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IL VIAGGIO DIPINTO Museo di Santa Giulia Sala dell’affresco 30.11.2013 / 06.01.2014

IL VIAGGIO DIPINTO - Brescia mostra… · “ricordi di viaggio”. Secondo il gusto neoclassico allora dominante, le rovine degli antichi edifici, indagate con archeologica accuratezza,

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Page 1: IL VIAGGIO DIPINTO - Brescia mostra… · “ricordi di viaggio”. Secondo il gusto neoclassico allora dominante, le rovine degli antichi edifici, indagate con archeologica accuratezza,

IL VIAGGIO DIPINTOMuseo di Santa GiuliaSala dell’affresco

30.11.2013 / 06.01.2014

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Mostra a cura di Elena Lucchesi RagniMaurizio MondiniCivici Musei d’Arte e Storia

Allestimento e grafica Maria Repossi - Fondazione Brescia Musei

Segreteria organizzativaFrancesca Guerini - Fondazione Brescia Musei

Con la collaborazione diMarina Corti, Lorenzo Mazzocchi, Piera Tabaglio, Francesco Zambelli - Civici Musei d’Arte e Storia

Si ringrazianoChiara Lancini, Luisa Marchetti

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Secondo un metodo sperimentato fin dal secolo precedente, i “pittori-viag-giatori” ottocenteschi fissano i luoghi visitati in piccoli studi, appunti eseguiti velocemente “dal vero” a matita, talvolta con l’aggiunta di stesure all’acquarel-lo oppure ad olio. Almeno inizialmente, taccuini e tavolette rimangono nell’a-telier del pittore quale repertorio figurativo trasferibile, all’occorrenza, su tele di maggiori dimensioni. Ciò si verifica nella produzione di Luigi Basiletti e di Giovanni Renica: mentre il primo percorre i celebri dintorni di Roma e di Napoli, il secondo raggiunge il vicino Oriente fino alle suggestive sponde del Nilo. L’aggiornamento della pittura di paesaggio lombarda si deve al veronese, at-tivo a Milano, Giuseppe Canella; le sue vedute delle città dell’Europa setten-trionale, pervase dagli effetti di luminosità atmosferica, apparvero allora come una novità sorprendente. La lezione di Canella si avverte poi nelle opere dello stesso Renica e di Gerolamo Joli, dove l’attenzione si pone sui laghi prealpini e sulle vallate lombarde tra nebbie leggere, albe e tramonti. Come esemplificano le opere di Luigi Lombardi, Francesco Filippini e Arturo Bianchi, verso la fine del secolo i paesaggisti abbandonano le tradizionali esi-genze di tipo descrittivo e prospettico per una maggiore immediatezza esecu-tiva, accentuata dalle tonalità dense e contrastate. L’esposizione si chiude con un raro capolavoro di Romolo Romani: secondo una concezione ormai moderna, il paesaggio è contemporaneamente natu-ralistico e astratto, in quanto assume la funzione di non descrivere un luogo riconoscibile, ma di evocare l’essenza stessa di ogni altro paesaggio possibile.

Le opere esposte, qualora non sia diversamente indicato, appartengono alle raccolte dei Civici Musei di Brescia.

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LUIGIBASILETTIa Roma e Napoli

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Luigi Basiletti studiò prima a Bologna e, dal 1803, a Roma, allora considerata la “capitale” internazionale delle arti. Durante il soggiorno romano, conclusosi nel 1809, ebbe modo di frequentare i numerosi paesaggisti che, in prevalenza stra-nieri, andavano rinnovando la tradizione avviata da Claude Lorrain. Alla loro lezione si deve l’osservazione “profonda e ragionata della natura” attraverso la pratica del disegno all’aria aperta; nei dipinti, ciò si traduce in composizioni pa-noramiche di notevole acutezza descrittiva che, in particolare nei cieli nuvolosi e nelle “sfumate lontananze”, appare integrata da ricercati effetti atmosferici. Gli itinerari seguiti da Basiletti nella “campagna” romana, fino a Civita Castel-lana e alla cascata delle Marmore, cosi come i viaggi da lui compiuti a Napoli e nei suoi, altrettanto celebrati, dintorni dai Campi Flegrei a Pompei e a Pae-stum, sono testimoniati da alcuni taccuini e da un centinaio di disegni, anche di grandi dimensioni, destinati dallo stesso pittore alla Pinacoteca cittadina come “ricordi di viaggio”.

Secondo il gusto neoclassico allora dominante, le rovine degli antichi edifici, indagate con archeologica accuratezza, assumono un ruolo spesso centrale nella composizione, a sua volta animata da piccole figure di viandanti e di con-tadini che, nei loro tipici costumi, contribuiscono alla suggestione dei luoghi. Si inseriscono talvolta viaggiatori in abiti contemporanei, come accade in primo piano nella grande veduta di Tivoli: una coppia a cavallo contempla dall’alto le famose cascate e la cupola di San Pietro all’orizzonte, mentre un ragazzo reg-ge una cartella adatta ai fogli da disegno.

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Luigi Basiletti (Brescia 1780 – 1859) Le “cascatelle grandi” a Tivoli1821, olio su tela, cm. 101 x 140

firmato e datato: “L.Basiletti 1821”legato Rosa Martinengo Villagana; inv. 1093

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Luigi Basiletti (Brescia 1780 – 1859) Campagna romana con rovine

di acquedotto1837 circa, olio su tela, cm. 75 x 101

dono Antonio Pitozzi; inv. 752

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Luigi Basiletti (Brescia 1780 – 1859) Il tempio di Vesta o della Sibilla, a Tivoli

1821, olio su tela, cm. 74 x 60 firmato e datato: “BASILETTI/1821

legato Paolo Tosio; inv. 387

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Luigi Basiletti (Brescia 1780 – 1859)L’isola d’Ischia dai Campi Flegrei1815 circa, olio su tela cm. 76 x 59

legato Paolo Tosio; inv. 760

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I disegni

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Luigi Basiletti (Brescia 1780 – 1859)Interno di catacomba

1807 circa, penna, inchiostro bruno acquerellato, cm. 39,3 x 50

legato Luigi Basiletti; inv. 481

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Luigi Basiletti (Brescia 1780 – 1859)Doppia veduta del portale della chiesa

di San Clemente a Roma1808 circa, inchiostro bruno acquerellato, tracce di

matita, cm. 39 x 49,5legato Luigi Basiletti; inv. 517

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Luigi Basiletti (Brescia 1780 – 1859)Boschetto di cipressi e pini marittimi

1814 circa, matita, cm. 39,7 x 50,2legato Luigi Basiletti; inv. 505

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Luigi Basiletti (Brescia 1780 – 1859)Veduta del golfo di Napoli con il Vesuvio

1807 – 1809 matita, inchiostro bruno acquerellato, cm. 39,2 X 72

legato Luigi Basiletti inv. 569

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Luigi Basiletti (Brescia 1780 – 1859)Rovine dell”Arco Felice”a Cuma

1808, penna, inchiostro bruno acquarellato, cm. 27,6 X 28,6firmato e datato: “Porta di Cuma/L. Basiletti 1808 ”

legato Paolo Tosio; inv. 41

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Luigi Basiletti (Brescia 1780 – 1859)Rovine del tempio di Serapide a Pozzuoli

1809, penna, inchiostro bruno acquarellato, cm. 37,6 x 49,1firmato e datato:“Tempio di Serapide/L. Basiletti 1809”

legato Paolo Tosio; inv. 38

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Luigi Basiletti (Brescia 1780 – 1859)Veduta di Tivoli

1808 circa, inchiostro bruno acquarellato, tracce di matita, cm. 39,2 x 49,4

legato Luigi Basiletti; inv. 515

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Luigi Basiletti (Brescia 1780 – 1859)Rovine del tempio di Vesta o

della Sibilla a Tivoli1808 circa, penna, inchiostro bruno

acquarellato, tracce di matita, cm. 46,3 x 67,2legato Luigi Basiletti; inv. 547

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Luigi Basiletti (Brescia 1780 – 1859)“Trinità dei Monti in Roma”

1807 – 1809, matita, cm. 21 x 29,5foglio staccato dal taccuino 34, carta 24

legato Luigi Basiletti, inv. 1894

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Luigi Basiletti (Brescia 1780 – 1859)“Porta romana del Popolo”

1807 – 1809, matita, cm. 21 x 29,5taccuino 34, carta 2

legato Luigi Basiletti, inv. 1871

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Luigi Basiletti (Brescia 1780 – 1859)“Tempio della Pace in Roma”

1807 – 1809, matita, cm. 21 x 29,5foglio staccato dal taccuino 34, carta 23

legato Luigi Basiletti, inv. 1893

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GIUSEPPECANELLAin Francia e Olanda

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Il pittore veronese ebbe un ruolo fondamentale nell’aggiornamento della pit-tura di paesaggio lombarda del primo Ottocento. Nel 1831 presentò a Milano alcune opere ispirate ai lunghi viaggi (iniziatisi nel 1819), dalla Spagna alla Fran-cia, dall’Olanda alla Germania; da subito riscosse un successo tale da determi-nare, l’anno successivo, il suo ritorno a Milano. Attento conoscitore dell’arte del proprio tempo, il conte Paolo Tosio gli commissionò nel 1832 la veduta delle Tintorie di Rouen e, poco dopo, acquistò le due bellissime Vedute della Senna. Il suo esempio fu seguito da altri collezionisti bresciani, come Antonio Pitozzi e Camillo Brozzoni che, rispettivamente, acquistarono le altre tre tele esposte in questa occasione. Ancora dalle stesse raccolte provengono altri otto dipinti di Canella che, posteriori come datazione e in prevalenza di soggetto lombardo, sono pure conservati nei civici Musei.

Caso pressoché unico nella pittura italiana del tempo, invece di raggiungere Roma Canella scelse, come lui stesso scrive, di “ricominiciare la pittura con altri principi” e di “non copiare che la natura (…) d’appresso il vero”. Accostan-dosi al virtuosismo descrittivo proprio della tradizione fiamminga e olandese, il pittore sembra voler catturare la variabile apparenza degli effetti determi-nati della luminosità atmosferica e raccontare, con altrettanta precisione, la vita quotidiana lungo i fiumi e i canali delle città nordiche. Al contrario, nella notevole Marina, forse ambientata sulle coste della Dalmazia o della Grecia, i dettagli quasi si fondono nel controluce del sole nascente; la scena, pervasa da un romantico “sentimento della natura”, appare come sospesa tra la notte e il giorno, tra le rocce scoscese e il mare immobile.

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Giuseppe Canella (Verona 1788 – Firenze 1844)La Senna a Parigi con il Pont des Arts

1830, tempera su carta, cm. 33 x 57firmato e datato “Canella 1830”

legato Paolo Tosio; inv. 438

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Giuseppe Canella (Verona 1788 – Firenze 1844)La Senna a Parigi con il Pont Neuf 1830, tempera su carta, cm. 33 x 57

firmato e datato “Canella 1830”legato Paolo Tosio; inv. 436

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Giuseppe Canella (Verona 1788 – Firenze 1844)Tintorie di Rouen

1832, olio su tela, cm. 78,5 x 70,5firmato e datato; “Canella 1832”

legato Paolo Tosio; inv. 440

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Giuseppe Canella (Verona 1788 – Firenze 1844)Veduta della cattedrale di Caen1835, olio su tela, cm. 76,5 x 102,5firmato e datato: “Canella 1835”dono Antonio Pitozzi; inv. 441

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Giuseppe Canella (Verona 1788 – Firenze 1844) Veduta di città olandese con plenilunio

1838, olio su tela, cm. 74 x 100,5firmato e datato: “G.e Canella 1838”

legato Camillo Brozzoni; inv. 466

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Giuseppe Canella (Verona 1788 – Firenze 1844)Aurora sul mare con veliero alla fonda

1837, olio su tela, cm. 73 x 100firmato e datato: “Canella 1837”

legato Camillo Brozzoni; inv. 459

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GIOVANNI RENICA EIPPOLITO CAFFIin Oriente

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Giovanni Renica è da considerare tra i primi pittori italiani che si recarono nel vicino Oriente; il lungo viaggio è documentato da numerosi disegni e piccoli dipinti ad olio che, nel loro insieme, compongono una sorta di dettagliato re-portage per immagini. Dall’estate del 1839 alla primavera successiva, Renica visitò Atene (agosto), il Cairo e il medio Egitto fino a Luxor (novembre), Geru-salemme (gennaio 1840), Cipro e Costantinopoli (marzo). La varietà dei sog-getti riflette la curiosità del viaggiatore che, sia pure attratto all’atmosfera di un tramonto o dall’imponenza delle antiche rovine, poco concede alle fantasiose elaborazioni prevalenti nella posteriore pittura di genere orientalista. Dotato di apprezzabili attitudini grafiche, Renica descrive i luoghi con un’attenzione spesso analitica che, talvolta, si estende alla situazione luminosa contingente attraverso l’aggiunta di stesure all’acquarello o ad olio.

Alle immagini riportate in patria sono riferibili numerose tele maggiore dimen-sione; tra queste rientra il Tramonto sul Nilo, probabilmente da identificare con uno dei dipinti presentati nel 1841 all’esposizione di Brera. Rispetto al corri-spondente veloce appunto a matita eseguito “dal vero” (qui esposto), si ag-giungono personaggi in costume orientale, palme e feluche che traducono la scena in un raffinato racconto ambientale.

Anche la notevole Veduta della piazza dell’Ippodromo a Costantinopoli, ese-guita da Ippolito Caffi al ritorno dal vicino Oriente, deriva da un disegno a matita tracciato sul luogo nel 1843 (ora Venezia, Museo d’Arte Moderna di Cà Pesaro); la visuale comprende al centro l’obelisco di Teodosio e la colonna di Costantino VII, mentre a sinistra si profilano Santa Sofia e la moschea del sulta-no Hamed. La scenografica vastità della piazza e le sue presenze monumentali appaiono, progressivamente in distanza, quasi evanescenti, come assorbite dal tramonto in controluce.

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Giovanni Renica (Montirone, Brescia 1808 – Brescia 1884) Rovine del tempio di Ramesse III a Medinet Abu

1840, olio su tela, cm. 25 x 35,5 legato Giovanni Renica; inv. 2026

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Giovanni Renica (Montirone, Brescia 1808 – Brescia 1884) Sponde del Nilo

1841, olio su tela, cm. 42 x 57firmato e datato: “Renica 1841”

collezione privata

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Ippolito Caffi (Belluno 1809 – Lissa 1866)Piazza dell’Ippodromo

a Costantinopoli1844 circa, olio su tela, cm. 51 x 82

firmato: “Ip. Caffi” legato Aurelia Pellegrini Sedaboni, inv. 388

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Domenico Ghidoni (Ospitaletto, Brescia 1875 – Brescia 1930)Acquaiolo arabo

1881, bronzo, h. cm. 79firmato e datato: “Ghidoni 1881”

acquisto municipale

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I disegni

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I disegni

Giovanni Renica (Montirone, Brescia 1808 – Brescia 1884) Feluche sul Nilo

1839, matita, cm. 12 x 18legato Giovanni Renica; inv 47/31

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Giovanni Renica (Montirone, Brescia 1808 – Brescia 1884) Ingresso all’Acropoli di Atene

1839, matita, inchiostro bruno acquarellato, cm. 12 x 18foglio staccato dal taccuino 2

legato Giovanni Renica; inv 47/13

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Giovanni Renica (Montirone, Brescia 1808 – Brescia 1884) Acropoli di Atene

1839, matita, inchiostro bruno acquarellato, cm. 12 x 36 legato Giovanni Renica; taccuino 2

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Giovanni Renica (Montirone, Brescia 1808 – Brescia 1884) Figure maschili orientali

1839, matita e acquerello, cm. 16 x 21,5legato Giovanni Renica; inv. 47/78

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Giovanni Renica (Montirone, Brescia 1808 – Brescia 1884) Rovine del tempio di “Luxor”

1839, matita, tocchi di biacca, cm. 16 x 22legato Giovanni Renica, inv. 47/19

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Giovanni Renica (Montirone, Brescia 1808 – Brescia 1884) Rovine del tempio di “Carnak”

1839, matita, tocchi di biacca, cm. 21,5 x 16legato Giovanni Renica; inv. 47/20

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Giovanni Renica (Montirone, Brescia 1808 – Brescia 1884) Rovine del tempio di Amon Ra a Tebe

1839, matita, tocchi di biacca, cm. 21 x 27,5legato Giovanni Renica; inv, 47/21

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IL PAESAGGIOLOMBARDO

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Fin dalla prima metà dell’Ottocento, i monti e i laghi della provincia diventano motivo d’ispirazione di alcune tele di Luigi Basiletti e di Angelo Inganni; di quest’ultimo si presenta la Villa del Taglietto; con l’immediatezza tipica di un plein air, il paesaggio è pervaso da una luminosità solare che esalta il biancore degli intonaci e delle lenzuola stese ad asciugare, così come le tonalità verdeg-gianti delle colline in lontananza. Il viaggio si limita tuttavia alla porta di casa: il punto di vista coincide con la villa della Santissima, abitata dallo stesso pittore. La lezione di Giuseppe Canella meglio si avverte nel suo “allievo” Giovanni Re-nica, in particolare negli “studi d’aria” (così da lui definiti) dove le tradizionali esigenze di riconoscibilità dei luoghi appaiono quasi del tutto superate dalla transitoria apparenza degli effetti atmosferici. Occasionale allievo di Renica, Faustino Joli non si allontana troppo dalla città, come si desume dal folto gruppo di dipinti di dimensioni ridotte provenienti dal suo studio. Tra questi si riconosce il modello, eseguito di fronte al motivo, della tela esposta che, con più diligente puntigliosità descrittiva, rappresenta lo stesso vasto panorama illuminato dal sole filtrante dalle nuvole temporalesche. L’utilizzo delle tavolette da viaggio fu trasmesso dallo Joli al suo allievo Arturo Bianchi che, nei primi anni del Novecento, percorre le sponde del Lago di Gar-da fino ai monti del Trentino. I piccoli dipinti, allora pure definiti come “impres-sioni”, sono da considerare tra gli esiti finali di una lunga tradizione vedutistica, anche se le stesure di colore, addensate in superficie con abile immediatezza fenomenica, rimandano ormai al coevo paesaggio postromantico.Francesco Filippini è considerato tra i protagonisti della pittura non solo bre-sciana del tardo Ottocento. Le due tele esposte non sono riferibili a luoghi precisi: il paesaggio assume valenze soprattutto espressive, si riduce a un pretesto per un virtuosistico sovrapporsi e frangersi di brevi pennellate dalle tonalità continuamente variate, eppure tali di evocare l’atmosfera autunnale delle Prealpi lombarde. Luigi Lombardi, suo coetaneo, sembra piuttosto ispi-rarsi al Lago d’Iseo.Il titolo originale della tela esposta Effetto d’un lago specchiante un borgo, ben corrisponde tuttavia alla generica indeterminatezza del luogo e all’attenzione posta dal pittore sulla continuità dei rapporti cromatici e luminosi che si stabi-liscono tra le barche, gli edifici e le acque.

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Angelo Inganni (Brescia, 1807 – 1880)Veduta della villa del Taglietto a Gussago

1845, olio su tela, cm. 35,5 x 35,5 eredità Ferioli Mignani; inv. 534

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Giovanni Renica (Montirone, Brescia 1808 – Brescia, 1884) “Studio d’aria di notte”

“Tramonto presso Bagnolo”1850 circa, olio su cartoncino, cm. 12 x 15

legato Giovanni Renica; inv. 2027 e inv. 2028

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Giovanni Renica (Montirone, Brescia 1808 – Brescia, 1884) “Pioggia presso Viggiù”

“Lago di Lugano presso Morcote”1850 circa, olio su cartoncino, cm. 12 x 15, cm. 14 x 15

legato Giovanni Renica; inv. 2030 e inv 2033

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Giovanni Renica (Montirone, Brescia 1808 – Brescia, 1884) “Crepuscolo da Castellazzo”

“Studio a memoria”1850 circa, olio su cartoncino, cm. 12 x 15, cm. 10,7 x 15

legato Giovanni Renica; inv. 2316 e inv 2317

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Giovanni Renica (Montirone, Brescia 1808 – Brescia, 1884) “A Viggiù”

“Da San Rocco Valle Intelvi”1850 circa, olio su cartoncino, cm. 9 x 14, cm. 11 x 15

legato Giovanni Renica; inv. 2319 e inv. 2323

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Faustino Joli (Brescia 1814 – 1876)Corso di fiume

Il Castello di Brescia sotto la neve1850 - 1860, olio su cartoncino, cm. 12,5 x 19,5

inv. 425 e inv. 426

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Faustino Joli (Brescia 1814 – 1876)Bosco in Val Trompia

Roccolo da caccia in Val Trompia1850 - 1860, olio su cartoncino, cm. 12,5 x 19,5

inv. 427 e inv. 428

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Faustino Joli (Brescia 1814 – 1876)La Valle Trompia

1850 - 1860, olio su cartoncino, cm. 30,5 x 43inv. 429

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Faustino Joli (Brescia 1814 – 1876)I monti Comer e Castello di Bogliaco

Lago di Iseo1850 - 1860, olio su cartoncino, cm. 12,5 x 19,5

inv. 430 e inv. 431

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Faustino Joli (Brescia 1814 – 1876)Paesaggio montano con fiume e chiesa

Il lago di Iseo da Torbiato1850 - 1860, olio su cartoncino, cm. 12,5 x 19,5

inv. 432 e inv. 433

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Faustino Joli (Brescia 1814 – 1876)I monti del lago di Iseo,

Villa Pastori alla Bornata presso Brescia1850 - 1860, olio su cartoncino, cm. 12,5 x 19,5

inv. 434 e inv. 435

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Arturo Bianchi (Adro, Brescia 1856 – Brescia, 1939)Malcesine Torbole

1902 - 1903 circa, olio su cartoncino, cm. 14,5 x 22, cm. 15,5 x 22collezione privata

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Arturo Bianchi (Adro, Brescia 1856 – Brescia, 1939)Torbole

Il lago di Garda da Salò1902 - 1903 circa, olio su cartoncino, cm. 15,5 x 22, cm. 15 x 22

collezione privata

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Arturo Bianchi (Adro, Brescia 1856 – Brescia, 1939)Castel Toblino

San VigilioIl lago di Garda da Riva

1902 - 1903 circa, olio su cartoncino, cm. 15,5 x 22, cm. 15,5 x 22, cm. 14 x 22collezione privata

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Arturo Bianchi (Adro, Brescia 1856 – Brescia, 1939)Il lago di Garda da RivaIl lago di Garda da Riva

1902 - 1903 circa, olio su cartoncino, cm. 15 x 21,2, cm. 15 x 21,5collezione privata

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Francesco Filippini (Brescia 1853 – Milano, 1895)Paesaggio con case e betulle

1879 circa, olio su tela, cm. 83 x 118firmato: “F. Filippini”

legato Felice Ferri; inv. 1266

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Francesco Filippini (Brescia 1853 – Milano, 1895)Autunno

1892 circa, olio su tela, cm. 140 x 82firmato: “Filippini”

legato Anselmo Rossi; inv. 543

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Luigi Lombardi (Brescia 1853 – Darfo, Brescia, 1940)Case sul lago

1885, olio su tela, cm. 64,5 x 104,9concorso Brozzoni; inv. 677

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ROMOLO ROMANIUn capolavoro ritrovato

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La figura dell’artista bresciano, attraversa l’epoca delle “avanguardie storiche” (firma il primo manifesto del Futurismo nel 1909) con un’originalità di esiti tale da costituire un problema ancora aperto in termini di definizione critica.Il paesaggio è stato datato 1913, anche se l’esecuzione potrebbe essere antici-pata di alcuni anni fino al 1908. La tela restituisce l’immagine, apparentemente naturalistica, di un ambiente lacustre composto da fasce orizzontali stratifi-cate. Mentre le tonalità verdi e grigio rosate suggeriscono i prati e le monta-gne che, come un recipiente solido, contengono le acque blu, a loro volta in armonia cromatica con il grigio verdastro del cielo da dove erano venute; esse precipitano liquide in primo piano e, intuitivamente, proseguono il loro corso oltre i limiti fisici della tela stessa verso altri possibili paesaggi. La composizione assume la forma di una scalinata che, secondo un ordine logi-co intrinseco a ciascun colore, d’alto scende fino all’ultima pennellata, la quale illumina l’acqua in uscita alla fine dell’ultimo lago. L’unica presenza umana si riduce ad un tocco di bianco, simile alla vela di una barca. La scena comprende, verso il centro, uno “scarabocchio” nero concluso da un filamento verticale che attraversa il blu del lago. L’assenza di ombre genera una luminosità che non proviene da una fonte ester-na, ma sale dal profondo dell’immagine. quindi riferibile ad ogni condizione at-mosferica e, come il paesaggio, appare rivelarsi come “concetto”.

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Romolo Romani (Milano 1884 – Brescia, 1916)Paesaggio

1913 circa, olio su tela, cm. 31 x 62collezione privata

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