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© Pearson Italia Pagina 1 di 3 LETTORI si diventa Il mito e l’epica Unità 2 Iliade e Odissea: poemi a confronto Il racconto L’Iliade è un canto di guerra, di dolore, di sangue. È la storia di un eroe, Achille, che per buona parte del poema è assente, fuori dai combattimenti. È un raccon- to semplice che narra di due eserciti schierati, delle azioni gloriose dell’una e dell’altra parte, della vita militare, delle decisioni di capi e divinità. L’ Iliade rende vivo il suo dramma con un racconto d’azione abbastanza lineare mentre l’ Odissea ha uno schema narrativo molto più complesso , con una pri- ma parte in cui nuovamente ricompare la figura dell’eroe assente, Odisseo, che però è presente attraverso i ricordi, e le decisioni di chi è rimasto a Itaca, come il figlio Telemaco. Nella prima parte, infatti, si narra il viaggio di Telemaco alla ricer- ca di suo padre, che diventa anche la scoperta di Odisseo attraverso gli incontri con chi lo ha conosciuto: Nestore, Menelao, la bellissima Elena. Ed è sempre attraver- so le parole di un altro, il cantore Demodoco, che Odisseo entra in scena nella reggia dei Feaci, dove è ospite dopo un naufragio, come soggetto dell’opera di un cantore. Gli eroi Il racconto dell’ Iliade è avvincente, ma l’azione è concentrata nei tanti momen- ti di ricerca della gloria da parte degli eroi. Tanti sono gli eroi la cui fama risuo- na ancora oggi e di cui la memoria non si è persa: il possente Diomede così forte e imbattibile da ferire gli dèi o il forzutissimo Aiace e il coraggioso Antiloco, op- pure lo sventurato Patroclo: tanti gli eroi, tante le avventure. Ognuno di loro ha il suo momento luminoso, che è presentato come un piccolo racconto concluso. Nell’ Odissea, invece, uno solo è l’eroe attorno cui ruota tutto il poema, Odisseo. Ci sono i suoi compagni amatissimi (uno tra tutti, Euriloco) e gli aiutanti speciali, come per esempio il porcaro Eumeo, il coraggioso figlio Telemaco e il vecchio pa- dre Laerte: ma tutto si sviluppa in una dimensione più raccolta e familiare. Il pianto dell’eroe Ciò che accomuna i due poemi è invece l’ insegnamento degli eroi: tutti dan- no il massimo per ottenere la gloria e non hanno paura di mostrare le lacrime. Nell’ Iliade Achille piange spesso: piange di rabbia, piange di dolore e indimenti- cabile è il suo pianto commosso insieme al vecchio re Priamo venuto da lui a reclamare il corpo del figlio Ettore. Anche Odisseo piange nella reggia dei Feaci quando Demodoco intona il canto triste della caduta di Troia e il suo è un pianto nobile, non nascosto, tanto spe- ciale da essere l’occasione per il lunghissimo racconto delle sue avventure. Ulisse, copia romana di una statua di epoca ellenistica, Città del Vaticano, Musei Vaticani.

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LETTORI si diventa – Il mito e l’epica Unità 2

Iliade e Odissea: poemi a confrontoIl raccontoL’Iliade è un canto di guerra, di dolore, di sangue. È la storia di un eroe, Achille, che per buona parte del poema è assente, fuori dai combattimenti. È un raccon-to semplice che narra di due eserciti schierati, delle azioni gloriose dell’una e dell’altra parte, della vita militare, delle decisioni di capi e divinità.L’Iliade rende vivo il suo dramma con un racconto d’azione abbastanza lineare mentre l’Odissea ha uno schema narrativo molto più complesso, con una pri-ma parte in cui nuovamente ricompare la figura dell’eroe assente, Odisseo, che però è presente attraverso i ricordi, e le decisioni di chi è rimasto a Itaca, come il figlio Telemaco. Nella prima parte, infatti, si narra il viaggio di Telemaco alla ricer-ca di suo padre, che diventa anche la scoperta di Odisseo attraverso gli incontri con chi lo ha conosciuto: Nestore, Menelao, la bellissima Elena. Ed è sempre attraver-so le parole di un altro, il cantore Demodoco, che Odisseo entra in scena nella reggia dei Feaci, dove è ospite dopo un naufragio, come soggetto dell’opera di un cantore.

Gli eroiIl racconto dell’Iliade è avvincente, ma l’azione è concentrata nei tanti momen-ti di ricerca della gloria da parte degli eroi. Tanti sono gli eroi la cui fama risuo-na ancora oggi e di cui la memoria non si è persa: il possente Diomede così forte e imbattibile da ferire gli dèi o il forzutissimo Aiace e il coraggioso Antiloco, op-pure lo sventurato Patroclo: tanti gli eroi, tante le avventure. Ognuno di loro ha il suo momento luminoso, che è presentato come un piccolo racconto concluso.Nell’Odissea, invece, uno solo è l’eroe attorno cui ruota tutto il poema, Odisseo. Ci sono i suoi compagni amatissimi (uno tra tutti, Euriloco) e gli aiutanti speciali, come per esempio il porcaro Eumeo, il coraggioso figlio Telemaco e il vecchio pa-dre Laerte: ma tutto si sviluppa in una dimensione più raccolta e familiare.

Il pianto dell’eroeCiò che accomuna i due poemi è invece l’insegnamento degli eroi: tutti dan-no il massimo per ottenere la gloria e non hanno paura di mostrare le lacrime. Nell’Iliade Achille piange spesso: piange di rabbia, piange di dolore e indimenti-cabile è il suo pianto commosso insieme al vecchio re Priamo venuto da lui a reclamare il corpo del figlio Ettore. Anche Odisseo piange nella reggia dei Feaci quando Demodoco intona il canto triste della caduta di Troia e il suo è un pianto nobile, non nascosto, tanto spe-ciale da essere l’occasione per il lunghissimo racconto delle sue avventure.

Ulisse, copia romana di una statua di epoca ellenistica, Città del Vaticano, Musei Vaticani.

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Unità 2 LETTORI si diventa – Il mito e l’epica

Iliade e Odissea: poemi a confronto

Le donne e l’amoreL’Iliade mostra un mondo prevalentemente maschile in cui le figure di donne sono o ecce-zionali, semidivinizzate come la bellissima Ele-na, causa e motivo della rovinosa guerra, o la madre di Achille, l’oceanina Teti che ben poco ha della donna comune, o sono figure evane-scenti, distinte a volte crudelmente solo da uno scambio di consonanti (Briseide e Criseide). L’unica donna davvero degna di nota è Andro-maca, le cui parole presentano il valore di un marito per le donne del mondo dell’Iliade: Etto-re è per lei marito, fratello, padre e amico. È lei l’anima dello struggente incontro con Ettore, alla presenza del figlio Astianatte, quando lo esorta alla prudenza nell’affrontare l’esercito nemico. Le sue parole piene di angoscia sono

per un secondo allontanate, alleggerite dalla tenera mossa di Ettore che si toglie l’elmo per non spaventare il piccolo. Una famiglia giovane, unita, tragica parte di un destino di morte.Moltissime e molto diverse tra loro sono invece le donne dell’Odissea: prima tra tutte l’intelligentissima Penelope, degna sposa di Odisseo. Lei si comporta in modo astuto non solo con i Proci ma anche con il marito, tanto aspettato, al quale però lancia una sfida di riconoscimento; è una donna fortissima, coraggiosa e tena-ce che non dimentica mai il suo ruolo di regina senza macchia e vive nell’attesa paziente del marito e di una pace ristabilita.Anche se sono tante le donne che popolano il mondo dell’Odissea, ognuna di loro è unica: la pericolosissima maga Circe, l’affascinante Calipso, la dolce Nausicaa, la vecchissima Euriclea cui non sfugge nulla, la leggendaria Elena sempre bellissima e Arete, la saggia e potente regina dei Feaci.

La magiaNell’Iliade la magia compare in maniera sfumata ed è legata al mondo della divinità: i cavalli di Achille, Xanto e Balio tanto umani da piangere, le straordinarie evoluzioni del fiume Scamandro che diventa umano e con i suoi flutti partecipa ai combattimenti. La magia in senso stretto appartiene invece di più al mondo dell’Odis-sea. Compare attraverso personaggi affascinanti come la maga Cir-ce, che trasforma in porci i compagni di Odisseo con una speciale erba magica, o attraverso il dio Eolo, che regala a Odisseo un orcio con i venti per poter tornare a casa. La presenza della magia è segno che la narrazione si fa più matura, arricchisce la poesia epica di ele-menti fantastici e la fa diventare quasi una meravigliosa fiaba.

L’ultimo incontro di Ettore con Andromaca e il piccolo Astianatte, 370-360 a.C., Museo di Palazzo Jatta, Ruvo di Puglia.

John William Waterhouse, Circe offre la pozione a Odisseo, 1891, Gallery Oldham.

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Iliade e Odissea: poemi a confronto

Unità 2 LETTORI si diventa – Il mito e l’epica

L’incontro con la morte e il destinoL’incontro con la morte è spettacolarizzato nell’Iliade con la cru-dele vendetta di Achille sul corpo di Ettore, ma spesso la morte o il destino dell’eroe vengono preannunciati attraverso le parole di un altro personaggio ferito e morente: Patroclo preannuncia a Ettore la propria fine così come Ettore predice la fine di Achille. Gli eroi sono ben consapevoli che solo nella morte la luce della gloria può vera-mente risplendere. La morte nell’Odissea non è più spettacolarizzata se non nell’uccisio-ne barbara dei compagni di Odisseo da parte del Ciclope o dei Proci da parte di Odisseo stesso ma ha una dimensione intima, familia-re, commovente. Come nell’episodio del cane di Odisseo, Argo, che muore dopo aver riconosciuto, lui primo fra tutti, il suo amatissimo padrone, compagno di antichi giorni di caccia.

Il nemicoNell’Iliade il nemico è sia il singolo avversario (e infatti sono presenti moltissimi duelli corpo a corpo tra due forti eroi) sia l’intera città e l’intero popolo di Troia per gli Achei; solo il sacro vincolo dell’ospitalità può spezzare questa legge di odio e di guerra. Il duello finale tra i due campioni Achille e Ettore chiude il poema: essi sono av-versari della stessa levatura, così come pari nell’onore sono sia l’esercito troiano sia quello acheo; solo Zeus sa che il destino di Troia è tragicamente già deciso e fino a che non si ha il crollo della casata di Priamo con l’uccisione di Ettore, la situazione sembra di parità e gli dèi intervengono a favore dell’una e dell’altra parte.Nell’Odissea i nemici sono moltissimi e non tutti umani: il nemico numero uno di Odisseo è infatti il dio Poseidone che gli impedisce più volte il ritorno a Itaca, la lotta non può quindi essere pari perché il mondo degli dèi e quello degli uo-mini sono rigorosamente separati. Odisseo ha però come alleato speciale la dea Atena (che ha un debole per i vincenti perché già sosteneva Achille nell’Iliade).I nemici dell’Odissea sono inoltre una sfida all’impossibile: sono sirene dal can-to micidiale, sono cannibali che non hanno nulla di civile, sono giganti con un occhio solo che disprezzano gli dèi e tutte le regole umane, sono le pozioni di una maga che ben conosce l’animo umano, sono mostri marini che terrorizzano le navi.Contro questi nemici, assai più pericolosi e infidi di un nemico armato, non basta la forza, ma servono anche delle doti per cui Odisseo ancora oggi è ricor-dato: l’intelligenza e l’astuzia.Infine, un tipo particolare di nemico presente nell’Odissea è rappresentato dai Proci che occupano la casa dell’eroe, ne dilapidano le sostanze e distruggono la casa di Odisseo approfittando della sua assenza, ma vi sono anche le ancelle traditrici della fiducia e della memoria del padrone. Contro questi nemici Odis-seo non avrà pietà, userà il suo arco leggendario per liberare la sua dimora e ri-cominciare un’esistenza di pace tra gli affetti più veri.

Gavin Hamilton, La morte di Achille.