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ARCHIVIO la Nuova Venezia la Nuova Venezia dal 2003 Il viaggio di Cagol ai confini del mondo e dell’esistenza 25 novembre 2011 — pagina 51 sezione: Nazionale «Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenze». Come l’Ulisse dell’Inferno di Dante Alighieri l’artista Stefano Cagol ha varcato le colonne d’Ercole del Nord, giungendo in completa solitudine in una lingua di terra fredda e abbandonata, ai confini dell’impero di ghiaccio. In mostra alla Chiesa San Gallo come evento collaterale della Biennale di Venezia il giovane performer presenta un video sulle tracce degli antichi esploratori della stoffa di Francesco Querini e Roald Amundsen. Su queste lande deserte pochi uomini hanno avuto il coraggio di addentrarsi: alcuni lo fecero per disperazione, altri per passione, ma tutti ci finirono sedotti dal desiderio di sfidare la natura. Siamo a 200 chilometri a Nord del Circolo Polare Artico. È freddo e neppure il fuoco scioglie il ghiaccio di questa zona battuta da un vento gelido che impera come sovrano su una distesa senza uguali. Un uomo, dal volto nascosto sotto il cappuccio di una felpa, percorre con la sua auto una strada, attraversata da volpi e renne nell’assoluto silenzio. Non sa dove sta andando, ma sente un richiamo che lo spinge a proseguire. Circondato dalle aurore boreali e da un cielo che si tinge di improvvise sfumature colorate, l’artista si ritrova sulle coste frastagliate di una Norvegia sconosciuta, bagnata dal Mare di Barents, a rappresentare un monologo disperato su un palcoscenico di neve e ghiaccio. Qui, Stefano Cagol, pianta come una bandiera la sua telecamera e si filma mentre cerca di lanciare messaggi a qualcuno, utilizzando gli strumenti della richiesta di soccorso: il fuoco, la luce, il suono. Nessuno risponde, sebbene l’aria a volte sembri riempirsi di fantasmi. Sono solo loro infatti gli attori di questa terra amletica dove si aggirano gli spiriti degli antichi viaggiatori che si spinsero a tanto, senza più fare ritorno; alla vista di un umano si risvegliano e si aggirano confondendosi con folate di vento e neve. Cagol non ha soggiornato soltanto in un luogo geografico ai confini del mondo, ma si è affacciato ai confini dell’esistenza, interrogandosi sulla solitudine dell’essere umano: «Sono luoghi estremi - dice l’artista trentino - e lo senti». . Stefano Cagol vive tra l’Italia e New York. (Vera Mantengoli ©) GIORNALI LOCALI GRUPPO ESPRESSO

Il viaggio di Cagol. Di Vera Mantengoli

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IlviaggiodiCagolaiconfinidelmondoedell’esistenza25novembre2011—pagina51sezione:Nazionale

«Fattinonfosteavivercomebruti,maperseguirevirtuteeconoscenze».Comel’Ulissedell’InfernodiDanteAlighieril’artistaStefanoCagolhavarcatolecolonne

d’ErcoledelNord,giungendoincompletasolitudineinunalinguaditerrafreddaeabbandonata,aiconfinidell’imperodighiaccio.InmostraallaChiesaSanGallocome

eventocollateraledellaBiennalediVeneziailgiovaneperformerpresentaunvideosulletraccedegliantichiesploratoridellastoffadiFrancescoQuerinieRoald

Amundsen.Suquestelandedesertepochiuominihannoavutoilcoraggiodiaddentrarsi:alcunilofeceroperdisperazione,altriperpassione,matutticifinironosedotti

daldesideriodisfidarelanatura.Siamoa200chilometriaNorddelCircoloPolareArtico.Èfreddoeneppureilfuocoscioglieilghiacciodiquestazonabattutadaun

ventogelidocheimperacomesovranosuunadistesasenzauguali.Unuomo,dalvoltonascostosottoilcappucciodiunafelpa,percorreconlasuaautounastrada,

attraversatadavolpierennenell’assolutosilenzio.Nonsadovestaandando,masenteunrichiamochelospingeaproseguire.Circondatodalleauroreborealiedaun

cielochesitingediimprovvisesfumaturecolorate,l’artistasiritrovasullecostefrastagliatediunaNorvegiasconosciuta,bagnatadalMarediBarents,arappresentareun

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aqualcuno,utilizzandoglistrumentidellarichiestadisoccorso:ilfuoco,laluce,ilsuono.Nessunorisponde,sebbenel’ariaavoltesembririempirsidifantasmi.Sonosolo

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confinidell’esistenza,interrogandosisullasolitudinedell’essereumano:«Sonoluoghiestremi­dicel’artistatrentino­elosenti»..StefanoCagolvivetral’ItaliaeNew

York.(Vera Mantengoli ©)

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