575 749279

I Cento Gusti dell’ Appennino

Un’occasione di incontro e di approfondimento sul variegato mondo del turismo rurale e dei sapori tipici, con la possibilità di degustazione e di acquisto dei prodotti tradizionali.

30-10-2005 01-11-2005

Breve descrizione all’ interno del sito del comune di Anghiari. Menzione sul sito: www.borghitalia.it

ANGHIARI (Arezzo) Tel. 0575 749279

Festa dei Bringoli di San Martno

Tradizionale sagra con degustazione di brustichino salsicce castagne e vino novello. La vera attrattiva sono i Brignoli, i classici spaghettoni di sola acqua e farina fatti a mano.

Data d'inizio: 12-11-2005 Data finale: 13-11-2005

Breve descrizione all’ interno del sito del comune di Anghiari. Menzione sul sito: www.borghitalia.it

MONTALCINO (Siena)

Sagra del Tordo

La sagra dei tordi che vengono cacciati in questo periodo e del vino rosso più famoso al mondo: il “Brunello”. Punto cruciale di tutta la manifestazione è la gara di tiro con l'arco in costume, in cui si affrontano i quattro quartieri di Montalcino con due rappresentanti ciascuno.

Nell’ultima domenica di ottobre.

Pagina all’interno del sito: Museo Multimediale

VAGLIAGLI (Siena)

Festa dell’uva Vagliagli

Svago, vino e colori riempiono le

Dal 21 al 25 settembre

Sito proprio: www.festadelluva

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stradine del borgo, in una strana ed affascinante atmosfera di tempi andati. Mostre, spettacoli musicali, balli, giochi e vecchie tradizioni allietano i visitatori in cerca di genuina allegria. Vi è anche la sfilata dei Carri allegorici, con danze tradizionali e personaggi in costume, che riportano ai tempi delle vecchie sagre paesane e contadine. Ma soprattutto ci sono gli stand gastronomici, dove assaggiare i tipici prodotti del luogo e gli stand di degustazione, allestiti in collaborazione con l’Associazione Italiana Sommeliers Delegazione di Siena e il Consorzio del Marchio Storico Chianti Classico.

2005. vagliagli.it Descrizione all’interno del sito: www.finesettimana.it

CAPEZZANO PIANORE (Lucca) Villa “Le pianore”. Tel. 0584 985138

Demetra

Mostra della fragola, dei fiori e dei prodotti della terra. Un ampio settore della mostra sarà dedicato all’esposizione e alla degustazione dei tipici sapori toscani; frutta, ortaggi e una grande scelta di prodotti enogastronomici della zona.

Ogni anno nel mese di Maggio

Pagina all’interno del sito: Viagginrete

CINIGIANO (Grosseto)

La Festa dell’ Uva a Cinigiano

La manifestazione, nasce nel 1966 come veicolo

Durante il primo fine settimana di

Pagina all’interno del sito: www.gotuscany.it

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promozionale e pubblicitario di una tra le maggiori risorse economiche del luogo: l’uva. All’interno delle cantine del paese, è possibile degustare vini Doc, dolci, torte con l’uva, i corolli, caratteristici biscotti salati e via dicendo.

ottobre di ogni anno.

CAMPIGLIA D’ORCIA (Siena)

Sagra del Marrone

La Sagra del Marrone viene organizzata con il chiaro intento di valorizzare un prodotto tipico locale (la castagna Marrone).

L’ultima domenica di Ottobre.

Pagina sul sito: www.Lycos.it Pagina sul sito del comune di Campiglia d’Orcia.

COLONNATA (Massa Carrara)

Sagra del Lardo di Colonnata

Il lardo è un salume caratteristico autoctono, già conosciuto nell'anno 1000. E’ divenuto poi alimento di base dei cavatori e della popolazione locale. Il lardo è a base di carne di maiali maschi allevati sul territorio. La sua bontà è legata alla varie fasi di lavorazione del prodotto fresco. Il lardo viene salato, aromatizzato con spezie quali cannella, coriandolo, noce moscata, chiodi di garofano, anice stellato e origano e tagliato in pezzi rettangolari. La stagionatura avviene in contenitori di marmo, dette vasche, e dura dai sei ai dieci mesi.

La seconda domenica dopo ferragosto.

Descrizione all’interno del sito: www.gotuscany.it

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CAPRESE MICHELANGELO (Arezzo)

Festa della castagna

Tra le specialità a base di castagne troviamo le bruciate (caldarroste), la polenta dolce di castagne e il tipico baldino, dolce fatto con farina di castagne, acqua, noci e rosmarino: ottimo in ogni momento della giornata si accompagna con il vino locale oppure per una gradevole colazione con the o latte.

Nel secondo e terzo fine settimana di ottobre.

Descrizione all’interno del sito: www.gotuscany.it

PIANCASTAGNAIO (Siena)

Sagra del Crastatone

Il Crastatone è una sagra dedicata alla caldarrosta, che in dialetto locale prende il nome di crastata. Oltre alla degustazione di piatti tipici e a base di castagne la festa offre un'interessante serie di iniziative artistico-culturali come i dibattiti sulla castanicultura, la mostra micologica, il mercatino dell'antiquariato, convegni, ecc.

Nella settimana della Festa dei Santi (1 novembre).

Descrizione all’interno del sito: www.gotuscany.it

PALAZZUOLO SUL SENIO (Firenze)

Sagra del Tortello e della Ricotta

Degustazione dei tortelli di Palazzuolo nelle varianti ricotta e strigoli e di patate.

Dal 02/07/2005 al 03/07/2005.

Descrizione sul sito: www.buonissimo.org

MASSA Sagra di San Lorenzo e del Vino di Candia

Possibilità di degustare preparazioni culinarie tipiche e l'ottimo vino di Candia.

Dal 04/08/2005 al 07/08/2005.

Descrizione sul sito: www.buonissimo.org

SIENA Settimana nazionale dell'Olio

Degustazioni guidate ai diversi oli del territorio nazionale presso

Dal 5 al 13 Febbraio 2005.

Descrizione sul sito: www.prodottitipici.com

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l'Enoteca Fortezza. Analoghi assaggi nel weekend 12-13 anche presso altre Enoteche pubbliche regionali in tutta la Penisola.

CASTAGNETO (Livorno)

Castagneto a Tavola

Rassegna della tradizione gastronomica castagnetana, ricca di piatti tipici, originali e particolarmente gustosi, e dei suoi vini che, a partire dal Sassicaia, sono tra i più apprezzati nel mondo.

31 Marzo 2005.

Descrizione sul sito: www.prodottitipici.com

FIESOLE (Firenze)

Campionato di... Vino

Gara di degustazione sia per amatori che per esperti.

10 e 11 Settembre 2005.

Descrizione sul sito: www.prodottitipici.com

IMPRUNETA (Firenze)

Festa dell'Uva Sfida tra rioni nella preparazione di carri allegorici con acini, grappoli, pampini e tralci di vite. La sfilata dei carri è accompagnata da spettacoli e danze.

25 Settembre 2005.

Descrizione sul sito: www.prodottitipici.com

TERRICCIOLA IN VALDERA (Pisa)

Festa dell'Uva e del Vino

In primo piano i piaceri del gusto, con il vino e i prodotti tipici in assaggio e in vendita negli stand, e i due laboratori sul prosciutto e sulla pasta a cura di Slow Food. Fra gli appuntamenti, il convegno "Sicurezza e tracciabilità alimentare nella filiera del vino e dell’olio".

Dal 16 al 18 Settembre 2005.

Descrizione sul sito: www.prodottitipici.com Sito proprio: www.festadelvinoterricciola.it

FIRENZE Fortezza da Basso

Country Life Firenze 2005

La semplicità della vita a contatto con la

Dal 22 al 25

Descrizione sul sito:

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natura, i prodotti eno-gastronomici tipici d'Italia e lavori d'artigianato.

Settembre 2005.

www.prodottitipici.com

SCANSANO (Grosseto)

Festa dell'uva e del Morellino

Il Morellino è un vino prodotto maggiormente con uva Sangiovese, di colore rosso rubino, che sta riscuotendo un crescente successo, dovuto alla sua bontà, al punto di paragonarlo addirittura al Brunello. La Festa dell’Uva è caratterizzata dall’apertura al pubblico delle cantine medievali, ricavate in luoghi antichi e misteriosi, e dalla degustazione dei vini e dei prodotti tipici del territorio.

Il 24 e il 25 settembre 2005.

Descrizione sul sito: www.finesettimana.it

CHIUSI (Siena)

Festa dell'uva e del vino

Una serie di iniziative come giochi tra terzieri, spettacoli, cene nelle Taverne e rappresentazioni che rievocano le antiche tradizioni contadine.

Dal 19 al 26 settembre 2005.

Descrizione sul sito: www.finesettimana.it

MILANO BIT- Borsa Internazionale del Turismo

RIVA SUL GARDA (TN)

BITEG – Borsa internazionale del turismo enogastrono-mico

Salone per la promozione dell'offerta turistico-enogastronomica integrata, locale, nazionale ed estera. Workshop domanda italiana e straniera. Presentazioni di itinerari con degustazione del prodotto tipico. Pacchetti turistici

Ogni anno nel mese di maggio

www.biteg.it

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per operatori, appassionati e viaggiatori buongustai italiani e stranieri

TORINO Salone del Gusto

Ogni anno nel mese di ottobre

www.salonedelgusto.com

VERONA

Vinitaly Salone internazionale dei vini e dei distillati

Ogni anno nel mese di aprile

www.vinitaly.it

TORINO

Salone del vino

Salone per produttori e professionisti del Vino

Ogni anno nel mese di ottobre

www.salonedelvino.com

Concorso enologico internazionale cui le aziende possono partecipare solo se si iscrive il Comune di appartenenza. Un modo per ribadire il legame dei vini di qualità al territorio d'origine.

Ogni anno nel mese di maggio

www.selezionedelsindaco.it

Salone dei Vini Dolci, Passiti e Liquorosi

Ottobre www.vinoro.it

4.2 Riviste di settore ed enogastronomiche, guide specializzate, mass-media

Le riviste del settore ed enogastronomiche sono cresciute con il crescere del

fenomeno “vino”. Anche le guide specializzate si moltiplicano ogni anno. Meno usati

invece sono i mezzi di comunicazione di massa di argomento generale come le reti

televisive o i quotidiani e i periodici. Questi tuttavia svolgono un’azione

comunicativa che favorisce indirettamente l’enoturismo, poiché offrono rubriche e

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inserti sul vino e sui prodotti tipici (ad esempio la rubrica “Gusto” del tg5; l’inserto

“I viaggi di Repubblica” dell’omonimo quotidiano; l’apposito channel sat “Il

Gambero Rosso”; le numerose trasmissioni che trattano di cucina). Vi sono inoltre

diverse trasmissioni dedicate ai viaggi o all’agricoltura che non mancano di segnalare

le specialità enogastronomiche dei luoghi di destinazione e/o visitati.

Per quanto riguarda le riviste specializzate, possiamo distinguere quelle dedicate al

vino, che fanno talvolta cenno alle mete enoturistiche, e quelle dedicate

specificamente al turismo enogastronomico. Fra le prime ricordiamo:

• Civiltà del bere – è la rivista sul vino con maggiore tradizione, esiste dal

1974;

• Il mio vino – rivista che si propone di promuovere i vini meno noti e con un

miglior rapporto fra prezzo e qualità;

• Spirito di Vino – accosta alla cultura enologica altre forme di cultura come la

storia, la letteratura, il cinema;

• Wine Spectator – il principale magazine dedicato al vino negli USA e nel

mondo.

Al secondo gruppo appartengono invece:

• Vie del gusto – periodico di cultura materiale, gastronomia enologia e

turismo.

• Viaggi e Sapori – mensile di cibo, viaggi, itinerari enogastronomici, eventi.

L’unica rivista dedicata specificamente al turismo del vino è:

• Terre del Vino, mensile edito dall’associazione nazionale “Città del Vino”.

Le riviste enogastronomiche sono molto numerose e riportano sempre più spesso

articoli sul vino. Per citarne soltanto alcune:

• Gambero Rosso – mensile più noto del settore. Cibo, vino, cultura, eventi

viaggi;

• Grand Gourmet – mensile di alta cucina, food style, arte, vino, eccellenza;

• Slowfood – periodico su cibo, cultura materiale, ricerca, prodotti in estinzione

• La Cucina italiana – mensile di cucina;

• A tavola – mensile di cucina;

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• Cucina & Vini – mensile di cucina con rubriche su vino, olio, consumi, mode

e viaggi;

• Fuoricasa – mensile dedicato all’ospitalità, alla ristorazione e l’entrateinment;

• Buffet – mensile di recentissima uscita che tratta di cucina, vini, itinerari e

cultura enogastronomica, consigli per i consumatori.

Anche per quanto riguarda le guide si può operare la stessa distinzione fatta in

precedenza fra quelle dedicate al vino, e quelle dedicate specificamente al turismo

enogastronomico, senza dimenticare le guide su ristoranti e bar che indirettamente

offrono una selezione dei luoghi dove si possono gustare le migliori specialità e vini

del nostro panorama nazionale. Fra le più note dedicate al turismo enogastronomico

citiamo:

• Giravino, guida ufficiale del Movimento del Turismo del Vino;

• Guida alle Città del Vino;

• Le Strade del Vino e dei Sapori, edita dall’Associazione Nazionale Città del

Vino;

• Itinerari del vino, dell’Istituto Geografico de Agostini;

Fra le guide dedicate al vino:

• Il libro dei vini 2006, conoscere e scegliere il vino; edito da Rosenberg e

Seller;

• Vini premiati d’Italia, guida al migliore vino italiano, le 4300 bottiglie

premiate nei concorsi enologici ufficiali; edito da De Agostini;

• Guida dei vini italiani; di RCS Libri;

• Tutto vino; edito da Demetra;

• Vini buoni d’Italia, la prima guida a vini da vitigni autoctoni italiani; edito da

Gribaudo;

• Vini d’Italia, del Gambero Rosso, casa editrice che ha recentemente

pubblicato anche guide dedicate a particolari categorie di vini:

• Spumanti d’Italia del Gambero Rosso 2006.

• Vini rosati del Gambero Rosso 2006.

• I vini intelligenti, selezione di grandi vini a un prezzo accessibile a tutti.

• Grandi Cru d’Italia, vigneti e vini;

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Fra le guide dedicate ai ristoranti e ai bar ricordiamo:

• Bar d’Italia del Gambero Rosso 2006;

• Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso 2006;

• Ristoranti d’Italia, Guide dell’Espresso.

4.3 Siti web di settore

I siti internet che offrono informazioni sull’enoturismo appartengono alle categorie

più diverse: si va dai grandi portali che si occupano della materia in maniera del tutto

complementare ad altri argomenti, ai siti specifici sul turismo del vino o sul turismo

enogastronomico.

I portali web costituiscono un importantissimo canale di promozione: secondo

quanto emerge da un’ichiesta di “Turismo Oggi”, il primo quotidiano dei

professionisti delle vacanze e dei viaggi d’affari, realizzata dall’Osservatorio

Permanente sul Web di Eta Meta nelle principali chat e newsgroup generali e di

settore, un navigatore su tre ama trascorrere il week-end in giro per il Bel Paese

degustando vini e prodotti rigorosamente “di casa” e il 60% di essi ha ottenuto le

informazioni di cui aveva bisogno proprio sulla rete (Held, 2003).

Di seguito si riporta una tabella contenente titolo e descrizione dei principali siti web

trovati.

Tabella 4.2 Siti web di settore

NOME INDIRIZZO WEB DESCRIZIONE Guide Supereva guide.supereva.it/itinerari-gastronomici Pagina del sito

contenente proposte di turismo enogastronomico, libri e guide.

Perbacco www.perbacco.net/ Propone itinerari in varie zone d’Italia, suggerimenti gastronomici ed enologici, ed alcune pubblicazioni.

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Perle d’Italia Perleditalia.it/perlleditalia-gastronomia.htm Pagine dedicate a gastronomia, enologia, specialità regionali, agriturismo, itinerari turistici.

Yahoo It.dir.yahoo.com/sport_tempo_ Libero/viaggi/ turismoenogastronomico

Sezione del portale che propone siti web sul tema turismo enogastronomico

Movimento turismo del vino

www.movimentoturismodelvino.it Sito dell’ omonima associazione, contenente informazioni su di essa, per chi desideri visitare una delle 900 cantine che riunisce e per gli operatori del settore che vogliano entrarne a far parte.

Viaggi e sapori www.viaggiesapori.it Sito dell’ omonima rivista. Vi si trovano informazioni su viaggi a sfondo enogastronomico e un archivio con gli articoli dei numeri pregressi.

Associazione italiana delle enoteche pubbliche e delle strade del vino.

www.assoenoteche.it Sito dell’ associazione che svolge essenzialmente una funzione informativa e orientativa nei confronti del consumatore,senza scopo di lucro.

Associazione italiana sommelier

www.sommelier.it L’ associazione pubblica una rivista con archivio on line e organizza corsi formativi di sommelier .

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Vinistore www.vinostore.it Sito dedicato al vino con pagine sull’enoturismo.

Touring club italiano

www.touringclub.it Oltre a fornire informazioni per i turisti il sito offre dossier e propone varie pubblicazioni fra cui la Rivista del turismo.

Slow Food www.slowfood.it Sito dell’ organizzazione internazionale che si propone come obbiettivo di promuovere la cultura del cibo e del vino.

WineReport www.winereport.com/index.asp Sito informativo sul vino con pagine sul enoturismo.

Cultura Gastronomica

www.culturagastronomica.it/ Una guida telematica alle fonti della cultura gastronomica.

Viaggi e Assaggi

www.viaggieassaggi.it/ Guida on line ai percorsi enogastronomici d’Italia.

Città del Vino www.cittadelvino.it/ L’associazione opera per la promozione e la valorizzazione delle risorse dei territori del vino.

Gambero Rosso www.gamberorosso.it Sito dell’omonimo inserto de “Il Manifesto” sull’ enogastronomia.

Enogastronomia www.enogastronomia.it/ Sito dedicato all’ enogastronomia,agli itinerari enogastronomici e ai prodotti tipici.

Buono Utenti.tripod.it/buono/ Il sito dei cibi italiani da salvare.

Naturalmente www.naturalmenteitaliano.it Un sito che

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italiano consente di orientarsi nel mare dei prodotti agroalimentari italiani.

Sagre e feste www.sagre-feste.com Sito ricco di informazioni su feste e manifestazioni.

Enotur www.enotur.net Il portale dell’enoturismo. Fornisce informazioni e link per gli appassionati.

Vino in rete-Enoturismo

www.vinoinrete.it/sommelier/_enoturismo.htm Pagina di un sito sul vino dedicata all’ enoturismo.

4.4 Musei della vite e del vino

I musei della vite e del vino costituiscono un punto fondamentale per la

comunicazione sul vino. La conoscenza delle diversi fasi del ciclo produttivo della

vite e delle operazioni di vinificazione può risultare cruciale per la promozione di un

consumo più consapevole e intenso delle risorse enologiche ed enoturistiche della

zona. Sarebbe interessante capire se ed in che misura tali strutture contribuiscono o

potrebbero contribuire nella promozione di un’offerta territoriale integrata, ma questa

operazione richiederebbe troppo tempo, anche perché i musei presenti sul territorio

nazionale sono davvero numerosi. Nel presente lavoro ci siamo perciò limitati ad

elencare i musei esistenti in Toscana e ad analizzarne le principali caratteristiche.

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Tabella 4.3 Musei della vite e del vino in Toscana

Musei della vite e del vino in Toscana

Prov. Museo Indirizzo Descrizione SI IL VECCHIO

GRANAIO Enoteca Dulcisinfundo, Vicolo degli Innocenti, 21 53037 San Gimignano (SI) tel. 0577-941919 fax 0577-941919 e-mail

[email protected] web

www.dulcisinfundo.net

Ecomuseo del vino realizzato dalla NettaridiBacco. Vi sono esposti circa 60 reperti utilizzati nelle cantine e nelle aziende vitivinicole toscane nel passato. Le sue dimensioni sono molto contenute, essendo stato ricavato da una minuscola cantina medievale interna alla cinta muraria della città.

FI MUSEO DEL VINO DI CERTALDO

Associazione NettaridiBacco, Podere Monastero Certaldo (FI)

Museo del vino realizzato dalla NettaridiBacco, consiste in una collezione di dimensioni contenute, essendo stata ricavata nei locali del Monastero che ospita l'Associazione.

FI MUSEO DELLA VITE E DEL VINO DELLA VAL DI SIEVE

Villa Spalletti di Poggioreale, v. le Duca della Vittoria, 125 50068 Rufina (FI) tel. 055/8396532 e-mail [email protected]

Il Museo, di proprietà del Consorzio Vitivinicoltori del Chianti Rufina, è stato fondato nel 1976 dall'agronomo Alberto Longhi, il quale, curandone l'organizzazione e l'allestimento, gli ha dato una forte impronta storico-agraria. Reperti, libri e documenti costituiscono il Museo. L'entusiasmo che suscita la conoscenza della collezione deriva dall'alta specializzazione che questa offre nell'ambito dello studio della storia della vitivinicoltura in Val di Sieve e in Toscana. La prima sezione del Museo illustra l'attrezzatura legata alla vitivicoltura e alla vinificazione, accompagnata da fotografie e pannelli. La seconda sezione è relativa all'arte del bottaio, strettamente legata alla zona di Rufina e dintorni. Il Museo possiede, inoltre, una ricca biblioteca di circa 3000 volumi.

PO MUSEO DELLA VITE E DEL VINO DI CARMIGNANO

P.zza Vittorio Emanuele, 2 Carmignano (PO) tel. 055-8712468

Il museo, dedicato alla strada medicea dei vini di Carmignano, presenta delle mappe colorate settecentesche del Barco Reale, ampia riserva di caccia che i Medici possedevano nella zona di Montalbano, statuti comunali, lettere di fattori e libretti canonici. Interessante la collezione di vini di

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"Federigo Melis", più di 800 bottiglie ordinate per aree territoriali e per produttori che documentano la produzione vinicola dei primi decenni del dopoguerra.

FI MUSEO DELLA VITE E DEL VINO DI MONTESPERTOLI

Via Lucardese, 7 50025 Montespertoli (FI) tel. 0571608185 fax 0571658877

Il Museo del Vino,uno dei pochissimi in tutta Italia, ricostruisce le vicende della produzione vinicola di Montespertoli, con una notevole raccolta di immagini, oggetti e documenti compresi tra la fine del XVIII e la metà del XX secolo. Il Museo è l’anima della struttura “Centro per la Cultura del Vino - I Lecci”, un percorso che raccoglie le testimonianze della cultura del prodotto principe del territorio, il vino, attraverso un percorso di ricerca che illustra, oltre alle fasi della produzione, il valore della tradizione che si lega al fascino della terra e della sua coltivazione, coinvolgendo appassionati e turisti. Nell’innovativo “laboratorio dei sensi” il visitatore potrà toccare con mano tutte le sensazioni legate al magico mondo del vino.

GR MUSEO DELLA VITE E DEL VINO DI ROCCASTRADA

Piazza dell'Orologio Roccastrada (GR)

Museo della strada del vino Monteregio di Massa Marittima.All'interno dei locali si trova un'area espositiva dedicata all'antica arte vinicola; una seconda, scavata all'interno della roccia, si presenta come una galleria museale dove sono custodite antiche botti per il vino e strumenti di uso nella viticoltura. I visitatori troveranno, anche una zona per la degustazione dei vini delle aziende agricole locali. In questa parte del Museo sono stati collocati pannelli espositivi con testi esplicativi e immagini ricavate da vecchie foto, da stampe e quadri antichi con soggetti ispirati al vino e alla vendemmia, da registri e censimenti della popolazione da cui emerge la realtà contadina della zona. All'interno dei pannelli fanno mostra di sé oggetti di uso comune recuperati sul territorio. Nella galleria sotterranea scavata nella roccia si trova una cantina monumentale con una serie di botti per il vino. Qui sono state posizionate gigantografie ed utensili dell'attività in miniera molto forte in passato nel territorio roccastradino e in molte altre zone della Maremma. In vetrina anche numerosi oggetti legati al vino quali bigonzi, un piccolo strettoio, bollitori, vecchie damigiane e bottiglie, tini, botti. Ci sono poi, anche, una serie di utensili

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che servivano alla lavorazione della pietra.

SI PICCOLO MUSEO DEL CHIANTI

Fattoria di Montevertine 53017 Radda In Chianti (SI) tel. 0577-738009 fax 0577-738265

Il Piccolo Museo del Chianti è stato costituito nel 1978 presso la Fattoria di Montevertine. Vi sono conservati attrezzi della tradizione contadina. Particolarmente interessante è il settore della suppellettile propriamente casalinga e la stanza riservata agli oggetti per la produzione vinicola, tra i quali ricordiamo la botte romagnola, il tinello da vendemmia, lo strettoio per la spremitura di vinacce, le botti ecc. Senz'altro colpisce l'occhio del visitatore una pianta di vite, forse Sangiovese, ancora in vita fino a circa trent'anni fa, con un diametro di proporzioni smisurate, a cui gli esperti hanno attribuito più o meno 400 anni di età. L'elenco non sarebbe completo se non citassimo il mulino ad acqua, di fine 800, per la molitura delle ulive .

4.5 Le agenzie di tour operator enogatronomici

Il fenomeno del turismo enogastronomico ha portato alla proliferazione di agenzie

specializzate in questo tipo di offerta. Secondo un’indagine condotta

dall’osservatorio internazionale sul turismo enogastronomico (2004) il 90% delle

agenzie di viaggio italiane intervistate sottolinea come la propria clientela dimostri

un particolare attenzione a questo aspetto, dato ancora più accentuato al centro Italia,

ove supera il 94%. Il dato non va inteso i maniera fuorviante, interpretando cioè

l’enogastronomia come la principale o esclusiva motivazione di viaggio, ma

sicuramente denota un interesse elevato dei viaggiatori per questo tipo di esperienza.

I fattori che determinano una così alta percentuale di consensi nascono da una

duplice connotazione della domanda: da un lato l’enogastronomia è un fattore

assolutamente trasversale che può completare qualsiasi tipo di esperienza vacanziera

e che negli ultimi anni ha visto una crescita di aspettative da parte dei turisti resi più

consapevoli e sensibili riguardo alle tipicità vinicole e agroalimentari; dall’altro non

va sottovalutato il numero di turisti, certamente più di nicchia, per i quali

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l’enogastronomia costituisce un fattore di decisione autonomo al pari dei più classici

e consolidati segmenti di scelta.

I tuor operator specializzati in escursioni enogastronomiche collaborano con aziende

che si trovano in territori di interesse turistico e che producono prodotti di qualità. Le

escursioni consistono in visite presso le cantine e/o i laboratori di produzione nei

quali vengono svolte attività di vario tipo. Molte agenzie offrono veri e propri

pacchetti abbinando alle escursioni enogastronomiche anche visite a luoghi di

interesse turistico. Un esempio è documentato nell’allegato 2, che riporta alcune

pagine della Gourmet Guide 2004, depliant di informazione enoturistica edito

dall’Associazione nazionale Città del Vino.

Le agenzie di turismo enogastronomiche estere censite in sette paesi europei ad alto

flusso turistico verso il nostro Paese sono numerose (allegato 3):

• in Austria si contano ben 41 operatori, sparsi su tutto il territorio nazionale, che

hanno nei loro programmi soggiorni legati alla nostra enogastronomia con gite,

escursioni, visite a cantine e cene in ristoranti tipici; l’offerta riguarda mete

localizzate prevalentemente nel nord e centro Italia (Piemonte, Veneto, Friuli

Venezia Giulia, Alto Adige, Toscana, Lazio);

• in Germania l’interesse per la nostra enogastronomia è veramente alto: sul web si

contano 831 siti in lingua tedesca dedicati alla cucina italiana, 539 siti

specializzati sull’offerta di corsi di cucina italiana, all’edizione 2003 della

rassegna vinicola “Prowein” di Dusseldorfi erano presenti ben 537 espositori

italiani (numero altamente superiore rispetto ai colleghi tedeschi e francesi), una

larghissima maggioranza delle guide turistiche dedicate al nostro Paese tratta il

segmento enogastronomico (due pubblicazioni sono dedicate esclusivamente a

questo argomento), oltre 2000 sono gli articoli apparsi sulla stampa tedesca nel

2003 sulle proposte enogastronomiche italiane. I 37 tour operator presenti su

tutto il territorio germanico sono particolarmente interessati verso Toscana

(Chianti), Piemonte (Langhe), ma anche Alto Adige, Umbria e Veneto;

• in continuo aumento i tour operators del Regno Unito e della Repubblica

d’Irlanda, 29 in tutto, che offrono viaggi enogastronomici in Italia sulla scia

dell’interesse dimostrato dalla stampa locale ma anche per la necessità di molti

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operatori di differenziare i tradizionali pacchetti turistici. Nel Regno Unito sono

frequenti le offerte di viaggi tematici dove si combinano, per esempio, arte,

passeggiate e degustazioni di vini. Vi sono operatori specializzati nel turismo

attivo (walking) che offrono un tour in Piemonte alla ricerca del tartufo e visite in

aziende vitivinicole, altri invece che offrono visite ai frantoi delle Cinque Terre.

Ben 21 operatori (18 nel regno Unito e 3 in Irlanda) offrono corsi di cucina. La

destinazione più gettonata per i prodotti enogastronomici è la Toscana, ma tutta

l’Italia, da nord a sud gode di ottimo interesse su questo mercato;

• sul mercato svizzero sono presenti 12 operatori con offerte che abbinano più

segmenti, quali la musica e la gastronomia, l’arte e la buona cucina, senza

tralasciare i corsi di cucina italiana: tra questi il tour “alla scoperta della cucina di

Giuseppe Verdi in provincia di Parma” ed i “corsi di pittura e cucina in

Piemonte”;

• in Francia ci sono 8 operatori, localizzati prevalentemente a Parigi, che offrono

programmi legati ai prodotti enogastronomici di qualità; le regioni che hanno già

un buon posizionamento d’immagine, e quindi costituiscono mete di viaggio

apprezzate, sono l’Emilia Romagna (Parma), il Piemonte (cantine e tartufo) e la

Toscana (vie del vino e dell’olio d’oliva), ma l’interesse è sicuramente esistente

anche nei confronti di altre regioni, in particolare Sicilia e Campania;

• in Olanda l’interesse per l’enogastronomia italiana è in costante crescita sia per i

tour operator che per la stampa locale. Sette le agenzie presenti nel Paese. I

prodotti più venduti sono le visite a cantine ed oleifici, oltre alla partecipazione a

corsi di cucina e soggiorni presso aziende agricole. Oltre alle mete classiche di

Toscana e Umbria, vi sono offerte enogastronomiche anche per regioni meno

conosciute come la Calabria, l’Abruzzo, la Campania, la Basilicata e la Puglia;

• in Belgio le agenzie specializzate sono solo 6, di cui quattro localizzate a

Bruxelles, ed offrono prevalentemente tour con degustazione di vini e visita alle

cantine (in crescita la degustazione di olio con visita ai frantoi); le mete preferite

Toscana, Umbria e Lazio.

In Toscana alcuni esempi sono costituiti da “Vinarium Tour Operator” e “Le

Baccanti Tour”.

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Abbiamo svolto una piccola indagine nel settore, completata da un’intervista rivolta

alla titolare dell’agenzia “Le Baccanti”, per farci un’idea sui servizi offerti e sulla

domanda.

L’indagine conferma che il settore dei viaggi enogastronomici è in forte espansione,

sia per quanto riguarda il mercato interno che per quello estero. Per quanto riguarda

l’offerta, si evince che l’organizzazione di escursioni enogastronomiche è spesso

improvvisata da persone che non hanno né le autorizzazioni necessarie per legge, né

le competenze adeguate. Le agenzie autorizzate e in regola sono una minoranza e

hanno costi molto superiori ai concorrenti abusivi.

L’agenzia di viaggi “Le Baccanti” si occupa di viaggi e itinerari enogastronomici con

particolare riguardo al vino e all’olio. Nata in Inghilterra nel 1999, è diventata

successivamente una SRL italiana. L’agenzia opera secondo le regole, scelta che i

titolari dell’agenzia ritengono vincente sul lungo periodo.

L’idea di base su cui si fonda l’attività di “Le Baccanti” è che il vino e il cibo sono

veicoli fondamentali per capire un territorio (storia, usi, costumi, tradizioni).

L’obiettivo che si pone è di diventare la prima agenzia enogastronomica in Italia

entro 10 anni.

Quando era di proprietà inglese l’agenzia era orientata esclusivamente al turismo del

vino, mentre oggi opera anche nel settore dell’olio e in generale in tutto il settore

enogastronomico.

“Le Baccanti” opera su due fronti: quello dei turisti che viaggiano per piacere e

quello delle aziende. Quest’ultimo segmento è visto con particolare interesse: in

generale, ci viene riferito, le aziende tendono a ridurre gli investimenti in pubblicità e

ad aumentare gli investimenti in “eventi” per ingraziarsi sia i clienti che i dipendenti.

I clienti dell’agenzia svolgono attività come: corsi di cucina, visite in cantine,

degustazioni di olio, ecc. Una voce importante dell’agenzia sono i “wine and food

events”, ossia serate di degustazione e di gioco, rivolte ad un ampio pubblico, sia dei

singoli che aziendale, sia esperto che non: si tratta di un modo per porre la

degustazione in modo divertente.

L’agenzia annovera fra i suoi clienti aziende di livello internazionale come IBM,

Ducati, Ferrari, JP Morgan, Unicredit. Le aziende esprimono due tipi di domanda:

viaggi premio offerti ai dipendenti per il lavoro svolto, ed eventi sia per i clienti che

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per gli stessi dipendenti. Fra le attività “evento” maggiormente richieste vi sono le

attività di “intern link” e “networking”. La attività di “intern link” hanno lo scopo di

rafforzare lo spirito di squadra all’interno dell’azienda e possono essere costituite, ad

esempio, da gare di degustazione; le attività di “networking” consistono invece in

serate in cui si cerca di favorire la comunicazione fra i partecipanti, e si adattano

perfettamente ad incontri d’affari in cui sono presenti molte persone che non si

conoscono.

L’organizzazione dei pacchetti turistici avviene di solito in seguito a richieste dei

clienti: in seguito ciò che è stato organizzato viene utilizzato anche per altri

potenziali clienti.

L’agenzia si serve di collaboratori dotati di conoscenze specifiche in campo

enogastronomico, un’ottima conoscenza della lingua inglese, e forte capacità di

gestire i rapporti umani (fondamentale nel settore turistico).

I mercati a cui prevalentemente “Le Baccanti” si rivolge sono quello statunitense,

britannico e nord europeo; ultimamente sono iniziati i primi contatti con alcuni paesi

asiatici.

I clienti sono generalmente di età media o medio – alta e appartengono ad un

segmento di mercato abbastanza elevato. Hanno un buon livello culturale e interessi

ampi; avendo in genere già visitato le mete classiche della Toscana aspirano a

destinazioni diverse dalle solite.

Il prodotto traino rimane il vino ma, quando vengono fatte proposte alternative,

riscuotono sempre un forte interesse.

Nei giri turistici sono comprese visite agli impianti di trasformazione e, per quanto

riguarda l’olio, sia a quelli più tradizionali che a quelli più moderni.

Fra le altre attività dell’agenzia vi sono i progetti di un “teatro dell’olio” e di un

“teatro del vino”. Il teatro dell’olio è ancora solo un progetto, mentre quello del vino

è una realtà: si tratta di un museo “esperienziale”. Vi si sperimenta il vino in base ai

cinque sensi: colori e immagini legate al vino, aromi, suoni legati al vino, esperienze

tattili, degustazioni.

Inoltre l’agenzia partecipa al progetto umanitario “arte per vino uguale ad acqua”:

una cassa di sei vini pregiati con le etichette disegnate da artisti famosi, di cui i

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proventi della vendita (1500 euro a cassa) vengono devoluti per la creazione di corsi

d’acqua nei Paesi in via di sviluppo.

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81

5 Le strade del vino

5.1 Il quadro normativo nazionale.

Le strade del vino sono attualmente regolate dalla Legge Nazionale n.268 del 27

Luglio 1999, che si pone come obiettivo la “valorizzazione dei territori a vocazione

vitivinicola.”

Le strade del vino sono definite come “ percorsi segnalati e pubblicizzati con appositi

cartelli, lungo i quali insistono valori naturali, culturali e ambientali, vigneti e cantine

aperte al pubblico… strumenti attraverso i quali i territori vinicoli e le relative

produzioni possono essere divulgati, commercializzati e fruiti in forma di offerta

turistica.”

La legge delega alle regioni la facoltà di prevedere i seguenti “strumenti di

organizzazione, gestione e fruizione” delle strade del vino:

- il disciplinare della strada del vino sottoscritto dai vari soggetti aderenti;

- il comitato promotore;

- il comitato di gestione;

- il sistema di segnaletica;

- le guide e il materiale illustrativo divulgativo e promozionale.

Le strade del vino possono usufruire di agevolazioni e contributi finanziari sia locali

che regionali, nazionali e comunitari. Tale disciplina può essere applicata “ anche per

la realizzazione di “strade” finalizzate alla valorizzazione, anche congiunta, di altre

produzioni di qualità, con particolare riguardo all’olio d’oliva ed in genere ai prodotti

tipici.”

Ad ogni strada del vino possono aderire, secondo quanto stabilito con decreto del

Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, le seguenti tipologie di soggetti:

a) due o più aziende vitivinicole;

b) una o più cantine;

c) una o più strutture tra:

- enoteche;

- aziende agrituristiche;

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- esercizi autorizzati alla somministrazione dei pasti e bevande della strada del

vino;

- imprese turistico – ricettive;

- musei della vite e del vino o musei etnografici.

Il medesimo decreto fissa inoltre le caratteristiche qualitative minime che ciascuno di

questi soggetti deve possedere.

5.2 Il quadro normativo e fenomenologico locale.

Secondo il IV° Rapporto sul Turismo del Vino del Censis Servizi (2004), la

legislazione regionale di settore sembra riflettere modelli, discipline, tempistiche

estremamente diversificate.

Tavola n° 5.1 - Il quadro normativo e fenomenologico delle "Strade del Vino" a Luglio

2004 nelle Regioni italiane

REGIONE

Legge

normativa

regionale

Tipo di normativa N° Strade del

vino

riconosciute

N° Strade del vino

in attesa di

riconoscimento

N° Strade

rilevate non

riconosciute

VALLE D'AOSTA NO 0 1

PIEMONTE SI L.R. 9/8/99 (manca regolamento) 0 7

LIGURIA SI delibera reg.499/01 6* 0

LOMBARDIA SI L.R. n°7 del 7/2/00 8 0

P.A.BOLZANO NO 0 1

P.A. TRENTO SI L.P. n°10 del 19/12/01 2 0

FRIULI-VENEZIA G. SI L.R. n° 21 del 20/11/00 0 2

VENETO SI L.R. n°17 del 07/09/00 13 0

EMILIA ROMAGNA SI L.R. n° 23 del 7/04/00 11 0

TOSCANA SI L.R. n°69 13/08/96 e 03/02/99 14 0

MARCHE NO 0 2

UMBRIA SI L.R. n°38 del 22/12/99 4 0

LAZIO SI L.R. n°21 del 03/08/01 2 1 0

ABRUZZO SI L.R. n°101 del 18/05/00 (non attuata) 0 6

MOLISE NO 0 1

CAMPANIA SI regolamento DPGR 2212 del 25/10/01 0 2

PUGLIA SI POP/PUGLIA 1994/1999 FONDO FEOGA 9 0

BASILICATA SI L.R. n°7 del 02/02/00 (non attuata) 0 1

CALABRIA SI delibera reg.1092 del 28/12/00 11 3

SICILIA SI L.R. n°5 del 02/08/02 4 1 0

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SARDEGNA NO 0 0

Totali 84 2 26

*Il totale tiene conto delle strade dei vini ed anche di quelle dei sapori

Fonte: Censis Servizi S.p.a. 2004

Come si può notare dalla tavola 5.1, in Italia sono attualmente sedici le

amministrazioni che hanno normato in vario modo il settore, mentre cinque che non

si sono dotate di alcuno strumento legislativo.

Fra le prime si distinguono le regioni che hanno riconosciuto e finanziato le strade –

Liguria, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento, Veneto, Emilia Romagna,

Toscana, Umbria, Lazio, Calabria, Puglia e Sicilia – , da quelle che non hanno dato

luogo a riconoscimenti ufficiali delle strade esistenti – Piemonte, Friuli Venezia

Giulia, Abruzzo, Campania e Basilicata –, in gran parte perché mancano specifici

regolamenti di attuazione.

Nelle regioni che non hanno regolamentato in alcun modo il settore esistono

comunque strade con appositi comitati di gestione costituiti da singoli comuni o altri

enti pubblici e privati. È il caso di Valle d’Aosta, Provincia autonoma di Bolzano,

Marche e Molise.

La Sardegna, è l’unica regione che non ha adottato nessuno strumento legislativo e

non ha strade costituite neanche ufficiosamente.

Complessivamente dal censimento del Censis risultano 112 strade del vino, di cui:

- 84 strade riconosciute secondo procedimenti di legge, presenti in sole 10

regioni e nella provincia autonoma di Trento;

- 2 strade in attesa di riconoscimento (strade costituite ma che non hanno

ancora completato l’iter procedurale);

- 26 strade, distribuite in 10 regioni, prive di riconoscimento ufficiale.

In complesso sono 1135 i comuni che fanno parte delle strade del vino, pari al 14%

dei comuni italiani. Il loro peso percentuale va da un massimo del 43,1% dell’Emilia

Romagna ad un minimo del 3,3% della Campania (graf. 5.1).

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Grafico 5.1 - Percentuale di comuni interessati dalle strade del vino sul totale dei

comuni della regione

0,0

3,3

5,1

5,3

5,6

6,1

6,2

9,0

11,4

11,9

13,0

17,0

20,3

21,3

41,3

41,9

5,9

43,1

38,7

34,1

14,0

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 45,0 50,0

Sardegna

Campania

Molise

Basilicata

Sicilia

Friuli-Venezia-Giulia

Lazio

Trentino-Alto-Adige

Lombardia

Marche

Liguria

Piemonte

Italia

Abruzzo

Veneto

Calabria

Puglia

Toscana

Umbria

Valle d'Aosta

Emilia-Romagna

Fonte: Censis Servizi S.p.A., IV° Rapporto sul Turismo del vino, 2004.

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Correlata naturalmente al numero di comuni è anche la superficie regionale

interessata dai comuni delle strade del vino: al primo posto la regione Puglia con il

51,5% dello spazio, all’ultimo la Campania con il 2,1%. Emilia, Toscana ed Umbria

presentano comunque valori elevati largamente superiori ad un terzo della propria

superficie (graf. n. 5.2).

Grafico 5.2 - Percentuale delle superfici dei comuni interessati dalle strade del vino

sul totale della superficie regionale

0,0

2,1

3,0

3,8

4,3

9,2

10,9

11,2

13,0

14,1

16,2

17,3

18,0

19,2

26,6

28,7

39,3

44,4

44,9

51,1

6,9

0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0

Sardegna

Campania

Trentino-Alto-Adige

Lazio

Friuli-Venezia-Giulia

Basilicata

Liguria

Piemonte

Molise

Sicilia

Lombardia

Abruzzo

Marche

Veneto

Italia

Calabria

Valle d'Aosta

Umbria

Toscana

Emilia-Romagna

Puglia

Fonte: Censis Servizi S.p.A., IV°Rapporto sul Turismo del Vino, 2004.

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Le relazioni esistenti tra il sistema delle strade del vino e sistema turistico è misurata

invece nel graf. 5.3 dove viene analizzato il grado di turisticità inteso come presenza

di comuni turistici presenti nelle strade del vino sul totale dei comuni classificati

come turistici (studio del 2001 del Censis Servizi per ACI).

In ben quattro regioni (Valle d’Aosta, Puglia, Emilia Romagna, Toscana) almeno un

terzo dei comuni turistici fa parte delle strade del vino.

Grafico 5.3 - Percentuale dei comuni turistici interessati dalle strade del vino sul totale

dei comuni turistici della regione

0,0

1,9

5,1

6,0

6,5

7,1

7,1

7,2

11,1

13,1

15,0

16,8

18,5

18,8

27,6

31,0

33,3

36,8

38,6

42,5

6,5

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 45,0

Sardegna

Campania

Trentino-Alto-Adige

Lazio

Molise

Piemonte

Friuli-Venezia-Giulia

Sicilia

Basilicata

Liguria

Lombardia

Italia

Abruzzo

Veneto

Marche

Calabria

Umbria

Toscana

Emilia-Romagna

Puglia

Valle d'Aosta

Fonte: Censis Servizi S.p.A., Quarto Rapporto sul Turismo del Vino, 2004.

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5.3 Le strade del vino e dei prodotti tipici: la normativa della regione Toscana

La Toscana, con la Legge Regionale n.45 del 5 agosto 2003, denominata “Disciplina

delle strade del vino, dell’olio extravergine di oliva e dei prodotti agricoli e

agroalimentari di qualità.”, ha inteso allargare il concetto di strada anche a tutti i

prodotti tipici diversi dal vino nonché ai prodotti dell’agricoltura biologica.

Essa quindi riguarda i territori caratterizzati dalla presenza delle seguenti produzioni:

- vini DOCG, DOC e IGT, secondo la legge nazionale n. 164 del 1992;

- prodotti alimentari DOP e IGP secondo il regolamento CEE n. 2081 del 1992;

- prodotti bilogici secondo il regolamento CEE n. 2092 del 1991;

- prodotti tradizionali secondo il decreto del Ministro delle politiche agricole n.

350 del 1999;

- prodotti con marchio “Agriqualità” istituito dalla legge regionale n. 25 del

1999.

La legge definisce le strade “percorsi segnalati e pubblicizzati lungo i quali insistono

vigneti, oliveti, altre coltivazioni, allevamenti, aziende agricole singole o associate e

strutture di trasformazione aperte al pubblico, nonché beni di interesse ambientale e

culturale”.

Esse possono caratterizzarsi per la presenza di:

- un centro d’informazione;

- un centro espositivo e di documentazione;

- spazi espositivi e di degustazione;

La legge inoltre stabilisce che “ le strade sono istituite nei territori in cui non sono

presenti strade del vino riconosciute”… queste tuttavia… “ possono essere integrate,

sia per quanto riguarda gli itinerari sia per quanto riguarda i prodotti, a condizione

del mantenimento dell’unitarietà del percorso esistente.”

“ Le strade adottano una denominazione in cui sono indicati il nome del prodotto o

dei prodotti che si intende valorizzare ed il nome geografico della zona nel cui

ambito territoriale ricade il percorso.”

“ Le strade del vino, … qualora siano integrate, … possono modificare la loro

denominazione, nonché indicare itinerari aggiuntivi, collegati al percorso

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preesistente, relativi all’olio extravergine di oliva e alle produzioni agricole e

agroalimentari di qualità”.

“ Per il riconoscimento delle strade è costituito un comitato promotore”, “composto

da un numero di aziende agricole singole o associate ricadenti nella zona geografica

della strada, che siano rappresentative dei prodotti valorizzati dalla strada”.

I soggetti che possono partecipare al comitato promotore sono:

- gli enti locali interessati dal percorso della strada;

- aziende non agricole che gestiscono impianti di lavorazione e di

trasformazione dei prodotti agricoli valorizzati dalla strada;

- enti associativi come le organizzazioni professionali agricole, le associazioni

di produttori agricoli, i consorzi di tutela dei prodotti valorizzati dalla strada,

camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura;

- gli operatori economici, le istituzioni e le associazioni operanti nel campo

agricolo, culturale e ambientale interessati alla realizzazione della strada.

Avvenuto il riconoscimento della strada, il comitato promotore si trasforma in

comitato di gestione, che svolge le seguenti funzioni:

- procede alla realizzazione della strada e alla sua gestione;

- diffonde la conoscenza della strada;

- vigila sul buon funzionamento della strada;

- cura i rapporti con le pubbliche istituzioni;

- può gestire direttamente o affidare ad altri enti (comuni, comunità montane,

province) il centro di informazione, il centro espositivo e di documentazione,

gli spazi espositivi;

- presenta le domande di contributo;

- riceve le adesioni da parte dei soggetti interessati;

La Regione eroga contributi per i seguenti interventi:

- realizzazione della segnaletica relativa alle strade;

- allestimento o adeguamento agli standard minimi di qualità del centro

d’informazione, del centro espositivo e di documentazione, degli spazi

espositivi e di degustazione;

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- realizzazione o adeguamento di percorsi e camminamenti sicuri all’interno

degli stabilimenti di lavorazione e trasformazione dei prodotti agricoli e

alimentari al fine di consentire le visite durante la lavorazione;

- realizzazione di attività di comunicazione per la valorizzazione delle strade

singole o associate;

- interventi di animazione per la realizzazione di una sagra annuale della

strada, finalizzata a far conoscere le risorse agricole e agroalimentari della

strada.

Il regolamento di attuazione della legge (n.16 del 2004) fissa poi gli standard minimi

di qualità per i vari soggetti che costituiscono la strada:

- aziende agricole e non agricole;

- aziende agrituristiche;

- enoteche ed esercizi commerciali;

- esercizi autorizzati alla ristorazione e imprese turistico-ricettive;

- imprese artgiane;

- associazioni e consorzi di tutela;

- centro d’informazione;

- centro espositivo e di documentazione;

- spazi espositivi e di degustazione;

- ecc.

A seguito di questa normativa nell’ottobre del 2004 sono state istituite 4 nuove

strade, che coinvolgono oltre 400 soggetti tra enti pubblici e imprese. Sono:

- la Strada dell’olio dei Monti Pisani, cui aderiscono 5 enti locali e 61 aziende;

- la Strada dei sapori del Casentino (Vitellone bianco dell’Appennino centrale

e Prosciutto Casentino) cui aderiscono 86 tra aziende produttrici, ristoratori,

imprese ricettive ed enti;

- la Strada dei sapori della Valtiberina Toscana (Vitellone bianco

dell’Appennino centrale, Tartufo, Miele) con 90 soggetti aderenti;

- la Strada dell’olio e del vino Montalbano – Le colline di Leonardo, con 164

aziende aderenti.

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Fig. 5.1 Mappa e loghi delle strade del vino in Toscana

Le quattro nuove strade vanno ad aggiungersi a quelle costituite dalla L.R.13 agosto

1996, n. 69 (fig. 5.1):

- Strada del Vino Chianti Colli Fiorentini

- Strada del Vino Colline Lucchesi eMontecarlo

- Strada del Vino Chianti Rufina e Pomino

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- Strada del Vino Monteregio di Massa Marittima

- Strada del Vino Costa Degli Etruschi

- Strada del Vino Colli di Candia e di Lunigiana

- Strada del Vino Vino Delle Colline Pisane

- Strada Medicea Dei Vini di Carmignano

- Strada del Vino Vernaccia di San Gimignano

- Strada del Vino Colli di Maremma

- Strada del Vino di Montepulciano

- Strada del Vinodi Montespertoli

- Strada del Vino Terre di Arezzo

- Strada del Vino di Montecucco

Questa legge, oltre a costituire un opportunità in più per valorizzare i prodotti

agroalimentari toscani, potrebbe diventare in futuro un modello per un’analoga legge

nazionale, così com’è avvenuto per la legge regionale 69 del 1996 “Disciplina delle

strade del vino in Toscana” che è stata seguita dalla legge nazionale 268 del 1999.

5.4 Il contesto di mercato delle strade del vino

Sempre nell’ambito del IV Rapporto sul Turismo del vino, il Censis Servizi ha

realizzato un sondaggio per analizzare il contesto di mercato nel quale si collocano le

strategie delle 100 strade del vino. Al sondaggio hanno risposto 38 Strade del vino,

delle quali 35 sono riconosciute da leggi o regolamenti regionali e 3 “spontanee” non

riconosciute. Ne sono emersi alcuni dati quantitativi, di seguito elencati, che essendo

estrapolati su un campione prossimo al 35% possono essere riferiti all’intero

universo nazionale.

• In media una strada del vino coinvolge 14 soggetti pubblici tra comuni,

comunità montane, amministrazioni provinciali, etc. e 57 operatori privati tra

produttori, enoteche, cantine, etc. Riportando questi dati all’universo, le

strade del vino in Italia coinvolgerebbero oltre 1.400 soggetti pubblici e 6.000

privati.

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• Buona parte delle strade del vino segmenta l’offerta in sottoitinerari

territoriali, per consentire visite e soggiorni di diversa durata: la media degli

itinerari è di 4,1 per strada.

• Delle 38 strade intervistate, 17 (quindi circa il 47% circa delle strade) hanno

un proprio museo e 14 (il 35%) un’enoteca di sistema.

• L’ “impatto occupazionale” diretto ed indiretto delle strade del vino è ancora

marginale: in totale, le 38 strade considerate sono risultate avere 15 addetti

diretti a tempo pieno (0,39 addetti in media per strada) e 22 addetti diretti a

tempo parziale o saltuari (0,58 per strada), mentre gli addetti indiretti sono

risultati essere in totale 23 a tempo pieno (0,61 per strada) e 65 part

time/saltuari (1,71 per strada).

• Per le attività realizzate dalle strade del vino considerate, nel 2003 sono stati

spesi 1.074.482 euro (circa 56.500 euro in media per ciascuna delle strade che

hanno fornito indicazioni su questo punto), dei quali 58.992 euro per la

gestione ordinaria (32.400 euro circa per strada) e 440.490 per la gestione

straordinaria (circa 31.500 euro in media per strada); in pratica il minimo di

spesa per qualche addetto, le spese correnti di gestione e per la promozione.

Sebbene il valore economico delle strade del vino sia piuttosto limitato, è importante

considerare il fatto che nell’arco del triennio 2001-2003 la spesa destinata alle

attività è praticamente raddoppiata, passando da 58.298 euro totali del 2001 (gestione

ordinaria più gestione straordinaria) ai 1.074.482 euro del 2003, con una spesa media

per strada che passa dai 36.769 euro del 2001 ai 56.552 euro del 2003 (tra l’altro è

aumentata sensibilmente l’incidenza della gestione straordinaria sul totale).

Ancora più significativo, sempre nel triennio 2001-2003, è l’incremento del numero

delle manifestazioni promosse annualmente: erano 117 nel 2001 (4,5 in media per

strada), sono passate a 183 nel 2002 (6,3 per strada) per arrivare a 258 nel 2003 (8,6

per strada). Questi ultimi due elementi, cioè il raddoppiamento nel triennio sia delle

risorse impiegate che delle attività effettuate, fanno emergere una notevole

accelerazione ed espansione del settore.

L’analisi delle opinioni fornite dagli interpellati riguardo a quelli che vengono

ritenuti i punti di forza e quelli di debolezza delle strade del vino, mette in risalto

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come da un lato la forza sia identificata nella qualità intrinseca dei prodotti

enogastronomici dell’area e del territorio tout court, mentre i principali elementi di

debolezza vengono identificati nelle strutture, siano esse di promozione, di

commercializzazione o di accoglienza.

Tab. 5.1 - Valutazione media per alcuni fattori/elementi

Fonte: Censis Servizi S.p.A., Quarto Rapporto sul Turismo del Vino, 2004.

Esaminando infatti i punteggi (Tab.5.1) che gli interpellati hanno assegnato ad una

serie di fattori ( e pur sottolineando come in una scala da 1 a 10 non si sia mai scesi

sotto la sufficienza), è facile notare come i valori più bassi sono stati assegnati a

fattori come il livello del museo del vino locale, la diffusione e la qualità dei punti di

Valutazione media (1=bassa; 10=alta) per:

6,1

6,5

6,5

6,6

6,8

6,8

7,1

7,1

7,1

7,1

7,6

7,7

8,1

8,4

6,8

0,0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 7,0 8,0 9,0 10,0

Livello del museo del vino

Diffusione dei punti di degustazione

Diffusione/capillarità della rete di vendita

Qualità di accoglienza nelle aziende

Qualità dei punti di degustazione dei vini

Qualità dei prodotti non alimentari tipici

Efficacia degli itinerari

Diffusione dei punti di eccellenza

Qualità della rete di vendita dei vini

Qualità degli eventi/vino organizzati nel 2003

Accoglienza degli abitanti del luogo

Qualità della ristorazione tipica

Qualità e fama dei vini

Qualità dei prodotti alimentari tipici

Qualità del paesaggio

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degustazione, la diffusione e la capillarità della rete di vendita, la qualità

dell’accoglienza nelle aziende. All’opposto, i punteggi maggiori sono stati assegnati

alla qualità dei vini, del paesaggio, dei prodotti alimentari tipici e della ristorazione

tipica del territorio: in pratica si ha consapevolezza della qualità delle risorse che si è

in grado di offrire, ma vengono giudicate non ancora adeguate le strutture necessarie

a valorizzare appieno tali risorse.

D’altra parte, il grado di problematicità per una serie di aspetti organizzativi e

gestionali (valutato anch’esso secondo una scala da 1 a 10) non è ritenuto, nella

media, troppo elevato, o almeno non in misura tale da compromettere le possibilità di

sviluppo dell’area (tab.5.2). Da segnalare che i problemi maggiori sono stati

riscontrati nell’accordo tra i soci e nelle strategie sui programmi.

Tab. 5.2 - Grado di problematicità per gli aspetti organizzativi e gestionali della

Strada

Grado di problematicità per gli aspetti organizzativi e gestionali della Strada

6,6 - Accordo tra i soci nelle strategie e sui programmi

6,4 - Raccolta di contributi pubblici (regione, provincia…)

5,5 - Raccolta di introiti da attività turistiche (eventi, degustazioni…)

4,8-Raggiungimento di risultati favorevoli allo sviluppo

3,3 - Ricadute negative indotte dal turismo sul sistema locale

0,0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 7,0

Fonte: Censis Servizi 2004

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Nella tabella che segue sono illustrati punti di forza e di debolezza delle strade del

vino, così come emerge dal sondaggio del Censis.

Tab. 5.3 – I punti di forza e i punti di debolezza Punti di Forza Punti di debolezza

Qualità intrinseca di prodotti e produttori

Qualità del paesaggio, dell’accoglienza e della ristorazione

Crescita delle manifestazioni ed eventi organizzati nell’area

Crescita della coesione tra operatori economici

Presenza insufficiente di Musei del Vino ed Enoteche

Insufficienza delle strutture (punti di degustazione, rete di vendita, …)

Bassa qualità dell’Accoglienza nelle aziende

Scarsa affluenza di contributi da parte degli Enti pubblici locali

Disaccordi tra i soci nelle strategie e sui programmi

Fonte: Censis Servizi 2004

5.5 Potenzialità delle strade del vino

Sempre nel IV rapporto sull’enoturismo il Censis ha stilato una classifica delle strade

del vino, nel tentativo di valutare le potenzialità dei loro territori. Le strade prese in

considerazione sono 84 e rappresentano un campione altamente significativo (75%)

delle strade esistenti in Italia.

Per la valutazione sono stati presi in considerazione sette indicatori, realizzati sulla

base dei giudizi espressi dalle principali guide di settore, in cui vengono analizzati

tre fattori: il fattore vino (tre indicatori), il fattore ristorazione (tre indicatori) e la

visibilità (un indicatore).

Per il fattore “vino” sono stati presi in considerazione, attraverso le citazioni ed i

relativi apprezzamenti qualitativi espressi dalle tre principali guide di settore

(Gambero Rosso, Veronelli e Associazione Italiana Sommelier), indicatori inerenti a:

- percentuale dei vini citati per strada /totale vini citati nelle strade;

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- qualità media dei vini citati sulla base delle valutazioni attribuite loro nelle

guide;

- quota percentuale di vini con alte valutazioni (Top) nella strada/totale vini

top.

In modo speculare per il fattore “ristorazione” sono stati apprezzati tre indicatori che

scaturiscono dalla rilevazione effettuata nelle tre principali guide di settore

(Michelin, Veronelli, Gambero Rosso) e riferiti a:

- percentuale dei ristoranti citati per strada/totale dei ristoranti citati nelle

strade;

- qualità media dei ristoranti citati sulla base delle valutazioni attribuite dalle

guide;

- quota dei ristoranti con alte valutazioni (Top) per strada/totale ristoranti top

citati nelle strade.

La costruzione del punteggio di “visibilità” è stata ottenuta conteggiando, sempre in

modo ponderato, il numero di citazioni ottenute dai comuni nelle principali guide

enogastronomiche (le sei già citate ed altre specifiche sui prodotti tipici food).

La media finale, costruita come media aritmetica dei punteggi dei sette indicatori e

successivamente standardizzata tra 60 e 100, stabilisce dunque la posizione dal 1°

all’84° posto.

La classifica è riportata di seguito.

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Tavola n. 1 - Classifica finale e punteggi degli indicatori

Vino Ristorazione

Regione Riconoscimento Posizione Strada Media Visibilità della Strada Citati Qualità

media Top Citati Qualità media Top

PIE NR 1 ASTESANA 91,6 68 100 100 100 89 90 95 TOS RIC 2 COSTA DEGLI ETRUSCHI 91,5 77 100 100 100 100 79 85 PIE NR 3 BAROLO 90,3 82 100 100 100 83 87 80 PIE NR 4 MOSCATO E BARBARESCO 89,8 88 100 100 100 74 87 80 TOS RIC 5 CHIANTI COLLI FIORENTINI 88,5 79 100 100 100 81 84 75 LOM RIC 6 FRANCIACORTA 87,7 72 100 100 100 77 85 80 FRI NR 7 DEL COLLIO 87,2 78 100 100 100 69 89 75 PIE NR 8 CASTELLI DEL ROERO 86,3 67 100 100 100 66 96 75 PIE NR 9 DAL ROERO ALLE LANGHE 86,2 77 100 100 100 72 80 75 ALT NR 10 VINO ALTO ADIGE 85,8 76 100 100 100 69 91 65

TOS RIC 11 VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO 85,8 96 100 100 100 63 76 65

MAR NR 12 VINO VERDICCHIO E DI MATELICA 84,2 75 84 78 90 90 88 85

UMB RIC 13 ETRUSCO ROMANA 80,9 71 78 74 79 93 81 90 LOM RIC 14 VINI BRESCIANI DEL GARDA 80,7 73 71 76 68 95 81 100 TOS RIC 15 COLLI DI MAREMMA 78,6 81 70 77 87 93 78 65 LOM RIC 16 VALCALEPIO 77,7 66 66 74 62 92 84 100 VEN RIC 17 SOAVE 77,2 73 86 81 85 73 77 65 LOM RIC 18 OLTREPO' PAVESE 76,7 67 90 73 85 75 81 65 TOS RIC 19 TERRE D'AREZZO 75,6 74 69 77 80 86 74 70 LOM RIC 20 VALTELLINA 75,3 71 67 79 80 82 83 65

TOS RIC 21 VERNACCIA DI SAN GIMIGNANO 75,2 100 77 77 83 63 67 60

EMI RIC 22 COLLI D'IMOLA 74,8 70 65 74 66 79 84 85

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Vino Ristorazione Regione Riconoscimento Posizione Strada Media Visibilità

della Strada Citati Qualità media Top Citati Qualità

media Top

SIC STAND 23 CERASUOLO DI VITTORIA 74,6 83 63 76 65 75 84 75

VEN RIC 24 PROSECCO DEI COLLI CONEGLIANO 74,5 77 85 73 69 75 78 65

VEN RIC 25 BARDOLINO 74,4 73 81 75 80 81 71 60 PIE NR 26 ALTO MONFERRATO 74,0 63 77 75 73 77 84 70 EMI RIC 27 COLLI DI FORLI E CESENA 74,0 70 75 72 79 73 84 65

EMI RIC 28 COLLINE SCANDIANO E CANOSSA 73,8 70 70 72 68 81 80 75

TOS RIC 29 COLLI DI CANDIA E DI LUNIGIANA 73,2 76 62 82 65 71 86 70

VEN RIC 30 LESSINI DURELLO 73,1 65 68 75 68 74 87 75 VAL NR 31 ROUTE DES VINS 73,1 68 70 73 67 75 83 75 EMI RIC 32 COLLI PIACENTINI 72,8 67 71 70 69 77 80 75

TOS RIC 33 MONTEREGIO - MASSA MARITTIMA 72,8 74 64 84 72 72 79 65

TOS RIC 34 MEDICEA DEI VINI DI CARMIGNANO 72,4 87 64 81 72 63 74 65

LAZ RIC 35 CASTELLI ROMANI 72,3 73 72 74 70 74 79 65 EMI RIC 36 CITTA' CASTELLI CILIEGI 72,3 70 72 74 75 67 83 65 ABR NR 37 COLLINE TEATINE 72,2 69 69 74 73 69 81 70

TOS RIC 38 COLLINE LUCCHESI E MONTECARLO 72,0 77 67 79 75 67 80 60

LIG RIC 39 DEL VINO E DELL'OLIO DALLE ALPI AL MARE 71,9 65 64 82 63 77 77 75

TOS RIC 40 CHIANTI RUFINA E POMINO 71,8 72 67 79 79 62 79 65 UMB RIC 41 VINI DEL CANTICO 71,8 80 64 76 66 75 76 65 UMB RIC 42 SAGRANTINO 71,7 76 66 80 78 62 79 60 EMI RIC 43 COLLINE DI FAENZA 71,5 76 69 73 67 66 85 65 ABR NR 44 COLLINE DEL DUCATO 71,2 82 64 78 65 72 78 60

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Vino Ristorazione Regione Riconoscimento Posizione Strada Media Visibilità

della Strada Citati Qualità media Top Citati Qualità

media Top

EMI RIC 45 COLLI DI PARMA 71,2 71 62 73 62 77 83 70 BAS NR 46 BASILICATA 71,0 72 67 76 77 63 77 65 TOS RIC 47 COLLINE PISANE 70,9 68 65 81 76 67 75 65 LOM RIC 48 VINI E DEI SAPORI MANTOVANI 70,8 68 61 66 60 83 83 75 PUG RIC 49 VINO DOC CASTEL DEL MONTE 70,7 75 64 68 65 78 75 70 VEN RIC 50 COLLI EUGANEI 70,6 70 67 73 67 80 78 60

PUG RIC 51 PRIMITIVO DI MANDURIA E LIZZANO 70,0 70 65 67 66 70 87 65

CAL RIC 52 POLLINO-CASTROVILLARI 70,0 62 60 88 60 64 91 65

PUG RIC 53 LOCOROTONDO E MARTINA FRANCA 69,9 79 64 64 61 76 79 65

SIC RIC 54 MARSALA TERRE D'OCCIDENTE 69,9 70 67 74 66 62 86 65

PUG RIC 55 VIGNA DEL SOLE 69,8 68 70 72 74 73 72 60 EMI RIC 56 DEI COLLI DI RIMINI 69,7 65 61 90 65 70 73 65 UMB RIC 57 TRASIMENO 69,6 76 64 80 68 65 75 60 ABR NR 58 CONTROGUERRA 69,6 70 65 77 69 63 83 60 FRI NR 59 DEL TERRANO 69,3 81 62 75 60 67 75 65 VEN RIC 60 COLLI BERICI 69,1 65 62 69 61 62 100 65 MOL NR 61 VINO DEL MOLISE 68,9 68 63 79 65 67 75 65

VEN RIC 62 TORCOLATO E VINI DI BREGANZE 68,9 64 62 89 66 61 80 60

LOM RIC 63 SAN COLOMBANO E DEI SAPORI LODIGIANI 68,6 64 61 67 62 68 88 70

LAZ STAND 64 CESANESE DEL PIGLIO 68,6 68 60 73 60 60 98 60 PIE NR 65 CANAVESE 68,6 65 64 75 62 66 84 65 TRE RIC 66 VALLAGARINA 68,2 70 74 77 73 61 63 60 SIC RIC 67 TERRE SICANE 68,1 69 64 79 68 62 75 60

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Vino Ristorazione Regione Riconoscimento Posizione Strada Media Visibilità

della Strada Citati Qualità media Top Citati Qualità

media Top

TOS RIC 68 MONTECUCCO 67,9 76 62 71 63 65 79 60 ABR NR 69 COLLINE APRUTINE 67,8 71 64 75 65 63 71 65 ABR NR 70 TREMONTI E VALLE PELIGNA 67,8 67 64 74 66 67 76 60 LOM RIC 71 COLLI LONGOBARDI 67,6 65 61 68 61 77 77 65 SIC RIC 72 ALCAMO DOC 67,6 68 64 77 67 63 73 60 ABR NR 73 TRATTURO DEL RE 67,0 66 61 77 61 69 76 60 CAM NR 74 IRPINIA 66,6 68 70 73 70 60 60 65 TOS RIC 75 MONTESPERTOLI 66,5 81 63 72 65 61 63 60

VEN RIC 76 RECIOTO E VINI DI GAMBELLARA DOC 65,7 67 64 68 62 61 80 60

PUG RIC 77 VINI DOC DEL SALENTO 65,5 62 64 71 64 61 77 60 VEN RIC 78 DOC LISON-PRAMAGGIORE 65,4 63 65 67 63 63 77 60 PUG RIC 79 MURGIA CARSICA 64,6 64 62 67 61 68 71 60 LAZ RIC 80 TEVERINA 64,6 64 63 76 63 61 66 60 PUG RIC 81 VINI DOC DELLA DAUNIA 64,2 69 63 65 61 62 70 60 PUG RIC 82 ANTICHI VINI ROSSI 62,8 62 61 60 60 62 69 65 VEN RIC 83 STRADON DEL VIN FRIULARO 62,5 60 62 71 61 60 63 60 CAL RIC 84 LOCRIDE 62,0 60 60 64 60 63 67 60

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Soffermandoci solo sulla parte alta della classifica si può notare che le prime undici

posizioni sono occupate da “fuoriclasse” del fattore vino, vale a dire “strade” che

fanno proprio del prodotto vino il loro punto di forza con valutazioni di assoluta

eccellenza. Si tratta di 5 strade piemontesi, peraltro non riconosciute, (Astesana,

Barolo, Moscato e Barbaresco, Castelli del Roero, Dal Roero alle Langhe), 3 toscane

(Costa degli Etruschi, Chianti Colli Fiorentini, Vino Nobile di Montepulciano), una

lombarda (Franciacorta), una altoatesina (Vino Alto Adige) ed una friulana (Del

Collio), le ultime entrambi non riconosciute.

Negli indicatori relativi alla ristorazione, invece, i punteggi si distribuiscono in modo

più variegato lungo l’asse della classifica con punte di eccellenza anche in strade che

complessivamente si collocano oltre la cinquantesima posizione.

Anche i punteggi del fattore “visibilità” si dispongono in modo non fortemente

correlato con la classifica finale sebbene, dalla settantesima posizione in giù, solo

una strada ottenga un punteggio, in questo indicatore, superiore a 69 punti.

La classifica stilata ci consente di analizzare il posizionamento delle strade sulla base

di fattori fenomenologici significativi. Il grafico seguente (figura n.5.2) mostra il

posizionamento delle strade del vino in relazione ai fattori “vino” e “ristorazione”.

Sull’asse delle ascisse, vi è la rappresentazione sintetica del livello di citazioni, della

qualità media e dell’eccellenza delle strade in relazione al prodotto vino. Sull’asse

delle ordinate la rappresentazione sintetica del livello di citazioni, qualità media ed

eccellenza delle strade in relazione alla ristorazione. L’incrocio tra i due fattori dà

luogo a quattro quadranti in cui si rappresentano altrettanti gruppi di strade. Nel 1° si

posizionano 18 strade ad alto “valore aggiunto” sia sul fattore vino che su quello

della ristorazione. Nel 2° si posizionano 8 strade forti sul fattore “vino” ma sotto la

media complessiva espressa dal fattore “ristorazione”. Nel 3° si posizionano 38

strade con basso profilo sia sul versante “vino” che sul versante “ristorazione”. Nel

quarto, infine, si posizionano 20 strade “forti” sulla ristorazione ma sotto la media

complessiva espressa dal fattore “vino”.

La figura n.5.3 ripropone lo stesso schema analizzando il posizionamento finale nella

classifica ed il tasso di turisticità (calcolata in base a fattori attrattivi di turismo

stabiliti in uno studio ACI – Censis Servizi, 2001) dei comuni appartenenti alla

strada (sono escluse le strade composte da meno di 5 comuni).

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Sull’asse delle ascisse si tiene conto della posizione nella classifica, mentre l’asse

delle ordinate rappresenta la percentuale dei comuni turistici sul totale dei comuni

che la compongono.

Figura n. 5.2 - Posizionamento strategico in base ai fattori vino e ristorazione

1 8

3 8

2 0

8

6 0

7 0

8 0

9 0

1 0 0

6 0 7 0 8 0 9 0 1 0 0

A R E A D E L L E C E R T E Z Z EA R E A D E L L E S C O M M E S S E G A S T R O N O M I C H E

A R E A D E L L E S C O P E R T E A R E A D E L L E P R O M E S S E E N O I C H E

V I N O

R I S T O R A Z I O N E

Figura n. 5.3 - Posizionamento strategico in base ai fattori ranking finale e turisticità

16

25

23

10

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

60 70 80 90 100

AREA DEL TURISMO E CERTEZZE ENOGASTROMICHE

AREA DELLE SCOMMESSE ENOGASTRONOMICHE E TURISMO ?

RANKING STRADE

TURISTICITA'

AREA DELLE SCOPERTE ENOGASTROMICHE E TURISMO?

AREA DEL TURISMO E PROMESSE ENOICHE

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Conseguentemente nel 1°quadrante si collocano 10 strade con alta posizione nella

classifica ed alta percentuale di comuni turistici. Nel secondo quadrante si

posizionano 16 strade con alta posizione nella classifica e bassa turisticità. Nel terzo

quadrante 23 strade con bassa posizione nella classifica e bassa percentuale di

comuni turistici. Nel 4° quadrante si trovano 25 strade in cui è bassa la posizione

nella classifica ed alta la turisticità.

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Conclusioni

Nella società moderna il cibo, ed il vino in particolar modo, ormai trascende la gola

ed il palato.

La riscoperta delle radici, l’interesse per la zona di provenienza, l’attenzione agli

equilibri socio ambientali, la ricerca di evasione dal proprio ambiente, la

condivisione della cultura di altri luoghi, la ricerca di un riavvicinamento alla

tradizione enogastronomica italiana e ai valori di serenità e genuinità evocati dal

mondo rurale, l’espressione del proprio livello culturale e sociale manifestato

attraverso il consumo di prodotti enogastronomici tipici e di qualità, la sensibilità

per gli aspetti antropologici, il desiderio di conoscere la storia, si sommano alla

ricerca della qualità organolettica ed alla gratificazione del palato.

In questa ottica si inserisce la recente (a partire dalla seconda metà degli anni

novanta) ripresa del consumo di vino, legata oltre che alle anzidette nuove funzioni

degli alimenti, anche ad altri fattori come la rilegittimazione salutistica del vino,

l’emergere di nuovi segmenti di consumatori (le donne e i giovani), l’incremento del

livello qualitativo del vino prodotto in Italia.

Il vino è così diventato, insieme ai prodotti tipici, lo strumento attraverso cui si

esprime l’identità di un territorio, ed in tal senso contribuisce a creare quell’appeal

che può rendere una località appetibile come meta turistica.

Il turismo del vino si inserisce perfettamente in alcune nuove tendenze del turismo in

genere: viaggi sempre più brevi e frequenti; aumento del turismo a medio raggio e

intraregionale; meno viaggi organizzati e preferenza a costruire da soli il proprio

programma; maggiore attenzione alla qualità e minore attenzione alla convenienza;

crescente importanza dei servizi alla persona, ossia quelle prestazioni che

avvantaggiano le relazioni del turista (nel caso dell’enoturismo il rapporto diretto con

il produttore). Ma è soprattutto espressione di un nuovo trend: il turismo culturale. I

turisti sono infatti attratti da ciò che il prodotto esprime: la cultura di un luogo, la

tradizione, i suoi costumi, ecc., tutti aspetti questi di una conoscenza materiale e

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immateriale che permette di appropriarsi dell’iedentità culturale altrui. Tutto questo

si traduce in un mercato dove la domanda è in continua crescita.

Anche in Italia, il turismo del vino, sull’onda dei nuovi trend, è destinato ad

intercettare sempre più importanti quote di mercato.

Secondo recenti indagini sono circa 6 milioni gli italiani che cercano e consumano in

maniera sempre più crescente etichette di qualità, comprano guide e riviste

specializzate, frequentano enoteche e wine-bar, partono per weekend alla scoperta di

territori ricchi d’arte, storia, ambiente, ma anche di cantine. Ma l’attenzione verso il

mondo del vino, in controtendenza con il calo dei consumi, ha una platea ben più

grande: sono 24 milioni gli italiani che consumano abitualmente vino e 16 milioni

hanno disponibilità a casa di uno stock di vini.

L’enoturista “tipo” è un consumatore - intenditore - scopritore, prevalentemente

maschio e bevitore abituale, di età compresa fra i 26 e i 45 anni e di livello sociale ed

economico medio – alto. Effettuando una classificazione dei turisti del vino basata

essenzialmente su due fattori, il livello di conoscenze in campo enologico e le

disponibilità economiche, ne è scaturita una piramide composta di cinque livelli con

un grado crescente dei due fattori: gli eno–curiosi sono coloro che hanno poche

conoscenze specifiche ma molto interesse a partecipare (soprattutto agli eventi); gli

eno – esploratori possiedono invece un livello elementare di interesse e conoscenze

di prodotti e luoghi; gli eno – tifosi, presentano un vivo interesse per il settore,

possiedono una buona conoscenza di base, e sono orientati verso soggiorni e corsi

oltre che gite; gli eno – professionisti, possiedono un’ottima e diversificata

conoscenza del prodotto, una sviluppata cultura di viaggi, luoghi e percorsi del

settore; infine gli eno-sperimentatori, hanno un bagaglio di conoscenze e un profilo

di crescita simili al gruppo precedente, da cui si distinguono per una spiccata

attitudine a fare della cultura del vino più un occasione di esperienze che di

apparenze.

Per valutare le potenzialità dell’enoturismo, si è ritenuto interessante sondare

l’importanza dell’enogastronomia nella scelta di destinazione dei turisti stranieri

(provenienti dall’Europa occidentale, nello specifico Austria, Belgio, Francia,

Germania, Olanda, Regno Unito e Svizzera), e le loro conoscenze sul vino e

sull’offerta enoturistica italiana. Emerge, in generale, che i turisti provenienti da

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paesi di lingua tedesca, Germania e Austria, danno maggior peso e hanno maggiori

conoscenze sull’enogastronomia rispetto agli altri, in particolare i britannici, i quali

non sembrano assolutamente interessati a questo segmento turistico.

Allo sviluppo del turismo del vino in Italia, hanno contribuito in gran parte due

associazioni: Il Movimento del Turismo del Vino e Le Città del Vino. Il Movimento

del Turismo del Vino si attiva con la partecipazione a fiere, la collaborazione a

ricerche specialistiche con enti pubblici, la comunicazione attraverso la carta

stampata e la presenza su Internet, l’ideazione e la realizzazione di itinerari turistici

attraverso le cantine socie. Ma soprattutto il Movimento ha fatto nascere le più

importanti manifestazioni del settore a livello nazionale: Cantine Aperte, Calici di

Stelle, e Benvenuta Vendemmia. Tali manifestazioni hanno rappresentato un punto

di svolta importante nel settore consentendo per la prima volta di entrare nelle

cantine, di entrare in contatto con il produttore, di “toccare con mano” la cultura del

vino. Parimenti, l’Associazione Nazionale “Città del Vino” si occupa della

promozione del settore attraverso l’attività editoriale, l’organizzazione di iniziative a

favore degli operatori turistici del settore enogastronomico, l’organizzazione di

eventi nazionali ed internazionali finalizzati alla promozione dei territori italiani a

forte vocazione enogastronomica, la formazione delle risorse umane per il comparto

enogastronomico nazionale, la comunicazione enogastronomica e la promozione del

territorio, l’affiancamento di governi locali nell’ideazione e realizzazione di servizi

per lo sviluppo locale, nella valorizzazione delle tipicità e nel rafforzamento dei

processi di cooperazione intercomunale.

L’Associazione ha anche sviluppato diversi progetti ed alcuni protocolli d’intesa con

Enti pubblici e privati nel tentativo di promuovere una sorta di “biodiversità” delle

Strade del Vino, attraverso una qualificazione “etica” del sistema tecnico e colturale

e del sistema sociale delle città del vino.

Al fine di valutare lo status attuale dell’offerta relativa al turismo del vino è stata

elaborata una scheda per la valutazione dell’accoglienza in cantina. In essa vengono

poste una serie di domande alle quali bisogna rispondere, in alcuni casi esprimendo

una valutazione da 1 a 10, in altri con un si o un no. Si chiede di valutare alcuni

elementi: accessibilità, tipologia di azienda, prima accoglienza, degustazione,

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cantina, personale addetto all’accoglienza, ecc. Per quanto riguarda l’accessibilità i

fattori da valutare riguardano il percorso stradale, la segnaletica, la comodità

dell’orario di apertura, la disponibilità di un parcheggio. Per quanto riguarda la

tipologia di azienda si chiede se è a conduzione familiare, se sono i proprietari ad

effettuare l’accoglienza, se l’azienda ha valore architettonico o storico o se viceversa

si tratta di un edificio moderno, ecc.. Per la prima accoglienza e per la degustazione

vengono valutati l’ampiezza, la pulizia, l’aspetto e la comodità dei locali, i servizi

igienici nonché la cortesia e la disponibilità del personale addetto; riguardo alla

degustazione si richiedono anche valutazioni relative all’illuminazione, alla

conservazione dei vivi, alla disponibilità di bicchieri idonei e in numero adeguato,

alla disponibilità di schede organolettiche di degustazione, ecc.. Per quanto riguarda

la cantina si chiede di valutare se è facilmente accessibile, agibile, pulita, bella, ben

illuminata, se il personale addetto usa un linguaggio chiaro ed efficace, se riesce a

coinvolgere i visitatori, se lascia spazio alle domande e ai dubbi, se è cortese e

disponibile, se ha padronanza delle lingue, se denota conoscenza dell’azienda, dei

prodotti aziendali e del loro processo di lavorazione, delle tecniche di degustazione,

della viticoltura, dell’enologia e dell’enografia del territorio, dell’ambiente della

cultura e dei prodotti agroalimentari tipici locali e regionali, ecc.. Fra gli altri

elementi si chiede di valutare anche la durata della visita in azienda, la segnaletica

interna, la presenza o meno di sentieri per le visite ai vigneti, la chiarezza e la

completezza del materiale informativo, la presenza di un locale per spuntini, di un

punto vendita vini, di un punto vendita di altri prodotti aziendali, la presenza di vini

D.O.C. o di altro profilo qualitativo.

Il successo del turismo enogastronomico, inteso come insieme di servizi localizzati

all’interno di uno specifico territorio, dipende quasi interamente dalla loro

pubblicizzazione, ossia dalle qualità e quantità di informazioni di cui il potenziale

utente può fruire. A tal fine, durante il lavoro di ricerca si è cercato di sistematizzare

gli strumenti ed i metodi utilizzati per la pubblicizzazione e vendita dei servizi

enoturistici. Si è constatato che:

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- il primo veicolo promozionale è senz’altro rappresentato dalle bottiglie con

denominazione d’origine: i grandi vini, provenienti da territori di grande

bellezza, ingenerano flusso turistico.

- un altro canale molto importante è costituito dal passaparola, cioè dalla

testimonianza di chi è già stato in un determinato luogo.

- fondamentale è anche la promozione di iniziative di appeal per il turista ossia

gli eventi enogastronomici. Fra di essi il più importante è senz’altro il già citato

Cantine Aperte che ha avuto il merito di attirare oltre un milione di turisti, ma

anche l’attenzione dei media. Così facendo ha accresciuto l’immagine di tutto il

settore, ha fatto conoscere la propria attività, ha commercializzato i propri

prodotti, ha creato le basi per un nuovo tipo di turista.

- di grande importanza anche i canali web: negli ultimi anni infatti il turismo on

line in Europa è aumentato almeno di 12 volte. I siti web che offrono

informazioni sull’enoturismo appartengono alle categorie più diverse: si va dai

grandi portali che si occupano della materia in maniera del tutto complementare

ad altri argomenti, ai siti specifici sul turismo del vino o sul turismo

enogastronomico.

- accanto a questi strumenti vi sono poi i classici canali di promozione:

televisione, giornali, agenzie di viaggio, queste ultime nella rinnovata veste di

wine & food tour.

Fra gli strumenti di promozione vi sono le strade del vino, intese come reti di servizi

per la valorizzazione del territorio verso il mercato.

Esse, secondo la legge nazionale del 1999 che le regola, sono “percorsi segnalati e

pubblicizzati con appositi cartelli, lungo i quali insistono valori naturali, culturali e

ambientali, vigneti e cantine aperte al pubblico… strumenti attraverso i quali i

territori vinicoli e le relative produzioni possono essere divulgati, commercializzati e

fruiti in forma turistica.”

Le strade del vino in Italia sono 112 (dati del 2004). I comuni che ne fanno parte

sono complessivamente 1135, pari al 14% dei comuni italiani e coprono il 19,2%

della superficie del paese.

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In media una strada del vino coinvolge 14 soggetti pubblici (comuni, comunità

montane, amministrazioni provinciali, etc.) e 57 operatori privati (produttori,

enoteche, cantine, etc.).

L’ “impatto occupazionale” delle strade del vino è ancora marginale, interessando in

media 0,39 addetti a tempo pieno per strada e 0,58 addetti a tempo parziale o saltuari.

Anche le spese effettuate dalle strade per le attività realizzate sono di entità piuttosto

modesta: circa 56.500 euro per strada nel 2003. È importante rilevare tuttavia che

nell’arco del triennio 2001 – 2003 la spesa è praticamente raddoppiata. Ancora più

significativo è l’incremento del numero delle manifestazioni realizzatosi nello stesso

periodo: sono passate da 4,5 in media per strada nel 2001 a 8,6 nel 2003.

I punti di forza delle strade del vino italiane risiedono essenzialmente nella qualità

intrinseca dei prodotti enogastronomici che sono in grado di offrire al visitatore,

nonché nella bellezza del territorio e nell’accoglienza dei suoi abitanti. Numerosi

sono ancora oggi i punti di debolezza legati soprattutto alle strutture, siano esse di

promozione, di commercializzazione o di accoglienza.

L’analisi condotta sulla domanda, in particolare quella estera, e sull’offerta del

settore enoturistico denunciano un evidente vantaggio competitivo per i territori più

conosciuti, più famosi per i loro prodotti, a discapito delle zone vinicole meno note,

che avrebbero forse più bisogno di visitatori, che restano poco frequentate. Ciò fa

capire come la “risorsa” vino non sia assolutamente una condizione sufficiente ad

innescare un flusso turistico, a motivare la scelta nella decisione della destinazione di

vacanza. Non basta dunque la presenza di vini e vigneti per entrare nel mercato del

turismo enogastronomico, se non esistono un territorio ed un ambiente a forte

impatto sulla domanda, se sono carenti una visione ed un’organizzazione strategica

complessiva delle risorse e dei servizi attivabili attorno a questo specifico segmento

turistico. D’altronde l’offerta enoturistica, nonostante la sua giovane età, sembra già

perfettamente omologata: le tecniche di produzione sono ovunque le stesse, in Italia e

all’estero, non c’è più storia, tradizione. La differenza allora sta soprattutto nel

territorio, nel clima, nella cultura dei suoi abitanti, ma in questo caso il vino non sarà

più il solo protagonista del viaggio. Il turismo enologico potrà allora esprimere ottimi

risultati economico-sociali e rappresentare un modo dinamico di fare economia e di

generare nuove occasioni di lavoro solo a seguito di nuove sinergie territoriali.

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Allegato 1

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Allegato 2

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Allegato 3

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