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Il Riccetto-Giornale Studentesco del IIS via Silvestri, 301 [email protected] Uscita mensile 6° Numero 24/02/2016 STATUTO della REDAZIONE de “ilRiccetto” ART 1 Rispetto per le leggi e la Costituzione Italiana, contro la diffamazione, il fascismo, il razzismo e per la difesa della libertà di espressione e della creatività individuale. POLITICA INTERNA alla SCUOLA e TERRITORIALE -E l’aula autogestita? (Leonardo Timperi) pag.3 -Alternanza Scuola-Lavoro, funziona? (di Giacomo Santarelli ) p pag.4 POLITICA ESTERNA alla SCUOLA -Giulio Regeni e l’Egitto (di Francesco Casucci) pag.5 -Carcere e legalità (di Lorenzo Di Russo) pag.6 -Istruzione: strumento di pace (di Chiara Falconi) ……………………… ……...pag.7 -Intervista a Greenpeace (di Riccardo Serra) pag.8 SCRITTURA e CULTURA -Sogni rivelatori pt.3: (de la Sognatrice) pag.15 -Premio letterario: il Mio Viaggio pt.3 (di Vitaliy Prynda) pag.16 -Progetto P.A.B. (Poeti Anonimi de Bravetta) pag.20 19/02/2016, se ne va uno dei più grandi artisti contemporanei italiani, Umberto Eco . La redazione del Riccetto ha deciso di dedicare il numero di febbraio ad un uomo che con la sua grandissima sensibilità ha offerto un punto di vista originale e mai banale da cui osservare il nostro mondo. Il carisma delle parole della personalità di Eco ha influenzato generazioni di giovani, e tra queste abbiamo l'onore di poter dire di esserci anche noi. Riportiamo qui la sua citazione più famosa "Chi non legge a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito. Perché la lettura è un'immortalità all'indietro." ( di Leonardo Timperi) A te che hai reso chiaro il buio della notte . C.M. (di Leonardo Timperi) RUBRICHE -Famiglie Arcobaleno (di Ester Flumeri) pag.9 -Perché la pianta cannabis è illegale (di Giulio Vitali) pag.10 -La teoria del Gender (di Silvia Gimigliano) pag.11 STORIA E FILOSOFIA -Utopia necessaria (di Andrea Della Polla) pag.13 –Massa e spirito di conservazione (di Andrea Della Polla) pag.14 Dedicato a Luigi ADDIO UMBERTO

ilRiccetto Febbraio 2016

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Ecco il numero di Febbraio del giornalino studentesco ilRiccetto dell'Istituto Via Silvestri 301

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Il Riccetto-Giornale Studentesco

del IIS via Silvestri, 301

[email protected]

Uscita mensile 6° Numero 24/02/2016

STATUTO della

REDAZIONE de “ilRiccetto”

ART 1 Rispetto per le leggi e la

Costituzione Italiana, contro la

diffamazione, il fascismo, il

razzismo e per la difesa della

libertà di espressione e della

creatività individuale.

POLITICA INTERNA alla

SCUOLA e TERRITORIALE

-E l’aula autogestita?

(Leonardo Timperi) pag.3

-Alternanza Scuola-Lavoro,

funziona?

(di Giacomo Santarelli )

p pag.4

POLITICA ESTERNA alla

SCUOLA

-Giulio Regeni e l’Egitto (di

Francesco Casucci) pag.5

-Carcere e legalità

(di Lorenzo Di Russo) pag.6

-Istruzione: strumento di

pace (di Chiara Falconi)

……………………… ……...pag.7

-Intervista a Greenpeace (di

Riccardo Serra) pag.8

SCRITTURA e CULTURA -Sogni rivelatori pt.3: (de la

Sognatrice) pag.15

-Premio letterario: il Mio Viaggio

pt.3 (di Vitaliy Prynda) pag.16

-Progetto P.A.B. (Poeti Anonimi

de Bravetta) pag.20

19/02/2016, se ne va uno dei più grandi artisti contemporanei italiani, Umberto Eco . La redazione del Riccetto ha deciso di dedicare il numero di febbraio ad un uomo che con la sua grandissima sensibilità ha offerto un punto di vista originale e mai banale da cui osservare il nostro mondo. Il carisma delle parole della personalità di Eco ha influenzato generazioni di giovani, e tra queste abbiamo l'onore di poter dire di esserci anche noi. Riportiamo qui la sua citazione più famosa "Chi non legge a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito. Perché la lettura è

un'immortalità all'indietro." ( di Leonardo Timperi)

A te che hai reso chiaro il buio della notte . C.M.

(di Leonardo Timperi)

RUBRICHE

-Famiglie Arcobaleno (di Ester

Flumeri) pag.9

-Perché la pianta cannabis è

illegale (di Giulio Vitali) pag.10

-La teoria del Gender (di Silvia

Gimigliano) pag.11

STORIA E FILOSOFIA

-Utopia necessaria (di Andrea

Della Polla) pag.13

–Massa e spirito di

conservazione (di Andrea

Della Polla) pag.14

Dedicato a Luigi

ADDIO UMBERTO

2

Direttore

Leonardo Timperi

Vicedirettore

Lorenzo Di Russo

Direttore grafico

Francesco Casucci

Vicedirettore grafico

Silvia Gimigliano

Prof.ssa referente

Prof.ssa Bernabei

Referente Volta

Ascanio Burattini

Referente Malpighi

Giacomo Santarelli

Referente Ceccherelli

Andrea Della Polla

Revisione articoli

Beatrice Mari

Redattori Ester Flumeri,

Chiara Falconi, Angela Rossi, Sofia

Rossi, Claudio Di Santillo, Vitaliy

Prynda, Riccardo Serra

Vignettisti Giada Pompili,

Alessandro Dinale

“Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuole farsi sentire dire.”

(George Orwell)

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volete vedere come funziona la redazione

di un giornale scolastico, se volete far

valere la vostra voce e pubblicare i vostri

pensieri siete tutti invitati a partecipare

alla redazione del giornale. Se avete

articoli, suggerimenti e idee potete inviarli

alla mail*: [email protected]

* La partecipazione garantisce l’accesso al

credito formativo.

Redazione

3

Vi era un posto oscuro e magico che si nominava

da parecchi anni tra gli studenti del Malpighi, il

suo nome riecheggiava tra le aule scolastiche

soprattutto nei periodi autunnali, in piena

campagna elettorale. E’ un luogo il quale solo

nome rievoca vecchi ricordi e vecchie discussioni,

capace di unire come di dividere, capace di

passare da realtà concreta a pura entità astratta.

Due parole, quindici lettere: aula autogestita.

Nominata fin dagli albori delle lotte studentesche

vecchie di decenni è rientrata a pieno titolo tra

le tematiche vincenti di chi si vuole

assicurare una buona fetta di consensi tra i

giovani votanti. Ricordo bene quando ormai

un anno e mezzo fa c’era chi aveva

assicurato la nascita di uno spazio

esclusivamente dedicato agli studenti con

quell’ardore tipico di chi crede in quello che fa,

ma solo da Settembre fino a Dicembre. Ed è cosi’

che alle menti dei giovani politici e a quelle dei

giovani elettori dell’anno 2014 quel nome prima

tanto ripetuto, "aula autogestita", faceva capolino

nell’oblio man mano che si avvicinavano le prove

di maturità e si allontanavano le elezioni

studentesche. Ottobre 2015 , stesso copione ,

nella locandina di una delle varie liste si legge,

infatti, “riappropriazione degli spazi attraverso

l’apertura di un’aula autogestita per gli studenti

in cui organizzare iniziative e progetti”. Queste

parole comparivano nei volantini che giravano tra

le scuole, ma adesso a che punto stiamo e

soprattutto, qualcuno sa realmente cos’è questo

luogo magico e incantato chiamato "aula

autogestita" ?

A quanto pare qualcuno c’è, non si tratta di uno

dei tre plessi della scuola buon pastore ma di un

istituto comunque molto vicino alla nostra realtà

territoriale: la sede succursale del liceo classico e

linguistico Montale. A partire da Marzo dello

scorso anno si è deciso infatti di iniziare

un’esperienza di tipo innovativo che veda gli

studenti protagonisti della propria scuola. L’aula

autogestita, chiamata “Guy Montag” in onore al

protagonista dell’opera di Ray Bradbury

“Fahrenheit 451” , ha conosciuto un grandissimo

successo tra i giovani studenti che hanno così

acquisito uno spazio di ritrovo nel quale

confrontarsi e affrontare la scuola in modo

diverso dal semplice ma necessario

conseguimento del programma

scolastico. Attraverso dibattiti, informazione,

corsi di autorecupero delle materie, cineforum

tematici e momenti di approfondimento

riguardanti aspetti che spesso non vengono

trattati con efficacia, o a volte nemmeno toccati

dalla didattica di tutti i giorni, si è creata

un’esperienza che vede finalmente lo studente

libero di esprimere la propria creatività.

Certo, la formazione di uno spazio del

genere deve far fronte inevitabilmente alle

critiche di chi da sempre è convinto che

concedere libertà espressiva agli studenti

comporti inevitabilmente una nichilistica

degenerazione. Quante volte abbiamo sentito

infatti le parole aula autogestita-droga-

inconcludenza venire associate. Ma questa

concezione , non solo superficiale ma anche

pericolosa, perché finisce con l’opprimere quella

nascente creatività che è alla base del nostro

futuro, può essere smentita dall’essenza dei fogli

di carta che state leggendo: la stessa voglia di fare

, di dare libero sfogo alla propria libertà e

creatività individuale che è sottesa alla volontà di

creare uno spazio autogestito degli studenti e che

si vede soffocata troppo spesso dal sistema

scolastico, è la stessa voglia di fare che sta ed è

stata alla base della creazione del nostro

giornalino studentesco. Un progetto nato da pochi

ragazzi che hanno deciso, poco meno di un anno

fa, di creare un libero spazio intellettuale in cui

fosse possibile dare voci agli studenti e offrire il

loro punto di vista originale sull’accecante

diversità del mondo. E come si evince dal

successo che sta avendo 'il Riccetto' , nel quale

sempre più sono i ragazzi che vogliono scrivere e

collaborare , appare evidente come basti offrire

uno spazio di libertà agli studenti per far nascere

qualcosa di buono e produttivo , che non parta

dalla minaccia sterile di un voto in pagella, ma

dalla propria, irrefrenabile voglia di fare.

POLITICA INTERNA alla SCUOLA

E L’AULA AUTOGESTITA?

di Leonardo Timperi

4

È ormai chiaro a tutti che la legge 107, la cosi detta

buona scuola, sia stata approvata. Dall’inizio di

quest’anno stiamo toccando con mano quella

proposta di riforma che più e più volte abbiamo

bocciato lo scorso anno. Nonostante ciò quest’estate

la legge è stata approvata e ci troviamo a dover fare i

conti con le modifiche e le proposte introdotte. Primo

fra tutti è sicuramente il caso dell’alternanza scuola-

lavoro. Con la legge, infatti, si estende l’alternanza

anche ai trienni dei licei, modificando, di fatto, la

didattica con 200 ore da distribuire nei tre anni.

L’entrata in vigore della legge ha generato molti

disordini nelle scuole, che nell’arco di un paio di mesi,

si sono trovate a dover organizzare autonomamente

percorsi di lavoro utili, sicuri per gli studenti, ma

soprattutto inerenti al percorso di studi intrapreso. La

legge non ha certo aiutato lo sviluppo dei progetti

nelle scuole, essendo poco chiara e incompleta in tanti

punti. Le enormi lacune nel testo favoriscono

esclusivamente il disordine e le già tante

problematiche interne negli istituiti. Non specifica

infatti come distribuire le ore durante gli anni, come

recuperarle e soprattutto come organizzarle! Ragazzi e

docenti referenti dovranno di fatto organizzare

autonomamente l’alternanza scuola-lavoro, favorendo

lo sviluppo di realtà scolastiche con esempi virtuosi di

alternanza, realmente formativi e utili, ed esempi

invece di sfruttamento dello studente. Minando di

conseguenza, oltre che il percorso formativo di un

ragazzo, quello professionale. Le finalità dovrebbero

essere quelle di collegare il mondo del lavoro a quello

della scuola, o meglio, citando il governo, “fornire ai

giovani, oltre alle conoscenze di base, quelle

competenze necessarie a inserirsi nel mercato del

lavoro, alternando le ore di studio a ore di formazione

in aula e ore trascorse all’interno delle aziende, per

garantire loro esperienza “sul campo” e superare il gap

“formativo” tra mondo del lavoro e mondo

accademico in termini di competenze e preparazione”.

In queste poche righe troviamo descritti teoricamente

gli obbiettivi dell’ “alternanza scuola-lavoro”. Si parla

di accentuare in alcuni casi e sviluppare in altri, quella

fondamentale connessione tra mondo del lavoro e

scuola, tra presente e futuro. Parla del superamento

del gap formativo tra la scuola e il lavoro tramite

l’acquisizione di competenze e preparazione. Molte

sono le esperienze viste fino ad ora, e molti sono i

progetti incontrati. Una domanda perciò sorge

spontanea: ma l’alternanza scuola-lavoro, proposta

così, funziona? Credo di no. Penso che non funzioni e

non sia utile, penso che non sviluppi una genuina e

proficua connessione che unisca gli studenti al loro

futuro, e soprattutto penso che non colmi la distanza

tra scuola e lavoro, non formando e non preparando

gli studenti. Prima di tutto va sottolineata la totale

assenza di uno statuto che tuteli studentesse e

studenti, portando di fatto, ove mancassero docenti e

personale adatti, alla precarizzazione e allo

sfruttamento dello studente già prima di entrare

definitivamente nel mondo del lavoro. Semplici linee

guida date dalla legge non bastano ai territori e alle

scuole per sviluppare progetti realmente formativi, le

aziende certificatrici purtroppo non rappresentano

sempre una garanzia di legalità correttezza, lo

sfruttamento degli studenti sembra essere una ombra

vicina. Proposta in questo modo, l’alternanza scuola-

lavoro non funziona per il semplice fatto che il più

delle volte non produce la suddetta alternanza ma ore

passate in aziende a veder allontanare il proprio

futuro. Non produce continuità tra le materie studiate

e la loro applicazione pratica, rendendo vani i corsi di

studio e i lavori svolti. Bisogna favorire la

partecipazione studentesca ai processi decisionali,

nelle scuole e nelle città, cercando di capire assieme

percorsi utili, formativi e preparatori. Cercando di

mettere in connessione le scuole, evidenziando

esempi virtuosi e riproducibili di alternanza.

Bisognerebbe tornare ad investire nel presente oltre

che nel “futuro”, in una legge sul diritto allo studio.

Credendo nella scuola e negli studenti, nella cultura,

nella partecipazione e nella democrazia, credendo

nelle pari opportunità, ascoltando e confrontandosi

con chi giornalmente vive i problemi di abitare in un

presente senza futuro, in una società senza lavoro!

Alla domanda posta in precedenza, e all’articolo

pubblicato sullo scorso numero de “ilRiccetto”,

rispondo che no, non funziona. Ma mi piacerebbe

funzionasse, mi piacerebbe costruire il mio futuro già

da adesso, formarmi in un modo completo e

funzionale alle mie attitudini. Evidentemente però,

non sono questi gli obbiettivi della legge 107.

ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO, FUNZIONA?

di Giacomo Santarelli

POLITICA INTERNA alla SCUOLA

5

Venerdì 12 febbraio si sono tenuti a Fiumicello, in

provincia di Udine, i funerali di Giulio Regeni.

Giulio è stato ritrovato sul ciglio di una strada,

che collega Cairo-Alexandria, il 2 febbraio, morto

dopo 8 giorni di scomparsa, seminudo e con

evidenti segni di una lenta tortura. Era un

ricercatore italiano del Dipartimento di Politica e

Scienze Internazionali di Cambridge; stava

conducendo ricerche per il suo dottorato ed era

andato in Egitto con molto entusiasmo, per

conoscerne la lingua, la cultura, la storia e la

gente. Giulio è stato rapito il 25 gennaio, giorno

del quinto anniversario della rivoluzione egiziana

mentre si recava a piazza Tahrir

simbolo della primavera araba; un

giorno in cui la polizia era

particolarmente presente e attiva e

proprio sotto i loro occhi è stato

rapito misteriosamente. Dopo la sua

morte la commissione egiziana degli

United World College ( scuola nella

quale si è diplomato con successo)

ha scritto un importante

comunicato per condannare

l’atrocità della sua morte e del regime militare

egiziano comandato da Al Sisi. (Ne riporterò gli

spezzoni più significativi). La commissione

ricorda che questo atto atroce, privo di umanità

rientra in un contesto di sistematiche violenze da

parte delle autorità egiziane, soprattutto nei

confronti dei giovani. La commissione egiziana

UWC è testimone di violenze, come incursioni

nelle case, perquisizioni illegali di persone,

scomparse misteriose, torture, detenzioni illegali

e uccisioni. Il numero dei “desaparecidos egiziani”

è in crescita e la costante scomparsa di persone è

proporzionale nel ritrovamento di cadaveri sparsi

nelle tante strade desertiche . Esempio di queste

scomparse è Islam Atito, uno studente

musulmano trovato morto nell’estate 2015 in un

tracciato desertico, dopo che era stato scortato

fuori dal campus universitario da agenti della

sicurezza. UWC Egypt denuncia che le autorità

egiziane sistematicamente dubitano di chiunque

soprattutto degli stranieri e pronunciano discorsi

intimidatori, di xenofobia sponsorizzati dai propri

apparati e propagandati dai media statali. Gli

stranieri sono considerati per definizione "spie"

da eliminare. Un altro esempio drammatico è la

storia di un professore francese ucciso nel 2013

sempre al Cairo. I Collegi del Mondo Unito

promuovono la pace offrendo un sistema

educativo che crei un legame fra gioventù di

diverse culture; hanno l’obiettivo di promuovere

la comprensione dei principi come convivenza

pacifica attraverso la celebrazione della diversità,

ed è proprio per questo che dobbiamo disperarci

se hanno brutalmente assassinato un testimone

di queste virtù.

Scandalose sono le prime affermazioni

delle autorità egiziane che attribuivano la

morte di Giulio Regeni ad un incidente

stradale…

Durante i giorni della scomparsa del

ragazzo il ministro dell’interno Egiziano

Magdi Abdel Ghaffar ha detto “ Si tratta

solo di un irrilevante caso di sparizione”.

Secondo ‘la Repubblica’ Giulio la sera

della scomparsa sarebbe dovuto andare con un

amico a casa dell’intellettuale egiziano Kasheik

Hassaimen, punto di riferimento dell’opposizione

al regime Al Sisi; in quella sera caratterizzata da

ore di semi-coprifuoco in cui ogni assemblamento

superiore alle tre persone era dichiarato illegale e

punibile con l’arresto.

Ma è l’11 dicembre probabilmente il giorno che

segna la svolta sulle sorti di Giulio: in quel giorno

infatti aveva partecipato ad un’assemblea dei

sindacati e dei partiti di opposizione al regime ed

era stato fotografato in modo sospetto da agenti

in borghese.

Dopo quest’evento ,sempre secondo ‘la

Repubblica’, il regime di Al Sisi scommette che

l’Italia non vorrà farne una questione capitale;

vuole forse ricordare implicitamente il ruolo del

Cairo nella lotta contro il terrorismo e i 10

miliardi di investimenti italiani (7 solo dell’Enel)

che ci sono sul tavolino?i

POLITICA ESTERNA alla SCUOLA

GIULIO REGENI E L’EGITTO di Francesco Casucci

“Un giorno di pugni e l’altro no, così si ottengono

ottimi risultati”. “ci vogliono il bastone e la

carota”. E ancora: “In questo carcere la

costituzione non c’entra niente…”. Quest’ultima

frase è sicuramente la più toccante, poiché nella

sua concisione riesce a rendere l’idea di cosa sia il

“pianeta-carcere”, uno stato a parte in cui non

vigono le leggi della civile convivenza, in cui la

nostra costituzione non ha significato. Ebbene sì,

quella Costituzione il cui articolo 27 recita: “…Le

pene non possono consistere in trattamenti

contrari al senso di umanità e devono tendere alla

rieducazione del condannato…”. Ora

proviamo ad immedesimarci in

Rachid Assarag, marocchino

scontante nove anni di reclusione in

Italia, all’angolo di una cella buia e

sporca che attende il suo quotidiano

turno di sevizie e maltrattamenti; la

porta si apre, quattro agenti entrano,

insulti, botte, sputi, e poi la paura, la

consapevolezza di essere solo contro un sistema

marcio, solo contro le guardie carcerarie: solo

contro i propri boia. Rachid però va avanti,

perché una ferita nell’orgoglio fa più male di una

al corpo, e da qui l’idea: procurarsi delle prove di

ciò che accade. Grazie alla moglie ottiene un

registratore e così inizia la sua opera di

documentazione. Ore e ore di conversazioni,

centinaia di confessioni da parte degli agenti e dei

medici, che non sapendo di trovarsi davanti ad un

microfono, descrivono un quadro, seppur

parziale, di un comune carcere italiano. Il

risultato è agghiacciante, e le tre frasi

precedentemente riportate ne sono la prova. Il

sistema è retto dall’omertà tra colleghi e la

giustizia italiana è involontariamente complice. In

caso di denuncia da parte di un detenuto contro

una o più guardie la valutazione del caso viene

eseguita sulla base delle prove a disposizione, e

data l’assenza di immagini e video si attinge ai

verbali del personale del carcere. Inutile

sottolineare che le testimonianze sono sempre a

favore degli imputati e i processi si concludono

con l’assoluzione di quest’ultimi. La mala gestione

delle carceri italiane, sebbene tocchi in primis la

questione dei diritti umani, ha significativi risvolti

sulla vita comunitaria. I detenuti non vengono

rieducati nei penitenziari, ove invece vengono

trattati come reietti della società, elementi

irrecuperabili destinati all’eterna dannazione.

Tale inefficienza è testimoniata da un dato

eclatante: il tasso di recidiva in Italia si aggira

intorno al 70%, dunque 7 detenuti su 10

commettono nuovamente un reato alla loro uscita

dal carcere. Tanto si potrebbe fare per rimediare

a questa problematica, a partire dalla costruzione

di nuove strutture di reclusione, se

si considera che nel 2014 la

percentuale di sovraffollamento

era pari al 140%: 140 persone ogni

100 posti disponibili.

Per migliorare i nostri penitenziari

ci si potrebbe ispirare a esempi

virtuosi, come il sistema carcerario Norvegese,

nel quale vengono investiti annualmente 2

miliardi di euro per 8.000 detenuti ; l’Italia

spende un miliardo di euro in più, e sarebbe

anch’essa un modello da seguire se questi

finanziamenti non dovessero bastare per ben

53.000 detenuti. Il carcere di Halden e soprattutto

quello di Bastøy in Norvegia rappresentano la

perfezione alla quale dovremmo aspirare.

Quest’ultimo in particolare costituisce un élite

persino all’interno del panorama carcerario

nordico. Il penitenziario, trovandosi su un’isola,

non ha mura o recinsioni e non ha celle, bensì

comode case in legno, e nonostante l’assenza di

esplicite misure di sicurezza, dall’inizio della sua

attività non è stato registrato nessun tentativo di

fuga. I 115 detenuti ospitati a Bastøy svolgono

quotidianamente attività ricreative, ma

soprattutto studiano ed imparano un nuovo

mestiere che potrà garantire loro con successo il

reinserimento nella società. A riassumere

efficacemente la filosofia della Norvegia su questa

tematica ci pensa il direttore di Bastøy che

afferma: “Il mio lavoro qui consiste nel creare dei

buoni vicini di casa per la società là fuori.”

POLITICA ESTERNA alla SCUOLA

CARCERE E LEGALITÀ: DUE PAROLE STRANAMENTE ANTITETICHE

di Lorenzo Di Russo

L’ISTRUZIONE: STRUMENTO DI PACE

“Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre

penne” dissi “sono le nostre armi più potenti. Un

bambino, un insegnante, un libro e una penna

possono cambiare il mondo […] la pace in ogni

casa, in ogni strada, in ogni villaggio in ogni

nazione questo è il mio sogno. L’istruzione per

ogni bambino del modo”. Queste parole sono

prese da “Io sono Malala”, un libro scritto da una

ragazza pakistana di appena 18 anni: Malala

Yousafzai. Lei è la più giovane vincitrice del

Premio Nobel per la pace, nota per il suo

impegno, per l'affermazione dei diritti civili e per

il diritto all'istruzione. Con il suo libro è riuscita a

toccare dei temi importantissimi, uno dei più

straordinari è forse il collegamento tra istruzione

e pace, concetto che purtroppo ancora molti

statisti e intellettuali stentano a capire. Verrebbe

da chiedersi: ma in fondo perché l’istruzione

dovrebbe essere un così importante tramite tra le

persone e la non belligeranza? Troppo spesso ho

sentito dire con molta superficialità “la guerra è

figlia dell’ignoranza”, credo tuttavia che questo

sia uno dei più importanti concetti e che quindi

abbia bisogno di un’analisi più approfondita.

L’accesso allo studio non è solo ciò che ci da la

possibilità di crearci un futuro e una conoscenza

ma anche un’esperienza, ci permette infatti di

pensare, o meglio di riflettere; al giorno d’oggi lo

si fa troppo poco. È un abitudine che ormai

abbiamo perso, ma che la scuola tende a farci

sviluppare, infatti, ci fa riflettere su cosa è giusto e

sbagliato,cosa importantissima perché di una

cosa sono certa: quando non si ha una propria

idea di bene si segue “chi urla di più”. Ci fa

riflettere, e quindi capire e accettare ciò che è

diverso da noi; perché in fondo la convivenza

pacifica è fondata sulla conoscenza e sul

comprendere ciò che ci è distate. Pasolini diceva

“Chi pretende la libertà, poi non sa cosa farsene”,

credo che con l’istruzione si possa fare un

discorso analogo. Mi accorgo spesso, infatti, che

nella nostra società il diritto all’istruzione è dato

per scontato, spesso il percorso scolastico è

ritenuto un’inutile parentesi piena di obblighi,

finalizzata esclusivamente all’ingresso nel mondo

del lavoro. Questo mi fa pensare al fatto che il

diritto allo studio come diritti quali la libertà, il

diritto al voto e l’uguaglianza, nei paesi

occidentali ormai sono stati acquisiti da così tanto

tempo, che vengono spesso spogliati del loro

immenso valore, dimenticando con ingratitudine

di quanti hanno lottato spesso sacrificando la loro

vita per far sì che noi potessimo usufruirne.

Persone come Malala che con il suo libro e la sua

voglia di studiare mi ha fatto capire quanto

questo diritto sia importante, tanto da portare

una così giovane ragazza a sfidare le regole e i

pregiudizi della sua società, per garantire a tutti il

diritto allo studio. La cosa più rivoluzionaria è che

in quel “tutti”, contestualizzato in una società

fedele a un'ideologia che afferma la supremazia

dell’uomo, ci siano anche le bambine. E’

incredibile, inoltre, come questa piccola donna

con la sua forza sia riuscita a dare voce non solo

alle ragazze che rivendicavano questo importante

diritto, ma anche a tutta una classe di donne

costrette a “parlare sottovoce”, a non chiedere

niente e a ringraziare per tutto.

POLITICA ESTERNA alla SCUOLA

di Chiara Falconi

8

Per motivi connessi all’associazione l’intervistata

mantiene l’anonimato

Cos’è Green Peace e di cosa si occupa?

Green Peace è la più grande ONLUS

(organizzazione non lucrativa di utilità sociale)

ambientalista a livello internazionale, compie

denunce di crimini ambientali contro grandi

multinazionali o in varie occasioni anche contro

lo stesso governo, in Italia oltre la ricerca si

occupa della tutela ambientale è promuove

soluzioni per un futuro verde e pacifico.

Qual è l’importanza che la vostra associazione

ha sull’ambiente e sulle generazioni future?

Noi di Green Peace diciamo sempre di non avere

la certezza di riuscire nei nostri intenti, ma

sicuramente ce la mettiamo tutta, soprattutto per

le generazioni future, per lasciare un pianeta

migliore, che sia meno sfruttato, più pulito, questa

è la missione di Green Peace: usare le risorse che

abbiamo in maniera intelligente e in armonia.

Dietro di te hai una carta topografica del polo

nord, cosarappresenta?

Questa carta rappresenta una delle campagne

principali di Green Peace: save the Artic; si tratta

di un progetto internazionale che viene portato

avanti anche dall’Italia. Storicamente la nostra

associazione si batte contro le trivellazioni

petrolifere, in qualsiasi parte del mondo esse

siano, poichè noi crediamo fortemente che il

futuro sia verso le energie rinnovabili e non in

quelle fossili come il petrolio e il carbone; in

Italia abbiamo gravi casi di tumori diffusi proprio

attorno a centrali e fabbriche che lavorano

utilizzando queste fonti energetiche inquinanti. Ci

sono invece diverse piattaforme petrolifere nel

mediterraneo, quella su cui ci siamo focalizzati di

più è proprio quella che si trova nello stretto di

Messina, rappresenta un forte impatto

ambientale e un pericoloso rischio per la salute in

una zona che potrebbe essere considerata una

meta turistica.

Come si diventa membro di Green Peace?

Per essere membro della nostra associazione

devi essere maggiorenne, quindi devi aver già

compiuto diciotto anni, ci si può iscrivere sul sito

o con l’aiuto dei ragazzi del dialogo diretto,

fornendo i dati anagrafici che resteranno

all’interno di Green Peace e facendo una

donazione libera ,poiché la nostra è un

associazione indipendente che quindi non riceve

alcun finanziamento dallo stato, la donazione ha

bisogno di essere associata per la tracciabilità dei

dati a un conto corrente o a una carta di credito

valide in Italia. Troverete tutte le informazioni

all’interno del sito www.greenpeace.it , per

sapere di più anche sul nostro volontariato.

INTERVISTA A GREENPEACE

di Riccardo Serra

POLITICA ESTERNA alla SCUOLA POLITICA

9

Cari lettori del Riccetto, stavolta si parla di

attualità. In questi giorni, in Italia, tra le tante

notizie che passano al giornale, al telegiornale, e

su Internet, si inizia, finalmente, a parlare di

unioni civili per i gay e di adozioni, rivendicando

l'idea di uguaglianza che dovrebbe caratterizzare

un società che si definisce "moderna". Al di là

della propria opinione personale ognuno

dovrebbe fare un'acuta e attenta analisi delle

dinamiche interne alla società italiana e cercare di

capire se chi si permette di negare diritti così

importanti e belli nella vita di una persona, sia

esente da critiche e consapevole dell'idea che sta

portando avanti. In questo articolo non voglio

stare a convincere nessuno dell'importanza della

questione. Pensiamo intanto a quello che sta

succedendo, perché mentre la politica italiana

cerca di trovare un accordo tra le parti, cattoliche

e non, e gli italiani, divisi anch’essi in due gruppi,

scendono in piazza manifestando il proprio

consenso o dissenso con cortei e si attivano

attraverso campagne di sensibilizzazione, le

famiglie arcobaleno crescono in numero e si

rafforzano. Famiglie dove i bambini hanno due

mamme o due papà. Famiglie dove vale solo

l'amore, perché le belle famiglie sono tali per

questo motivo. Perché l'insieme di tutti i loro

componenti è unito dall'amore reciproco. Forse

posso diventare un po' ripetitiva ma questa è la

mia idea di famiglia, dove non importa il numero

di componenti, se i genitori siano maschi o

femmine, se i bambini siano addottati o meno, se

ci siano diverse culture o religioni all'interno,

ecc... La famiglia è un arcobaleno perché come

esso è un insieme di piccoli elementi che

esprimono la loro essenza senza sovrastare

quella degli altri

FAMIGLIE ARCOBALENO di Ester Flumeri

Rubriche

10

Viviamo in un periodo storico in cui la

legalizzazione della Cannabis è un tema molto

discusso, ma bastano pochi dati alla mano e

qualche cenno storico per capire come mai questa

pianta è diventata illegale.

Una delle figure principali nella lotta per rendere

illegale la pianta di Canapa fu William R. Hearst:

un imprenditore, giornalista e politico

statunitense che aveva acquistato una foresta con

cui produrre carta per i suoi giornali rosa. Hearst

avrebbe visto il suo impero crollare sotto

l’avanzata della carta ricavata dalla canapa dato

che con l’invenzione del decorticatore la

lavorazione avrebbe avuto un sensibile

abbassamento dei costi.Le cartiere utilizzavano, e

utilizzano tuttora, solo il legname degli alberi e il

processo per ottenere le

microfibre pulite di cellulosa,

e quindi la pasta per la carta,

prevede l’uso di grandi

quantità di acidi. Questa

operazione, costosa e

inquinante, non è necessaria

per la carta di canapa che viene ricavata dalla sola

fibra. Per quanto riguarda il legno, di acidi ne

servono meno della metà. Inoltre la fibra e il

legno sono di colore bianco e la carta che se ne

ottiene è già stampabile.

Come W. R. Hearst anche Lemmont Dupont, che

aveva appena ricevuto brevetti per produrre

dozzine di prodotti di fibre sintetiche ricavate dal

petrolio come nylon, cellofan, orlon,dacron,

spugne sintetiche e un’intera gamma di prodotti

che sarebbero stati tranquillamente soppiantata

dai loro concorrenti fatti in canapa.

Sia Dupont che Hearst erano finanziati da uno dei

più importi banchieri dell’epoca: Andrew Mellon.

Andrew Mellon era anche il ministro del tesoro

americano e il proprietario della Gulf Oil una delle

7 sorelle: le più importanti compagnie petrolifere

mondiali.

Andrew Mellon oltre alla possibilità di poter

perdere milioni di dollari con gli investimenti su

Dupont e Hearst, avrebbe anche visto l’industria

petrolifera crollare sotto l’avanzata dell’etanolo di

canapa ricavato dalla fermentazione del fusto. Un

esempio di come tutto ciò sia possibile è Henry

Ford, importante imprenditore statunitense che

nel 1937 creò la prima Hemp Body Car, in gran

parte realizzata con la canapa e alimentata ad

etanolo di canapa.

Ford aveva già intuito l’utilità di questa pianta

come combustibile e materiale per l’industria, il

suo basso costo e l’inesistente impatto ambienta

la rendono tutt’ora il materiale migliore in molti

campi.

In fine non bisogna dimenticare la nascente

industria farmaceutica finanziata da John

Rockefeller e Andrew Carnegie. Ambedue

iniziarono una battaglia a tutto

campo per eliminare tutte le cure a

base di erbe naturali compresa la

cannabis. In più Rockefeller era

proprietario della Standard Oil con

cui aveva iniziato a riempire

l’America di raffinerie e stazioni di

servizio.

Vediamo quindi venire a creare un’alleanza non

scritta tra l’industria del tessile sintetico quella

del petrolio della plastica e derivati e della

farmacia che necessitavano di disfarsi di questa

pianta fastidiosa. Questa alleanza raggiunse il suo

scopo nel 14 giungo del 1937 quando il

presidente Roosevelt approvò la Marijuana Tax

Act che non vietava in modo esplicito il consumo,

la coltivazione o la compravendita ma di fatto

rendeva improponibile l’utilizzo di questo

prodotto.

“Perché consumare foreste che hanno impiegato

secoli per crescere e miniere che hanno avuto

bisogno di intere ere geologiche per stabilirsi, se

possiamo ottenere l'equivalente delle foreste e

dei prodotti minerari dall'annuale crescita dei

campi di canapa?”

Rubriche

PERCHE’ LA PIANTA CANNABIS E’ ILLEGALE

di Giulio Vitali

11

Durante l’ultimo periodo nel nostro paese sono

sorte varie questioni, generate dall’articolo 3

comma 16 previsto dalla Buona Scuola di Renzi.

L’articolo in questione prevede che nel piano

triennale sia introdotta, insieme all’educazione

sessuale, la prevenzione della violenza di genere

(modifica dell’articolo 5, comma 2, del decreto-

legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con

modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n.

119). Le polemiche sono state suscitate poiché

“teoria del gender”, essendo un argomento a

molti sconosciuto o solo in parte noto, viene

spesso interpretata con l’associazione delle

persone trans a persone con disturbi mentali o

anche alle “drag queen”; inoltre altre

interpretazioni sono: mio figlio sarà costretto a

mettere un rossetto piuttosto che giocare a

pallone come i bambini della sua età.

Naturalmente questo non corrisponde alla realtà

in primo luogo perché non si tratta di costrizione

di alcun genere, e soprattutto il gender non è

questo.

Innanzitutto bisognerebbe puntualizzare sul fatto

che non esiste alcuna “teoria”, in quanto la

disforia di genere (il termine tecnico che indica

una persona che nel suo intimo sente di non

avere un corpo che corrisponda al suo modo di

essere, e quindi sente il bisogno di apportare

modifiche radicali al suo corpo) è una realtà di

fatto, come lo sono il gender ed i transessuali.

Va specificato che vi sono vari stadi che si

possono manifestare nella persona affetta da

disforia di genere, ed essa può decidere di iniziare

la transizione e diventare un transessuale a tutti

gli effetti MtF o FtM (male to female- female to

male) o semplicemente cominciare a vestire con

indumenti tipici del sesso opposto, persone

comunemente definite “travestiti”. Chi affronta la

transizione, assume ormoni che modificano il

corpo, dopo aver effettuato opportuni test

psicologici che dimostrino l’essere affetti da

disforia di genere piuttosto che una malattia

mentale come il bipolarismo o la schizofrenia. La

transizione completa prevede l’operazione per

cambiare sesso biologico ed è un passaggio

particolarmente difficile, che suscita paura per le

probabili complicazioni di salute post-operazione.

Tutte le persone operate che continuano a

prendere gli ormoni sono considerate

effettivamente del sesso a cui la persona sente di

appartenere, secondo la legge del 14 aprile 1982

n. 164, e a mio modesto parere credo sia un

grande passo avanti per poter accettare questo

problema e far sì che nessuno si senta inadeguato

nel proprio corpo. Di recente in televisione sono

comparsi vari programmi che affrontano

l’argomento della transessualità, come “ Io sono

Cait”. Questo consiste nel documentare tutta la

vita di Caitlyn, che prima dell’operazione era

l’atleta Bruce Jenner, e ha lo scopo di far capire a

chiunque soffra di disforia di genere che c’è una

possibilità di sentirsi bene con sé stessi.

Questa scelta da parte di Caitlyn è stata più che

criticata ma ha raggiunto un successo ed un

sostegno inimmaginabili. La principale

sostenitrice è stata la celebre rivista statunitense

Vanity Fair che ha reso di pubblico dominio la

transizione dell’atleta e naturalmente troviamo

Mtv8 (ora tv8) che ha messo a disposizione

l’attrezzatura necessaria a realizzare il

documentario che ha riscosso molta

approvazione. D’altro canto troviamo riviste,

giornali e siti online italiani che criticano e si

“preoccupano” per la situazione della donna. Ne è

un esempio l’”uccr” (Unione Cristiani Cattolici

Razionali) che scrivendo a proposito della Jenner,

espone una tesi attraverso la quale descrive

Bruce come una persona bisognosa di sentirsi

amata che di conseguenza ha affrontato la

transizione solo per essere notata; viene aggiunto

inoltre che la redazione la sostiene e che non deve

Rubriche

LA TEORIA DEL GENDER: COSA E’ REALMENTE?

di Silvia Gimigliano

12

nascondersi dietro qualcosa di diverso dalla

natura a cui appartiene.

In un articolo pubblicato dal “Corriere.it”

(redazione online del Corriere della Sera) si parla

del primato raggiunto dall’ex atleta di maggior

followers su twitter 4 ore. Sotto la notizia, i

commenti sono stati perlopiù crudeli e

provocatori, con offese che mostrano

l’intolleranza contro qualcosa di sconosciuto a

noi. Credo che d’altra parte sia un bellissimo

esempio quello donatoci dalla cantante 27enne

Adele che è stata immortalata a Disneyland col

figlio piccolo vestito da principessa del film

Frozen, e a seguito delle critiche ha risposto

dicendo di essere fiera di lui e che lo supporterà

in qualsiasi sua scelta presente e futura.

Introdurre nelle scuole il concetto di gender

significa rendere consapevoli gli studenti

dell’esistenza di un sesso che può non

corrispondere a quello biologico. Ma non solo.

Significa anche far nascere in chi ancora sta

conoscendo il mondo, l’idea che tutto ciò che è

considerato tipicamente maschile o femminile

non deve per forza essere così. In un mondo in cui

non esistono etichette che stereotipano lavori,

sport, ideologie e vestiti si può essere tutti più

liberi di essere ciò che si vuole. Non è forse un

mondo, per quanto utopico nel nostro presente,

che esprime felicità?

Vorrei solo aggiungere una piccola riflessione sul

sentirsi in pace col proprio corpo. A chi di noi non

è capitato da piccoli di ricevere le domande

“vorresti essere maschio/femmina”?

E se un giorno ti svegliassi del sesso opposto?”;

magari non a 5 anni, ma più avanti mi è capitato

spesso di riflettere su questa eventualità e sono

giunta alla conclusione che sono veramente felice

di essere donna, con difetti e pregi, con un fisico

che può piacermi o meno, ma donna ed in pace

con me stessa. Cosa può esserci di più bello di una

pace ed un’armonia interiore? E soprattutto,

perché non dare la possibilità a tutti di provare

questa serenità senza giudicare o discriminare chi

si sente diverso rispetto alla nostra quotidianità?

13

La lotta di classe non è scomparsa, come ripetono

quelle logore retoriche neoliberali che hanno reso

possibile l'inimaginabile:semplicemente, essa è

gestita unilateralmente dal capitale contro i

dominati non più coscienti di sè e del loro ruolo,

incapaci di contrastare un nemico che non ha

smesso di vincere. In assenza di una risposta da

parte degli offesi, la lotta di classe si è

riconfigurata come "massacro di classe".

Complice la generale apatia che aleggia a ogni

latitudine, la pigrizia fatalistica si è impadronita

delle menti. Ne ha indebolito la capacità di

pensare e di praticare l'indocilità ragionata della

critica. Se la via rivoluzionaria sembra oggi

difficilmente percorribile, questo dipende non

certo dall'immodificabilità dell'uomo, bensì dall'

indisponibilità degli offesi. Per questo , negli

ultimi 20 anni, la strategia del capitale è consistita

nella rimozione forzata del senso della possibile

rettifica delle ingiustizie, in modo che le

contraddizioni e la miseria potessero essere

passivamente subite come una condizione

naturale e fisiologica, senza andare a risvegliare

le importune fantasie politiche della

trasformazione. L'obiettivo è tradurre

l'anticapitalismo militante in una passione

durevole in grado di dare vita a uno spirito di

scissione, a un pensiero in rivolta capace di

resistere effimero del radicalismo giovanile, a una

dialettica tra illusione e delusione che troppo

spesso ha contraddistinto l'opposizione alle

logiche del capitale nel Novecento. Il comunismo

storico novecentesco resta il principale episodio

dell'opposizione al capitalismo nella fase della

dialettica, si pone come il punto più alto

dell'unione della coscienza infelice borghese con

le lotte del servo per il riconoscimento del lavoro.

Le promesse del comunismo restano più che mai

vive oggi, il marxiano sogno di una cosa ossia

l'ideale in nome del quale il comunismo aveva

pensato e agito: il superamento dei rapporti di

forza capitalistici e l'instaurazione di un mondo in

cui ciascuno si potesse riconoscere in ogni altro,

oggi più che mai è degno di essere perseguito. Il

fatto che il comunismo storico novecentesco sia

crollato non significa , che le contraddizioni e la

miseria contro cui esso aveva lottato debbano

essere accettate con greve fatalismo. Resta oggi

quello che potremmo chiamare "comunismo

ideale eterno" ossia l'ideale storico con genesi e

validità universale di una ricerca di giustizia

sociale e di dignità solidale. Il naufragio dell'

experimentum mundi comunista nel Novecento

non implica una fine dolorosa, ma un'interruzione

momentanea di un progetto storico che resta

integralmente legittimo perchè vero. Il fatto che

la terapia sia risultata inefficace non autorizza

accettare serenamente la malattia. Impone, al

contrario, la risposta di nuove soluzioni e di

nuove cure ai mali da cui il nostro tempo non ha

smesso di essere infetto.

RUBRICHE: Storia e Filosofia

(di Andrea Della Polla)

UTOPIA NECESSARIA

14

Le masse non sono più rivoluzionarie(in realtà

poche volte nella storia lo sono state), e ad aver

intuito lucidamente questo dato reale è stato

Cristopher Lasch in "La ribellione delle elite".

Mentre i grandi sismografi della Modernità

avvertivano alla fine dell'Ottocento e agli inizi del

Novecento l'arrivo di un'epoca sovvertitrice e

apocalittica in cui la crisi della cultura occidentale

veniva attribuita al dominio politico delle masse,

il professore statunitense afferma a distanza di un

secolo, nel 1995, che la minaccia principale

proviene in realtà dal vertice della piramide

sociale. Negli anni Trenta Josè Ortega

Gasset(1883-1995) nella suo opera principale "La

ribellione delle masse" sostiene il contrario.

Pur non avendo previsto le dinamiche di potere

che Cristopher Lasch ha inquadrato, il filosofo

iberico è riuscito a ricostruire le caratteristiche

dell'uomo moderno. La massa intesa volgarmente

è divenuta narcisista, presuntuosa, viziata,

vanitosa, soddisfatta. L'uomo moderno

concepisce i frutti della civiltà, dei quali gode,

come un prodotto spontaneo della terra , e non

come l'esito di sforzi titanici operati dei suoi

predecessori . Dinanzi a questa civiltà piena di

possibilità, sicura, comoda, vantaggiosa, l'uomo

moderno crede fermamente che

quest'organizzazione materiale e sociale sia

perfetta, infallibile e soprattutto naturale.

Le masse non vedono la civiltà non come una

conquista ed una costruzione prodigiosa e

millenaria, bensì come un diritto inviolabile.

L'uomo moderno è descritto come un signorino

soddisfatto. "L'uomo-massa attuale è realmente

un primitivo che dalle quinte si è insinuato sul

palcoscenico della civiltà" scrive Ortega y Gasset.

Quello che ci manca, quella tappa indefinita, che

ha mosso le autentiche e spontanee insurrezioni,

sin dai tempi di Spartaco, è essenzialmente lo

slancio. Non l'iniziativa, non la soluzione ma lo

slancio quello sincero. Così la rivoluzione è di

fronte alle porte di ogni salotto, proprio sotto la

finestra, tuttavia sorgono i dubbi della nostra

cattiva coscienza: e le rate della macchina, della

televisione, il contratto telefonico, il mutuo? La

catena dell'uomo moderno è il debito, il debito

che abbiamo nei confronti delle cose. Le nostre

coscienze sono sodomizzate dalle cose. La massa

è inquadrata nella realtà dialettica del solo

produrre e consumare. Herbert Marcuse formulò

una critica radicale a quella "confortevole,

levigata, ragionevole, democratica non libertà"

che prevale nella società industriale avanzata.

Marcuse si spinse a denunciare il carattere

totalitario di queste "società a una dimensione" in

cui la tecnologia, la razionalizzazione, il

benessere, l'omologazione socio-culturale, la

produzione di falsi bisogni, l'indottrinamento di

massa sono riuscite a narcotizzare qualsiasi

tentativo di sovversione del potere costituito. E

mentre la massa si spegne nella società dei

consumi, l'elite progettano, dibattono, portano a

compimento il loro disegno e i propri interessi.

RUBRICHE: Storia e Filosofia

MASSA E SPIRITO DI CONSERVAZIONE

di Andrea Della Polla

#SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZO INVERNO

Questa volta è stata una roba brutta.

Davvero un incubo; appiccicoso, asfissiante,

sudaticcio.

Sogno che mia madre mi sveglia urlando, ritrovo

nello specchio le mie amate occhiaie, scatarro per

non so quale allergia, ingoio in tutta fretta biscotti

all’olio di palma, e poi via nel traffico a passo

d’uomo dell’Aurelia, tra prostitute e cadaveri di

gatti che volevano attraversare fuori dalle strisce.

Quando finalmente arrivo a scuola, mi accorgo

che l’olio di palma ha fatto effetto e “la natura

chiama”. Ma (ho come un’intuizione…) nel

bagno delle ragazze troverò la carta igienica?

La risposta è no… e meno male che ho fregato

qualche tovagliolino al bar…

Ma i soldi delle tasse dove finiscono… tutti in olio

di palma?

Andando verso la mia aula sento un professore

che sghignazza; origlio un po’… ha trovato molto

divertente una domanda sul programma rivolta

da uno studente (ma nessuno in classe ha capito

perché…) e sta facendo commenti sul taglio di

capelli di qualcuno… no, ora forse risponde…

macché, parla dei fatti suoi (un piatto che la

moglie gli ha cucinato ieri sera…)

Poi chiede allo studente:

-“Come ti chiami?”

-“Tizio e Caio”, dice quello

-“E che voto hai con me?”

-“Cinque”, dice quello

-“Eh beh, non sei contento? Che altro vuoi?”

Mamma mia, aiuto, mi sento asfissiare….

Svegliati, svegliati… E’ mia madre che urla… Meno

male, era un sogno… devo andare a scuola…

quella vera.

SCRITTURA e CULTURA

de “la Sognatrice”

SOGNI RIVELATORI PT.3:

16

I giorni scorrevano, avevo letto quasi tutti i libri

della mia trilogia; alla fine lessi l’ultimo libro in

un giorno e mezzo: stetti male sia perché era

finito il lungo racconto sia per il modo in cui si era

concluso. Andai a dormire con un vago senso di

inquietudine; il giorno seguente mi aspettava

un'altra giornata di lavoro, col caldo umido

dovevo andare a rigirare le erbacce, intorno a

casa, tagliate uno dei primi giorni; si erano

seccate in parte sotto il sole. Finii nel tardo

pomeriggio ma non era terminata la fatica perché

bisognava raccogliere tutto quel fieno in mucchi

più o meno regolari, per farlo essiccare

definitivamente; ne vennero fuori tre. Avevo

tanto dolore alle braccia e alle spalle, ma non

avevo pensato per tutto il giorno: la mia paura era

che non mi rilasciassero il passaporto e che mi

trattenessero lì, magari mi mandavano a fare il

soldato. Cercai di dormire presto ma la mia

inquietudine cresceva di ora in ora; la mattina

seguente dovevo tornare in città per i miei

documenti: sarebbe stata una mattinata difficile.

Quel giorno era uno degli ultimi in Ucraina ed era

quello decisivo: se avessi ricevuto il passaporto,

sarei subito ripartito per l’Italia, altrimenti sarei

rimasto altri dieci giorni e la cosa mi spaventava

tantissimo.

A Donetsk le lotte stavano sul punto di

ricominciare, so che ci trovavamo a duemila

chilometri ma la paura di non poter più uscire dal

confine ucraino e di essere sorvegliato, era

fortissima visto che, dopo due anni, avrei dovuto

fare il servizio militare.

Per fortuna andò tutto bene, bisognava andare

solo a registrare la ricevuta del passaporto; mi

dovevo sbrigare perché era circa mezzogiorno e

l’ufficio chiudeva dopo un’ora: con nonna fu una

corsa contro il tempo ma riuscimmo ad arrivare .

Eravamo felicissimi: era andato tutto bene. La

prima cosa che feci fu di chiamare mia madre,

anche lei fu molto felice per l’accaduto. Quella

mattina andammo a pranzo da un' amica di studi

di mia nonna: fu un pranzo felice, ricevetti molti

dolci, caramelle e frutti di bosco, per i quali vado

pazzo: fu una tra le giornate più belle.

A sera tornammo in paese, a casa mia;

preparammo le valige per ripartire, sistemammo

la casa; provai ad andare a dormire ma non

riuscivo, ero troppo eccitato; mi misi a disegnare

e feci per mia sorella il disegno che mi aveva

chiesto: un tramonto visto in un bicchiere

d’acqua.

La mattina finimmo tutti i preparativi, ci

avviammo prima nella città di Streii e poi nella

stazione dove passava il pullman di ritorno verso

l’Italia. Erano venuti a salutarci tutti gli zii; una in

particolare, vista la mia passione per il disegno,

mi diede un libro con i migliori affreschi religiosi,

dicendo che avrei potuto disegnarli. Arrivò il

pullman e fui felice di salirci dentro per fare

ritorno in Italia.

Mentre tornavo in Italia, ero molto contento

perché, in seguito agli scontri che c’erano stati

nella parte orientale dell’Ucraina, il nuovo

presidente Poroshenko, aveva rimesso il servizio

militare obbligatorio per tutti, dai vent’anni in su:

era stato obbligato a farlo, dopo aver firmato la

richiesta per l’entrata nella U.E. E così era ripresa

la guerra dei mercenari russi, a Donetsk, a

Maryupol e in Crimea.

Ero felice di trovarmi al sicuro e lontano, perchè

la guerra, al solo pensiero di provarla sulla mia

pelle, mi faceva venire i brividi.

-Note-

(1) Qual era il motivo di questa guerra? Ero

curioso di sapere: l’ ho chiesto a mia

nonna e lei mi ha risposto così:

“Le rivolte erano contro l’ex presidente ucraino

Yanukovic, che non voleva firmare l’entrata nella

U.E. perché era alleato di Putin, il quale gli aveva

imposto di non firmare. Ma Yanukovic non era

VITTORIA PREMIO LETTERARIO: IL MIO VIAGGIO

parte 3 (parte finale) Di Vitaliy Prynda

Scrittura

17

stato eletto presidente in maniera legale,

legittima, se così si può dire, perché, essendo

stato un esponente della criminalità, aveva

scalato i gradini del potere con la forza,

obbligando la gente a votarlo con le minacce. A

novembre del 2013, migliaia di studenti erano

scesi in piazza e avevano montato migliaia di

tende in segno di protesta; a fine novembre era

scoppiata la vera e propria rivolta con scontri tra

polizia e studenti; il 28 gennaio del 2014 c’era

stata l’uccisione di oltre 100 persone e il

riferimento di 500; arrestati, torturati, l’unica

arma di difesa contro la polizia erano le pietre,

ma i manifestanti erano rimasti in piazza. Nel

frattempo Yanukovic era fuggito in Russia con il

suo seguito. Inizialmente lo ha sostituito

Turchenov, che ha ordinato di liberare tutti gli

studenti arrestati. Il 18 marzo 2014 la Russia ha

conquistato con la forza la Crimea; nell’aprile

2014 Putin ha mandato proprie milizie e forze

militari verso Donetsk per conquistare Maryupol

poiché la Crimea è una zona isolata e non c’erano

passaggi attraverso l’Ucraina. In seguito a tali

eventi è stata attivato l’arruolamento forzato dai

vent’anni in su.

Premio letterario internazionale EUGENIA TANTUCCI 2015

Curato dall’Accademia Italiana di Poesia e dall’E.I.P. Italia

Sezione Narrativa e Saggistica

18

Giochi

Soluzione passata: PIANTARE ROSMARINO

(Soluzione nel prossimo numero)

19

DEDICHE

20

La redazione del Riccetto ha deciso di aprire una nuova rubrica all'insegna della poesia sotto la sigla PAB ( Poeti Anonimi de Bravetta). Tutti i ragazzi del plesso Buon Pastore possono partecipare inviando all' e-

mail del giornalino una loro poesia accompagnata da un soprannome che contraddistingue la loro persona.

" La poesia è una lettera d’amore indirizzata al mondo.”

(Charlie Chaplin)

DENTRO STE QUATTRO MURA

Dentro ste quattro mura 'n ce se po' più sta

Pe stacce senza piagne te tocca da lotta

Dalle 7 de mattina a mezzanotte e mezza

Le grida che t'aumentano ogni forma de stanchezza

Tu strigni forte i denti, ascolti e te nascondi

Ma davanti alla pischella te sciogli in du secondi

Ad ogni litigata te pia 'n corpo ar core

Sei pieno de problemi, sei pieno de dolore

So troppe e troppe vorte che senti arza la voce

So troppi pure l anni che porti Tu la croce

Te chiedi troppe vorte se la devi finì

Ma 'r vero lottatore se vede proprio qui

A manda giù li rospi te sembri troppo fesso

Ma se vuoi esse 'n Lider è questo er compromesso

C'hai solo na persona che te po capì

Te guardi allo specchio e la vedi comparì.

(Córe de Roma – Poeti de Bravetta)

POETI ANONIMI DE BRAVETTA