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Impianti Building 101 Febbraio 2013

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Numero 101 febbraio 2013

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Un esempio di eccellenza, il termovalorizzatore di Brescia

Sono alcuni anni che l’attenzione di tutti è stata conquistata da due argomenti: ilrisparmio energetico e la ricerca di energie alternative.Sono altrettanti anni che l’opinione pubblica viene dirottata su argomentazioni tesesoprattutto a suscitare emozioni condizionabili, più che su rigorose verità oggettivee scientifiche.I nostri acquedotti perdono percentuali di acqua elevatissime, l’energia permettere in circolo queste grandi quantità di acqua è una delle voci di sperperoenergetico importanti.Continuando a credere solo nelle perdite e tacendo la piaga degli allacci abusivi, citroviamo comunque in una situazione che non viene risolta.L’impegno economico di tutta la nazione sulle energie alternative è forte.Per rendere tutto in un’immagine, potremmo pensare ad un signore che rimane incasa cercando di scaldarsi con il lume di candela mentre il camino brucia e lafinestra rimane aperta.Siamo destinati a continuare a comprare candele?Non chiuderemo mai la finestra?Il fuoco continuerà a scaldare e cercheremo di diminuire la quantità di legna perdimostrare che siamo bravi?Ora che l’Authority si occuperà anche dell’acqua speriamo non ci sia ancora unostallo nel sistema, come celebrato dal referendum più assurdo del mondo.Bastava spiegare che l’acqua è di tutti, ma se la vuoi a casa devi pagare il servizio.Ci auguriamo che l’intervento dell’Authority sia cer tamente di controllo e diverifica, ma anche di sussidio agli operatori e a tutti gli addetti del settore chehanno bisogno di margini per procedere alla manutenzione, al risanamento espesso alla sostituzione delle reti.Un controllo che veda le voci extra delle bollette, reinvestite nel settore acqua, chemai come ora si trova appunto “con l’acqua alla gola”.

Liliana Pedercini

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■ DIRETTORE RESPONSABILELiliana Pedercini

■ COORDINAMENTOAnna Schwarz

■ UFFICIO COMMERCIALE Ramona Foddis

■ GRAFICA E IMPAGINAZIONE Lodovico Pieropan

■ STAMPA Grafteam

Archivio foto: www.icponline.it, www.sxc.hu,www.shutterstock.com

È vietata la riproduzione, ancheparziale, senza l’autorizzazione della casa editrice

Reproduction even par tial isforbidden, without the permission of the publisher

■ A QUESTO NUMERO HANNO COLLABORATOGiovanni Amoroso Stefano BenedettiIlaria Bertini Francesco BurrelliMatteo CerpellettiLuciano De Cecco Elio Fochi Roberto Frassine Bernd KlemmMichele MurgiaDavid MolinariMarco PetenàFranco RicciPiero RicciGiuseppe Stabile Franco Zanca

6 IDROTERMOSANITARIO• Crisi o ripresa?• Edilizia: un mercato

in trasformazione• Reagire alle

trasformazioni del mercato

11L’INTERVISTA La forzadell’innovazioneA colloquio con Marco Petenà

14TELERISCALDAMENTO La regolazione della temperaturanegli ambienti FRANCO RICCI, GIOVANNIAMOROSO

19STUDIORisparmiare con l’efficienzaELIO FOCHI

25 ISOLAMENTOI ponti acustici STEFANO BENEDETTI

27NORMATIVA Nuove regole per i condomini A colloquio conFrancesco BurrelliGIUSEPPE STABILE

31SOLAR COOLINGSistemi diclimatizzazioneassistiti da energiasolareILARIA BERTINI

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35PROGETTAZIONEImpianti di trattamentoacqua per piscineFRANCO ZANCA

40 IMPIANTI INDUSTRIALI La sicurezzaraddoppiaLUCIANO DE CECCO

43VETRINA

44NORMA PAS 1075 • Il polietilene Very

Resistant to CrackA colloquio con Piero Ricci

• L’opinione dellacomunità scientificaROBERTO FRASSINE

47L’INTERVISTA Più forti della crisiA colloquio con Matteo Cerpelletti

50FORMAZIONEPrima GiornataNazionale dellasaldatura dei materialiplastici e compositiMICHELE MURGIA

52TECNICHE Saldatura testa atesta di tubi in PE di grandi dimensioniBERND KLEMM, DAVID MOLINARI

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Un comparto che da 5 anni si confrontacon un panorama economico sconvoltodalla crisi. Una ripresa sempre annuncia-ta, ma il cui avvio viene regolarmente po-sticipato di anno in anno, e un quadro

economico generale che resta preoccupante e chela pur doverosa politica di austerità perseguita dalGoverno rischia di avvitare se stesso in una spira-le recessiva che frena investimenti e sviluppo. Sene è parlato al Meeting Invernale Angaisa, l’Asso-ciazione Nazionale Commercianti Articoli Idrosani-tari, Climatizzazione Pavimenti, Rivestimenti edArredobagno, svoltosi lo scorso 29 novembre a Mi-lano. L’incontro, dal titolo Crisi o ripresa? Dipendeda noi! La congiuntura economica, il mercato e leprospettive della distribuzione idrotermosanitaria,al quale hanno preso parte circa 400 tra grossistie fornitori, ha offerto l’occasione per fare il puntodella situazione, analizzare i fattori di incertezzache incombono sul settore e individuare possibilistrategie per uscire da questa fase di stallo chesta mettendo a dura prova la tenuta delle aziende. Ad aprire i lavori, dopo il saluto di Mauro Odorisio,presidente Angaisa e neoeletto presidente Fest (lafederazione che raggruppa le associazioni nazio-nali dei distributori idrotermosanitari di Austria,

Belgio, Svizzera, Repubblica Ceca, Spagna,Germania, Danimarca, Finlandia, Gran Bretagna,Ungheria, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogalloe Svezia), Mariano Bella, direttore Ufficio StudiConfcommercio, che ha fornito una sintesi dell’at-tuale quadro economico italiano, sottolineandocome dopo 5 anni di crisi il livello di occupazionesia tornato ai livelli del 1992, con una pressionefiscale reale prossima al 55% e un’inflazioneimportata che non accenna ad allentarsi.In questo contesto, fare impresa e profitti non èfacile, tenendo conto di come questo insieme difattori abbia portato il reddito procapite reale allivello del 1985, un balzo indietro di quasi trent’an -ni, e, sebbene in misura minore, a una riduzionedella ricchezza finanziaria procapite e di quellalegata ai patrimoni immobiliari. Un quadro fosco acui ha contribuito anche il riaggiustamento deiconti pubblici portato avanti dal Governo, forse fintroppo rapido nel perseguire l’obiettivo.Fortunatamente, non è diminuita in modo paralle-lo la propensione al consumo, confermando comeci si trovi davanti a una crisi di reddito e non diconsumi. Proprio per non incrinare anche questoindicatore, tanto più all’interno di un quadro chevede inoltre una forte restrizione del credito ban-cario, ai minimi livelli di erogazione, la mossa piùindicata appare un allentamento della pressionefiscale e l’adozione di una serie di interventi cheamplino la libertà di fare impresa, ma reali impe-gni in tal senso non appaiono ancora all’ordine delgiorno.

IL CORAGGIO DI INNOVAREL‘analisi dei dati di mercato idrotermosanitario èstata effettuata da Alberto Bubbio, professoreassociato di Economia Aziendale pressol’Università Cattaneo Liuc di Castellanza, che harilevato come per il settore il 2011 sia stato peg-giore del già terribile 2009, con ben il 55% delle715 imprese analizzate che ha registrato un“delta” ricavi negativo.Innovare su prodotti che interessino il cliente fina-le, lo sforzo verso una maggiore comprensione del-l’evoluzione dell’utilizzatore finale e la massimaconsiderazione verso l’impatto del web sono alcu-

Idrotermosanitario

6 febbraio n° 101

>> Crisi o ripresa?

fonte: Angaisa

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ne possibili strategie per far fronte alle trasforma-zioni del mercato, accanto alla creazione di reti diimpresa e a un’attenta selezione dei fornitori. Inquesto passaggio, inoltre, è indispensabile indivi-duare le figure in grado di influenzare le scelted’acquisto, ruolo nel quale l’installatore è statoscalzato dal cliente finale stesso o da altre figureprofessionali come l’architetto. Che l’atteggiamento attendista delle impresepossa rivelarsi deleterio per le aziende lo confer-ma anche l’analisi presentata da Rober toSchiesari, professore aggregato di Finanza azien-dale presso l’Università degli Studi di Torino, daltema Dalla gestione finanziaria alla strategia finan-ziaria: il tempo delle scelte. «Le previsioni indicanoche la ripresa si verificherà solo a partire dal 2014e sarà piuttosto debole: alla fine di quell’anno sitornerà ai valori di quest’anno e nel 2015 a quellidel 2011 - ha spiegato il professore -. Nel frattem-po il mercato vede una frantumazione delladomanda e si riorganizza in nicchie per cui se nonsi innova e non si pone attenzione al cliente si per-dono posizioni». A questo si aggiungono l’aumentodelle sofferenze delle imprese e le difficoltà adaccedere al credito. La finanza d’impresa è unasset su cui ogni azienda dovrebbe puntare percercare di uscire dalle secche. Finanza che potreb-be riassumersi nelle note tre P: preventiva, parte-cipativa, proattiva. Anche Schiesari auspica, infi-ne, una maggiore collaborazione tra fornitori e dis-tributori che hanno ora un altro grosso concorren-te, l’e-commerce, che può offrire servizi 24 ore algiorno per l’intera settimana. Innovazione, organizzazione, economie di scala edi scopo e di esperienze, economia di efficienzasono le parole d’ordine per una corretta strategiaaziendale anche per Lorenzo Bellicini, direttore delCresme, Centro Ricerche Economiche Sociali diMercato per l’Edilizia e il Territorio. Tra i fattori di mercato entra anche la fiducia e lavoglia di affrontare i rischi, soprattutto in una fasecosì difficile, come testimoniato dai dati relativi alsettore delle costruzioni. Il calo del comparto è del30% e del 51% per il residenziale, con una ridu-zione del 55% delle nuove abitazioni ultimate.Tuttavia la crisi non colpisce allo stesso modo:

mentre i big del settore, con oltre 500 dipendenti,registrano una crescita del 25%, il 20% delle pic-cole imprese è sparito. Il mercato dunque si stariconfigurando e i segni meno non riguardano tuttii comparti: crescono i villini, per esempio, e altrimotori sono la riqualificazione e la manutenzioneordinaria. Soprattutto, la green economy e ciò cheè connesso al clima rappresenta un importantemercato potenziale. A chiudere l’incontro gli interventi di MassimoMinguzzi, amministratore delegato Idrolab, che haposto l’attenzione sull’importanza del web e dellaqualità dei dati, come elementi indispensabili persupportare la distribuzione nei processi gestiona-li, e di Federico Grom, presidente di Gromart, lanota catena di gelaterie che ha raccontato la pro-pria personale esperienza con una relazione daltitolo Visione, obiettivi e strategia: percorsi di cre-scita in tempi di crisi. ■ ➲

Idrotermosanitario

7n° 101 febbraio

www.sxc.hu

fonte: Angaisa

Oltre 400 persone hanno partecipato all’appuntamento di fine anno delsettore idrotermosanitario, il Meeting Invernale Angaisa. Relatori autorevolihanno tracciato uno scenario aggiornato del settore e del comparto edilizio.

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Edilizia: un mercato in trasformazione

Le difficoltà dell’economia italiana sonoparticolarmente evidenti nel settore dellecostruzioni dove, secondo i dati delCresme, nel 2012 gli investimenti sonocalati del 30% rispetto al picco del 2006.

Il calo è stato decisamente pesante per le nuovecostruzioni residenziali, -51%, ma ha toccato sen-sibilmente anche le nuove costruzioni non resi-denziali, -40%. Percentuali ancora più impressio-nanti se paragonate al biennio 2002-2003,rispetto al quale si registra un crollo del 70%.Rispetto al 2006, inoltre, si è ridotto di quasi unterzo (-32%) anche il volume delle compravenditee del 17% il prezzo delle case. Un quadro difficile che si riflette sulle aziende,come mostra il confronto dei bilanci 2011 su 2010delle 1078 società della filiera delle costruzionianalizzati, che vede ben il 18,7% del campione indifficoltà, ovvero con bilancio in perdita e riduzionidel fatturato anche significative. A essere in mag-gior difficoltà, inoltre, sono le aziende più piccole,quelle con meno di 15 milioni di euro di fatturato,che rispetto al 2007 hanno perso il 36% di fattura-to, mentre quelle oltre i 500 milioni sono cresciutedel 27%: segno della profonda selezione in atto edella contemporanea polarizzazione all’interno delmercato. I segni negativi però non riguardano tutti i com-parti. Tra le nuove costruzioni, ad esempio, cre-scono le realizzazioni di villini, da 1 a 4 unità abi-tative, così come sono più positivi i dati sul com-parto della riqualificazione residenziale, sebbe-ne per il 2012 è prevista una flessionedell’4,8%, che insieme alla manutenzione ordi-naria, comparto che vale circa 36 miliardi dieuro all’anno, ha rappresentato uno dei motoridel settore nel corso degli ultimi anni. Insomma,esistono aree di mercato che offrono buoneopportunità, sebbene anche in questo caso lastretta alla spesa pubblica, sia a livello centra-le, sia a livello locale, abbia ridotto notevolmen-te le potenzialità di stimolo di strumenti come gliincentivi al 55% per le riqualificazioni energeti-che e i cosiddetti Piani città, ovvero interventiper la rigenerazione urbana.

RICONFIGURAZIONEDELL’OFFERTAIn un panorama che vede il Paese ancora invischia-to in una crisi strutturale di notevoli proporzioni, cheha portato a una diminuzione del numero deglioccupati, a una caduta del reddito reale, a unsostanziale taglio degli investimenti pubblici e cheha accentuato le difficoltà di accesso al credito, le

possibilità di spesa di privati, imprese e famiglie siè enormemente ridotta. Occorre allora cambiarenettamente strategie, partendo da una riorganizza-zione dell’offerta. Imprescindibile diventa l’energy tecnology e tuttociò che è connesso al clima, soprattutto conside-rando che il tema dell’efficienza energetica edella riduzione delle emissioni climalteranti nel-l’edilizia rappresenta uno dei pilastri della politicadell’Unione Europea, che su questo argomentoha fissato obiettivi vincolanti per tutti gli Statimembri con scadenze temporali ben definite, eche più in generale ha posto la green economycome uno dei pilastri dello sviluppo economico.Una trasformazione che rivoluziona il contenutostesso delle attività nelle costruzioni, con nuoveregole, nuovi materiali e nuove tecnologie, e lostesso mercato. Le imprese, allora devono innan-zitutto attrezzarsi per operare in questo nuovocontesto, che significa acquisire conoscenze ecompetenze per associare alle tradizionali attivitàquelle legate alla gestione ambientale dellecostruzioni.

LE POTENZIALITÀ DELL’ICT Altro fondamentale driver del cambiamento ècostituito dall’Information e communication tech-nology che riguarda i modi di progettare e dicostruire, più nello specifico dal Building informa-tion modeling (BIM), ovvero la simulazione delcantiere all’interno di una macchina elettronica,con tutte le componenti. Si tratta di un nuovomodo di progettare che consente un’analisi a360° dell’intero sistema edificio-impianto-cantie-re: uno strumento che, partendo dall’architetturavirtuale ipotizzata, permette di effettuare l’analisienergetica delle diverse soluzioni impiantistiche ecostruttive, per poi eseguire l’analisi dei costi diesercizio della struttura, che oggi rappresentanola variabile più importante all’interno del mercato.Alcuni Paesi, ad esempio la Gran Bretagna a par-tire dal 2016, renderanno obbligatorio l’utilizzo ditale strumento nei capitolati delle stazioni appal-tanti. Anche per i distributori dell’idrotermosani-tario, in uno scenario di mercato così evoluto,anticipare i tempi e porsi all’avanguardia per offri-re servizi più avanzati rappresenta un notevolevantaggio competitivo. ■

L’articolo riprende l’intervento dal titolo Le costru-zioni e l’immobiliare, fra nuova crisi e primi sintomidi ripresa di Lorenzo Bellicini, Direttore del CRESMERICERCHE, tenuto al Meeting d’Inverno Angaisa,svoltosi lo scorso 29 novembre a Milano.

Idrotermosanitario

8 febbraio n° 101

www.sxc.hu

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La situazione del mercato idrotermosanita-rio resta difficile, come mostra l’analisidei dati relativi al 2011, realizzatadall’Osservatorio Angaisa su un campionedi 715 aziende, che ha rilevato un anda-

mento ancora peggiore rispetto al già terribile2009. Ben il 55% delle imprese censite, infatti,presenta una variazione sui ricavi negativa, cosìcome è cresciuto il numero delle aziende che haregistrato risultati negativi sotto il punto di vistadegli utili e della situazione finanziaria. In una fase così delicata, strettamente legata allacrisi strutturale che affligge il sistema Italia, l’at-tendismo rischia di rivelarsi un atteggiamentodeleterio per gli operatori del settore. Molto piùproficuo è elaborare nuove strategie operative checonsentano di cogliere le opportunità che le tra-sformazioni in atto, pur in un contesto non esal-tante, possono comunque offrire. Individuare nuove strade è tutt’altro che facile,sebbene alcune linee di indirizzo possano essereimmediatamente rilevate. Un mercato in trasfor-mazione richiede innanzitutto l’abbandono dei vec-chi schemi operativi che ormai non funzionano più,a partire dal ripensamento dei tradizionali rapportitra gli anelli della catena del valore, produttore-dis-tributore-installatore-cliente finale, i cui ruoli e fun-zioni, per come siamo abituati a conoscerli, sonooggi messi in discussione.

ATTENZIONE AL CLIENTEPer le imprese della distribuzione, infatti, diventacruciale focalizzare l’attenzione sul cliente finale.Focalizzarsi sul cliente finale significa comprenderela profonda evoluzione che ha interessato tale figu-ra nel corso degli ultimi anni, fino a farne un acqui-rente informato, ben consapevole delle proprie esi-genze e competente riguardo le soluzioni che pos-sono soddisfarle. Un’evoluzione che lo rende l’in-terlocutore privilegiato per il distributore, saltandocosì la mediazione dell’installatore, che tradizional-mente ha fatto da intermediario tra il venditore el’utente finale. In questo passaggio un ruolo deci-sivo è stato giocato dal web, che ha consentito unpiù facile accesso alle informazioni e ha favorito ladivulgazione presso il vasto pubblico delle cono-scenze su tecnologie e soluzioni. Una prima partitasi gioca dunque sulla capacità di intercettare chi èin grado di orientare la scelta del cliente. A questoriguardo, se l’installatore ha perso gran parte delsuo peso come decisore, un’altra figura professio-nale lo ha incrementato, almeno in parte: l’archi-tetto, al quale sempre più clienti si rifanno, perlo-meno per interventi di un certo livello.

Nella ricerca di istituire nuovi canali di relazioni, unpassaggio decisivo da parte dei distributori è statal’apertura degli showroom, anche virtuali, diventa-ti un importante momento di contatto con il clien-te finale. Visti in prospettiva, gli showroom conti-nueranno ad essere un elemento fondamentaleper il mondo della distribuzione, sebbene il tradi-zionale modello dovrà essere rivisto procedendoverso una nuova impostazione del punto vendita.Lo sforzo di recepire le esigenze emergenti dalmercato in evoluzione va perseguito con impegnoed attenzione, perché anche altri soggetti si stan-no muovendo in tal senso. Basti pensare ai pro-duttori, molti dei quali sono stimolati a scavalcare

Idrotermosanitario

9n° 101 febbraio

Reagire alle trasformazionidel mercato

fonte: Angaisa

fonte: Angaisa

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i distributori per attivare contatti diretti con i clien-ti, anche attraverso l’apertura di showroom mono-marca, senza contare il peso che negli ultimi anniè stato assunto dalla grande distribuzione organiz-zata, che rischia di sottrarre fette di mercato alleimprese più piccole.

SELEZIONECon altrettanta attenzione occorre procedere allaselezione del cliente, sulla base di valutazioni chetengano conto di diversi fattori, come esigenze,affidabilità, capacità dell’azienda di soddisfare lesue necessità. Il concetto di affidabilità, in particolare, va decli-nato anche sul piano economico, per evitare ilrischio di essere schiacciati dai crediti. Con loscoppio della crisi, a seguito della stretta creditiziae dello scarso apporto degli istituti finanziari, inprimo luogo le banche, sembra che l’asse del cre-dito si sia spostato sulle spalle dei distributori. Leimprese in pratica, oltre alle normali operazionicommerciali, si trovano a svolgere il ruolo impro-prio di creditori, di fatto finanziando la propriaclientela. Una situazione molto pericolosa, chenon fa bene al mercato e che finisce con il riempi-re i bilanci di crediti che diventano poi molto diffi-cili da esigere e che si traducono in perdite sec-che. Una corretta gestione aziendale, invece,passa per l’abbandono del mito del fatturato, ovve-ro del raggiungimento a tutti i costi di determinatitarget che poi esistono solo nelle carte contabili,per un approccio più virtuoso e concreto. Questoconsiste nell’abbinare fatturato e marginalità equindi di puntare sugli incassi reali: con marginali-tà più alte e fatturato più basso infatti si cresce e,a livello economico, si ottengono risultati miglioririspetto a una politica di vendita incentrata sul per-seguimento di fatturati più alti ma con basse mar-ginalità. Un altro punto importante riguarda poi i rapporti dipartnership. Questo per il mondo della distribuzio-ne vuol dire la creazione di comunità di intentiattraverso le reti di impresa. Tale formula è parti-colarmente idonea al contesto italiano, in quanto

può aiutare le molte piccole e medie realtà a fareil salto dimensionale indispensabile per accresce-re la competitività e il grado di innovazione, senzatuttavia far perdere ai singoli imprenditori la pro-pria autonomia gestionale.

INNOVAZIONE ESPECIALIZZAZIONEIn quest’opera di rinnovamento non si possono tra-scurare aspetti come l’innovazione, di prodotti eprocessi, e la specializzazione. Sul lato dei pro-dotti i distributori hanno l’opportunità di porsicome cardine del processo dei trasferimento avalle delle nuove tecnologie sviluppate dall’indu-stria, lavorando al tempo stesso sul piano dell’of-ferta di servizi ad esse associate. Ancora una volta, pertanto, la capacità di indivi-duare il proprio target di riferimento, sia a livello dicliente finale sia delle figure professionali in gradodi influenzarne le scelte d’acquisto, e di conse-guenza la selezione di prodotti e fornitori, si rivelacruciale. Costituisce il presupposto anche per laspecializzazione dell’azienda: focalizzare l’offerta,infatti, richiede scelte sulla base di ben chiarecombinazioni prodotto-mercato e presuppone laselezione di un preciso segmento sul quale siintende lavorare. Così l’impresa che decide di pun-tare sull’alta gamma selezionerà i fornitori chepossono offrire tali tipologie prodotto, privilegian-do caratteristiche come qualità, design, innovazio-ne, e cercherà di interfacciarsi con gli architettipiuttosto che con gli installatori. Infine, occorre stare bene attenti alle tendenzeche emergono dal mondo dell’installazione. Adesempio, negli ultimi anni sono diversi gli operato-ri che hanno associato alla tradizionale attività nel-l’idraulica quella nell’elettrico. Una tendenza chesembra destinata a rafforzarsi in futuro e di frontealla quale il mondo della distribuzione ITS devecominciare ad attrezzarsi. ■

L’articolo riprende l’intervento dal titolo Quanti per-sonaggi in cerca di autore… di Alberto Bubbio, pro-fessore associato di Economia Aziendale pressol’Università Cattaneo Liuc di Castellanza, tenuto alMeeting d’Inverno Angaisa, svoltosi lo scorso 29novembre a Milano.

Idrotermosanitario

10 febbraio n° 101

fonte: Angaisa

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L’intervista

11n° 101 febbraio

La forzadell’innovazione

A COLLOQUIO CON MARCO PETENÀ -DIRETTORE DI AQUATECHNIK

Strutture produttive all’avanguardia e un reparto di ricerca e sviluppo di altolivello hanno fatto di aquatechnik uno dei principali produttori di sistemiidrotermosanitari. Punti di forza con i quali la società punta anche sull’export.

Aquatechnik nasce negli anni ottanta,dopo una lunga esperienza di Lino Petenànel settore idrotermosanitario, con loscopo di introdurre sul mercato italianoun nuovo sistema di tubi e raccordi per

l’impiantistica sanitaria in polipropilene copolimerorandom (PP-R), in alternativa al tradizionale tubozincato. Da subito, il nuovo sistema in materialeplastico incontra grande successo e già nel 1984l’azienda si vede costretta ad ampliare le propriestrutture per adeguare i livelli di commercializzazio-ne raggiunta. L’anno successivo viene fondata lasocietà aquatechnik (allora con un nome diverso) alfine di distribuire in Italia il sistema di tubi in PP-Re un nuovo tipo di riscaldamento a pannelli radian-ti. La prima sede sarà un capannone di circa 1000mq ubicato a Busto Arsizio.All’inizio degli anni ’90 vengono realizzati i centrididattici per divulgare i propri sistemi tramiteriunioni rivolte ad installatori e tecnici del settore el’azienda si trasferisce a Magnago (MI) dove tutto-ra risiede. L’azienda, che era nata con il soloscopo di commercializzazione e distribuzione delprodotto, muove i primi passi verso l’attività pro-duttiva. Alla fine degli anni ’90 viene introdotto un nuovosistema per l’adduzione ed il riscaldamento: iltubo multistrato ed i sistemi di collegamento com-press e press-fitting. In questo periodo inizia l’atti-vità commerciale all’estero. È il nuovo millennio che vede l’affermazione diaquatechnik con un sistema originale, straordina-rio e brevettato di connessione fra tubi multistratoe raccordi in PPSU: il sistema safety, dapprimapresentato al mercato con una prima versioneottone-plastica (safety-metal), e in un secondomomento (2003) con un raccordo interamente inmateriale plastico (PPSU), viene accolto a livellonazionale e nel mercato estero con inaspettatoentusiasmo.

In questo decennio l’azienda si è sviluppata inmodo organico, perfezionando i propri sistemi erispondendo prontamente alle esigenze di mercato.

●● In quali mercati industriali opera? Operiamo prevalentemente nel mercato I.T.S.;quindi il mercato di riferimento è l’edilizia, ma leelevate prestazioni dei nostri prodotti ci hannoconsentito nel tempo di affrontare impiantisticheindustriali di vario tipo dal settore alimentare all’in-dustriale pur sempre rimanendo l’edilizia il merca-to prevalente.

●● Con quali tipologie di prodotti? Siamo specializzati nell’adduzione idrica con siste-mi di tubazioni diversi che consentono la distribu-zione di acqua calda e fredda (quindi sia perimpianti di riscaldamento che sanitari) con diame-tri dal 14 mm a 250 e anche oltre. Le famiglie diprodotti (integrabili tra loro grazie a raccordi ditransizione) sono sostanzialmente due: tubi e rac-cordi in polipropilene copolimero random, denomi-nati fusio-technik, e tubi multistrato con raccorde-rie in tecnocopolimeri avanzati. Per questi ultimi isistemi diventano molti a seconda del metodo diconnessione, il più conosciuto è il sistema safety-pol, un brevetto aziendale che ha rivoluzionato isistemi di congiunzione per tubi multistrato, graziealla facilità e velocità di installazione, alle ridotteperdite di carico, alla versatilità, alla recuperabilitàdei raccordi e soprattutto alla sicurezza nella tenu-ta idraulica.Negli ultimi anni sono stati inseriti ulteriori nuovisistemi per tubi multistrato con diverse caratteri-stiche a seconda dell’utilizzo finale.

●● Com’è organizzata la produzione? La produzione è concentrata nella sede diMagnago, dove è dislocato anche il magazzinocentrale. La produzione, organizzata in due reparti

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principali (estrusione e stampaggio ed iniezione),vanta macchinari moderni ed efficienti, con un’e-levata automazione per contenere i costi ed esse-re competitivi nel mercato.La capacità produttiva è di circa 6.000 Ton anno diPP-R per la produzione di tubi e la potenzialità diproduzione è maggiore di 20.000.000 metri/annodi tubo multistrato. Nel reparto stampaggio adiniezione possiamo produrre fino ad 80.000.000di pezzi/anno. Il sito produttivo lavora secondostandard qualitativi di eccellenza, nel rispetto dellenorme ISO 9001 già dai primi anni 90 e i nostriprodotti sono certificati da decine di istituti inter-nazionali.

●● Come si è evoluta l’azienda nel corso degli ultimi anni?L’azienda è in continua evoluzione, sia dal punto divista strutturale che organizzativo. Stiamo infatticoncludendo un importante ampliamento del

reparto produttivo con la costruzione ormai ulti-mata di una nuova struttura produttiva, adiacenteall’attuale, che consentirà di incrementare la capa-cità produttiva e ottimizzare i processi di estrusio-ne in un reparto nuovo, più grande ed idoneo aquesto tipo di lavorazioni. La realizzazione delnuovo reparto estrusione consentirà durante il2013 di accorpare alcune lavorazioni attualmentedislocate in diversi ambienti all’interno dell’azien-da per ottimizzare lo sfruttamento dei macchinarie delle risorse umane, oggi preziosissime.Durante i primi mesi del 2013 è prevista la con-segna di una nuova linea di estrusione ad elevataproduttività, che prima dell’ampliamento nonavremmo potuto installare.L’efficienza della produzione è un punto fermo edè uno dei principali stimoli che ha portato continuiinvestimenti al fine di incrementare la qualità deiprodotti e la produttività dei macchinari.I processi sono costantemente monitorati ed

L’intervista

12 febbraio n° 101

Tubi fusio-technik

Safety-pol

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adeguati ai mutamenti del mercato, un sistemadi qualità integrato consente di misurare le per-formance aziendali in ogni aspetto e di interveni-re dove si creano criticità in modo da adeguarecostantemente l’organizzazione aziendale sullabase dei risultati ottenuti.

●● È in programma anche lo sviluppo di nuovi prodotti?Veniamo da un anno, il 2012, che ci ha visto inse-rire due nuove linee di raccordi per tubi multistra-to, UNIVERSAL (un moderno sistema a pressare inPPSU) e Climatik, l’evoluzione del sistema safetyrealizzata in PA-M (poliammide modificata) perimpianti di climatizzazione.Abbiamo presentato sempre lo scorso anno uninnovativo sistema di derivazione per tubi multi-strato. Durante il 2013 prevediamo l’inserimento alistino di un sistema di tubazioni preisolate in PP-R, ma il nostro centro ricerche sta lavorandoanche all’applicazione delle raccorderie safety adifferenti tipi di tubazioni per i quali dovremo orga-nizzare la produzione. Inoltre stiamo ampliando idiametri del sistema safety fino ad arrivare al dia-metro 90 mm, questo farà di aquatechnik la primaazienda in Europa a proporre un raccordo comple-tamente in materiale sintetico di queste dimensio-ni per tubi multistrato.

●● Questo richiederà nuovi investimenti per le linee produttive? Anche se la decisione in questo momento puòapparire contraddittoria, stiamo investendo molto:siamo convinti che solo attraverso l’efficienza el’innovazione si possa fronteggiare la grave crisieconomica che ci accompagnerà ancora per qual-che anno e che ha stravolto lo scenario nazionaleed internazionale del nostro settore di riferimento.Inoltre, è ormai fondamentale per la societàampliare l’export, attualmente sottodimensionatoma già in forte crescita, attraverso una produzionepiù moderna e competitiva che consenta diapprocciare mercati nuovi. L’impegno a migliorarsi è l’unica soluzione cheaquatechnik può mettere in gioco e in quest’otticail progetto di ampliamento e tecnologizzazionedella produzione è solo la logica conseguenza

della volontà di progredire e migliorarsi per fron-teggiare il mercato nazionale ed internazionalesempre più competitivo.

●● Fondamentali sono anche le attività di ricerca e sviluppo: come sono organizzate?Abbiamo un laboratorio interno all’avanguardia checi consente di sviluppare nuovi prodotti in pienaautonomia. Questo non pregiudica collaborazionicon laboratori esterni che possono essere di isti-tuti indipendenti o di nostri fornitori.I rapporti con i fornitori sono tutti di lunga data,segno che da sempre cerchiamo una collaborazio-ne proficua e duratura che ci porti ad avere unpartner e non un semplice fornitore di materieprime o macchine.

●● Qual è l’andamento del mercato, quali problematiche attualmente presenta e quali opportunità? Il mercato principale, ossia l’edilizia, attraversa ilmomento più difficile dal dopoguerra, almeno inItalia. Anche aquatechnik, ovviamente, soffre que-sta situazione e sta vicina ai propri clienti propo-nendo loro diverse nuove soluzioni per incremen-tare la gamma dell’offerta e recuperare il calodelle vendite. Sicuramente il nostro obiettivo èincrementare l’internazionalizzazione dell’aziendache oggi è ancora sbilanciata nel mercato dome-stico; lì è dove possiamo e vogliamo cresce-re e già negli ultimi anni abbiamoassistito ad un incrementodell’export rispetto adun calo del mercatointerno. Pertanto, continuiamoa lavorare su più fronti,sia all’estero che in Italia. Aquesto proposito, mi piace ricordaredue lavori svolti lo scorso anno: inAlgeria abbiamo realizzato con ilsistema safety tre torri adibite auso residenziale (Bahia Center,Oran) e in Italia abbiamo realizzato ilsistema di conduzione idrica con ilsistema safety del nuovissimo stadiodel Cagliari Is Arenas. ■

L’intervista

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UNIVERSAL

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14IMPIANTI BUILDING

La sostituzione della caldaia tradizionale con l’allacciamento alteleriscaldamento può comportare diverse modalità di regolazionedella temperatura degli ambienti.

La regolazione della temperaturanegli ambienti

La gran parte degli allacciamenti di edifici alle retidi teleriscaldamento in realizzazione nelle grandicittà italiane (Milano, Brescia, Bergamo, Torino,ecc.) consiste nella sostituzione delle caldaie tradi-zionali per riscaldamento centralizzato di stabili diuna certa anzianità costruttiva, multipiano, che persemplicità chiameremo condomini. Le centrali termi-che tipiche di questi edifici prevedono in genere l’in-stallazione di una o più caldaie, in parallelo sullostesso collettore, da cui si dirama la linea di distri-buzione, solitamente del tipo verticale a colonnemontanti, verso gli utilizzatori. I terminali di emis-sione nella maggior parte dei casi sono del tipo aradiatore ma si trovano anche distribuzioni a pan-nelli radianti a pavimento.Raramente nei condomini di non recente edificazio-ne è presente anche la produzione di acqua caldasanitaria. Anche in edifici datati i sistemi di regolazione che sipossono trovare sono già di tipo climatico. La rego-lazione di temperatura negli ambienti dei variappartamenti è effettuata variando la temperatura dimandata ai corpi scaldanti in funzione della tempe-ratura esterna rilevata da una sonda installata suuna facciata dell’edificio, secondo una curva dicompensazione. La scelta di tale curva è affidata algestore dell’impianto in funzione della temperatura

che si aspetta di avere all’interno dell’edificio ed èimpostata all’interno del regolatore elettronico dellacentrale termica. La temperatura di mandata è inol-tre in genere ridotta nel periodo notturno, rispetto alset-point usato in regime di confort.La regolazione climatica nei sistemi con caldaie ditipo tradizionale viene spesso realizzata attraversol’utilizzo di una regolazione a portata costante otte-nuto mediante l’adozione di una valvola miscelatricea tre vie. La caldaia (se non è di nuova concezione,tipo cosiddetto a temperatura scorrevole) producecalore sostanzialmente a temperatura costante edelevata, lavora cioè a “punto fisso”, mentre la rego-lazione di temperatura agli utilizzatori viene pro-priamente svolta dalla valvola miscelatrice a tre vie,che per regolare la temperatura, ricircola parte delritorno dai corpi scaldanti.Le variazioni del periodo di accensione della cen-trale termica sono impostate dal gestore secondo lapropria “esperienza”, con fermata notturna e ferma-te durante la giornata secondo l’andamento meteo-rologico esterno.La regolazione di temperatura negli ambienti alvariare delle condizioni di temperatura esternadurante la stagione invernale è quindi, per gli edifi-ci delle grandi città non di recente costruzione, basa-ta molto sull’esperienza del gestore dell’impianto e,in particolare, senza alcuna diretta retroazione del-

di Franco Ricci e Giovanni Amoroso

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la effettiva misura della temperatura negli ambientidegli appartamenti, non essendoci termostatiambiente collegati con la centrale termica. La situazione sta progressivamente cambiando nellearee di nuova edificazione, in quanto gli edifici mul-tipiano di recente costruzione, per ottemperare allenuove normative di efficienza energetica e per segui-re le richieste del mercato, che chiede ovviamenteregolazione e contabilizzazione separata perappartamento, sono realizzati con distribuzioneorizzontale e moduli di appartamento con regola-zione, contabilizzazione e spesso produzione diacqua sanitaria locale.Per gli edifici esistenti inoltre, in particolare in Lom-bardia, si assisterà alla diffusione della regolazionedi temperatura mediante le valvole termostatiche suiradiatori, rese progressivamente obbligatorie dallerecenti Delibere regionali.Il teleriscaldamento si inserisce quindi in questo tipodi impiantistica “tradizionale” sostituendo le caldaiecon le sottocentrali di scambio termico.Le sottocentrali di scambio termico sono dei packa-ge precostruiti, realizzati attorno ad uno scambiato-re di calore, che ha la funzione di trasferire caloredalla rete primaria del teleriscaldamento alla retesecondaria dell’utenza, senza mettere in contatto ifluidi dei due circuiti e separandone le relative tem-perature e pressioni. Sono dotate di sistema di rego-

lazione di temperatura del circuito secondario einstallano anche un contatore di calore per la fattu-razione commerciale.Nella gran parte dei casi, la regolazione della tem-peratura di mandata ai corpi scaldanti dell’edificioavviene comandando la valvola di regolazione del-la portata di acqua sul lato primario dello scambia-tore, per mantenere il set-point di mandata determi-nato dalla centralina elettronica in funzione dellatemperatura rilevata dalla sonda esterna. A livello impiantistico quindi, per la regolazione del-la temperatura dell’acqua del circuito di riscalda-mento, viene meno la necessità di un’ulteriore valvo-la miscelatrice sul circuito secondario: nelle trasfor-mazioni a teleriscaldamento degli impianti esistenti èsolitamente rimossa, oltre alla caldaia, anche la val-vola miscelatrice presente nell’impianto, mentre vie-ne mantenuto soltanto il preesistente gruppo di pom-paggio.Anche se il sistema può sembrare simile a quello tra-dizionale delle caldaie, si evidenziano alcune signi-ficative differenze, sia di carattere tecnico che legi-slativo:• la temperatura del circuito primario, cioè della

rete teleriscaldamento, può raggiungere per le retia teleriscaldamento ad acqua surriscaldata la tem-peratura di 130 °C di mandata, mentre il ritornoè normalmente tra i 55 – 65 °C

• la regolazione di temperatura di mandata ai corpiscaldanti è direttamente effettuata sullo scambiato-re a piastre, senza ricircolo sulla valvola a tre vie

• la programmazione oraria e giornaliera (accen-sione, spegnimento e attenuazione) agisceanch’essa direttamente sulla apertura/chiusuradella valvola di regolazione

• se il sistema di produzione del teleriscaldamento èdi tipo cogenerativo, decade inoltre il vincolo sugliorari imposto dal rispetto del DPR 412/93, adesempio nella Zona E si possono superare le 14ore di funzionamento in regime di confort dell’im-pianto.

SCHEMA SOTTOCENTRALE TELERISCALDAMENTO FIG. 1

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Le sottocentrali di scambio termico per teleriscalda-mento vengono progettate con un valore predefinitodi ΔT sui circuiti primario e secondario alle condi-zioni nominali di funzionamento, ma verranno solle-citate a ΔT diversi in funzione delle temperature real-mente incontrate sul circuito secondario. In particolare la potenza di picco erogata in avvia-mento di una sottocentrale di scambio termico puòessere molto più alta di quella a regime, sia perché ilcircuito secondario è ancora freddo e sia perché, adifferenza di una caldaia, la potenza erogata da unoscambiatore è funzione del ΔT medio logaritmico del-le temperature tra primario e secondario. La sotto-centrale quindi può erogare, tipicamente all’avvia-mento del mattino nelle giornate invernali più fredde,una potenza che può essere anche il doppio di quel-la nominale di dimensionamento e anche il triplo del-la potenza media necessaria per mantenere in tem-peratura l’edificio nelle ore centrali della giornata.Un assorbimento di potenza di picco così elevatocomporta uno stress della sottocentrale ed in parti-colare un sovraccarico della rete di teleriscaldamen-to per un breve periodo, sovraccarico che richiedepompaggi inutilmente elevati nelle centrali di produ-zione del calore e che può mandare in crisi le uten-ze collegate alla rete in posizione più sfavorita dalpunto di vista delle pressioni di mandata e ritorno.Per questo motivo le sottocentrali di teleriscaldamen-to sono limitate dal gestore della rete, nella potenzamassima erogabile e/o nella portata massima assor-bita sul circuito primario, settando in fase di primoavvio i parametri della centralina elettronica di rego-lazione o installando una valvola limitatrice di por-tata sul circuito primario. Alla limitazione di potenzae portata è in genere associata anche una limitazio-ne sulla temperatura massima di ritorno sul primariodella rete teleriscaldamento. I limiti di potenza termica erogata e portata sono ingenere anche definiti nel contratto commerciale difornitura, e incidono sul prezzo, in analogia alle for-niture di altri servizi a rete come l’elettricità o il gas.La gestione ottimale di una rete di teleriscaldamento,soprattutto se dimensioni importanti come diffusionesul territorio, richiede un uso razionale del calore, cheriduca la potenza termica impegnata a sostanzialeparità di fabbisogno energetico richiesto dall’edificio.Con il teleriscaldamento è utile quindi impostare unfunzionamento del riscaldamento dell’edificio chenon preveda il tipico schema della caldaia conaccensione a piena potenza verso le 6 del mattino,riduzione o fermata in genere dalle 9 alle 11, e fer-mata notturna dalle 22 alle 6. Occorre anticiparel’avvio della sottocentrale al mattino, far cresceregradualmente la potenza erogata e prolungare l’o-rario di funzionamento effettuando riduzioni di tem-peratura nella giornata e durante la notte.È importante anche che il ΔT tra mandata e ritornodel circuito dell’edificio sia progettato adeguatamen-te alto e si mantenga nel tempo, mantenendo pulite lepiastre dello scambiatore, mediante filtrazione eaddolcimento per controllare la qualità dell’acquache circola nel secondario. A maggior ragione que-

sta attenzione deve essere posta in presenza dimoduli di regolazione/scambio di appartamento e divalvole termostatiche sui corpi scaldanti.I sistemi di regolazione climatica tra impianti tradi-zionali e a teleriscaldamento, simili nella teoriaimpiantistica, si differenziano nell’esercizio. Gliimpianti a teleriscaldamento permettono, anche gra-zie alle deroghe legislative a cui sono soggetti, unamigliore gestione del prelievo di potenza dalla rete,grazie ad una gestione degli orari di funzionamen-to più flessibile, il che, vista le tipologie contrattualibasate talvolta sulla potenza istantanea prelevata,può permettere anche una riduzione dei costi digestione. ■

Ing. Franco RicciA2A Calore e ServiziResponsabile Lavori clienti teleriscaldamento

Ing. Giovanni AmorosoA2A Calore e ServiziResponsabile Lavori clienti teleriscaldamentoMilano

Gli autori

TEMPERATURE TIPICHE DI ESERCIZIO FIG. 2

ANDAMENTO POTENZA DI PUNTA

--- POTENZA CALDAIA--- POTENZA TIR

FIG. 3

CURVA TELERISCALDAMENTO E CURVACALDAIA,ANDAMENTO POTENZA DI PUNTA

FIG. 4

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Q uantificare il potenziale di risparmioottenibile grazie ad interventi di riqualifi-cazione energetica su un edificio esi-stente, coerentemente con quanto con-tenuto nella nuova normativa europea

UNI EN 15232 in materia di efficienza energetica.Con questo obiettivo è stato condotto uno studiosulla sede decentrata del CSI Piemonte, sita inCorso Tazzoli, a Torino.La scelta non è stata casuale, bensì determinatada alcune peculiarità della struttura che permet-tessero di estendere le considerazioni fatte anchead altri edifici di natura simile: l’immobile, dotatodi facciate completamente vetrate rispecchia icanoni costruttivi di molti edifici ad uso uffici rea-lizzati tra gli anni ‘80 e i primi anni ‘90 (figura 1).La figura 2 riporta una pianta che mostra la sud-divisione della struttura in 3 lotti; è stato possibi-le circoscrivere l’analisi ad un singolo lotto (lottoB) essendo ciascun lotto gestito in maniera auto-noma dal punto di vista impiantistico. Ogni lotto èinoltre dotato di contatori separati: questo ha per-messo di avere a disposizione i dati sui consumienergetici relativamente alla singola porzione difabbricato in esame.

AUDITING ENERGETICOL’approccio adottato è quello dell’auditing ener-getico. Nella prima fase sono stati raccolti i datisui consumi di energia elettrica e di gas naturale.Tali informazioni fanno riferimento al triennio2008-2011 al fine di avere una panoramica omo-genea non affetta da condizioni particolari che sipossono manifestare in un determinato anno ma ➲

Studio

19n° 101 febbraio

Risparmiare con l’efficienzaRisparmi fino a circa 50.000 €/anno sulle bollette è il risultato di uno studiofinalizzato a valutare il potenziale degli interventi di efficientamento energeticoe building automation condotto su un edificio della pubblica amministrazione.

di Elio Fochi – Politecnico di Torino

Fig.1

Fig.2

Page 24: Impianti Building 101 Febbraio 2013

non nei successivi. Il consumo medio annuo digas naturale è dell’ordine di 42.000 Sm3, perquanto concerne l’energia elettrica si può fareriferimento al grafico di figura 3.La documentazione raccolta ha permesso di tara-re correttamente il modello per la simulazionedinamica dell’edificio. Lo strumento di calcolo uti-lizzato è il software EnergyPlus mentre l’interfac-cia grafica adottata è DesignBuilder (la figura 4riporta la schermata di editing del software).Tale modello è stato in seguito impiegato per simu-lare i risultati degli interventi di riqualificazioneprospettati. Lo studio in campo ha fatto emergereuna serie di criticità:• sovradimensionamento del sistema di ventila-

zione meccanica• gestione non ottimale del sistema di climatizza-

zione estiva• gestione non ottimale delle apparecchiature

luminose. Sulla base di tali osservazioni è stato possibiledefinire uno scenario di riferimento caratterizzatoda interventi ritenuti prioritari o perché a costozero - riduzione delle fasce orarie di esercizio deisistemi di climatizzazione - oppure perché atti agarantire un livello di comfort accettabile all’inter-no dei locali - installazione di un nuovo chiller, insostituzione di quello esistente, sottodimensiona-to, che impedisce il mantenimento delle condizio-ni di comfort minimo (26°C e 50% di umidità rela-tiva) nelle ore più calde della stagione estiva neilocali maggiormente esposti alla radiazione. L’intervento, oltre a garantire un miglior comfortnegli ambienti, permette di ridurre la fascia di ope-ratività del sistema di condizionamento estivorispetto al caso attuale, in cui il chiller resta attivoanche di notte per abbattere i carichi accumulatisidurante le giornate più calde. Il grafico di figura 5riporta i risparmi energetici conseguibili grazie aqueste due semplici misure.

LE SOLUZIONIA partire dallo scenario di riferimento sono stateimplementate in cascata le seguenti soluzioni,indirizzate ad ottimizzare lo sfruttamento dellerisorse energetiche disponibili:• Sistemi di schermatura solare a veneziane riflet-

tenti: soluzione adatta per tutti gli edifici com-pletamente vetrati già dotati di vetri a parziale

Studio

20 febbraio n° 101

Fig.3

Fig.4

Fig.5

Fig.6

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controllo solare, consente di minimizzare gliapporti solari durante la stagione estiva. Si è optato per tale soluzione in quanto pococostosa e non invasiva - al contrario di sistemi dischermatura da installare sulla facciata esterna. I margini di risparmio realizzabili risultano eleva-ti, come mostra il grafico di figura 7 con riferi-mento ad un piano tipo (il 2°) dell’edificio in stu-dio (d’inverno le schermature interne non entra-no in funzione poiché gli apporti solari rappre-sentano un beneficio in termini energetici).

• Sensori di presenza da disporre nelle aree dipassaggio: è una soluzione consigliabile in tuttiquei locali dove la presenza di persone è spora-dica (corridoi, WC). È stata altresì prevista un’in-tegrazione del sistema di controllo delle lucimediante installazione di sensori di luce diurnada disporre nei locali dove il contributo dell’illu-minazione naturale risulta consistente. La maggior parte delle strutture ad uso uffici hala tipica configurazione delle finestre a nastro: lapresenza di sistemi dimmer combinati con talisensori ottimizza lo sfruttamento della radiazio-ne artificiale. Il grafico di figura 9 illustra comevengono tagliati gli apporti interni grazie all’in-tervento proposto, in riferimento ad un pianotipo. La diminuzione degli apporti endogenidovuti all’illuminazione si traduce in uno sgraviosul carico di raffrescamento che deve esserefornito attraverso l’impianto di climatizzazione eche, per l’edificio in esame, rappresenta unadelle maggiori criticità.

• Inverter sui ventilatori: è una misura convenien-te ogniqualvolta si desidera regolare la portatadi ventilazione meccanica. Può accadere infatti,come per l’edificio in esame, che la portata d’a-ria di rinnovo risulti sovradimensionata rispettoalle reali esigenze: il tutto si traduce in consumieccessivi da parte degli ausiliari. Inoltre in alcu-ni ambienti la portata minima di rinnovo puòvariare nell’arco della giornata - si pensi a localiad occupazione sporadica come le sale riunioni.In tali casi la presenza di inverter sui ventilatoripermette di minimizzare i consumi di energia,adeguandoli alle reali esigenze di ventilazione.

• Applicazione di un recuperatore di calore sull’u-nità di trattamento dell’aria: negli impianti di climatizzazione esistenti spesso capita che il

Studio

21n° 101 febbraio

Fig.7

Fig.8

Fig.9

Illuminazione Generazione di calore (Gas) Refrigeratore (Elettricità) Energia elettrica ausiliari

Risparmio(MWh)

76,67 200,55 33,8 48,87

Risparmio (%) 67,94% 60,35% 31,7% 18,44%

Tab. 1

Risparmio percentuale conseguibile passando da una classe di efficienza ad una superiore per edifici ad uso uffici

Tipologia di energia

Risparmio (riferito a classe D) Risparmio (riferito a classe C)

C/D B/D A/D B/C A/C

Termica 34% 34% 34% 20% 30%

Elettrica 19% 19% 19% 7% 13%

Tab. 2

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circuito di immissione dell’aria e quello di estra-zione siano indipendenti. Un recuperatore con-sente di sfruttare gran parte del calore che altri-menti andrebbe dissipato, andando a preriscal-dare o preraffreddare l’aria esterna con quellaespulsa. In particolare l’impiego di un recupe-ratore entalpico permette di recuperare anchela quota di calore latente. Una ruota entalpicapuò essere applicata in tutti quegli ambienti(tipo gli uffici) dove non è richiesto un controllotroppo spinto sulle condizioni di purezza dell’a-ria di rinnovo: infatti con questo dispositivo sipuò avere miscelamento dei due flussi chescambiano calore.

• Night cooling: consente la riduzione del carico diraffrescamento da fornire mediante il chiller el’abbattimento dei contaminanti accumulatinegli ambienti. In caso di sistema di ventilazionedotato di inverter è possibile gestire la portatadi preraffrescamento notturno durante la stagio-ne estiva secondo le effettive esigenze, con undispendio energetico minimo. È consigliabile pertutte le strutture dotate di sistema di ventilazio-ne meccanica, in particolar modo per ambientidove l’accumulo di calore a causa di apportisolari ed endogeni durante la giornata è consi-stente.

Il grafico di figura 10 mostra la variazione dei consu-mi energetici per il riscaldamento/raffrescamentoconseguente all’applicazione in cascata degli inter-venti precedentemente descritti, con riferimento adun piano tipo (il secondo) che ben rappresenta la si-tuazione media dell’edificio relativamente all’effettodelle ombre portate dagli edifici adiacenti.Il grafico di figura 11, invece, riporta la riduzionedei consumi energetici sull’intero lotto, per tipo diutenza, muovendosi dallo scenario di riferimento(con le misure minime prospettate - riduzione dellefasce orarie di operatività dei sistemi di climatiz-zazione, installazione di un nuovo chiller opportu-namente dimensionato) a quello con la totalitàdelle misure previste.Il tutto tradotto in termini percentuali (tab.1).Le percentuali ottenute attraverso le simulazionidinamiche risultano abbastanza coerenti conquanto riportato all’interno della UNI EN 15232.La normativa infatti identifica 4 classi (A,B,C o D)da assegnare ad un edificio sulla base dei sistemidi automazione e controllo di cui lo stesso è dota-to. La ripartizione è siffatta:• Classe D “NON ENERGY EFFICIENT”: impianti

tecnici tradizionali, privi di sistemi di automazio-ne e controllo

• Classe C “STANDARD”: impianti dotati di siste-mi di automazione e controllo di edifici di tipo“tradizionale”, dotati di prestazioni minimerispetto alle loro potenzialità

• Classe B “ADVANCED”: impianti dotati di unsistema di automazione e controllo avanzato edi alcune funzioni di gestione degli impianti tec-nici di edificio specifiche per una gestione cen-tralizzata e coordinata dei singoli impianti

• Classe A “HIGH ENERGY PERFORMANCE”: corri-sponde ai sistemi di automazione e gestione

dell’edificio con alte prestazioni energetiche. La tabella 2 riporta le percentuali di risparmio pre-viste dalla EN 15232.Per il caso in esame si riesce a passare dalla clas-se D alla classe A grazie agli interventi prospetta-ti. L’unico scostamento rilevante rispetto a quantoprevisto da normativa è rappresentato dal valoredel 70% sull’illuminazione: un dato così elevatodipende dalla cattiva gestione attuale del sistema,che opera per periodi molto estesi. Una volta applicate le misure di risparmio energeti-co che consentono di ridurre i consumi all’origine, siè valutata la sostituzione delle caldaie con nuovigeneratori a condensazione. I consumi di gas natu-rale in questo modo scendono ulteriormente, e ilrisparmio percentuale cresce al 72,5%. L’approccioadottato è del tipo “dal basso verso l’alto”: si èagito prima di tutto sulle cause dei consumi, suc-cessivamente si è intervenuto sui sistemi di emis-sione, distribuzione e regolazione e, solo al termine,su quelli di generazione, benché fosse già nota inpartenza l’inefficienza di questi ultimi. Tale modo diprocedere consente di valorizzare le misure di effi-cienza energetica nella loro totalità.L’ordine di scelta degli interventi applicati non èdunque casuale ma rispetta la logica di mini-mizzazione dei consumi energetici complessivi, ➲

Studio

23n° 101 febbraio

Fig.10

Fig.11

Page 28: Impianti Building 101 Febbraio 2013

cercando al contempo di contenere il più possi-bile i costi di investimento.Lo strumento di simulazione dinamica è statod’ausilio per individuare dove effettivamente siannidassero le principali cause di spreco energeti-co, risultando dunque un utile elemento per ana-lizzare l’edificio in maniera approfondita dal puntodi vista dei consumi e delle logiche gestionali.

I RISPARMIL’analisi è stata completata con alcune conside-razioni di carattere economico. Grazie alle solemisure prospettate per l’ottimizzazione delle logi-che di gestione e controllo del sistema edificio-impianto è possibile fare richiesta di titoli di effi-cienza energetica. Un titolo corrisponde ad unatonnellata equivalente di petrolio (tep) evitata alivello di consumo di energia primaria. Tenendoconto dei fattori di conversione differenti aseconda del tipo di fonte di energia primaria(combustibile fossile o energia elettrica) e consi-derando un prezzo medio di 100 €/tep (fonte:mercatoelettrico.org), la tabella 3 offre un pano-ramica del beneficio economico complessivo (ititoli di efficienza energetica vengono riconosciu-ti per una durata di 5 anni dalla data di realizza-zione dell’investimento).I valori riportati nella tabella 4 andranno verificati

in corso d’opera, a seguito della realizzazionedelle misure proposte.Includendo la sostituzione del generatore di caloreobsoleto con uno nuovo a condensazione si avreb-be un ulteriore beneficio economico (tab.5).Una valutazione economica dettagliata non èstata effettuata a causa della mancanza di infor-mazioni precise sui costi delle soluzioni da imple-mentare; solo rivolgendosi a produttori di servizi esistemi sarebbe stato possibile condurre uno stu-dio economico più dettagliato.Ci si è concentrati sul potenziale economico deri-vante dall’applicazione delle misure proposte: unariduzione dei consumi energetici si traduce infattiin costi evitati in bolletta. L’obiettivo dell’analisieconomica è di illustrare l’entità dei costi annuievitati: spetterà poi al committente, da un con-fronto costi/benefici, valutare se sostenere gliinterventi proposti e a quale soggetto rivolgersi perla realizzazione degli stessi.I risparmi annui in bolletta sono stati calcolatiadottando un costo di 0,12 €/KWh per l’energiaelettrica e di 0,07 €/KWh per il gas naturale(fonte: Autorità per l’energia elettrica e il gas). Latabella 6 ne riporta un quadro riassuntivo.Il risparmio economico complessivo ammonta a48.363 €/anno. Un risparmio di tale entità giustifi-ca la realizzazione delle misure appena proposte.■

Studio

24 febbraio n° 101

Consumi energetici Gas naturaleElettricitàausiliari

Elettricità sistemiilluminazione

Elettricitàchiller

RISPARMIO ANNUO (MWh/anno) 285,3 121,7 76,7 38,2

RISPARMIO ECONOMICO (€/anno) 19.971 14.604 9.204 4.584

Risparmio annuo di energia primaria associato ai consumi elettrici (tep)

30

Risparmio annuo di energia primaria associato ai consumi termici (tep)

17

Risparmio annuo complessivo di energia primaria (tep)

47

Beneficio economico annuo (€) 4.700

Beneficio economico complessivo (€) 23.500

Riduzione annua dei consumi di energia primariarispetto al caso con caldaia esistente (tep)

2

Beneficio economico annuo (€) 200

Beneficio economico complessivo (€) 1.000

Tab. 4

Tab. 5

Tab. 6

Page 29: Impianti Building 101 Febbraio 2013

Isolamento

25n° 101 febbraio

I ponti acusticiBastano dei piccoli errori in fase di progettazione e di posa avanificare l’efficacia di materiali e sistemi utilizzati per garantireil perfetto fonoisolamento di un edificio. Vediamo le principalicriticità che possono verificarsi e come evitarle. di Stefano Benedetti - ANIT

La problematica del confort acustico perquanto molto diffusa risulta di difficilesoluzione perché richiede impegno costan-te sia durante la fase di progettazione siadurante la posa in opera dei materiali. Le

prestazioni acustiche degli ambienti abitativi si sud-dividono in funzione del disturbo arrecato dal rumo-re: i rumori aerei che arrivano dall’esterno, i rumo-ri aerei che provengono da differenti unità immobi-liari, i rumori di calpestio sopra le nostre teste e irumori generati dagli impianti tecnologici sono tuttidisturbi con cui dobbiamo fare i conti quotidiana-mente. Ad ogni categoria il DPCM 5.12.1997 asso-cia un descrittore attraverso il quale viene definitoil requisito prestazionale minimo che le abitazionidevono possedere. Tale regolamento, tuttora invigore, è in fase di revisione. Il Ministerodell’Ambiente, infatti, sta lavorando a un nuovodocumento legislativo che, pur non modificando idescrittori, introdurrà un nuovo concetto di classifi-cazione acustica degli immobili. Una delle principali criticità che possono pregiudi-care l’efficacia di materiali e sistemi adottati pergarantire le massime condizioni di comfort acusti-co di una costruzione, in particolare per gli edificiad elevati standard prestazionali come la Classeacustica I, consiste nella formazione di ponti acu-stici. Questi, a tutti gli effetti, sono vie preferen-ziali che collegano due ambienti diversi: il rumorepercorre tali vie per oltrepassare agevolmentepareti e solai che ci dividono da altri ambienti e dalmondo esterno.I ponti acustici vengono valutati in funzione deldescrittore che vanno a influenzare. Tali descritto-ri sono: indice dell’isolamento acustico delle fac-ciate D

2mnTw (per i rumori aerei provenienti dall’e-

sterno); indice del potere fonoisolante apparenteR’

w(per i rumori aerei tra differenti unità immobi-

liari); indice del livello di rumore da calpestio deisolai L’

nw; livello di rumore degli impianti a funzio-

namento discontinuo LASmax e continuo LAeq.

ISOLAMENTO DELLE FACCIATEIn una facciata esterna gli elementi più deboli dalpunto di vista acustico sono i componenti fine-strati che, assieme a prese d’aria e cassonetti,possono diventare ponti acustici molto importan-ti. Grazie alla normativa tecnica siamo in grado distimarne l’influenza in opera. Ad esempio, la fac-ciata di un ambiente di circa 40 m3 composta dauna parete di potere fonoisolante pari a 48 dB,senza serramenti, avrebbe un indice di isolamen-to acustico di facciata di 48 dB. Se inseriamo unserramento con potere fonoisolante di 30 dB,

l’indice di isolamento acustico della stessa fac-ciata si abbassa a circa 38 dB, risultando infe-riore al limite di legge per le residenze pari a 40dB. Il serramento è un ponte acustico di cui pos-siamo stimare l’influenza. La tabella 1 mostracome l’aumento di prestazione della componenteopaca non comporti la soluzione del problema: inquesti casi è necessario agire sul ponte acusticosostituendo il serramento con uno più per for-mante.Le considerazioni fatte sopra valgono ovviamentenell’ipotesi di posa in opera a regola d’arte, ossiaperfetta tenuta e sigillatura dei giunti del perime-tro serramento-muratura (figura 1 e figura 2). Erroridi installazione dei serramenti portano a ulterioriponti acustici che difficilmente possono esserecorretti e che attualmente purtroppo non siamo ingrado di stimare. Esiste tuttavia una norma, la UNI11296, che riporta i criteri di posa in opera deicomponenti di facciata da utilizzare come riferi-mento nella fase di esecuzione dei lavori.

ISOLAMENTO TRA DIFFERENTIUNITÀ IMMOBILIARIAnche per i rumori aerei provenienti da altri appar-tamenti abbiamo ponti acustici che si possono sti-mare e ponti acustici che non si possono quantifi-care. Nella prima categoria rientrano le trasmissionidi fiancheggiamento: in questo caso, il rumore non

Fig.2: Giuntocorretto

Fig.1: Giuntonon corretto

Page 30: Impianti Building 101 Febbraio 2013

attraversa solo la parete divisoria che separa i dueappartamenti, ma la scavalca propagandosi attra-verso le strutture di contorno (pareti e solai).L’influenza di queste trasmissioni laterali si può pre-vedere utilizzando specifici software che utilizzano ilmetodo di calcolo della norma UNI TR 11175 pub-blicata dall’UNI per la realtà costruttiva Italiana. Nella seconda categoria rientrano invece gli erroridi posa: ad esempio, una parete divisoria in cui nonvengono curati i giunti verticali tra i mattoni soffriràdi ponti acustici, così come tracce impiantistiche escatole elettriche indeboliranno il potere fonoiso-lante della parete creando ponti acustici. Un altroerrore tipico che si riscontra sia con le contropartilaterali sia con i controsoffitti è mostrato nella figu-ra 3, dove è evidenziato il passaggio preferenziale

di rumore attraverso il ponte acustico creato nelnodo parete divisoria-perimetrale.

ISOLAMENTO DAI RUMORI DA CALPESTIOUn intervento tipico per limitare la trasmissione dirumori di calpestio da un ambiente all’altro è stac-care completamente il pavimento emittente dalsolaio che lo sostiene attraverso un materiale ela-stico opportunamente studiato per tale scopo(figura 4). Il concetto principale è quello di discon-nettere il più possibile il pavimento da tutte lestrutture rigide circostanti per impedire il passag-gio delle vibrazioni e quindi dell’onda sonora. Ognicontatto rigido creato per errore durante la posadel sistema è a tutti gli effetti un ponte acustico ingrado di pregiudicare completamente il risultatofinale. I produttori di sistemi per l’isolamento dicalpestio forniscono precise indicazioni su comeposare i propri materiali senza incorrere in errori.

ISOLAMENTO DAI RUMORIDEGLI IMPIANTIGli impianti tecnologici sono fonte di vibrazioni chesi trasmettono attraverso le strutture rigide e sipropagano all’interno degli ambienti abitativi sottoforma di rumore, di solito molto disturbante. Comeper l’isolamento di calpestio, anche per gli impian-ti il concetto più importante è interrompere tutte levie di passaggio delle vibrazioni mediante l’inter-posizione di materiali elastici che funzionano comeammortizzatori tra impianti e strutture. La figura 5,ad esempio, mostra come evitare i ponti acusticitra colonna di scarico e strutture circostanti.Anche qui ci si affida alle indicazioni del produtto-re del sistema per posare correttamente i mate-riali evitando i ponti acustici.In conclusione, per assicurare un buon confort acu-stico all’interno degli ambienti abitativi è necessarioscegliere sistemi per l’isolamento acustico adattiallo scopo. Soprattutto, fondamentale è curarne indettaglio la posa in opera riducendo al minimo la pre-senza dei ponti acustici che, nella maggior parte deicasi, sono in grado di pregiudicare il risultato finalecompreso il rispetto dei limiti legislativi. ■

Isolamento

26 febbraio n° 101

Fig.3: Ponte acustico creato nel nodo parete divisoria perimetrale. Il controsoffitto / la controparete è unica per due locali differenti

Fig.4: Soluzione massetto galleggiante Fig.5: Isolamento di impianti a funzionamento discontinuo

Rw - Componenteopaco

Rw - componentetrasparente

D 2mnTw

48 dB - 48 dB

48 dB 30 dB 38,1 dB

60 dB 30 dB 38,4 dB

48 dB 38 dB 44,9 dB

Tab.1: Influenza del componente trasparente sull’indice di isolamento acustico di una facciata

Page 31: Impianti Building 101 Febbraio 2013

Nuove regole per i condomini

●● Finalmente, dopo tanta attesa, la nuova normativa è arrivata… Una riforma della disciplina era ormai indispensa-bile. Le nuove disposizioni modificano una materiaregolata da un testo del 1942: 70 anni nel corsodei quali molto è cambiato, a partire dal numerodegli italiani che vivono in condominio, che oggisono circa 40 milioni, circa l’intera popolazione nel1936. Con i 32 articoli della Legge 220/2012,che entrerà in vigore dal prossimo 18 giugno, cheincidono sia sulle disposizioni primarie del codicecivile (dall’art. 1117 al 1139) sia sulle sue dispo-sizioni di attuazione, si è cercato di adeguare queltesto alla realtà dei tempi, introducendo rilevantinovità che riguardano, ad esempio, la figura del-l’amministratore, la formazione delle maggioranzein assemblea, le nuove regole per l’installazionedegli impianti tecnologici. Ovviamente, come tuttele riforme, accanto a parti molto convincenti ve nesono altre che lo sono meno.

●● Partiamo dall’amministratore. Quali sono le novità più significative?Uno degli aspetti più positivi è che il nuovo impian-to normativo si sia posto tra i principali obiettiviuna maggiore professionalizzazione della figuradell’amministratore. A questo proposito è statafissata una serie di requisiti di formazione e ono-rabilità per l’esercizio di tale mansione, come ilgodimento dei diritti civili, assenza di protesti e dicondanne per reati contro il patrimonio.Soprattutto, per la prima volta, viene richiesta lafrequenza di un corso di formazione iniziale inmateria di amministrazione condominiale, oltre alpossesso di un diploma di scuola secondaria disecondo grado, l’aggiornamento nel tempo dellecompetenze, mediante la partecipazione periodica

ad attività di formazione, e il controllo da parte del-l’associazione di tali requisiti. Inoltre, al momentodi accettare la nomina o il rinnovo del mandatodeve obbligatoriamente specificare l’importo delsuo stipendio, senza diritto ad ulteriori compensi,a meno che non vengano deliberati dall’assembleadei condomini.

●● Ci sono cambiamenti anche sulle sue funzioni?Anche su questo punto sono state introdotte delleprescrizioni per garantire una maggiore trasparen-za e tutela dei condomini. L’assemblea, ad esem-pio, può chiedere che l’amministratore stipuli unapolizza assicurativa individuale di responsabilitàcivile che copra gli atti compiuti nell’esercizio delmandato. Oppure la polizza può essere cumulati-va, ma con specifica di ogni condominio compre-so. L’amministratore, inoltre, dovrà far transitaretutti i movimenti di denaro su un conto correnteintestato esclusivamente al condominio e dovràagire contro i morosi entro sei mesi dall’approva-zione del consuntivo di fine gestione in cui sianoelencate le rate di spesa e la relativa ripartizione ➲

Normativa

27n° 101 febbraio

Lo scorso novembre il Parlamento ha approvato la nuovadisciplina dei condomini. Con l’ing. Francesco Burrelli,vicepresidente nazionale vicario di Anaci (Associazionenazionale amministratori condominiali e immobiliari),analizziamo i passaggi rilevanti della riforma, dalla professionalizzazione della figura dell’amministratorealle nuove regole per l’installazione degli impianti tecnologici.

di Giuseppe Stabile

Impiantofotovoltaico con pannellisolari gonfiabili

Page 32: Impianti Building 101 Febbraio 2013

che questi non hanno pagato. Sempre l’assem-blea può chiedere la creazione di un sito internetdel condominio, ad accesso individuale e protetto,per consultare tutti gli atti e i rendiconti mensili, aspese del condominio.

●● Un bel passo in avanti…Si tratta di un passaggio fondamentale verso ungiusto riconoscimento della rilevanza della profes-sione e per garantire al mercato un’offerta qualifi-cata. In particolare con l’accento sulla formazione,si prende atto di quanto oggi questo ruolo siadiventato complesso e che pertanto richieda mol-teplici e specifiche competenze, dagli aspetti con-tabili a quelli giuridici, dalla conoscenza delle varienormative tecniche alla sicurezza, dal risparmioenergetico all’acustica, competenze che dalla sin-gola abitazione si estendono a tutto il contesto incui si colloca il condominio. Un punto sul qualeAnaci insiste da tempo: ricordiamo che siamo statitra i principali ar tefici della norma UNI10801:1998 sulla certificazione della qualità degliamministratori e che contiamo oltre 200 profes-sionisti già certificati. In quest’ottica, inoltre, sivalorizza anche il ruolo delle associazioni. Lanuova disciplina, infatti, si integra con la legge3270/2012 sulle professioni non regolamentateche sottolinea l’autonomia, le competenze e l’indi-pendenza di giudizio intellettuale e tecnica del pro-fessionista, affidando alle associazioni di catego-ria i compiti di formazione e la vigilanza sul rispet-to delle regole deontologiche.

●● Ci sono aspetti che la convincono meno?In linea generale, forse il legislatore in alcuni pas-saggi, pur introducendo prescrizioni sacrosante,non ha tenuto conto dei loro effetti, sia in terminidi costi sia di effettiva praticabilità delle richieste.Il comma 6 dell’art. 1130, ad esempio, attribuisceall’amministratore la cura del registro di anagrafecondominiale, che oltre alle generalità dei singoliproprietari e ai dati catastali di ciascuna unitàimmobiliare, conterrà ogni dato relativo alle lorocondizioni di sicurezza. L’amministratore, dunque,dovrà essere a conoscenza non solo delle condi-zioni di sicurezza delle parti comuni, ma anchedelle singole unità. Nonostante la formulazione siacorretta per garantire la sicurezza di tutto il fabbri-cato si pone un problema: una volta a conoscenzadella mancanza di condizioni di sicurezza in unasingola unità, come potrà intervenire l’amministra-tore? È un punto che occorre assolutamente chia-rire, anche perché in caso di incidente l’ammini-stratore potrebbe essere chiamato a rispondere inconcorso di colpa. Lo stesso problema si pone nei

confronti dei condomini morosi. Altre cose come:l’amministratore che amministra il suo condominionon è tenuto ad essere diplomato, né ad effettua-re corsi di formazione. Potrebbe valere per piccolifabbricati, ma non per condomini con molte unitàimmobiliari.

●● Passiamo agli impianti tecnologici: quali le novità in questo campo?Anche in questo caso sono state introdotte regolepiù chiare e semplificate le procedure deliberativesu aspetti spesso causa di contenzioni tra i con-domini. Una delle questioni più spinose e dibattu-te nelle assemblee, ad esempio, riguarda la pos-sibilità di distacco dall’impianto centralizzato diriscaldamento. L’art. 3, che modifica l’art. 1118del Codice civile (c.c.), è molto esplicito: il condo-mino può rinunciare all’utilizzo dell’impianto cen-tralizzato di riscaldamento, ma lo stesso vale peril condizionamento, solo in caso di oggettivi pro-blemi tecnici dell’impianto comune, che non sianostati risolti dal condominio nell’arco di una stagio-ne di riscaldamento, e se dal suo distacco nonderivano notevoli squilibri di funzionamento oaggravi di spesa per gli altri condomini. Entrambele condizioni devono essere provate da una rela-zione tecnica, dove si spieghino quali sono lesituazioni sfavorevoli e quali condizioni si vengonoa creare a seguito del distacco. Una volta ottenu-to il via libera, si è comunque tenuti a concorrereal pagamento delle spese per la manutenzionestraordinaria dell’impianto e per la sua conserva-zione e messa a norma.

●● Quali le semplificazioni introdotte?Con le nuove norme diventano più snelle le proce-dure per la realizzazione di innovazioni che vannoa migliorare le parti comuni, grazie a un quorummeno impegnativo ed equivalente alla maggioran-za degli intervenuti in assemblea, che rappresen-tino almeno la metà dei millesimi. Si tratta di unbel passo in avanti, soprattutto per interventi fina-lizzati alla riduzione dei consumi energetici dellastruttura, la realizzazione di impianti alimentaticon fonti rinnovabili o di cogenerazione, la realiz-zazione di parcheggi, o di impianti per la tv satelli-tare o via cavo, o l’eliminazione delle barrierearchitettoniche. Sull’ultimo aspetto, in realtà, illegislatore ha commesso un errore, forse dovutoalla volontà di fissare regole identiche per le varietipologie di intervento, innalzando la quota delquorum che per l’eliminazione delle barriere archi-

Normativa

28 febbraio n° 101

ww

w.m

orgu

efile

.com

Page 33: Impianti Building 101 Febbraio 2013

tettoniche in precedenza era pari a 1/3 dei mille-simi. È un punto da modificare prima dell’entratain vigore della nuova disciplina, il 18 giugno pros-simo.

●● A proposito di rinnovabili, sarà più facile installare gli impianti?Se l’impianto è a servizio dell’intero condominio,rientra nelle innovazioni che migliorano le particomuni e pertanto l’installazione deve essereapprovata dall’assemblea con la maggioranza deivoti che rappresentino almeno la metà dei millesi-mi. Se, invece, è a servizio di singole abitazioni,secondo il nuovo art. 1122-bis c.c. non è sogget-to ad autorizzazione. Il richiedente deve comunqueavvertire l’amministrazione nel caso in cui l’instal-lazione dell’impianto necessiti di modifiche alleparti comuni, corredandola con una relazione chespieghi le modalità di esecuzione degli interventi.A questo punto l’assemblea, con la maggioranzaprima indicata, può prescrivere l’adozione di cau-tele che salvaguardino la sicurezza, il decoroarchitettonico e la stabilità dell’edificio. Come sivede, l’articolo fornisce indicazioni che aiutano agestire il problema, cercando un giusto equilibriotra esigenze e diritti del singolo e quelle del restodella comunità e ciò sicuramente faciliterà l’instal-lazione degli impianti.

●● La mancanza di regole ben definite è stata un freno alla diffusione dei sistemi per lo sfruttamento delle rinnovabili?Sicuramente è stato tra i fattori che più hanno inci-so. È facile immaginare come molte persone inte-ressate a queste soluzioni, di fronte all’incertezzanormativa e alla prospettiva di vedersi impelagatiin estenuanti discussioni o contenziosi, anche perragioni di “buon vicinato” abbiano finito con ilrinunciare. Adesso si afferma chiaramente che ilsingolo condomino può realizzare il proprio impian-to sfruttando il lastrico solare e tutte le superficicomuni idonee a questo scopo, a patto di preser-vare il decoro dello stabile. Si stabilisce, inoltre,che gli altri condomini sono obbligati a far accede-re alle loro proprietà i tecnici e maestranze per laprogettazione ed esecuzione delle opere.L’articolo, però, contiene anche prescrizioni a tute-la dei condomini, come la possibilità da parte del-l’assemblea di chiedere all’interessato una garan-zia a copertura di eventuali danni provocati dall’in-tervento. Sempre con il voto dell’assemblea, verràdeciso come ripartire l’uso del tetto e delle altreparti comuni sulle quali dovessero esserci richie-ste per l’installazione di più impianti.

●● Ma c’è davvero un interesse da parte degli inquilini verso l’impiego di queste soluzionie quali sono le più gettonate?Negli ultimi anni la sensibilità verso il risparmioenergetico e l’utilizzo di fonti alternative ai combu-stibili fossili è molto cresciuta. Grazie allo sviluppotecnologico si è anche visto che le soluzioni a que-sti problemi sono a portata di mano e permettonodi ottenere importanti risparmi sui costi delle bol-

lette. Del resto, negli ultimi anni, qualcosa è statofatto, soprattutto nelle Regioni del Nord Italia,dove abbiamo visto spuntare sui tetti dei condo-mini impianti solari termici, fotovoltaici, ma dovec’è stato anche un maggior ricorso a soluzionicome le sonde geotermiche. Più in generale, èaumentato il numero degli interventi di riqualifica-zione energetica, come la coibentazione degli edi-fici, la sostituzione delle vecchie caldaie con lenuove tecnologie a condensazione. L’interesse,quindi, è forte. Per tradurlo efficacemente in atticoncreti occorre che ci siano le condizioni: lanuova normativa, per ciò che riguarda gli aspettiburocratici e legali, è un giusto passo in questadirezione, ma da sola non basta. L’altro grandeproblema, soprattutto nella pessima congiunturaeconomica che stiamo attraversando, è quellodella disponibilità delle risorse, l’accesso al credi-to da parte dei condomini più disagiati.

●● Cosa si potrebbe fare per risolvere questo problema?Dal momento che il problema è legato alla scarsacapacità di spesa di singoli e famiglie, si dovrebbepensare a forme di accesso al credito agevolate asostegno dei condomini che intendono effettuaretali interventi. Operazione che chiama in causanon solo le banche, ma anche lo Stato e, in parti-colare, gli enti locali, come Regioni e Comuni. Nondimentichiamo che tutto ciò rientra in un discorsomolto più ampio che riguarda il raggiungimentodegli obiettivi in materia di risparmio ed efficienzaenergetica per il settore delle costruzioni fissati insede europea. Come associazione siamo moltoimpegnati su questo fronte, forti di felici esperien-ze fatte in passato, come il conto correnteCondominium nato da un accordo con la bancaIntesa San Paolo, sebbene ora non soddisfi più leesigenze dei cittadini. Si stanno cercando e valu-tando formule vantaggiose che facciano decollareil settore, oltre a consentire a tutti di godere delleinnovazioni tecnologiche. ■

Normativa

29n° 101 febbraio

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.com

Page 34: Impianti Building 101 Febbraio 2013

PadovaFiere11/13 aprile 2013

Coordinamento tecnico:Ing. Laurent Socal, Ing. Luca Stefanutti, Prof. Massimiliano Nastri, Ing. Massimo Gozzi

• Progettare l’efficienza energetica: best practice di progettazione integrata• Nuovo decreto conto energia termico• Impianti termici integrati• L’evoluzione dell’involucro• VMC - Ventilazione Meccanica Controllata• Termoregolazione e contabilizzazione• Refrigerazione e condizionamento• Caldaie a condensazione• Impianti idraulici• Fotovoltaico• Impianti a biomasse• Solare termico• Pompe di calore e geotermia

I FOCUS *

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(*) Programma indicativo, aggiornato al 11/01/2013

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Page 35: Impianti Building 101 Febbraio 2013

La domanda di energia per il condiziona-mento degli ambienti è aumentata consi-derevolmente negli ultimi decenni ed iltrend è ancora fortemente in crescita. Letecnologie tradizionalmente utilizzate per

il condizionamento estivo (sistemi a compressionecon motori elettrici) sono causa di notevoli sovrac-carichi della rete elettrica di distribuzione con con-seguente rischio di black-out elettrici. In particola-re il rischio è di dover aumentare significativamen-te la potenza installata senza un corrispondenteaumento del consumo con il risultato di un costodell’energia più alto. La tecnologia del solar cooling può produrre un’im-mediata riduzione di consumi energetici ed emis-sioni di CO

2 ed avere considerevoli ricadute indu-

striali sia in Italia che nel resto del BacinoMediterraneo in vari settori di primaria rilevanzaeconomica (climatizzazione invernale ed estivadegli edifici e climatizzazione veicolare). Tale tec-nologia rappresenta pertanto un modello energeti-co efficiente di riferimento per la climatizzazionenell’Italia centro-meridionale e nel Bacino

Mediterraneo.L’impiego dell’energia solare nella stagione estivaper il condizionamento dell’aria costituisce unasoluzione tecnica molto interessante dal punto divista energetico, vista la coincidenza della doman-da con la disponibilità di energia solare.Attualmente esistono diverse componenti tecnolo-giche per la realizzazione di sistemi di raffresca-mento solare, anche se non esiste ancora unasoluzione tecnologica integrata di facile applicazio-ne. C’è la necessità, quindi, di promuovere lo svi-luppo di sistemi integrati che siano competitivi e diriferimento per il “sistema Italia”, in riferimentoalle condizioni climatiche (centro sud italiano eBacino Mediterraneo) e alle varie tecnologie dis-ponibili, ad esempio analizzando le potenzialità diimpiego invernale, e anche attraverso una mirataattività di diffusione che faccia uso di strumenti diincentivazione. La prioritizzazione dei potenziali dimercato consentirà di avere un maggiore impattodall’applicazione dei ritrovati della ricerca e conse-guentemente un maggiore beneficio sia in terminienergetici che ambientali ed occupazionali. ➲

Solar cooling

31n° 101 febbraio

Sistemi di climatizzazioneassistiti da energia solareLo sfruttamento dell’energiasolare per il raffrescamentoestivo è una soluzionepromettente sotto il profiloambientale, energetico e deicosti. Vediamo come funzionanoquesti sistemi il cui mercato in Italia stenta a decollare.

di Ilaria Bertini – ENEA

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fonte: IEA-task 38

Page 36: Impianti Building 101 Febbraio 2013

LA TECNOLOGIALa climatizzazione ad assorbimento è una delle piùpromettenti tecnologie termiche di climatizzazioneperché consente lo sfruttamento dell’energia sola-re e quindi un risparmio d’energia primaria stima-bile intorno al 50-60%. Due fattori in particolarerendono questa tecnologia interessante: il fatto diessere azionate da energia termica a temperaturecompatibili con i pannelli solari commerciali ed ilfatto che i fluidi refrigeranti utilizzati non creanoproblemi per l’ambiente.In detto contesto l’energia solare termica attiva unciclo termodinamico per la produzione di acquacalda/refrigerata per il trattamento dell’aria desti-nata al condizionamento degli ambienti. Il consu-mo di energia elettrica per il funzionamento delleapparecchiature di condizionamento e refrigerazio-ne è allora limitato al solo azionamento dellepompe e delle centraline di controllo. Negli edifici,soprattutto in quelli destinati al settore terziarioampiamente vetrati, spesso in estate si manife-stano delle spiacevoli condizioni di surriscalda-mento che diminuiscono notevolmente il benesse-re degli occupanti. In questi casi, la climatizzazio-ne, oltre a garantire il necessario ricambio d’aria,assume la funzione di mantenere la temperatura el’umidità relativa dell’aria interna ad un livello gra-devole. Il controllo della temperatura dell’aria sipuò ottenere con una sufficiente ventilazione,oppure raffreddando delle superfici termoattive,per esempio, quelle dei solai e dei pavimenti, mal’umidità relativa si può regolare solo tramite ilcondizionamento dell’aria. Il principio generale è la produzione di freddo apartire da una sorgente di calore, in sintesi i pas-saggi che descrivono la produzione sono:• la sorgente di calore sole irraggia energia che

viene assorbita dai collettori solari• la produzione di freddo avviene per mezzo delle

macchine frigorifere• il fluido freddo termovettore, acqua o aria, a

seconda del tipo di macchina viene impiegato afini del condizionamento degli ambienti.

Per alimentare gli impianti di condizionamento adenergia solare esistono diverse tipologie di collet-tori solari sul mercato, che si dividono in funzionedella tipologia e della temperatura alla quale sonoin grado di operare: collettori a tubi evacuati (ridu-zione di perdite di energia termica, temperature diuscita elevate), collettori solare piano (più diffusi,

riscaldamento liquido termovettore, possibileaccoppiamento diretto con desiccant cooling), col-lettori ad aria (necessità impianto di ventilazione,riscaldamento aria diretto, possibile accoppiamen-to diretto con desiccant cooling), collettore parabo-lico (riscaldamento liquido termovettore, per l’ac-coppiamento con macchina ad alta temperatura).Le principali categorie di sistemi basati sulla tec-nologia solar cooling, sono sistemi con macchinead assorbimento e sistemi DEC per il trattamentoaria.

SISTEMI CON MACCHINE AD ASSORBIMENTOSi realizzano con macchine frigorifere “ad assorbi-mento” e in misura minore con macchine frigorife-re “ad adsorbimento”. Queste macchine possonoprodurre acqua refrigerata alla temperatura dicirca 7°C, partendo da acqua calda (provenientedai pannelli solari e da eventuale caldaie di inte-grazione o fumi esausti derivanti da motori a com-bustione interna) alla temperatura di 80-100 °C.L’acqua refrigerata, attraverso un sistema di tuba-zioni, viene distribuita ai terminali di raffresca-mento (ad esempio ventilconvettori) dislocati neilocali da climatizzare. Il vantaggio dei sistemi aciclo chiuso consiste nella possibilità di realizzarel’impianto con qualsiasi tipo di rete di distribuzio-ne, sia ad aria che ad acqua.

SISTEMI DEC PER ILTRATTAMENTO DELL’ARIASi realizzano con sistemi DEC (Desiccant &Evaporative Cooling Systems), che combinanodeumidificazione e raffreddamento evaporativo. Sitratta di innovativi sistemi di trattamento direttodell’aria, alternativi ai tradizionali sistemi a com-pressione. La tecnologia più comune prevede l’uti-lizzo di deumidificatori rotanti con sostanze assor-benti solide. L’aria prelevata dall’esterno vieneprima deumidificata e successivamente raffredda-ta, attraverso l’utilizzo di acqua come refrigerante.Il calore prodotto dai pannelli solari serve invece arigenerare il deumidificatore. Possono venireimpiegati anche pannelli solari ad aria. Si tratta diuna tecnologia applicabile su edifici di una certadimensione provvisti di sistema di ventilazione, incui alla necessità di raffrescare si aggiunge anchela necessità di controllare il tasso di umidità del-l’aria.

GRADO DI SVILUPPOIl solar cooling è una tecnologia che non ha anco-ra raggiunto la piena maturità commerciale, infattisono pochi gli impianti effettivamente realizzati afronte di un numero molto più elevato di impiantipilota e di applicazioni sperimentali. Da un’indagi-ne condotta dalla Task 38 della IEA aggiornata anovembre del 2009 si evince una diffusione anco-ra limitata della tecnologia solar cooling sia inambito nazionale che internazionale.In campo nazionale il numero di installazioni diimpianti di solar cooling sono passati da una solaunità del 2005 a 21 unità nel 2009, con una

Solar cooling

32 febbraio n° 101

Vista dell’edificio e del campo solare (C.R. Casaccia)

Page 37: Impianti Building 101 Febbraio 2013

superficie solare installata pari a 6000 mq a ser-vizio di macchine ad assorbimento per un totale dicirca 2700 kW frigo. Di particolare interesse perpotenza installata e per superficie solare è l’im-pianto di solar cooling installato a Roma sopra imagazzini della METRO Cash & Carry (2700 m²superficie campo solare, 700 kW chiller ad assor-bimento).Il mercato del solar cooling potrà svilupparsi pie-namente solo puntando alle applicazioni residen-ziali a livello di singolo edificio. I costi d’investi-mento per attuare l’ammodernamento richiestodalla trasformazione in corso sono fortementedipendenti dal grado di autonomia dalla fonte fos-sile e quindi dall’estensione del campo solare aservizio della macchina ad assorbimento. Unadelle problematiche principali che frenano lo svi-luppo del solar cooling è la posizione attendistadegli operatori del mercato del condizionamento,posizione dettata dall’esiguità del numero deisistemi realizzati finora. In tal senso non risultanopresenti sul nostro territorio attività e investimentia lungo termine da parte del comparto produttivo.Infine, la tecnologia non è ancora conosciutaappieno dal mondo professionale e il costo com-plessivo è ancora elevato data la marginale diffu-sione di tali impianti. Quindi, le potenziali prospettive di crescita puressendo ampie, sono frenate dall’attuale panora-ma di mercato nelle sue varie sfaccettature (aspet-to tecnico, normativo, produttivo, commerciale);infatti l’iniziativa è lasciata per lo più a singoli pro-gettisti e le realizzazioni si sintetizzano in pochiimpianti sul territorio.Per quanto riguarda il campo dell’edilizia, gli attua-li sforzi di ricerca e sviluppo sono indirizzati in duedirezioni:• miglioramento delle prestazioni energetiche

delle macchine e quindi aumento dell’efficienza• sviluppo di macchine, che forniscano potenze

ridotte (< 20 kW) per ampliare l’attuale segmen-to di mercato del residenziale e quindi una con-seguente riduzione dei prezzi.

Per quanto riguarda il secondo punto, attualmentele macchine presenti sul mercato partono general-mente da potenze superiori a 35 kW; tale elevatapotenza non si combina con la necessità di servi-re invece l’edilizia residenziale comprendente villemonofamiliari, villette a schiera e palazzine dimedia grandezza. Ad oggi, le applicazioni tipicherimangono il settore commerciale e l’edilizia delterziario.Per quanto riguarda la ricerca, in particolare, i temida sviluppare sono la realizzazione di macchine dipiccola taglia dedicate alla specifica tecnologia,ma anche la messa a punto di adeguati strumentidi progettazione per ottimizzarne l’efficienza: soft-ware dedicati, chiarezza dei risultati e limiti diapplicazione.A tale proposito ENEA sta promuovendo un’inten-sa e sinergica attività di ricerca&sviluppo (piatta-forma software: Optimal DESign for Smart Energy-ODESSE per la progettazione dinamica di interven-ti di efficientamento del sistema edificio-impianti),

e di trasferimento tecnologico anche per mezzodella costituzione di spin-off per la commercializ-zazione di nuovi prodotti.Inoltre, ha deciso di realizzare l’efficientamento diun edificio, presso il centro della Casaccia attra-verso l’applicazione della tecnologia di solarcooling. ■

Solar cooling

33n° 101 febbraio

ENEA SOLAR COOLING

Campo solare

Serbatoiaccumulo

termico

Gruppo Frigo Assorbimentoe torre evaporativa

Serbatoi di accumuloacqua fredda e chiller

esistente

Page 38: Impianti Building 101 Febbraio 2013

linee per tubi grandi dimensioni

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TUBI TERMOPLASTICI

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W W W. B A U S A N O. I T

Page 39: Impianti Building 101 Febbraio 2013

Progettazione

35n° 101 febbraio

Impianti di trattamentoacqua per piscineNote sulla progettazione e riflessioni sugli accorgimentiper l’efficienza energetica e il risparmio idrico.

di Franco Zanca

In generale la progettazione degli impiantidi complessi natatori richiede specifichecompetenze specialistiche raramenteriscontrabili in un unico soggetto.Purtroppo in diversi casi si riscontra una

scarsa integrazione involucro-impianti, conse-guenza dell’altrettanto scarsa integrazione tra laprogettazione architettonica ed impiantistica,quest’ultima spesso coinvolta per ultima ed informe improprie. Solo recentemente, grazieall’accresciuta attenzione al tema dell’efficienzaenergetica e all’evoluzione delle normative, sisono viste le maggiori potenzialità di un approc-cio progettuale integrato.

PERCORSO DI PROGETTAZIONEDEGLI IMPIANTI DI TRATTAMENTO ACQUASenza entrare nei particolari e semplificandomolto si parte dalla normativa vigente, la UNI10637 che è del 2006 e che attualmente è sotto-posta a revisione (per quanto è dato a sapersi nonsi prevedono significative modifiche).La norma detta le regole per la progettazionedegli impianti di circolazione e di trattamento fisi-co (circuito idraulico, filtri, prefiltri, pompe) e perla misurazione dei parametri dell’acqua, la disin-fezione e la regolazione (analizzatori ed apparec-

chiature per il dosaggio).La portata dell’impianto di circolazione è in funzio-ne dei tempi di ricircolo: quanto impiega l’acquadella piscina (vasca + 60% del volume nominaledella vasca compenso) ad attraversare l’impiantodi trattamento. A puro titolo di esempio le portatein gioco negli impianti natatori vanno da circa 120mc/h per una vasca da 25 m a circa 680 mc/h peruna vasca olimpionica.Il circuito idraulico viene dimensionato in funzionedi due classi di limiti:• di velocità nelle tubazioni (1,7 m/s nei tratti in

aspirazione e 2,5 m/s nei tratti in mandata)• di perdita di carico nelle tubazioni (40 mm/m nei

tratti in aspirazione e 70 mm/m nei tratti inmandata).

Le indicazioni “morfologiche” della norma riguar-dano solamente il numero minimo dei prefiltri e deifiltri; al numero di filtri deve corrispondere quellodelle pompe con l’aggiunta di una pompa di scor-ta montata e pronta all’uso.L’impianto deve superare la prova colore a garan-zia della corretta circolazione e diffusione del dis-infettante.Infine la norma consiglia che la gestione dell’im-pianto sia automatica.Soddisfatto quanto sopra ogni impianto è formal-mente idoneo.

Fig.1: Piscinacomunale di Crema.Vasca ad onde.Impianto automatico.Collettore diaspirazione compattocon due soli grandiprefiltri ispezionabili.

Page 40: Impianti Building 101 Febbraio 2013

MORFOLOGIA DEGLI IMPIANTIRecenti studi ed esperienze volti a migliorare lamorfologia degli impianti, finalizzati anche ad intro-durre o elevare l’automazione di cui possono esse-re dotati, costituiscono segnali di cambiamento.Nulla di consolidato ma qualcosa di concreto. Sono apparsi sul mercato e sono comunementedisponibili nuovi componenti (quali ad esempio:valvole di intercettazione e di ritegno, prese a staf-fa per derivazioni di grande diametro per grandiimpianti). Tali nuovi componenti possono essereutilizzati non solo per migliorare la qualità genera-le degli impianti ma anche per introdurre innova-zioni progettuali e morfologiche che portino asignificativi benefici.Si possono adottare soluzioni progettuali e morfo-

logiche finalizzate alla riduzionedegli ingombri e delle perdite di cari-co e, contestualmente, alla facilitàdi automazione aumentando la pos-sibilità di realizzare impianti auto-matici.

AUTOMAZIONE Conviene distinguere almeno tra automazione “dibase” ed automazione “evoluta”. Per automazione“di base” può intendersi la semplice motorizzazio-ne delle valvole di manovra dei filtri per le funzionidi filtrazione, lavaggio in controcorrente, eventualerisciacquo, scarico e fermo impianto. Si realizzacon l’attuazione, preferibilmente pneumatica, dellevalvole e comporta la dotazione di un quadro dicomando con PLC per la programmazione dellefunzioni e delle relative aperture/chiusure dellevalvole motorizzate.“Evoluta” è invece l’automazione che va oltre lemotorizzazioni delle sole valvole di manovra,aggiungendo la motorizzazione di altre valvole,

Progettazione

36 febbraio n° 101

Fig.2: Piscina comunale di Crema. Vasca ad onde. Impianto automatico. Particolaredi uno dei due gruppi di aspirazione dalla vasca di compenso e dal fondo.

Fig.3: Piscina comunale di Crema. Vascaad onde. Impianto automatico. Installazionedi filtri senza batterie di manovra per migliorare l’accessibilità e la facilità di manutenzione.

Fig.4: Piscina comunale di Crema. Vascaad onde. Impianto automatico. Pannellobatterie di manovra per 4 filtri con valvole a farfalla con giunzioni a collare attuate.

Fig.5: Ristrutturazione piscina turisticoricettiva Hotel Bisesti - Garda (VR).Impianto autmatico. Gruppo aspirazione e pompe compatto con funzionalità diaspirazione notturna dal fondo piscina.

Page 41: Impianti Building 101 Febbraio 2013

Progettazione

37n° 101 febbraio

Tabella 1

ACCORGIMENTO FUNZIONALITÀ VANTAGGIOConcentrazione delle aspirazioni dal fondo in due sole linee

Consente l’installazione di due solevalvole di intercettazione

Facile ed economica automazionedelle operazioni su tali valvole

Dimensionamento delle aspirazionidal fondo per l’intera portatadell’impianto (con assoluta garanzia di scurezza)

L’impianto può funzionare anche in fase di riempimento

Si prepara più velocemente l’impiantopotendo trattare e riscaldare l’acqua

Lavaggio in controcorrente dei filtricon acqua di piscina senza aspiraredalla vasca di compenso.Funzione automatizzabile

Si elimina il rischio di usare e scaricare acqua di reintegronecessaria per assolvere agli obblighidi rinnovo giornaliero

Possibilità di sospendere la circolazione tramite lo sfiorogarantendola comunque tramite le aspirazioni dal fondo.Funzione automatizzabile

Si evita il rumore dello sfioro di notte(utile nelle piscine turistico-ricettive).Non scorrendo l’acqua nelle canalettedi sfioro si limita l’evaporazione e la dispersione di calore (piscine riscaldate di ogni tipo)

Anticipazione del reintegro del livelloin vasca di compenso preliminare al lavaggio

Possibilità di caricare l’acqua quandoè più disponibile (ad esempio di nottequando altri consumi sono sospesi).Funzione automatizzabile

Elimina rischio di avere poca acqua in vasca compenso con arresto dellepompe per la protezione delle stesse

Riciclo di parte dell’acqua di piscinacon derivazione per le vaschette lavapiedi. Uso secondario

Essendo imposta una percentuale di ricambio giornaliero si contribuisceal ricambio con un uso secondario.Funzione automatizzabile

Non si spreca acqua di acquedotto.Miglior benessere (temperatura nellevaschette lavapiedi come in piscina)

Scarico per rinnovo lento tramitedispositivo dedicato dell’acqua di rinnovo (invece di smaltirla tuttauna volta al giorno)

Si scarica con bassissima portata e contemporaneamente si reintegracon uguale portata.Funzione automatizzabile

Con il minimo costo di un piccoloscambiatore si può preriscaldarel’acqua di reintegro recuperandocalore dall’acqua di scarico

Recupero dell’acqua di scarico perrinnovo (dopo recupero di calore) in una vasca di accumulo per usisecondari.Un’unica vasca di accumulo puòservire anche tutti gli impianti del complesso natatorio

Può essere usata per lavare i filtri in quanto si dispone di acqua in quantità maggiore di quantonecessario allo scopo. Funzione automatizzabile.Il lavaggio può essere fatto sia con le pompe di circolazione che conpompa dedicata

Non si usa acqua riscaldata di vascaper lavare i filtri.È necessario eseguire il risciacquo conacqua di piscina, anche per espellerequella di lavaggio proveniente dallavasca di accumulo contenuta nei filtri

L’ulteriore disponibilità può esseredestinata ad altri usi (sciacquoni,lavaggio del piano vasca)

Si evita ulteriore spreco di acqua di acquedotto

Possibilità di lavaggio di un filtrolasciando gli altri in filtrazione

Non si fermano gli impianti.Si allunga la vita di eventuali lampadeUV evitando spegnimenti nonnecessari

Asservimento ad inverter delle pompe di circolazione

Si regola la portata dell’impianto a quella effettiva di progetto

Contestualmente si ha un risparmiodi energia elettrica anche notevole

In determinate situazioni l’impiantopuò essere rallentato senza tuttaviaessere fermato

Con ulteriore risparmio di energia elettrica

Page 42: Impianti Building 101 Febbraio 2013

laddove l’adozione di particolari accorgimentimorfologici lo consenta, per ampliare le funzioniautomatiche di gestione dell’impianto, anche aifini del risparmio energetico, sfruttando megliole potenzialità del PLC già necessariamente pre-sente nel quadro di comando.Accorgimenti, funzionalità e vantaggi sono sche-matizzati nella tabella 1.

EFFICIENZA ENERGETICA:CONTRIBUTO DELLE NORMEVa pur troppo detto che la norma UNI10637:2006 “Requisiti degli impianti di circola-zione, trattamento, disinfezione e qualità dell’ac-qua di piscina”, semplice norma tecnica chenecessita di recepimento legislativo da partedelle Regioni (competenti in materia) non affron-ta l’argomento dell’efficienza energetica. Gliunici aspetti toccati sono i limiti imposti a velo-cità e perdite di carico, ma appare chiaro chequesti sono introdotti semplicemente per scon-giurare sottodimensionamenti e malfunziona-menti degli impianti. Il contributo delle norme inmateria è semplicemente nullo.Tali norme sono ora in fase di revisione; ma nonsi prevedono sconvolgimenti, salvo, si spera, l’in-troduzione di precisazioni sulla continuità di fun-zionamento degli impianti, argomento sino adora trascurato e rientrante nell’ambito dellagestione degli impianti ma con pesanti ripercus-sioni sulla loro progettazione.Considerando scontata la necessità di imporreuna sostanziale continuità di funzionamentodegli impianti è certamente auspicabile chevenga prevista la possibilità di modularne funzio-namento e portata in funzione delle necessitàvariabili per fattori temporali e/o di intensità omodalità d’uso.Questo significa modulare la portata degliimpianti in funzione delle necessità variabili ditrattamento dell’acqua per mantenere costante-mente i parametri dell’acqua nei limiti di sicurez-za imposti dalla tabella A “Requisiti dell’acqua inimmissione e contenuta in vasca” dell’AccordoStato-Regioni del 16/01/2003.

CONCLUSIONELa modulazione della portata degli impianti, ogni-qualvolta non sia necessario sfruttarli in pienoper il mantenimento della qualità dell’acqua,porta un evidente riduzione dei costi energetici.La progettazione di impianti flessibili è impen-sabile in assenza di automazione “evoluta” equesta a sua volta è realizzabile solo uscendodalla progettazione “tradizionale” (anche insenso mor fologico) e dal semplice rispettodelle norme.Solo in caso di committenza sensibilizzata a taliproblematiche, attenta al rapporto tra i maggioricosti necessari per la realizzazione di impiantiperformanti e flessibili e la riduzione dei costienergetici e di gestione, è possibile mettere incampo quelle professionalità che esistono e giàoperano in questo senso. ■

Progettazione

38 febbraio n° 101

Fig.6: Ristrutturazione piscina turistico ricettiva HotelBisesti - Garda (VR). Impianto autmatico. Quadro di comando con PC touch-scren. A bordo 11 inverter (3 per le pompe di circolazione ed 8 per le pompe delle animazioni) con 11 regolazioni di frequenza.

Fig.7: Piscina Idronuoto – Idro (BS). Rifacimentoimpianti. 2 impianti automatici. Pompa di scarico per rinnovo comune ai due impianti conpreriscaldamento dei due reintegri nelle due vasche di compenso. Aspirazione alternata dal fondo di duevasche. Funzionalità prpgrammabile ed automatizzatacon due sole valvole attuate.

Fig.8: Piscina Idronuoto – Idro (BS). Rifacimento impianti.2 impianti automatici. Recupero di calore dalla UTA. Nei momenti in cui il piano vasca non necessita diulteriore fabbisogno termico (riscaldamento), l’energiaprodotta dalla pompa di calore per la deumidificazioneviene ceduta all’acqua della piscina tramite unoscambiatore di calore posto sul collettore di mandata.Questo favorisce un ulteriore risparmio di riscaldamentodell’acqua della vasca. Mediamente viene ceduta,all’acqua della vasca, un quarto della potenza giornalieraprodotta dalla pompa di calore.

Page 43: Impianti Building 101 Febbraio 2013

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Page 44: Impianti Building 101 Febbraio 2013

Impianti industriali

40 febbraio n° 101

La sicurezzaraddoppia di Luciano De Cecco - Hürner Italia Srl

Sempre maggiori sono le esigenze di sicurezza e le prescrizioni delle normative che tutelano l’ambiente, i luoghi di lavoro e la salute delpersonale operativo all’interno degli insediamenti industriali. La tecnologiadelle condotte intubate rappresenta una valida risposta a tali richieste.

Fig.1: Raccordo T 90° per saldaturasimultanea - PVDF / PVDF

Fig.2: Raccordo curvaa 90° per saldatura a cascata - PVDF/PE

Fig.3: Saldaturasimultanea di materiali identici

Fig.4: Saldatura a cascata di materialidifferenti

[1]

[2]

[3]

[4]

LLa linea Tubo Intubato della Hürner Italiasoddisfa e raddoppia tutti i criteri di sicu-rezza e rispecchia lo stato dell’arte dellanuova tecnologia di condotte intubate. Losviluppo di questo sistema è una conse-

guenza dei continui e crescenti obblighi legislati-vi, dei rischi economici, delle valutazioni etichedell’utente, in quanto in caso di perdita i dannipossono raggiungere facilmente valori elevatissimie rappresentano un fattore incalcolabile nella

gestione, e oltretutto non sono sempre copertiintegralmente dalle assicurazioni. Pertanto in altripaesi, laddove le condotte con liquidi pericolosipassano nelle zone con acqua di falda potabile, siha l’obbligo di realizzare tubi interrati visivamenteispezionabili oppure di applicare un sistema di tubiintubati con le rispettive tecniche di controllo. Il sistema tubo intubato della Hürner Italia seguela raccomandazione tedesca della DVS 2210parte 2 Condotte industriali in materiale termopla-

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stico - Progettazione, Costruzione, Installazionedei sistemi tubi intubati, che definisce l’uso deimateriali termoplastici altamente resistenti controla corrosione dei prodotti convogliati, che sonoprevalentemente PE, PP, PVDF e ECTFE, e descrivediverse combinazioni di materiale tra tubo internoe tubo esterno con cenni sui vari sistemi di rile-vazione delle eventuali perdite.Per i tubi intubati, destinati all’installazione inzone di falda con acqua potabile sono rispettati icriteri della specifica tedesca ATV-DVKW-A 142Canali e condotte di scarico posate in zone diapprovvigionamento di acque potabili, che sibasano sempre su un doppio sistema di condotte,sempre controllabile visibilmente o con adeguatisistemi remoti.

INSTALLAZIONI INDUSTRIALILe condotte del sistema Tubo Intubato costruiteed installate dalla Hürner Italia sono state appli-cate, ad oggi, negli stabilimenti metallurgici e chi-mici, dove è richiesto un convogliamento di pro-dotti altamente corrosivi e/o tossici. La scelta dei materiali e la loro combinazione defi-nisce automaticamente anche la tecnologia di giun-zione. Se i materiali sono identici tra interno edesterno (fig.1), la saldatura si esegue contempora-neamente e si chiama “simultanea” (fig.3), se imateriali sono differenti (fig.2), la giunzione si chia-

ma “a cascata” in quanto si deve prima saldare iltubo interno e poi il tubo esterno (fig.4). Le macchine saldatrici, normalizzate dalla UNI10565 per la giunzione testa/testa e per la qualesi applicano le rispettive norme di procedimentoUNI 10520 (PE) e UNI 11397 (PP), si utilizzanoper tutte e due le tecniche, ma con termoelemen-to riscaldante speciale per la tecnica di giunzionea cascata. Questa tipologia di giunzione può incerti casi essere sostituita dalla saldatura conmanicotti elettrosaldabili. Il procedimento simulta-neo è illustrato nelle figure 5, 6 e 7. Tale procedi-mento di giunzione è applicato sia al tubo internoche al tubo di protezione esterno consentendo ilcollaudo a pressione di entrambe le tubazioni inrelazione alla loro pressione nominale.I tubi e i raccordi interni ed esterni sono uniti dauna serie di distanziali (fig.8), che determinano diconseguenza la presenza di una intercapedine.Tale sezione è ispezionabile sia visivamente attra-verso appositi bocchelli, o controllabile attraversoun cavo sensibile posato sul fondo dei tubi che,alimentato da una apposita strumentazione,segnala a distanza il punto preciso della eventua-le perdita di liquido (fig.9).

PROGRAMMA DI FORNITURALa scelta dei materiali è determinata dalla tipolo-gia di fluido trasportato dal tubo interno e dalle

Impianti industriali

41n° 101 febbraio

Fig.5: Piallatura dei terminali PP/PP - giunzione simultanea

Fig.6: Riscaldamento -giunzione simultanea

Fig.7: Saldatura e raffreddamento -giunzione simultanea

Fig.8: Processo di saldatura - Tubi e raccordiprefabbricati con distanziali in primo piano

Fig.9: Esempio di installazione del cavo di rilevamentoperdite di liquido

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condizioni ambientali alle quali è sottoposto il tuboesterno; i materiali standard e le rispettive combi-nazioni messe a disposizione dalla Hürner Italiasono riportate in tabella 1.Nel programma standard sono disponibili, pertutte le sopra indicate combinazioni dei materiali,i seguenti componenti: • tubazioni• curve a 45 e 90°• raccordi a T a 90° normali o ridotti• riduzioni• calotte terminali• punti fissi

• cartelle• flange libere• supporti.È possibile la costruzione di pezzi speciali per lepiù elevate esigenze di montaggio.Le dimensioni standard per le saldature simulta-nee sono:• Tubo interno dal DE 32, 63, 90, 110, 160,

200 al DE 250 mm• Tubo esterno dal DE 90, 110, 160, 200, 250,

315 al DE 355 mm mentre le combinazioni per le saldatura a casca-ta sono:• Tubo interno dal DE 32, 63, 90, 110 al DE

160 mm • Tubo esterno dal DE 90, 125, 160, 200 al DE

280 mm.

CONCLUSIONECon il sistema Tubo Intubato si ottiene la massi-ma garanzia quale prevenzione contro eventualidanni in caso di rottura delle tubazioni e rappre-senta una valida risposta alle attese di evitare almassimo l’inquinamento dell’ambiente e proteg-gere la salute degli operatori. Numerose installazioni in Italia e all’ estero con-fermano la validità di tale soluzione. ■

Impianti industriali

Tabella 1

Interno /esterno PE 100/PE 100 Giunzione simultanea

Interno /esterno PPH/PPH Giunzione simultanea

Interno /esterno PVDF/PVDF Giunzione simultanea

Interno /esterno PVDF/PE 100 Giunzione a cascata

Interno /esterno PVDF/PPH Giunzione a cascata

Interno /esterno ECTFE/PE 100 Giunzione a cascata

Interno /esterno ECTFE/PPH Giunzione a cascata

Page 47: Impianti Building 101 Febbraio 2013

VetrinaSaint-Gobain PAM Italia

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NEXUS è una linea di prodotti progettata e fabbricataper rispondere ai bisogni di affidabilità e di duratanel tempo delle reti di distribuzione di acqua ad uso

potabile, civile e irriguo. I prodotti sono concepiti sulla ba-se dell’esperienza di Saint-Gobain PAM, azienda con oltre300 anni di storia ed attività nel campo delle infrastruttureper il ciclo idrico integrato. Questa linea rappresenta la so-luzione ai problemi di manutenzione e/o di estensione direti idriche di qualsiasi materiale.La gamma comprende:• un sistema completo per la derivazione di utenza delle

condotte di adduzione di acqua potabile e delle reti di ir-rigazione, costituito dai collari di presa in carico per con-dotte di qualunque materiale, di valvole di derivazione inlinea e a squadra e dai relativi accessori

• una linea di collari in acciaio e ghisa per la riparazione di

ogni tipologia di canalizzazione (acciaio, ghisa, vetroresi-na, PVC, PE)

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Le caratteristiche comuni a tutti i prodotti sono:• elevata tenuta idraulica e durata nel tempo, assicurate

dall’alta qualità dei materiali, dalla specializzazione del-la produzione che avviene nello stabilimento di Lavis(TN), dall’affidabilità del processo di collaudo

• resistenza alla corrosione dei terreni grazie al rivesti-mento a 250 micron

• idoneità al trasporto di acqua potabile (i prodotti NEXUSsono conformi al DM 174 per le parti applicabili)

• facilità di installazione.Il sito industriale di Lavis (TN) è lo stabilimento produttivodi Saint-Gobain PAM Italia dove si producono le apparec-chiature idrauliche e tutti i prodotti della linea NEXUS. Lagamma prodotti è rinomata per l’affidabilità e la resisten-za, ottenuta grazie all’utilizzo di materiali nobili come l’ac-ciaio inossidabile e la ghisa sferoidale e per la grande cu-ra dei dettagli. Durante tutte le fasi di lavorazione vengonoeffettuati controlli accuratissimi sia visivi che dimensionalia tutti i collaudi di tenuta per garantire la massima qualitàal prodotto finale.La verniciatura esterna, eseguita a caldo con polvere epos-sidica dello spessore di 250 micron, conferisce a questiprodotti la massima resistenza alla corrosione e agli urtied è omologata per uso contatto acqua potabile dai più im-portanti enti di certificazione europei (DM 174, KTW, WRC,DGS).L’altissima qualità del prodotto e del servizio erogati daquesto stabilimento è attestata dalla certificazione ISO9001:2000 nonché da quella ambientale ISO 14001 cheattesta il pieno rispetto dell’ambiente di tutti i processi in-dustriali attivi nella fabbrica.Tutti i clienti possono usufruire del servizio di AssistenzaTecnica di Saint-Gobain PAM Italia sia nella fase pre-vendi-ta (dimensionamento e supporto nella scelta dei prodotti)che post-vendita, nella fase di installazione e di manuten-zione degli impianti. La società è sempre a disposizionedei clienti sia per ospitarli a visitare la propria unità pro-duttiva sia per rispondere ad ogni loro richiesta. ■

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Il polietileneVeryResistant to Crack

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IIP ha recentemente pubblicato

un documento di specifica

relativamente a questo tipo di

polimero che per definizione

presenta una maggiore resistenza

alla propagazione lenta della

frattura. Ne abbiamo parlato

con Piero Ricci, Segment Leader

Piping & Fitting di IIP.

▼ La PAS 1075 fa riferimento aduna norma DIN tedesca, è corretto?Il termine PAS è l’acronimo di “Speci-fica tecnica pubblica” ed è intesa inGermania come corollario alle normee linee guida pubblicate in quel paesecon particolare riferimento alle tuba-zioni in polietilene per tecniche diinstallazione “alternativa” quali adesempio quelle senza letto di posa. Sitratta di uno “standard” in uso peracquisita consuetudine del mercatotedesco.

La pubblicazione di questo documen-to è stata effettuata dal settore “inno-vazione e normazione” del DIN che èl’Istituto Tedesco di Normazione.

▼ Il nostro Paese ha recepito la DINoppure ci sono state dellemodifiche?Non sono state recepite norme DIN odi altri paesi. In Italia, ad oggi, sonoin vigore le norme europee definite insede CEN, Comitato Europeo di Nor-mazione. In considerazione dello svi-luppo e diffusione di tecniche diinstallazione delle tubazioni per ilsettore fluidi in pressione “non con-venzionali”, l’Istituto Italiano dei Pla-stici S.r.l. ha però sviluppato e pub-blicato uno standard tecnico che halo scopo di definire le caratteristicheaddizionali delle materie prime e deitubi, rispetto a quanto prescritto dal-l’attuale normativa di riferimento peril settore conduzione di fluidi in pres-sione.

▼ Ci può riassumere gli aspettifondamentali del progetto?Il progetto è stato sviluppato dal grup-po di lavoro composto dai produttori dimateria prima e di tubi e coordinato daIIP, con la volontà di creare uno stan-dard che avesse valenza in Italia comealternativa ad altri documenti svilup-pati a livello locale, come ad esempioil PAS 1075 in Germania. Ad ultima-zione delle attività del gruppo di lavoroè stato poi approvato dagli organi tec-nici di IIP, quali i Comitati tecnici ed ilComitato di salvaguardia della impar-zialità, prima della sua pubblicazione edivulgazione ai potenziali interessatialla certificazione con circolare del 27agosto 2012.

▼ In particolare cosa è stato presoin esame?Lo standard tecnico IIP si applica allematerie prime e tubazioni realizzate inPE 100 RC, già conformi alle norme diriferimento per il settore «conduzione

Ilaboratori di ricerca del Politecnicodi Milano possono eseguire unaserie di caratterizzazioni standard e

non standard sui materiali polimericiper le tubazioni in pressione, sia perquanto riguarda le caratteristiche chi-

mico-fisiche che per quanto riguardail comportamento meccanico a brevee a lungo termine. Le maggiori potenzialità di collabora-zione con le altre realtà, che suppor-tano la certificazione di prodotto, pre-

senti sul territorio nazionale e inter-nazionale, sono naturalmente inambito della caratterizzazione nonstandard, in particolare quando sitratta di definire nuove caratteristichee nuovi metodi di prova.

L’opinione della comunità scientifica

di Roberto Frassine - Dipartimento

di Chimica, Materiali ed Ingegneria Chimica

“Giulio Natta”, Politecnico di Milano

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di fluidi in pressione» come acqua inpressione (UNI EN 12201), gasdottiinterrati (UNI EN 1555) e fluidi indu-striali (UNI EN ISO 15494), alle legginazionali in vigore per i campi di appli-cazione specificati nelle rispettive nor-me di riferimento e alle regole per ilrilascio ed il mantenimento della cer-tificazione di prodotto.Lo standard introduce test aggiuntivie specifici sia sulla materia prima siasul prodotto finito per misurare la resi-stenza alla propagazione lenta dellafessurazione, simulando sperimental-mente l’effetto degli intagli superfi-ciali e dei carichi puntuali che posso-no verificarsi sulle tubazioni se instal-late nelle condizioni sopra descritte.

▼ Quali sono i tipi di tubazione presiin esame e ammessi?Lo standard tecnico IIP si rivolge alletubazioni delle seguenti tipologie:• tubi di PE 100-RC a parete solida

(monostrato) realizzati unicamenteda PE 100-RC per tutto lo spessoredi parete

• tubi di PE a due o più strati coe-

strusi realizzati a partire da resineclassificate PE 100-RC

• tubi di PE 100-RC con strato di pro-tezione esterno (“pelabile” per assi-curare la saldatura per elettrofusio-ne) di materiale termoplastico pro-tettivo.

▼ La certificazione rilasciata da IIP cosa garantisce?La certificazione si propone di verifi-care che le materie prime ed i prodot-ti realizzati a partire da resine PE 100RC, oltre ad essere conformi alleattuali norme di riferimento, rispettino

anche i requisiti specifici previsti perl’applicazione, attraverso prove dilaboratorio (effettuate in parte diret-tamente presso il laboratorio di IIP).Inoltre verifica che il fabbricante abbiamesso in atto e sia in grado di man-tenere un processo di produzione econtrollo definito e costante, tale dagarantire con adeguata confidenzache i prodotti realizzati e riscontratisiano conformi nel tempo ai suddettirequisiti.

▼ Quali sono i rapporti con il laboratorio di prova tedesco e come si è potuto uniformare la parte comune di test perprocedere alle certificazioni?Lo scorso dicembre si è svolto unincontro tra i vertici aziendali di IIPed Hessel, l’unico laboratorio tede-sco dove vengono effettuati i testprevisti dal PAS, per analizzare i pun-ti di contatto delle due specifiche tec-niche e porre le basi per un accordodi mutuo riconoscimento tra i duelaboratori. Accordo utile, nello specifi-co alle aziende italiane, ad ottimizza-re il programma di test comuni ai pro-tocolli IIP e PAS, evitando inutiliextra costi per prove ridondanti.

In questo senso le competenzedisponibili presso il Politecnico diMilano, frutto di una lunga tradizionedi ricerca scientifica e di attrezzatureall’avanguardia, si possono integrareperfettamente con gli obiettivi diregolamentazione e di sviluppo deiprodotti sul mercato. Il recente trasferimento della sede diUNIPLAST all’interno del Politecnico èuno dei segni importanti della tradi-zione di collaborazione tra le due isti-tuzioni, una collaborazione inaugura-ta dallo scienziato Giulio Natta nel

lontano 1952 con la fondazione di unLaboratorio indipendente per il con-trollo delle caratteristiche delle mate-rie plastiche proprio su iniziativa del-la stessa UNIPLAST. Tra le motivazio-ni si leggeva “abbiamo voluto fondareun Laboratorio Prove Materie Plasti-che che avesse la funzione di salva-guardare chi trasforma e chi impiegale materie plastiche dalla diffusionedi prodotti scadenti, che dannegge-rebbero in definitiva anche il produt-tore, suscitando nel pubblico una dif-fidenza nell’impiego dei plastici“.

Anche oggi, queste parole possonoessere di attualità nel nostro Paese.

Il PE VRCDisporre di materiali sempre più resi-stenti a danni meccanici che posso-no provocare fenomeni di fessurazio-ne con propagazione lenta della frat-tura e conseguente perdita di fluidoverso l’esterno è sicuramente diestremo interesse per i gestori dellereti e gli altri utenti. Il problema sem-mai è come determinare in modo

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affidabile e ampiamente condivisodalla comunità tecnico-scientifica talicaratteristiche, in modo che i proget-tisti possano fare affidamento sumetodi di progetto di tipo previsiona-le. Questo problema è comune a tut-ti i nuovi prodotti; richiede tempo erisorse per poter essere razionalizza-to su base scientifica, indagato spe-rimentalmente e infine risolto.

Lo standardLe norme attualmente disponibili nonsono adeguate a mettere in evidenzale caratteristiche migliorative deimateriali VRC rispetto ai polietilenitradizionali. Lo standard tecnico svi-luppato da IIP ha sicuramente datoun contributo importante alla cono-scenza di tali caratteristiche, ma èancora lontano dall’avere le qualità diuno standard, essenzialmente perdue ragioni: le prove elencate, ancor-ché indubbiamente legate alle pre-stazioni specifiche del materiale, nonsono note né nei principi ispiratori né

nel dettaglio esecutivo e non posso-no perciò essere condivise nellacomunità tecnico-scientifica. Inoltre,la possibilità di eseguire buona partedei test è di fatto conferita ad un uni-co centro tecnologico a livello mon-diale. Questa situazione rivela chec’è ancora molto lavoro da fare pertrasferire le attuali conoscenze tecni-che a livello di uno standard interna-zionale.

La collaborazionecon IIPCon IIP, così come con gli enti di nor-mazione e con le Associazioni di set-tore, c’è la ferma volontà a collabo-rare su specifici settori industria-li nel rispetto delle relative compe-tenze. Il Politecnico, ad esempio, hadeciso di non rinnovare le attrezza-ture di caratterizzazione dei tubi inpressione che già sono presenti inIIP, anche se questa attività in pas-sato costituiva una parte importante

delle prove condotte dai nostri Labo-ratori. Grazie ad un accordo di colla-borazione, noi deleghiamo ad IIPuna parte delle prove cosiddette“tecnologiche” e ci rendiamo dispo-nibili ad integrare le attività di IIPcon servizi che si basano sullenostre capacità di analisi scientifica.È in fase di discussione un accordo-quadro più ampio che ci consentiràdi interagire su temi specifici conmodalità di ricerca applicata a sup-porto dell’industria. È un modelloche ci auguriamo possa portare acompimento la visione di Giulio Nat-ta di “contribuire al miglioramento ealla diffusione delle materie plasti-che poiché l’Industria, anche picco-la, saprà dove rivolgersi per un con-siglio disinteressato sul materialeda impiegare, sul come risolvere unproblema di lavorazione, su comecontrollare le caratteristiche dei pro-dotti finiti e la loro adeguatezza agliscopi previsti”. Obiettivo che richie-deva, ieri come oggi, la collaborazio-ne di tutti. ■

L’opinione della comunità scientifica

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●● Il Gruppo Polieco è oggi uno dei maggioriproduttori europei di tubazioni corrugate.Ripercorriamo i passaggi salienti di questopercorso?La storia del Gruppo comincia nel 1977, quando aRovato (Brescia) viene fondata Materie PlasticheBresciane, attiva nella produzione di compound ter-moplastici per il rivestimento di tubazioni in acciaio.Nel 1992 nasce invece Polieco che in breve temporiesce ad affermarsi come uno dei maggiori pro-duttori italiani di tubazioni corrugate. Le competen-ze raccolte nelle due realtà nel 2000 vengono fusein una nuova società, Industrie Polieco MPB, foca-lizzando le attività sullo sviluppo, produzione e com-mercializzazione di sistemi di tubazioni corrugate adoppia parete in polietilene ad alta densità e conti-nuando con la produzione di compounds di poliole-fine. Intanto, parallelamente alla diffusione di que-ste tecnologie di condotte nel mercato, cresceval’azienda che cominciava ad estendere le proprieattività all’estero. Così, nel 1999, veniva creata lafiliale francese, Polieco France SA, a cui negli annisuccessivi si sono aggiunte Polieco España(Spagna, ceduta alla fine dello scorso anno),Polieco Hellas AEBE (Grecia), Polieco Slovakia(Slovacchia) e Geopolieco (Svizzera), che compon-gono l’attuale assetto di Polieco Group.

●● Il Gruppo in quali mercato industriali opera econ quali tipologie di prodotto?I maggiori mercati di riferimento sono l’edilizia e il

comparto delle utility, che serviamo con le nostretre principali linee di prodotto. In particolare, per ilprimo proponiamo una vasta gamma di cavidotti,con diametri da 40 a 200 mm, per la protezione dicavi elettrici e per le telecomunicazioni. Per quanto riguarda il settore utility, invece, la pro-duzione è concentrata sui sistemi per la realizzazio-ne di reti fognarie. Per tali applicazioni abbiamo unalinea completa di soluzioni, compresa di pozzetti epezzi speciali. Cuore del sistema è Ecopal, lagamma di tubazioni coestruse a doppia parete, cor-rugate esternamente e lisce internamente, in PEAD,che copre ogni esigenza realizzativa, dalle piccolecondotte, 160 mm di diametro, ai grandi collettori,fino a diametri da 1.200 mm. A questo si aggiungo-no le tubazioni corrugate in PVC, sempre per con-dotte fognarie, e le linee di tubi per il drenaggio inPE. Infine, la terza linea di prodotto: il chiusino KIOin materiale composito, una soluzione innovativache realizziamo da circa un anno e che esce un po’al di fuori della tradizionale produzione Polieco.

●● Oltre che in Italia, Polieco è presente indiversi Paesi europei. Per seguire questi mercaticom’è stata organizzata la produzione?Le tubazioni in materiale plastico non sono pro-dotti ad alto valore aggiunto. Pertanto, quando siintende aggredire mercati distanti dalla sede è fon-damentale avere una struttura produttiva localiz-zata nei pressi delle aree di consumo, in modo daottimizzare la logistica e ridurre al minimo i costi di ➲

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Più fortidella crisi

Lo stallo del mercato italiano non ferma le ambizioni di crescita di PoliecoGroup, tra i principali produttori europei di tubi strutturati corrugati. Nel mirino del Gruppo i mercati dell’Est Europa.

A COLLOQUIO CON MATTEO CERPELLETTI – RESPONSABILEMARKETING & PROMOZIONE - DIVISIONE TUBI DI INDUSTRIE POLIECO

L’intervista

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trasporto, che altrimenti renderebbero l’investimen-to poco redditizio. A questo principio risponde l’or-ganizzazione dell’intero Gruppo, non solo per ciò cheriguarda l’estero, ma anche per il territorio naziona-le, dove oltre che nella sede di Cazzago San Martino,abbiamo un impianto produttivo a Conza dellaCampania, in provincia di Avellino, per il mercato delCentro-Sud. Con la stessa filosofia è stata pianifica-ta la nostra presenza in Europa: tutte le società,infatti, sono dotate di proprie strutture produttive,con l’unica eccezione di Geopolieco che resta unafiliale commerciale per il mercato svizzero.

●● La difficile situazione economica che impattosta avendo sul mercato? Negli ultimi anni il mercato italiano ha subito unaforte contrazione che non ha risparmiato i settoridi applicazione dei nostri prodotti. Molto difficile èla situazione nell’edilizia, sostanzialmente ferma,dove si è registrato un drastico calo delle nuovecostruzioni. Un po’ meglio il settore delle utility,anche se il patto di stabilità interno, l’esigenza dievitare disavanzi nei bilanci degli enti locali, la poli-tica di austerità portata avanti dal Governo e lastretta creditizia da parte delle banche non favori-scono gli investimenti in nuove opere. Inoltre,diventa sempre più difficile per le imprese ottene-re i pagamenti dei lavori, problema che interessatutti i settori di mercato e che si ripercuote acascata su tutti gli attori della catena del valore,fino a mettere a rischio la sopravvivenza stessadelle aziende.

Polieco come sta reagendo a queste difficoltà?Il Gruppo è solido e ben strutturato, per cui non-ostante le difficoltà sta tenendo abbastanza bene:abbiamo chiuso il 2011 con un fatturato intorno ai145 milioni di euro e anche per il 2012 siamo suquella cifra. Fortunatamente il marchio Polieco èben noto presso gli operatori del mercato e aspet-ti come la qualità e l’affidabilità, che caratterizza-no le nostre soluzioni, sono molto sempre apprez-zate e ciò consente di continuare a lavorare bene.Dall’inizio dello scorso anno, ad esempio, siamoimpegnati nella fornitura di condotte corrugate inPE per le opere di drenaggio dell’acqua di piatta-forma del collegamento autostradale Brescia-Bergamo-Milano, la Brebemi, in corso di realizza-zione. Si tratta di una commessa importante, perprestigio dell’opera e per volumi, considerando

che finora abbiamo fornito circa 50 km di tubazio-ni con diametri da 315 a 800 mm.

●● Qual è, invece, la situazione dei mercatiesteri?La crisi si sente un po’ ovunque, anche se, conqualche eccezione, meno che in Italia. Stiamoandando molto bene in Francia, che resta il nostroprincipale mercato estero, dove abbiamo ben duesiti produttivi, a Feillens e a Bellegarde surValserine, dedicati rispettivamente alle due lineedi tubazioni. In grande sofferenza è, invece, ilmercato spagnolo, dove le pessime performanceeconomiche del Paese hanno provocato un crolloquasi totale degli investimenti. Una situazioneche si trascina ormai da qualche tempo e che ciha indotto, alla fine dello scorso anno, a cederePolieco España. Prospettive decisamente piùrosee, anche se meno esaltanti di quanto possasembrare, offrono i Paesi dell’Europa dell’Est edei Balcani, come Slovacchia, Ungheria,Repubblica Ceca, Romania, Polonia, Bosnia,Albania, Macedonia e Turchia. In quest’area, cheserviamo con le nostre società in Grecia e inSlovacchia, puntiamo a rafforzare la nostra pre-senza, anche per bilanciare un po’ il fatturato cheattualmente per circa l’85% è realizzato dallacasamadre italiana.

●● In quest’ottica, sono in programmainvestimenti per potenziare le struttureproduttive?Al momento non avvertiamo questa necessità,almeno per la parte tubazioni. Nel corso degli ultimianni abbiamo infatti effettuato ingenti investimentiper potenziare la capacità produttiva sia degli stabi-limenti italiani sia di quelli esteri, che oggi ci pon-gono come uno dei maggiori produttori di corrugatiin Europa. Tutti i siti, inoltre, sono stati dotati diestrusori, corrugatori e linee di ultima generazioneche assicurano altissime rese in termini di qualitàdei manufatti e di capacità produttiva. Presso lesedi italiane, ad esempio, disponiamo di tre lineeper la produzione del tubo strutturato Ecopal poten-zialmente attive 24 ore su 24, per un totale di5.000 metri al giorno, e ben dodici linee per il cavi-dotto, per una produzione potenziale giornaliera paria 300.000 metri. Pensiamo invece di potenziare laproduzione del chiusino KIO, che sta ottenendo unottimo riscontro anche in Europa. Attualmente lasua realizzazione è concentrata in Italia, dove dis-poniamo di due presse per lo stampaggio di circa100.000 pezzi all’anno: l’intenzione è di raddoppia-re la capacità nei prossimi mesi, per cui stiamo giàacquisendo nuovi macchinari, e di procedere conulteriori incrementi negli anni a venire.

●● In un contesto così difficile quanto conta l’innovazione?L’innovazione è uno dei cardini per affermarsi inqualsiasi mercato e il Gruppo ha sempre prestatomolta attenzione a questo aspetto. Sin dalle origi-ni l’azienda ha perseguito l’obiettivo di proporresoluzioni tecniche all’avanguardia, come il tubo

L’intervista

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L’intervista

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La divisione Thermoset Systemsdi DOW, specializzata nelle

resine poliuretaniche ed epossidi-che, negli ultimi anni si sta con-centrando anche sullo sviluppo disoluzioni composite per varieapplicazioni industriali, incluso ilsettore delle infrastrutture. Per il settore tubazioni DOW ha svi-luppato e commercializzato la fami-glia di sistemi epossidici Voraforce™TW per il processo di produzione confilament winding di tubi e serbatoicompositi con rinforzo in fibra divetro. Le soluzioni DOW consentonoun’eccellente wetting della fibra,l’ottimizzazione del processo pro-duttivo, proprietà meccaniche fina-li elevate, e la possibilità di utilizzodella tecnologia di tougheningFortegra™.Nuovi sviluppi sono nati anche sulfronte dei sistemi poliuretanici, peri quali l’azienda ha in Italia il centroglobale di Ricerca & Sviluppo di for-mulazioni e tecnologie applicativepresso lo stabilimento a Correggiodi Reggio Emilia.

Nel corso di un recente progetto disviluppo in collaborazione con l’a-zienda bresciana Industrie PoliecoMPB, gruppo europeo nel settoredei sistemi di tubazioni corrugate inpolietilene ad alta densità che hagenerato KIO™, un rivoluzionariochiusino in composito, è nata unanuova famiglia di sistemi poliureta-nici Voraforce™ fast cure a fibralunga. La soluzione di DOW ha con-tribuito a rendere possibile in

Polieco un processo industriale edun prodotto innovativo, con qualitàcostante nel tempo ed elevata pro-duttività nonostante gli alti spessoriin gioco. A differenza dei tradiziona-li chiusini in plastica, KIO™ è unchiusino portante, che soddisfa irequisiti della EN 124, ma mantienela sua eccezionale leggerezzarispetto ai chiusini portanti in ghisa.Tra i molti altri vantaggi di questosistema il disincentivo al furto.

SISTEMI TERMOINDURENTIPER SOLUZIONI COMPOSITE

DOW Italia

strutturato corrugato, che ha rappresentato unavera rivoluzione per il comparto delle reti fognariee dei sistemi di drenaggio. Comprendemmo l’e-norme potenziale della tecnologia e la portammoin Italia agli inizi degli anni Novanta, quando eraconosciuta solo negli Stati Uniti e nel Nord Europa,acquistando in Canada e in Germania le attrezza-ture e le macchine per la sua produzione. A questafilosofia siamo rimasti fedeli nello sviluppo di tuttii prodotti che compongono la nostra offerta. Lostesso stiamo facendo con il chiusino in composi-to, un progetto il cui sviluppo è andato avanti perben 5 anni e sul quale continuiamo a lavorare, incollaborazione con Dow Chemical che ha fornito lamateria prima, per completare il sistema in tutta lagamma di diametri e forme.

●● Questo presuppone un forte impegno nellaricerca. Come sono organizzate queste attività?Il cuore delle attività di ricerca è nella sede diCazzago San Martino. Qui si trova la Divisione resi-ne, che si occupa della ricerca sulle materie

prime, e l’Ufficio tecnico, che invece svolge attivi-tà di ricerca e sviluppo sulla produzione. Le attivi-tà delle due unità sono strettamente correlate: inpratica, le soluzioni che vengono messe a puntodalla prima vengono poi vagliate dalla seconda,che approfondisce il lavoro su materiali e tecnolo-gie di processo per arrivare al progetto finito epronto per la produzione industriale. In questolavoro, ovviamente, è fondamentale la collabora-zione con i nostri fornitori di materiali e attrezzatu-re di lavorazione, per cui tutte le resine e le lineeche utilizziamo sono il risultato di una ricerca svi-luppata ad hoc. Ogni stabilimento, inoltre, è dota-to di un suo laboratorio per l’esecuzione di provee test sui prodotti finiti, ma in grado di lavorareallo sviluppo di specifiche soluzioni su richiestadei clienti. Riteniamo infatti che una tale strutturareticolare, con il suo centro in Italia ma che puòcontare su nodi dislocati nelle varie aree strategi-che, sia molto efficiente per garantire tempestivitàdi risposta al mercato, sia nell’immediato sia neiprogetti a più lungo termine. ■

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50 febbraio n° 101

Le attività organizzative della“Prima Giornata Nazionale dellasaldatura e della giunzione dei

materiali plastici e compositi” prose-guono a ritmo serrato, il programmadell’evento sta trovando progressiva-mente una sua definizione precisa.Come il titolo stesso della giornatalascia intendere, l’ambito cui è rivoltorisulta molto ampio, abbraccia la sal-datura propriamente detta di materia-li termoplastici come la giunzione dicompositi, il cui impiego trova cre-scente diffusione in alcuni significati-vi settori industriali.Tra le adesioni più significative per-venute alla Commissione Tecnica del-le Giornate meritano di essere citatequella di Mike Troughton, del presti-gioso TWI (The Welding Institute), lacui memoria di apertura farà nella so-stanza lo stato dell’arte della salda-tura dei materiali termoplastici e del-la caratterizzazione mediante provemeccaniche dei giunti saldati.Una seconda presentazione, di nonminore interesse, riguarderà invecelo Sviluppo della normativa nazionaleed internazionale nel campo dellasaldatura di materiali plastici e saràcurata da Pierpaolo Frassine diPlastitalia spa, tra gli artefici di alcu-ne delle normative più significative al-l’interno della SottocommissioneMista “Saldature - UNIPLAST”.Il focus della giornata si sposteràquindi nuovamente nella direzionedelle tecnologie di saldatura con la

memoria presentata da alcuni relato-ri appartenenti alle Università deglistudi di Bologna e Modena - ReggioEmilia, i quali approfondiranno un te-ma ancora poco noto a molti: la sal-datura laser di materiali plastici.Data l’ampia diffusione di tubazioni eraccordi di PE nello specifico settore,non poteva mancare una presenta-zione sul tema, che sarà curata daNetwork srl e da Sauron sa, in riferi-mento allo sviluppo di sistemi elet-tronici di tracciabilità per la saldaturaad elettrofusione durante la fabbrica-zione e la gestione di reti di distribu-zione gas ed acqua.Dopo la pausa pranzo si entrerà difatto nel mondo della giunzione deimateriali compositi grazie a Marco

Pandolfi e Lorenzo Savini, tra i mag-giori esperti a livello nazionale (e nonsolo) nella progettazione e fabbrica-zione con materiali compositi, i qualihanno scelto un tema di particolareinteresse: la riparazione temporaneadi tubazioni metalliche mediante ma-teriali compositi in fibra di carbonio.La giornata cercherà quindi di consi-derare il complesso ambito della im-permeabilizzazione di discariche me-diante geomembrane in HDPE, attivitàormai normata da diversi anni da uninnovativo standard: Imperfoglia srl edIIS ci illustreranno alcuni interessanticase history nate dall’applicazione incampo dei requisiti della norma cheha posto l’Italia all’avanguardia, a li-vello europeo, in questo ambito.Con la presentazione successiva sitorna all’ambito accademico graziealla presenza del Prof. Rober toFrassine, che avrà modo di analizzareil processo di saldatura ad elementotermico per contatto: influenza di ma-teriali e parametri di processo sullecaratteristiche fisico-meccaniche del-la saldatura, tra i più impiegati in pro-duzione come in opera.In sintesi, una giornata ricca e varie-gata, passibile ancora di arricchirsi diulteriori contributi che la CommissioneTecnica sarà lieta di valutare. ■

FormazionePrima Giornata Nazionale

della saldatura dei materialiplastici e compositi

di Michele Murgia - IIS, Dirigente, Responsabile Divisione Formazione

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Gli attuali piani DVS di formazione e dicontrollo (linee guida DVS 2212-1) eDVGW (foglio di lavoro DVGW GW 330,Deutscher Verein des Gas-undWasser faches e.V, “Associazione

Tedesca per il Commercio di Gas e Acqua”) per lasaldatura testa a testa con elemento riscaldantedi tubi in PE sono applicabili solo in modo par-ziale a dimensioni superiori di 630 mm. Anche ipezzi per i test, saldati durante la formazione,non superano tale diametro. Le abilità e la cono-scenza acquisite dai partecipanti durante questicorsi sono fondamentali: quando si lavora congrandi tubi in PE, più larghi di 1.400 mm, tali abi-lità andrebbero integrate con corsi supplementa-ri presso centri riconosciuti e da specifici semi-nari. Il personale impiegato in lavori di saldaturaè soggetto a norme: deve aver letto il manualedelle istruzioni relativo alla macchina saldatrice edeve dimostrarne la conoscenza; deve esseresottoposto a controlli regolari per verificare ilrispetto delle pratiche lavorative.

CONTROLLO DELLA QUALITÀ DEL TUBO Il saldatore deve controllare la qualità del tuboprima della saldatura. Gli aspetti più importantisono: controllare l’accuratezza delle dimensioni inmodo che i tubi possano essere fissati nella mac-china saldatrice senza problemi prevenendo disalli-neamenti; controllare che nei tubi non vi siano danniin modo che non vengano saldati nel condotto e poisia necessario tagliare per eliminare il difetto.

MONTAGGIO DI UNASTAZIONE DI SALDATURA Questo metodo è spesso usato per tubi in PE piùgrandi di 1.400 mm di diametro. Il condotto vienespostato dopo ogni saldatura della lunghezza di untubo (fig.1); la macchina saldatrice rimane stazio-

naria. Progetti che prevedono tubi di grandi dimen-sioni possono realizzarsi in settimane o mesi e soli-tamente è montata una tenda di contenimento persaldatura (fig.2), o una struttura temporanea diriparo, per garantire protezione dal cattivo tempo.

SALDATURA MOBILE Questo metodo comporta lo spostamento dellamacchina saldatrice da un tubo all’altro dopo ognisaldatura (fig.3). I tubi vengono disposti in mododa essere saldati al condotto in successione. Ingenerale l’approccio che segue viene utilizzato peri condotti sotterranei. I tubi sono disposti a fiancodel fossato, saldati insieme e quindi posti nel fos-sato come un condotto completo, ad esempiosospesi con cinghie da una gru. L’alta elasticitàdei condotti in PE rende il loro sollevamento privodi problemi. Per le aziende installatrici che salda-no nella forma mobile, la WIDOS fornisce macchi-ne saldatrici testa a testa su ruote (fig.4).

Tecniche

52 febbraio n° 101

Saldatura testa a testa di tubi in PE di grandi dimensioniLa saldatura di tubi in PE di grandi dimensioni richiede un adattamentodegli standard e delle linee guida di processo. Ecco una descrizionedettagliata dei passaggi di lavorazione con alcune soluzioni che possonofacilitare l’operazione elaborata da WIDOS, azienda tedesca tra i maggiorioperatori nel settore. di Bernd Klemm – WIDOS e David Molinari - WWM

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RIFINITURA DEI TUBI I tubi di grandi dimensioni in PE sono solitamenterifiniti in loco utilizzando una troncatrice o unamotosega circolari adatte per tagliare la plastica.Più l’angolo del taglio sarà retto e preciso, piùsemplice e veloce sarà spianare le parti finali deltubo nella saldatrice. L’area di saldatura dovràessere pulita ed è richiesto l’utilizzo di motoseghecompletamente libere da residui di olio o grasso. Le motoseghe circolari moderne per tubi in PEsono equipaggiate con lame speciali con il bordodi una lama posta all’interno che rimuovecostantemente il materiale dal tubo tagliato(fig.5). I tubi in PE hanno un’intrinseca tensionedel materiale che si manifesta in modifiche dellaforma dopo il taglio o la foratura. Il tipo più cono-sciuto è la curvatura conica della fine del tubo.A queste tensioni i tubi non sono sensibili fino atagli di profondità/spessore di 110 mm. Laguida nella catena tesa evita che la linea ditaglio non dipenda dall’abilità dell’operatore. Lalama di una sega circolare non richiede olio negrasso. Le troncatrici con motosega sono una valida alter-nativa alla motosega manuale, grazie a un orien-tamento migliorato da due stabilizzatori e allo spa-zio più largo e sicuro fra l’operatore e la motosega(fig.6). Quando si usano motoseghe manuali, lalinea di taglio viene prima disegnata sul tubo perun migliore orientamento.

SIGILLARE LE PARTI FINALI,EVITARE DISALLINEAMENTI Dopo aver controllato il tubo all’interno e averlopulito, le parti finali del tubo vengono sigillate confilm in plastica per impedire infiltrazioni di sporcoe d’aria durante la saldatura. I tubi, una volta assicurati alla saldatrice, vengonodisposti in modo da minimizzare lo sfasamentoassiale. La deviazione massima dello spessoredel tubo è il 10% (DVS 2207-1). Lo sfasamentonon pone problemi se entrambi i tubi sono allinea-ti alla stessa altezza utilizzando la loro linea di rife-rimento. I problemi si verificano con le parti finalidi tubi con una grande curvatura conica, special-mente se combinata con un tubo tagliato di recen-te. È meglio scegliere due tubi corrispondentimisurando il diametro esterno prima di saldare.Nei tubi di grandi dimensioni con pareti sottili, SDRmaggiore di 33 e calpestabili (sottopassaggi), perregolare l’allineamento si possono utilizzare dueanelli di rinforzo interni (fig.7) che vengono monta-ti internamente ad alcuni millimetri dalla fine deltubo e tirati. Passato il tempo di raffreddamento,possono essere rimossi e utilizzati nuovamenteper la saldatura successiva.

TEST E CONTROLLO Nei progetti industriali le misure di controllo dellaqualità sono solitamente stabilite in consultazionecon l’appaltatore e registrate in un piano di qualità.All’inizio della fase di costruzione sarà ordinato untest di saldatura in loco da eseguirsi nelle condizio-ni predominanti nel luogo di costruzione e poi ilrisultato controllato. Se il test soddisferà i requisiti,la saldatura verrà “riprodotta” nelle stesse condi-zioni durante l’intera fase di costruzione. Il rigoroso mantenimento dei parametri sarà docu-mentato.

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Il primo test è un controllo visuale. Le caratteristi-che, descrizioni e valutazioni degli errori del giuntodi saldatura sono descritti nelle linee guida DVS2202-1 (giugno 2006). Un breve periodo fra il testdi saldatura e l’inizio della costruzione significheràche sono stati utilizzati test brevi, come:• il test tecnologico di piegatura in conformità alle

linee guida DVS 2203-5 (agosto 1999) e/o• il test di tensione in conformità alle linee guida

DVS 2203-2 (agosto 2010) e/o• il test di pressione interna con acqua in confor-

mità agli standard (in base all’utilizzo successi-vo del condotto: DIN, DVGW, AWWA e altri).

Si raccomanda che l’ispezione dei giunti di salda-tura venga effettuata da una persona esterna, ad

esempio un istituto indipendente o un esperto.Le figure 8 e 9 mostrano delle prove non-standardnel luogo di costruzione, per testare la rigidità deigiunti di saldatura: la figura 8 il test di piegaturadello spessore di 55 mm e la 9 il test di pressioneidrostatica su una sezione di condotto corta.

DETERMINAZIONE DEI PARAMETRI Con lo spessore nominale più grande di 70 mm iparametri di saldatura possono essere adatta-ti/estrapolati sulla base delle linee guida DVS2207-1 (settembre 2005). Le pressioni e i tempidi giunzione sono specificati individualmente perogni spessore nominale convenzionale e diametrodel tubo. In generale, quando si utilizzano tubi inPE di grandi dimensioni fuori dagli standard ènecessario seguire le raccomandazioni del costrut-tore del tubo e del materiale.

MINIMIZZARE IL MOVIMENTODurante la saldatura testa a testa con elementoriscaldante un lato viene mosso in senso assiale:può essere un tubo fissato, una curva a gomito,un pezzo a T, a testa, una lunga sezione di tubo.La saldatrice, per fare ciò, richiede una sufficienteforza di movimento e riserve di energia per la forzad’unione. Se la forza di movimento è mantenutabassa, possono essere connesse due sezioni dicondotto lunghe diverse centinaia di metri. Nella

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costruzione professionale di condotti un supportoè fornito da un cavalletto regolabile verticalmentecon rulli. L’elemento riscaldante deve essere pulito prima diogni saldatura.

CONTROLLO DELLA BAVA DI SALDATURA Durante l’operazione digiunzione le parti finali deltubo sono premute control’elemento riscaldante conuna pressione di contattoe il PE fuso forma unabava. Arrivati a una specifi-ca altezza della bava lesuperfici del giunto sono acontatto con l’elementoriscaldante. Viene effettua-to un controllo visivo del-l’altezza del bordo lungo tutta la circonferenza,sopra sotto e laterale. Quando si lavora con granditubi con spessore sottile bisogna controllare ilbordo nel tubo interno usando una torcia, in quantol’effetto del conico nella parte finale del tubo puòportare ad un ritardo nella formazione del bordo.

SCAMBIO VELOCE Una sfida presentata dalla saldatura testa a testadi tubi in PE di grandi dimensioni è la necessità dimantenere il tempo di scambio il più breve possi-bile, almeno sotto il tempo massimo di scambioconcesso. Alcuni dispositivi ausiliari sono: una gruidraulica (fig.10) e un braccio con una catena elet-trica o un verricello.Per assicurarsi che la saldatrice sia regolata inmodo ottimale alla gru e non arretri, le unità idrau-liche manuali WIDOS per tubi di grandi dimensionisono fornite di un pulsante per la modalità velocenella maniglia operativa. Quest’ultima è tenutacon quattro dita. Il pollice rimane libero per pre-mere il “turbo”. In questa modalità la macchina simuove più velocemente e il tempo dello scambiopuò essere molto ridotto.Con superfici di giunzione più grandi l’elementoriscaldante non può essere rilasciato dal tubo conun colpo di mano. La forza richiesta dipende, non

solo dal livello di adesione del polietilene sullasuperficie dell’elemento riscaldante, ma dall’effettoventosa del PE fuso, comparabile con la forza ade-siva di una ventosa di gomma. Le moderne salda-trici per tubi di grandi dimensioni sono equipaggiatecon “un dispositivo di rimozione”. Una tacca vienefresata nella barra di supporto inferiore dell’ele-mento riscaldante, che può essere preso e tratte-nuto sopra la macchina ed essere spostato (fig.11). L’elemento riscaldante è scosso ed è rilasciatodal tubo con un colpo. È importante assicurarsiche la macchina sia prima portata lontano in modoche il dispositivo di rimozione possa avere unapresa. Il saldatore dovrà aspettare fino a che l’e-lemento riscaldante non salti dal tubo. Solo allorapotrà cominciare con la rimozione dell’elementoriscaldante.

RIMOZIONE DELLA BAVA INTERNA È disponibile un dispositivo di rimozione della bavainterna per tubi con diametri di dimensioni piccole emedie (90 - 500 mm) con i quali è possibile inseri-re nei tubi sistemi di barre guidate, fino a 20 m. Neitubi di grandi dimensioni calpestabili la bava vienerimossa a mano utilizzando coltelli curvi. Quando sifa ciò, la bava interna non deve essere rimossaimmediatamente dopo la congiunzione, in modo chela ri-contrazione indotta termicamente del PE nonrenda il profilo di saldatura stretto. Bisogna lascia-re del tempo alla bava per raffreddarsi.

DOCUMENTAZIONE Le linee guida tedesche DVS 2207-1 forniscono unrapporto per la documentazione della saldaturache il saldatore deve compilare a mano.Le unità di registrazione dei dati nel manuale dellesaldatrici, come WIDOS, permettono il confrontodei valori nominali e attuali e del mantenimentodei parametri entro le tolleranze durante tutto ilprocesso: l’attenzione del saldatore è portata suipossibili errori. Tramite una semplice trasmissionedei dati con una memory card SD, le informazionivengono analizzate su un computer da un softwa-re che offre una visione totale su tutto il lavoro. Laregistrazione dei dati è propria di tutte le macchi-ne automatiche, ad esempio WIDOS CNC, e puòessere integrato con ulteriori dati.

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BIBLIOGRAFIA[1] DVS pamphlet, Fügen von Kunststoffen,„Fachbuchreihe Schweißtechnik, Band 68/IV, 13.edition, 2010, Verlag für Schweißen und verwandteVerfahren DVS-Verlag GmbH, Düsseldorf

[2] Obermayer, J.; Ganter, W.; Schönteich, M.:Sanierung einer Trinkwasserleitung DN 1500 miteinem PE100 Linerrohr durch Sublining; JoiningPlastics (2008) Nr. 3

[3] Frank, T.: Schweißen von Rohren mit großemDurchmesser; Joining Plastics (2008) Nr. 4

[4] Klemm, B.: Stumpfschweißmaschinen für PE-Rohre bis da 2400 mm; gwf - Wasser Abwasser(2012) Nr.1

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ESEMPI DI PROGETTITubatura di scarico marittima di una centrale termoelettrica in Perù La FENIX Power Peru S.A. sta costruendo dal giugno2011 una centrale termoelettrica a 64 km a sud di Limaper una potenza di 520 MW. Il progetto, con un investi-mento di 700 milioni di dollari americani, mira a soddi-sfare il 10% della richiesta energetica del paese.Saranno operative tre turbine, due a gas naturale e unaa vapore.Sono stati installati quattro condotti, due per trasportarel’acqua marina all’interno dell’unità e due per immetterlanuovamente in mare. Ogni tubatura è lunga 500 m conuna pendenza complessiva di 13,5 m. Sono stati instal-lati 1.120 m di tubatura in PE 100 con diametro di 1.800mm, SDR 26, e 680 m con diametro 1.400 mm, sempreSDR 26. Il progetto fa uso anche di tubature costituite datubi a parete strutturata, saldati con una bobina termicaintegrata. Le saldature testa a testa sono state compiute con unamacchina saldatrice testa a testa fissa per tubature condiametri fino a 2.000 mm (modello WIDOS 20000). Lamacchina saldatrice è provvista di una gru idraulica perpermettere una migliore movimentazione. I parametri disaldatura sono stati stabiliti in conformità alle linee guidaDVS tedesche 2207-1. La prima fase della costruzione ha visto la fabbricazionedi una tubatura lunga 100 m. Lavorando su un sistemaprovvisorio di binari con carrello queste tubature eranotrasportate fino a un molo sulla costa. La seconda fase della costruzione vede le tubature di100 m saldate insieme sul molo e poi messe in mare.Lungo molte centinaia di metri, il condotto galleggiasulla superficie dell’acqua. Una volta effettuata l’ultimasaldatura, viene immerso e sprofondato fino al fondo delmare con dei pesi di cemento. Le tubature sono posatesotto la spiaggia e il molo viene smantellato dopo la finedei lavori.

Condotto per il raffreddamentodell’acqua di una centraletermoelettrica in India La Thermal Power Corporation India Ltd. sta costruendo daldicembre 2011 una centrale elettrica da 1.320 MW sullacosta Sud dell’India. Verrà installato un condotto di raffred-damento con una lunghezza di 2.500 m, dei quali 1.300 mvanno dalla centrale alla costa e 1.200 m dalla costa finoal mare.I tubi in PE 100 hanno un diametro di 1.600 mm, SDR26, e vengono saldati con la macchina saldatrice testa atesta corrispondente per queste dimensioni (modelloWIDOS 16000). Utilizzando supporti a rulli, la saldatura viene effettuatain un posto fisso, tuttavia la macchina saldatrice verràimpiegata in un modo parzialmente mobile. I parametri disaldatura sono stati stabiliti in conformità alle linee guidaDVS tedesche 2207-1.

Prefabbricazione di condotti in PE È il progetto più recente su larga scala. È stata costruitauna nuova macchina saldatrice testa a testa (WIDOS),che permette la saldatura di tubi ed elementi dei tubi conun diametro fino a 2.500 mm (fig.12).Tutte le funzioni importanti per la saldatura vengono con-trollate utilizzando un joystick con controllo a distanza.Nella struttura di base della macchina sono montatedelle ruote per il trasporto. L’elemento riscaldante, mon-tato su dei binari, è movimentato orizzontalmente perassicurare il più breve tempo di scambio durante la sal-datura di dimensioni così grandi (fig.13). La macchina ha una struttura portante livellante perimpedire che si rovesci per lo spostamento del suo pesodovuto al movimento dinamico. Ciò è utile anche per alli-neare la macchina quando viene mossa verso il tubo. Laclassica piallatrice per tubi della saldatrice è stata sosti-tuita da un tagliatubi più piccolo e più leggero. Con que-sto, la fine del tubo non è piallata ma tagliata dall’inter-no (fig.14). In base alle rotazioni, la lama di taglio simuove verso l’esterno fino a che non viene raggiunta lafine del tubo. La macchina è equipaggiata con uno “stubend” e supporto con forcelle di chiusura regolabili radial-mente. ■

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