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Ecco il numero di Febbraio del giornalino studentesco ilRiccetto dell'Istituto Via Silvestri 301
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Il Riccetto-Giornale Studentesco
del IIS via Silvestri, 301
Uscita mensile 6° Numero 24/02/2016
STATUTO della
REDAZIONE de “ilRiccetto”
ART 1 Rispetto per le leggi e la
Costituzione Italiana, contro la
diffamazione, il fascismo, il
razzismo e per la difesa della
libertà di espressione e della
creatività individuale.
POLITICA INTERNA alla
SCUOLA e TERRITORIALE
-E l’aula autogestita?
(Leonardo Timperi) pag.3
-Alternanza Scuola-Lavoro,
funziona?
(di Giacomo Santarelli )
p pag.4
POLITICA ESTERNA alla
SCUOLA
-Giulio Regeni e l’Egitto (di
Francesco Casucci) pag.5
-Carcere e legalità
(di Lorenzo Di Russo) pag.6
-Istruzione: strumento di
pace (di Chiara Falconi)
……………………… ……...pag.7
-Intervista a Greenpeace (di
Riccardo Serra) pag.8
SCRITTURA e CULTURA -Sogni rivelatori pt.3: (de la
Sognatrice) pag.15
-Premio letterario: il Mio Viaggio
pt.3 (di Vitaliy Prynda) pag.16
-Progetto P.A.B. (Poeti Anonimi
de Bravetta) pag.20
19/02/2016, se ne va uno dei più grandi artisti contemporanei italiani, Umberto Eco . La redazione del Riccetto ha deciso di dedicare il numero di febbraio ad un uomo che con la sua grandissima sensibilità ha offerto un punto di vista originale e mai banale da cui osservare il nostro mondo. Il carisma delle parole della personalità di Eco ha influenzato generazioni di giovani, e tra queste abbiamo l'onore di poter dire di esserci anche noi. Riportiamo qui la sua citazione più famosa "Chi non legge a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito. Perché la lettura è
un'immortalità all'indietro." ( di Leonardo Timperi)
A te che hai reso chiaro il buio della notte . C.M.
(di Leonardo Timperi)
RUBRICHE
-Famiglie Arcobaleno (di Ester
Flumeri) pag.9
-Perché la pianta cannabis è
illegale (di Giulio Vitali) pag.10
-La teoria del Gender (di Silvia
Gimigliano) pag.11
STORIA E FILOSOFIA
-Utopia necessaria (di Andrea
Della Polla) pag.13
–Massa e spirito di
conservazione (di Andrea
Della Polla) pag.14
Dedicato a Luigi
ADDIO UMBERTO
2
Direttore
Leonardo Timperi
Vicedirettore
Lorenzo Di Russo
Direttore grafico
Francesco Casucci
Vicedirettore grafico
Silvia Gimigliano
Prof.ssa referente
Prof.ssa Bernabei
Referente Volta
Ascanio Burattini
Referente Malpighi
Giacomo Santarelli
Referente Ceccherelli
Andrea Della Polla
Revisione articoli
Beatrice Mari
Redattori Ester Flumeri,
Chiara Falconi, Angela Rossi, Sofia
Rossi, Claudio Di Santillo, Vitaliy
Prynda, Riccardo Serra
Vignettisti Giada Pompili,
Alessandro Dinale
“Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuole farsi sentire dire.”
(George Orwell)
Se la scrittura è la vostra passione, se
volete vedere come funziona la redazione
di un giornale scolastico, se volete far
valere la vostra voce e pubblicare i vostri
pensieri siete tutti invitati a partecipare
alla redazione del giornale. Se avete
articoli, suggerimenti e idee potete inviarli
alla mail*: [email protected]
* La partecipazione garantisce l’accesso al
credito formativo.
Redazione
3
Vi era un posto oscuro e magico che si nominava
da parecchi anni tra gli studenti del Malpighi, il
suo nome riecheggiava tra le aule scolastiche
soprattutto nei periodi autunnali, in piena
campagna elettorale. E’ un luogo il quale solo
nome rievoca vecchi ricordi e vecchie discussioni,
capace di unire come di dividere, capace di
passare da realtà concreta a pura entità astratta.
Due parole, quindici lettere: aula autogestita.
Nominata fin dagli albori delle lotte studentesche
vecchie di decenni è rientrata a pieno titolo tra
le tematiche vincenti di chi si vuole
assicurare una buona fetta di consensi tra i
giovani votanti. Ricordo bene quando ormai
un anno e mezzo fa c’era chi aveva
assicurato la nascita di uno spazio
esclusivamente dedicato agli studenti con
quell’ardore tipico di chi crede in quello che fa,
ma solo da Settembre fino a Dicembre. Ed è cosi’
che alle menti dei giovani politici e a quelle dei
giovani elettori dell’anno 2014 quel nome prima
tanto ripetuto, "aula autogestita", faceva capolino
nell’oblio man mano che si avvicinavano le prove
di maturità e si allontanavano le elezioni
studentesche. Ottobre 2015 , stesso copione ,
nella locandina di una delle varie liste si legge,
infatti, “riappropriazione degli spazi attraverso
l’apertura di un’aula autogestita per gli studenti
in cui organizzare iniziative e progetti”. Queste
parole comparivano nei volantini che giravano tra
le scuole, ma adesso a che punto stiamo e
soprattutto, qualcuno sa realmente cos’è questo
luogo magico e incantato chiamato "aula
autogestita" ?
A quanto pare qualcuno c’è, non si tratta di uno
dei tre plessi della scuola buon pastore ma di un
istituto comunque molto vicino alla nostra realtà
territoriale: la sede succursale del liceo classico e
linguistico Montale. A partire da Marzo dello
scorso anno si è deciso infatti di iniziare
un’esperienza di tipo innovativo che veda gli
studenti protagonisti della propria scuola. L’aula
autogestita, chiamata “Guy Montag” in onore al
protagonista dell’opera di Ray Bradbury
“Fahrenheit 451” , ha conosciuto un grandissimo
successo tra i giovani studenti che hanno così
acquisito uno spazio di ritrovo nel quale
confrontarsi e affrontare la scuola in modo
diverso dal semplice ma necessario
conseguimento del programma
scolastico. Attraverso dibattiti, informazione,
corsi di autorecupero delle materie, cineforum
tematici e momenti di approfondimento
riguardanti aspetti che spesso non vengono
trattati con efficacia, o a volte nemmeno toccati
dalla didattica di tutti i giorni, si è creata
un’esperienza che vede finalmente lo studente
libero di esprimere la propria creatività.
Certo, la formazione di uno spazio del
genere deve far fronte inevitabilmente alle
critiche di chi da sempre è convinto che
concedere libertà espressiva agli studenti
comporti inevitabilmente una nichilistica
degenerazione. Quante volte abbiamo sentito
infatti le parole aula autogestita-droga-
inconcludenza venire associate. Ma questa
concezione , non solo superficiale ma anche
pericolosa, perché finisce con l’opprimere quella
nascente creatività che è alla base del nostro
futuro, può essere smentita dall’essenza dei fogli
di carta che state leggendo: la stessa voglia di fare
, di dare libero sfogo alla propria libertà e
creatività individuale che è sottesa alla volontà di
creare uno spazio autogestito degli studenti e che
si vede soffocata troppo spesso dal sistema
scolastico, è la stessa voglia di fare che sta ed è
stata alla base della creazione del nostro
giornalino studentesco. Un progetto nato da pochi
ragazzi che hanno deciso, poco meno di un anno
fa, di creare un libero spazio intellettuale in cui
fosse possibile dare voci agli studenti e offrire il
loro punto di vista originale sull’accecante
diversità del mondo. E come si evince dal
successo che sta avendo 'il Riccetto' , nel quale
sempre più sono i ragazzi che vogliono scrivere e
collaborare , appare evidente come basti offrire
uno spazio di libertà agli studenti per far nascere
qualcosa di buono e produttivo , che non parta
dalla minaccia sterile di un voto in pagella, ma
dalla propria, irrefrenabile voglia di fare.
POLITICA INTERNA alla SCUOLA
E L’AULA AUTOGESTITA?
di Leonardo Timperi
4
È ormai chiaro a tutti che la legge 107, la cosi detta
buona scuola, sia stata approvata. Dall’inizio di
quest’anno stiamo toccando con mano quella
proposta di riforma che più e più volte abbiamo
bocciato lo scorso anno. Nonostante ciò quest’estate
la legge è stata approvata e ci troviamo a dover fare i
conti con le modifiche e le proposte introdotte. Primo
fra tutti è sicuramente il caso dell’alternanza scuola-
lavoro. Con la legge, infatti, si estende l’alternanza
anche ai trienni dei licei, modificando, di fatto, la
didattica con 200 ore da distribuire nei tre anni.
L’entrata in vigore della legge ha generato molti
disordini nelle scuole, che nell’arco di un paio di mesi,
si sono trovate a dover organizzare autonomamente
percorsi di lavoro utili, sicuri per gli studenti, ma
soprattutto inerenti al percorso di studi intrapreso. La
legge non ha certo aiutato lo sviluppo dei progetti
nelle scuole, essendo poco chiara e incompleta in tanti
punti. Le enormi lacune nel testo favoriscono
esclusivamente il disordine e le già tante
problematiche interne negli istituiti. Non specifica
infatti come distribuire le ore durante gli anni, come
recuperarle e soprattutto come organizzarle! Ragazzi e
docenti referenti dovranno di fatto organizzare
autonomamente l’alternanza scuola-lavoro, favorendo
lo sviluppo di realtà scolastiche con esempi virtuosi di
alternanza, realmente formativi e utili, ed esempi
invece di sfruttamento dello studente. Minando di
conseguenza, oltre che il percorso formativo di un
ragazzo, quello professionale. Le finalità dovrebbero
essere quelle di collegare il mondo del lavoro a quello
della scuola, o meglio, citando il governo, “fornire ai
giovani, oltre alle conoscenze di base, quelle
competenze necessarie a inserirsi nel mercato del
lavoro, alternando le ore di studio a ore di formazione
in aula e ore trascorse all’interno delle aziende, per
garantire loro esperienza “sul campo” e superare il gap
“formativo” tra mondo del lavoro e mondo
accademico in termini di competenze e preparazione”.
In queste poche righe troviamo descritti teoricamente
gli obbiettivi dell’ “alternanza scuola-lavoro”. Si parla
di accentuare in alcuni casi e sviluppare in altri, quella
fondamentale connessione tra mondo del lavoro e
scuola, tra presente e futuro. Parla del superamento
del gap formativo tra la scuola e il lavoro tramite
l’acquisizione di competenze e preparazione. Molte
sono le esperienze viste fino ad ora, e molti sono i
progetti incontrati. Una domanda perciò sorge
spontanea: ma l’alternanza scuola-lavoro, proposta
così, funziona? Credo di no. Penso che non funzioni e
non sia utile, penso che non sviluppi una genuina e
proficua connessione che unisca gli studenti al loro
futuro, e soprattutto penso che non colmi la distanza
tra scuola e lavoro, non formando e non preparando
gli studenti. Prima di tutto va sottolineata la totale
assenza di uno statuto che tuteli studentesse e
studenti, portando di fatto, ove mancassero docenti e
personale adatti, alla precarizzazione e allo
sfruttamento dello studente già prima di entrare
definitivamente nel mondo del lavoro. Semplici linee
guida date dalla legge non bastano ai territori e alle
scuole per sviluppare progetti realmente formativi, le
aziende certificatrici purtroppo non rappresentano
sempre una garanzia di legalità correttezza, lo
sfruttamento degli studenti sembra essere una ombra
vicina. Proposta in questo modo, l’alternanza scuola-
lavoro non funziona per il semplice fatto che il più
delle volte non produce la suddetta alternanza ma ore
passate in aziende a veder allontanare il proprio
futuro. Non produce continuità tra le materie studiate
e la loro applicazione pratica, rendendo vani i corsi di
studio e i lavori svolti. Bisogna favorire la
partecipazione studentesca ai processi decisionali,
nelle scuole e nelle città, cercando di capire assieme
percorsi utili, formativi e preparatori. Cercando di
mettere in connessione le scuole, evidenziando
esempi virtuosi e riproducibili di alternanza.
Bisognerebbe tornare ad investire nel presente oltre
che nel “futuro”, in una legge sul diritto allo studio.
Credendo nella scuola e negli studenti, nella cultura,
nella partecipazione e nella democrazia, credendo
nelle pari opportunità, ascoltando e confrontandosi
con chi giornalmente vive i problemi di abitare in un
presente senza futuro, in una società senza lavoro!
Alla domanda posta in precedenza, e all’articolo
pubblicato sullo scorso numero de “ilRiccetto”,
rispondo che no, non funziona. Ma mi piacerebbe
funzionasse, mi piacerebbe costruire il mio futuro già
da adesso, formarmi in un modo completo e
funzionale alle mie attitudini. Evidentemente però,
non sono questi gli obbiettivi della legge 107.
ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO, FUNZIONA?
di Giacomo Santarelli
POLITICA INTERNA alla SCUOLA
5
Venerdì 12 febbraio si sono tenuti a Fiumicello, in
provincia di Udine, i funerali di Giulio Regeni.
Giulio è stato ritrovato sul ciglio di una strada,
che collega Cairo-Alexandria, il 2 febbraio, morto
dopo 8 giorni di scomparsa, seminudo e con
evidenti segni di una lenta tortura. Era un
ricercatore italiano del Dipartimento di Politica e
Scienze Internazionali di Cambridge; stava
conducendo ricerche per il suo dottorato ed era
andato in Egitto con molto entusiasmo, per
conoscerne la lingua, la cultura, la storia e la
gente. Giulio è stato rapito il 25 gennaio, giorno
del quinto anniversario della rivoluzione egiziana
mentre si recava a piazza Tahrir
simbolo della primavera araba; un
giorno in cui la polizia era
particolarmente presente e attiva e
proprio sotto i loro occhi è stato
rapito misteriosamente. Dopo la sua
morte la commissione egiziana degli
United World College ( scuola nella
quale si è diplomato con successo)
ha scritto un importante
comunicato per condannare
l’atrocità della sua morte e del regime militare
egiziano comandato da Al Sisi. (Ne riporterò gli
spezzoni più significativi). La commissione
ricorda che questo atto atroce, privo di umanità
rientra in un contesto di sistematiche violenze da
parte delle autorità egiziane, soprattutto nei
confronti dei giovani. La commissione egiziana
UWC è testimone di violenze, come incursioni
nelle case, perquisizioni illegali di persone,
scomparse misteriose, torture, detenzioni illegali
e uccisioni. Il numero dei “desaparecidos egiziani”
è in crescita e la costante scomparsa di persone è
proporzionale nel ritrovamento di cadaveri sparsi
nelle tante strade desertiche . Esempio di queste
scomparse è Islam Atito, uno studente
musulmano trovato morto nell’estate 2015 in un
tracciato desertico, dopo che era stato scortato
fuori dal campus universitario da agenti della
sicurezza. UWC Egypt denuncia che le autorità
egiziane sistematicamente dubitano di chiunque
soprattutto degli stranieri e pronunciano discorsi
intimidatori, di xenofobia sponsorizzati dai propri
apparati e propagandati dai media statali. Gli
stranieri sono considerati per definizione "spie"
da eliminare. Un altro esempio drammatico è la
storia di un professore francese ucciso nel 2013
sempre al Cairo. I Collegi del Mondo Unito
promuovono la pace offrendo un sistema
educativo che crei un legame fra gioventù di
diverse culture; hanno l’obiettivo di promuovere
la comprensione dei principi come convivenza
pacifica attraverso la celebrazione della diversità,
ed è proprio per questo che dobbiamo disperarci
se hanno brutalmente assassinato un testimone
di queste virtù.
Scandalose sono le prime affermazioni
delle autorità egiziane che attribuivano la
morte di Giulio Regeni ad un incidente
stradale…
Durante i giorni della scomparsa del
ragazzo il ministro dell’interno Egiziano
Magdi Abdel Ghaffar ha detto “ Si tratta
solo di un irrilevante caso di sparizione”.
Secondo ‘la Repubblica’ Giulio la sera
della scomparsa sarebbe dovuto andare con un
amico a casa dell’intellettuale egiziano Kasheik
Hassaimen, punto di riferimento dell’opposizione
al regime Al Sisi; in quella sera caratterizzata da
ore di semi-coprifuoco in cui ogni assemblamento
superiore alle tre persone era dichiarato illegale e
punibile con l’arresto.
Ma è l’11 dicembre probabilmente il giorno che
segna la svolta sulle sorti di Giulio: in quel giorno
infatti aveva partecipato ad un’assemblea dei
sindacati e dei partiti di opposizione al regime ed
era stato fotografato in modo sospetto da agenti
in borghese.
Dopo quest’evento ,sempre secondo ‘la
Repubblica’, il regime di Al Sisi scommette che
l’Italia non vorrà farne una questione capitale;
vuole forse ricordare implicitamente il ruolo del
Cairo nella lotta contro il terrorismo e i 10
miliardi di investimenti italiani (7 solo dell’Enel)
che ci sono sul tavolino?i
POLITICA ESTERNA alla SCUOLA
GIULIO REGENI E L’EGITTO di Francesco Casucci
“Un giorno di pugni e l’altro no, così si ottengono
ottimi risultati”. “ci vogliono il bastone e la
carota”. E ancora: “In questo carcere la
costituzione non c’entra niente…”. Quest’ultima
frase è sicuramente la più toccante, poiché nella
sua concisione riesce a rendere l’idea di cosa sia il
“pianeta-carcere”, uno stato a parte in cui non
vigono le leggi della civile convivenza, in cui la
nostra costituzione non ha significato. Ebbene sì,
quella Costituzione il cui articolo 27 recita: “…Le
pene non possono consistere in trattamenti
contrari al senso di umanità e devono tendere alla
rieducazione del condannato…”. Ora
proviamo ad immedesimarci in
Rachid Assarag, marocchino
scontante nove anni di reclusione in
Italia, all’angolo di una cella buia e
sporca che attende il suo quotidiano
turno di sevizie e maltrattamenti; la
porta si apre, quattro agenti entrano,
insulti, botte, sputi, e poi la paura, la
consapevolezza di essere solo contro un sistema
marcio, solo contro le guardie carcerarie: solo
contro i propri boia. Rachid però va avanti,
perché una ferita nell’orgoglio fa più male di una
al corpo, e da qui l’idea: procurarsi delle prove di
ciò che accade. Grazie alla moglie ottiene un
registratore e così inizia la sua opera di
documentazione. Ore e ore di conversazioni,
centinaia di confessioni da parte degli agenti e dei
medici, che non sapendo di trovarsi davanti ad un
microfono, descrivono un quadro, seppur
parziale, di un comune carcere italiano. Il
risultato è agghiacciante, e le tre frasi
precedentemente riportate ne sono la prova. Il
sistema è retto dall’omertà tra colleghi e la
giustizia italiana è involontariamente complice. In
caso di denuncia da parte di un detenuto contro
una o più guardie la valutazione del caso viene
eseguita sulla base delle prove a disposizione, e
data l’assenza di immagini e video si attinge ai
verbali del personale del carcere. Inutile
sottolineare che le testimonianze sono sempre a
favore degli imputati e i processi si concludono
con l’assoluzione di quest’ultimi. La mala gestione
delle carceri italiane, sebbene tocchi in primis la
questione dei diritti umani, ha significativi risvolti
sulla vita comunitaria. I detenuti non vengono
rieducati nei penitenziari, ove invece vengono
trattati come reietti della società, elementi
irrecuperabili destinati all’eterna dannazione.
Tale inefficienza è testimoniata da un dato
eclatante: il tasso di recidiva in Italia si aggira
intorno al 70%, dunque 7 detenuti su 10
commettono nuovamente un reato alla loro uscita
dal carcere. Tanto si potrebbe fare per rimediare
a questa problematica, a partire dalla costruzione
di nuove strutture di reclusione, se
si considera che nel 2014 la
percentuale di sovraffollamento
era pari al 140%: 140 persone ogni
100 posti disponibili.
Per migliorare i nostri penitenziari
ci si potrebbe ispirare a esempi
virtuosi, come il sistema carcerario Norvegese,
nel quale vengono investiti annualmente 2
miliardi di euro per 8.000 detenuti ; l’Italia
spende un miliardo di euro in più, e sarebbe
anch’essa un modello da seguire se questi
finanziamenti non dovessero bastare per ben
53.000 detenuti. Il carcere di Halden e soprattutto
quello di Bastøy in Norvegia rappresentano la
perfezione alla quale dovremmo aspirare.
Quest’ultimo in particolare costituisce un élite
persino all’interno del panorama carcerario
nordico. Il penitenziario, trovandosi su un’isola,
non ha mura o recinsioni e non ha celle, bensì
comode case in legno, e nonostante l’assenza di
esplicite misure di sicurezza, dall’inizio della sua
attività non è stato registrato nessun tentativo di
fuga. I 115 detenuti ospitati a Bastøy svolgono
quotidianamente attività ricreative, ma
soprattutto studiano ed imparano un nuovo
mestiere che potrà garantire loro con successo il
reinserimento nella società. A riassumere
efficacemente la filosofia della Norvegia su questa
tematica ci pensa il direttore di Bastøy che
afferma: “Il mio lavoro qui consiste nel creare dei
buoni vicini di casa per la società là fuori.”
POLITICA ESTERNA alla SCUOLA
CARCERE E LEGALITÀ: DUE PAROLE STRANAMENTE ANTITETICHE
di Lorenzo Di Russo
L’ISTRUZIONE: STRUMENTO DI PACE
“Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre
penne” dissi “sono le nostre armi più potenti. Un
bambino, un insegnante, un libro e una penna
possono cambiare il mondo […] la pace in ogni
casa, in ogni strada, in ogni villaggio in ogni
nazione questo è il mio sogno. L’istruzione per
ogni bambino del modo”. Queste parole sono
prese da “Io sono Malala”, un libro scritto da una
ragazza pakistana di appena 18 anni: Malala
Yousafzai. Lei è la più giovane vincitrice del
Premio Nobel per la pace, nota per il suo
impegno, per l'affermazione dei diritti civili e per
il diritto all'istruzione. Con il suo libro è riuscita a
toccare dei temi importantissimi, uno dei più
straordinari è forse il collegamento tra istruzione
e pace, concetto che purtroppo ancora molti
statisti e intellettuali stentano a capire. Verrebbe
da chiedersi: ma in fondo perché l’istruzione
dovrebbe essere un così importante tramite tra le
persone e la non belligeranza? Troppo spesso ho
sentito dire con molta superficialità “la guerra è
figlia dell’ignoranza”, credo tuttavia che questo
sia uno dei più importanti concetti e che quindi
abbia bisogno di un’analisi più approfondita.
L’accesso allo studio non è solo ciò che ci da la
possibilità di crearci un futuro e una conoscenza
ma anche un’esperienza, ci permette infatti di
pensare, o meglio di riflettere; al giorno d’oggi lo
si fa troppo poco. È un abitudine che ormai
abbiamo perso, ma che la scuola tende a farci
sviluppare, infatti, ci fa riflettere su cosa è giusto e
sbagliato,cosa importantissima perché di una
cosa sono certa: quando non si ha una propria
idea di bene si segue “chi urla di più”. Ci fa
riflettere, e quindi capire e accettare ciò che è
diverso da noi; perché in fondo la convivenza
pacifica è fondata sulla conoscenza e sul
comprendere ciò che ci è distate. Pasolini diceva
“Chi pretende la libertà, poi non sa cosa farsene”,
credo che con l’istruzione si possa fare un
discorso analogo. Mi accorgo spesso, infatti, che
nella nostra società il diritto all’istruzione è dato
per scontato, spesso il percorso scolastico è
ritenuto un’inutile parentesi piena di obblighi,
finalizzata esclusivamente all’ingresso nel mondo
del lavoro. Questo mi fa pensare al fatto che il
diritto allo studio come diritti quali la libertà, il
diritto al voto e l’uguaglianza, nei paesi
occidentali ormai sono stati acquisiti da così tanto
tempo, che vengono spesso spogliati del loro
immenso valore, dimenticando con ingratitudine
di quanti hanno lottato spesso sacrificando la loro
vita per far sì che noi potessimo usufruirne.
Persone come Malala che con il suo libro e la sua
voglia di studiare mi ha fatto capire quanto
questo diritto sia importante, tanto da portare
una così giovane ragazza a sfidare le regole e i
pregiudizi della sua società, per garantire a tutti il
diritto allo studio. La cosa più rivoluzionaria è che
in quel “tutti”, contestualizzato in una società
fedele a un'ideologia che afferma la supremazia
dell’uomo, ci siano anche le bambine. E’
incredibile, inoltre, come questa piccola donna
con la sua forza sia riuscita a dare voce non solo
alle ragazze che rivendicavano questo importante
diritto, ma anche a tutta una classe di donne
costrette a “parlare sottovoce”, a non chiedere
niente e a ringraziare per tutto.
POLITICA ESTERNA alla SCUOLA
di Chiara Falconi
8
Per motivi connessi all’associazione l’intervistata
mantiene l’anonimato
Cos’è Green Peace e di cosa si occupa?
Green Peace è la più grande ONLUS
(organizzazione non lucrativa di utilità sociale)
ambientalista a livello internazionale, compie
denunce di crimini ambientali contro grandi
multinazionali o in varie occasioni anche contro
lo stesso governo, in Italia oltre la ricerca si
occupa della tutela ambientale è promuove
soluzioni per un futuro verde e pacifico.
Qual è l’importanza che la vostra associazione
ha sull’ambiente e sulle generazioni future?
Noi di Green Peace diciamo sempre di non avere
la certezza di riuscire nei nostri intenti, ma
sicuramente ce la mettiamo tutta, soprattutto per
le generazioni future, per lasciare un pianeta
migliore, che sia meno sfruttato, più pulito, questa
è la missione di Green Peace: usare le risorse che
abbiamo in maniera intelligente e in armonia.
Dietro di te hai una carta topografica del polo
nord, cosarappresenta?
Questa carta rappresenta una delle campagne
principali di Green Peace: save the Artic; si tratta
di un progetto internazionale che viene portato
avanti anche dall’Italia. Storicamente la nostra
associazione si batte contro le trivellazioni
petrolifere, in qualsiasi parte del mondo esse
siano, poichè noi crediamo fortemente che il
futuro sia verso le energie rinnovabili e non in
quelle fossili come il petrolio e il carbone; in
Italia abbiamo gravi casi di tumori diffusi proprio
attorno a centrali e fabbriche che lavorano
utilizzando queste fonti energetiche inquinanti. Ci
sono invece diverse piattaforme petrolifere nel
mediterraneo, quella su cui ci siamo focalizzati di
più è proprio quella che si trova nello stretto di
Messina, rappresenta un forte impatto
ambientale e un pericoloso rischio per la salute in
una zona che potrebbe essere considerata una
meta turistica.
Come si diventa membro di Green Peace?
Per essere membro della nostra associazione
devi essere maggiorenne, quindi devi aver già
compiuto diciotto anni, ci si può iscrivere sul sito
o con l’aiuto dei ragazzi del dialogo diretto,
fornendo i dati anagrafici che resteranno
all’interno di Green Peace e facendo una
donazione libera ,poiché la nostra è un
associazione indipendente che quindi non riceve
alcun finanziamento dallo stato, la donazione ha
bisogno di essere associata per la tracciabilità dei
dati a un conto corrente o a una carta di credito
valide in Italia. Troverete tutte le informazioni
all’interno del sito www.greenpeace.it , per
sapere di più anche sul nostro volontariato.
INTERVISTA A GREENPEACE
di Riccardo Serra
POLITICA ESTERNA alla SCUOLA POLITICA
9
Cari lettori del Riccetto, stavolta si parla di
attualità. In questi giorni, in Italia, tra le tante
notizie che passano al giornale, al telegiornale, e
su Internet, si inizia, finalmente, a parlare di
unioni civili per i gay e di adozioni, rivendicando
l'idea di uguaglianza che dovrebbe caratterizzare
un società che si definisce "moderna". Al di là
della propria opinione personale ognuno
dovrebbe fare un'acuta e attenta analisi delle
dinamiche interne alla società italiana e cercare di
capire se chi si permette di negare diritti così
importanti e belli nella vita di una persona, sia
esente da critiche e consapevole dell'idea che sta
portando avanti. In questo articolo non voglio
stare a convincere nessuno dell'importanza della
questione. Pensiamo intanto a quello che sta
succedendo, perché mentre la politica italiana
cerca di trovare un accordo tra le parti, cattoliche
e non, e gli italiani, divisi anch’essi in due gruppi,
scendono in piazza manifestando il proprio
consenso o dissenso con cortei e si attivano
attraverso campagne di sensibilizzazione, le
famiglie arcobaleno crescono in numero e si
rafforzano. Famiglie dove i bambini hanno due
mamme o due papà. Famiglie dove vale solo
l'amore, perché le belle famiglie sono tali per
questo motivo. Perché l'insieme di tutti i loro
componenti è unito dall'amore reciproco. Forse
posso diventare un po' ripetitiva ma questa è la
mia idea di famiglia, dove non importa il numero
di componenti, se i genitori siano maschi o
femmine, se i bambini siano addottati o meno, se
ci siano diverse culture o religioni all'interno,
ecc... La famiglia è un arcobaleno perché come
esso è un insieme di piccoli elementi che
esprimono la loro essenza senza sovrastare
quella degli altri
FAMIGLIE ARCOBALENO di Ester Flumeri
Rubriche
10
Viviamo in un periodo storico in cui la
legalizzazione della Cannabis è un tema molto
discusso, ma bastano pochi dati alla mano e
qualche cenno storico per capire come mai questa
pianta è diventata illegale.
Una delle figure principali nella lotta per rendere
illegale la pianta di Canapa fu William R. Hearst:
un imprenditore, giornalista e politico
statunitense che aveva acquistato una foresta con
cui produrre carta per i suoi giornali rosa. Hearst
avrebbe visto il suo impero crollare sotto
l’avanzata della carta ricavata dalla canapa dato
che con l’invenzione del decorticatore la
lavorazione avrebbe avuto un sensibile
abbassamento dei costi.Le cartiere utilizzavano, e
utilizzano tuttora, solo il legname degli alberi e il
processo per ottenere le
microfibre pulite di cellulosa,
e quindi la pasta per la carta,
prevede l’uso di grandi
quantità di acidi. Questa
operazione, costosa e
inquinante, non è necessaria
per la carta di canapa che viene ricavata dalla sola
fibra. Per quanto riguarda il legno, di acidi ne
servono meno della metà. Inoltre la fibra e il
legno sono di colore bianco e la carta che se ne
ottiene è già stampabile.
Come W. R. Hearst anche Lemmont Dupont, che
aveva appena ricevuto brevetti per produrre
dozzine di prodotti di fibre sintetiche ricavate dal
petrolio come nylon, cellofan, orlon,dacron,
spugne sintetiche e un’intera gamma di prodotti
che sarebbero stati tranquillamente soppiantata
dai loro concorrenti fatti in canapa.
Sia Dupont che Hearst erano finanziati da uno dei
più importi banchieri dell’epoca: Andrew Mellon.
Andrew Mellon era anche il ministro del tesoro
americano e il proprietario della Gulf Oil una delle
7 sorelle: le più importanti compagnie petrolifere
mondiali.
Andrew Mellon oltre alla possibilità di poter
perdere milioni di dollari con gli investimenti su
Dupont e Hearst, avrebbe anche visto l’industria
petrolifera crollare sotto l’avanzata dell’etanolo di
canapa ricavato dalla fermentazione del fusto. Un
esempio di come tutto ciò sia possibile è Henry
Ford, importante imprenditore statunitense che
nel 1937 creò la prima Hemp Body Car, in gran
parte realizzata con la canapa e alimentata ad
etanolo di canapa.
Ford aveva già intuito l’utilità di questa pianta
come combustibile e materiale per l’industria, il
suo basso costo e l’inesistente impatto ambienta
la rendono tutt’ora il materiale migliore in molti
campi.
In fine non bisogna dimenticare la nascente
industria farmaceutica finanziata da John
Rockefeller e Andrew Carnegie. Ambedue
iniziarono una battaglia a tutto
campo per eliminare tutte le cure a
base di erbe naturali compresa la
cannabis. In più Rockefeller era
proprietario della Standard Oil con
cui aveva iniziato a riempire
l’America di raffinerie e stazioni di
servizio.
Vediamo quindi venire a creare un’alleanza non
scritta tra l’industria del tessile sintetico quella
del petrolio della plastica e derivati e della
farmacia che necessitavano di disfarsi di questa
pianta fastidiosa. Questa alleanza raggiunse il suo
scopo nel 14 giungo del 1937 quando il
presidente Roosevelt approvò la Marijuana Tax
Act che non vietava in modo esplicito il consumo,
la coltivazione o la compravendita ma di fatto
rendeva improponibile l’utilizzo di questo
prodotto.
“Perché consumare foreste che hanno impiegato
secoli per crescere e miniere che hanno avuto
bisogno di intere ere geologiche per stabilirsi, se
possiamo ottenere l'equivalente delle foreste e
dei prodotti minerari dall'annuale crescita dei
campi di canapa?”
Rubriche
PERCHE’ LA PIANTA CANNABIS E’ ILLEGALE
di Giulio Vitali
11
Durante l’ultimo periodo nel nostro paese sono
sorte varie questioni, generate dall’articolo 3
comma 16 previsto dalla Buona Scuola di Renzi.
L’articolo in questione prevede che nel piano
triennale sia introdotta, insieme all’educazione
sessuale, la prevenzione della violenza di genere
(modifica dell’articolo 5, comma 2, del decreto-
legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con
modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n.
119). Le polemiche sono state suscitate poiché
“teoria del gender”, essendo un argomento a
molti sconosciuto o solo in parte noto, viene
spesso interpretata con l’associazione delle
persone trans a persone con disturbi mentali o
anche alle “drag queen”; inoltre altre
interpretazioni sono: mio figlio sarà costretto a
mettere un rossetto piuttosto che giocare a
pallone come i bambini della sua età.
Naturalmente questo non corrisponde alla realtà
in primo luogo perché non si tratta di costrizione
di alcun genere, e soprattutto il gender non è
questo.
Innanzitutto bisognerebbe puntualizzare sul fatto
che non esiste alcuna “teoria”, in quanto la
disforia di genere (il termine tecnico che indica
una persona che nel suo intimo sente di non
avere un corpo che corrisponda al suo modo di
essere, e quindi sente il bisogno di apportare
modifiche radicali al suo corpo) è una realtà di
fatto, come lo sono il gender ed i transessuali.
Va specificato che vi sono vari stadi che si
possono manifestare nella persona affetta da
disforia di genere, ed essa può decidere di iniziare
la transizione e diventare un transessuale a tutti
gli effetti MtF o FtM (male to female- female to
male) o semplicemente cominciare a vestire con
indumenti tipici del sesso opposto, persone
comunemente definite “travestiti”. Chi affronta la
transizione, assume ormoni che modificano il
corpo, dopo aver effettuato opportuni test
psicologici che dimostrino l’essere affetti da
disforia di genere piuttosto che una malattia
mentale come il bipolarismo o la schizofrenia. La
transizione completa prevede l’operazione per
cambiare sesso biologico ed è un passaggio
particolarmente difficile, che suscita paura per le
probabili complicazioni di salute post-operazione.
Tutte le persone operate che continuano a
prendere gli ormoni sono considerate
effettivamente del sesso a cui la persona sente di
appartenere, secondo la legge del 14 aprile 1982
n. 164, e a mio modesto parere credo sia un
grande passo avanti per poter accettare questo
problema e far sì che nessuno si senta inadeguato
nel proprio corpo. Di recente in televisione sono
comparsi vari programmi che affrontano
l’argomento della transessualità, come “ Io sono
Cait”. Questo consiste nel documentare tutta la
vita di Caitlyn, che prima dell’operazione era
l’atleta Bruce Jenner, e ha lo scopo di far capire a
chiunque soffra di disforia di genere che c’è una
possibilità di sentirsi bene con sé stessi.
Questa scelta da parte di Caitlyn è stata più che
criticata ma ha raggiunto un successo ed un
sostegno inimmaginabili. La principale
sostenitrice è stata la celebre rivista statunitense
Vanity Fair che ha reso di pubblico dominio la
transizione dell’atleta e naturalmente troviamo
Mtv8 (ora tv8) che ha messo a disposizione
l’attrezzatura necessaria a realizzare il
documentario che ha riscosso molta
approvazione. D’altro canto troviamo riviste,
giornali e siti online italiani che criticano e si
“preoccupano” per la situazione della donna. Ne è
un esempio l’”uccr” (Unione Cristiani Cattolici
Razionali) che scrivendo a proposito della Jenner,
espone una tesi attraverso la quale descrive
Bruce come una persona bisognosa di sentirsi
amata che di conseguenza ha affrontato la
transizione solo per essere notata; viene aggiunto
inoltre che la redazione la sostiene e che non deve
Rubriche
LA TEORIA DEL GENDER: COSA E’ REALMENTE?
di Silvia Gimigliano
12
nascondersi dietro qualcosa di diverso dalla
natura a cui appartiene.
In un articolo pubblicato dal “Corriere.it”
(redazione online del Corriere della Sera) si parla
del primato raggiunto dall’ex atleta di maggior
followers su twitter 4 ore. Sotto la notizia, i
commenti sono stati perlopiù crudeli e
provocatori, con offese che mostrano
l’intolleranza contro qualcosa di sconosciuto a
noi. Credo che d’altra parte sia un bellissimo
esempio quello donatoci dalla cantante 27enne
Adele che è stata immortalata a Disneyland col
figlio piccolo vestito da principessa del film
Frozen, e a seguito delle critiche ha risposto
dicendo di essere fiera di lui e che lo supporterà
in qualsiasi sua scelta presente e futura.
Introdurre nelle scuole il concetto di gender
significa rendere consapevoli gli studenti
dell’esistenza di un sesso che può non
corrispondere a quello biologico. Ma non solo.
Significa anche far nascere in chi ancora sta
conoscendo il mondo, l’idea che tutto ciò che è
considerato tipicamente maschile o femminile
non deve per forza essere così. In un mondo in cui
non esistono etichette che stereotipano lavori,
sport, ideologie e vestiti si può essere tutti più
liberi di essere ciò che si vuole. Non è forse un
mondo, per quanto utopico nel nostro presente,
che esprime felicità?
Vorrei solo aggiungere una piccola riflessione sul
sentirsi in pace col proprio corpo. A chi di noi non
è capitato da piccoli di ricevere le domande
“vorresti essere maschio/femmina”?
E se un giorno ti svegliassi del sesso opposto?”;
magari non a 5 anni, ma più avanti mi è capitato
spesso di riflettere su questa eventualità e sono
giunta alla conclusione che sono veramente felice
di essere donna, con difetti e pregi, con un fisico
che può piacermi o meno, ma donna ed in pace
con me stessa. Cosa può esserci di più bello di una
pace ed un’armonia interiore? E soprattutto,
perché non dare la possibilità a tutti di provare
questa serenità senza giudicare o discriminare chi
si sente diverso rispetto alla nostra quotidianità?
13
La lotta di classe non è scomparsa, come ripetono
quelle logore retoriche neoliberali che hanno reso
possibile l'inimaginabile:semplicemente, essa è
gestita unilateralmente dal capitale contro i
dominati non più coscienti di sè e del loro ruolo,
incapaci di contrastare un nemico che non ha
smesso di vincere. In assenza di una risposta da
parte degli offesi, la lotta di classe si è
riconfigurata come "massacro di classe".
Complice la generale apatia che aleggia a ogni
latitudine, la pigrizia fatalistica si è impadronita
delle menti. Ne ha indebolito la capacità di
pensare e di praticare l'indocilità ragionata della
critica. Se la via rivoluzionaria sembra oggi
difficilmente percorribile, questo dipende non
certo dall'immodificabilità dell'uomo, bensì dall'
indisponibilità degli offesi. Per questo , negli
ultimi 20 anni, la strategia del capitale è consistita
nella rimozione forzata del senso della possibile
rettifica delle ingiustizie, in modo che le
contraddizioni e la miseria potessero essere
passivamente subite come una condizione
naturale e fisiologica, senza andare a risvegliare
le importune fantasie politiche della
trasformazione. L'obiettivo è tradurre
l'anticapitalismo militante in una passione
durevole in grado di dare vita a uno spirito di
scissione, a un pensiero in rivolta capace di
resistere effimero del radicalismo giovanile, a una
dialettica tra illusione e delusione che troppo
spesso ha contraddistinto l'opposizione alle
logiche del capitale nel Novecento. Il comunismo
storico novecentesco resta il principale episodio
dell'opposizione al capitalismo nella fase della
dialettica, si pone come il punto più alto
dell'unione della coscienza infelice borghese con
le lotte del servo per il riconoscimento del lavoro.
Le promesse del comunismo restano più che mai
vive oggi, il marxiano sogno di una cosa ossia
l'ideale in nome del quale il comunismo aveva
pensato e agito: il superamento dei rapporti di
forza capitalistici e l'instaurazione di un mondo in
cui ciascuno si potesse riconoscere in ogni altro,
oggi più che mai è degno di essere perseguito. Il
fatto che il comunismo storico novecentesco sia
crollato non significa , che le contraddizioni e la
miseria contro cui esso aveva lottato debbano
essere accettate con greve fatalismo. Resta oggi
quello che potremmo chiamare "comunismo
ideale eterno" ossia l'ideale storico con genesi e
validità universale di una ricerca di giustizia
sociale e di dignità solidale. Il naufragio dell'
experimentum mundi comunista nel Novecento
non implica una fine dolorosa, ma un'interruzione
momentanea di un progetto storico che resta
integralmente legittimo perchè vero. Il fatto che
la terapia sia risultata inefficace non autorizza
accettare serenamente la malattia. Impone, al
contrario, la risposta di nuove soluzioni e di
nuove cure ai mali da cui il nostro tempo non ha
smesso di essere infetto.
RUBRICHE: Storia e Filosofia
(di Andrea Della Polla)
UTOPIA NECESSARIA
14
Le masse non sono più rivoluzionarie(in realtà
poche volte nella storia lo sono state), e ad aver
intuito lucidamente questo dato reale è stato
Cristopher Lasch in "La ribellione delle elite".
Mentre i grandi sismografi della Modernità
avvertivano alla fine dell'Ottocento e agli inizi del
Novecento l'arrivo di un'epoca sovvertitrice e
apocalittica in cui la crisi della cultura occidentale
veniva attribuita al dominio politico delle masse,
il professore statunitense afferma a distanza di un
secolo, nel 1995, che la minaccia principale
proviene in realtà dal vertice della piramide
sociale. Negli anni Trenta Josè Ortega
Gasset(1883-1995) nella suo opera principale "La
ribellione delle masse" sostiene il contrario.
Pur non avendo previsto le dinamiche di potere
che Cristopher Lasch ha inquadrato, il filosofo
iberico è riuscito a ricostruire le caratteristiche
dell'uomo moderno. La massa intesa volgarmente
è divenuta narcisista, presuntuosa, viziata,
vanitosa, soddisfatta. L'uomo moderno
concepisce i frutti della civiltà, dei quali gode,
come un prodotto spontaneo della terra , e non
come l'esito di sforzi titanici operati dei suoi
predecessori . Dinanzi a questa civiltà piena di
possibilità, sicura, comoda, vantaggiosa, l'uomo
moderno crede fermamente che
quest'organizzazione materiale e sociale sia
perfetta, infallibile e soprattutto naturale.
Le masse non vedono la civiltà non come una
conquista ed una costruzione prodigiosa e
millenaria, bensì come un diritto inviolabile.
L'uomo moderno è descritto come un signorino
soddisfatto. "L'uomo-massa attuale è realmente
un primitivo che dalle quinte si è insinuato sul
palcoscenico della civiltà" scrive Ortega y Gasset.
Quello che ci manca, quella tappa indefinita, che
ha mosso le autentiche e spontanee insurrezioni,
sin dai tempi di Spartaco, è essenzialmente lo
slancio. Non l'iniziativa, non la soluzione ma lo
slancio quello sincero. Così la rivoluzione è di
fronte alle porte di ogni salotto, proprio sotto la
finestra, tuttavia sorgono i dubbi della nostra
cattiva coscienza: e le rate della macchina, della
televisione, il contratto telefonico, il mutuo? La
catena dell'uomo moderno è il debito, il debito
che abbiamo nei confronti delle cose. Le nostre
coscienze sono sodomizzate dalle cose. La massa
è inquadrata nella realtà dialettica del solo
produrre e consumare. Herbert Marcuse formulò
una critica radicale a quella "confortevole,
levigata, ragionevole, democratica non libertà"
che prevale nella società industriale avanzata.
Marcuse si spinse a denunciare il carattere
totalitario di queste "società a una dimensione" in
cui la tecnologia, la razionalizzazione, il
benessere, l'omologazione socio-culturale, la
produzione di falsi bisogni, l'indottrinamento di
massa sono riuscite a narcotizzare qualsiasi
tentativo di sovversione del potere costituito. E
mentre la massa si spegne nella società dei
consumi, l'elite progettano, dibattono, portano a
compimento il loro disegno e i propri interessi.
RUBRICHE: Storia e Filosofia
MASSA E SPIRITO DI CONSERVAZIONE
di Andrea Della Polla
#SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZO INVERNO
Questa volta è stata una roba brutta.
Davvero un incubo; appiccicoso, asfissiante,
sudaticcio.
Sogno che mia madre mi sveglia urlando, ritrovo
nello specchio le mie amate occhiaie, scatarro per
non so quale allergia, ingoio in tutta fretta biscotti
all’olio di palma, e poi via nel traffico a passo
d’uomo dell’Aurelia, tra prostitute e cadaveri di
gatti che volevano attraversare fuori dalle strisce.
Quando finalmente arrivo a scuola, mi accorgo
che l’olio di palma ha fatto effetto e “la natura
chiama”. Ma (ho come un’intuizione…) nel
bagno delle ragazze troverò la carta igienica?
La risposta è no… e meno male che ho fregato
qualche tovagliolino al bar…
Ma i soldi delle tasse dove finiscono… tutti in olio
di palma?
Andando verso la mia aula sento un professore
che sghignazza; origlio un po’… ha trovato molto
divertente una domanda sul programma rivolta
da uno studente (ma nessuno in classe ha capito
perché…) e sta facendo commenti sul taglio di
capelli di qualcuno… no, ora forse risponde…
macché, parla dei fatti suoi (un piatto che la
moglie gli ha cucinato ieri sera…)
Poi chiede allo studente:
-“Come ti chiami?”
-“Tizio e Caio”, dice quello
-“E che voto hai con me?”
-“Cinque”, dice quello
-“Eh beh, non sei contento? Che altro vuoi?”
Mamma mia, aiuto, mi sento asfissiare….
Svegliati, svegliati… E’ mia madre che urla… Meno
male, era un sogno… devo andare a scuola…
quella vera.
SCRITTURA e CULTURA
de “la Sognatrice”
SOGNI RIVELATORI PT.3:
16
I giorni scorrevano, avevo letto quasi tutti i libri
della mia trilogia; alla fine lessi l’ultimo libro in
un giorno e mezzo: stetti male sia perché era
finito il lungo racconto sia per il modo in cui si era
concluso. Andai a dormire con un vago senso di
inquietudine; il giorno seguente mi aspettava
un'altra giornata di lavoro, col caldo umido
dovevo andare a rigirare le erbacce, intorno a
casa, tagliate uno dei primi giorni; si erano
seccate in parte sotto il sole. Finii nel tardo
pomeriggio ma non era terminata la fatica perché
bisognava raccogliere tutto quel fieno in mucchi
più o meno regolari, per farlo essiccare
definitivamente; ne vennero fuori tre. Avevo
tanto dolore alle braccia e alle spalle, ma non
avevo pensato per tutto il giorno: la mia paura era
che non mi rilasciassero il passaporto e che mi
trattenessero lì, magari mi mandavano a fare il
soldato. Cercai di dormire presto ma la mia
inquietudine cresceva di ora in ora; la mattina
seguente dovevo tornare in città per i miei
documenti: sarebbe stata una mattinata difficile.
Quel giorno era uno degli ultimi in Ucraina ed era
quello decisivo: se avessi ricevuto il passaporto,
sarei subito ripartito per l’Italia, altrimenti sarei
rimasto altri dieci giorni e la cosa mi spaventava
tantissimo.
A Donetsk le lotte stavano sul punto di
ricominciare, so che ci trovavamo a duemila
chilometri ma la paura di non poter più uscire dal
confine ucraino e di essere sorvegliato, era
fortissima visto che, dopo due anni, avrei dovuto
fare il servizio militare.
Per fortuna andò tutto bene, bisognava andare
solo a registrare la ricevuta del passaporto; mi
dovevo sbrigare perché era circa mezzogiorno e
l’ufficio chiudeva dopo un’ora: con nonna fu una
corsa contro il tempo ma riuscimmo ad arrivare .
Eravamo felicissimi: era andato tutto bene. La
prima cosa che feci fu di chiamare mia madre,
anche lei fu molto felice per l’accaduto. Quella
mattina andammo a pranzo da un' amica di studi
di mia nonna: fu un pranzo felice, ricevetti molti
dolci, caramelle e frutti di bosco, per i quali vado
pazzo: fu una tra le giornate più belle.
A sera tornammo in paese, a casa mia;
preparammo le valige per ripartire, sistemammo
la casa; provai ad andare a dormire ma non
riuscivo, ero troppo eccitato; mi misi a disegnare
e feci per mia sorella il disegno che mi aveva
chiesto: un tramonto visto in un bicchiere
d’acqua.
La mattina finimmo tutti i preparativi, ci
avviammo prima nella città di Streii e poi nella
stazione dove passava il pullman di ritorno verso
l’Italia. Erano venuti a salutarci tutti gli zii; una in
particolare, vista la mia passione per il disegno,
mi diede un libro con i migliori affreschi religiosi,
dicendo che avrei potuto disegnarli. Arrivò il
pullman e fui felice di salirci dentro per fare
ritorno in Italia.
Mentre tornavo in Italia, ero molto contento
perché, in seguito agli scontri che c’erano stati
nella parte orientale dell’Ucraina, il nuovo
presidente Poroshenko, aveva rimesso il servizio
militare obbligatorio per tutti, dai vent’anni in su:
era stato obbligato a farlo, dopo aver firmato la
richiesta per l’entrata nella U.E. E così era ripresa
la guerra dei mercenari russi, a Donetsk, a
Maryupol e in Crimea.
Ero felice di trovarmi al sicuro e lontano, perchè
la guerra, al solo pensiero di provarla sulla mia
pelle, mi faceva venire i brividi.
-Note-
(1) Qual era il motivo di questa guerra? Ero
curioso di sapere: l’ ho chiesto a mia
nonna e lei mi ha risposto così:
“Le rivolte erano contro l’ex presidente ucraino
Yanukovic, che non voleva firmare l’entrata nella
U.E. perché era alleato di Putin, il quale gli aveva
imposto di non firmare. Ma Yanukovic non era
VITTORIA PREMIO LETTERARIO: IL MIO VIAGGIO
parte 3 (parte finale) Di Vitaliy Prynda
Scrittura
17
stato eletto presidente in maniera legale,
legittima, se così si può dire, perché, essendo
stato un esponente della criminalità, aveva
scalato i gradini del potere con la forza,
obbligando la gente a votarlo con le minacce. A
novembre del 2013, migliaia di studenti erano
scesi in piazza e avevano montato migliaia di
tende in segno di protesta; a fine novembre era
scoppiata la vera e propria rivolta con scontri tra
polizia e studenti; il 28 gennaio del 2014 c’era
stata l’uccisione di oltre 100 persone e il
riferimento di 500; arrestati, torturati, l’unica
arma di difesa contro la polizia erano le pietre,
ma i manifestanti erano rimasti in piazza. Nel
frattempo Yanukovic era fuggito in Russia con il
suo seguito. Inizialmente lo ha sostituito
Turchenov, che ha ordinato di liberare tutti gli
studenti arrestati. Il 18 marzo 2014 la Russia ha
conquistato con la forza la Crimea; nell’aprile
2014 Putin ha mandato proprie milizie e forze
militari verso Donetsk per conquistare Maryupol
poiché la Crimea è una zona isolata e non c’erano
passaggi attraverso l’Ucraina. In seguito a tali
eventi è stata attivato l’arruolamento forzato dai
vent’anni in su.
Premio letterario internazionale EUGENIA TANTUCCI 2015
Curato dall’Accademia Italiana di Poesia e dall’E.I.P. Italia
Sezione Narrativa e Saggistica
20
La redazione del Riccetto ha deciso di aprire una nuova rubrica all'insegna della poesia sotto la sigla PAB ( Poeti Anonimi de Bravetta). Tutti i ragazzi del plesso Buon Pastore possono partecipare inviando all' e-
mail del giornalino una loro poesia accompagnata da un soprannome che contraddistingue la loro persona.
" La poesia è una lettera d’amore indirizzata al mondo.”
(Charlie Chaplin)
DENTRO STE QUATTRO MURA
Dentro ste quattro mura 'n ce se po' più sta
Pe stacce senza piagne te tocca da lotta
Dalle 7 de mattina a mezzanotte e mezza
Le grida che t'aumentano ogni forma de stanchezza
Tu strigni forte i denti, ascolti e te nascondi
Ma davanti alla pischella te sciogli in du secondi
Ad ogni litigata te pia 'n corpo ar core
Sei pieno de problemi, sei pieno de dolore
So troppe e troppe vorte che senti arza la voce
So troppi pure l anni che porti Tu la croce
Te chiedi troppe vorte se la devi finì
Ma 'r vero lottatore se vede proprio qui
A manda giù li rospi te sembri troppo fesso
Ma se vuoi esse 'n Lider è questo er compromesso
C'hai solo na persona che te po capì
Te guardi allo specchio e la vedi comparì.
(Córe de Roma – Poeti de Bravetta)
POETI ANONIMI DE BRAVETTA